L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Lui. E infatti regolarmente litighiamo. Va anche detto che lui c'era e io no, che lui è una brava persona e io no, che il mondo ha tante sfumature e io no, e che la maggioranza è composta da coglioni, e io no.
Le cose sono due, come al solito; A) Non avevano capito niente (sebbene erano stati avvertiti); sono stati e sono quindi dei coglioni e noi abbiamo gente che ci governa perpetuando l' errore e idolatrando i precedenti coglioni. B) Lo sapevano e lo hanno fatto Prodi(toriamente). Il caso credo sia ancor più grave, dato che tratterebbesi di deliquenti.
In ogni caso siamo messi male, molto male; meglio la padella dei cretini o la brace dei farabutti? Ai posteri l' ardua sentenza.
Che prodi fosse/sia un coglione non torna tanto. Che La Malfa fosse ..una brava persona e io no - l'accetto solo per rispetto vostro.
Io non sono un politico ma - I repubblicani non avevano ministri, tuttavia il primo governo prodi lo appoggiavano. Uno che nel 1999 scrive quel libro (uscito a inizio 2000), ha probabilmente già chiaro tutto negli anni precedenti in cui ne discussero (in privato). Non avrebbe potuto forse farlo cadere, prima di bertinotti? Magari è un'interessante domanda per lui. Solo per la storia, ovviamente.
E qui un'intervista a La Malfa del 2000 per il libro. Niente di diverso, un'intervista onesta pare, menziona che l'italia non avrebbe potuto fare niente altro, essendo sotto ricatto dei tassi di interesse e instabilità (min 1:17 e segg), e inoltre, se l'italia fosse stata fuori, Bossi ne avrebbe approfittato per voler mollare il sud - quindi un problema di unità nazionale. Questo riguardo a prodi e co.
Si menziona pure la relazione di Romiti a Cernobbio del 1999 in cui chiede la rinegoziazione di Maastricht "se l'Italia si sganciasse dalla locomotiva europea si potrebbero, tra l'altro, rimettere in moto gli investimenti pubblici, senza incappare nella tagliola del rapporto deficit-Pil, etc."
Io sono rimasto esterrefatto dalla soavità con la quale La Malfa ci narra queste vicende come a dire: "gliel'ho pure detto, che dovevo fare di più?".
Poi mi prende lo sconforto, ad uno che ha la il culo a caldo e la pensione assicurata che gli vuoi dire? Al massimo che dovessi rimanere alla fame e sapessi dove abita saprei dove cercare da mangiare.
Professore, questa mattina ho letto il Suo tweet "Siete pronti per un governo tecnico?" e mi sono preoccupata: questa sera dalla Gruber c'è Monti. Mi sento male.
Hai letto l'articolo sulle sofferenze bancarie? Se ti prestano soldi, e non hai più la sovranità monetaria, poi perdi anche quella elettorale! Purtroppo il gov tecn sarà l'esito naturale.
Fate passare a nuttata e poi ci risiamo. Quanti sanno del disastro compiuto dal tecnico Monti in 18 mesi? Pochi. Quindi preparasi al prossimo "fate presto".
Quanto Lei osserva l'ho capito, grazie al Blog del Prof. Bagnai e ai suoi libri, al blog di Luciano Barra Caracciolo e ai suoi libri, così come ai libri di Vladimiro Giacché, e a tutti Voi.
Non era mia intenzione esprimere una constatazione ovvia, era piuttosto un sentimento di grave tensione, me ne scuso: non mi sono espressa correttamente.
La ringrazio per la precisazione.
Sto studiando, ma non è sufficiente per comunicare con efficacia: l'unica luce che distinguo, per parte mia, è la contribuzione ad A/Simmetrie, il cui contabile vigilerà sul mio nome :).
Grazie Professore per tutti questi insegnamenti (adesso so che non basta ma, purtroppo, sono uno di quelli in crisi) . Ho tra le tante cose compreso che questa nostra "bella" moneta per tutti gli Italiani (se così li possiamo chiamare) che la vogliono e la idolatrano è - per loro - il simbolo di un riscatto da un sentimento di provincialismo ed è anche il simbolo, quindi, di un riscatto per tanto tempo atteso; inoltre è la manifestazione della propria vanità che finalmente possono, secondo loro, esprimere anche attraverso l'utilizzo di una moneta che viene utilizzata persino dai loro modelli di riferimento: i Tedeschi. Conosco persone che pur di difendere l'EU e l'Euro sono disposti ad accettare diminuzioni importanti dei propri patrimoni immobiliari, mobiliari, guadagni mensili e futuro incerto per i propri figli e nipoti ma che non verrebbero piegati mai da nessuna spiegazione contraria alle proprie ideologie pro euro. Mi scuso se può sembrare più ad uno sfogo che ad un commento ai suoi post ma sono i suoi post che mi fanno riflettere. P.S.: farò di tutto per venirla ad ascoltare a Torino.
Quasi quasi organizzo qualche evento dove proiettare questo documentario per stimolare il movimentodalbassismo... Se riesco pure in una Cooperativa di piddini, cosi per farmi due risate e stimolare il selvaggio scontro muscolare ( del civile confronto dialettico mi sono stancato )
Mi interessa molto il discorso sulla dimensione delle aziende italiane, che con l'euro avrebbero dovuto aumentare e diventare più grandi, per rimanere competitive. Si è avuta davvero, negli ultimi anni, una crescita dimensionale in tal senso ? Non so se tale domanda riguardi più l'economia politica oppure l'economia aziendale, ma credo sia importante definire questo mio dubbio. Anche per capire altri fenomeni, come le difficoltà italiane verso il passaggio generazionale e la frequenza di IDE negli ultimi anni in Italia.
La sua intervista, Prof., è molto densa di contenuti e di analisi sull'attualità. Ma non pensa di poter assomigliare un po' al Marco Travaglio dell'economia ? Una sorta di profeta di sventura, insomma. Di certo non meriterebbe tale epiteto ma, conoscendo i nostri polli, gli italiani, il rischio mi sembra concreto.
Io non ragiono per luoghi comuni (in ambito economico) e quindi mediamente ci colgo. Se sei partenopeo puoi anche pensare che io sia uno jettatore. Basta che fai come dico io.
Un mese addietro, dialogando con l’amministratore, mio padre e due miei zii per una questione condominiale privata, mi sono lasciato a considerazioni poco degustabili su un possibile futuro incombente, scomodando scenari di guerra. Sono stato considerato pessimista senza mezze misure da tutti: “Non devi essere così pessimista”, mi è stato gentilmente consigliato da mia zia; “Non lo sono infatti, mi informo su ciò che i media raramente riportano e ci rifletto sopra” è stata la mia replica (forse che un medico dev’essere considerato pessimista nel diagnosticare un tumore? O è un cazzaro, oppure legge correttamente i segni e le analisi; la sua deve essere appunto “diagnōsis”, ovvero conoscere attraverso qualcosa, e non un giudizio o peggio un’opinione). Due settimane dopo il Corriere se ne usciva in prima pagina col titolo “Guerra a Parigi”. Non c’è da compiacersi. Purtroppo in alcune circostanze dirette mi è capitato di avere percezione che esistano soggetti i quali invece proprio si compiacciono d’aver previsto, correttamente, eventi poco auspicabili; l’orgoglio e la vanagloria prendono il sopravvento sul buonsenso e la ragione, tant’è che chi ne conserva invece la funzione avverte di star brindando con vino che si sia fatto aceto. L’inebriante retorica sentimentalistica del “sogno” affonda le radici anche in questo modo d’intendere: s’intuisce che l’esistenza possa essere terribile oltre l’immaginato, ma invece di provare a porre un ponderato freno, si divaga nell’immaginabile come differente forma d’oppio dei popoli (una spiritualità autentica serba maggiori possibilità di cogliere nel vero, perché va oltre l’immaginazione stessa). Non è forse, quello del sogno, l’atteggiamento irrazionale che delineò Pascal nei suoi due noti e seguenti pensieri? “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici” (168), “L'unica cosa che ci consola dalle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie” (171). Ovvio che anche Pascal sia da considerarsi pessimista…
p.s.: qualora qualcuno non ne sia pienamente al corrente, Pascal intende “divertissement” alla maniera del “devertere” latino: ovvero “distogliersi, deviare, allontanarsi”. Ciò conferma appieno il fatto che con l’euro ci si diverta tanto ed altre cose divertenti possano ancora esser procurate.
Da quello che ho potuto vedere finora, Lei ci coglie sempre. E questo mi meraviglia ancora. Resta il fatto che gli italiani sono, io per primo, un popolo di ignoranti, che (come dice lei nell'intervista) non riescono a trarre lezioni dalla storia. Prova ne è il fatto che abbiano consegnato il loro Paese nelle mani di Confindustria, senza muovere foglia. Anch'io penso che ci sarà un momento ben preciso, un punto di non ritorno, dopo il quale tutti i giornali e le televisioni italiane diranno in coro che l'euro è una cagata pazzesca. A quel punto diventeremo tutti patriottici, in termini di valuta nazionale, come la logica (non solo economica) vuole. Insomma, nei prossimi anni ci sarà da divertirsi (a seconda dei punti di vista).
Innanzitutto i dovuti complimenti per il suo blog e il grande impegno che sta dimostrando da quattro anni a questa parte. Seguo il blog da un paio d'anni, ma questa è la prima volta che le scrivo. Per la prima volta sento il bisogno di farle una domanda: qual è la forza magica che le permette di rimanere sempre così calmo? L'Italia è il paese che ha dato al mondo la finanza, le banche, il diritto, contributi spaventosi nell'ambito della scienza, dell'arte, della tecnica e dell'industria (mi piace ricordare che la prima catena di montaggio al mondo nacque all'Arsenale di Venezia, e rimase in produzione per sette secoli fino all'arrivo dei nonni di Sarkozy nel 1797). Adesso, grazie all'euro, vedo un paese alla mercé del quisling di passaggio e privato perfino della forza di credere in se stesso. Più ci penso, più inizio non dico a capire (senza comunque mai giustificare, ovvio), ma per lo meno a intuire cosa debba passare nella crapa di quegli psicopatici barbuti che gridano Allahacbar et similia. A lei va il mio plauso per come riesce a mantenersi "umano" ogni volta che affronta lo stolto eurista di turno.
Aumento della produttività, riduzione dei salari e privatizzazioni. Pivetti sintetizza in 5 minuti il progetto eurista messo in pratica con una lucidità che fa paura
P.S.: Serafino, dimentichi la riduzione dei programmi scolastici per far lavorare i minorenni (si chiama buona scuola) e il blocco totale di assunzioni all'università (perdita secca del corpo docente): anche questo è piddinismo+montismo+berlusconismo
La Malfa: ...il governo italiano non aveva capito niente quando è entrato nella moneta unica. Ma chi ci crede?
RispondiEliminaLui. E infatti regolarmente litighiamo. Va anche detto che lui c'era e io no, che lui è una brava persona e io no, che il mondo ha tante sfumature e io no, e che la maggioranza è composta da coglioni, e io no.
EliminaLe cose sono due, come al solito;
EliminaA) Non avevano capito niente (sebbene erano stati avvertiti); sono stati e sono quindi dei coglioni e noi abbiamo gente che ci governa perpetuando l' errore e idolatrando i precedenti coglioni.
B) Lo sapevano e lo hanno fatto Prodi(toriamente). Il caso credo sia ancor più grave, dato che tratterebbesi di deliquenti.
In ogni caso siamo messi male, molto male; meglio la padella dei cretini o la brace dei farabutti? Ai posteri l' ardua sentenza.
Nei loro panni
Che prodi fosse/sia un coglione non torna tanto. Che La Malfa fosse ..una brava persona e io no - l'accetto solo per rispetto vostro.
EliminaIo non sono un politico ma - I repubblicani non avevano ministri, tuttavia il primo governo prodi lo appoggiavano. Uno che nel 1999 scrive quel libro (uscito a inizio 2000), ha probabilmente già chiaro tutto negli anni precedenti in cui ne discussero (in privato). Non avrebbe potuto forse farlo cadere, prima di bertinotti? Magari è un'interessante domanda per lui. Solo per la storia, ovviamente.
E qui un'intervista a La Malfa del 2000 per il libro.
EliminaNiente di diverso, un'intervista onesta pare, menziona che l'italia non avrebbe potuto fare niente altro, essendo sotto ricatto dei tassi di interesse e instabilità (min 1:17 e segg), e inoltre, se l'italia fosse stata fuori, Bossi ne avrebbe approfittato per voler mollare il sud - quindi un problema di unità nazionale. Questo riguardo a prodi e co.
Si menziona pure la relazione di Romiti a Cernobbio del 1999 in cui chiede la rinegoziazione di Maastricht "se l'Italia si sganciasse dalla locomotiva europea si potrebbero, tra l'altro, rimettere in moto gli investimenti pubblici, senza incappare nella tagliola del rapporto deficit-Pil, etc."
Io sono rimasto esterrefatto dalla soavità con la quale La Malfa ci narra queste vicende come a dire: "gliel'ho pure detto, che dovevo fare di più?".
EliminaPoi mi prende lo sconforto, ad uno che ha la il culo a caldo e la pensione assicurata che gli vuoi dire? Al massimo che dovessi rimanere alla fame e sapessi dove abita saprei dove cercare da mangiare.
Professore, questa mattina ho letto il Suo tweet "Siete pronti per un governo tecnico?" e mi sono preoccupata:
RispondiEliminaquesta sera dalla Gruber c'è Monti. Mi sento male.
Hai letto l'articolo sulle sofferenze bancarie?
EliminaSe ti prestano soldi, e non hai più la sovranità monetaria, poi perdi anche quella elettorale! Purtroppo il gov tecn sarà l'esito naturale.
Fate passare a nuttata e poi ci risiamo. Quanti sanno del disastro compiuto dal tecnico Monti in 18 mesi? Pochi. Quindi preparasi al prossimo "fate presto".
Elimina@Alberto49
EliminaQuanto Lei osserva l'ho capito, grazie al Blog del Prof. Bagnai e ai suoi libri, al blog di Luciano Barra Caracciolo e ai suoi libri, così come ai libri di Vladimiro Giacché, e a tutti Voi.
Non era mia intenzione esprimere una constatazione ovvia, era piuttosto un sentimento di grave tensione, me ne scuso: non mi sono espressa correttamente.
La ringrazio per la precisazione.
Sto studiando, ma non è sufficiente per comunicare con efficacia: l'unica luce che distinguo, per parte mia, è la contribuzione ad A/Simmetrie, il cui contabile vigilerà sul mio nome :).
Grazie Professore per tutti questi insegnamenti (adesso so che non basta ma, purtroppo, sono uno di quelli in crisi) .
RispondiEliminaHo tra le tante cose compreso che questa nostra "bella" moneta per tutti gli Italiani (se così li possiamo chiamare) che la vogliono e la idolatrano è - per loro - il simbolo di un riscatto da un sentimento di provincialismo ed è anche il simbolo, quindi, di un riscatto per tanto tempo atteso; inoltre è la manifestazione della propria vanità che finalmente possono, secondo loro, esprimere anche attraverso l'utilizzo di una moneta che viene utilizzata persino dai loro modelli di riferimento: i Tedeschi.
Conosco persone che pur di difendere l'EU e l'Euro sono disposti ad accettare diminuzioni importanti dei propri patrimoni immobiliari, mobiliari, guadagni mensili e futuro incerto per i propri figli e nipoti ma che non verrebbero piegati mai da nessuna spiegazione contraria alle proprie ideologie pro euro.
Mi scuso se può sembrare più ad uno sfogo che ad un commento ai suoi post ma sono i suoi post che mi fanno riflettere.
P.S.: farò di tutto per venirla ad ascoltare a Torino.
Quasi quasi organizzo qualche evento dove proiettare questo documentario per stimolare il movimentodalbassismo... Se riesco pure in una Cooperativa di piddini, cosi per farmi due risate e stimolare il selvaggio scontro muscolare ( del civile confronto dialettico mi sono stancato )
RispondiEliminaMi interessa molto il discorso sulla dimensione delle aziende italiane, che con l'euro avrebbero dovuto aumentare e diventare più grandi, per rimanere competitive.
RispondiEliminaSi è avuta davvero, negli ultimi anni, una crescita dimensionale in tal senso ?
Non so se tale domanda riguardi più l'economia politica oppure l'economia aziendale, ma credo sia importante definire questo mio dubbio. Anche per capire altri fenomeni, come le difficoltà italiane verso il passaggio generazionale e la frequenza di IDE negli ultimi anni in Italia.
La sua intervista, Prof., è molto densa di contenuti e di analisi sull'attualità.
RispondiEliminaMa non pensa di poter assomigliare un po' al Marco Travaglio dell'economia ?
Una sorta di profeta di sventura, insomma.
Di certo non meriterebbe tale epiteto ma, conoscendo i nostri polli, gli italiani, il rischio mi sembra concreto.
Io non ragiono per luoghi comuni (in ambito economico) e quindi mediamente ci colgo. Se sei partenopeo puoi anche pensare che io sia uno jettatore. Basta che fai come dico io.
EliminaUn mese addietro, dialogando con l’amministratore, mio padre e due miei zii per una questione condominiale privata, mi sono lasciato a considerazioni poco degustabili su un possibile futuro incombente, scomodando scenari di guerra. Sono stato considerato pessimista senza mezze misure da tutti: “Non devi essere così pessimista”, mi è stato gentilmente consigliato da mia zia; “Non lo sono infatti, mi informo su ciò che i media raramente riportano e ci rifletto sopra” è stata la mia replica (forse che un medico dev’essere considerato pessimista nel diagnosticare un tumore? O è un cazzaro, oppure legge correttamente i segni e le analisi; la sua deve essere appunto “diagnōsis”, ovvero conoscere attraverso qualcosa, e non un giudizio o peggio un’opinione). Due settimane dopo il Corriere se ne usciva in prima pagina col titolo “Guerra a Parigi”. Non c’è da compiacersi. Purtroppo in alcune circostanze dirette mi è capitato di avere percezione che esistano soggetti i quali invece proprio si compiacciono d’aver previsto, correttamente, eventi poco auspicabili; l’orgoglio e la vanagloria prendono il sopravvento sul buonsenso e la ragione, tant’è che chi ne conserva invece la funzione avverte di star brindando con vino che si sia fatto aceto. L’inebriante retorica sentimentalistica del “sogno” affonda le radici anche in questo modo d’intendere: s’intuisce che l’esistenza possa essere terribile oltre l’immaginato, ma invece di provare a porre un ponderato freno, si divaga nell’immaginabile come differente forma d’oppio dei popoli (una spiritualità autentica serba maggiori possibilità di cogliere nel vero, perché va oltre l’immaginazione stessa). Non è forse, quello del sogno, l’atteggiamento irrazionale che delineò Pascal nei suoi due noti e seguenti pensieri? “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno deciso di non pensarci per rendersi felici” (168), “L'unica cosa che ci consola dalle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie” (171).
EliminaOvvio che anche Pascal sia da considerarsi pessimista…
p.s.: qualora qualcuno non ne sia pienamente al corrente, Pascal intende “divertissement” alla maniera del “devertere” latino: ovvero “distogliersi, deviare, allontanarsi”. Ciò conferma appieno il fatto che con l’euro ci si diverta tanto ed altre cose divertenti possano ancora esser procurate.
Da quello che ho potuto vedere finora, Lei ci coglie sempre. E questo mi meraviglia ancora.
RispondiEliminaResta il fatto che gli italiani sono, io per primo, un popolo di ignoranti, che (come dice lei nell'intervista) non riescono a trarre lezioni dalla storia. Prova ne è il fatto che abbiano consegnato il loro Paese nelle mani di Confindustria, senza muovere foglia.
Anch'io penso che ci sarà un momento ben preciso, un punto di non ritorno, dopo il quale tutti i giornali e le televisioni italiane diranno in coro che l'euro è una cagata pazzesca.
A quel punto diventeremo tutti patriottici, in termini di valuta nazionale, come la logica (non solo economica) vuole.
Insomma, nei prossimi anni ci sarà da divertirsi (a seconda dei punti di vista).
Buonasera professore,
RispondiEliminaInnanzitutto i dovuti complimenti per il suo blog e il grande impegno che sta dimostrando da quattro anni a questa parte.
Seguo il blog da un paio d'anni, ma questa è la prima volta che le scrivo. Per la prima volta sento il bisogno di farle una domanda: qual è la forza magica che le permette di rimanere sempre così calmo?
L'Italia è il paese che ha dato al mondo la finanza, le banche, il diritto, contributi spaventosi nell'ambito della scienza, dell'arte, della tecnica e dell'industria (mi piace ricordare che la prima catena di montaggio al mondo nacque all'Arsenale di Venezia, e rimase in produzione per sette secoli fino all'arrivo dei nonni di Sarkozy nel 1797).
Adesso, grazie all'euro, vedo un paese alla mercé del quisling di passaggio e privato perfino della forza di credere in se stesso.
Più ci penso, più inizio non dico a capire (senza comunque mai giustificare, ovvio), ma per lo meno a intuire cosa debba passare nella crapa di quegli psicopatici barbuti che gridano Allahacbar et similia.
A lei va il mio plauso per come riesce a mantenersi "umano" ogni volta che affronta lo stolto eurista di turno.
Grazie per i video (oltre al resto) , andrebbero pubblicati a reti unificate altro che Ballaro', di martedi, la gabbia e altro ciarpame TV
RispondiEliminaAumento della produttività, riduzione dei salari e privatizzazioni. Pivetti sintetizza in 5 minuti il progetto eurista messo in pratica con una lucidità che fa paura
RispondiEliminaMa quali sono i popoli non ignoranti?
RispondiEliminaP.S.: Serafino, dimentichi la riduzione dei programmi scolastici per far lavorare i minorenni (si chiama buona scuola) e il blocco totale di assunzioni all'università (perdita secca del corpo docente): anche questo è piddinismo+montismo+berlusconismo
RispondiEliminaAl primo posto fra le privatizzazioni il Professor Pivetti mette proprio l'istruzione di cui la buona scuola non è altro che un antipasto
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