Su Bruegel.org Guntram Wolff si chiede: "Ma perché due paesi in fondo abbastanza simili come la Grecia e la Bulgaria hanno reagito alla crisi in modo tanto diverso?", e fa tutto un discorsetto il cui senso è che la Grecia è stata penalizzata dall'imprudenza fiscale del proprio governo. Avrebbero dovuto risparmiare di più, nel tempo delle vacche grasse, ecc.
Questo è certamente vero, non lo si discute. Indubbiamente, il fatto di avere un debito già alto, anche se stabile, ha sottratto "spazio fiscale" al governo greco. Ma è tutto lì?
Intanto, a me la Bulgaria più che la Grecia ricorda la Spagna. Se andiamo a osservare l'evoluzione degli stock di debito pubblico, privato, e estero, la somiglianza c'è...
Comunque, in tutti questi paesi "fragili" si assiste al solito percorso di aumento del debito privato (spesso accompagnato da una diminuzione di quello pubblico). Ormai son cose che sappiamo. Proprio per questo, vale la pena di entrare in dettaglio.
In Bulgaria e in Grecia il debito privato è aumentato in misura tutto sommato comparabile. La figura qua sopra considera la definizione di debito privato della Macroeconomic Imbalances Procedure. Questa definizione non è scomponibile fra settori. Se però ci soffermiamo sui soli prestiti bancari, vediamo che la loro evoluzione fra i due paesi, simile nel totale, differisce nella composizione:
Si vede distintamente come in Bulgaria l'evoluzione dei prestiti privati sia guidata da quella dei prestiti alle imprese non finanziarie, mentre in Grecia è guidata dalla progressione dei prestiti alle famiglie. Le famiglie, coi soldi presi in prestito, o ci comprano casa, o beni di consumo (eventualmente durevoli). Sono spese utili, ma non sempre produttive. Osserviamo la distribuzione della quota di prestiti alle famiglie sul totale dei prestiti:
Si vede abbastanza chiaramente come i paesi in crisi si addensino fra quelli con il rapporto più alto (e di altri paesi "virtuosi" come Olanda e Austria sappiamo quanto siano in realtà fragili le finanze private). La procedure di sorveglianza di Bruxelles non tengono in conto questo indicatore, ma forse dovrebbero.
Del resto, anche in tema di debito estero Bulgaria e Grecia differiscono.
Più in generale, in tutti i PECO è molto forte la componente azionaria delle passività estere (lorde), il che significa, in buona sostanza, che i PECO, a differenza dei PIGS, non si indebitano vendendo titoli (di Stato o privati), ma azioni:
Tutto bene, naturalmente. I PECO, relativamente meno avanzati, hanno relativamente più bisogno di capitali, e quindi, come dire, è anche normale che nel loro portafoglio di passività gli investimenti diretti esteri (acquisto di pacchetti azionari da parte di imprenditori esteri) giochino un ruolo importante. Per un'economia matura come la nostra non avrebbe molto senso, ma per loro può averne, purché si ricordi una cosa: che non ci sono free lunch. L'esposizione eccessiva in termini di investimenti diretti ovviamente si riflette in un peso rilevante dei relativi redditi passivi in bilancia dei pagamenti. Nella media (media dei paesi delle medie fra 1994 e 2013 dei rapporti fra le rispettive variabili e il PIL) è una cosa così:
PIGS e PECO (CEEC, Central and Eastern European Countries) hanno entrambi un deficit nel saldo merci (azzurro) e un surplus nei saldi servizi (grigio) e trasfermenti (violetto). Poi cominciano le differenze. I PECO pagano all'estero molti profitti (rettangolo rosso), i PIGS molti interessi. Ovviamente, i profitti li pagano le imprese, gli interessi imprese e famiglie (vedi sopra).
Se volete qualche caso specifico (sempre medie dei rapporti al PIL, 1994-2013), eccovi serviti:
Vedete che in paesi come la Repubblica Ceca, l'Ungheria o la Slovacchia il rettangolino rosso (saldo redditi da investimenti diretti) domina sulle altre componenti negative. Notate anche il rettangolo violetto che spicca in Romania: sono trasferimenti correnti, qualcuno immagina perché?
Bene.
Se si vogliono fare previsioni di sostenibilità del debito estero, bisogna anche prevedere quanto costa quello esistente. Nel valutare la sostenibilità del debito estero dei PECO, Lane e Milesi Ferretti fanno l'ipotesi convenzionale che la sua remunerazione sia pari al tasso di crescita dell'economia, più uno spread di 100 punti base. Questa ipotesi, verificata sui dati di bilancia dei pagamenti, appare un po' troppo ottimistica:
Il tasso di rendimento reale corrisposto sugli investimenti diretti dall'estero è generalmente molto più alto del tasso di crescita dell'economia (sono sempre medie 1994-2013; il tasso di rendimento degli IDE è calcolato come rapporto del flusso di reddito passivo su IDE al rispettivo stock, e deflazionato con il tasso di inflazione). Una valutazione prudenziale deve considerare uno spread di almeno 300 punti base. Dato che col tempo la penetrazione degli IDE è aumentata, la differenza non è irrilevante.
Ad esempio, allo stato attuale si può calcolare che con le ipotesi di Lane e Milesi Ferretti la stabilizzazione delle passività nette sull'estero richiederebbe un aggiustamento del saldo delle partite correnti di questa entità (espressa in punti di PIL):
ma se lo spread fra tasso di crescita reale prevista e rendimento degli IDE è posto pari a 300 punti base (un valore più prossimo all'esperienza storica) le cose cambiano:
La Bulgaria è sempre nei guai (e infatti è entrata nella zona di allarme della MIP), ma l'Estonia si trova proiettata dalla quarta alla seconda posizione, e anche la posizione dell'Ungheria peggiora rispetto a quella della Lituania. Dipende dalla composizione dei rispettivi portafogli di titoli esteri, che potrete studiare in dettaglio qui.
Io ora dormo, che domani prendo un Airbus 320 per Bucarest...
Buongiorno Prof. Bagnai e buon viaggio,
RispondiEliminanon mi è chiara una cosa relativamente alla lettura del grafico del tasso di rendimento degli IDE raffrontato al tasso reale di crescita (colonne blu e rosse) (probabilmente non riesco a leggere bene il grafico):
lo spread rend.IDE-real growth della media dei paesi, periodo 1994-2013, ammonta a circa 400 pb (circa 700-300), in un paese come la Slovacchia addirittura a circa 790 pb.
Non è un po' troppo rischioso (o poco prudenziale) ipotizzare per la stabilizzazione uno spread di soli 300 pb quando lo storico 1994-2013 riporta valori più alti ?
Forse vengono previsti tassi di crescita reali maggiori rispetto allo storico?
airbus 320 di una compagnia tedesca low cost? Aspetti che reciti almeno un rosario......
RispondiEliminaaltro che goofynomic, questa è iettatura pura , manco gufo o gufata. Consiglio vivamente, oltre ad altre forme più consone allo status professorale, il "terque quaterque testiculi grattati .....t" oppure "agli' fravagli' fattura ca nun quagli' ecc. ecc., con sventolamento corni e cornetti rigidamente regalati. Buon viaggio comunque.
EliminaCerco di rendermi utile come posso: per la cena suggerisco "Caru Cu Bere", un po' turistico ma il locale e la cucina meritano. E' in centro, vicino alla Banca Nazionale, meglio prenotare...
RispondiEliminaPrenotarono (indipendentemente) i colleghi. See next post.
Elimina"Notate anche il rettangolo violetto che spicca in Romania: sono trasferimenti correnti, qualcuno immagina perché?"
RispondiEliminaForse per l'elevato numero di migranti?
http://www.balcanicaucaso.org/aree/Romania/Romania-gli-emigranti-non-tornano-a-casa-90826
Ottimo lavoro (CRO 29197321211) e grazie ancora.
Eh sì, penso che siano proprio workers remittances, anche se non ho verificato. Noi ci abbiamo finanziato la nostra industrializzazione...
EliminaMi sembra di capire che, in estrema sintesi, le colonie del sistema capitalistico moderno di dividono in due categorie: le colonie produttive, dove le multinazionali hanno delocalizzato parte del loro sistema produttivo, sfruttando il basso costo del lavoro (CEEC) e colonie consumatrici nelle quali i due business principali sono i prestiti alle famiglie per finanziare i consumi ed i prestiti agli stati per sfruttare i differenziali di spread rispetto al costo del denaro (PIGS).
RispondiEliminaEntrambi i gruppi, per motivi diversi e con sfumature diverse, dipendono comunque dai capitali di altre economie, senza i quali vanno in crisi. Io non sono un esperto, però a prima vista mi sembra che siamo sulla buona strada sulla via della terzomondizzazione di buona parte dell'europa a guida francese e tedesca.
(diciamo che anche se non glielo dirò proprio così, glielo lascerò capire...)
Elimina@ toti tot
Eliminabella sintesi, che evidenzia la differenza fra colonie povere ma con discreta/buona scolarita' (fra i pochi risultati positivi del blocco di la') e le colonie ricche (fra i pochi risultati positivi del blocco di qua) ma in via di diseducazione per bulimia consumistica. Sara' interessante vedere quando i poveri si stuferanno di lavorare molto per arricchire altri, e quando i ricchi avranno bruciato risparmi e fidi, non potendo piu' comprare le merci che i poveri non vogliono piu' produrre agratis!
@ toti tot
EliminaAccidenti, se avessi letto prima i commenti del post, avrei impiegato metà tempo a capirlo!
Comunque anche dopo è stato utilissimo a dissipare il dubbio di aver interpretato bene. Grazie!
OT
RispondiEliminaSto leggendo IPF e sono arrivato alla parte relativa all'andamento demografico in alcuni paesi europei. É molto interessante, ma queste previsioni vengono presi come dati e si fa un ragionamento di conseguenza. Io mi domando: ma l'andamento dell'economia e dell'occupazione nn dovrebbe influire significativamente sul numero di abitanti?
Qualcuno dei lettori del blog mi sa dare una spiegazione?
Io sono sempre più convinto che per capire il mondo nel quale viviamo bisogna capire due cose fondamentali: la prima è l'economia, cioè la scienza che studia i movimenti della ricchezza, e l'altra è la demografia, strattamente legata all'economia ma non solo a questa. Il lavoro di IPF è molto interessante e se ne dovrebbe parlare molto di più, cosa che purtroppo non avviene. Per me il dato che sintetizza tutti gli altri è quello che mostra, da quì ai prossimi 40 anni, una diminuzione costante della popolazione europea ed un aumento costante di quella americana. Mentre gli americani, da veri padroni del mondo, si moltiplicano, gli europei, ormai ridotti a rango di vassalli, sono destinati a diventare sempre di meno, ed a contare sempre di meno.
EliminaL'economia è un tassello importante di questo gioco: è chiaro che se le condizioni materiali di vita sono precarie, la gente fa meno figli.
Però l'economia non è l'unica leva per farci diminuire: contano anche le leggi che trattano l'aborto come un diritto, le leggi a favore delle unioni gay (almeno fino a prova contraria, persone dello stesso sesso non fanno figli) le leggi che consentono di divorziare con sempre maggiore facilità ed in generale una opione pubblica, scientificamente guidata dai media, che vede nella famiglia un valore arcaico, obsoleto, quasi da superare. Io credo che in questi anni l'europa stia veramente ponendo le basi per il suo suicidio, economico, sociale e demografico. E tutto questo è accolto come segno di progresso.
In pratica hai lo stesso approccio di Marvin Harris, padre del "Materialismo culturale"
Eliminahttp://www.cultural-materialism.org/whatis.asp
Suggerisco a chiunque la lettura di "Cannibali e Re" (che non è un film della serie "mondo cane")
Per certi versi dico quello che Harris affermava, però se proprio devo scegliere i pensatori che più si avvicinano al mio modo di pensare, allora scelgo Hegel per la sua visione finalistica della storia e Nietsche per la sua identificazione dell'essere con la volontà di potenza. La storia è secondo me governata da un Logos, da una ragione che per mezzo della storia si manifesta progressivamente: i fini del Logos sono noti solo a pochi, mentre la maggior parte vede soltanto un susseguirsi apparentemente caotico di eventi indipendenti. La crisi che stiamo vivendo, ad esempio, non è casuale, noi sappiamo benissimo che tutti quelli che contano erano consapevoli della inevitabile crisi a cui gli accordi europei avrebbero condotto. E' evidente quindi che quegli accordi sono stati presi perchè essi sottendono alla realizzazione di un fine. Resta da capire quale sia questo fine!!! Chi legge questo blog riesce sicuramente ad individuare l'obiettivo di supremazia delle classi dominanti rispetto alle classi subalterne: io non mi sento di rigettare questa ipotesi, però devo constatare che molti strati delle classi dominanti stanno soffrendo in questa crisi esattamente come le classi più deboli. La concorrenza spietata a cui il moderno sistema capitalistico costringe è un problema per il lavoro ma lo è anche anche per le imprese che, per sopravvivere, sono costrette a delocalizzare e/o a fare accordi con altri. Io penso che le imprese, europee in particolare, vivessero molto meglio quando gli stati difendevano le loro produzioni e finanziavano i loro consumatori con politiche espansionistiche. Le stesse banche sono oggi molto più insabili di ieri anche se hanno eliminato di fatto il rischio principale che è quello dela nazionalizzazione quando le cose non vanno bene. La fiat per sopravvivere è stata costretta ad abbandonare l'Italia, la Pirelli sta per essere acquistata da capitali cinesi, etc...
EliminaSecondo me c'è dell'altro dietro al progetto di egemonia delle classi dominanti e questo altro è rappresentato a mio avviso dalla volontà di potenza di chi ambisce al governo del mondo. La continua espansione ad est della NATO è la prova di questa volontà, la situazione in Ukraina è la prova regina del conflitto in atto teso a mettere la museruola al principale ostacolo a questo disegno egemonico mentre le alleanze militari che la Russia sta stringendo con i suoi alleati, IRAN in particolare, sono la naturale conseguenza. Forse siamo all'inizio o alla fine di una fase storica che vedrà una rottura dell'equilibrio che si era avuto con la guerra fredda e probabilmente uno dei cardini del nuovo ordine che si vuole imporre è l'indebolimento economico, quindi politico, della vecchia europa, perchè l'indebolimento dell'europa è precondizione essenziale al rafforzamento degli USA ed all'adesione incondizionata all'agenda geopolitica dell'alleato "pesante". Se è vera questa ipotesi, è anche vero che per liberarsi dalla morsa dei burocrati europei, bisognerebbe rendersi più autonomi dagli americani!!!! Ed è quì che nascono i veri problemi secondo me... Alla fine l'UE non conta niente, si tratta di quattro politicanti da quattro soldi raccattati in giro per l'europa che, concretamente, non hanno nessuno strumento per imporre le loro decisioni ai governi europei.
Il "commento perfetto"!
RispondiElimina@ toti tot 25 marzo 18:08
RispondiEliminaUn appunto: non vedo come le unionii gay, legittimate o meno, ostacolino la riproduzione umana.
Al di là del fatto che sono contro la demonizzazione di quanto, scelta o natura, sta nel privato delle persone, non vedo come gay maschi e femmine potrebbero, in altro contesto, produrre figli a meno che non li si obblighi con qualche metodo nazista. Così come non vedo come gli etero che, per impossibilità o per scelta, figli non hanno, siano colpevoli di non popolare il mondo; allora bisognerebbe obbligare anche loro (stato etico? e di quale etica?)
In genere: cerchiamo che gli interessi, veri o presunti, della collettività - e chi decide quali debbano per forza essere ? -, non schiaccino l'individuo solo grazie al quale tale collettività esiste.
E un sospetto di lecchinismo mi viene: non posso non pensare, e magari sbaglio ma il pensiero ci sta ed è libero (o NO?), che se il Prof. si fosse pronunciato per la santificazione dei gay o si fosse professato tale, fiorirebbe da tempo in queste pagine un'innografia gay da far paura e, soprattutto, noia.
Ciò non a proposito del singolo commento, ma perché mi pare - dico solo mi pare -di aver più volte riscontrato in giro (in giro) un orientamento colpevolizzante i gay come rovinaqualcosa - strada comodamente percorribile anziché quella che li taccia di inferiorità o mostruosità, dato che dirsi anti non è, al momento, popolare.
Anche il grazioso Fusaro mi pare stia sulla linea di una pretesa oggettività - la società borghese-decadente (e ancora??? da quel dì che doveva decadere, è viva e vegeta..) e ora globalplutocratica alleva tali stranezze per dissolvere i sacri legami e fregare tanti poveri cristi.
Posizione che di logica ne ha zero, come dimostrato sopra.
Spessore umano, be', forse deve essere ancora inventato.
Come la mettiamo se uno - diciamo solo uno - dei poveri cristi mazzolati dalla crisi ha anche la "disgrazia" o fa il "crimine" di essere pure gay? La crisi se l'è andata a cercare in quanto gay? Ha commessa una mala azione e pertanto merita di morire di fame?
Be'.
E a rispettarsi come umani transeunti proprio non ci si arriva? (v. il messaggio di Leopardi, veramente universale: era più avanti uno del Settecento).
La realtà sessuoaffettiva, o solo (?) sessuo come minaccia alla civiltà?
Trovare un'altra scusa.
Firmato: zitella incallita, di amori ondivaghi e tutti morti, si capisce, per par condicio.
L'arresto cardiaco è illusione oppure congiura del capitale internazionale (affermazione ironica).
Non risponderò per un po' a eventuali risposte: quella vivacità vitalistica con cui, appena dopo un funerale, si sta lì a parlare d'altro, funzionale a rassicurare i vivi di essere tali a differenza di chi si è appena visto disteso e neppure si nomina - ecco che i giorni dopo piomba come piombo e indirizza al risparmio delle forze.
Ritorno, temporaneamente, nel mio silenzio.
Toti tot, nesso causale fra calo demografico e matrimoni gay che non c'entra assolutamente nulla, visto che negli Stati Uniti (demograficamente in crescita) 36 Stati su 50 riconoscono le nozze omosessuali.
RispondiEliminaStessa cosa per il SudAfrica e la Spagna (quest'ultima l'anno scorso ha visto la propria popolazione aumentare di 3000 unità).
Quindi ribadisco, opinione totalmente infondata nei fatti.
(e tranquillo, che anche le persone omosessuali se vogliono si riproducono)
Allora bisogna obbligare a riprodursi gli omosessuali dissidenti, quelli che non vogliono :-)
RispondiEliminaE, prima, obbligarli a sposarsi. :-)
E, ancor prima, mettere una tassa sull'omosessuale single.
Dimenticavo la tassa sul macinato, che non sarà di genere ma la sua figura la fa :-)
Per chi si sintonizzasse ora: si scherza.