(...dai, che state a rota de post tecnici! Quando ho detto che mi mettevo la coscienza a posto, volevo dire che me la mettevo con voi. Io vi ho promesso di essere la vostra voce, e di parlare con tutti, e ho mantenuto la promessa. Qualcuno mi ha chiesto, secondo me ingenuamente - perché condivido i commenti degli scettici - di parlare con Landini, e io ci ho provato dopo che questo passo da me chiesto da mesi se non era stato impedito, per lo meno non era stato favorito. Evidentemente i politici dovevano parlare di politica politicante, capire se il gommone del "nuovo soggetto politico" poteva fungere da scialuppa: cose serie delle quali parlare, insomma, non le manie di Bagnai che la fa facile e non esce da sinistra...
Certo che quando ci sarà una Commissione per la verità e la riconciliazione, o un processo di Gerusalemme, o quel che l'è, questa persona non potrà dire "io non sapevo". Al massimo, potrà dire "io eseguivo gli ordini" (ma vi ho già detto che non credo esegua ordini: alcuni vostri commenti al post precedente lo dipingono molto bene, i complottari invece mi hanno stracciato i genitali...). Il senso del mio gesto, comunque, era evidentemente quello di una messa in mora, ma il debitore è e sarà inadempiente, cacciatevelo in testa. Se avessi capito che mi portavano in barchetta il gesto lo avrei fatto prima. Ora fargli "gli atti" servirà comunque a ben poco. In ogni caso, ripeto: tanto vi dovevo. I feedback che ho dall'interno sono sconsolanti, ve lo dico prima, e ve l'avevo già detto. Non aspettatevi molto.
E allora paulo maiora canamus: torniamo a parlare di economia...)
Vi ho parlato più volte, anche nel Tramonto dell'euro, della Procedura per gli squilibri macroeconomici (Macroeconomic imbalance procedure). Si tratta di un meccanismo di sorveglianza basato su undici indicatori, ognuno dotato di una soglia specifica, utili a segnalare squilibri esterni o interni dei paesi dell'Unione Europea. Gli indicatori di squilibrio esterno sono cinque:
1) Media mobile a 3 anni del rapporto fra saldo delle partite correnti e PIL [compresa fra -4% e 6%]
2) Posizione finanziaria netta sull'estero in percentuale del PII [<35%]
3) Variazione su tre anni del tasso di cambio effettivo reale (42 paesi - prezzi al consumo) [compresa fra -5% e +5%]
4) Quota di mercato all'esportazione, variazione % su 5 anni [>-6%]
5) Costo del lavoro nominale, variazione percentuale su 3 anni [<9%]
e quindi quelli di squilibrio interno sono sei:
i) Variazione percentuale annua del prezzo degli immobili (deflazionato con l'indice dei prezzi al consumo)
ii) Flusso di credito erogato al settore privato (consolidato) in % del PIL
iii) Debito privato consolidato in % del PIL
iv) Debito pubblico in % del PIL
v) Variazione percentuale annua delle passività totali del settore finanziario
vi) Media mobile a tre anni del tasso di disoccupazione.
Per ognuno di questi indicatori sono definite delle soglie, che riporto fra parentesi quadre.
Notato nulla?
Sì, bravi: è scomparso il famoso 3% del rapporto fabbisogno pubblico/Pil!
Cosa strana, perché il criterio sul debito invece rimane (criterio iv), e anche perché per quanto riguarda il debito estero vengono mantenuti sia i criteri di flusso che di stock (cioè si controllano sia le partite correnti, ovvero l'accreditamento/indebitamento netto, che la posizione finanziaria netta sull'estero; criteri 1 e 2). Ovviamente la scomparsa è relativa, per due motivi: il primo è che nel frattempo molti paesi europei hanno spintaneamente messo in Costituzione il pareggio di bilancio, e il secondo è che in ogni caso dati gli attuali livelli di crescita economica il criterio sul debito è più stringente.
Vi ho infatti già spiegato ad abundantiam che i due criteri (quello di stock al 60% e quello di flusso al 3%) possono stare insieme solo a una condizione ben precisa: che la crescita nominale sia al 5%. Insistere sul criterio del fabbisogno al 3% con una crescita inferiore significava implicitamente ammettere che il criterio del debito avrebbe dovuto essere violato, cosa che è stata consentita di fatto fino al 2010. La costituzione economica materiale dell'Europa si basava su questa violazione, tollerata e ammessa perché perpetrata da molti (inclusi alcuni virtuosi). Era così ancora nel 2007, e lo si capisce bene da questo siparietto (qualora ve ne foste dimenticati).ì: come vedete, nel 2007 di debito proprio non si parlava.
Quando se ne è ricominciato a parlare nel 2010 chi poteva capire si è terrorizzato, perché ciò significava in tutta evidenza che si sarebbe dovuto comprimere il fabbisogno, avviando una spirale deflazionistica. Questo è stato il vero cambiamento, il vero "colpo di stato", se volete, o comunque la vera riforma della nostra costituzione economica materiale, ma all'epoca se ne accorsero in pochi, fra i quali Vladimiro (tanto per cambiare), e del resto come al solito gli oligarchi ce l'avevano detto chiaro: "le regole di bilancio restano quelle del Patto di stabilità, ma il debito pubblico (sotto il 60 per cento) - finora trascurato - assurge alla stessa importanza del deficit (sotto il 3)". Ricordo dichiarazioni perplesse dello stesso Padoa Schioppa in quel periodo. Ebbi la netta sensazione che fosse anche lui molto allarmato, e non escludo che questa preoccupazione abbia concorso a sottrarlo prematuramente al nostro affetto.
In ogni caso, il danno era stato fatto.
Sul perché e il per come di questi indicatori ci sarebbe molto da dire (ed è stupefacente quanto poco si sia detto, in effetti). Questa sera è tardi e devo studiare, per cui mi limito a darvi un paio di indicazioni di massima. Intanto, per curiosità mi sono andato a calcolare il numero medio di violazioni dei parametri nel periodo per il quale il sito riporta i dati (2004-2013). Il risultato lo vedete qui:
Il paese mediamente più "falloso" è stato la Spagna (con la media del 7, che in questo caso, a differenza che nel caso del Palla, non è un obiettivo desiderabile), e il meno falloso l'Austria. Come al solito quando si guardino i dati l'Italia non esce male: se ne sta in fondo alla classifica, fra Danimarca e Germania. Il nostro anno migliore è stato il 2008 (violammo solo due criteri: debito pubblico e variazione della quota di mercato delle esportazioni), e il peggiore il 2004, in cui violammo cinque criteri (oltre ai due precedenti: quello sul tasso di cambio reale, quello sul costo del lavoro, e quello sulla variazione delle passività del settore finanziario).
Ma, come vedete, c'è chi sta molto peggio di noi: praticamente tutti gli altri (22 su 28). Vedete anche che la procedura un suo perché ce l'ha: i cinque paesi più "fallosi" sono effettivamente tutti in grave crisi (anche se dell'Irlanda si dice che ne sia rientrata. Può essere utile sapere che subito sotto ci sono Bulgaria e Croazia. Serve senz'altro a me, visto che vado a parlare di questa roba da quelle parti (in Romania).
Tornando al nostro martoriato paese: glielo fate vedere voi questo grafico al pezzo di fesso che oggi in radio mi ha detto che il problema dell'Italia sono gli italiani? La mia risposta è stata molto pacata. Gli ho detto che siccome l'istigazione al suicidio è un reato, l'unico suggerimento che potevo dargli per tentare di risolvere il problema era di andarsene. In realtà, avrei voluto dirgli: "Caro, per sopprimere il problema dai il buon esempio: comincia da te...".
Avevo preannunciato che sarebbe stato un anno molto duro.
Domani altre considerazioni su questi dati...
(...ah, ma oggi, anche se voi non c'eravate, si è verificato un clamoroso passo avanti nel dibattito: uno dei miei interlocutori da Vergovich - purtroppo non ne ricordo il nome - è passato da "io non sono un economista ma..." a "io non sono un economista quindi...". Proprio così! Ha detto: "Io non sono un economista quindi ascolto volentieri". Rara avis. Magari qualcuno di voi ha il podcast?...)
Commento per la prima parte del post: da qualche parte scrivevi che non si agisce sulla realtà di oggi con le parole d'ordine degli anni'70. Purtroppo non tanto Landini che non mi sembra uno scemo né un ignorante né un ingenuo che vive sulla luna, ma certo volgo disperso che cerca di portarsi appresso, sono ancora dell'idea che "internazionale è bello" (come se la UE lo fosse, poi) e "nazionale" malvagio (e non sono nazionalista per nulla, personalmente, sia chiaro) che il reddito garantito sia "la liberazione dal lavoro" e guai se non si parla innanzitutto delle "minoranze" da proteggere. Senza dimenticare "i nostri impegni con la UE". Penoso ignorante accecamento, hic et nunc. Ma il contrario per costoro sarebbe come mangiare con le mani a una cena ufficiale: il loro perbenismo personale e politico non gliene dà il coraggio. Speriamo che gli dei perdano presto coloro che perseverano in cotanta avulsa miseria intellettuale, perché sono oggi solo inutili e dannosi. Temo pero' che Landini, da solo, non abbia la forza contrattuale e politica di mandare queste nullità dove si meritano, di parlare prima ad altri e su questa spinta rivolgersi poi a costoro, e si bruci da sé. Senza dare troppo fastidio né vicino né lontano. Come in Grecia e come in Spagna.
RispondiEliminaDunque, Vergovich si chiama Francesco, e l'ho ascoltato per molti anni su Radioradio al mattino. È persona libera, credo, ma non scommetterei su me stesso (sprecando peraltro, un'ottima quota), quindi...
RispondiEliminaIl post tecnico l'aspettavamo da tanto, ma questo è un "coitus interruptus"...
Qui ci butta giù da "Anche tu Econometrista", a un'istogramma su un carattere ordinabile discreto? Il lettore medio si sentirà svilito delle testè acquisite potenze...
Wow, anche noi abbiamo fatto i compiti! "Non abbastanza però", dice quello...
RispondiEliminaQui gli indicatori del MIP aggiornati regolarmente (cliccare su "Download data for country" per avere i dati dal 2004), il rapporto tra fabbisogno pubblico e Pil (=deficit/Pil) non è presente neppure tra gli indicatori ausiliari. Qui la documentazione prodotta dalla Commissione nel corso di ogni Semestre europeo.
In merito al rapporto deficit/Pil, pochi anni dopo Maastricht fu stabilito che per spingere alla convergenza in vista della moneta unica, il suo presunto rispetto sarebbe ricaduto nell'ambito del Patto di Stabilità e Crescita (qui avvenne la sua prima proposizione, il famoso golpe di cui parla lo stimato giurista Giuseppe Guarino) dove la Commissione individuava un obiettivo di medio termine, diverso da paese a paese per modi e tempi, a cui i governi dovevano attenersi nell'estensione delle finanziarie (oggi note come leggi di stabilità...): allora come oggi tutti dovevano convergere al pareggio di bilancio. 1% massimo deficit consentito allora, 0,5% oggi.
Infatti dallo stato di eccezione consolidatosi dopo la crisi Lehman, l'impostazione dei creditori ha prevalso (la famosa riscossione coatta dei sospesi) e non si è fatto che rafforzare e rafforzare quanto già esisteva e non è stato rispettato, puntando il dito soprattutto verso il rapporto tra debito pubblico lordo e Pil da ridurre a tappe forzate (spopolarono false correlazioni e profeti dell'austerità espansiva). A blindare il tutto vennero il six-pack e poi il two-pack, nonché il trattato intergovernativo noto come Fiscal compact.
Oggi la manfrina si presenta così: i "bravi ma non abbastanza" finiscono nel braccio preventivo della morte (dove rimarranno, nonostante rispettino il parametro del 3%, finché il bilancio non sarà in pareggio), per i "cattivi che sforano" viene aperta una procedura per deficit eccessivo (EDP) e finiscono nel braccio correttivo (dove rimarranno finché non tornano sulla via maestra). Quaggiù i francesi languono dal 2009, senza che la procedura farsa abbia mai fatto il suo corso (ultimo esempio. Per l'Italia la questione della riduzione forzata del rapporto debito/Pil dovrebbe finire allo stesso modo: avanzi primari costanti nell'ordine del 5% del Pil non vedranno mai la luce (e dopotutto mai potrebbero).
In compenso i virtuosi tedeschi, finanziati a tassi negativi e già in pareggio, oltre a infrangere la "media mobile su tre anni del rapporto tra saldo delle partite correnti e Pil" (talmente mobile che tre mesi fa erano sette anni filati di infrazione, ora "solo" sei), è fuori parametro circa "la variazione sugli ultimi cinque anni della quota di mercato delle esportazioni", addirittura dal 2009!
Ora, siccome Alberto Bagnai nel Tramonto definiva lo scoreboard del MIP come "Dieci indicatori per un piccolo capolavoro d'ipocrisia e d'insipienza (o furbizia?) tecnica." (seguiva dimostrazione di quanto l'approccio ideologico rimanesse ancorato al credo mercantilista, ignorasse la necessaria cooperazione punendo asimmetricamente i debitori e sottovalutando i veri squilibri precedentemente generati dal cambio fisso in un tale ambito), questo fa pensare: ma come può esistere il paradosso secondo cui, in teoria, si dovrebbe invitare un paese ad accrescere la propria quota di mercato delle esportazioni quando proprio quel paese si trova sotto infrazione per aver mantenuto costante nel tempo uno stratosferico surplus delle partite correnti, frutto della suddetta sbornia mercantilista? Non esiste una contraddizione con la posizione debitoria dei principali partner commerciali della Germania e in molti settori di mercato suoi stessi concorrenti?
Da Il Sole 24 Ore apprendiamo invece che «L’effetto mini-euro e la discesa a 1,06 del cambio col dollaro – sempre più vicino alla parità – darà spazio a una maggiore competitività e un aumento dei rapporti commerciali Italia-Usa. L’interscambio tra i due Paesi ha un alto valore strategico per le aziende italiane, che hanno aumentato del 13,8% le esportazioni con gli Stati Uniti nel 2014 rispetto all’anno precedente».
RispondiEliminaSempre Il Sole 24 Ore ci informa che «Negli ultimi dodici mesi l'euro ha perso quasi un quarto del proprio valore rispetto al dollaro. La discesa da quota 1,39 all'attuale livello, sempre più vicino alla parità, offre alle aziende della zona euro, e dunque all'Italia, spazi aggiuntivi di competitività, con la possibilità di manovrare i propri listini all'export per sfruttare al meglio la situazione».
Chissà che ne pensa Plateroti.
P.S:
Ho appena scoperto che Paola De Micheli è sottosegretario all'Economia. Siamo dei temerari.
Plateroti non so, certamente Dario Nardella il sindaco PDino (e piddino) di Firenze sarà disperato per la fuga di turisti USA che l'euretto (e il dollarone) provocherà… ovviamente SECONDO LUI.
Eliminasi, il problema dell' Italia sono gli italiani come lui, che preferiscono questa sovrasemplificazione stupida all'uso dell'acume, pur avendo Bagnai a disposizione. Ma mica gli si chiedeva un'adesione fideistica, solo un tentativo di intelligente comprensione, aperto anche ad un eventuale altrettanto intelligente tentativo di confutazione.
RispondiEliminaScusi, una delucidazione:
RispondiEliminama quelli che dicono che il rapporto debito/PIL non ha senso perché uno è uno stock e l'altro è un flusso, cosa intendono tecnicamente?
Anche io ho sentito 'sta gente. Provo ad interpretarli, ditemi se siete d'accordo. Intendono che ha le dimensioni di un tempo, ma viene comunque espresso in percentuale, nella stessa unità degli interessi che invece andrebbero espressi in unità di tempo inversa.
EliminaFound it.
Eliminahttp://en.m.wikipedia.org/wiki/Stock_and_flow
IMHO it's a debate which does not deserve any minimal attention, right? Since a time is a time and a frequency is a frequency and numbers can be multiplied and divided we can acknowledge this and carry on.
EliminaRagazzi: è una cosa che serve a chi non capisce nulla a far capire che capisce qualcosa. Ma secondo voi per capire quanto è sostenibile il proprio debito è rilevante o no sapere quanto si guadagna? Peraltro, l'analisi dimensionale è spiegata nel link trovato da Biagio.
EliminaQualcuno ha sentito Bertinotti l'altra sera da Vespa che sosteneva che i rapporti col governo prodi I erano tesi anche perché Prodi non era convinto dell'adozione dell'euro e per B era un passo necessario per fare l'Europa? Ma che me so perso un pezzo? (Non tanto per il neo cattolico che oggi sostiene che il problema è l'austerità e non l'euro ma per l'ex pres del consiglio tanto scettico sull'euro da rischiare la maggioranza, già fragile)
RispondiEliminain effetti la grandezza dello stock "debito" non è molto significativo del flusso "onere finanziario" . Un conto è dover restituire un € il giorno dopo con un'interesse al 30%, un conto è dover restituire lo stesso € tra 10 anni con lo 0,5 di interesse. Sono i misteri degli economisti
RispondiEliminaOT ma non troppo ... L’Islanda ha ufficialmente comunicato all’UE la sospensione dei negoziati per l’adesione per un periodo di due anni. La coalizione di centro destra che governa il paese dal 2013 ha dunque mantenuto le promesse elettorali. Si tratta solo di una sospensione e non del ritiro vero e proprio, però il fatto è altamente significativo, essendo il primo paese che dopo la richiesta di adesione ha poi ingranato la retromarcia, per così dire. Ufficialmente esponenti governativi hanno indicato nelle quote sulla pesca l’ostacolo maggiore, ma forse l’attuale UE, caratterizzata da implacabili regole di austerità e di controllo quali la MIP, sta sempre più perdendo la sua forza attrattiva, inevitabilmente.
RispondiEliminaBeh, anche Landini, venerdì sera sulla 7, alla precisa domanda sull'Euro, prima di rispondere che voleva rimanere nella moneta unica ha premesso qualcosa tipo: "io di queste questioni non ci capisco molto". Meglio che niente....
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