collaborazionista s. m. e f. [der. di collaborazione] (pl. m. -i). –
1. Chi, appartenendo a un partito d’opposizione, collabora con un governo.
2.
Chi collabora con le autorità nemiche d’occupazione; in partic., chi,
durante la seconda guerra mondiale, collaborò con le forze tedesche
d’occupazione: i c. di Salò, di Vichy.
Fonte: Treccani.it
(una parola della quale avremo bisogno spesso nei prossimi post. Notate che la definizione prescinde da un compenso. Il collaborazionista collabora perché ci crede...)
Per completezza di informazione.
RispondiEliminatradiménto s. m. [der. di tradire; tradimentum è già presente nel lat. mediev. della fine del sec. 12°].
1. L’atto e il fatto di venire meno a un dovere o a un impegno morale o giuridico di fedeltà e di lealtà
2. Azione delittuosa o dannosa compiuta, mascherando le proprie intenzioni, contro persone o istituti che hanno fondato motivo di fidarsi.
Guarda un po' che cosa si trova poi razzolando nel vocabolario.
proditòrio agg. [dal lat. tardo proditorius, der. di prodĭtor -oris «traditore»]. – Da traditore; fatto, commesso a tradimento
Prodi-torio...
Nomen est omen ( il destino racchiuso nel nome)
EliminaCedere il 40% del controllo delle proprie infrastrutture energetiche strategiche (gas ed elettricita'), si configura o no come collaborazionismo?
RispondiEliminaSecondo me si, perche' si presume che uno Stato sovrano abbia il dovere di tutelare la propria indipendenza nei vari settori strategici.
Un conto e' collaborare, un altro conto e' cedere il controllo!
http://www.formiche.net/2014/05/08/ansaldo-energia-perche-cdp-ha-preferito-shanghai-electric-doosan/
Apprendere casualmente che la firma dell'accordo e' fissata a giorni (da un amico che lavora nel settore, frequentatore della stessa palestra in cui vado, mentre correvamo sul tapirulan), mi ha profondamente depresso.
Che grande sentimento di impotenza!
EliminaAssistere a tutte queste nefandezze e e al teatro grottesco della politica, non so voi, ma io mi sento cadere le braccia.
Eh già. "Chi vende non è più suo" (cfr. Mario Monicelli).
Elimina(Alessandra da Firenze)
io faccio parte dell'indotto. non ho mai lavorato tanto come adesso, arrivano centinaia di ordini! e sono tutti dalla cina......
Eliminatristezza..
Prof, intanto grazie per aver costruito un caposaldo contro l'idiotizzazione di massa. Approfitto del post sul collaborazionismo, caratteristica uniformante dello stile dei governi europei, per allargare l'orizzonte oltre le questioni relative ai meccanismi di dominio economico. Per esempio andrebbe smantellata anche l'ideologia che viene usata per giustificare i sacrifici economici: costruiamo l'Europa.
RispondiEliminaNegli anni '20 del secolo scorso Ortega Y Gasset, dopo aver chiarito citando Humboldt, che l'arricchimento umano deriva dalla varietà di situazioni e che questa è l'anima dell'Europa, afferma: "è insensato affidare la vita europea ad una sola carta, a un solo tipo d'uomo, ad una identica "situazione" ". Poi aggiunge: "in questa coscienza si autoriconosce come valore positivo, come bene e non come male, la pluralità continentale". E conclude: "così come stiamo procedendo, con progressiva diminuzione della "varietà di situazioni", ci dirigiamo direttamente verso il Basso Impero...già al tempo degli Antonini si avverte chiaramente uno strano fenomeno, meno sottolineato e analizzato di quel che dovrebbesi: gli uomini sono diventati stupidi."
Ma in che modo, oggi come al tempo di Ortega o degli Antonini, gli uomini diventano stupidi? Mi consenta un'altra citazione, questa volta tratta da Robert Salais, esponente di punta della Scuola delle Convenzioni francese: "La riduzione di taglia e di mezzi dello Stato a profitto del mercato non significa il suo indebolimento. Essa equivale piuttosto al progetto ambizioso...di modificare l'agenda di vita e di lavoro dei membri della comunità, da una parte per adattarla ad ambizioni più "ragionevoli" che siano aggiustate alla stagnazione o al declino economico che si annuncia, dall'altra parte per trasformarla, riprendendo qui il linguaggio manageriale, in "tableau de bord" di un individuo razionale di mercato. Armato di una tale guida operativa, l'individuo che ottimizza in permanenza l'equilibrio tra i suoi obiettivi e i suoi mezzi in funzione dei segnali che gli rinvia il mercato (soprattutto la sua "impiegabilità") diviene la figura politica e sociale ideale".
Ecco dunque che la morsa fra ultraliberismo e ordoliberismo che ci stritola in Europa diviene giustificabile alla luce di un progetto autoritario e regressivo spacciato dai padri della UE per liberalismo. E ci stupiamo che tutti i governi europei siano diventati collaborazionisti?
Il Fatto online titola adesso: "Crescita zero, export -4.3% e consumi -0.7. Cantone: "Il freno si chiama corruzione". Gli indicatori non promuovono Renzi: per Confindustria il Pil è fermo, a giugno giù le esportazioni. Ex pm: "Mazzette disincentivano investimenti esteri". Ma le norme ad hoc del governo sono bloccate.
RispondiEliminaMi sono cascate le braccia. Se non si cresce e non si esporta la colpa è della corruzione. Bei tempi gli anni 50, 60, 70, 80... quando si cresceva e si esportava perchè non c'era assolutamente corruzione!
E che peccato che non ci siano investimenti esteri, visto che è così positivo svendere le industrie italiane ai compratori di altri paesi, così poi l'economia riparte! E non voglio nemmeno pensare alle norme ad hoc del governo che sarebbero certamente un toccasana ma, ahinoi, sono bloccate...
Quanti collaborazionisti ci sono in Italia, e al suo governo???
Luca, è collaborazionismo e tradimento. Sono esistiti i nemici della patria, poi sono arrivati i nemici del popolo; ora abbiamo una sintesi perfetta di nemici della patria e di nemici del popolo. Ma che a mia insaputa sia un fascista?
RispondiEliminaE Cantone da che parte sta, sostenendo questa tesi:
RispondiEliminahttp://www.economonitor.com/analysts/2014/07/22/italy-clamp-down-corruption-to-jump-start-growth/
Infatti.L'Italia è pena di traditori che operano per per lauti guadagni ma anche per 30 sporchi denari,mentre il collaborazionista è ancora peggio e agisce per le più bieche intenzioni ideologiche,ed anche da costoro siamo invasi,a partire dall'apice istituzionale che non ci fa mancare ogni giorno la sua ansia frettolosa purchè si realizzi un certo disegno antidemocratico e palesemente contro gli interessi italiani e contro la Costituzione stessa.
RispondiElimina[...] Contro la decisione presa il 19-12-1934 che proibiva ai membri dei movimenti
giovanili ebrei qualsiasi tipo di manifestazione pubblica, il 13-4-1935 la
polizia bavarese, feudo personale di Himmler e Heydrich, permise al Betar di
sfilare in uniforme: “Non esiste alcuna ragione di esercitare pressioni
amministrative contro le attività sioniste in Germania, perché il sionismo
non si oppone al programma del Partito Nazional-Socialista dei Lavoratori
Tedeschi”, avevano scritto i dirigenti sionisti in una lettera diretta al
Ministero degli Interni [...]
Questo uno degli innumerevoli episodi storici e per rimanere in tema e nell'attualità questo articolo articolo mi sembra interessante.
Nell'UE il fenomeno è talmente diffuso tanto da far presupporre che la SStoria potrebbe far la rima col passato.
P.S. tecnico " C'è un problema nel form di risposta che fa perdere i commenti.Non so quale sia la causa ma consiglio di copiare il testo prima dell'anteprima o della pubblicazione."
Al di là dei giuramenti istituzionali (anche il sottoscritto ha formalmente giurato fedeltà come sottufficiale innanzi alla bandiera del reggimento, al momento del congedo), mi chiedo quanto il clima di globalizzazione mondiale ed eurista stia contribuendo, e in modo tellurico, ad allentare la percezione effettiva delle varie identità nazionali, in senso giuridico e culturale (che non c'entrano un fico secco col nazionalismo esasperato, analogamente al fatto che ciascuno è libero d'arredar casa propria secondo gusto e cultura - sarebbe auspicabile magari più cultura che gusto - senza per questo venir tacciato d'essere "appartamentista"), così sfumando drammaticamente e progressivamente, quasi inconsapevolmente, il sentito di responsabilità che ciascun cittadino, a maggior ragione la classe governante, “dovrebbe” avvertire nei confronti della propria comunità-stato, senza per questo essere accusato di discriminazione campanilista nei confronti di altre nazionalità. Conosco persone che mescolano, taluni furbescamente, altri ingenuamente, i concetti di popolo, etnia, nazione etc... al punto da far sempre apparire come elemento di forza il loro democratico interesse ora per la minoranza da preservare, ora per la collettività globale, intesa come bacile d'eguaglianza idealistica e priva d'ogni tipo di barriera (un egualitarismo…), pertanto molto tendente in parallelo all'appiattimento culturale e umano (come se un abitante della Basilicata avesse ipso facto ogni cosa da spartire con un abitante di Amburgo, solo perché entrambi camminano eretti e sono iscritti a un’anagrafe). Se il senso d’appartenenza a una nazionalità viene meno, vengono meno anche i presupposti percettivi d’un possibile tradimento o collaborazionismo nei suoi confronti (al netto ovviamente di chi lo fa per immediato, calcolato e spregevole interesse – pur essendo ancora sostenitore dell’inutilità della pena di morte, avverto tuttavia una inquietante crescente nostalgia per il ceppo e la scure, ma forse sarebbe meglio la forca, essendo la prima prerogativa onore da riservarsi ad un’esecuzione nobile).
RispondiEliminap.s. anch'io confermo l'inconveniente segnalato da Berolani; se Google richiede l'ingresso, il testo digitato va perduto.
La forma più micidiale di corruzione che affligge l'Italia è proprio il collaborazionismo, taciuto dai media per dar risalto invece ai ladri di galline...
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