L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Ti dirò come è nato il sole - Un nastro dopo l'altro - I campanili a nuotare in ametista - Le novità di corsa come scoiattoli - Le colline si sciolsero le cuffiette Il bobolinco incominciò a cantare Allora, piano, mi dissi: "Questo, ne sono certa, è il sole!"
Ma di come è tramontato - non so Sembrava un recinto di porpora Su cui si arrampicavano intanto Schiere di bambini e bambine d'oro - Fino a che raggiunsero l'altra parte - E un precettore tutto vestito di grigio - Alzò dolcemente le sbarre della sera - E guidò via il suo stormo -
Das Schicksalslied (Canto del destino) per coro e orchestra, op. 54
Testo
Ihr wandelt droben im Licht Auf weichem Boden, selige Genien! Glänzende Götterlüfte Rühren euch leicht, Wie die Finger der Künstlerin Heilige Saiten.
Schicksallos, wie der schlafende Säugling, atmen die Himmlischen. Keusch bewahrt In bescheidener Knospe, Blühet ewig Ihnen der Geist.
Und die seligen Augen Blicken in stiller Ewiger Klarheit.
Doch uns ist gegeben, Auf keiner Stätte zu ruhn. Es schwinden, es fallen Die leidenden Menschen Blindlings von einer Stunde zur andern, Wie Wasser von Klippe Zu Klippe geworfen, Jahrlang ins Ungewisse hinab.
Voi errate trasvolando nella luce su morbidi cammini, o geni celesti! Deliziosi elise! vi sfiorano leggermente come le dita dell'artista toccano le corde.
Senza destino, come il dormiente neonato, alitano le creature celesti. Castamente custodito come gemma discreta, fiorisce eterno il loro spirito.
E gli occhi beati guardano in tranquilla eterna chiarezza.
Pertanto a noi è dato di non riposare in alcun luogo. Svaniscono, cadono i poveri uomini, alla cieca, da un'ora all'altra come l'acqua da un masso all'altro precipitato in fondo all'ignoto. Friedrich Hölderlin
Non sai quanto mi è cara questa poesia, Celso, e questo brano musicale, che me l’ha fatta scoprire tanti e tanti anni fa. Sono entrambi legati al ricordo di persone molto care e molto importanti per la mia vita, che non ci sono più. Posso proporla anche in un’altra traduzione, che trovo molto bella? Si tratta di quella di Enzo Mandruzzato per Adelphi, però potrebbe essere un po’ imprecisa perché non ho qui il libro, in rete ne ho trovato solo alcune parti (di cui non sono neanche sicura) e quindi vado più che altro a memoria.
Voi camminate nella luce per morbide vie, Geni felici; aliti divini d'aria luminosa leggeri vi toccano come dita d’artista corde sacre.
Fuori dal fato, come neonato che dorme, respirano gli immortali puro e protetto in una gemma inavvertita fiorisce eterno il loro spirito
e gli occhi beati contemplano una eterna chiarità senza fine.
Ma a noi non è dato riposare in alcun luogo. Dileguano, precipitano i mortali dolenti, dall’una all'altra delle ore, ciecamente, come acqua, di scoglio in scoglio, negli anni giù nell'ignoto.
Con un abbraccio e un grazie a tutti, al prof per le foto bellissime grazie a cui possiamo condividere le emozioni della sua escursione, e a tutti quelli che commentano (in particolare ad Alfonso con quel brano meraviglioso del Purgatorio).
“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.”
Buona Candelora a tutti (Presentazione al Tempio e, per i Pagani, Iuno Februata). Nunc ubi sunt illis quae sunt sacrata Kalendis templa deae? Longa procubuere die (Ov., Fasti II, 57-58).
L'alba vinceva l'ora mattutina che fuggia innanzi, sì che di lontano conobbi il tremolar de la marina. Noi andavam per lo solingo piano com'om che torna a la perduta strada, che 'nfino ad essa li pare ire in vano. Quando noi fummo là 've la rugiada pugna col sole, per essere in parte dove, ad orezza, poco si dirada, ambo le mani in su l'erbetta sparte soavemente 'l mio maestro pose: ond'io, che fui accorto di sua arte, porsi ver' lui le guance lagrimose: ivi mi fece tutto discoverto quel color che l'inferno mi nascose.
Canto VI, dove, nel cielo di Mercurio, Iustiniano imperadore sotto brevità narra tutti li grandi fatti operati per li Romani sotto la ’nsegna de l’aquila, da l’avvenimento di Enea in Italia infino al tempo di Longobardi; e alcune cose si dicono qui in laude di Romeo visconte del conte Ramondo Berlinghieri di Proenza.
Io consiglierei lo studio della Commedia: il massimo contributo alla Scolastica! Che poi diedero le bbsai al progresso filosofico ed economico dei secoli che furono denominati Rinascimento!
Oggi (OT): http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-01-26/padoan-serve-sussidio-comune-nell-ue-contro-disoccupazione--151735.shtml?uuid=ACp3LUHC
La logica padoan(a) (diversamente aristotelica): euro => disoccupazione => deflazione salariale Soluzione = sussidio di disoccupazione! E così mi sono rovinato la giornata, porca miseria! Comunque buona vacanza professore e scusi se vengo a sfogarmi a casa Sua. Farlo sul "sola" non mi è bastato. Lì ovviamente sono un incompreso. Pomeriggio prendo ferie anch'io e vado a farmi 200km in bici, così FORSE mi calmo, arrivo in Svizzera ed esco dall'euro per conto mio (almeno per un po'). I grillini col reddito della gleba sono ovviamente gli utili idioti del sistema, come qui più volte sottolineato. Ho scritto a un amico del movimento, informato e intelligente, per farglielo presente una volta di più. Temo che l'unica strada percorribile, comunque, sia l'emigrazione. Non è giusto che chi ha capito sia condannato per colpa di "oni" e "oti" che si ostinano a non voler o poter capire. Se qualcuno ancora mi dice "perchè ti scaldi tanto, comunque non puoi farci nulla", metto mano alla fondina (metaforica). Ancora buone vacanze
Scusate l'ot qualcuno sa indicarmi un edizione integrale della teoria generale di keynes ? In giro trovo solo la riedizione del 2013 che riporta solo in parte il testo originale.
L'alba sepàra dalla luce l'ombra, E la mia voluttà dal mio desire. O dolci stelle, è l'ora di morire. Un più divino amor dal ciel vi sgombra. Pupille ardenti, o voi senza ritorno Stelle tristi, spegnetevi incorrotte! Morir debbo. Veder non voglio il giorno, Per amor del mio sogno e della notte. Chiudimi, o Notte, nel tuo sen materno, Mentre la terra pallida s'irrora. Ma che dal sangue mio nasca l'aurora E dal sogno mio breve il sole eterno!
L'ombra. O la linea d'ombra.
RispondiElimina"[...] Io mi ergevo in mezzo a loro come torre ferma, inaccessibile alla malattia, sensibile solo al dolore della mia anima [...]"
Ti dirò come è nato il sole -
RispondiEliminaUn nastro dopo l'altro -
I campanili a nuotare in ametista -
Le novità di corsa come scoiattoli -
Le colline si sciolsero le cuffiette
Il bobolinco incominciò a cantare
Allora, piano, mi dissi:
"Questo, ne sono certa, è il sole!"
Ma di come è tramontato - non so
Sembrava un recinto di porpora
Su cui si arrampicavano intanto
Schiere di bambini e bambine d'oro -
Fino a che raggiunsero l'altra parte -
E un precettore tutto vestito di grigio -
Alzò dolcemente le sbarre della sera -
E guidò via il suo stormo -
Scanno?
RispondiEliminaBarrea, Vallone Rosso e Monte Greco
EliminaQuesta è la prima "cosa" che leggo col computer liberato da virus.
RispondiEliminaNon la posta, da cui mi aspetto solo noie.
Buona giornata a tutti.
Questa è l'ultimo concerto di Abbado a Firenze
RispondiEliminahttps://youtu.be/E0vJd15TWiY
Johannes Brahms
Das Schicksalslied (Canto del destino) per coro e orchestra, op. 54
Testo
Ihr wandelt droben im Licht
Auf weichem Boden, selige Genien!
Glänzende Götterlüfte
Rühren euch leicht,
Wie die Finger der Künstlerin
Heilige Saiten.
Schicksallos, wie der schlafende
Säugling, atmen die Himmlischen.
Keusch bewahrt
In bescheidener Knospe,
Blühet ewig
Ihnen der Geist.
Und die seligen Augen
Blicken in stiller
Ewiger Klarheit.
Doch uns ist gegeben,
Auf keiner Stätte zu ruhn.
Es schwinden, es fallen
Die leidenden Menschen
Blindlings von einer
Stunde zur andern,
Wie Wasser von Klippe
Zu Klippe geworfen,
Jahrlang ins Ungewisse hinab.
Voi errate trasvolando nella luce
su morbidi cammini, o geni celesti!
Deliziosi elise!
vi sfiorano leggermente
come le dita dell'artista
toccano le corde.
Senza destino, come il dormiente
neonato, alitano le creature celesti.
Castamente custodito
come gemma discreta,
fiorisce eterno
il loro spirito.
E gli occhi beati
guardano in tranquilla
eterna chiarezza.
Pertanto a noi è dato
di non riposare in alcun luogo.
Svaniscono, cadono
i poveri uomini,
alla cieca, da un'ora
all'altra
come l'acqua da un masso
all'altro precipitato
in fondo all'ignoto.
Friedrich Hölderlin
traduzione di Luigi Bellingardi
Non sai quanto mi è cara questa poesia, Celso, e questo brano musicale, che me l’ha fatta scoprire tanti e tanti anni fa. Sono entrambi legati al ricordo di persone molto care e molto importanti per la mia vita, che non ci sono più.
EliminaPosso proporla anche in un’altra traduzione, che trovo molto bella? Si tratta di quella di Enzo Mandruzzato per Adelphi, però potrebbe essere un po’ imprecisa perché non ho qui il libro, in rete ne ho trovato solo alcune parti (di cui non sono neanche sicura) e quindi vado più che altro a memoria.
Voi camminate nella luce
per morbide vie, Geni felici;
aliti divini d'aria luminosa
leggeri vi toccano
come dita d’artista corde sacre.
Fuori dal fato, come neonato che dorme,
respirano gli immortali
puro e protetto in una gemma inavvertita
fiorisce eterno il loro spirito
e gli occhi beati contemplano
una eterna chiarità senza fine.
Ma a noi non è dato
riposare in alcun luogo.
Dileguano, precipitano
i mortali dolenti, dall’una
all'altra delle ore, ciecamente,
come acqua, di scoglio
in scoglio, negli anni
giù nell'ignoto.
Con un abbraccio e un grazie a tutti, al prof per le foto bellissime grazie a cui possiamo condividere le emozioni della sua escursione, e a tutti quelli che commentano (in particolare ad Alfonso con quel brano meraviglioso del Purgatorio).
Sarò Banale ma...
RispondiElimina“Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! Alla fantasia di quello stesso che se ne parte volontariamente, tratto dalla speranza di fare altrove fortuna, si disabbelliscono, in quel momento, i sogni della ricchezza; egli si maraviglia d’essersi potuto risolvere, e tornerebbe allora indietro, se non pensasse che, un giorno, tornerà dovizioso. Quanto più si avanza nel piano, il suo occhio si ritira, disgustato e stanco, da quell’ampiezza uniforme; l’aria gli par gravosa e morta; s’inoltra mesto e disattento nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro; e davanti agli edifizi ammirati dallo straniero, pensa, con desiderio inquieto, al campicello del suo paese, alla casuccia a cui ha già messo gli occhi addosso, da gran tempo, e che comprerà, tornando ricco a’ suoi monti.
Ma chi non aveva mai spinto al di là di quelli neppure un desiderio fuggitivo, chi aveva composti in essi tutti i disegni dell’avvenire, e n’è sbalzato lontano, da una forza perversa! Chi, staccato a un tempo dalle più care abitudini, e disturbato nelle più care speranze, lascia que’ monti, per avviarsi in traccia di sconosciuti che non ha mai desiderato di conoscere, e non può con l’immaginazione arrivare a un momento stabilito per il ritorno! Addio, casa natìa, dove, sedendo, con un pensiero occulto, s’imparò a distinguere dal rumore de’ passi comuni il rumore d’un passo aspettato con un misterioso timore. Addio, casa ancora straniera, casa sogguardata tante volte alla sfuggita, passando, e non senza rossore; nella quale la mente si figurava un soggiorno tranquillo e perpetuo di sposa. Addio, chiesa, dove l’animo tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore; dov’era promesso, preparato un rito; dove il sospiro segreto del cuore doveva essere solennemente benedetto, e l’amore venir comandato, e chiamarsi santo; addio! Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande.”
Buona Candelora a tutti (Presentazione al Tempio e, per i Pagani, Iuno Februata).
RispondiEliminaNunc ubi sunt illis quae sunt sacrata Kalendis
templa deae? Longa procubuere die (Ov., Fasti II, 57-58).
Ma non era Iuno Sospita?
EliminaPrincipio mensis Phrygiae contermina Matri
Sospita delubris dicitur aucta novis.
Ov., Fasti II, 56-57
Beato lei!!
RispondiElimina"Donne-moi l'ombre"
RispondiElimina(Alessandra/Cassandra da Firenze. Marin Marais, "Sonnerie de Ste Genevieve du Mont de Paris", Hortus Musicus 99)
L'alba vinceva l'ora mattutina
RispondiEliminache fuggia innanzi, sì che di lontano
conobbi il tremolar de la marina.
Noi andavam per lo solingo piano
com'om che torna a la perduta strada,
che 'nfino ad essa li pare ire in vano.
Quando noi fummo là 've la rugiada
pugna col sole, per essere in parte
dove, ad orezza, poco si dirada,
ambo le mani in su l'erbetta sparte
soavemente 'l mio maestro pose:
ond'io, che fui accorto di sua arte,
porsi ver' lui le guance lagrimose:
ivi mi fece tutto discoverto
quel color che l'inferno mi nascose.
Canto VI, dove, nel cielo di Mercurio, Iustiniano imperadore sotto brevità narra tutti li grandi fatti operati per li Romani sotto la ’nsegna de l’aquila, da l’avvenimento di Enea in Italia infino al tempo di Longobardi; e alcune cose si dicono qui in laude di Romeo visconte del conte Ramondo Berlinghieri di Proenza.
EliminaIo consiglierei lo studio della Commedia: il massimo contributo alla Scolastica! Che poi diedero le bbsai al progresso filosofico ed economico dei secoli che furono denominati Rinascimento!
EliminaUltime notizie: A sorpresa la Bank of Japan adotta tassi di interesse negativi (fonte: The New York Times).
RispondiEliminaOggi (OT): http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-01-26/padoan-serve-sussidio-comune-nell-ue-contro-disoccupazione--151735.shtml?uuid=ACp3LUHC
RispondiEliminaLa logica padoan(a) (diversamente aristotelica): euro => disoccupazione => deflazione salariale
Soluzione = sussidio di disoccupazione!
E così mi sono rovinato la giornata, porca miseria!
Comunque buona vacanza professore e scusi se vengo a sfogarmi a casa Sua. Farlo sul "sola" non mi è bastato. Lì ovviamente sono un incompreso. Pomeriggio prendo ferie anch'io e vado a farmi 200km in bici, così FORSE mi calmo, arrivo in Svizzera ed esco dall'euro per conto mio (almeno per un po'). I grillini col reddito della gleba sono ovviamente gli utili idioti del sistema, come qui più volte sottolineato. Ho scritto a un amico del movimento, informato e intelligente, per farglielo presente una volta di più. Temo che l'unica strada percorribile, comunque, sia l'emigrazione. Non è giusto che chi ha capito sia condannato per colpa di "oni" e "oti" che si ostinano a non voler o poter capire. Se qualcuno ancora mi dice "perchè ti scaldi tanto, comunque non puoi farci nulla", metto mano alla fondina (metaforica). Ancora buone vacanze
Beato lei professore, che giovedì mattina potrà godere di un meraviglioso classico del clima invernale appenninico: la bufera con la tramontana!
RispondiEliminaScusate l'ot qualcuno sa indicarmi un edizione integrale della teoria generale di keynes ? In giro trovo solo la riedizione del 2013 che riporta solo in parte il testo originale.
RispondiEliminaL'alba sepàra dalla luce l'ombra,
RispondiEliminaE la mia voluttà dal mio desire.
O dolci stelle, è l'ora di morire.
Un più divino amor dal ciel vi sgombra.
Pupille ardenti, o voi senza ritorno
Stelle tristi, spegnetevi incorrotte!
Morir debbo. Veder non voglio il giorno,
Per amor del mio sogno e della notte.
Chiudimi, o Notte, nel tuo sen materno,
Mentre la terra pallida s'irrora.
Ma che dal sangue mio nasca l'aurora
E dal sogno mio breve il sole eterno!
Gabriele D'Annunzio
Alla fine troppo tarda di una giornata troppo lunga, un saluto a tutti.
RispondiEliminaArrivare qui paradossalmente rilassa - solo un po', non esageriamo.
bei posti davvero
RispondiElimina