sabato 19 marzo 2016

Di nuovo la questione tedesca (guest post)

(...dal nostro amico Charlie Brown...)



Il dibattito sull'euro ha chiarito un fatto: sia l'unione europea che l'euro hanno radici politiche, non economiche.

La base dell'attuale assetto continentale, imperniato sull'euro, è da ricercare nella ferrea volontà americana di saldare insieme gli stati europei in un amalgama che includesse una Germania industrialmente forte. Una evoluzione dell'idealismo interessato di Wilson ed una soluzione pragmatica a due problemi:

(1) la "questione tedesca", aperta dal 1870. Con due guerre mondiali e l'olocausto sulle spalle si ritenne tale "questione" troppo pericolosa per non essere risolta una volta e per tutte cementando insieme stati di cui non ci si fidava (fu - ahimé? - rigettata l'alternativa del piano Morgenthau: trasformare la Germania in un inoffensivo stato agricolo), e

(2) l'esigenza di creare un blocco di contenimento all'espansione sovietica.

Un fil-rouge di terrore lega quindi Versailles, Yalta, la battaglia del fiume Ch'ongch'on, la dichiarazione Schuman e l'euro.

L'Europa di Ventotene è dunque figlia della paura, una creatura evirata sul nascere per privarla della sua più profonda e vitale essenza: quella di rappresentare una incredibile diversità di culture, a sua volta riflessa in altrettanti stati gloriosamente ed orgogliosamente disomogenei quanto a lingue, tradizioni, strutture economiche e giuridiche, valori.

È, quella di Ventotene, un’Europa in negativo, tenuta insieme dalla duplice paura del passato e del nemico comune, l'Unione Sovietica. Il venire meno della minaccia rossa, vera o supposta che fosse, e lo spostamento ad est del baricentro delle tensioni geopolitiche mondiali, ha fatto venir meno quelle ragioni di realpolitik poste alla base del "progetto europeo". Ciò ha aperto il varco al dominio delle convenienze e delle forze economiche: le economie di scala, la reviviscenza di conglomerati industriali troppo potenti, gli arbitraggi finanziari, ed il mai sopito spirito mercantilistico nord europeo. Come messo in luce con precisione da Alberto, ne sono conseguiti squilibri ed asimmetrie reali così rilevanti da minare il benessere della maggior parte degli stati continentali ed aprire di fatto per la quarta volta la "questione tedesca".

L'auspicio è che gli USA comprendano per tempo che siamo ancora in tempo per arginare (se non risolvere del tutto) in modo non cruento questo nuovo infausto risorgimento della "questione". Si tratta segnatamente di re-introdurre i cambi flessibili nel continente lasciando che gli stessi forniscano automaticamente quella disciplina sociale, e quindi economica, che l'attuale "integrazione politica" europea ("più Europa") rende sempre più remota. È vero che ciò può nuocere a certi programmi di sfruttamento delle economie di scala senza (apparente) rischio politico ed al desiderio squisitamente capitalistico di sempre maggior compressione salariale, e che quindi la soluzione logica è naturalmente invisa al Big Business il quale preferisce l'uovo di oggi alla gallina (forse spennacchiata) di domani. Ma è anche vero che:

1) i meccanismi di disgregazione economica e sociale in Europa sono ormai su autopilota e, con l'euro, quel rischio politico non fa che essere mimetizzato, amplificato, e rinviato quanto a manifestazione: in ultima istanza esso viene inasprito quanto ad effetti nel dies irae;

2) in uno scenario in cui il "Grande Gioco" in Asia Centrale e nel Medio Oriente ha portato la guerra alle soglie dell'Europa, non è più nella convenienza degli USA sacrificare la stabilità sociale nel nostro Continente per Salvare il Soldato Euro (le convenienze del complesso industriale-finanziario germanico e della finanza transalpina);  

3) il fatto che il TPP includa nazioni con valute e sistemi economici così diversi (Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Nuova Zelanda, Perù, Singapore, Vietnam) dimostra nei fatti che non è per nulla condicio sine qua non per gli USA trovarsi di fronte ad una unione monetaria per stabilire un accordo commerciale regionale significativo.

Diciamocelo: smontare l'euro è cosa pericolosa e delicata vista l'interdipendenza finanziaria tra le economie periferiche (infette da un euro sopravvalutato) e le grandi banche di un centro Europa asimmetricamente drogato da un euro sottovalutato. La catena del marcio è costituita non solo dai possedimenti nordici di titoli di stato periferici ma anche dai "derivati per l'Europa" annidati nel grembo banche nordiche. Poco o nulla si sa di questi strumenti finanziari tossici, eccetto che essi rappresentano una mina inesplosa la quale se lasciata esplodere in modo incontrollato rischia di far deflagrare anche i colossi USA del credito per effetto della interdipendenza sistemica.

Ma il buon senso e la logica dicono che più si aspetta a prendere l'inevitabile decisione di ritornare ai cambi flessibili nel Continente, più le basi reali delle economie periferiche si deterioreranno, e maggiore sarà il danno al sistema finanziario europeo (e quindi mondiale). Serve un medico di campo che non svenga alla vista della gamba incancrenita, ma che prenda la sega ed amputi per evitare che la cancrena si sparga ulteriormente arrivando agli organi vitali.

Forse qualche cosa si muove: le crepe che si intravedono nella compattezza del muro di fanatismo eurista (l’"accordo" con la Turchia che non va, il Divo Draghi ridotto a chiedere lumi sul futuro dell'euro, il disincanto con la prassi del merkeln-speriamo-ke-me-la-caven, l'irrequietezza degli stati est europei, il rigetto dei voltagabbana di Syriza in Grecia, e perfino il miagolio stizzoso del nostro Micio del Consiglio) lasciano qualche flebile speranza nel riscatto del buon senso.




Addendum e commento
Tornando dal mercato della place St. Marc trovo nella posta questo commento di un amico lettore che non interviene (credo) direttamente sul blog:

Poco fa ho letto il suo ultimo post e mi ha colpito una frase. Questa:

L'Europa di Ventotene è dunque figlia della paura, una creatura evirata sul nascere per privarla della sua più profonda e vitale essenza: quella di rappresentare una incredibile diversità di culture, a sua volta riflessa in altrettanti stati gloriosamente ed orgogliosamente disomogenei quanto a lingue, tradizioni, strutture economiche e giuridiche, valori.

Con riferimento al testo selezionato, l’altro ieri ho letto una frase analoga in un libro di Sergio Romano dedicato al Risorgimento italiano in cui descriveva le caratteristiche delle popolazioni italiane degli “staterelli" pre-unitari… Nel libro afferma che proprio le diversità di culture, di tradizioni, di sistemi economici e giuridici, di valori, hanno permesso agli italiani, nei secoli precedenti all’Unità, di divenire i più cosmopoliti d’Europa e quindi di sviluppare anche quelle capacità artistiche, intellettuali e scientifiche che il Regno d'Italia ha poi ereditato… 
Ma, con l’unione politica italiana, si è visto ciò che è successo nei decenni successivi: distruzione economica del Sud (a tutto vantaggio della flotta mercantile inglese nei commerci con il Medio Oriente), emigrazione di massa delle popolazione meridionali, ecc. ecc.

Azzarderei dire che GLI AMERICANI STANNO ALL’UE COME GLI INGLESI STAVANO ALL’UI

Buona giornata
Giovanni

Allora: intanto una questione di metodo. Se dico che il post è di Charlie Brown, significa che non è mio. Io non mi nascondo dietro un dito, come sapete. Se pubblico qualcosa in linea di principio sono d'accordo o comunque lo ritengo fondato. Nel caso della frase che ha colpito il nostro amico, ribadisco che non è mia, e aggiungo "purtroppo" perché la trovo molto centrata e molto bella.

Peraltro, vorrei che ragionassimo insieme sul secondo principio della termodidattica:


NON È BUON MAESTRO CHI NON È SUPERATO DALL'ALLIEVO

So che nella mia professione, caratterizzata da una diffusa invidia penis infra- e intergenerazionale, questo ovvio principio non è facile da interiorizzare, ma il fatto è che Leonardo aveva torto. Non è compito dell'allievo superare il maestro. È compito del maestro farsi superare dall'allievo, cioè porre le basi perché qualcuno prenda il suo testimone  porti avanti la staffetta della conoscenza. Per questo motivo quando leggo frasi come quella che ha colpito Giovanni, o blog come questo, e più in generale i contributi delle tante persone che sono maturate in questa famiglia, sono felice di vedere che tanto lavoro non è stato inutile, che tanti rischi non sono stati corsi invano. Non omnis moriar non solo e non tanto in quello che ho scritto, ma anche e soprattutto in quello che scrivete voi.

Venendo invece al merito della questione, che merita, vorrei sottolinearvi una cosa che ho imparato da Paolo Becchi, e che forse non è giunta alla vostra attenzione.

L'idea espressa da Sergio Romano è fondata in una lunga e consolidatissima tradizione liberale. Non è affatto originale, ma questo non è un rilievo critico, perché dopo quattro milioni di anni di stazione eretta direi che di originale possiamo aspettarci abbastanza poco, ed è spesso proprio la ricerca a tutti i costi dell'originale e del controintuitivo (vedi alla voce invidia penis) a causare i peggiori disastri estetici ed etici. In particolare, nel suo working paper È la fine dell'Europa?, Paolo ricorda (a pag. 2) come per David Hume la compresenza in Europa di giurisdizioni in libera competizione sia stata fonte di progresso, e prende come metafora ed esempio la Grecia classica, politicamente frazionata anche in virtù della sua orografia (ah, la geopolitica!), che proprio per quello, secondo Hume, sarebbe diventata un faro di civiltà (cosa per la quale oggi viene ringraziata come sapete).

Notate che Hume è noto anche per essere stato il primo a descrivere il meccanismo di aggiustamento tramite svalutazione interna - compressione dei salari - caratteristico di un sistema a cambi rigidi (ai suoi tempi, di un sistema monetario basato sull'oro). Era il 1752: dieci anni dopo aver chiarito l'assurdità politica di un impero europeo (al quale a quei tempi non credo nessuno pensasse seriamente: ci volle un altro provinciale, Bonaparte, per arrivare a concepire un aborto simile).

Ne seguono due paradossi. Da un lato è assolutamente normale che certi pensatori che vogliono essere più di sinistra di altri si accaniscano contro la compresenza di stati nazionali. Significa accanirsi contro il pensiero liberale, il che, se non altro, da parte loro è coerente. Dall'altro, procedendo su questa strada i nostri amici progressisti si accaniscono contro la libertà, e questo per dei progressisti è molto meno coerente. Non puoi volere l'euro, e libere elezioni, perché se adotti un regime che schiaccia i redditi della maggioranza, poi devi schiacciare la democrazia. Dopo la Grecia, questa cosa non la capisce solo ed esclusivamente chi è in cattiva fede a vario titolo (perché corrotto, perché ha rendite di posizione da difendere, perché aspira a entrare nel giro di quelli che contano - patologia molto diffusa in certi ambiti rivoluzionari, come certi percorsi individuali dimostrano, a partire da quello di Salvati, ecc.). Quello che agli illuministi era chiaro, cioè che uno stato paneuropeo si sarebbe necessariamente risolto in una compressione delle libertà di tutti, a loro non è chiaro. Se glielo si facesse notare, alcuni di loro obietterebbero che gli illuministi erano dei borghesi. Il che è vero, è un fatto. Affinché questo fatto potesse diventare anche un argomento, occorrerebbe però che certi intellettuali di sinistra fossero dei proletari.

Su quest'ultimo punto non mi risulta che abbiamo evidenze particolarmente compelling.


(...perdonatemi quest'ultimo sberleffo a #branacademy, che, come abbiamo visto, in Italia e anche in Francia tifa deflazione, ed è quindi giusto che di deflazione si estingua, the sooner the better...)

50 commenti:

  1. Dal vangelo di domani (secondo tre):
    "Elì, Elì, lemà sabachtani?"

    Mi sento male a scriverlo, ma tutto torna con la teoria (anche accennata in questo post) della Germania "Stato grimaldello": una Germania forte che tenga per l'arteria giugulare il resto del "rissoso continente". Più che il piano Morgenthau, sarebbe stato saggio dividere (squartare?) la Germania (col quinto dell'Austria e il sesto dei Sudeti). Rimane il fatto che il nuovo ordine, perché duri, avrà bisogno di un'altra minaccia (come l'URSS, di allora).
    Si procederà di minaccia in minaccia, di paura in paura.

    E quindi, tornando alla cima: "Signore, perché ci hai abbandonato?"
    Perché il regno del sonno ha bisogno di contatto col regno del terreno e della veglia, quando si perdono di vista, è COMA.

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  2. Vorrei condividere l'auspicio finale che qualcosa si stia muovendo all'insegna del buon senso. Detto per inciso, auspicare che arrivi presto quel momento necessario, ma pur sempre inevitabilmente doloroso nell'immediatezza, offre la misura della disperazione/depressione in cui l'alternativa ci ha posti e ci porrebbe.
    Sennonché, constato come negli ultimi giorni ambienti mainstream (protempore) e istituzioni "internazionali" ci stiano spiegando che la deflazione non è poi così racchia come la si dipinge. Anzi, se la guardi dal suo profilo migliore (ex latere creditoris) non è poi tanto male. Insomma, è un tipo.
    A giudicare dalla tempistica di queste concomitanti esternazioni, sembrerebbe che doctor (white) House non sia ancora giunto alla diagnosi illustrata nel post.
    E qui mi spavento. Quanta distruzione economica, quanta disgregazione sociale occorre ancora, prima di affrontare la dolorosa ma necessaria amputazione? La cancrena si diffonde e più si rinvia l'operazione più aumenta il rischio che essa sia inutile. Per il malato. Ma anche per il medico che non riscuoterà il suo onorario.


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    1. A giudicare dalla tempistica di queste concomitanti esternazioni, sembrerebbe che doctor (white) House non sia ancora giunto alla diagnosi illustrata nel post.
      E qui mi spavento. ...

      Cito da Wikipedia:
      The negotiations were planned to be finalized by the end of 2014, but will not be finished until 2019 or 2020, according to economist Hosuk Lee-Makiyama.

      Possiamo ipotizzare che solo in quella data verrà "permessa" la disgregazione dell'Euro? O viceversa, che venga chiesta una accelerazione della ratificazione come contropartita per consentire lo smantellamento della moneta unica?

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  3. Convincere i talebani è un'impresa impossibile.
    Non esiste lo switch mentale, è tutta materia connettiva formatasi in epoche ante-pre-ancestrali.

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  4. A proposito di speranza. Di flebile speranza (che ne abbiamo tutti bisogno).
    Oggi è san Giuseppe: si mangiano le zeppole (in Sicilia sfinci) e si festeggiano i papà. Ai tempi, oggi era il giorno in cui tornavo a casa con i lavoretti (fatti con le mollette da bucato) e le letterine "Al mio caro papà" costellate di cuori. Oggi le scuole lasciano perdere, per eccesso nelle classi di bambini senza papà.
    Nonostante questo, voglio fare gli auguri a tutti i tanti papà del blog e ricordare intanto uno dei padri più celebri e sfortunati della letteratura: Ettore.
    Dal sesto libro dell'Iliade, quello che dell'Iliade è uno dei passi più noti (e amati dalle prof, cui leggendolo in classe si inumidiscono gli occhi).

    Ὣς εἰπὼν οὗ παιδὸς ὀρέξατο φαίδιμος Ἕκτωρ·
    ἂψ δ᾽ ὃ πάϊς πρὸς κόλπον ἐϋζώνοιο τιθήνης
    ἐκλίνθη ἰάχων πατρὸς φίλου ὄψιν ἀτυχθεὶς
    ταρβήσας χαλκόν τε ἰδὲ λόφον ἱππιοχαίτην,
    δεινὸν ἀπ᾽ ἀκροτάτης κόρυθος νεύοντα νοήσας.
    Ἐκ δ᾽ ἐγέλασσε πατήρ τε φίλος καὶ πότνια μήτηρ·
    αὐτίκ᾽ ἀπὸ κρατὸς κόρυθ᾽ εἵλετο φαίδιμος Ἕκτωρ,
    καὶ τὴν μὲν κατέθηκεν ἐπὶ χθονὶ παμφανόωσαν·
    αὐτὰρ ὅ γ᾽ ὃν φίλον υἱὸν ἐπεὶ κύσε πῆλέ τε χερσὶν
    εἶπε δ᾽ ἐπευξάμενος Διί τ᾽ ἄλλοισίν τε θεοῖσι·
    Ζεῦ ἄλλοι τε θεοὶ δότε δὴ καὶ τόνδε γενέσθαι
    παῖδ᾽ ἐμὸν ὡς καὶ ἐγώ περ ἀριπρεπέα Τρώεσσιν,
    ὧδε βίην τ᾽ ἀγαθόν, καὶ Ἰλίου ἶφι ἀνάσσειν·
    καί ποτέ τις εἴποι πατρός γ᾽ ὅδε πολλὸν ἀμείνων
    ἐκ πολέμου ἀνιόντα· φέροι δ᾽ ἔναρα βροτόεντα
    κτείνας δήϊον ἄνδρα, χαρείη δὲ φρένα μήτηρ.
    Ὣς εἰπὼν ἀλόχοιο φίλης ἐν χερσὶν ἔθηκε
    παῖδ᾽ ἑόν· ἣ δ᾽ ἄρα μιν κηώδεϊ δέξατο κόλπῳ
    δακρυόεν γελάσασα· πόσις δ᾽ ἐλέησε νοήσας,
    χειρί τέ μιν κατέρεξεν ἔπος τ᾽ ἔφατ᾽ ἔκ τ᾽ ὀνόμαζε·

    Che io (indegnamente) traduco così.

    E così dicendo, splendente, Ettore tese le braccia al figlio. Ma il bimbo con uno strillo si strinse al petto della balia, alla sua bella cintura, spaventato dall'aspetto del suo amato padre, impaurito dall'elmo di bronzo e dal ciuffo di crine che vedeva ondeggiare terribile sulla punta.
    Sorrisero il padre amato e la nobile madre: e subito lo splendente Ettore si sfilò dal capo l'elmo scintillante e lo posò per terra; e baciò il figlio amato, lo prese tra le braccia, e rivolse una preghiera a Zeus e agli altri dei:
    "Zeus e voi dei tutti, fate che questo mio figlio cresca come me, primo tra i Troiani, così forte e bello, e sia signore di Ilio: e che un giorno qualcuno, vedendolo tornare dalla guerra, possa dire 'è molto più forte di suo padre'; e ne riporti le spoglie sporche di sangue del nemico ucciso. E la madre se ne rallegri nel cuore."
    Disse così e restituì il figlio alla sposa, mettendoglielo tra le braccia: ed ella lo strinse al seno odoroso, sorridendo tra le lacrime. Lo sposo, guardandola, si commosse. E l'accarezzò, parlandole.

    Vabbè, non stiamo a spendere parole sulla bellezza lancinante del brano, ogni volta che lo leggo - quindi anche adesso - piango (son donna, se sa).
    Con voi volevo parlare di un'altra cosa. (E chiedendo perdono in ginocchio sui ceci, devo fare una seconda puntata).
    (1/2)

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    1. @Nat

      Grazie, Nat, per gli auguri e per l'Iliade (non di meno potevamo aspettarci da te). Speriamo solo di non essere "padri putativi", come San Giuseppe potrebbe, ahimé, far temere.

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    2. Il fatto che tua figlia suoni Brahms depone a favore di geni in comune. ;-)

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    3. Grazie per gli auguri e per averci ricordato questo brano. Non solo alle donne si inumidiscono gli occhi solo che gli uomini cercano di non farsi vedere.

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  5. Volevo condividere con voi una spericolata riflessione che mi è nata abusivamente in cuore oggi.
    Ettore, il nobile Ettore, condannato a morire in combattimento, ha la grandezza di augurare al figlio (condannato anche lui) di essere considerato più forte di lui, ma non ha la capacità di immaginare per il figlio un futuro diverso. Gli augura di essere sì vincitore, ma sporco di sangue del nemico.
    Su Voci dall'estero qualche giorno fa è stato tradotto un articolo di Henry Giroux sulla cultura della crudeltà che incombe sugli Stati Uniti, frutto di un nuovo autoritarismo di stampo neoliberale. In grossolana sintesi, è il trionfo della legge del più forte: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri e chi soccombe merita esecrazione e scherno perché se è debole è colpa sua.
    A sostegno di questo sistema, che denuncia come un nuovo e violento totalitarismo, Giroux vede una serie di strutture mentali e materiali che funzionano da "macchina della disimmaginazione": ovvero un sistema che impedisce alle persone di anche solo immaginare una società e un futuro diversi, dove valori come la solidarietà, il rispetto di chi è svantaggiato, la responsabilità sociale trovino posto. Per combattere il "capitalismo roulette", una tossina che ha creato "una classe predatoria di zombie privi di etica che producono zone morte dell'immaginazione che neppure Orwell aveva concepito", Giroux propone un'azione educativa, pedagogica e culturale, che passa anche attraverso la creazione di "sfere pubbliche" dove si possa coltivare e alimentare un pensiero diverso, che renda possibile riattivare l'immaginazione e animare quella che Giroux definisce una "informed hope". Una speranza.
    Ho pensato quindi che questo blog, Voci dall'Estero, il blog di LBC e insomma gli altri (pochi) blog che conosciamo svolgono proprio questo compito, cui alla fine anche noi partecipiamo: lavorare per creare una cultura opposta alla retorica del TINA, uno spazio in cui alimentare la ragionevolezza, la consapevolezza che un'idea alternativa di società e di umanità C'È. Alla fine, una flebile speranza.
    Certo, ci riempie di rabbia il tradimento degli sciamani della destra travestita da sinistra che oggi con le loro labbruzze forbite indicano sui grandi giornali che la svalutazione dei salari "è inevitabile"; ci riempie di rabbia e angoscia il tradimento delle marionette come Tsipras che uccide un popolo e rischia di porre anche formalmente fine alla democrazia in Grecia.
    Però, noi, qui, facciamo qualcosa: proprio quel qualcosa che secondo Giroux è la cosa più importante. E di questo, grazie: al prof in primis e a tutti noi.
    Chiudo dicendo che pubblicare una poesia scritta in greco oggi è anche il mio modo di sventolare la bandiera greca: perché è oggi, e non quando ha vinto Tsipras, che va sventolata.
    (2/2)

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    1. A me semplice ragioniera picciono tanto i commenti di Nat. Grazie sei una bella persona.

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    2. Grazie Fiore. Se posso osare, ci sono veramente tante cose per nulla semplici che un ragioniere capisce molto meglio di me, tipo i saldi settoriali e cose simili, contro i quali ben poco possono le mie munizioni comunemente umanistiche.
      In più, voglio dirti un'altra cosa: mio padre aveva fatto il liceo classico, mia madre no. E chi mi ha trasmesso la passione per la poesia greca? La mamma, che pur non sapendo il greco se la leggeva con diletto tradotta, e alle elementari mi ha messo in mano le traduzioni del Cantarella.
      Dal greco di mio padre tutto quello che mi è arrivato è che ogni tanto a tavola proclamava "l'aoristo secondo di blosco è emolon".

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    3. E questo spiega perché hai sposato un ingegnere.

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    4. Esatto. E non me ne sono pentita, oltretutto...
      Prof si ricorda di quando mi ha consigliato "Contro l'ora di matematica" (per gli interessati, post "A Nat" del 10 dicembre 2014, ammazza come vola il tempo).
      Non le ho mai raccontato che, avendolo io lasciato aperto sul divano ed essendomi recata ad affettare verze in cucina, l'ingegnere per caso si mise a leggerlo da dove ero arrivata io - che non gliene avevo parlato - e dopo qualche minuto sento, dal soggiorno: "Ma... Ma questo non lo sapevo! Ma questo è fantastico! No... Ma è incredibile!" E dopo un attimo l'ingegnere della mia vita si presenta sulla porta della cucina e praticamente grida: "Ma Nat, Nat, lo sapevi? Lo sapevi che una somma di numeri dispari consecutivi dà sempre un quadrato?" Raramente lo avevo visto così entusiasta.
      È allora, giuro, che ho capito che la matematica, per chi la capisce, possiede davvero una sua poesia.
      (La mattina dopo, che era sabato, mi sono svegliata e l'ingegnere - non invento e non scherzo - ancora in pigiama, con carta e penna in mano stava cercando di dimostrare con una formula che la somma di numeri dispari consecutivi dà sempre un quadrato).

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    5. Quello che non ti dico (per non infierire) è che questa poesia la si può apprezzare anche senza essere un piddino. Ti assicuro!

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    6. OT. A Nat
      Vista la stretta vicinanza di un appassionato di matematica credo che sia qui il posto più adatto per un post che avevo promesso (o minacciato, non so) in uno del 18 marzo, quello della fiasca di cognac.
      La fiasca caduta.
      Nella pungente alba autunnale il pescatore spinse in acqua la sua barca e vi saltò dentro stando attento a non bagnarsi. Il fiume scorreva lento e maestoso e aveva già smaltito la piena provocata dalle piogge torrenziali dei giorni precedenti.
      Messi i remi negli scalmi e riposto lo zaino nel gavone di prua, si concesse un'abbondante sorsata direttamente dalla bottiglia di cognac preparata accuratamente la sera prima e che sarebbe stata la sua fonte di carburante per la mattinata. Sistemata la bottiglia a portata di mano, cominciò a remare contro corrente per raggiungere il suo posto preferito, a monte del ponte.
      Il cognac fece subito effetto riscaldandolo tutto e infondendogli vigore nelle braccia che, come due stantuffi, cominciarono a lavorare con un ritmo cadenzato. Giunto in prossimità di uno dei piloni del ponte, un'onda creatasi dal risucchio fece oscillare la barca spedendo la fiasca fuori bordo. senza che il pescatore se ne accorgesse.
      Ignaro il nostro amico continuò a remare con lo stesso ritmo, ma dopo 20 minuti, non trovando la fiasca al suo posto, senza un attimo di indecisione virò di 180° per andare a recuperare la bottiglia sicuramente caduta in acqua. Escludeva che fosse affondata per l'abbondante sorsata iniziale.
      Riprese a remare con lo stesso ritmo, ma questa volta con il favore ella corrente, e ripescò trionfante la bottiglia che placidamente galleggiava ad un chilometro e mezzo dal ponte.
      Supponendo che tutte le velocità siano costanti e ponendo uguale a zero il tempo necessario all'inversione della barca, calcolare la velocità della corrente del fiume.
      Alla prima soluzione corretta saranno assegnate in premio le prime 15 pagine del volumetto di Murolo " 'A stroria 'e Roma". Le successive saranno recapitate dopo che avrò finito con lo scanner.
      Conscio della completa fuoritestaggine del post sottopongo la richiesta di pubblicazione alla benevolenza del mio Maestro e Donno Ill.mo ed Eccel.mo Ideatore ed Architetto di questo Nobil Sito ove trattasi del Sapere Umano, camuffato da fatti che attengono alla Economia.
      Chiudo la mia futile pretesa con l'unica formula adatta alla bisogna:
      Il sottoscritto chiede, alla Signoria Vostra Illustrissima, pietà ma non giustizia.

      Ps. per Nat.
      Il fiume non è lo Scamandro di carattere molto meno placido di quello della fiasca caduta.

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    7. Dice mio fratello fisico: 2,25 km/h. Prima ha fatto le quazzioni, ma poi ha deciso che bisognava "semplicemente" porsi nel sistema di riferimento dell'acqua e che quindi in pratica la bottiglia aveva fatto 1,5 km in 40 min. Relata refero e non sono neanche del tutto sicura di avere capito.
      Parliamo d'altro? La fisica mi dà l'angoscia e la matematica invece pure.

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    8. "dopo 20 minuti"

      da quando? dalla partenza o dal naufragio del tesssoro?

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    9. Risposta giusta, e si vede che l'ha fornita un fisico abituato più di altri a scegliere il sistema di riferimento più comodo per la risoluzione. Però devo addebitare al risolutore la mancata chiarezza nell'esporti la soluzione, se dici di non essere sicura di averla capita. Ora ci provo io. Chiudi gli occhi e pensa ad un mondo al contrario dove l'acqua è immobile e il resto si muove. Ti tuffi nel fiume, non c'è corrente che ti trascina, non si formano gorghi e puoi sguazzare con i bambini a tuo piacimento e in perfetta sicurezza. Il problema nasce quando esci dall'acqua e ti vai a sdraiare vicino a Lui. Perché l'acqua è ferma ma la terra e tutto il resto si muovono, quindi Lui non è più li fuori ma è stato trasportato insieme al ponte dal terreno che si allontanava da te ferma nell'acqua immota (per usare un termine poetico). Per il pescatore è lo stesso: l'acqua è ferma e lui rema sempre alla stesa velocità sia quando si allontana dalla bottiglia sia quando torna, la bottiglia nell'acqua ferma non si sposta dal punto in cui è caduta, a meno che tu non l'abbia smossa troppo con i bambini, e quindi il pescatore si allontana per 20 minuti e per tornare ci mette lo stesso 20 minuti (quindi 40 in tutto fra andata e ritorno). Nel frattempo il ponte, che si muove con la terra, si è allontanato di 1,5 km e quindi (1,5/40)=0,0375 Km al minuto che moltiplicato per 60 ci da 2,25K m/h. Spero di essere stato più chiaro di tuo fratello. Ma è una costante i fratelli arronzano sempre quando ti devono spiegare qualcosa che sanno. Si è più fortunati quando non sanno perché così pensano di più quando ti devono rispondere!
      Prof er lattrito non era contemplato nel quesito. Del resto si cambia solo il sistema di riferimento. Quello che istintivamente scegliamo, cioè quello solidale con la terra (che è solida e ferma) ci complica notevolmente i calcoli: un sistema de le qquazzioni che uno esce scemo ad impiantarlo. L'altro che mai ci sogneremmo di scegliere perché corrisponde all'acqua che si muove, ci facilita enormemente la vita anche se dobbiamo immaginare che il ponte si allontana e, se ci siamo tuffati, si allontanano insieme al ponte ed alla riva i nostri vestiti, le nostre colazioni e tutto il resto. E questa dovrebbe essere la ragione per cui il gitano di Garcia Lorca dice
      E io che me la portai al fiume
      credendo che fosse ragazza,
      invece aveva marito.
      Poi non riferisce di essersi buttato in acqua assolutamente.
      Nat per la consegna del premio dovresti indicarmi un recapito dove inviartelo. Il prof., come ospite ha diritto, se vuole, ad una copia.
      Ps sempre per Nat a proposito dei due serpenti uccisi in un'unica soluzione, se qualche coppia ti fa qualche domanda intima rifiutati di rispondere e fuggi, perché già il futuro ce lo racconta il prof con dovizia di particolari! Chissà se anche lui abbia ucciso qualche serpente nelle sue gite in montagna. Questo spiegherebbe molte cose circa le sue capacità di previsione.
      Poi ti racconterò, se non la sai la differenza fra il matematico, il fisico e l'ingegnere.

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    10. Guarda che io ho fatto il fiumarolo per tanti anni, quidi la risposta la sapevo! Non mi sono mai portato una bottiglia di cognac sullo skiff, ma alla relatività galileiana ci arrivo. Sei carino a volerla spiegare a Nat. Ti vedrei molto bene anche in Africa subsahariana a compiere volontariato probabilmente più utile e certamente con maggiore speranza di succiesso (con la "i", altrimenti sembra una parolaccia).

      Ho ucciso un serpente in autostrada con grandissimo rimorso andando a suonare a Varese, ma per non uccidere lui avrei dovuto uccidere me e parecchi altri. Se qualche biacco (con due "c") legge questo blog, sappia che è sconsigliabile attraversare l'autostrada del Sole fra Incisa e Reggello intorno alle 12 del mattino. Niente di personale. Comunque, è successo due anni or sono, e io ci colgo da parecchio prima.

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    11. Grazie Gianfranco, più che altro sei carino (per imitare la delicata prosa del prof) a ricordare le stupidaggini che scrivo. Però, concedimi uno sfogo: perché, scusate, perché avete tutti l'ansia di spiegarmi la fisica (che poi se c'è uno veramente bravo a spiegarla è mio fratello)?
      Raga, i miei genitori, entrambi fisici, a tavola solevano parlare quotidianamente di sezione d'urto e scattering alfa.
      Ancora oggi mio padre, ogni santa volta che viene a cena, SEMPRE deve intavolare una discussione a me incomprensibile di fisica o matematica con l'ingegnere (io nel frattempo di solito sparecchio e metto i piatti in lavapiatti).
      Quindi capite che sul fronte fisicomatematico sento di avere già dato. Lasciatemi sola con il mio dolore, seguite il saggio consiglio del perfido (in senso molto etimologico) prof a profondere le vostre energie nell'Africa subsahariana.
      Il vostro vantaggio è che potete comunque immaginarvi il mio sguardo rivolto a voi, signori e padroni del pensiero matematicofisico, apertamente stellante di un'ammirazione senza limiti.

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    12. La i potevi risparmiarla anche perché ho abbastanza anni per ricordare la scritta "CESSI" che campeggiava sui servizi igienici delle stazioni ferroviarie, prima che alla parola fosse associato un significato volgare e fosse classificata come parolaccia. Chissà se c'entra la Crusca. Nel corso della mia vita mi hanno mandato in molti posti, ma devo confessare che nell'Africa Subsahariana è la prima volta che mi capita. La varietà è sempre ben accetta. So di aver commesso peccato mortale, utilizzando il blog nel maldestro tentativo di spiegare qualcosa nientepopodimeno che al Prof..eta in persona. Ma speravo di essere mandato almeno all'inferno in un girone diverso da quello dove ti invitano a non fare onde. Per il serpente quello ucciso sull'autostrada non vale per generare capacità divinatorie. I serpenti devono essere due e beccati durante l'accoppiamento. Quindi la capacità divinatoria non è attribuibile all'intervento di Zeus. Non possiedo violini e non so suonarli se no avrei accompagnato questo post di contrizione da opportuni suoni e promettendo di non ricadere più in questo peccato. Se anche Nat si è dispiaciuta per il tentativo di spiegazione le chiedo umilmente scusa. Buona notte.
      Ps. Ma quanto cazzo siete suscettibili!

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    13. Non mi aspettavo che tu fossi così pirla! Fai lo spiritoso, ma poi non stai allo scherzo. Quindi sei una di quelle persone tristi che fanno finta di essere spiritose!? Che abisso di squallore! Quando torno a casa controllo da quanto sei con noi. Spero da poco: mi spiacerebbe pensare che qui non hai imparato nulla. Una meteora dura quanto un peto. Stammi bene!

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    14. Scusate: come ho già notato, alla parola scritta manca il tono di voce, questo rende più facile non capire gli scherzi. È antipatico per chi non li capisce e irritante per chi non è capito (è capitato anche a me).
      Non mi sono affatto dispiaciuta per la spiegazione di Gianfranco, anzi.
      Inoltre, ho riso tra me e me quando ho letto che cercare di spiegarmi la fisica è inutile e del Subsahara.
      La mia risposta era a mia volta assolutamente scherzosa.
      Tutto questo, comunque, non può che rafforzare una mia convinzione incrollabile: che dalla fisica faccio bene a starmene lontanissima ;-) ;-) ;-) ;-)

      Ma siamo entrati nella settimana santa. La folla ha appena acclamato l'ingresso di Gesù a Gerusalemme ed è pronta a voltargli le spalle e gridare crucifige. Inizia un tempo che è bene dedicare al silenzio.
      Auguri a tutti e ci sentiamo dopo Pasqua.



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    15. Questo dovrebbe confermarti in una cosa che vedi ogni giorno, come ci racconti, mentre sparecchi (povera Cenerentola), ma che evidentemente non vuoi prendere in considerazione. La correlazione fra "numeracy" e intelligenza è molto spesso negativa (da cui la mia categorizzazione degli ingengngnieri, sui quali Longagnani ci ha fornito qualche giorno fa un meraviglioso contributo), e quando si parla di matematica nei maschietti scatta il desiderio ancestrale di misurarselo.

      e^(ipi)+1=0 è il più bel mantra mai elargito dalla divinità alla sua brutta copia. Ma gli dei sono invidiosi, si sa, e quindi permettono di capirlo solo a una ristretta cerchia di nerd dalle ghiandole sebacee diversamente funzionanti e dal rapporto con l'uomo - e la sua parola scritta - diversamente funzionale.

      Gli emoticon, a differenza dell'identità di Eulero, sono il segno tangibile di un fallimento dell'umanità. Più esattamente, dell'humanitas del lettore. Peraltro, se non riesci ad analizzare correlazioni la colpa è mia: non ti ho mai spiegato come si fa! Tu ora rafforza il tuo spirito, fra una faccenda e l'altra, e poi quando risorgi ti spiego.

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  6. Avendo il professore citato il secondo principio della termodinamica, ora cominciato a comprendere. Ovvero che un qualsiasi sistema, anche stabile, tende ad un aumento dell'entropia (disordine). Quindi è come si gestisce questa inevitabile tendenza scientifica che importa. Si finisce come un palloncino (bolla) e si esplode. E' la dimensione dell'esplosione che si dovrebbe controllare. Ma non lo stanno facendo.

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  7. ESORBITANTI PRIVILEGI - I
    (OTC .. quelli degli uni e quelli degli altri)

    Più per caso che necessità, capita di sobbalzare dall’oblio della ragione con qualche immagine sfuocate da ritrovare nel disordine della “valigia nera”.

    Sarà, forse, che la frequentazione obbligata con un umanità in “pantofole con i-phone” (grazie ad un Baazar molto esilarante) impone lo scrollo della polvere dal logoro pastrano di inverni del nostro scontento per cercare, desiderati, i colori autentici.

    Ricasca il bulbo riprendendosi tra la 1° e 4° di copertina – quelle che qualcuno si referenzia d’aver letto sganasciandosi nelle frivolezze allegoriche «nel lungo periodo saremo tutti morti».

    Saranno state le frequentazioni del Bloomsbury Group ad alimentare le caricature degli attori del Trattato di Parigi del 1919 nel rassegnare le dimissioni da consigliere inglese nelle stanze di Versailles.
    “ .. lascio ai gemelli (Wilson e Clemenceau) di godersi la devastazione dell’Europa .. senza creare nella struttura europea tensioni tali e scatenare tali forze umane e spirituali da travolgere, oltrepassando frontiere e razze, non solo noi e le nostre ‘garanzie’ ma le nostre istituzioni e l’ordine esistente della nostra società”
    (“Le conseguenze economiche della pace” - 1919, Adelphi).

    “Clemenceau era il membro di gran lunga più eminente del Consiglio dei Quattro e aveva soppesato i colleghi. Solo lui aveva un’idea, e insieme ne aveva considerate tutte le conseguenze. La sua età, il carattere, l'ingegno, l'aspetto si combinavano nel dargli oggettività e un profilo definito in un ambiente di confusione. Non si poteva disprezzare Clemenceau né detestarlo, ma solo pensarla diversamente circa la natura dell'uomo civile, o nutrire, almeno, una diversa speranza.
    Nel Consiglio dei Quattro egli portava una giubba a tagliere di buon panno nero, e alle mani, che non erano mai scoperte, guanti grigi di pelle scamosciata; le scarpe erano di grosso cuoio nero, ottime, ma di foggia campagnola, e a volte fermate sul davanti, curiosamente, da una fibbia invece dei lacci. Nella sala della casa del presidente Wilson in cui si tenevano le riunioni regolari del Consiglio dei Quattro, Clemenceau sedeva su una seggiola quadrata, rivestita di broccato, nel mezzo del semicerchio davanti al caminetto, con alla sua sinistra il primo ministro italiano Orlando e Lord George. Non aveva con sé carte né portafogli e non era assistito da un segretario personale, ma vari ministri e funzionari francesi confacenti all'argomento in esame erano presenti intorno a lui. Il suo passo, la mano e la voce non mancavano di vigore; nondimeno, specialmente dopo l'attentato di cui era stato oggetto, aveva l'aspetto di un uomo molto vecchio, che riservava le sue forze per le occasioni importanti. Parlava di rado, lasciando l'esposizione iniziale del punto di vista francese ai suoi ministri o funzionari; spesso chiudeva gli occhi e se ne stava rilasciato sulla sedia con un viso impassibile di cartapecora, le mani guantate di grigio intrecciate in grembo. Una breve frase, recisa o cinica, era in genere sufficiente, una domanda, una sconfessione netta dei suoi ministri senza salvarne la faccia, o un'impuntatura caparbia rafforzata da qualche parola in un inglese dalla pronuncia asprigna. Ma eloquenza e fervore non mancavano quando ce n’era bisogno, e l’improvvisa eruzione verbale, spesso seguita da un accesso di tosse cavernosa, produceva il suo effetto piuttosto col vigore e la sorpresa che con la persuasione.”. (pp 38-40)

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  8. ESORBITANTI PRIVILEGI - II
    (OTC .. quelli degli uni e quelli degli altri)

    “Quale posto aveva il Presidente nei cuori e nelle speranze del mondo quando salpò alla nostra volta sulla George Washington! Nel novembre 1918 le armate di Foch e le parole di Wilson ci avevano portato un repentino scampo da un conflitto che stava inghiottendo tutto ciò che ci era caro. Le circostanze sembravano favorevoli al di là di ogni aspettativa. La vittoria era talmente completa da non richiedere che il timore avesse parte alcuna nella sistemazione finale. Il nemico aveva deposto le armi confidando in un patto solenne circa il carattere della pace, un patto i cui termini sembravano garantire una soluzione giusta e magnanima e buone speranze di ripristino del corso infranto della vita. A maggior garanzia, il Presidente veniva di persona a suggellare la propria opera.
    Alla partenza da Washington il presidente Wilson godeva in tutto il mondo di un prestigio e di una influenza morale senza eguali nella storia. Le sue parole coraggiose e misurate arrivavano ai popoli europei al di sopra e al di là delle voci dei loro uomini politici. I popoli nemici confidavano che egli avrebbe adempiuto al patto che aveva stretto con loro; e i popoli alleati lo riconoscevano non solo come vincitore ma quasi come un profeta” (pp. 44-45).

    “La prima impressione di Wilson visto da vicino intaccava alcune di queste illusioni, ma non tutte. La testa e i lineamenti erano ben modellati, e corrispondevano perfettamente alle fotografie; i muscoli del collo e il portamento del capo erano molto distinti. Ma, come Odisseo, il Presidente appariva più saggio da seduto; e le sue mani, sebbene capaci e abbastanza forti, difettavano di sensibilità e di finezza. Una prima occhiata suggeriva non solo che l'indole del Presidente, quale che fosse, non era principalmente quella dello studioso o dell'uomo di pensiero, ma che egli scarseggiava anche di quella cultura mondana che distingue un Clemenceau e un Balfour come squisiti esemplari della loro classe e generazione. “(p. 46)

    Tirem innanz ..!!

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    1. Keynes sapeva fare quello che gli influencer minori sono antropologicamente inetti a fare: scrivere. Già questo traccia un solco incolmabile. Siamo fortunati, non dimentichiamolo mai, ad essere dalla sua parte!

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    2. Eh si, Keynes sapeva scrivere ma zia T.I.N.A. non legge :-(

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  9. "fu - ahimé? - rigettata l'alternativa del piano Morgenthau:” Ahimè ? Churchill ha già risposto a questo dubbio:"England would be chained to a dead body."

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    1. Senza contare che il Piano M. tranquillamente calcolava di far morire di fame fra i 10.000.000 ed i 20.000.000 di uomini, donne e bambini (si, cattivissimi tedeschi, ma...) disarmati ed ad ostilità finite. Per quanto sia, un tantino esagerato.

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    2. Questa dei millioni di morti è Propaganda del NSDAP.

      Die nationalsozialistische Propaganda unter Leitung von Reichspropagandaminister Joseph Goebbels benutzte den Morgenthau-Entwurf nach seinem Bekanntwerden ab September 1944 zur Verteufelung des amerikanischen Gegners. Anfang Oktober 1944 berichtete der Völkische Beobachter, die amerikanischen Pläne liefen darauf hinaus, 30 Millionen Deutsche dem Hungertod preiszugeben. Der Plan des „Juden Morgenthau“ wurde mit dem 1941 erschienenen Buch Germany must perish („Deutschland muss untergehen“) von Theodore N. Kaufman in eine Reihe gestellt, das die Sterilisierung der deutschen Bevölkerung vorschlug und von Goebbels umgehend als „Kaufman-Plan“ bezeichnet und veröffentlicht wurde. Goebbels stilisierte die Schrift des in den USA gänzlich unbekannten Kaufman zum persönlichen Deutschland-Plan Roosevelts hoch und veranlasste, sie in einer kommentierten Dokumentation mit dem Titel „Das Kriegsziel der Weltplutokratie“ unters Volk zu bringen. Bis heute dienen diese Publikationen rechtsradikalen Gruppierungen als willkommener Aufhänger für antisemitische Propaganda.


      La cosa che teme di più l'elite tedesca è l'isolazione. È per evitare questo la Germania ha messo in piedi un gigantesco apparato propagandistico che opera in tutto il mondo per esaltare la germanial, il modello tedesco è i prodotti tedeschi è molto importante far apparire la germania come vittima.

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    3. Ma non diciamo idiozie. Certo che i nazisti lo usarono come propaganda, ma ciò non toglie che la base di verità c'era.

      Lo stesso Hoover era conscio che ci sarebbero voluto 25 milioni di tedeschi in meno perchè la cosa funzionasse e lo scrisse apertamente: "There are several illusions in all this "war potential" attitude. There is the illusion that the New Germany left after the annexations can be reduced to a "pastoral state". It cannot be done unless we exterminate or move 25,000,000 people out of it. This would approximately reduce Germany to the density of the population of France"

      Il segretario di Stato di Roosevelt, Hull, scrisse senza problemi prima e dopo la fine della guerra che il piano avrebbe causato la morte per fame fino un terzo della popolazione Tedesca.

      Il primo ministro Inglese Eden, che certo non può definirsi filo-tedesco, valutava le morti necessarie nell'ordine di una decina di milioni e fu contro (anche se i motivi umanitari non erano i principali, ad onor del vero).

      I tedeschi non mi stanno tanto simpatici per motivi storici ed anche personali, ma negare la realtà storica lasciamolo a loro.

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  10. Impeccabile. Ma come fai a capire alla ggente che uniti si perde? Paradossale che quelli che ti dicono che "oggi c'è la Ciiiiiina" non si rendano conto del fatto che la Ciiiiiina c'era ieri, e si è suicidata facendo quello che vogliamo fare oggi.

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  11. la frase sul bello della diversità italiana penso l'abbiamo detta 4-5 anni fa accennando (personalmente) qualcosa sul "deja vu" italico.

    PS: nn so se si possono "insultare" ovvero coloro che fanno domande stile "juke box" ma il tipo di post risponde ad una serie di richieste (implicite) do 4-5 anni fa (sinceramente, dopo che si comprende la tecnica della crisi, le domande si rivolgono ad altro).
    Ancora grazie

    PS: ho appena chiamato mio padre per fargli gli auguri (e ringraziarlo).
    Spero prof che sia un gran bel giorno pure per me (io non ho mai pensato di formarmi una famiglia perché sempre terrorizzato)

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  12. Da laureando mi pare che la facoltà fondadta da Salvati abbia seguito pari pari le sue orme: solo chiacchiere e liberismo.

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  13. Ci hanno detto che il progetto serviva a metterci insieme perché dovevamo essere tutti fratelli,invece,uno degli scopi,fu quello di contenere la Germania in quanto pericolosa.Che bella concezione che hanno avuto i sognatori.
    Sappiamo,come ha detto il Professore,che la Germania ha la sua responsabilità ma non è gestita da un pazzo perché sta tutelando,giusti o sbagliati,gli interessi dei tedeschi.I colpevoli,e fessi,sono quelli che "serve un'Europa solidale" ignorando la storia.Meno male che gli eterodossi danno un peso alla storia!

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    1. E come starebbe la Germania - vale a dire l'élite tedesca - esattamente "tutelando, giusti o sbagliati, gli interessi dei tedeschi"? A colpi di deflazione salariale ben calibrati nel tempo, mi pare di capire.
      A volte rimango esterrefatto nel leggere certe altrui considerazioni. Absit iniura verbis, ça va sans dire, ma basterebbe leggere Anschluss di Giacché per comprendere certe dinamiche interne al mondo tedesco.

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    2. Caro winston, per chiarirci: il punto è che se i tedeschi votano governi che si comportano così, hanno diritto di farlo (vuoi privare tu gli elettori tedeschi dei diritti civili?) e in un mondo normale sarebbero fondamentalmente cazzi loro. In un mondo di cambi fissi diventano cazzi nostri. Così è più chiaro? Come sei arrivato qui? (scusami ma non me lo ricordo) Gli ultimi "n" post sono stati dedicati al fatto che per comprimere ulterormente i salari la Merkel ha sfruttato in modo irresponsabile la crisi migratoria! Non è che ti sei perso un passaggio?

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    3. Non credo di essermi perso alcun passaggio, giacché - non Vladimiro in questo caso - stiamo dicendo esattamente le stesse cose. E mi pare anche abbastanza evidente che gli elettori tedeschi apprezzino fino ad un certo punto il suddetto stile di tutela dei loro - legittimissimi - interessi (vedasi i più recenti risultati elettorali nelle alte e bionde terre).
      Per rispondere, infine, alla domanda tipica dell'agente di frontiera, sono arrivato qui su consiglio di conoscenti, ben più di un anno fa a questo punto della nostra storia. E non me ne sono ancora pentito, per quanto poco possa interessarle il mio modesto parere.

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    4. Winston Smith avevo precisato il fatto che la Germania stava tutelando gli interessi,giusti o sbagliati,dei tedeschi.Non ho precisato che una minoranza viene tutelata e non la maggioranza.I lavoratori tedeschi credono che sia colpa nostra del loro malessere? Se ne accorgeranno dopo.Il problema è che non siamo messi nella condizione di difenderci e non possiamo pretendere noi di risolvere il conflitto distributivo tedesco.I lavoratori tedeschi ascoltano solo quelli che parlano la loro lingua(questa proposizione avrebbe un suo peso anche se dovesse essere interpretata solo in senso letterale) e l'unica cosa che si può fare da un punto di vista pratico è tutelare i nostri interessi e facendo questo, indirettamente,la Germania verrebbe messa con le spalle al muro e i lavoratori tedeschi presenteranno il conto ai loro rappresentanti.In questo sistema comandano i più forti.Sappiamo cosa bisogna fare per poterci mettere in una prospettiva economica e politica migliore e se rimaniamo dentro questo sistema saranno necessari altri soldi e menzogne.

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    5. Benissimo: constato che siamo tutti sulla medesima lunghezza d'onda. Me ne rallegro.
      E ora che abbiamo risolto per il meglio lo spiacevole qui pro quo, posso proporvi di rappacificare i nostri spiriti ascoltando questa bella lezione di Alessandro Barbero su Marc Bloch, in grado di offrirci tanti spunti interessanti (e quanto mai attuali) in merito all'eterna diatriba sul ruolo dell'intellettuale nella società?

      P.S.: Monsieur le Professeur, ma un invito al professor Barbero al Goofy5 per parlarci un po' della (dis)unità dell'Europa dal punto di vista storico? Dopo la presenza di Canfora lo scorso anno, potrebbe essere un bel colpo.

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  14. A costo di essere melenso ci tengo a far notare un'altra cosa ovvia, cioè che anche qui siamo una comunità eterogenea.
    (E qui mi fermo perché so che se mi arrampicassi più di così mi slogherei qualcosa)

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  15. Riporto un passo dell'editoriale apparso su Limes dopo l’attacco a Charlie Hebdo del gennaio 2015:
    "Infine, la permanente incertezza sul futuro dell’Eurozona, ormai in deflazione. La disfunzionale architettura della nostra area monetaria interagisce con l’instabilità geopolitica e con l’esasperazione delle tensioni sociopolitiche nell’Unione Europea, dove l’emergenza antijihadista genera pulsioni xenofobe, chiusure nazionalistiche, latente protezionismo. Così acuendo il nostro spaesamento."
    In sostanza, l'editoriale prendeva in esame i numerosi fattori destabilizzanti a livello planetario, in grado di interagire e acuire i conflitti all'interno del mondo islamico, e fra essi rientra anche l'euro.
    Naturalmente, chi si occupa di geopolitica non può ignorare i principi di base dell'economia.
    Questo fa sperare che le persone informate siano, a certi livelli, molte di più di quanto possa sembrare semplicemente leggendo i commenti che circolano in rete (dove ormai i critici alla moneta unica sono stabilmente presenti, ma poco possono fare con chi ne fa una semplice questione ideologica di appartenenza.)

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    1. Guarda, sulla simpatica rivista di geopolitica e sulla sua apertura ho potuto farmi un giudizio. Da allora la chiamo "laims", come non ricordo più quale giornalista o ascoltatore. C'è chi sta alla frutta, e c'è chi è la frutta.

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  16. Questo post è una delle piú belle odi panigiriche che abbia mai letto. Questa è profezia. Occhio malocchio etc. Il sacro e il profano, la scienza e le arti liberali fuse e riesumate da un profano che non c'è piú. Questa è elaborazione del lutto per me uno spirito stanco di menzogna. È la chiave, un linguaggio nuovo. Lei rimarrà nella storia professore perchè forse noi abbiamo poca storia ma la Storia avrà noi. Grazie

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