Scusate, forse è meglio se ci faccio un post. Rispondendo a kthrcds ho avanzato questo dubbio (che qui riprendo con un grafico a supporto):
A me piace molto Mazzalai, ma in questo caso devo dissentire.
C'è
un vizio logico nel dire che lo spread è diminuito perché il suo
benchmark (il tasso privo di rischio) è cresciuto. Lo spread, in linea
teorica è il il differenziale di tasso, che misura la maggior
rischiosità dei titoli del debito sovrano di un paese "rischioso"
rispetto a un paese ritenuto "sicuro". È (in teoria) quello che si
chiama "premio per il rischio" (risk premium). Se lo spread è 3 e il
benchmark 2, il paese rischioso ha tasso 5. Se il benchmark (tasso del
paese privo di rischio) passa a 4, il paese rischioso ha tasso 7. In
altre parole, non è perché diventa più rischioso il paese benchmark che
lo spread si riduce (come mi pare dica Mazzalai, o forse glielo fate
dire voi).
Esempio: quando la Germania Ovest tirò su i tassi al tempo dell'Anschluss, non è che lo spread fra noi e lei si ridusse, ricordate? Gli dovemmo star dietro, tenendo lo spread intorno ai 400 punti, con tutte le conseguenze del caso, fra le quali la crisi del 1992 (sì, sì, dottor Giannino, il problema fu la spesapubblicaimproduttivabrutto, con la quale però si erano ingrassati i suoi amici imprenditori... sì, sì, marxisti dell'Illinois, il problema fu la speculazionecattivabrutto, che però era stata resa possibile dall'inversione a U dei vostri compagni del PCI, che avevano deciso per convenienza personale e politica di appoggiare il progetto SME...).
Se le cose stessero meccanicamente come dice Andrea, fra tasso tedesco e spread ci dovrebbe essere una correlazione negativa: ogni volta che il tasso tedesco sale, lo spread dovrebbe diminuire. Invece la correlazione è 0.15 (positiva), e per di più non significativamente diversa da zero (t di Student 1.37, per chi sa cos'è).
Certo! C'è stato un caso in cui lo spread è sceso perché il tasso tedesco è salito! Dopo l'unificazione, quando per fare il macello che hanno fatto i virtuosi alamanni avevano bisogno di capitali esteri. Un bello shock politico, no? Ma poi lo spread si è nuovamente stabilizzato intorno al solito 4% (400 punti base).
C'è stato anche un punto in cui lo spread è salito perché sono saliti i tassi italiani, anzi, due punti: uno nel 1987, a debito pubblico crescente ma tassi fissi (SME credibile). Chissà perché, eh? E uno prima del settembre 1992, quando il governatore (Ciampi) era "in trincea" per difendere la parità di cambio non credibile che l'Italia aveva rispetto all'ECU nel contesto dello SME.
C'è stato anche un punto in cui lo spread è sceso perché sono scesi i tassi italiani, e in modo molto più consistente, dopo l'uscita dallo SME con svalutazione per motivi spiegati qui.
Chiaro il punto? Dietro i movimenti dei tassi c'è sempre un quadro politico da prendere in considerazione. Vedete, in economia succede sempre che qualcosa scenda e qualcosa salga. Prendete i saldi settoriali: a parità di saldo estero, se sale il saldo pubblico deve scendere quello privato. Ora, io sono il primo a dire che se i grandi soloni che ora vengono a dirci che ce l'avevano detto (i vari Minosse, Nannicini, Monacelli) sapessero un minimo, ma un minimo sindacale, di contabilità, staremmo tutti meglio. Ma la contabilità non basta! Poi bisogna anche avere un minimo di modello interpretativo. Certo, fra la contabilità senza modello e il modello senza contabilità preferisco il primo, per i motivi esposti a suo tempo (e forse ora capite anche quel vecchio post).
Però proviamo a mettere insieme le due cose, volete?
Se lo facciamo, non possiamo che restare un po' perplessi nel veder attribuire la diminuzione dello spread alla crescita del benchmark (il tasso tedesco), e questo tanto più in quanto, a rigor di logica, il
debito italiano è diventato molto, ma molto più rischioso (pur restando
perfettamente sostenibile) di quanto non lo fosse quando lo spread era a
500!
Rispetto ad allora abbiamo avuto:
1) un aumento di più di 10 punti del rapporto debito/Pil;
2) una situazione di conclamata instabilità politica;
3)
la necessità ormai impellente di sovvenire agli obblighi del Fiscal compact (necessità
puramente teorica, son d'accordo, ma comunque noi e i mercati dovremmo far finta che non
lo sia).
Quindi il nostro spread in teoria dovrebbe aumentare, indipendentemente da come sta messa la Germania (che sta messa sempre peggio).
Perché invece non aumenta?
Credo
che sia per il solito motivo. Perché in pratica (prima ho detto in
teoria, ricordate?) lo spread misura il rischio di "euro breakdown", di
crollo del sistema, come ha tante volte chiaramente spiegato Claudio Borghi Aquilini. Ora, è chiaro a tutti che da qui a maggio nessuno
vuole che il sistema crolli. Se poi si riuscirà a non farlo crollare è
un altro paio di maniche. Io credo di sì (cioè credo che il sistema terrà), ma who knows?
Il punto è
che esattamente come per mandar via Berlusconi è bastato un giro di
telefonate per dire "vendete titoli italiani" (lo dicono Bini Smaghi e Sinn, non io), per tenere in piedi la
baracca (e quindi basso lo spread del paese più politicamente sensibile,
che è in questo momento l'Italia), basta un giro di telefonate per dire
"non vendete titoli italiani". Full stop. Non è complottismo: è come
funzionano mercati oligopolistici fortemente concentrati e in grado di
catturare, tramite un'azione di lobbying, i decisori politici. Ed è
anche una cosa molto più semplice:
il comportamento razionale e non
necessariamente coordinato (se preferite) di agenti economici
indipendenti gli uni dagli altri i quali razionalmente prevedono che la
baracca starà in piedi fino a maggio e si regolano di conseguenza.
Ergo,
se il tasso tedesco scendesse prima delle europee, credo che i
nostri tassi scenderebbero. Se invece si allargasse di nuovo lo spread,
avrebbe ragione Mazzalai e sarei lieto di ammetterlo.
Occhio a cosa ho
detto, però!
Mazzalai avrà ragione se prima delle europee lo
spread si allargherà a fronte di una discesa del tasso tedesco che lasci
invariati i tassi italiani (hint: è mai successa una cosa del genere? Guardate il grafico. Sì, mi piace vincere facile...). Se invece lo spread si dovesse allargare perché i
tassi italiani crescessero a tassi tedeschi costanti (o magari crescenti),
allora vorrà dire che ho ragione io e che i mercati avranno deciso di
chiamare il bluff del "whatever it takes".
Chiaro? Disegnino? Ci faccio un post?
Ecco. L'ho fatto. Aspetto come sempre i vostri commenti e gli elementi di informazione e discussione che saprete darmi per capire.
(ironia della sorte, in questo momento er Palla sta studiando Minosse. Domando: "Dov'era il palazzo di Minosse? Un aiutino: la targa era CN ma non era Cuneo..." Risposta: "Cnosso". Meno male! Ecco, una delle soddisfazioni che ci dovremmo togliere sarebbe quella di far tornare Minosse a Cnosso, magari in compagnia di Boldrin. Noi siamo non violenti, ma naturalmente non possiamo impedire che altri non lo siano. Possiamo solo deprecarlo. Avete passato la misura, avete insultato, vilipeso, cinicamente deriso interi popoli, e ancora parlate? Ammiriamo tutti il vostro coraggio. Che lo avevate detto venite a dirmelo in faccia. C'è un convegno internazionale a Pescara a maggio: presentate i vostri paper, la stampante la porto io...).
Sarebbe possibile avere un post, in futuro, sui cosiddetti "specialisti dei titoli di stato"?
RispondiEliminahttp://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/debito_pubblico/elenco_specialisti/Elenco_Specialisti_in_titoli_di_Strato_-_Dal_8_aprile_2013.pdf
Grazie mille!
Letto, sarei disonesto a sostenere di acerci capito tutto ma almeno un'idea me la sono fatta. Per prima cosa sono stato vittima di letture sbagliate, perché molti sostenevano testualmente che lo spread era diminuito perché i tassi dei Bund tedeschi erano passati dal 1.38% ad oltre il 2% ,mentre quelli dei Btp decennali era sceso (di poco) sotto il 4%; non era una mia (fallace) interpretazione. Seconda cosa da anima candida mi ero illuso che almeno un margine di oggettività nel calcolo dello spread ci fosse mentre vedo che e tutta politica e lobbyng.... Quello che mi rimprovero è però non aver considerato quello che ha fatto notare ed abbiamo tutti sotto il naso, i parametri macroeconomici fanno schifo e siamo molto più vicini al default ora che nel 2011, soprattutto (mio parere personale) per la disoccupazione e la crisi delle aziende dovuta anche dalla stretta del credito. Quindi ricollegandomi a quello che dicevo sopra se ci fosse più oggettività nel calcolo dello spread questi, immagino, sarebbe alle stelle... e qui casca l'asino (cioè io..) mi sono bevuto un sacco di sciocchezze in contraddizione tra loro e se non fosse per il suo blog nuoterei nella mia ignoranza. Se ho scritto ancora qualche boiata mi perdoni ricordandosi che sono un cieco che cerca la via a tentoni
RispondiEliminae che chiedo non sentenzio.
SPREAD: ECCO COSA C’E’ DIETRO IL MIRACOLO ITALIANO
RispondiEliminaIntervista a Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison.
Come si spiega questo calo? Non sembrano per niente migliorate le condizioni della nostra economia. Forse lo spread non è più un indicatore interessante?
In primo luogo, bisogna tenere conto del fatto che questo calo dello spread non riguarda solo l’Italia, ma un po’ tutti i debiti sovrani dei paesi che sono stati più in tensione negli ultimi due anni. Prova ne è il fatto che anche lo spread della Spagna è sceso sotto i 200 punti ed è calato addirittura più di quello italiano. Quindi non è solo un fenomeno italiano.
Da cosa dipende? È un fenomeno generale dovuto al fatto che, già nell’estate del 2012, la Bce, e soprattutto il presidente Draghi, aveva preso una posizione molto coraggiosa dicendo: “Difenderemo l’euro a qualunque costo”, e annunciando la possibilità di mettere in funzione il programma Omt, che di fatto non è mai partito, perché non è mai stato necessario attivarlo: è stato sufficiente l’annuncio per avere da quel momento in poi un calo tendenziale di tutti gli spread. Se si va a vedere cos’era successo fino a quel momento…
Sicuramente l’Italia oggi sta facendo anche lei il suo dovere per rassicurare i mercati e direi che questo appare evidente dal fatto che siamo uno dei pochi paesi che nel triennio 2012-2014 potrà appuntarsi sul petto la medaglia del rapporto deficit/Pil sotto il 3%. Non sono molti i paesi, non solo in Europa - non parliamo di Stati Uniti e Giappone - a poterlo fare. Il nostro è un Paese che in uno scenario di miglioramento del clima sull’euro, sta facendo il suo dovere, sostanzialmente i famosi “compiti a casa”.
Se dovessimo quantificare i benefici di questo calo, su che ordine di grandezza saremmo? Già il Presidente della Repubblica nel suo messaggio di fine anno ha ricordato che i vantaggi dovuti al calo dei tassi hanno generato per l’Italia risparmi che si possono quantificare in 5 miliardi. È importante che questo risparmio si possa ripetere in qualche misura anche nel 2014. Qui però dovremmo essere un po’ più prudenti.
Perché? Il 2014 sarà difficile, perché bisognerà dimostrare la continuazione di un trend. Il clima di rasserenamento generale è stato favorito anche da politiche espansive, sia pure in fase di ridimensionamento, come il tapering negli Stati Uniti, che finora hanno inondando i mercati di liquidità. E molta di questa liquidità, nel clima rasserenato sull’euro, è tornata proprio a investimenti sui titoli sovrani europei che prima invece spaventavano tutti. C’è chi ha ripreso a investire anche sul Portogallo.
CALO DELLO SPREAD: ERRORE TECNICO
RispondiEliminaPer Il Giornale il calo dello spread è dovuto semplicemente ad un errore tecnico …
Nell'articolo viene detto che contemporaneamente al misterioso errore di un operatore è stato cambiato il titolo Bund di riferimento, passando a quello con scadenza 15 Agosto 2023.
EliminaQualcuno sa per caso quali sono i titoli di riferimento attuali (BTP e Bund con quali scadenze) e come vengono scelti?
Ho provato a cercare un po' in giro ma non ho trovato né una spiegazione della scelta né quali sono i titoli BTP e Bund di riferimento attuali.
TUTTO MERITO DEL NOSTRO SUPER SUPER SUPER MARIO
RispondiEliminaIl differenziale tra Btp e Bund è sceso sotto i 200 punti, tra la soddisfazione di tutti. Ma di chi è il merito? Del nostro SUPERSUPERSUPERMARIO
Sul ‘Sole 24 Ore’, Isabella Bufacchi analizza l’anno che attende l’Italia, al di là dell’euforia da calo dello spread; sottolineando il ruolo che ha avuto la Banca centrale europea, e in primo luogo Mario Draghi, nello spegnere l’incendio finanziario.
Quanto al punto 3): non capisco perché l'obbligo di ottemperare al Fiscal Compact è puramente teorico. Forse perché l'ipotesi di un taglio alla spesa di tale entità farebbe crollare tutta la baracca? O per altre ragioni? Se invece non è teorico, ma realistico, bisognerebbe tentare di immaginare quale forza politica ne pagherà le conseguenze immediate, giacché a fine anno non è scontato che al governo ci sia ancora Letta. Renzi è così poco avveduto da minare l'attuale governo per scalzarlo e assumersi l'onere di tagliare 50 miliardi? Oppure sa anch'egli che si tratta di un'ipotesi teorica?
RispondiEliminaGrazie.
Il cielo è dei violenti: vim patitur et violenti rapiunt, ci spiegherebbe er Palla.
RispondiElimina"Se colui che interroghi finge di non ascoltare, sii rapitore per prendere il regno dei cieli; sii violento, per portare la violenza anche fin dentro gli stessi cieli" (Gregorio Magno).
Spread sceso grazie alle banche. Ma nel 2014 il rischio torna
RispondiEliminaGli spread si son ridotti per i Piigs negli ultimi mesi grazie essenzialmente agli acquisti delle banche nazionali. Ma cosa accadrà nel 2014, quando gli istituti dovranno rientrare con i rimborsi Ltro?
LA NEBBIA S’INFITTISCE
Che senza una nuova LTRO assisteremo in Italia al peggior credit crunch mai visto e i finanziamenti a MLT saranno ancora + rari di oggi
Elimina1. Una domanda magari superficiale. Quando il prof scrive:
RispondiElimina"Esempio: quando la Germania Ovest tirò su i tassi al tempo dell'Anschluss, non è che lo spread fra noi e lei si ridusse, ricordate? Gli dovemmo star dietro"
si intende che "dovemmo star dietro alla Germania" perché in ogni caso, nonostante un'unificazione/annessione in corso (!!) con tutti i costi e i rischi sociali connessi ad una operazione del genere, i titoli tedeschi erano comunque considerati più affidabili dei nostri?
2. Sulle cause della discesa dello spread, ne ho lette di tutti i colori:
a. Merito della serietà di Letta
b. Effetto della salita dei rendimenti dei titoli tedeschi
c. <a href="http://www.ilgiornale.it/news/interni/ordini-falsati-e-tassi-impazziti-ecco-perch-sceso-spread-980298.htmlerrore di un misterioso operatore di borsa> errore di un misterioso -avrà indossato la mascherina della Banda Bassotti?- operatore di Borsa
d. Merito di Draghi
Grazie prof per aver prodotto un grafico con un modello a corredo di spiegazioni dettagliate di specifici massimi e minimi sullo spread. Se uno si stampa in testa che lo spread, ora come ora, misura il rischio default del ns Paese, si capisce che, siccome stiamo messi peggio rispetto a Luglio 2011, evidentemente qualcuno che fa da calmiere <i>forzoso</i> sui mercati europei c'è. Lo stesso qualcuno che, verosimilmente, fece decollare il governo Berlusconi [io all'epoca esultai pure...povero idiota che ero]. Da questo punto di vista, quando Renzi afferma "è merito di Draghi", non è troppo lontano dalla verità: semplicemente, anziché merito, dovrebbe dire "opera di".
OT
RispondiEliminaRiporto alcuni tweet del buon Guerani che aiutano a capire meglio il funzionamento dei target 2. Alcune cose le avevo capite ma questo è un ulteriore tassello.
Target2
Saluti
Lo spread è qualcosa di sfuggente perché, per quanto io ne abbia compreso dalla preziosa consultazione di questo blog e del materiale informativo che ne viene divulgato, è collegato al senso di fiducia che hanno o non hanno gli investitori/speculatori (banche e grossi finanzieri) sul nostro sistema economico-produttivo. Ora, se il nostro sistema economico è allo sfascio, se tutto va verso l'impoverimento, se ancora persiste incertezza politica (ma è incertezza politica dal momento che Enricuccio, Angelino, Matteo e Silvio, questi un po' meno, però, garantiscono per questa Europa?) come fa a calare lo spread? Si vede subito che è una cosa "regolata a tavolino" o a telefonino. Così come fu "deciso" dall'oligarchia che si doveva far fuori dal governo il Berlusca che aveva assunto un atteggiamento da bimbo capriccioso e irriverente verso la troika e i potenti del continente (la culona, tanto per ricordarne uno); per costringere alle dimissioni Silvio, fecero salire lo spread a quasi 600 punti base. Ciò portava l'innalzamento degli interessi sul debito pubblico a 100 mld l'anno e questo si rivelava, in sostanza, come un meccanismo pericoloso che potrebbe in qualsiasi momento essere attivato e spingerci verso il default.
RispondiEliminaQuesto è lo strangolamento utilizzato dalla dittatura finanziaria contro i cosiddetti PIIGS, ovvero gli stati deboli dell'area euro. Con questo stratagemma riusciranno ad imporci qualsiasi restrizione... Grecia docet.
Da profano che sono, quanti errori o fesserie ho scritto, caro prof? :)
Questo post, ammirevole, è anche confortante per gli ignoranti come me che da tempo cercano di imparare con risultati non sempre confortanti. Ma il post è ammirevole, per hé una volta di più mostra che l'economia non è un fatto di natura, bensì che è politica pura e semplice. Quindi anche i complottisti ignoranti come me si sentono meglio: la nostra mente è forse troppo stretta per capire a fondo la dinamica tecnica dei tassi, ma sufficientemente larga per capire che si vende, tra l'altro, quando si vuole rovinare qualcuno o qualche paese. E viceversa naturalmente. Ma chi l'avrebbe detto, l'economia è solo uno strumento...
RispondiEliminaSignor Celso, mi permetta,
EliminaLei afferma: "...l'economia è solo uno strumento...". È verissimo e lo spread o meglio lo SPREAD TRADING è una tecnica per fare affari tra due strumenti finanziari. Chi, per esempio, fa Spread Trading sui titoli di stato usa dire, che va "lungo=long" sul Bund Tedesco e "corto=short" sul BTP Italiano o sui Bonos Spagnoli. Questo tipo di trading viene definito anche "Spread Inter-Exchange" ovvero su due borse diverse tipico tra Bund/Btp. Uno "Spread Intramarket" indica due strumenti finanziari sulla stessa borsa ma con scadenze diverse in questo grafico si può vedere (linea rossa) una recente operazione molto profittevole sui futures del mais. Anche questo è spread.
Per tornare all'argomento del post, personalmente andrei a guardare i Credit Default Swaps a 5 anni che, a mio giudizio, racconterebbero una storia molto diversa da quel fantomatico "spread" tanto strombazzato dai media.
intervento interessante e condivisibile leggo in fretta debbo rileggere e riflettere meglio così a freddo aggiungerei che una stabilità delo spread va intesa come la carota che fa accettare la bastonata fiscale orrenda che ci stiamo ciucciando...riguardo alle date non ho controllato ma mi pare che un grosso euro test sia l'elezione francese che viene prima di maggio ...
RispondiEliminaInteressantissimo articolo sul salmonato sui populisti & comunisti Svizzeri che guarda un po’ (a) sono impazziti perche’ cercano di svalutare mentre tutti sanno che cio’ e’ foriero di devastazioni per la vedova, l’orfano ecc.., e (b) per il medesimo motivo hanno perso la loro moralita’ calvinista, perche’ svalutare e’ roba da pigri, improduttivi e astuti levantini. Ma questo e’ quasi OT, la parte piu’ attinente e’ quella in cui il "chief investment officer di Merk Investment” dichiara «Abbiamo venduto il nostro ultimo euro il 15 maggio. Siamo preoccupati del processo disfunzionale». Non ho gli strumenti per capire la vera portata di questa affermazione ma mi pare un segno di “dura minga”, per dirla con Calindri …. [niente accenti, tastiera americana …]
RispondiEliminaA pranzo ho mangiato patate. A cena, ieri sera, ho mangiato patate. Ora che ci penso, mangio sempre patate. Quindi sono interessato alle patate. E quindi sono interessato all'interesse reale.
RispondiEliminaOggi presto al prof. Bagnai 100 kg di patate, con l'accordo che tra un anno mi restituirà 105 kg di patate. I 5 kg di patate sono l'interesse reale.
In un mondo ideale caratterizzato da una perfetta mobilità di capitali, esiste un solo tasso di interesse reale. Nel nostro mondo, caratterizzato da una elevata mobilità di capitali (forse troppa), possiamo assumere che esista un solo tasso di interesse reale.
L'interesse nominale, per tassi di inflazione p non troppo alti (diciamo non superiori al 15% annuo), possiamo approssimarlo come i = r + p
Poi dobbiamo considerare che gli onnipotenti mercati finanziari anticipano la possibile svalutazione della valuta nella quale è denominato il titolo (l'euro ad esempio può svalutarsi rispetto al dollaro). Chiamiamo x tale variabile.
Abbiamo infine una variabile s , che riassume tutti gli altri fattori residuali di rischio
Quindi i = r + p + x + s
A novembre 2011, quando lo spread era intorno ai 500 punti base, il tasso di inflazione in Germania (indice CPI) era pari al 2,39% . Lo stesso indice in Italia era pari al 3,26% (differenza CPI Italia – CPI Germania = 0,87% )
A novembre 2013 lo spread è intorno ai 230 punti base. Il tasso di inflazione in Germania (indice CPI) era pari all' 1,33% . Lo stesso indice in Italia era pari allo 0,66% (differenza CPI Italia – CPI Germania = - 0,67% )
Quindi, a parità di condizioni, la differenza di circa 300 punti base dello spead a novembre 2011 con quello a novembre 2013 può essere spiegata, per circa la metà, dalla diversa dinamica del tasso di inflazione nei due Paesi considerati.
Il resto lo fa essenzialmente la previsione che la baracca rimarrà in piedi (per ora l'Italia non esce dall'euro), dal momento che la BCE si è impegnata nel ruolo di prestatore di ultima istanza (chi lo avrebbe mai detto... ) e il contribuente italiano si è impegnato affinché nelle casse delle banche tedesche torni quanto da loro prestato in maniera piuttosto sconsiderata.
Da cui si evince che, nonostante l'Italietta nostra sia diventata un debitore un pochino più rischioso, NON STIAMO FINENDO COME LA GRECIA e a maggior ragione non stavamo finendo come la Grecia nel novembre 2011.
Che il tormentone “finiremo come la Grecia” fosse uno slogan con intenti terroristici oggi lo ha capito perfino la casalinga di Voghera. Mi voglio sbilanciare: lo hanno capito anche quelli con passaporto amerikano.
Due considerazioni banali:
1 – lo spread non coincide con il costo del debito pubblico, anche se Letta e Saccomanni provano ancora una volta a farcelo credere
2 – lo spread a 200 punti NON SIGNIFICA che paghiamo meno interessi sul debito e quindi si sono liberate risorse per fare altro. In rapporto al PIL, gli interessi sul debito non sono diminuiti. Saccomanni dovrebbe saperlo, dal momento che suppongo abbia messo bocca nella redazione dell'aggiornamento del DEF 2013 (piuttosto ottimista in termini di crescita del PIL nominale)
Fondamentalmente è ciò che sostiene Mazzalai, il Prof. ha messo i puntini sulle i per precisione. Ma a mio parere ciò che premeva a Mazzalai è ribadire che siamo stufi di essere presi in giro da chi ci dovrebbe (sic) amministrare, da chi dovrebbe fare i nostri interessi (risic). Grazie al Prof. e a Mazzalai per il lavoro che svolgono.
Elimina@Rick: grazie per la scomposizione in variabili e l'avermi fatto notare il ruolo (non marginale a quanto pare) dell'inflazione.
EliminaA quest'ultimo proposito, ho una domanda/riflessione:
se io sono un investitore italiano, il fatto che l'inflazione italiana scenda signifca che posso acquistare titoli a rendimento più basso e trovarli comunque convenienti (in termini reali).
Questo però vale sia se acquisto titoli italiani che tedeschi, in quanto entrambi i titoli mi rimborsano in euro ed io questi euro li uso per "comprare le patate al supermercato sotto casa" (soggetto ad inflazione italiana).
Quindi in teoria se l'inflazione cala, accetto in generale titoli con rendimenti più bassi ma questo non dovrebbe cambiare la mia preferenza tra un titolo tedesco ed uno italiano: in entrambi i casi posso accettare un tasso più basso.
Allo stesso modo, l'investitore tedesco che compra patate in Germania, nel valutare il rendimento reale dei titoli dovrebbe considerare l'inflazione tedesca.
Anche nel suo caso però, se l'inflazione (tedesca) sale di 1%, significa che richiederà ai titoli che compra (sia italiani che tedeschi) un rendimento maggiorato di 1%.
La dinamica dell'inflazione non dovrebbe cambiare quindi la preferenza verso un titolo di una nazione o l'altra... no?
Quindi perché una diversa inflazione italiana rispetto a quella tedesca dovrebbe far salire o scendere lo spread?
L'effetto sullo spread potrebbe verificarsi se gli investitori (italiani, tedeschi o altri), a prescindere dall'inflazione, hanno una preferenza per i titoli del proprio paese per cui la maggior parte dei titoli tedeschi sono detenuti da tedeschi e la maggior parte dei titoli italiani sono detenuti da italiani (e se non sbaglio è proprio così - almeno per il debito italiano).
Nel tal caso, il prezzo dei titoli italiani sarebbe influenzato prevalentemente dalle decisioni dell'investitore italiano (che si basa sull'inflazione italiana) mentre il prezzo dei titoli tedeschi sarebbe influenzato dalle scelte dell'investitore tedesco e quindi dall'inflazione tedesca.
L'influenza dell'inflazione italiana sui titoli di stato italiani sarebbe quindi proporzionale alla quota di titoli italiani acquistata da investitori italiani (o comunque da compratori di patate al supermercato italiano).
Ne conseguirebbe che se gli investitori italiani comprano in media il 70% dei titoli di stato, l'inflazione italiana conterà per il 70% nel determinare la variabile "p" del tasso dei titoli italiani (mentre il restante 30% sarà determinato dalle inflazioni estere degli investitori esteri).
E' corretto o ho detto qualche fesseria durante il ragionamento?
Il rischio di breakdown a mio avviso è molto basso fino alle elezioni europee.
RispondiEliminaMa dopo io lo vedo aumentare considerevolmente, per la probabile affermazione, almeno in francia e probabilmente in qualche altro paese "chiave" di forze euroscettiche o comunque percepite come tali.
Molto importante sarà il risultato di AFD in Germania, e di Marine Le Pen.
Con un buon risultato di questi due partiti credo che i mercati correranno a vedere il whatever it takes, che finora ha tenuto basso lo spread perchè si percepiva, dietro a Draghi, il sostegno (clandestino ma solido) del governo tedesco.
Se dovessero sospettare che questo sostegno viene a mancare i mercati si avventerebbero su Draghi e sul BTP e probabilmente (non certamente, perchè èun osso duro) avrebbero la meglio.
Colpo decisivo potrebbe essere la salita dei tassi usa in seguito al tapering: perchè comprare BTP al 4%
Se ci sono Treasury a poco meno?
Quanto questo scenario sia verosimile e quanto l'eurobreak primaverile sia temuto potrà essere arguito dalla dinamica che la FED imprimerà al Tapering (un eurobreak in questo momento credo non sia gradito a Washington) e da quanto Bruxelles (e Berlino) saranno disposti ad allentare misure rigoristiche per tirare la volata alle forze eurofile.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaPer conto mio, proseguirei sulla scia del prof. Bagnai estremizzando ulteriormente...sarà che non mastico di contabilità e abbondo di modelli interpretativi. Secondo la mia economia in salsa di acciughe, in un area ad unica moneta, l'andamento dello spread rispetto al bund tedesco dipende quasi esclusivamente da variabili politiche. Se la bce, vale a dire la Tedeschia (o meglio ancora, l'establishment che ci tiene tutti in pugno) riitiene che debba aumentare, aumenterà, sennò no; del resto, niente impedisce alla bce di comprare titoli italiani sul mercato secondario (dalla pasta di acciughe sono passata al sugo alle vongole) con risorse illimitate. Sarei pure alquanto stufa di tanti inni a supermario, cioè alla bce, che sinora ha fatto solo quello che serviva a mantenere la barra dritta nel percorso che qualcuno sta seguendo ai danni della plebe di tutta Europa (whatever it takes, appunto). Se ci fosse un minimo di tecnicismo nelle questioni di tassi di interesse, sarebbe normale che le banche riescano ad indebitarsi a tassi inferiori rispetto a quelli dello stato dove sono insediate (vedi ltro)? A me pare di no e pertanto posso continuare a sentirmi giustificata nella mia ignoranza sul funzionamento dello spread.
RispondiElimina( lo so, lo so, LO SO che ho esagerato, ma era solo una figura retorica e poi sono già al dessert e comunque le cavallette...).
Un interessante articolo di Antonio Silvano Andriani su l'Unità.
RispondiEliminala tempesta perfetta
RispondiEliminaOff-Topic: leggere che Marcello Foa, uno dei migliori e lucidi giornalisti di affari internazionali in Italia, e forse in Europa, ha tessuto nero su bianco le lodi del libro del prof, mi ha scaldato cervello e cuore.
RispondiEliminaSeguo Foa da un anno: da Bagnai a Borghi al Giornale a Foa l'iter è stato breve. C'è poco da fare: seguendo questo blog siamo dalla parte dei "giusti", dove per giusto si intende chi cerca la verità.
Seguo andrea mazzalai da diverso tempo e credo che il pensiero di andrea e del prof siano divergenti solo che quello del prof è abbastanza chiaro anche se una cosa proprio non sono riuscito a capirla mentre quello di andrea è più fumoso ma pensandoci è la stessa cosa che non capisco del ragionamento del prof.
RispondiEliminaMi spiego se posso, aandrea ha sempre sostento che il debito pubblico italiano era sicuro anzi molto sicuro e che era tutta una farsa, cosa che posso anche condividere ma ci deve essere un cambiamento dalla situazione attuale e questo cambiamento è quello che il prof ha sempre sostenuto che non sarebbe arrivato perche la germania avrebbe detto no non e poi no.
La mia confusione al riguardo dell" idea che sosteneva il prof che il mercato avrebbe chiamato....e che tutto sarebbe saltato è offuscata dal fatto che il mercato sono loro.
Se l" euro è il mezzo del capitalismo per fare e disfare per spolpare e creare bolle perche il mercato, quindi il capitale, dovrebbe chiamare??
Magari chiamerà anche tra 10 anni ma per quel tempo dei nostri risparmi non vi sarà traccia e della nostra nazione ancor meno .....
Anche andrea era convinto che i tassi sarebbero ridiscesi e sono ridiscesi ma andrea è anche convinto che questa è una deflazione da debito e che i tassi saranno a zero per decenni e oltre e che del tapering se ne parlerà molto e si farà poco ma non mi ha mai spiegato come ci salveremo dal tagliare o haircuttare il debito o le cedole se oramai ci avvitiamo in una depressione da tasse.
Il mio sospetto ma non sostenuto da i ragionamenti del prof era che la germania ha sfruttato la situazione e la sfrutterà ancora ma il ramo alla fine non lo segherà perche se esce lei e perde il mercato europeo e la sua egemonia fuori dovrà fare i conti con la realtà cioè che molti altri producono roba buona a minor costo.
Chiaramente io non ho l" intelletto di andrea e ne tantomeno del prof quindi è solo una opinione.....del resto pensare che il mercato non farà nulla perche ci sono le votazioni europee, prima non poteva far nulla perche c" erano le votazioni tedesche prima non ha fatto nulla quando facendo patta in italia saremmo stati in balia di tutti i venti e burrasche possibili quindi.......se non fa nulla è perche non gli conviene o perche sono gli stessi interpreti.....in pratica o avviene qualcosa dall" altra parte dell" atlantico per far saltare la baracca( gli conviene?) o qua faranno quello che vogliono sia con i mercati che con lo spread......gli unici che le prenderanno di santa ragione sono i poveracci che non appartengono a nessuna casta, per loro tempi bui.
A proposito dei "fermatori" del declino... per chi se lo fosse perso... lo spread visto da Boldrin IV... Su storify di Claudio Borghi A.
RispondiEliminaPare sia ufficiale la notizia della scomparsa di Augusto Graziani. Tutte le volte che una nullità ridicolizza l'università e la ricerca italiana, voi, senza retorica, ricordategli che l'Italia, tra gli altri, ha avuto Augusto Graziani.
RispondiEliminaMi dispiace veramente tanto. Se potete, leggete tutto quel che trovate, in particolare io consiglio La Teoria Monetaria della Produzione, ma anche Lo Sviluppo dell'Economia Italiana.
Mi unisco al ricordo e ammirazione
EliminaProf. Mi consenta un OT e mi consenta di dirle una cosa che può suonare come un consiglio, di cui lei non ha bisogno e che io non mi permetto di darle. Non sono su Twitter ma la seguo costantemente e vedo che ogni giorno è costretto a rispondere ad una serie interminabile di ignoranti cronici che hanno come unico obiettivo quello di farle perdere energie e tempo. Dato che sono due fattori estremamente preziosi e dato che dopo quasi due anni e mezzo di "viaggio" le voglio anche un po' bene le auguro di riuscire ad evitare il più possibile questi incontri sgraditi. Che rimangano nel loro pietoso anonimato. Grazie
RispondiEliminaPenso che una causa importante della riduzione dello spread sia da imputare al decreto Grillo di dicembre 2011, con il quale è stato introdotta la clausola di salvaguardia per i titoli di stato di nuova emissione, con durata oltre i due anni, in base alla quale , tra le altre cose, prevede la possibilità da parte dei detentori degli stessi di modificare anche la valuta con la quale vedersi rimborsare il titolo di stato a scadenza. Questo fa si che il rischio di "cambio" sia azzerato. Il rischio di vedersi rimborsare alla scadenza il titolo, con la moneta avente corso legale alla data della scadenza, sia ridotto notevolmente. Di questo aspetto mi ricordo di averne anche parlato con un bancario durante il secondo goofycompleanno, il quale mi ha confermato tutto.
RispondiEliminaProf. Bagnai quindi lei sostiene che al momento i mercati fanno puramente calcoli politici, giusto? E perche' a suo avviso vogliono tenere in piedi l'euro almeno fino alle elezioni di maggio? Questo non mi pare ce lo abbia ben spiegato
RispondiEliminaPer non far dilagare le forze euro-scettiche e trovarsi un parlamento europeo nel quale gli euristi sono in minoranza, direi. Dunque da qui a maggio bisogna far finta che tutto va ben e se possibile che tutto va meglio …
Elimina<a href="http://scenarieconomici.it/preparatevi-sta-per-arrivare-il-quantitative-easing-europeo/“>nel modo prospettato qui</a>, ad esempio.
Finché la giostrina rende, gli agenti economici ognuno nel perseguimento dei propri interessi, agiscono, anche scoordinatamente, in modo da continuare a farla girare. Quando sarà più redditizio romperla anziché continuare a farla girare, i "mercati" saranno i primi a farcelo sapere.
EliminaIn effetti anche a me in questo post non è del tutto chiaro se:
Elimina1) il mercato BTP/Bund è sufficientemente "oligopolistico" per cui pochi agenti economici grandi si sono messi d'accordo per tenere in piedi la baracca (così come forse si erano messi d'accordo per vendere tutto e mandare via Berlusconi)
oppure se
2) il mercato è composto da agenti economici indipendenti che sanno che la situazione politica è tale per cui la baracca rimarrà sicuramente in piedi fino a maggio, quindi contrattano i titoli con uno spread (rischio) basso.
Nel primo caso, gli agenti manipolano l'economia per dare un segnale politico (teniamo lo spread basso così la baracca non esplode)
Nel secondo caso, gli agenti ricevono un segnale politico (sanno che la baracca sarà tenuta in piedi) ed agiscono di conseguenza sul mercato (contrattano attorno ad uno spread basso).
Chiaramente sono possibili entrambe le cose contemporaneamente, ma non mi è chiaro su quale volesse porre l'accento il prof.
A prima lettura i due periodi "Il punto è che esattamente come per mandar via Berlusconi.." e "Il comportamento razionale e non necessariamente coordinato.." mi sono sembrati quasi contraddittori.
Rileggerò nuovamente il post.
Il Parlamento che si insediera' dopo le elezioni Europee dovra' via via ratificare il rinnovo di tutte le cariche in scadenza della Commissione Europea (cioe' tutti i vari commissari).
RispondiElimina"The European Commission (EC) is the executive body of the European Union responsible for proposing legislation, implementing decisions, upholding the Union's treaties and day-to-day running of the EU. The Commission operates as a cabinet government, with 28 members of the Commission (informally known as "commissioners").
La prevedibile presenza di una significativa rappresentanza di 'euro-critici" (presumibilmente tutti eletti nei Paesi periferici) rendera' finalmente possibile l'interruzione della attuale politica economica di austerita' demenziale (e di pareggio di bilancio, sia a livello di governi nazionali che comunitario) senza dover ammettere la follia iniziale del progetto neuro (e quindi senza pagare un eccessivo prezzo politico).
A quel punto sara' piu' facile per costoro tentare di difendere l'Euro (nel breve periodo, perche' tanto nel lungo saremo comunque tutti morti) con qualcosa di simile al QE della FED.
Gli stessi soggetti politici che fino a maggio avranno sostenuto l'austerita' tenteranno probabilmente di riciclarsi come sostenitori del nuovo corso (e potrebbero pure riuscire a campare con questa immonda unione monetaria per altri 10 anni).
Mi ha molto colpito il programma della BBC sulla Grecia segnalato da Rosanna Spadini: tutti i Greci intervistati, pur perfettamente consapevoli dei danni provocati dalla austerita', hanno espresso la loro preferenza per il neuro ed una completa sfiducia in ogni e qualsiasi Governo nazionale.
Temo che questo sia vero anche in Italia (ed i 7 punti ortotteri, con in particolare il punto 1 sul referendum, l'insistenza sul castacorruzionedebitopubblicospesapubblicabrutto, mi sembrano confermare questo scenario).
A favore della sopravvivenza del neuro gioca la razionale irrazionalita' degli agenti economici che, come scriveva Keynes, 'preferiscono fallire in modo convenzionale' (piuttosto che salvarsi rompendo l'unione monetaria).
Per me decidera' la Francia se continuare (con il neuro ed il QE) a tenere in vita un sistema a somma nulla (con il QE almeno) oppure accettare di pagare il prezzo iniziale della dissoluzione del neuro e lo fara' dopo aver valutato i risultati delle elezioni di maggio.
Quindi fino a maggio si sta tutti tranquilli.
Ma del resto che la questione sia eminentemente politica lo dicono loro, mica altri. I richiami alla "stabilità" ( cfr anche l'intervista di Saccomanni su Repubblica) descrivono l'importanza per gli amici di una stabile, appunto, permanenza al potere. Dei fondamentali non importa niente a nessuno perché non contano veramente (il tuo debito sarà sostenibile finché io decido che lo sia , manovrando anche sui tassi di interesse. Non c'è debitore, per quanto solvibile, che possa pagare infatti interessi usurari, vero?)
RispondiEliminaProf perche' vuole mandare bisin e minosse a cnosso? Certo, Evans a suo tempo la trasformo' nella disneyland dell'archeologia minoica, ma e' pur sempre una bellissima testimonianza di una civilta' grandiosa che non merita di essere devastata. Se proprio li vogliamo mandare a Creta, mandiamoli sull'altopiano di Lasithi, dove potranno disquisire degli effetti nefasti dello spiazzamento tecnologico in una societa' che non investe abbastanza in ricerca mentre prestano le loro braccia all'agricoltura (ed e' piu' di quel che meritino dato che a Creta si mangia benissimo)
RispondiEliminaPost illuminante.
RispondiEliminaAnch'io credevo ingenuamente (come molti, penso) che una delle due lame della "forbice" dello spread fosse fissa e basata su un algoritmo di valutazione oggettivo (ovvero, noto a priori e "trasparente").
Siccome, invece, anche l'origine del sistema di riferimento oscilla, a parità di valore di spread le spiegazioni e interpretazioni possono essere molteplici e in disaccordo fra loro.
E, ancora una volta, solo le serie storiche e la Storia possono fornire il corretto lume alla nostra ragione. Puro stile Bagnai: qualunque teoria si sostenga, deve essere "falsificabile" (cioè deve contenere gli strumenti per essere dimostrata vera o falsa). Un'altra grande lezione!
Però mi sembra chiara una cosa.
Capito chi è il leader, il primo della classe (l'Alemagna), e stabilito il suo "rating" nella sala da tè riservata (dove i poteri forti decidono se è il momento del tè alla pesca o del tè al limone) con un giudizio di tipo "percettivo" sullo stato di salute e sulla performance dell'atleta biondo e occhio-azzurrato, tutti gli altri differenziali rispetto agli altri concorrenti vengono stabiliti, "sorseggiando" più o meno capitali, con un giudizio che ha un chiaro intento "dispositivo", ossia funge da "leva" per orientare i comportamenti dei governi e mutare gli stati sociali e le economie locali della periferia, vista come "reservoir" illimitato di risorse (ossia incidendo nella carne viva dei popoli "soggetti" e in tutti i loro patrimoni di risorse e valori).
Come il buon Fusaro ci ha spiegato, l'Euro è il lubrificante perfetto perché questo meccanismo di drenaggio sistemico avvenga senza fenomeni "dissipativi" (niente attriti): l'energia potenziale (il centro ordina) diventa tutta energia cinetica (la periferia esegue) e non si genera "calore" (niente inefficienza).
Ecco, un motore freddo nel cuore, un lubrificante perfetto negli snodi, un sistema di ingranaggi che non può perdere colpi, e attuatori ubbidienti fino all'ultima articolazione e terminazione sensor-culturale.
Willkommen, meine Herren, zur perfekten Fabrik!
Complimenti, una prosa davvero brillante la sua. La metafora motoristica mi ha fatto venire in mente questo incubo.
EliminaToh! Pare che nella industriosa Teutonia dove tutti lavorano e gli stipendi sono alti ci sia qualcuno che muore di fame, saranno mica i mitici lavoratori Hartz?
RispondiEliminagermania raddoppia il numero di chi si rivolge alle mense per i poveri.
Dedicato a chi voleva far ipotecare il Partenone:
EliminaBesucht Balkanlaender bevor Balkanlaender besuchen euch!
gent.mo prof. Bagnai, innanzitutto grazie per il lavoro che sta facendo.
RispondiEliminaVorrei farle alcune domande alle quali non riesco a dare risposta:
1) perché lei dice che l'Italia potrà anche non onorare il Fiscal compact?
2) lei dice (almeno così mi sembra di aver letto) che è probabile che, nonostante questa gravissima crisi, il sistema dell'euro reggerà; se le conseguenze in Italia saranno emigrazione, aumento della povertà, aumento delle disuguaglianze, quali potrebbero essere le conseguenze che avrà la Germania?
Il Fiscal compact è semplicemente impossibile da onorare, quindi non verrà onorato, esattamente come all'entrata nell'euro non venne onorato da molti paesi, Germania inclusa, il parametro del 60% sul debito/Pil. Accetto scommesse, sto senza un euro.
EliminaIl sistema verrà mantenuto stabile fino a maggio per evitare una legnata catastrofica da parte dei partiti critici nei riguardi dell'euro. Fino a lì, le conseguenze sulla Germania saranno queste, come ampiamente anticipato in questo blog e nel mio libro. Non ci voleva la palla di vetro, del resto...
E con loro proverbiale efficienza, hanno anche già trovato a chi addossare la colpa:
Elimina"sono in molti a vaticinare che il sistema continuerà a scricchiolare a causa della prevista invasione di migranti bulgari e rumeni"
e ancora:
"i timori per la tenuta del sistema crescono a causa dell’annunciato arrivo di un’ondata migratoria dall’Est Europa."
Come al solito, quando si tratta dei problemi della virtuosa tedeschia, la colpa è sempre di qualcun altro.
Immagino che gli accordi sulla libera circolazione dei lavoratori, tra l'altro uno dei requisiti fondamentali per la sostenibilità di una valuta unica, siano stati sottoscritti anche dalla germania, e visto come questa continua a far valere il suo peso economico e politico, è proprio un po' difficile pensare che gli siano stati imposti obtorto collo, quindi ora, di che si lamentano?
Certo loro preferirebbero la selezione all'ingresso: tu laureato in discipline tecniche sì, magari lo stipendio non sarà più quello che ti aspetti, sai com'è, oggi c'è la ciiina, ma per te un posto lo si trova sempre; voi dieci operai non specializzati no, di voi non abbiamo bisogno, rimanete pure a fare i disoccupati a casa vostra.
D'altra parte loro con la selezione all'ingresso hanno un'esperienza di lunga data: gli abili al lavoro un passo avanti, a produrre per il reich; per tutti gli altri ci sono le docce.
Ma nel senso che crede che terrà sicuramente fino a maggio e poi crollerà in un imprecisato futuro o pensa che non crollerà mai? No perché allora quella cosa del ramo e della Germania...
RispondiEliminaScusate, il senso è abbastanza chiaro: se scoppia un casino da qui a maggio i partiti cosiddetti "euroscettici" rischiano di avere un successo enorme. Altrimenti avranno solo un grande successo. Quindi si cercherà di fare il possibile per tenere le cose insieme. Non è detto che ci si riesca e comunque l'euro è insostenibile.
EliminaCaro Prof. scusate la mia ignoranza,ma quando parte l'ordine ''vendere i titoli italiani'',chi li compra??
RispondiEliminaÈ la stessa domanda che mi facevo anch'io in classe. E la risposta è nessuno finché il prezzo non è abbastanza sceso, poi qualcuno che si aspetta che il prezzo torni a crescere.
EliminaGrazie per la risposta. Approfitto della sua disponibilità e le chiedo ancora:
Elimina1) se il risultato per la Germania è la continuazione alla grande dell'esportazione (soprattutto fuori della zona euro - Cina per es. -, visto che questi altri paesi si stanno impoverendo), senza distribuire parte dei "dividendi" ai lavoratori mantenendo i salari "bassi", il Governo tedesco fa tutto questo solo per i benefici delle multinazionali (non si vergognano)?
2) se l'Italia rimane importatrice netta, non potrebbe finanziare il proprio debito tramite l'acquisto "in house" (come in Giappone) dei nostri bond?
grazie
P.S.
complimenti per la sua passione per la musica barocca (ascoltata e suonata); è il periodo musicale che prediligo.
@Blue
RispondiEliminaad un italiano su titoli italiani interessa l'inflazione italiana mentre ad un tedesco l'eventualità che si esca dall'euro e quindi sconta la svalutazione!
quindi per un italiano un'eventuale uscita dell'Italia dall'euro non comporterebbe nessuna svalutazione del proprio patrimonio salvo il fatto che salendo i tassi di interesse questo diminuirebbe (per altra via).
ma poi da fessi, continuando con l'euro diminuirebbe lo stesso visto l'aumento di povertà (calo di redditi, di ricchezza.. fate come volete).
In realtà all'italiano dovrebbe interessare oltre all'inflazione anche la svalutazione sui titoli italiani.
EliminaSebbene infatti la svalutazione non incida (direttamente) sul suo patrimonio in lire, nel valutare la convenienza del titolo italiano rispetto ad un titolo tedesco dovrebbe considerare che alla svalutazione italiana corrisponderebbe una rivalutazione del titolo tedesco.
In altre parole:
se il titolo italiano mi frutta a scadenza 100 lire, anche con una svalutazione del 20% rispetto alle altre valute sempre 100 lire ricevo.
Devo tenere però presente che il titolo tedesco, che oggi mi frutta l'equivalente di 100 lire in valuta estera, se un domani la lira svaluta del 20%, mi frutterà 120 lire.
Quindi nel valutare se investire in BTP o Bund, il rischio svalutazione dovrebbe essere importante anche per l'investitore italiano.
@Notiziario Boscolo
RispondiEliminada quel che ho capito:
1) con il QE monetarizzi il debito in modo tale da tenere bassi gli interessi
2) puoi fare poco se hai squilibri con l'estero ovvero sei in deficit.. oh, altrimenti nella Germania di Weimar non ci sarebbe stata tutta quell'inflazione!
in poche parole, avendo sovranità monetaria puoi controllare i tassi di interesse ma devi essere sempre in equilibrio con l'estero (che nel nostro caso abbisogna di una bella svalutazione per poter pompare spesa pubblica e quindi rilanciare l'economia).
Lo spread italiano spagnolo greco ecc è sceso perchè è la banca centrale che acquista ogni mese titoli del debito pubblico, ma nel 2017 la pacchia finisce!
RispondiElimina