L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
E' un giorno molto triste. Purtroppo gli animi si stanno surriscaldando e tutto ciò che è successo non aiuta, temo che ci siamo ficcati in un guaio molto più grande di quello che mediamente ci si aspettava. Anche se probabilmente qualcuno certi conti li ha fatti molto bene... Sono molto triste.
Purtroppo questo tipo di eventi scatenano immancabilmente le stesse reazioni, a nulla serve il fatto che viviamo in un Paese che è forse fra i più colpiti dalla strategia della tensione (che poi non è altro che un'operazione di guerra psicologica).
Questo tipo di forti reazioni emotive generano dissonanza cognitiva e alla retorica del difendiamo i nostri valorisi accompagna spesso proprio l'attacco a questi valori§, come per esempio il principio della responsabilità penale personale, sancito dell’art. 27, comma 1 della nostra Costituzione.
Chiunque si serve dello strumento del terrore è consapevole di ciò (non mi riferisco necessariamente agli esecutori materiali). Ne sono perfettamente consapevoli anche i nostri amati burocrati di Bruxelles, come ci ricorda Riccardo Seremedi, che ha portato alla nostra attenzione, nel primo di una serie di post su Orizzonte48, un documento allo stesso tempo interessante ed inquietante.
«Se i cittadini sono scettici sulle operazioni di difesa, i bilanci sono destinati a contrarsi e il reclutamento di risorse umane diventerà più difficile. Comunque è chiaro che un nuovo attacco terroristico influenzerà fortemente l'approvazione dell'opinione pubblica per operazioni di sicurezza e difesa.»
________________________ § Lo prendo come esempio per illustrare il concetto, non mi interessa stigmatizzare la persona: può accadere a ciascuno di noi, quando le emozioni prendono il sopravvento, di non riuscire a ragionare lucidamente.
Altro esempio dell'effetto noi contro loro/scontro di civiltà, ce lo illustra questo diversamente spiritoso, che pretende di aver capito l'umorismo feroce di una copertina di Charlie Hebdo ma è evidente che ha totalmente frainteso. Ci informa però che è assolutamente contro la pena di morte, bontà sua.
Per sua sfortuna il forum a cui fa riferimento è accessibile un po' a tutti, non solo a statunitensi delle nuove generazioni a cui è stato fatto il lavaggio del cervello con l'ossessione per il politicamente corretto (altro che piddini, questi fanno veramente paura), e cominciano ad apparire spiegazioni corrette di quell'immagine di copertina del Charlie Hebdo.
Vi riporto, traducendo, frammenti da un paio di risposte:
«Questa copertura è una miscela di due elementi non correlati che hanno fatto notizia all'incirca nello stesso periodo: - Le vittime di Boko Haram che probabilmente finiranno schiave del sesso in Nigeria - La diminuzione degli stanziamenti per il welfare francese
… volevano fare una parodia delle persone che criticano le "regine del welfare", portando questo punto di vista all'assurdo… ———————————————————— Secondo una persona francese che conosco: Questa copertina vuol prendere due piccioni con una fava nel classico stile di Charlie, è allo stesso tempo contro Boko Haram e la nostra destra, NON contro le schiave del sesso o "le regine del welfare". Fraintendere ciò mostra una totale ignoranza della stampa francese e della tradizione di sinistra/anarchica di Charlie.»
Per evitare fraintendimenti, aggiungo che non intendo negare l'esistenza di correnti radicali all'interno dell'Islam che credono davvero nella guerra santa contro l'Occidente. Ma l'analisi di questo fenomeno la lascio a chi è qualificato.
“Ma c'è un soldato italiano che si trova con maggiore frequenza in tutte le caserme e in tutti i teatri operativi. E' un ultra-trentenne bruno, solido, sorridente. E' entrato nell'Esercito con un diploma e una raccomandazione per scoprire subito dopo che il primo non serviva e la seconda era una millanteria. Ha oltre dieci anni di servizio e una decina di missioni all'estero. Conosce tutte le armi in dotazione, ha la patente per tutto quello che si può guidare e ha già sparato contro un uomo, per difendersi. Ha un petto pieno di medaglie ed è un mito per la sua famiglia. E' sposato con un figlio o due. Di stipendio prende 1.200 euro al mese. Paga un affitto mensile dai 500 ai 700 euro. Non ha ancora finito di pagare i debiti contratti nei primi anni quando con la paga iniziale trovava credito illimitato e si era comprato la macchina da 20 mila euro, lo stereo e tutti gli accessori per una vita da giovane finalmente indipendente e "ricco". La moglie deve dare una mano, ma il lavoro al Sud non c'è e al Nord non è facile inserirsi se ti chiami Concetta o Assunta. Quando sta in Italia deve tirare la cinghia. Non ci sono soldi per gli straordinari, per le missioni e neppure per l'addestramento. Il fuori orario si deve recuperare con il "riposo compensativo" e allora per un paio di giorni di servizio continuativo si maturano settimane di "riposo" che non fanno altro che assottigliare la schiera dei soldati disponibili e aumentare le preoccupazioni di quelli che non hanno nulla da fare o da spendere.
Le missioni all'estero sono l'unica prospettiva di sopravvivenza: la paga è buona, ma c'è la fila per andarci e non si fanno più di quattro mesi. [...]Con i "quaranta" la sua "vita operativa" da soldato di professione si avvicina alla fine. Dovrà riqualificarsi e non andrà più all'estero. [...]Con risorse sempre più ridotte abbiamo cercato di salvaguardare i fondamentali standard di vita del personale e di funzionamento della struttura. E' già un risultato, ma l'impegno non era quello di far sopravvivere il personale alla meno peggio contando sul coniuge che lavora, sui genitori che aiutano o sui periodi di missione che alleviano temporaneamente dai debiti. [...]Abbiamo cercato di diffondere l'uso della lingua inglese e questo ci si è ritorto come un boomerang. Non c'è più un pensiero strategico, tattico e operativo originale italiano. Alla flessibilità della capacità linguistica non ha corrisposto una vivacità di produzione di pensiero critico, originale, sincero. Per cui diciamo e scriviamo banalità e utopie, ma in inglese. Chi pensava di barattare l'impegno dei nostri soldati all'estero per avanzare candidature nazionali al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è dovuto ricredere.I milioni di baionette non hanno mai funzionato.
[...]Una delle menzogne più sfacciate di questi anni è che si stiano preparando eserciti tecnologicamente avanzati e forze speciali in grado di condurre azioni mirate a distanza, con rischi nulli per il personale e senza danni collaterali. In realtà le Forze armate moderne stanno cercando di sottrarsi alle responsabilità internazionali affidando a compagnie private alcuni compiti un tempo riservati esclusivamente alle istituzioni militari statali. Inoltre stanno preparando piccoli e grandi eserciti di sicari, senza identità, senza contrassegni, invisibili e non rintracciabili. Killer senza scrupoli, devoti a un clan e a una gerarchia parallela, pronti a rischiare la pelle propria e dei familiari per un compito noto a pochi e utile a pochissimi. Gente per nulla diversa dai sicari di mafia e camorra e dalle migliaia di banditi balcanici che scorrazzano sul nostro territorio senza patente, senza documenti e senza limiti. Questi "mai nati" sono per definizione immortali perché nessuno potrà mai registrarne o denunciarne la morte o la scomparsa. Si stanno formando e legalizzando le squadre di ignoti, di alias, di gente che uccide senza assumere responsabilità e che muore per mano degli stessi mandanti senza che si sappia perché o come o quando.”
(Fabio Mini, "Soldati di oggi e di ieri", Limes n. 5/2014 – “2014-1914. L’eredità dei grandi imperi”, pp. 158-159)
Più privato, meno Stato: è lo Zietgeist dominante, laddove il settore militare ne è stato precursore ed è tutt'ora avanguardista. Le funzioni di intelligence una volta appannaggio delle istituzioni militari statali oggi stanno venendo affidate a compagnie private, quale è Digital Globe, una spa operante nella mappatura e nel tracciamento satellitare, notoriamente "partecipata" dalla CIA*, di cui la NATO si serve come copertura propagandistica delle proprie strategie belliche ("sono privati, accountable, controllate le loro informazioni, sono disponibili a tutti, mica come l'esercito russo").
Più in generale leggendo il link al blog di 48 mi è venuto in mente che, al netto dell'iperuranio dei supergenerali NATO, le guerre le combattono gli uomini. Se hai degli eserciti (italiano, "europeo", atlantico, quel che vuoi) hai degli uomini in carne e ossa. Almeno finora.
E quali sono le condizioni in cui versa "l'esercito di professione" italiano, a titolo di esempio ma nella media come lo stesso autore di quel post osservava? Un insider attendibile ne dà una descrizione accurata e aderente alla realtà: un esercito di "poveri", di riserva in tutti i sensi, sottoposti al ricatto della miseria come tanti altri appartenenti alla classe lavoratrice del nostro paese; miseria a cui sottrarsi facendo la fila per andare in "missione di pace" in qualunque zona di guerra l'Italia li renda disponibili. La necessità della guerra perpetua (in spregio dell'Art.11 Costituzione italiana) per arrivare a fine mese: lo specchio della crisi in cui le nostre classi dirigenti ci hanno ficcato. La cinica ambizione politica come filo conduttore, inappagata nonostante il sangue continui a scorrere.
Ti viene da chiederti quale futuro sarà riservato a queste migliaia di uomini e donne una volta che andranno a ingrossare le file dei disoccupati, se la loro condizione psicologica non costituirà di per sé una ulteriore minaccia alla coesione sociale. L'abbruttimento a cui stanno (stiamo) andando incontro mette in discussione lo stesso concetto di sicurezza nazionale e di nazione. Se anche dovessimo diluirci nel superstato Europa, a quale destino mercenario saranno (saremo) comunque sacrificati? L'autore che ho citato ne traccia un quadro esaustivo. Lo Stato che abdica alle sue funzioni e si fa esso stesso promotore di un terrorismo identico a quello che vorrebbe combattere, appaltandolo al settore privato così da non doverne sostenere le responsabilità.
E allora un motivo per combattere vale un altro: contro i terroristi, contro le dittature asiatiche, contro l'oligarca pazzo, in difesa della democrazia e dei "valori europei". Contro chiunque mi venga indicato come nemico, o contro gli stessi mandanti se i loro nemici mi offriranno di più. Chi è Stato?
Le nostre classi dirigenti stanno segando il ramo su cui sono comodamente sedute, è vero, ma noi siamo là sotto ad ammortizzarne la caduta.
L'esistenza di eserciti, più o meno piccoli, operanti totalmente fuori da un controllo democratico (quanto meno formale) non mi sembra in realtà una novità. È certo inquietante vederne legittimata l'esistenza, con le solite motivazioni economiche che sappiamo assolutamente false.
«se iniziamo a porci la domanda se abbiamo o meno il diritto di disegnare Maometto, se sia pericoloso o meno farlo, la domanda successiva sarà, possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale? E poi sarà se possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale, e alla fine non rappresenteremo più nulla e il gruppo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia avrà vinto». - Stéphane "Charb" Charbonnier -
Non credo sia la domanda giusta, che è: perché troviamo da ridere sulla religione altrui? Riteniamo la nostra superiore? Non è anche questa, con ogni debita approssimazione e senza pensare minimamente di paragonarla non dico alla uccisione di un uomo ma alla sola violenza fisica di per sè deprecabile, una "violenza"? Posto che per me ognuno faccia quello che vuole e quando vuole, credo ci si debba chiedere perché la religione degli altri ci fa ridere.
La religione non era la causa. Non lo era nemmeno quando furono sterminati i Catari nel sud della Francia: quella era annessione. E' vero che Lao-tze disse: "Il Tao di cui non si può ridere non è il Tao" (è anche vero ch'egli fosse pur sempre Lao-tze...). Ma il problema gira anche attorno al fatto che ci si voglia sentir sempre più liberi ritenendosi senza vincoli per poter dire e fare qualsiasi cosa di chiunque, ridendo o digrignando i denti in una minacciosa smorfia, piuttosto che liberi nel cercar di rispettare chiunque - e così sorridere insieme, senza un fallace e pretestuoso perché -, come se il rispetto fosse un vincolo odioso, un morale impaccio alla competitività sfrenata d’ogni sorta e tipo, nonché alla fame di potere. Questione di cultura, altissima cultura che nemmeno libri e opere d’arte insegnano, ma al più faticosamente suggeriscono.
Sicuramente no. Però queste incredibili uccisioni credo abbiano una indiscutibile matrice religiosa e mi ripeto che a parte la tremenda disparità è violenza anche la pretesa superiorità sulla quale basiamo le nostre risate. Peraltro comportamento ben poco cristiano.
Era ed è una concausa. Non lo dico per cerchiobottismo, ma perché i fatti "ideali", quelli sovrastrutturali (Gramsci) tra cui appunto questo, sono comunque potentissimi ed oggetto e soggetto di "propaganda", cioè danno motivazioni, le creano, le fomentano e costruiscono un saldissimo immaginario "reale".
In un periodo, il Medioevo, di "pensiero unico" religioso propalato da istituzioni inossidabili come il Vaticano e gli ordini monastici - organi più mainstream di così... (tanto "unico", cioè totalizzante e totalitario come è stato, al punto da essere la fonte di movimenti ereticali che, in quanto costantemente domati, rafforzavano loro malgrado le istituzioni contro cui si ponevano), non mi stupisco che il pensiero unico sia stato per molti di allora la vera causa del loro agire - e per alcuni un'ideologia ben congegnata, visto nella sua valenza funzionale.
Sui feudatari in crisi (non mistica ma di terre) che si inventarono la prima crociata e che, in quanto uomini d'arme, non erano stinchi di santo, sospendo il giudizio... Certo che con la religione ci guadagnarono parecchio e pare che a nessuno venisse in mente "Quinto: non ammazzare". Ci guadagnarono pure i Genovesi presenti alla prima crociata - quelli sopravissuti va da sé - ,non in termini di terre ma di un pozzo, un fondaco, trenta case in quel di...(non ricordo), come concessione di Baldovino di Fiandra (?) che avevano servito in armi, e quello fu l'inizio della presenza mercantile genovese nel Levante. Il ritorno con tali concessioni mise fine temporaneamente alle lotte interne del neonato Comune, che prese come stemma la croce rossa in campo bianco, colori dell'abbigliamento dei cavalieri crociati.
Di fronte a tutto ciò, ed è solo un esempio, la crociata detta "dei pezzenti" e quella dei bambini - se veramente avvenuta - sono, ohinoi, un'altra storia.
P.S. Se tra i lettori qualcuno ha nozioni più precise delle mie circa punti deboli o dubbi di quanto scritto, coregga e compatisca...
Bo? di tutto quanto letto fino ad ora nei commenti mi trovo d'accordo con una sola domanda. :) A quelli che "non si ride della religione altrui, caso mai si sorride assieme": come avremmo dovuto reagire noi cattolici battezzati praticanti all'autoctono Luttazzi, per esempio? Oltre tutto, dal momento che il motivo per cui certi fatti accadono è lontanissimo dall'offesa alla religione (quello caso mai è il pretesto), non credo che i signori di stamane abbiano alcuna intenzione di sorridere assieme a noi. Infine: in una società democratica quale è quella francese esistono tutti gli strumenti legali per tutelare il "senso del sacro" e per chiedere in maniera civile il rispetto dei propri valori anche a chi non li condivide e ne fa oggetto di blasfemia. La cosa peggiore che possa capitare alla nostra società (e sta già capitando, pare) è che passi la convinzione che il sarcasmo pungente, l'ironia dissacrante, la satira -se anche arrivasse a sconfinare nel volgare e nell'offensivo- se tocca "certi argomenti" possa legittimare risposte violente, che ad azione violenta necessariamente deve seguire reazione violenta. Sinceramente preoccupata di trovare anche qui queste posizioni.
Consolati pensando che qui trovi, come al solito, tutte le posizioni. Pare siano tre fratelli, identificati e (forse) localizzati. Li ammazzeranno, I guess.
Di Franco Cardini: "Le crociate in Terrasanta nel Medioevo". "Le crociate tra il mito e la storia". "Studi sulla storia e sull'idea di crociata". "La crociata dei fanciulli", insieme a Domenico Del Nero.
"La Crociata come idea dal punto di vista canonistico e teologico si è affermata nel corso dei secoli, e prima della metà del duecento non c’erano diritti di Crociata, con privilegi, indulgenze e quant’altro. Poi la Crociata è un movimento complesso e ramificato - commerciale, politico - nel mediterraneo e anche in Spagna - e diventa “guerra religiosa di civiltà” solo nel XIX secolo. Nell’ottocento si lega al colonialismo, dopo che nel 700 l’illuminismo aveva duramente contestata l’idea di Crociata imperialistico-religiosa. E poi le Crociate non volevano convertire gli islamici, ma solo riconquistare la terra santa. Sarà nel 1830 Chateaubriand alla Camera a infiammare l’assemblea, parlando di ultima crociata, con i francesi alla conquista di Algeri." (estratto da http://www.unita.it/italia/intervista-a-franco-cardini-le-crociate-furono-una-cosa-seria-non-una-buffonata-leghista-1.37222).
Molto in sintesi: le Crociate furono eventi complessi e articolati, così come la società medievale, ove come sempre accadde di tutto, sicché il polarizzarsi solo su alcuni aspetti - taluni peraltro deformati dalla storiografia dell'ottocento - impedisce di scorgere appieno il disegno d'insieme. E nemmeno fu il Medioevo - ingiustamente accusato d'essere un periodo buio - permeato di un "pensiero unico" (lo sono assai di più questi secoli mediatici), poiché la stessa esperienza religiosa era comunque - al di là delle inevitabili ristrettezze d'intendere radicate in un certo clero - ricca di fermento, innovazione e genuina visione profonda (basti pensare a Francesco d'Assisi o Meister Eckhart, ma anche a taluni rapporti interreligiosi, che una certa storia talora fatica a rammentare o individuare). Ma è forse mai possibile cogliere davvero il senso profondo e complessivo d'un'epoca, senza incorrere in semplificazioni che rischiano la partigianeria superficiale, da qualsivoglia lato? Direi decisamente di no, dunque…
p.s.: non sono né un parente, né un allievo di Cardini...
Solo ora vedo il ricordo storico di @citadacal, ricodo che apprezzo perché i catari furono una mia scoperta adolescenziale, come può esserlo nel senso di una che va a consultare un'enciclopedia, e della cui sorte rimasi colpita. Nel curriculum scolastico, si ripresentarono.
Metto dunque assieme due nozioni: la cosa "divenne" una lotta tra fedudatari della Francia settentrionale e Raimondo IV conte di Tolosa, che proteggeva gli albigesi (all'epoca del primo studio così erano detti sui manuali scolastici italiani). Ma "la cosa" ebbe una fortissima e non credo pretestuosa coloritura dottrinale, se vi si impegnò, come crociata all'interno della cristianità, Innocenzo III coi suoi domenicani (etimo, "canes dominici", cani del Signore, a guardia teologicamente armata dell'ortodossia, e suoi nel senso che li arruolà allo scopo). Ignoro se dall'inizio ci fosse anche una connivenza tra lui e il signore di Monfort, uno del Nord, e una cosa non esclude l'altra. Ma considerato il fatto che i catari rifuggivano dalle istituzioni ecclesiastiche ("pensiero unico") praticando, per esempio, la confessione pubblica, cioè gestendosi da soli i riti e almeno questo sacramento, non posso non pensare a un iniziale e profondo conflitto di potere, con o senza feudatari al seguito. (Il conte di Tolosa appoggiò i catari che erano nel suo territorio e non so se questo sia il motivo unico, che mi parrebbe debolino, o se volesse mostrarsi forte di fronte a terzi, anzitutto al papa). Sta di fatto che, per i sostenitori del pensiero unico, qualunque divergenza teorica che puzzasse di autonomia anche limitandosi al campo teorico - cosa che NON faceva il catarismo - doveva essere avvertita come sovversiva per il solo fatto di esistere, una sfida non possibile ma già in atto, un misurarsi sul potere da affermare, da sottrarre o da difendere.
Del resto, pensiamo a quanto fu lunga la lotta Papato - Impero anche prima della fase cruciale (Enrico IV, ecc), cioè a cominciare da Ottone I, sec. X, ("vincolo esterno", germanico o tedesco, a seconda delle preferenze lessicali, sull'elezione del Papa e dei vescovi, potentati anche economici poderosi, e non è dir poco): lotta non dottrinale ma procedurale, credenti o non credenti entrambe le entità, non importa - potere che si misurava col potere.
Anche senza ricchezze, potrei pensare - per volontà di prevaricare e di prevalere. Ma questo è sospetto non comprovabile, che renderebbe il tutto ancora peggiore del peggio del peggio. Paga, dunque, di aver dato mostra, ancora una volta, di inguaribile ottimismo...
a Chiara, ad Alberto, a tutti. Qui siamo dinnanzi all'uccisione cruenta di 12 persone. E la cosa sbigottisce senza se e senza ma. Lungi da me fare una classifica della violenza. Punto. E a capo. Leggo il blog per numerosi motivi. Imparo. Apprendo di non sapere. Ho scoperto Mozart, dopo numerosissimi viaggi e soggiorni a Saltzburg, e di recente anche Vivaldi. Ho appreso che la moneta non implica inflazione. Il padrone di casa è fantastico, nel bene e nel male. E i suoi ospiti sono eccellenti. Imparo molto anche da loro. E arriviamo ai però. O meglio ai ma. Spesso mi sono interrogato sul successo dell'insegnante, cioè sul fatto che tutti sembrano capire tutto. Ebbene io invece alle volte fatico. Non poco. Esemplifico. Ma tutti 'sti sveglioni ci stanno in Italia? E (oppure?) stanno tutti qui sopra? Allora se tutti avete capito anche in questo caso mentre io solo non ho capito c'è un problema. Questa non è una strage per motivi di religione? È politica? Serve a destabilizzare il governo turco? O la situazione in Afghanistan? Sicuramente (?) non c'entra il petrolio. Se la religione è il pretesto, il senso quale sarebbe? Perché io, mi scuso, ma non lo capisco.
Quasi tutte... Sono più terroristi i media o i terroristi islamici? L'Islam è il principale problema dell'Europa e del mondo? Vogliamo fare un po' di autocritica sulle responsabilità "occidentali" (e non solo nel mondo arabo)? Perché 63.000 iracheni civili uccisi fanno meno "notizia" e suscitano meno indignazione di 12 francesi? Nessuno dovrebbe uccidere nessuno, 1 morto è già uno di troppo e questa sembra la versione aggiornata (e al cubo) di 10 italiani per un tedesco.
Sembra che li abbiano identificati poichè si sarebbero dimenticati le carte d'identità sulla Citroen nera con cui sono fuggiti... ma mi chiedo io, è possibile ? Questi studiano un piano da veri soldati e poi fanno una defecata di portata cosmica ? Non so davvero che pensare.
La religione non è la causa finale delle guerre, ma è spesso stata un ottimo mezzo di sostenerle e condurle. Religione di qualsiasi tipo, aggiungo, nel senso di fede irrazionale e indimostrabile in una verità per la quale vale la pena uccidere e farsi uccidere. Per questo non c'è simmetria alcuna tra chi irride e muore e chi viene irriso e uccide.
Se proprio vogliamo dirla tutta: chi c'è davvero dietro l'ISIS? (qualcuno sostiene che probabilmente fu finanziata dagli emirati del Golfo, ora impensieriti dall'esser loro sfuggita di mano e dunque “alleati” con gli USA, un gioco già visto con Saddam Hussein e Bin Laden, in quell’occasione da parte americana). E chi fu il reale mandante dell'uccisione di Ahmad Shah Massoud, il cui torto (???) fu quello di battersi, per un Afghanistan libero e tradizionale, prima con l'URSS e poi coi Talebani, e senza piegare il capo ai dollari USA? Chi ha lasciato che Gheddafi venisse ucciso? Chi ha deciso di uccidere i due Kennedy e a chi faceva comodo? Avanti così, con mille altri interrogativi; ma alfine è come una tragedia, ove il finale sancisce troppo linearmente mandanti ed esecutori, senza mettere in scena il nome dell'autore/autori. E la “religione” non c’entra proprio nulla, perché non c’è nulla di autenticamente religioso in tutto ciò (religione da “religo”, ovvero “unisco, lego a,” nel senso antitetico a dividere, disperdere e crear discordie come le lingue differenti della Babele – ah, ma c’è sempre chi intende che “comprendere” una sola lingua voglia dir “parlare” una sola lingua, come nell’Europa di Bruxelles). Credo fossero gli indiani Hopi a tramandarsi la seguente frase: "Chi sa raccontare le storie governa il mondo", espressione assai ambigua, in cui è possibile scorgere un aspetto introspettivo sacrale ove la corretta rivelazione interiore acconsente l'accesso ad un livello di coscienza più profondo e quieto, ma anche un aspetto esteriore "profano" e secolare terribilmente inquietante. Ma, in fondo, sono solo leggende di arcaici pellerossa ormai defunti...
Intanto, grazie per la risposta e la segnalazioni, un vero dialogo.
Non penso che il Medioevo sia buio causa religione né non-buio nonostante.Inoltre per fortuna nostra, il fatto religioso ha dato temi per altissima produzione artistica, basti pensare alla Commedia, all'architettura sacra, tanto per andare all'ingrosso, nonché, chez nous, alla prima composizione alta in uno dei volgari, che preghiera di Francesco d'Assisi.
Figure singole come lui o altri non salvano un'epoca, se mai la si riducesse a un'istituzione, né un'istituzione, ma lasciano a bene sperare nelle facoltà profonde di qualche essere umano futuro e segnano comunque un momento nella storia, quella che è stata, e quella che è nel momento in cui la ripensiamo.
Sulle crociate: almeno nella prima, quella a cui facevo riferimento, fu forte l'intervento di Urbano II a esortare alla partecipazione, al di là di promesse che, appunto, non risultano; ma una personalità ecclesiastica e, nel caso come in altri, a propugnare una certa azione,carisma l'aveva comunque e tanti si saranno mossi anche per questo che nulla ha a che fare con la fede - ragioniamo noi disincantati e a freddo - ma che molto poté allora, sempre nell'ottica del pensiero religioso e delle pervasive/totalizzanti istituzioni ecclesiastiche.
Che poi i sudditi dei malmessi feudatari europei settentrionali si sarebbero mossi comunque, lo credo, visto che in quanto sudditi non potevano rifiutarsi, con o senza propaganda religiosa e con o senza particolare fede, certamente con parecchia paura e fame. Che si siano mossi i Genovesi, i quali, all'epoca della prima crociata, avevano dato il benservito ai grandi feudatari già da tempo, è un fatto che di per sé non smentisce e non comprova alcun afflato religioso, ma è anche un fatto che in città ci fu il messo di Urbano II e la cosa qualche conseguenza la ebbe. Si saranno mossi per avventura, per spacconaggine o sfida (chi può dire cosa e in quale proporzione, e in fondo non ha importanza), non per promesse di alcun tipo, ma tornarono col bottino ricordato. Religiosi o no, la cosa rese loro assai, non solo sul momento.
Il mio discorso non voleva sviscerare alcuna crociata ma la portava ad esempio di moto in cui molte cose si mescolano, come sempre, come in tutte le epoche e ideologie: struttura e sovrastruttura e, nel caso di fatti mescolati a religione nel Medioevo, e fermiamoci lì, consolidate l'una nell'altra a tal punto da risultare difficilmente scindibili.
L'intramontabile Gramsci dice che i valori dominanti sono quelli della classe dominante, e non si spinge al quesito vano se la classe dominante, nellle varie componenti, si disturbi a credere in tali valori - (questione irrisolvibile e, mi pare, poco pertinente). Da ciò si può intendere come valori ostentati, predicati e propagandati abbiano presa facile quando sono quelli riportabili a un pensiero totalizzante come quello religioso nel Medioevo, sostenuto da istituzioni solidissime e diffusissime.
Pensiero totalizzante, intendo, pervasivo e costituente il sistema di riferimento e di valori. Per fortuna, credenti o no o circa, ci furono, nel Medioevo, mercanti e banchieri, quelli deprecati da Dante che peraltro vituperava quasi tutti. Del resto, i seguaci del cherubico Francesco e del serafico Domenico (così appellati nel canto XI del Paradiso), ben lontani dai fondatori del loro ordine e sempre considerati nella generalità, si contendevano primato e potere nelle istituzioni universitarie a colpi di teologia e di alleanze coi signori delle città. Che aveva a che fare tutto ciò con la fede? Con la fede, solo in parte e moltissimo con ciò che si chiama religione, un composto di molti ingredienti umani.
P. S. mai pensato che tu fossi allievo o parente di Cardini, solo per la segnalazione di sue opere e...non sono parente né di Dante né di Gramsci. Come NON ha detto Mark Twain, anche se sto discretamente di salute, talvota fatico ad essere parente di me stessa :-)
"Per quel che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell'oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma VITTORIOSO PERCHE', NONOSTANTE TUTTO E TUTTI, IO SONO RIUSCITO A PASSARE ATTRAVERSO QUESTO CATACLISMA SENZA ODIARE NESSUNO. Anzi, sono riuscito a ritrovare un prezioso amico: me stesso”
Giovannino Guareschi
http://www.gliscritti.it/blog/entry/2262
N'artro QED (numero?!?), a proposito di piazzaleloretismi e processidinorimberghismi...
Molto bello, grazie. Ma quanti sarebbero capaci di tanta umanità? Forse siamo solo un clamoroso e fatale errore del processo evolutivo e benché abbiamo tutto ciò che servirebbe a riscattarci continuamo a scegliere la via più facile. Un giorno forse ci estingueremo, quel giorno l'intero pianeta gioirà. Oppure...
continuo a vedere in ogni situazione, di qua, di là, sopra o sotto il solito finale: sempre dei poveretti morti. E questo sta diventando troppo pesante da sopportare.
...of the 1,763 major conflicts in recorded history, only 123 of them were classified as having been fought over religious differences. That’s just under 7 percent. The encyclopedia also explains that the number of people killed in these conflicts amounts to only 2 percent. Roughly hald of that 7% is of Islamic origin.
Scriveranno fiumi di parole. Ma io ricorderò sempre, 12 anni fa, il discorso di Tony Blair alla camera inglese, trasmesso in diretta a tutta Gran Bretagna (allora vivevo là), in cui lui, con aria affranta di buon padre di famiglia, GIURO' di avere visionato direttamente a Washington PROVE SCIENTIFICHE INOPPUGNABILI del possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein e del rischio di un loro imminente uso, anche contro obiettivi inglesi. Ci credetti, me tapino, non tanto per l'abilità scenica e retorica (peraltro eccelsa) con cui lo disse ma perché pensai tra me e me che nessun essere umano sano di mente e dotato di un solo atomo di dignità potrebbe mai dire falsità su argomenti del genere senza morire di orrore per se stesso subito dopo. Tutti sappiamo che poi non venne rinvenuta in Irak nemmeno una bombetta puzzolente, ma io mi ero bevuto il grande inganno in diretta BBC... per la prima e ultima volta, però.
(Io ricordo le lacrime di Al-Barade'i in quell'occasione -era direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica- che furono un po' anche le mie al pensiero di ciò che sarebbe successo..)
Un brano di un articolo tratto dalla versione online del Corriere della Sera (quello della disoccupazione ai massimi dal 1977…):
Secondo fonti della polizia, i due fratelli, Said e Cherif, sarebbero stati riconosciuti grazie alla carta d’identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga vicino alla porte di Pantin, a Parigi…
...carta d’identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga…
Eggià, uno va a massacrare un po di gente e si porta la carta d’identità... vuoi mai ti fermino per un controllo. Naturalmente al posto degli anfibi militari indossa le Vans (o qualcosa di simile)
Su LA7 c'era un esperto militare che, stranamente in un'atmosfera di iene, faceva notare la preparazione militare e quella organizzativa e insisteva a dire che il suo giudizio sugli autori, come quello di altri più esperti di lui, per ora è sospeso.
Certo è che per il governo francese, e non solo, sembra troppo bello per essere vero.
Tra i morti c'è pure Wolinski che mi piaceva fin da ragazzo.
La Morte ci accomuna tutti, colpevoli e innocenti. Essa è la fine della vicenda umana e al contempo il fine della vita per coloro che la cercano. Molti la cercano e la invocano intensamente (per se o, più di frequente, per gli altri). Tanti la procurano ai propri simili. Ma tutti la incontrano prima o poi. Perché si muore? I vecchi che hanno esaurito le forze, si arrendono alla Morte. I malati che perdono la loro lotta, le soccombono. I fanatici che s'immolano sull'altare del loro credo, la esaltano. I soldati che periscono della stessa spada, la temono. Gli innocenti che pagano per le colpe altrui ed i colpevoli che pagano per le loro, la subiscono. Tutti la incontrano prima o poi. Per chi ignaro le va incontro, che sia nelle Twin Towers o alla stazione dei bus di Bagdad, che sia a Falluja o nella redazione di Charlie Hebdo, o nella stazione di Atocha, o alla festa di matrimonio nel villaggio di Mayyan Dazu, non cambia granché. Men che meno per loro fa differenza lo strumento usato, bomba, razzo, drone, kalashnikov o pugnale. La morte ci rende tutti uguali: cadaveri. Sopprimere la vita è il crimine più grande per un essere umano, ma purtroppo fintanto che dai nostri paesi qualcuno partirà autorizzato a sopprimere vite in altri luoghi, qualcun altro si sentirà in dovere di renderci la pariglia.
Se la vita viene svuotata di valore, ci sarà sempre qualcuno pronto a fare qualunque cosa - compresa una guerra o un attentato - per uno pseudovalore qualsiasi. Chi sta togliendo valore alle nostre vite?
Ho guardato un paio di trasmissioni di "approfondimento" stasera, per cercare di capire qualcosa di più. Ho avuto l'impressione di guardare un reality show, dove il copione ( lo sappiamo) è già scritto.
Ai fatti più gravi segue subito, altissimo, il canto delle sirene del Permeismo. Non è il caso di turarsi le orecchie, ma un paio di giri di corda è il minimo vincolo che la saggezza imporrebbe al giudizio.
Holland gode di una popolarità politica pari quasi a zero e sta inviando la portaerei De Gaulle nel Golfo in guerra contro l' ISIS, (e se non sbaglio una guerra costa tanto soldi pubblici, questa si che è spesa pubblica improduttiva!) ha avuto una "botta di culo" enorme grazie al tempismo di questo attentato. Poi la storia della carta di identità rinvenuta nella macchina, mi ricorda il ritrovamento del passaporto di uno dei presunti attentatori alle torri gemelle quando il calore aveva fuso anche le travi in acciaio. Magari sono GomBlottista io.
Non trovo sia particolarmente utile avventurarsi in speculazioni di varia natura: abbiamo avuto molti processi sugli attentati che in Italia si sono susseguiti nei cosiddetti anni di piombo e le verità processuali che ne sono emerse spesso non sono state soddisfacenti (a parte l'aver appurato che persone appartenenti ad apparati dello Stato hanno contribuito a depistaggi). A quale verità pensiamo di poter arrivare coi nostri limitati mezzi?
Atteniamoci ai fatti documentabili: come ho sopra riportato sappiamo per certo che la Commissione Europea ha commissionato un rapporto sullo sviluppo di una base industriale e tecnologica per la difesa e in questo rapporto si scrive chiaramente che un attacco terroristico può essere sfruttato come occasione per vincere le resistenze dei cittadini europei ad investire in questo settore.
Inoltre, come documenta Giuseppe Liturri su Twitter, al Sole 24 Ore non si sono lasciati sfuggire la ghiotta occasione per promuovere l'idea degli Stati Uniti d'Europa, di un esercito europeo, nello scontro di civiltà uniti si vince, insomma di una serie di non sequitur imbarazzanti, ma temo molto efficaci.
Con il piccolo dettaglio che questo attentato di botta di culo per Hollande ne avrà poca visto che la Le Pen probabilmente vincerà le elezioni, ma magari sono Gomblottista io.
Lo so anche io che la Le Pen vince, anzi al suo posto calcherei la mano con Holland, magari dicendo ai Francesi: "vedete mentre la sicurezza interna è in pericolo lui spende soldi pubblici in una guerra" Poi la mia rimane un'analisi superficiale e probabilmente lontana dalla verità.
When Day Is Done 15:38 - non ho fatto altro che riportare ciò che altri hanno trovato: dopodiché i puntini erano così vicini che è stato facile unirli.
Anche a me questa operazione "improvvisata" é sembrata fin troppo pulita - stile piazza delle 5 lune - ma esistono anche i terroristi ben addestrati (di solito dagli usa), ragion per cui la verità potrebbe essere una sintesi di tutte queste ipotesi. Un problema che vedo io é che non é detto che gli attentatori sappiano esattamente di quale gioco siano parte: sono domande che i fondamentalisti religiosi di solito non si pongono, e ci starebbe che siano stati usati dei "veri" pazzoidi indottrinati. Poi, certo, "Al Qaeda" é solo uno slogan da Fox news - se avessero detto "Stato Islamico" ci avrei creduto su due piedi (triste ma vero). Per fortuna le ricostruzioni di comodo sono sempre ridicole (evito di fare esempi per non divagare, ma c'é l'imbarazzo della scelta), quindi direi che la cosa migliore sia restare in ascolto.
L'esplosione delle banlieues parigine, frutto degli arbitrii razzistici della polizia francese (e conseguentemente, dell'insicurezza di chi li subisce) non meno dell'assoluta assenza di prospettive (cioè dell'insicurezza esistenziale) di decine di migliaia di giovani, ha accresciuto la popolarità dell'allora ministro dell'interno francese Sarkozy, poi eletto Presidente, che si era fatto propugnatore del coprifuoco (!) e della linea dura per stroncare il fenomeno. [...] Oggi la <>, e più in generale l'ossessione della sicurezza, possono svolgere un ruolo simile. Anche in questo caso esiste un capro espiatorio a disposizione, in grado di assumere le fattezze del Nemico (per definizione sfuggente) che è rappresentato dal terrorismo, e al tempo stesso di apparire come il responsabile dell'insicurezza economica: l'immigrato. Questa operazione non ha ancora avuto pieno successo, ma la situazione non è rassicurante.
@effepi "Si sta facendo una criminale confusione tra "identità" e "stereotipo". "Fuor di celia, se frequentare una moschea a Parigi (o una cattedrale a Baghdad) fa perdere il diritto a essere considerati parte del proprio paese da parte dei propri concittadini, siamo tornati ad uno stadio di barbarie tribale."
Prendo questi estratti come elementi interessanti di riflessione (e non da ora). Per non cadere nella suddetta confusione occorre avere realmente una "identità", il che riconduce al problema dell'essere: si ha identità quando si è certi di "essere" quell'identità e lo si è talmente da dimenticarsene, vivendolo in maniera del tutto spontanea, diremmo prossima alla metafisica più che alla giuridica (circostanza che, assai di superficie, indica qualcosa del perché Lao-tze affermasse: "Chi sa non parla e chi parla non sa"). Le attuali società (termine piuttosto differente da civiltà) si fondano più sullo stereotipo che sull'identità e questo è un problema che sta maturando i propri amari frutti. Essendo comunque e sostanzialmente lungi da me l’illuminismo - anch’esso divenuto stereotipo a ben vedere - queste società attuali non sono più nemmeno illuministe (e a questo punto, benché vedrei ben altro, in sua assenza auspicherei che, almeno illuministe, lo fossero davvero!). In merito al fatto d’esser tornati a uno stadio di barbarie tribale, non posso non notare come anche il considerare tutto ciò ch’è “tribale” come qualcosa di grossolano e incolto non è che esso stesso un altro stereotipo – e nemmeno ciò appartenente a una visione illuminista - del quale non attribuisco certamente a lei la responsabilità o la correità (sennò non mi sarei soffermato, stimolato dalle sue considerazioni), ma a terzi che vi speculano ad arte, dall’una come dall’altra parte (verrebbe da pensare, “casualmente”, a chi possiede tutti gli interessi per mantenere vivi i conflitti sociali e mondiali, per avvantaggiarsene; in questo caso, se le pecore da tosare siamo noi, uomini-numero, quelli che invece palesemente appaiono avversari mondiali, e temporanei, potrebbero essere sodali al di là delle quinte). Da tutto ciò debbo rafforzare il mio pensiero secondo cui da una barbarie dell’anima (perché, dopotutto, di questa si tratta) non si è mai usciti del tutto e veramente (fin troppo ovvio, per certi inconfessabili e accomodanti versi, e tralasciando speculazioni sulla reale e cangiante natura dell’anima, non quella immaginata o desiderata), se non cercando di farlo con la sola via giuridica e collettiva, la quale tuttavia, in sé, appare insufficiente senza una reale, corrispondente ed effettiva assimilazione interna individuale, che in termini lessicali si chiama “coscienza”, la quale implica sempre l’esercizio di una responsabilità (ovvero capacità di saper dare risposte, anche apparentemente “screditanti” del tipo: “non lo so”, in loco delle più facili ed endemiche menzogne): qui siamo agli antipodi e del liberismo e dello statalismo. E siamo anche più larghi rispetto all’idea che il reciproco rispetto non richieda la comprensione, sempre che non si intenda quest’ultima in senso puramente intellettivo o materiale: il rispetto richiede di necessità la comprensione, e sempre, dopodiché valuta se condividere o meno, altrimenti è un mero esercizio di forma. (segue)
Se Simone Weil scrisse che anche il diritto e la democrazia, essendo soggetti ad abuso, non sono beni incorruttibili e certi, si potrebbe sostenere correttamente la necessità di vegliare continuamente su entrambi, eppur tornando al dilemma di Giovenale: “Quis custodiet ipsos custodes?”; vien da pensare che l’ “homo homini lupus” sia stato solamente ammansito, quel tanto che basta per fargli tirare il carretto invece di sgozzar le pecore del pastore che comanda, assicurargli un adeguato boccone, salvo poi saperlo ancora aizzare a dovere quando occorre (contro se stesso e i propri simili, ovviamente); eppure lo stesso processo educativo, dopotutto, è – o dovrebbe essere - ben lungi dall’ammaestramento, il quale si conclude a un certo punto, o al più si ripete, essendo indotto, mentre l’educazione non finisce mai; però in definitiva è più l’ammaestramento ad apportare i voti ed i consensi, sia quelli politici che quelli sociali ed economici, e per qualsiasi fazione. Si può essere ammaestrati anche nel ritenere d’esser liberi.
"Io non sono complottista in genere ma...". Per porre dubbi sulle notizie, e sui resoconti ufficiali, si inizia sempre con quella premessa. Ma una premessa sensata sarebbe "Io non sono un cretino, ma stavolta credo alla versione ufficiale". Non per altro, una stampa, una pubblicistica, una manualistica che puntualmente nasconde, omette, falsifica e spinge solo alcuni aspetti (e gli esempi sono innumerevoli, dalle piccole cose alle questioni più complesse e delicate) perché non dovrebbe destare dubbi anche questa volta? Il dubbio è lecito se la situazione è questa.
Il complottista dovrebbe essere quello che fa dietrologia no? Se la maggior parte delle volte, se non tutte, quando si tratta di temi sensibili, la stampa mente, allora a me pare che l'eccezione sia una stampa che dice la verità, no? Mi pare fare dietrologia dire che la stampa questa volta ha raccontato la verità precisamente, non capita mai, hanno dei finanziatori, degli interessi, delle linee editoriali, dei vincoli esterni e interni. Perché stavolta avrebbe dovuto? Cosa si cela dietro questa volontà di informare senza pregiudizi e senza omissioni? Chi finanzia questa operazione verità? Chi ha scalzato i vecchi finanziatori e fatto in modo che si potessero raccontare i fatti come sono, con fonti primarie e non fonti di quarta mano e vari "si dice"? Cui prodest?
E' un giorno molto triste.
RispondiEliminaPurtroppo gli animi si stanno surriscaldando e tutto ciò che è successo non aiuta, temo che ci siamo ficcati in un guaio molto più grande di quello che mediamente ci si aspettava.
Anche se probabilmente qualcuno certi conti li ha fatti molto bene...
Sono molto triste.
Purtroppo questo tipo di eventi scatenano immancabilmente le stesse reazioni, a nulla serve il fatto che viviamo in un Paese che è forse fra i più colpiti dalla strategia della tensione (che poi non è altro che un'operazione di guerra psicologica).
EliminaQuesto tipo di forti reazioni emotive generano dissonanza cognitiva e alla retorica del difendiamo i nostri valori si accompagna spesso proprio l'attacco a questi valori§, come per esempio il principio della responsabilità penale personale, sancito dell’art. 27, comma 1 della nostra Costituzione.
Chiunque si serve dello strumento del terrore è consapevole di ciò (non mi riferisco necessariamente agli esecutori materiali). Ne sono perfettamente consapevoli anche i nostri amati burocrati di Bruxelles, come ci ricorda Riccardo Seremedi, che ha portato alla nostra attenzione, nel primo di una serie di post su Orizzonte48, un documento allo stesso tempo interessante ed inquietante.
Verso la fine del post FORTEZZA EUROPA - 1. QUANDO LA SPESA PUBBLICA NON E' BRUTTA E SI RISCOPRE IL MOLTIPLICATORE!!!... E LA CONSUETA AVANTGARDE ELLENICA viene citato un passaggio da pagina 77 di Development of a European Defence Technological and Industrial Base - Main report (su Twitter ho postato il frammento in lingua originale tratto da questo documento):
«Se i cittadini sono scettici sulle operazioni di difesa, i bilanci sono destinati a contrarsi e il reclutamento di risorse umane diventerà più difficile. Comunque è chiaro che un nuovo attacco terroristico influenzerà fortemente l'approvazione dell'opinione pubblica per operazioni di sicurezza e difesa.»
________________________
§ Lo prendo come esempio per illustrare il concetto, non mi interessa stigmatizzare la persona: può accadere a ciascuno di noi, quando le emozioni prendono il sopravvento, di non riuscire a ragionare lucidamente.
Altro esempio dell'effetto noi contro loro/scontro di civiltà, ce lo illustra questo diversamente spiritoso, che pretende di aver capito l'umorismo feroce di una copertina di Charlie Hebdo ma è evidente che ha totalmente frainteso. Ci informa però che è assolutamente contro la pena di morte, bontà sua.
EliminaPer sua sfortuna il forum a cui fa riferimento è accessibile un po' a tutti, non solo a statunitensi delle nuove generazioni a cui è stato fatto il lavaggio del cervello con l'ossessione per il politicamente corretto (altro che piddini, questi fanno veramente paura), e cominciano ad apparire spiegazioni corrette di quell'immagine di copertina del Charlie Hebdo.
Vi riporto, traducendo, frammenti da un paio di risposte:
«Questa copertura è una miscela di due elementi non correlati che hanno fatto notizia all'incirca nello stesso periodo:
- Le vittime di Boko Haram che probabilmente finiranno schiave del sesso in Nigeria
- La diminuzione degli stanziamenti per il welfare francese
… volevano fare una parodia delle persone che criticano le "regine del welfare", portando questo punto di vista all'assurdo…
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Secondo una persona francese che conosco:
Questa copertina vuol prendere due piccioni con una fava nel classico stile di Charlie, è allo stesso tempo contro Boko Haram e la nostra destra, NON contro le schiave del sesso o "le regine del welfare". Fraintendere ciò mostra una totale ignoranza della stampa francese e della tradizione di sinistra/anarchica di Charlie.»
Per evitare fraintendimenti, aggiungo che non intendo negare l'esistenza di correnti radicali all'interno dell'Islam che credono davvero nella guerra santa contro l'Occidente. Ma l'analisi di questo fenomeno la lascio a chi è qualificato.
Scusate, nel mio precedente messaggio ho dimenticato di aggiungere l'URL al link del forum citato, si tratta di questo: What was the context of Charlie Hebdo's cartoon depicting Boko Haram sex slaves as welfare queens?
Elimina“Ma c'è un soldato italiano che si trova con maggiore frequenza in tutte le caserme e in tutti i teatri operativi. E' un ultra-trentenne bruno, solido, sorridente. E' entrato nell'Esercito con un diploma e una raccomandazione per scoprire subito dopo che il primo non serviva e la seconda era una millanteria. Ha oltre dieci anni di servizio e una decina di missioni all'estero. Conosce tutte le armi in dotazione, ha la patente per tutto quello che si può guidare e ha già sparato contro un uomo, per difendersi. Ha un petto pieno di medaglie ed è un mito per la sua famiglia. E' sposato con un figlio o due. Di stipendio prende 1.200 euro al mese. Paga un affitto mensile dai 500 ai 700 euro. Non ha ancora finito di pagare i debiti contratti nei primi anni quando con la paga iniziale trovava credito illimitato e si era comprato la macchina da 20 mila euro, lo stereo e tutti gli accessori per una vita da giovane finalmente indipendente e "ricco". La moglie deve dare una mano, ma il lavoro al Sud non c'è e al Nord non è facile inserirsi se ti chiami Concetta o Assunta. Quando sta in Italia deve tirare la cinghia. Non ci sono soldi per gli straordinari, per le missioni e neppure per l'addestramento. Il fuori orario si deve recuperare con il "riposo compensativo" e allora per un paio di giorni di servizio continuativo si maturano settimane di "riposo" che non fanno altro che assottigliare la schiera dei soldati disponibili e aumentare le preoccupazioni di quelli che non hanno nulla da fare o da spendere.
EliminaLe missioni all'estero sono l'unica prospettiva di sopravvivenza: la paga è buona, ma c'è la fila per andarci e non si fanno più di quattro mesi. [...]Con i "quaranta" la sua "vita operativa" da soldato di professione si avvicina alla fine. Dovrà riqualificarsi e non andrà più all'estero. [...]Con risorse sempre più ridotte abbiamo cercato di salvaguardare i fondamentali standard di vita del personale e di funzionamento della struttura. E' già un risultato, ma l'impegno non era quello di far sopravvivere il personale alla meno peggio contando sul coniuge che lavora, sui genitori che aiutano o sui periodi di missione che alleviano temporaneamente dai debiti. [...]Abbiamo cercato di diffondere l'uso della lingua inglese e questo ci si è ritorto come un boomerang. Non c'è più un pensiero strategico, tattico e operativo originale italiano. Alla flessibilità della capacità linguistica non ha corrisposto una vivacità di produzione di pensiero critico, originale, sincero. Per cui diciamo e scriviamo banalità e utopie, ma in inglese. Chi pensava di barattare l'impegno dei nostri soldati all'estero per avanzare candidature nazionali al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è dovuto ricredere.I milioni di baionette non hanno mai funzionato.
[...]Una delle menzogne più sfacciate di questi anni è che si stiano preparando eserciti tecnologicamente avanzati e forze speciali in grado di condurre azioni mirate a distanza, con rischi nulli per il personale e senza danni collaterali. In realtà le Forze armate moderne stanno cercando di sottrarsi alle responsabilità internazionali affidando a compagnie private alcuni compiti un tempo riservati esclusivamente alle istituzioni militari statali. Inoltre stanno preparando piccoli e grandi eserciti di sicari, senza identità, senza contrassegni, invisibili e non rintracciabili. Killer senza scrupoli, devoti a un clan e a una gerarchia parallela, pronti a rischiare la pelle propria e dei familiari per un compito noto a pochi e utile a pochissimi. Gente per nulla diversa dai sicari di mafia e camorra e dalle migliaia di banditi balcanici che scorrazzano sul nostro territorio senza patente, senza documenti e senza limiti. Questi "mai nati" sono per definizione immortali perché nessuno potrà mai registrarne o denunciarne la morte o la scomparsa. Si stanno formando e legalizzando le squadre di ignoti, di alias, di gente che uccide senza assumere responsabilità e che muore per mano degli stessi mandanti senza che si sappia perché o come o quando.”
Elimina(Fabio Mini, "Soldati di oggi e di ieri", Limes n. 5/2014 – “2014-1914. L’eredità dei grandi imperi”, pp. 158-159)
Il link che hai inserito non funziona, ci sono delle virgolette di troppo alla fine. Quello coretto è questo: NATO Releases Satellite Images of Russian Combat Troops Inside Ukraine.
EliminaPerò Riccardo non sono sicuro di aver capito qual è il punto.
Grazie per il link.
EliminaPiù privato, meno Stato: è lo Zietgeist dominante, laddove il settore militare ne è stato precursore ed è tutt'ora avanguardista. Le funzioni di intelligence una volta appannaggio delle istituzioni militari statali oggi stanno venendo affidate a compagnie private, quale è Digital Globe, una spa operante nella mappatura e nel tracciamento satellitare, notoriamente "partecipata" dalla CIA*, di cui la NATO si serve come copertura propagandistica delle proprie strategie belliche ("sono privati, accountable, controllate le loro informazioni, sono disponibili a tutti, mica come l'esercito russo").
Più in generale leggendo il link al blog di 48 mi è venuto in mente che, al netto dell'iperuranio dei supergenerali NATO, le guerre le combattono gli uomini. Se hai degli eserciti (italiano, "europeo", atlantico, quel che vuoi) hai degli uomini in carne e ossa. Almeno finora.
E quali sono le condizioni in cui versa "l'esercito di professione" italiano, a titolo di esempio ma nella media come lo stesso autore di quel post osservava? Un insider attendibile ne dà una descrizione accurata e aderente alla realtà: un esercito di "poveri", di riserva in tutti i sensi, sottoposti al ricatto della miseria come tanti altri appartenenti alla classe lavoratrice del nostro paese; miseria a cui sottrarsi facendo la fila per andare in "missione di pace" in qualunque zona di guerra l'Italia li renda disponibili. La necessità della guerra perpetua (in spregio dell'Art.11 Costituzione italiana) per arrivare a fine mese: lo specchio della crisi in cui le nostre classi dirigenti ci hanno ficcato. La cinica ambizione politica come filo conduttore, inappagata nonostante il sangue continui a scorrere.
Ti viene da chiederti quale futuro sarà riservato a queste migliaia di uomini e donne una volta che andranno a ingrossare le file dei disoccupati, se la loro condizione psicologica non costituirà di per sé una ulteriore minaccia alla coesione sociale. L'abbruttimento a cui stanno (stiamo) andando incontro mette in discussione lo stesso concetto di sicurezza nazionale e di nazione. Se anche dovessimo diluirci nel superstato Europa, a quale destino mercenario saranno (saremo) comunque sacrificati? L'autore che ho citato ne traccia un quadro esaustivo. Lo Stato che abdica alle sue funzioni e si fa esso stesso promotore di un terrorismo identico a quello che vorrebbe combattere, appaltandolo al settore privato così da non doverne sostenere le responsabilità.
E allora un motivo per combattere vale un altro: contro i terroristi, contro le dittature asiatiche, contro l'oligarca pazzo, in difesa della democrazia e dei "valori europei". Contro chiunque mi venga indicato come nemico, o contro gli stessi mandanti se i loro nemici mi offriranno di più. Chi è Stato?
Le nostre classi dirigenti stanno segando il ramo su cui sono comodamente sedute, è vero, ma noi siamo là sotto ad ammortizzarne la caduta.
* [1] ; [2]
Grazie del chiarimento Riccardo.
EliminaL'esistenza di eserciti, più o meno piccoli, operanti totalmente fuori da un controllo democratico (quanto meno formale) non mi sembra in realtà una novità. È certo inquietante vederne legittimata l'esistenza, con le solite motivazioni economiche che sappiamo assolutamente false.
«se iniziamo a porci la domanda se abbiamo o meno il diritto di disegnare Maometto, se sia pericoloso o meno farlo, la domanda successiva sarà, possiamo rappresentare dei musulmani nel giornale? E poi sarà se possiamo rappresentare degli esseri umani nel giornale, e alla fine non rappresenteremo più nulla e il gruppo di estremisti che si agitano nel mondo e in Francia avrà vinto».
RispondiElimina- Stéphane "Charb" Charbonnier -
Non credo sia la domanda giusta, che è: perché troviamo da ridere sulla religione altrui? Riteniamo la nostra superiore? Non è anche questa, con ogni debita approssimazione e senza pensare minimamente di paragonarla non dico alla uccisione di un uomo ma alla sola violenza fisica di per sè deprecabile, una "violenza"? Posto che per me ognuno faccia quello che vuole e quando vuole, credo ci si debba chiedere perché la religione degli altri ci fa ridere.
EliminaA entrambi: in Europa ci siamo ammazzati per secoli a causa della religione. Ma era la religione la causa?
Eliminai terroristi sembravano addestrati , qui si sente puzza si servizi segreti
EliminaE, tra l'altro.... Cui prodest?
EliminaLa religione non era la causa. Non lo era nemmeno quando furono sterminati i Catari nel sud della Francia: quella era annessione. E' vero che Lao-tze disse: "Il Tao di cui non si può ridere non è il Tao" (è anche vero ch'egli fosse pur sempre Lao-tze...). Ma il problema gira anche attorno al fatto che ci si voglia sentir sempre più liberi ritenendosi senza vincoli per poter dire e fare qualsiasi cosa di chiunque, ridendo o digrignando i denti in una minacciosa smorfia, piuttosto che liberi nel cercar di rispettare chiunque - e così sorridere insieme, senza un fallace e pretestuoso perché -, come se il rispetto fosse un vincolo odioso, un morale impaccio alla competitività sfrenata d’ogni sorta e tipo, nonché alla fame di potere. Questione di cultura, altissima cultura che nemmeno libri e opere d’arte insegnano, ma al più faticosamente suggeriscono.
EliminaSicuramente no. Però queste incredibili uccisioni credo abbiano una indiscutibile matrice religiosa e mi ripeto che a parte la tremenda disparità è violenza anche la pretesa superiorità sulla quale basiamo le nostre risate. Peraltro comportamento ben poco cristiano.
EliminaA tutti, sulla religione.
EliminaEra ed è una concausa. Non lo dico per cerchiobottismo, ma perché i fatti "ideali", quelli sovrastrutturali (Gramsci) tra cui appunto questo, sono comunque potentissimi ed oggetto e soggetto di "propaganda", cioè danno motivazioni, le creano, le fomentano e costruiscono un saldissimo immaginario "reale".
In un periodo, il Medioevo, di "pensiero unico" religioso propalato da istituzioni inossidabili come il Vaticano e gli ordini monastici - organi più mainstream di così... (tanto "unico", cioè totalizzante e totalitario come è stato, al punto da essere la fonte di movimenti ereticali che, in quanto costantemente domati, rafforzavano loro malgrado le istituzioni contro cui si ponevano), non mi stupisco che il pensiero unico sia stato per molti di allora la vera causa del loro agire - e per alcuni un'ideologia ben congegnata, visto nella sua valenza funzionale.
Sui feudatari in crisi (non mistica ma di terre) che si inventarono la prima crociata e che, in quanto uomini d'arme, non erano stinchi di santo, sospendo il giudizio... Certo che con la religione ci guadagnarono parecchio e pare che a nessuno venisse in mente "Quinto: non ammazzare".
Ci guadagnarono pure i Genovesi presenti alla prima crociata - quelli sopravissuti va da sé - ,non in termini di terre ma di un pozzo, un fondaco, trenta case in quel di...(non ricordo), come concessione di Baldovino di Fiandra (?) che avevano servito in armi, e quello fu l'inizio della presenza mercantile genovese nel Levante.
Il ritorno con tali concessioni mise fine temporaneamente alle lotte interne del neonato Comune, che prese come stemma la croce rossa in campo bianco, colori dell'abbigliamento dei cavalieri crociati.
Di fronte a tutto ciò, ed è solo un esempio, la crociata detta "dei pezzenti" e quella dei bambini - se veramente avvenuta - sono, ohinoi, un'altra storia.
P.S. Se tra i lettori qualcuno ha nozioni più precise delle mie circa punti deboli o dubbi di quanto scritto, coregga e compatisca...
Bo? di tutto quanto letto fino ad ora nei commenti mi trovo d'accordo con una sola domanda. :)
EliminaA quelli che "non si ride della religione altrui, caso mai si sorride assieme": come avremmo dovuto reagire noi cattolici battezzati praticanti all'autoctono Luttazzi, per esempio?
Oltre tutto, dal momento che il motivo per cui certi fatti accadono è lontanissimo dall'offesa alla religione (quello caso mai è il pretesto), non credo che i signori di stamane abbiano alcuna intenzione di sorridere assieme a noi.
Infine: in una società democratica quale è quella francese esistono tutti gli strumenti legali per tutelare il "senso del sacro" e per chiedere in maniera civile il rispetto dei propri valori anche a chi non li condivide e ne fa oggetto di blasfemia. La cosa peggiore che possa capitare alla nostra società (e sta già capitando, pare) è che passi la convinzione che il sarcasmo pungente, l'ironia dissacrante, la satira -se anche arrivasse a sconfinare nel volgare e nell'offensivo- se tocca "certi argomenti" possa legittimare risposte violente, che ad azione violenta necessariamente deve seguire reazione violenta.
Sinceramente preoccupata di trovare anche qui queste posizioni.
Consolati pensando che qui trovi, come al solito, tutte le posizioni. Pare siano tre fratelli, identificati e (forse) localizzati. Li ammazzeranno, I guess.
Elimina@Adriana
EliminaDi Franco Cardini:
"Le crociate in Terrasanta nel Medioevo".
"Le crociate tra il mito e la storia".
"Studi sulla storia e sull'idea di crociata".
"La crociata dei fanciulli", insieme a Domenico Del Nero.
"La Crociata come idea dal punto di vista canonistico e teologico si è affermata nel corso dei secoli, e prima della metà del duecento non c’erano diritti di Crociata, con privilegi, indulgenze e quant’altro. Poi la Crociata è un movimento complesso e ramificato - commerciale, politico - nel mediterraneo e anche in Spagna - e diventa “guerra religiosa di civiltà” solo nel XIX secolo. Nell’ottocento si lega al colonialismo, dopo che nel 700 l’illuminismo aveva duramente contestata l’idea di Crociata imperialistico-religiosa. E poi le Crociate non volevano convertire gli islamici, ma solo riconquistare la terra santa. Sarà nel 1830 Chateaubriand alla Camera a infiammare l’assemblea, parlando di ultima crociata, con i francesi alla conquista di Algeri." (estratto da http://www.unita.it/italia/intervista-a-franco-cardini-le-crociate-furono-una-cosa-seria-non-una-buffonata-leghista-1.37222).
Molto in sintesi: le Crociate furono eventi complessi e articolati, così come la società medievale, ove come sempre accadde di tutto, sicché il polarizzarsi solo su alcuni aspetti - taluni peraltro deformati dalla storiografia dell'ottocento - impedisce di scorgere appieno il disegno d'insieme. E nemmeno fu il Medioevo - ingiustamente accusato d'essere un periodo buio - permeato di un "pensiero unico" (lo sono assai di più questi secoli mediatici), poiché la stessa esperienza religiosa era comunque - al di là delle inevitabili ristrettezze d'intendere radicate in un certo clero - ricca di fermento, innovazione e genuina visione profonda (basti pensare a Francesco d'Assisi o Meister Eckhart, ma anche a taluni rapporti interreligiosi, che una certa storia talora fatica a rammentare o individuare). Ma è forse mai possibile cogliere davvero il senso profondo e complessivo d'un'epoca, senza incorrere in semplificazioni che rischiano la partigianeria superficiale, da qualsivoglia lato? Direi decisamente di no, dunque…
p.s.: non sono né un parente, né un allievo di Cardini...
Solo ora vedo il ricordo storico di @citadacal, ricodo che apprezzo perché i catari furono una mia scoperta adolescenziale, come può esserlo nel senso di una che va a consultare un'enciclopedia, e della cui sorte rimasi colpita. Nel curriculum scolastico, si ripresentarono.
EliminaMetto dunque assieme due nozioni: la cosa "divenne" una lotta tra fedudatari della Francia settentrionale e Raimondo IV conte di Tolosa, che proteggeva gli albigesi (all'epoca del primo studio così erano detti sui manuali scolastici italiani).
Ma "la cosa" ebbe una fortissima e non credo pretestuosa coloritura dottrinale, se vi si impegnò, come crociata all'interno della cristianità, Innocenzo III coi suoi domenicani (etimo, "canes dominici", cani del Signore, a guardia teologicamente armata dell'ortodossia, e suoi nel senso che li arruolà allo scopo).
Ignoro se dall'inizio ci fosse anche una connivenza tra lui e il signore di Monfort, uno del Nord, e una cosa non esclude l'altra. Ma considerato il fatto che i catari rifuggivano dalle istituzioni ecclesiastiche ("pensiero unico") praticando, per esempio, la confessione pubblica, cioè gestendosi da soli i riti e almeno questo sacramento, non posso non pensare a un iniziale e profondo conflitto di potere, con o senza feudatari al seguito.
(Il conte di Tolosa appoggiò i catari che erano nel suo territorio e non so se questo sia il motivo unico, che mi parrebbe debolino, o se volesse mostrarsi forte di fronte a terzi, anzitutto al papa).
Sta di fatto che, per i sostenitori del pensiero unico, qualunque divergenza teorica che puzzasse di autonomia anche limitandosi al campo teorico - cosa che NON faceva il catarismo - doveva essere avvertita come sovversiva per il solo fatto di esistere, una sfida non possibile ma già in atto, un misurarsi sul potere da affermare, da sottrarre o da difendere.
Del resto, pensiamo a quanto fu lunga la lotta Papato - Impero anche prima della fase cruciale (Enrico IV, ecc), cioè a cominciare da Ottone I, sec. X, ("vincolo esterno", germanico o tedesco, a seconda delle preferenze lessicali, sull'elezione del Papa e dei vescovi, potentati anche economici poderosi, e non è dir poco): lotta non dottrinale ma procedurale, credenti o non credenti entrambe le entità, non importa - potere che si misurava col potere.
Anche senza ricchezze, potrei pensare - per volontà di prevaricare e di prevalere. Ma questo è sospetto non comprovabile, che renderebbe il tutto ancora peggiore del peggio del peggio.
Paga, dunque, di aver dato mostra, ancora una volta, di inguaribile ottimismo...
'Notte.
a Chiara, ad Alberto, a tutti.
EliminaQui siamo dinnanzi all'uccisione cruenta di 12 persone. E la cosa sbigottisce senza se e senza ma.
Lungi da me fare una classifica della violenza. Punto. E a capo.
Leggo il blog per numerosi motivi. Imparo. Apprendo di non sapere. Ho scoperto Mozart, dopo numerosissimi viaggi e soggiorni a Saltzburg, e di recente anche Vivaldi. Ho appreso che la moneta non implica inflazione. Il padrone di casa è fantastico, nel bene e nel male. E i suoi ospiti sono eccellenti. Imparo molto anche da loro. E arriviamo ai però. O meglio ai ma.
Spesso mi sono interrogato sul successo dell'insegnante, cioè sul fatto che tutti sembrano capire tutto. Ebbene io invece alle volte fatico. Non poco. Esemplifico. Ma tutti 'sti sveglioni ci stanno in Italia? E (oppure?) stanno tutti qui sopra? Allora se tutti avete capito anche in questo caso mentre io solo non ho capito c'è un problema. Questa non è una strage per motivi di religione? È politica? Serve a destabilizzare il governo turco? O la situazione in Afghanistan? Sicuramente (?) non c'entra il petrolio. Se la religione è il pretesto, il senso quale sarebbe? Perché io, mi scuso, ma non lo capisco.
Quasi tutte...
EliminaSono più terroristi i media o i terroristi islamici?
L'Islam è il principale problema dell'Europa e del mondo?
Vogliamo fare un po' di autocritica sulle responsabilità "occidentali" (e non solo nel mondo arabo)?
Perché 63.000 iracheni civili uccisi fanno meno "notizia" e suscitano meno indignazione di 12 francesi?
Nessuno dovrebbe uccidere nessuno, 1 morto è già uno di troppo e questa sembra la versione aggiornata (e al cubo) di 10 italiani per un tedesco.
Sembra che li abbiano identificati poichè si sarebbero dimenticati le carte d'identità sulla Citroen nera con cui sono fuggiti... ma mi chiedo io, è possibile ?
EliminaQuesti studiano un piano da veri soldati e poi fanno una defecata di portata cosmica ?
Non so davvero che pensare.
Perché citi l'Unità in questo giorno di cordoglio?
EliminaLa religione non è la causa finale delle guerre, ma è spesso stata un ottimo mezzo di sostenerle e condurle. Religione di qualsiasi tipo, aggiungo, nel senso di fede irrazionale e indimostrabile in una verità per la quale vale la pena uccidere e farsi uccidere. Per questo non c'è simmetria alcuna tra chi irride e muore e chi viene irriso e uccide.
EliminaSe proprio vogliamo dirla tutta: chi c'è davvero dietro l'ISIS? (qualcuno sostiene che probabilmente fu finanziata dagli emirati del Golfo, ora impensieriti dall'esser loro sfuggita di mano e dunque “alleati” con gli USA, un gioco già visto con Saddam Hussein e Bin Laden, in quell’occasione da parte americana). E chi fu il reale mandante dell'uccisione di Ahmad Shah Massoud, il cui torto (???) fu quello di battersi, per un Afghanistan libero e tradizionale, prima con l'URSS e poi coi Talebani, e senza piegare il capo ai dollari USA? Chi ha lasciato che Gheddafi venisse ucciso? Chi ha deciso di uccidere i due Kennedy e a chi faceva comodo? Avanti così, con mille altri interrogativi; ma alfine è come una tragedia, ove il finale sancisce troppo linearmente mandanti ed esecutori, senza mettere in scena il nome dell'autore/autori. E la “religione” non c’entra proprio nulla, perché non c’è nulla di autenticamente religioso in tutto ciò (religione da “religo”, ovvero “unisco, lego a,” nel senso antitetico a dividere, disperdere e crear discordie come le lingue differenti della Babele – ah, ma c’è sempre chi intende che “comprendere” una sola lingua voglia dir “parlare” una sola lingua, come nell’Europa di Bruxelles). Credo fossero gli indiani Hopi a tramandarsi la seguente frase: "Chi sa raccontare le storie governa il mondo", espressione assai ambigua, in cui è possibile scorgere un aspetto introspettivo sacrale ove la corretta rivelazione interiore acconsente l'accesso ad un livello di coscienza più profondo e quieto, ma anche un aspetto esteriore "profano" e secolare terribilmente inquietante. Ma, in fondo, sono solo leggende di arcaici pellerossa ormai defunti...
Elimina@citodacal
EliminaIntanto, grazie per la risposta e la segnalazioni, un vero dialogo.
Non penso che il Medioevo sia buio causa religione né non-buio nonostante.Inoltre per fortuna nostra, il fatto religioso ha dato temi per altissima produzione artistica, basti pensare alla Commedia, all'architettura sacra, tanto per andare all'ingrosso, nonché, chez nous, alla prima composizione alta in uno dei volgari, che preghiera di Francesco d'Assisi.
Figure singole come lui o altri non salvano un'epoca, se mai la si riducesse a un'istituzione, né un'istituzione, ma lasciano a bene sperare nelle facoltà profonde di qualche essere umano futuro e segnano comunque un momento nella storia, quella che è stata, e quella che è nel momento in cui la ripensiamo.
Sulle crociate: almeno nella prima, quella a cui facevo riferimento, fu forte l'intervento di Urbano II a esortare alla partecipazione, al di là di promesse che, appunto, non risultano; ma una personalità ecclesiastica e, nel caso come in altri, a propugnare una certa azione,carisma l'aveva comunque e tanti si saranno mossi anche per questo che nulla ha a che fare con la fede - ragioniamo noi disincantati e a freddo - ma che molto poté allora, sempre nell'ottica del pensiero religioso e delle pervasive/totalizzanti istituzioni ecclesiastiche.
Che poi i sudditi dei malmessi feudatari europei settentrionali si sarebbero mossi comunque, lo credo, visto che in quanto sudditi non potevano rifiutarsi, con o senza propaganda religiosa e con o senza particolare fede, certamente con parecchia paura e fame.
Che si siano mossi i Genovesi, i quali, all'epoca della prima crociata, avevano dato il benservito ai grandi feudatari già da tempo, è un fatto che di per sé non smentisce e non comprova alcun afflato religioso, ma è anche un fatto che in città ci fu il messo di Urbano II e la cosa qualche conseguenza la ebbe.
Si saranno mossi per avventura, per spacconaggine o sfida (chi può dire cosa e in quale proporzione, e in fondo non ha importanza), non per promesse di alcun tipo, ma tornarono col bottino ricordato. Religiosi o no, la cosa rese loro assai, non solo sul momento.
Il mio discorso non voleva sviscerare alcuna crociata ma la portava ad esempio di moto in cui molte cose si mescolano, come sempre, come in tutte le epoche e ideologie: struttura e sovrastruttura e, nel caso di fatti mescolati a religione nel Medioevo, e fermiamoci lì, consolidate l'una nell'altra a tal punto da risultare difficilmente scindibili.
L'intramontabile Gramsci dice che i valori dominanti sono quelli della classe dominante, e non si spinge al quesito vano se la classe dominante, nellle varie componenti, si disturbi a credere in tali valori - (questione irrisolvibile e, mi pare, poco pertinente).
Da ciò si può intendere come valori ostentati, predicati e propagandati abbiano presa facile quando sono quelli riportabili a un pensiero totalizzante come quello religioso nel Medioevo, sostenuto da istituzioni solidissime e diffusissime.
Pensiero totalizzante, intendo, pervasivo e costituente il sistema di riferimento e di valori.
Per fortuna, credenti o no o circa, ci furono, nel Medioevo, mercanti e banchieri, quelli deprecati da Dante che peraltro vituperava quasi tutti.
Del resto, i seguaci del cherubico Francesco e del serafico Domenico (così appellati nel canto XI del Paradiso), ben lontani dai fondatori del loro ordine e sempre considerati nella generalità, si contendevano primato e potere nelle istituzioni universitarie a colpi di teologia e di alleanze coi signori delle città.
Che aveva a che fare tutto ciò con la fede? Con la fede, solo in parte e moltissimo con ciò che si chiama religione, un composto di molti ingredienti umani.
P. S. mai pensato che tu fossi allievo o parente di Cardini, solo per la segnalazione di sue opere e...non sono parente né di Dante né di Gramsci. Come NON ha detto Mark Twain, anche se sto discretamente di salute, talvota fatico ad essere parente di me stessa :-)
"Per quel che mi riguarda, la storia è tutta qui. Una banalissima storia nella quale io ho avuto il peso di un guscio di nocciola nell'oceano in tempesta, e dalla quale io esco senza nastrini e senza medaglie ma VITTORIOSO PERCHE', NONOSTANTE TUTTO E TUTTI, IO SONO RIUSCITO A PASSARE ATTRAVERSO QUESTO CATACLISMA SENZA ODIARE NESSUNO. Anzi, sono riuscito a ritrovare un prezioso amico: me stesso”
RispondiEliminaGiovannino Guareschi
http://www.gliscritti.it/blog/entry/2262
N'artro QED (numero?!?), a proposito di piazzaleloretismi e processidinorimberghismi...
Molto bello, grazie.
EliminaMa quanti sarebbero capaci di tanta umanità?
Forse siamo solo un clamoroso e fatale errore del processo evolutivo e benché abbiamo tutto ciò che servirebbe a riscattarci continuamo a scegliere la via più facile. Un giorno forse ci estingueremo, quel giorno l'intero pianeta gioirà.
Oppure...
Strategia della tensione ed armi di distrazione di massa, non vedo altro per il momento
RispondiEliminacontinuo a vedere in ogni situazione, di qua, di là, sopra o sotto il solito finale: sempre dei poveretti morti. E questo sta diventando troppo pesante da sopportare.
RispondiEliminaThis is all very much PUDE except instead of Euro it's about a long standing consensus that all religions are fairly noxious, evil and war-causing.
RispondiEliminaAccording to The Encyclopedia of Wars
http://www.amazon.com/Encyclopedia-Wars-Volume-Library-History/dp/0816028516
...of the 1,763 major conflicts in recorded history, only 123 of them were classified as having been fought over religious differences. That’s just under 7 percent. The encyclopedia also explains that the number of people killed in these conflicts amounts to only 2 percent. Roughly hald of that 7% is of Islamic origin.
Scriveranno fiumi di parole. Ma io ricorderò sempre, 12 anni fa, il discorso di Tony Blair alla camera inglese, trasmesso in diretta a tutta Gran Bretagna (allora vivevo là), in cui lui, con aria affranta di buon padre di famiglia, GIURO' di avere visionato direttamente a Washington PROVE SCIENTIFICHE INOPPUGNABILI del possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein e del rischio di un loro imminente uso, anche contro obiettivi inglesi. Ci credetti, me tapino, non tanto per l'abilità scenica e retorica (peraltro eccelsa) con cui lo disse ma perché pensai tra me e me che nessun essere umano sano di mente e dotato di un solo atomo di dignità potrebbe mai dire falsità su argomenti del genere senza morire di orrore per se stesso subito dopo. Tutti sappiamo che poi non venne rinvenuta in Irak nemmeno una bombetta puzzolente, ma io mi ero bevuto il grande inganno in diretta BBC... per la prima e ultima volta, però.
RispondiElimina(Io ricordo le lacrime di Al-Barade'i in quell'occasione -era direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica- che furono un po' anche le mie al pensiero di ciò che sarebbe successo..)
EliminaUn post senza parole.
RispondiEliminaUn brano di un articolo tratto dalla versione online del Corriere della Sera (quello della disoccupazione ai massimi dal 1977…):
Secondo fonti della polizia, i due fratelli, Said e Cherif, sarebbero stati riconosciuti grazie alla carta d’identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga vicino alla porte di Pantin, a Parigi…
...carta d’identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga…
...
Senza parole…
http://www.corriere.it/esteri/15_gennaio_07/assalto-charlie-hebdo-due-killer-identificati-caccia-ad-terzo-uomo-d6a5f934-96ab-11e4-9ec2-c9b18eab1a93.shtml
Eggià, uno va a massacrare un po di gente e si porta la carta d’identità... vuoi mai ti fermino per un controllo. Naturalmente al posto degli anfibi militari indossa le Vans (o qualcosa di simile)
EliminaSu LA7 c'era un esperto militare che, stranamente in un'atmosfera di iene, faceva notare la preparazione militare e quella organizzativa e insisteva a dire che il suo giudizio sugli autori, come quello di altri più esperti di lui, per ora è sospeso.
RispondiEliminaCerto è che per il governo francese, e non solo, sembra troppo bello per essere vero.
Tra i morti c'è pure Wolinski che mi piaceva fin da ragazzo.
(lorluc)
La Morte ci accomuna tutti, colpevoli e innocenti. Essa è la fine della vicenda umana e al contempo il fine della vita per coloro che la cercano. Molti la cercano e la invocano intensamente (per se o, più di frequente, per gli altri). Tanti la procurano ai propri simili. Ma tutti la incontrano prima o poi. Perché si muore? I vecchi che hanno esaurito le forze, si arrendono alla Morte. I malati che perdono la loro lotta, le soccombono. I fanatici che s'immolano sull'altare del loro credo, la esaltano. I soldati che periscono della stessa spada, la temono. Gli innocenti che pagano per le colpe altrui ed i colpevoli che pagano per le loro, la subiscono. Tutti la incontrano prima o poi. Per chi ignaro le va incontro, che sia nelle Twin Towers o alla stazione dei bus di Bagdad, che sia a Falluja o nella redazione di Charlie Hebdo, o nella stazione di Atocha, o alla festa di matrimonio nel villaggio di Mayyan Dazu, non cambia granché. Men che meno per loro fa differenza lo strumento usato, bomba, razzo, drone, kalashnikov o pugnale. La morte ci rende tutti uguali: cadaveri.
RispondiEliminaSopprimere la vita è il crimine più grande per un essere umano, ma purtroppo fintanto che dai nostri paesi qualcuno partirà autorizzato a sopprimere vite in altri luoghi, qualcun altro si sentirà in dovere di renderci la pariglia.
Se la vita viene svuotata di valore, ci sarà sempre qualcuno pronto a fare qualunque cosa - compresa una guerra o un attentato - per uno pseudovalore qualsiasi.
EliminaChi sta togliendo valore alle nostre vite?
Ho guardato un paio di trasmissioni di "approfondimento" stasera, per cercare di capire qualcosa di più.
RispondiEliminaHo avuto l'impressione di guardare un reality show, dove il copione ( lo sappiamo) è già scritto.
Ai fatti più gravi segue subito, altissimo, il canto delle sirene del Permeismo.
RispondiEliminaNon è il caso di turarsi le orecchie, ma un paio di giri di corda è il minimo vincolo che la saggezza imporrebbe al giudizio.
@Chiara Il tuo commento è perfetto.Grazie
RispondiEliminaA pensare male si fa sempre peccato?
RispondiEliminaHolland gode di una popolarità politica pari quasi a zero e sta inviando la portaerei De Gaulle nel Golfo in guerra contro l' ISIS, (e se non sbaglio una guerra costa tanto soldi pubblici, questa si che è spesa pubblica improduttiva!) ha avuto una "botta di culo" enorme grazie al tempismo di questo attentato. Poi la storia della carta di identità rinvenuta nella macchina, mi ricorda il ritrovamento del passaporto di uno dei presunti attentatori alle torri gemelle quando il calore aveva fuso anche le travi in acciaio.
Magari sono GomBlottista io.
Non trovo sia particolarmente utile avventurarsi in speculazioni di varia natura: abbiamo avuto molti processi sugli attentati che in Italia si sono susseguiti nei cosiddetti anni di piombo e le verità processuali che ne sono emerse spesso non sono state soddisfacenti (a parte l'aver appurato che persone appartenenti ad apparati dello Stato hanno contribuito a depistaggi). A quale verità pensiamo di poter arrivare coi nostri limitati mezzi?
EliminaAtteniamoci ai fatti documentabili: come ho sopra riportato sappiamo per certo che la Commissione Europea ha commissionato un rapporto sullo sviluppo di una base industriale e tecnologica per la difesa e in questo rapporto si scrive chiaramente che un attacco terroristico può essere sfruttato come occasione per vincere le resistenze dei cittadini europei ad investire in questo settore.
Questa opportunità si applica certamente anche all'intervento frencese nel Golfo Persico a cui tu fai cenno e che era stato deciso precedentemente all'attentato.
Inoltre, come documenta Giuseppe Liturri su Twitter, al Sole 24 Ore non si sono lasciati sfuggire la ghiotta occasione per promuovere l'idea degli Stati Uniti d'Europa, di un esercito europeo, nello scontro di civiltà uniti si vince, insomma di una serie di non sequitur imbarazzanti, ma temo molto efficaci.
Con il piccolo dettaglio che questo attentato di botta di culo per Hollande ne avrà poca visto che la Le Pen probabilmente vincerà le elezioni, ma magari sono Gomblottista io.
EliminaLo so anche io che la Le Pen vince, anzi al suo posto calcherei la mano con Holland, magari dicendo ai Francesi: "vedete mentre la sicurezza interna è in pericolo lui spende soldi pubblici in una guerra"
EliminaPoi la mia rimane un'analisi superficiale e probabilmente lontana dalla verità.
@CorrettoreDiBozzi 15.20 – Juncker: “Presto nuovo pianto anti-terrorismo dell’Ue” – Nelle prossime settimane la Commissione europea presenterà un nuovo piano antiterrorismo. Lo ha annunciato il presidente della commissione, Jean-Claude Juncker: “L’attentato di Parigi ci costringe a presentare un nuovo programma antiterrorismo nelle prossime settimane”.
EliminaNon giocherò mai a poker con te.
When Day Is Done 15:38 - non ho fatto altro che riportare ciò che altri hanno trovato: dopodiché i puntini erano così vicini che è stato facile unirli.
EliminaAnche a me questa operazione "improvvisata" é sembrata fin troppo pulita - stile piazza delle 5 lune - ma esistono anche i terroristi ben addestrati (di solito dagli usa), ragion per cui la verità potrebbe essere una sintesi di tutte queste ipotesi. Un problema che vedo io é che non é detto che gli attentatori sappiano esattamente di quale gioco siano parte: sono domande che i fondamentalisti religiosi di solito non si pongono, e ci starebbe che siano stati usati dei "veri" pazzoidi indottrinati.
RispondiEliminaPoi, certo, "Al Qaeda" é solo uno slogan da Fox news - se avessero detto "Stato Islamico" ci avrei creduto su due piedi (triste ma vero). Per fortuna le ricostruzioni di comodo sono sempre ridicole (evito di fare esempi per non divagare, ma c'é l'imbarazzo della scelta), quindi direi che la cosa migliore sia restare in ascolto.
L'esplosione delle banlieues parigine, frutto degli arbitrii razzistici della polizia francese (e conseguentemente, dell'insicurezza di chi li subisce) non meno dell'assoluta assenza di prospettive (cioè dell'insicurezza esistenziale) di decine di migliaia di giovani, ha accresciuto la popolarità dell'allora ministro dell'interno francese Sarkozy, poi eletto Presidente, che si era fatto propugnatore del coprifuoco (!) e della linea dura per stroncare il fenomeno.
RispondiElimina[...]
Oggi la <>, e più in generale l'ossessione della sicurezza, possono svolgere un ruolo simile. Anche in questo caso esiste un capro espiatorio a disposizione, in grado di assumere le fattezze del Nemico (per definizione sfuggente) che è rappresentato dal terrorismo, e al tempo stesso di apparire come il responsabile dell'insicurezza economica: l'immigrato. Questa operazione non ha ancora avuto pieno successo, ma la situazione non è rassicurante.
@effepi
RispondiElimina"Si sta facendo una criminale confusione tra "identità" e "stereotipo".
"Fuor di celia, se frequentare una moschea a Parigi (o una cattedrale a Baghdad) fa perdere il diritto a essere considerati parte del proprio paese da parte dei propri concittadini, siamo tornati ad uno stadio di barbarie tribale."
Prendo questi estratti come elementi interessanti di riflessione (e non da ora). Per non cadere nella suddetta confusione occorre avere realmente una "identità", il che riconduce al problema dell'essere: si ha identità quando si è certi di "essere" quell'identità e lo si è talmente da dimenticarsene, vivendolo in maniera del tutto spontanea, diremmo prossima alla metafisica più che alla giuridica (circostanza che, assai di superficie, indica qualcosa del perché Lao-tze affermasse: "Chi sa non parla e chi parla non sa"). Le attuali società (termine piuttosto differente da civiltà) si fondano più sullo stereotipo che sull'identità e questo è un problema che sta maturando i propri amari frutti. Essendo comunque e sostanzialmente lungi da me l’illuminismo - anch’esso divenuto stereotipo a ben vedere - queste società attuali non sono più nemmeno illuministe (e a questo punto, benché vedrei ben altro, in sua assenza auspicherei che, almeno illuministe, lo fossero davvero!).
In merito al fatto d’esser tornati a uno stadio di barbarie tribale, non posso non notare come anche il considerare tutto ciò ch’è “tribale” come qualcosa di grossolano e incolto non è che esso stesso un altro stereotipo – e nemmeno ciò appartenente a una visione illuminista - del quale non attribuisco certamente a lei la responsabilità o la correità (sennò non mi sarei soffermato, stimolato dalle sue considerazioni), ma a terzi che vi speculano ad arte, dall’una come dall’altra parte (verrebbe da pensare, “casualmente”, a chi possiede tutti gli interessi per mantenere vivi i conflitti sociali e mondiali, per avvantaggiarsene; in questo caso, se le pecore da tosare siamo noi, uomini-numero, quelli che invece palesemente appaiono avversari mondiali, e temporanei, potrebbero essere sodali al di là delle quinte). Da tutto ciò debbo rafforzare il mio pensiero secondo cui da una barbarie dell’anima (perché, dopotutto, di questa si tratta) non si è mai usciti del tutto e veramente (fin troppo ovvio, per certi inconfessabili e accomodanti versi, e tralasciando speculazioni sulla reale e cangiante natura dell’anima, non quella immaginata o desiderata), se non cercando di farlo con la sola via giuridica e collettiva, la quale tuttavia, in sé, appare insufficiente senza una reale, corrispondente ed effettiva assimilazione interna individuale, che in termini lessicali si chiama “coscienza”, la quale implica sempre l’esercizio di una responsabilità (ovvero capacità di saper dare risposte, anche apparentemente “screditanti” del tipo: “non lo so”, in loco delle più facili ed endemiche menzogne): qui siamo agli antipodi e del liberismo e dello statalismo. E siamo anche più larghi rispetto all’idea che il reciproco rispetto non richieda la comprensione, sempre che non si intenda quest’ultima in senso puramente intellettivo o materiale: il rispetto richiede di necessità la comprensione, e sempre, dopodiché valuta se condividere o meno, altrimenti è un mero esercizio di forma. (segue)
@effepi
RispondiElimina(seguito)
Se Simone Weil scrisse che anche il diritto e la democrazia, essendo soggetti ad abuso, non sono beni incorruttibili e certi, si potrebbe sostenere correttamente la necessità di vegliare continuamente su entrambi, eppur tornando al dilemma di Giovenale: “Quis custodiet ipsos custodes?”; vien da pensare che l’ “homo homini lupus” sia stato solamente ammansito, quel tanto che basta per fargli tirare il carretto invece di sgozzar le pecore del pastore che comanda, assicurargli un adeguato boccone, salvo poi saperlo ancora aizzare a dovere quando occorre (contro se stesso e i propri simili, ovviamente); eppure lo stesso processo educativo, dopotutto, è – o dovrebbe essere - ben lungi dall’ammaestramento, il quale si conclude a un certo punto, o al più si ripete, essendo indotto, mentre l’educazione non finisce mai; però in definitiva è più l’ammaestramento ad apportare i voti ed i consensi, sia quelli politici che quelli sociali ed economici, e per qualsiasi fazione. Si può essere ammaestrati anche nel ritenere d’esser liberi.
Sarà... Ma caso strano bombaroli pro Euro ed UE che fanno strage in una sede di comunisti antieuro non mi capiterà di vederne...
RispondiElimina... e invece a te piacerebbe tanto vederli?
Elimina"Io non sono complottista in genere ma...". Per porre dubbi sulle notizie, e sui resoconti ufficiali, si inizia sempre con quella premessa. Ma una premessa sensata sarebbe "Io non sono un cretino, ma stavolta credo alla versione ufficiale". Non per altro, una stampa, una pubblicistica, una manualistica che puntualmente nasconde, omette, falsifica e spinge solo alcuni aspetti (e gli esempi sono innumerevoli, dalle piccole cose alle questioni più complesse e delicate) perché non dovrebbe destare dubbi anche questa volta? Il dubbio è lecito se la situazione è questa.
RispondiEliminaIl complottista dovrebbe essere quello che fa dietrologia no? Se la maggior parte delle volte, se non tutte, quando si tratta di temi sensibili, la stampa mente, allora a me pare che l'eccezione sia una stampa che dice la verità, no? Mi pare fare dietrologia dire che la stampa questa volta ha raccontato la verità precisamente, non capita mai, hanno dei finanziatori, degli interessi, delle linee editoriali, dei vincoli esterni e interni. Perché stavolta avrebbe dovuto? Cosa si cela dietro questa volontà di informare senza pregiudizi e senza omissioni? Chi finanzia questa operazione verità? Chi ha scalzato i vecchi finanziatori e fatto in modo che si potessero raccontare i fatti come sono, con fonti primarie e non fonti di quarta mano e vari "si dice"? Cui prodest?