Ti copio l'intervento di Ugo Boghetta al congresso di RC
(stralcio):
"... Volenti o nolenti L’unica proposta innovativa è la
centralità dell’euro, l’uscita dall’euro.
Questa proposta è la coerente conseguenza del documento 1
che afferma che abbiamo sbagliato sulla moneta unica e che l’Europa può
saltare. In effetti è l’euro ed il suo cane da guardia BCE a far saltare
l’Europa. Una moneta unica per economie tanto diverse non è stata in effetti la
scelta migliore come afferma un premio nobel per l’economia.
Le economie forti, la Germania in primis, hanno una moneta
sottovalutata. Per le deboli è il contrario. Rigida la moneta, inevitabile è la
riduzione di salari, pensioni, occupazione. La recessione che ne segue avvita i
bilanci su se stessi e prepara tagli continui al welfare. Nell’incertezza la
Finanza imperversa.
La causa della crisi dell’Europa sta anche nell’aver
ritenuto gli Stati un limite. Ciò per favorire una sovranazionalità
tecnocratica, mentre le decisioni che contano sono comunque prese sempre più
dalla sola Germania.
Per questi errori l’ideale europeista è stato travolto.
L’Europa divide popoli e proletariati. L’euro funziona come gli Orazi e i
Curiazi. Le destre vanno a nozze in nome di beceri e mai sopiti nazionalismi.
Per questo pensare a movimenti sincronici di contestazione su tutto il
continente è tanto idealistico quanto irrealistico.
Ma la politica va veloce. Le larghe intese fra Merkel e SPD
tolgono qualsiasi speranza per cambiare questa Europa, e l’utilità di
disobbedire o rompere i trattati. L’Europa è irriformabile. Si è detto che non
si può rimettere il dentifricio nel tubetto, ma la storia più volte,
dall’impero di Alessandro Magno in poi, ha cambiato dentifricio e tubetto.
Accadrà anche questa volta.
L’Europa va dunque ripensata. É il ritorno allo SME come
dice Lafontaine, è un’Europa confederale, è lo spazio euro-mediterraneo? La
discussione è aperta. Il tema è sempre più all’attenzione anche in Italia e nei
nostri partiti fratelli: Linke, Portoghesi, la stessa Syryza. Il PCE.
Dobbiamo cambiare approccio. Rischiamo di essere comunisti
senza Marx poiché non studiamo la struttura vera dell’Europa attuale, altro che
critica dell’economia politica. L’analisi è istituzionale, le proposte
politiciste. Rischiamo di essere comunisti senza Lenin perché non analizziamo
la situazione concreta.
I comunisti del catechismo denunciano che l’uscita dall’euro
non è l’attacco al cuore del capitalismo! È vero. Ma quasi sempre è accaduto
che l’attacco venisse portato ad una contraddizione secondaria o all’anello
debole. E lo scontro contro l’euro è oggi possibile proprio utilizzando le
energie negative, le contraddizioni, le fratture che esso stesso produce.
Rischiamo di essere comunisti senza Gramsci poiché, incapaci
di affrontare la questione nazionale, non elaboriamo analisi e proposte
adeguate alla composizione di classe del nostro paese: per la costruzione di un
blocco sociale e storico alternativo; per l’egemonia ideologica e culturale;
per innestare il cambiamento dei rapporti sociali verso il Socialismo del XXI
secolo; per dare alla Rifondazione un oggetto concreto: l’elaborazione di un
socialismo dinamico, plurale, a democrazia partecipata.
Solo cambiando, e solo così, potremo tentare di affrontare i
nodi storici del paese: uno Stato volutamente inefficiente, il familismo
amorale, la mafia, la cultura italberlusconiana, l’ipocrisia del
centro-sinistra, soprattutto la marginalità dei lavoratori, senza il
protagonismo dei quali non c’è uscita dalla crisi. Così stanno le cose.
Allora un partito comunista responsabile si attrezza per un
exit strategy. Prepara a questo evento i lavoratori, le classi popolari, i
sinceri democratici che difendono la Costituzione. Solo dentro a questa rottura
storica le nostre proposte potranno entrare in connessione con i conflitti
sempre più duri che stanno nascendo e nasceranno. E la presenza nei conflitti,
il radicamento, il partito sociale stanno in una prospettiva generale.
È in questa rottura che acquistano senso reale la difesa dei
salari e delle pensioni, un nuovo e diverso intervento pubblico per un altro
modello economico e sociale, la nazionalizzazione del credito, la difesa dei
beni comuni, la democrazia partecipata. È una proposta politica, non solo una
soluzione economica. Questo si fatica a capire. La sovranità popolare non può
che essere riconquista del potere sulla moneta e sulle scelte economiche e
politiche. Ma è anche la conquista di uno spazio più alla portata dei
conflitti.
L’uscita dall’euro è la fine degli alibi, fa tornare la
politica e lo scontro chiaro fra opzioni ed interessi diversi. In questo modo
si smascherano i poteri forti e la lumpenboghesia italiota che si nascondono
dietro alla naturalità dell’euro. Solo così potremo cercare di contrastare il
populismo di turno: Grillo ieri, Renzi oggi. Solo in questo modo la proposta di
costruire un fronte popolare classista e democratico ed un soggetto politico
plurale trova un bandolo, un filo rosso, un catalizzatore.
...
Si dice che si deve ancora approfondire. Certo c’è tanto da
approfondire. Ciò però dovrebbe valere anche per quella disobbedienza o rotture
dei trattati quasi mai citate nei congressi: tanto non fanno danno. C’è da
approfondire ma l’essenziale è noto. A breve ci sono le europee. Penso che il
nostro slogan debba essere grosso modo: l’Europa non cambia, fuori dall’euro
per un’altra Italia un’altra Europa.
Non ci sono più alibi. Nemmeno per noi. Avanziamo dunque con
determinazione questa proposta. Solo cosi possiamo tentare di parlare alla
testa ed alla pancia dei lavoratori, delle classi popolari, dei democratici, ad
un paese esausto e di mobilitare un partito altrettanto esausto."
(Dixit. E ovviamente la mozione da lui sostenuta al congresso risultò minoritaria, contro la linea della "tabellina dello zero", quello che si sente molto fico a parlare di tubetto e dentifricio, senza rendersi conto che questa linea argomentativa è la stessa dell'esimio prof. Boldrin! Ma qualcuno che ha capito, batti e ribatti, siamo riusciti a trovarlo. Continuiamo. Ieri sera ero a cena con tre che hanno capito, ad esempio. Contano poco, ovviamente (per ora). Ma molto meglio che perder tempo con cartelli che dicono che la Spagna è fuori del tunnel perché la disoccupazione è al 26% ma è in calo di due punti rispetto all'anno precedente, e si dimenticano di dire che il deficit pubblico spagnolo è oltre al 7% del Pil, e il Fmi ne prevede il rientro sotto al 3% nel 2018! Il che, poi, significa che noi dovremo continuare, via fondi "salvastati", a dare soldi agli spagnoli perché questi rimborsino le banche tedesche. Volete fare la pubblicità a un'Europa di figli e figliastri dove noi siamo figliastri senza meritarcelo? Feel free, but not in my name).
(ah, un'altra cosa, così evitiamo di perdere tempo. "La mettiamo in collegamento" lo dici a tua sorella, caro autore televisivo, chiaro? Soprattutto se vuoi far vedere roba del genere di quella sopra. Te lo dico senza acredine. Tu devi fare il tuo lavoro, io finora non ho avuto bisogno di te, ricordati che sul web tutto resta, e ricordati che io sto tanto bene a casa mia. Il mercato della menzogna si sta prosciugando, e a voi la pubblicità serve. Parlatene con il vostro CEO).
(pacatamente, e ricordando che tutti siamo utili e nessuno indispensabile. Io, poi, se rinasco voglio essere inutile...).
(Oddio! "Rischiamo di...". Più che un rischio è una certezza. Ma certo, se non leggete Bagnai perché non cita Marx né Gramsci, poi il risultato è che siete comunisti senza Marx né Gramsci. Lo scambio di figurine lasciatelo agli accademici di stretta osservanza cantabrigense, cazzo! Voi siete persone che dovrebbero affrontare i problemi dei lavoratori, no? E allora concentratevi sugli argomenti, non sul pedigree ideologico!)
Di fronte ad una crisi economica senza precedenti, della quale la causa principale, ovvero l'euro, è ormai nota a tutti (sopratutto grazie al suo meritorio lavoro in difesa della verità, Professore, di cui, sono sicuro, un giorno speriamo non lontano, la Storia le renderà merito) la sinistra italiana si perde in elucubrazioni accademiche totalmente inutili per un partito politico (Marx, Lenin, Gramsci...tutti autori interessanti, ma che palle! Ora serve altro!), in mozioni di minoranza, maggioranza, correnti, invece di fare fronte comune con tutte le forze politiche ostili all'euro e alle istituzioni che lo sostengono in vista delle prossime elezioni europee.
RispondiEliminaNon sono sicuro che ora "serva altro". Ora servirebbe capire sul serio di cosa ha parlato questa gente, servirebbe uscire dalle liturgie. Il dramma di questa sinistra è che, riducendo a sterile osservanza liturgica la lettura dei testi sacri, si trova a destra di Keynes e perfino di Adam Smith, come sarebbe facile dimostrare.
EliminaProfessore, quell' "altro" di cui c'è ora urgente bisogno e a cui mi riferivo nel mio post lo ha chiaramente indicato lei attraverso la sua attività di divulgazione, che si è rivolta senza pregiudizi ideologici tanto a destra quanto a sinistra, in vista dell'obiettivo di spiegare a tutti le cause reali di questa crisi e di indicare le possibili vie d'uscita. Questo è quello che la sinistra dovrebbe fare unendosi a tutte le forze ostili all'euro, non certo al fine di confondersi con il suo opposto in nome della battaglia anti-euro, ma al fine di ristabilire quel reale dibattito democratico fra concezioni politiche alternative che ora è totalmente soffocato dalla devozione fideistica della 'politica', sia di 'destra' che di 'sinistra', all'idolatria eurista. Una volta che le 'regole del gioco' ovvero la Costituzione, saranno ristabilite attraverso la riappropriazione, da parte dell'Italia, della sua sovranità politica e monetaria nel contesto di un Europa di nazioni sorelle libere e sovrane, allora sarà di nuovo possible il reale confronto democratico fra concezioni del mondo alternative l'una all'altra, che è poi il 'sale' della democrazia (e che a me, personalmente, piace tantissimo: resterei giorni a discettare di Marx e Gramsci, ma questo non gioverebbe minimamente alla soluzione dei problemi che ci troviamo ad affrontare). Al contrario, pensare oggi ad una soluzione 'marxista' o 'nazionalista' alla crisi dell'euro è, secondo me, totalmente sbagliato, perché di tale contrapposizione delle ali estreme non fa che avvantaggiarsi proprio quel 'centro', miscuglio indistinto di 'destra' e di 'sinistra', che ci ha portato nella situazione in cui ci troviamo, la quale è proprio il frutto proprio della mancanza di un reale dibattito fra Weltanschauungen alternative.
EliminaMi ricorda quello che dei veri profeti avevano descritto quasi 35 anni fa ... :)
EliminaDove non è riuscito Gramsci ha fallito il comunismo italiano, secondo me per sempre. E Gramsci non è riesumabile neanche da parte di Salvini, nonostante i buoni propositi.
EliminaSe è vero che dopo l'8 settembre ci hanno rigovernato i fascisti pentiti, per conto mio non ci hanno "liberato" neanche i CLN padani.
Vedo solo una via d'uscita: quella realmente "nazionale" che forse può essere anticipata da una "unitaria". Ma di quest'ultima non sono convinto che sia necessaria.
Vedo però che continuiamo a non capirci. Forse devo mettr su il video di Pescara. Io mi rivolgo al lavoro. Chi difende l'euro (sia Piga, sia Brancaccio, sia Mazzuccato, sia Boldrin) difende il capitale nella sua qualità più distruttiva: la piena e indisturbata libertà di circolazione. Secondo me difendere il capitale, questo capitale, è essere di destra. Il resto è sinistra. Con questa cosa che destra e sinistra non esistono avete un pochino scassato, e ve l'ho fatto notare più volte.
EliminaLa destra è la mano con la quale pensi queste cose, caro...
Un'esigua minoranza rifondiazionista ha qualche dubbio che l'internazionalismo proletario non sia perseguibile neppure in Europa occidentale (figuriamoci nel resto del mondo ..), quindi decade il principio del "grande" capitale - grande movimento operaio. A questi mi sento di dire: buongiorno, tutto bene?
EliminaMa permangono indistruttibili concetti come "familismo amorale" (??) non a caso subito affiancato da "mafia" (grande analisi!!), "lumpenborghesia italiota" (complimenti! dal lumpenprletariat alla lumpenborghesia .. che bella capriola d'analisi politica!) e, non l'hanno detto, ma si respira, la stessa idea di cancrena della piccola-media impreditoria italiana, familista, nazionalista, evasiva (si scherza, magari evasiva!), qualunquista, individualista, ecc. ecc. luogocomunisteggiando ...
Non penso affatto di difendere l'euro. E non penso neanche che non esistano la destra e la sinistra. Anzi, se intervengo sul suo blog lo faccio spudoratamente per cercare di convincere anche i miei "connazionali" a comprendere il tema (e a leggere e vedere di più anche i suoi video).
EliminaIl fatto è che sinceramente non riesco proprio a fare lo sforzo (so che ci sono persone migliori di me) di pensare di essere "salvato" da Salvini (anche se non sarà stato lui). Per me deve esserci necessariamente anche un'altra liberazione, se vogliamo successiva, ma possibilmente anche contestuale.
Aggiungo, per il lavoro e sempre pro domo mea, che nel meraviglioso (ma anche di breve periodo però) mondo del welfare italiano, tutti trovavamo un lavoro a Milano, come ha ricordato Borghi (e lo ringrazio) agli amici leghisti: anche i calabresi (che però non lo trovavano a Reggio Calabria).
EliminaCol risultato, tuttavia, che il centro di raccolta per l'impiego di casa Bossi non sembra aver dato dimostrazione né di aumentare la produttività del lavoro, né di migliorare l'offerta formativa.
Televideo RAI
RispondiElimina----
"Il governo di grande coalizione contribuirà alla costruzione della Germania e dell'Europa". Nel primo discorso al Bundestag del suo terzo mandato, la cancelliera Angela Merkel sollecita una modifica dei trattati europei per consolidare l'euro e un meccanismo vincolante per le riforme. "L'integrazione europea resterà nella prossima legislatura uno dei più importanti compiti".
"L'Europa ha fatto notevoli progressi nella stabilità e nella crescita", la crisi non è superata ma vediamo "i primi risultati", aggiunge Angela Merkel.
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Quelli del PD avranno già telefonato alla cancelliera per sapere dove devono firmare?
Il pd perde tempo e la Germania cerca di blindare l'euro.
EliminaEd ora cosa potrebbe accadere?
no Prof.:non gliela faranno mai per le europee; ché a sinistra quando si dibatte c'è solo da buttare gli orologi dalle finestre. Capacità di analisi eccelsa unita ad un'altrettanto deficitaria tendenza alla sintesi, non parliamo poi di pragmatismo...
RispondiEliminaTuttavia spero di essere smentita clamorosamente: dovessi trovarmi a votare Lega nord, con tutto il rispetto per questo partito (ma con corrispondente oltraggio alla mia storia di elettrice di sinistra), non glielo perdonerei mai.
Semmai ci sia ancora tempo per salvare qualcosa, questo è il momento di prendere posizioni chiare e definite.
Ah, se ce la fa a rinascere, si scelga un periodo storico sereno: quanto è frustrante essere inutili in mezzo ai disastri!
Il semestre di Presidenza Italiano nel 2014 e' stato evocato da Fassina (sia al convegno di Roma al Tempio di Adriano che nel suo intervento a Servizio Pubblico) come una tappa determinante per poter 'battere i pugni sul tavolo' in Europa e rinegoziare chissa' che.
RispondiEliminaIl Prof. (al Tempio di Adriano) ha fatto subito notare a Fassina (ed alla platea molto divertita) che il tavolo su cui battere i pugni in Europa non c'e' proprio (mi pare abbia proprio detto che ce ne sono certamente all'IKEA, ma non in Europa).
La stessa attesa 'messianica' del semestre di Presidenza Italiano e' presente negli interventi del Presidente della Repubblica (con tutta evidenza per tentare di ingessare lo status quo).
Ma il bluff appare fin troppo evidente....
http://www.ilgiornale.it/news/interni/balla-clamorosa-semestre-ue-976932.html
Chissa' che il castello non crolli proprio nel 2014....
Parlando a margine della esercitazione anti-incendio odierna con alcuni miei colleghi Europei (oggi presenti in sede) mi hanno confidato "Luca, it seems that the discussions on the monetary union have suddenly erupted in the upper echelons".
Per me la similitudine del dentifricio e tubetto si applica bene anche a RC.
RispondiEliminaDa mo' che l'abbiamo cambiato l'armamentario per lavarci i denti! Circa da quando Bertinotti si è comprato il quarto cashmere.
Aveva ragione Lei, prof.: "....Chissà chi cazzo ci toccherà votare per uscire da questa merda!". Mi scusi se forse non cito le parole esatte ma il senso è quello. L'altra sera ho visto per caso (perchè solo per caso una persona ragionevole può vederlo) un frammento di Porta a Porta dove si confrontavano Alemanno, Salvini e la Serracchiani sui temi dell'Euro e dell'Europa. Indovina chi era il più a destra?
RispondiEliminaTutto molto bello su questo Blog.
RispondiEliminaMi piace chi vuole riformare la Banca dei Regolamenti Internazionali e il Fondo Monetario, chi suggerisce a Goldman Sach le migliori strategie d'investimento e chi pianifica la molto opportuna uscita dall'Euro (che tanto se ho capito bene, prima o poi ci tocca, e meglio oggi che domani e meglio ancora fare un'uscita retroattiva...).
Ma qualche consiglietto meschino di micro micro economia spicciola, tipo come si fa a salvare i propri risparmi?
Cheffaccio, compro oro?
@Stefano Pepino
EliminaPrima di tutto mantieni la calma ;-)
vedi qui Borghi
http://www.youtube.com/watch?v=XfhUUlqlK3Q
Il compagno Ugo, ora felicemente pensionato con il suo vitalizio, tra un joogging e altro finalmente mette a fuoco "il problema". Beh qualche lavoro ai fianchi c'è stato, si vede che ha letto (le letture giuste) ed ha capito. Aspettiamo il resto dello zero virgola, ormai il treno passa anche per i ritardatari(stanno aumentando le corse) purchè evitino di dire l'impronunciabile "l'avevamo sempre sostenuto". Il tempo caro Alberto è sempre galantuomo. Tra un pò vado a sentire l' oratoria di Sergio, chissà se vi sono novità interessanti. Ad maiora.
RispondiEliminaTi prego, dai una svegliata al Prc. Voglio pensare ci sia ancora una speranza
RispondiEliminail prof ha un pregio.. è "materialista".. questi si sentono filosofi e intellettuali solo perché sanno ondeggiare le mani e sospirare mentre parlano..
RispondiEliminain poche parole il prof ha utilizzato un senso molto spesso vituperato.. la vista!
solo un orbo non si accorgerebbe che il paese è in ginocchio da 5 anni e che ad ogni manovra il PIL crolla (ps: oh, il post che ha scritto rispecchiava le considerazioni che io ed un mio amico facevamo per giudicare l'attendibilità delle proiezioni) e che i tatticismi non servono ad una mazza!
prendiamo l'esempio dello "sbattere" i pugni sul muro (non c'è il tavolo).. supponiamo recuperiamo il 4% di gap all'anno sulla Germania (daje a ride')..
30-4=26= gap accumulato nell'anno di questo recupero
26-4=22=gap accumulato nel secondo anno di recupero..
..
NON SI PUO' RECUPERARE PIU'!
e sempre in questo "materialismo" filosofico, l'aver posto (anche indirettamente) al centro della questione la Costituzione!
semplice o no? "sono di sinistra e mi aspetto che si rispetti l'art. 1 e lo spirito di questa nobile Carta!"
il fatto di avere una visione di sinistra e averlo gridato a tutti, era ed è pure un messaggio per ricordare su cosa si fonderebbe il nostro paese!
il messaggio che ha provato a dare nella riunione dell'IDV ha di un'eleganza espositiva (sperando che abbiano capito) pazzesca.. "siete di sinistra? mo' vi faccio vedere come si analizza l'economia dal punto di vista della sinistra e della sostenibilità del debito.. beccatevi la differenza di crescita tra produttività e salario reale.. e l'andamento del debito.. tiè!"
Battute a parte e interpretazione personalissima dei fatti che hanno condotto questo blog in soli due anni ad essere il secondo più seguito in Italia, un ragazzo di questo blog ha detto bene: questi sfigati (parafrasandolo) pensano che assecondando il potere possano elevarsi..
vorrei dire che Rifondazione si precipita a saltare su un carro, e lo sceglie "strano", perché è rimasta a piedi da un pezzo... ma insomma, perdoniamo
RispondiEliminaMa guarda che il 70% di Rifondazione ha deciso di restare saldamente sul carro del perdente (sull'euro). Il 30% che ha deciso di scendere non so bene perché lo faccia e non mi interessa molto: sono contento di non essere solo, ma se avessi obiettivi politici non mi rivolgerei al 30% di zero. È un fatto meramente sentimentale, e anche di tigna. Ho cercato di aprire il dibattito a sinistra e in qualche modo ci sono riuscito, anche se vengo per lo più ignorato nel dibattito che ho aperto. Ora, se qualcuno, come gli amici di Civitavecchia, mi chiama, io vado. Dopo di che, il vero problema politico rimane il PD, visto che dopo la scissione è molto probabile che anche un pezzo dell'ex-PDL si decida a scendere dal carro del perdente (l'euro). Tuttavia, se avete visto il video della mia audizione in Commissione Finanze, o del convegno di Roma, capite bene che anche il PD è percorso da tensioni interessanti. Questa mi sembra una strada da continuare a percorrere. Non credo che dopo l'euro avremo la stessa geometria di partiti. Aiutiamo le persone di buona volontà a venirsi incontro e saremo stati utili a tutti.
EliminaRiprendo speranza, la speranza di poter presto votare nuovamente un partito o movimento in cui mi ritrovi sia x contenuti economici (fuori dall'euro, ruolo dello stato ecc) che battaglie civili (fine vita, unioni civili, ius soli, ecc)
EliminaL' uscita dall' euro può essere proposta solo da un partito di destra, perchè è un problema nazionale e successivamente di classe.
RispondiEliminaPerdonami, ma questa la metto nel catalogo delle grandi frasi apodittiche che non dicono nulla. Come e perché l'euro sia uno strumento di lotta di classe l'ho spiegato ampiamente, partendo dal Manifesto (da cui la censura successiva). Ora, se vuoi, puoi documentarti. Petite et dabitur vobis. Ma liquidare così Porcaro, Boghetta, Fusaro ecc. non so quanto tu possa permettertelo. Fai tu...
EliminaProfessore,
RispondiEliminanessun commento su quanto detto oggi dalla Merkel al Bundestag ?
Scusa, te lo dico con affetto: tu qui sei persona non grata, e dovresti averlo capito. Blogspot è gratuito: metti su il tuo blog e fatti leggere, funziona così. Io cosa abbia detto la Merkel non lo so, se almeno avessi messo un link potrei dirti cosa ne penso, ma sinceramente mi sono occupato per metà della giornata di ricerca coi colleghi del Manifesto europeo e con un ricercatore che lavorerà per a/simmetrie, poi ho portato Giulia a catechismo, ho invitato il prof. Santarelli a cena, e dalle 22 ho provato per il concerto a Paderno d'Adda. La signora Merkel è certo molto importante, ma morirà anche lei, e oggi non credo sia riuscita a turbare molto la mia serenità. Moriremo tutti, sai, prima o dopo. Quindi, caro, rilassati e vai a spiddineggiare altrove, te lo dico con grande simpatia (perché fesso non sei), ma anche con grande fermezza.
EliminaE ti ripeto: il giorno dopo quelli come te li riconosceremo: urleranno con più veemenza "io l'avevo sempre detto". E noi compatiremo e perdoneremo.
Funziona così.
Ma qualcuno sa cosa ha detto Angela?
Beh no, professore, anche su questo punto Lei si sbaglia di grosso : io non sarò tra quelli che il giorno dopo diranno "io l'avevo sempre detto", io sarò tra quelli che diranno "io l'avevo sempre detto" dopo un anno, quando il disastro sarà completato.
EliminaPiù o meno ha detto così. Difende la sua industria e la spesa pubblica a favore dei propri imprenditori anche contro le regole comunitarie. Mi sembra strano che Peter chieda un commento su un discorso del genere, la Merkel ha il pregio di essere molto coerente quando le conviene. Oppure sei semplicemente un provocatore e quindi non sei molto utile.
EliminaVorrei segnalarvi questo estratto di Luciano Canfora sull'Unione Europea e sull'euro. Mi sembra molto importante che un professore di questo spessore e di preparazione disciplinare umanistica veda la situazione con questa chiarezza. Non è un intellettuale che ha bisogno per convenienza di nascondersi dietro ideologie funebri e dimostra ancora una volta di essere un gigante rispetto ai politici mediocri che ci hanno portato a perdere ricchezza e dignità.
RispondiEliminaSì Canfora aveva già pubblicato qualche anno fa per Laterza (strano, ma vero) un interessante libro in proposito.
EliminaTra l'altro questo - “l'equilibrio delle forze si è spostato nettamente a favore di questi ceti tecnocratici ristretti, che non intendono farsi governare dal potere politico. Al contrario, sono essi che non solo lo influenzano, lo rimbrottano e lo limitano, ma addirittura lo contrastano apertamente e lo soverchiano” - mi pare uno dei punti chiave, che sfugge in quel del M5Stelle. Tutta la retorica e narrativa anti-casta è in funzione di questo, e non a caso, viene proprio alimentata dal mainstream.
Volere la "democrazia dal basso" (a chiacchiere) senza prima avere fatto tabula rasa di un contesto culturale e sociale ormai nettamente orientato (e pesantemente controllato) alla manipolazione e omologazione delle informazioni, significa svuotare il termine democrazia di ogni senso, e non riempirlo o realizzarlo. E sinceramente faccio fatica ad immaginare una via d'uscita; questa potrà passare solo - secondo me - attraverso le persone, più che le leggi e i regolamenti.
A Bruxelles hanno più volte dimostrato di non sapere che farsene dei politici nei vari stati nazionali, e persino di quelli stessi del parlamento europeo (molto interessante la proposta di "sfiduciare" la commissione, non conosco l'iter, ma se fattibile sarebbe una cartina tornasole perfetta).
In fin dei conti il disegno orwelliano, ma anche quello di altri autori che hanno immaginato 40-50 anni fa il nostro futuro, non è molto lontano dalla realizzazione.
Del resto di cartine tornasole ne stiamo vedendo parecchie in questi ultimi anni; non c'è solo l'imbroglio dell'euro, ma tante altre questioni dove la menzogna viene venduta (letteralmente a volte) come verità... l'Ucraina è l'ultima della lista.
Verso l'estinzione della specie (loro), ma anche no (noi), con assoluta convinzione.
PS (OT). Da informatico non sono tra quelli che considerano il "web" come uno strumento incontrollabile, anzi ritengo che spostare ogni forma di comunicazione, da quelle pubbliche a quelle private, su questo canale (o digitale in genere) in futuro renderà tutto più facilmente controllabile (nulla c'è nulla di più facile di "filtrare" un traffico dati se lo si vuole realmente fare), magari in modi che oggi non consideriamo o immaginiamo nemmeno. Per parte mia, mi stampo sempre ciò che mi interessa :) o mi creo un sistema completamente isolato dall'esterno (ma anche qui si potrebbe discutere sull'affidabilità dei supporti).
PS.PS.
Spero non sia un doppione... il cavajere nero al limite se la prenda con la mia gatta lasciata per qualche minuto di assenza libera di circolare! Avevo preparato il messaggio per l'invio, ma temo che abbia provveduto lei (non essa) prima del tempo.
Qui c'e' un resoconto di cio' che ha detto Angela Merkel.
RispondiEliminaPersonalmente non ci vedo nulla di nuovo rispetto a quanto gia' si sapeva della posizione Tedesca.
Dal suo punto di vista le cose stanno migliorando ed occorre solo espropriare un altro poco di sovranita' agli stati periferici dell'Eurozona.
http://finance.yahoo.com/news/merkel-sees-progress-overcoming-europes-084120988.html
Un'altra chicca: su fb un gruppo vicino al PD (prima era interno ma devono averli bacchettati e ribattezzati, da -PD Uscita Euro- a -Centrosinistra Uscita Euro-) posta l'intervista di byoblu.
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=gEhZMldT-FE
Caro Alberto, torno da un incontro sul tema €uro ed Europa dove il Prof Giorgio Gattei dell'Università di Bologna ti ha citato spesso prendendo a riferimento Il Tramonto, associandosi alla tua analisi e condividendola. Questo davanti ad un Lanfranco Turci silenzioso e imbarazzato . Ah dimenticavo era presente anche Ugo Boghetta . I dibattiti ormai stanno diffondendosi e sempre più i cittadini sono informati e consapevoli sulle cose giuste da fare. Una piccola testimonianza che ti dovevo.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=FFxnnz7qbcY
(Il filmato con Gattei è datato di qualche mese e le riprese sono fatte nella Biblioteca della Fac. di Economia).
Visto! Quel prof. con la voce grossa e' meraviglioso! E pure divertente. Soprattutto mette in evidenza alcune chiare analogie tra quanto si riproponevano gli economisti del terzo reich quando sembrava che avevano vinto la guerra(1940) , e quanto poi pienamente realizzato con l'euro. La sua fonte di economia e' il tramonto dell'euro, citato varie volte. Solo alla fine dopo 2 ore mostra qualche lacuna tecnica su come risolvere, cosi' come qualcuno del pubblico non ha compreso ancora tutti i risvolti....comunque e' una bella testimonianza che ci stiamo arrivando, alla necessaria massa critica. .
EliminaGrazie della segnalazione.
EliminaFilmato da non perdere, in cui si descrive la teoria economica e la strategia applicata dai Tedeschi del Terzo Reich durante la guerra mondiale (supposta vittoriosa) per la costruzione del sistema economico continentale dopo la vittoria del Reich stesso: il Grande Spazio (Grossraum) della moneta tedesca. Estremamente interessante (e inquietante) per il parallelismo con la situazione odierna. Ma ci sono anche differenze...
La seconda parte dà modo al Prof. Gattei di dare un'esposizione appassionata e, a tratti, molto "sanguigna" di alcune tesi portanti del LIBRO (dialettica centro-periferia, ciclo di Frenkel [non nominato in esplicito, NdR], effetti perversi delle asimmetrie economiche su scala territoriale).
Utile anche per capire le differenze fra dittatura e democrazia (meno ovvie di quanto si creda), nella prospettiva della storia europea di ieri e di oggi.
Sconsigliato ai deboli di cuore e a chi regge la tazza di tè col mignolo alzato.
Caro Prof Bagnai,
RispondiEliminacomplimenti per la sua preziosa opera di ricerca e divulgazione.
Desideravo semplicemente provare a stimolare una discussione sul fatto che rispetto alla semplice scelta dicotomica di restare o uscire dall'euro esiste una terza via probabilmente migliore dal punto di vista teorico e sicuramente piu' accettabile da quello politico (rispetto alla demolizione dell'euro): si tratta, seguendo la proposta di Keynes a Bretton Woods, di transformare l'euro in un "bancor europeo" (tale proposta è stata recentemente avanzata da vari studiosi come Steeve Keen e Luca Fantacci, e ultimamente rilanciata, in un articolo su Le Monde diplomatique, da Frederic Lordon).
Infatti, anche se si riuscisse a smantellare l'euro, rimarrebbe comunque il problema di quale moneta adottare negli scambi tra nazioni, dato che utilizzare una moneta nazionale per gli scambi internazionali è una aberrazione economica che (oltre a soffrire del dilemma di Triffin) attribuisce un enorme ed ingiustificato previlegio alla nazione emittente della moneta internazionale.
Il piano di Keynes di una moneta internazionale non controllata da alcun stato, il Bancor appunto, era invece la soluzione teoricamente giusta per avere un corretto sistema monetario internazionale.
Seppur per motivi alquanto diversi, l’Euro condivide in parte con il Bancor questa natura di moneta apolide (non essendo cioè espressione di uno specifico potere statale nazionale) che le consentirebbe di rappresentare un buon candidato per svolgere la funzione di moneta internazionale (a patto di ridisegnare radicalmente la struttura di controllo e di potere della BCE).
Rafforzando la funzione dell’ Euro come moneta per gli scambi internazionali (anche se nella prima fase prevalentemente tra stati europei) porterebbe, quindi, in realtà, al rafforzamento della posizione dell’Euro come moneta di riferimento internazionale nei confronti delle concorrenti monete nazionali (Dollaro, Yuan, Yen).
Ma sopratutto, la reintroduzione delle valute nazionali, ridando (anche se in modo parziale) sovranità monetaria ai singoli stati, consentirebbe di reintrodurre quella flessibilità monetaria necessaria per adattarsi ai diversi bisogni economici delle varie nazioni, flessibilità la cui mancanza ha rappresentato una delle principali cause del fallimento dello sciagurato disegno dell’Euro.
Grazie per l'attenzione e ``keep up the good work!" :)
Fulvio
Post denso e complesso, a cui voglio dare un contributo "archeologico", poiché sono un fanatico delle serie storiche (tanto care al professore e tanto ignorate da molti esponenti del mainstream), ossia degli antecedenti fattuali che ci aiutano a capire meglio oggi le "cose giuste" che esistono, quelle che vanno considerate e quelle che vanno fatte.
RispondiEliminaI dati che si accumulano nel tempo riposizionano le affermazioni infondate di coloro che pontificano sul nulla (creando false paure) e dovrebbero risvegliare gli animi dei coraggiosi e dei saggi, anche a costo, a volte, di dolorosi ma salutari ripensamenti.
Le serie storiche si devono scegliere bene e vanno correttamente interpretate, ossia la scienza di unire i puntini non s'improvvisa, ma è un duro e faticoso esercizio investigativo basato su teorie solide. Il valore di ciò va costantemente difeso e proclamato, perché siamo circondati da ciarlatani in gessato blu che manovrano betoniere piene di asfalto per "spianare", "unficandoli" (leggi: azzerandoli), i diritti dei popoli.
Dunque, l'antecedente storico che vorrei portare all'attenzione è questo.
Denis Diderot, alla voce "Lusso", nell'Encyclopédie, scrive:
"Se non sono stati accordati privilegi esclusivi, se il sistema delle finanze non accumula ricchezze, ci saranno poche grandi fortune e nessuna sarà acquisita velocemente; i mezzi di arricchimento distribuiti fra un gran numero di cittadini avranno naturalmente distribuito le ricchezze; la povertà estrema e la ricchezza estrema saranno ugualmente rare."
C'est pas mal, per chi viveva ancora in un'Europa pre-industriale.
Già allora si era capito che un sistema economico-sociale complesso necessitava di gradi di libertà interni per potersi auto-regolare (i mezzi di produzione distribuiti evocano le odierne piccole e medie imprese), eventualmente con la supervisione del potere pubblico (onde evitare la concessione di privilegi esclusivi), e per poter oscillare armonicamente intorno ad uno stato di equilibrio di benessere diffuso, minimizzandp il rischio della divaricazione delle situazioni estreme (povertà assoluta e soverchia ricchezza), reputate ugualmente ingiuste e deprecabili.
A bas les asymétries!
Oggigiorno, con la complessità globale dei rapporti economici e la quantità e velocità enorme delle transazioni che trasformano e modificano continuamente lo stato delle cose e il valore dei dati, quale altro elemento regolatore e leva di governo può rimanere in mano a uno Stato (e quindi ai cittadini che in esso si riconoscono e che ad esso delegano la propria sovranità e affidano la difesa della propria libertà e dei propri diritti fondamentali), quale altra leva può rimanere se non la capacità di gestire la moneta in modo indipendente, con tutte le funzioni annesse (il conio, il tasso di cambio, ecc.), dal momento che in essa inevitabilmente collassano tutte le eventuali tensioni che il mondo globale può scatenare in modo anche imprevedibile e avverso contro una comunità civile o un intero popolo?
E allora, se la "moneta non unica" è l'unico modo per ottenere realisticamente
"lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale... " (Trattato di Lisbona, articolo 2, comma 3, passim),
si inalberi la bandiera dell'Europa del Lavoro, si rinserrino i ranghi e, come esortò un papa, DAMOSE DA FA'.
Forse un giorno, per la multidisciplinarietà dei temi trattati e il fine di presidio democratico che lo anima, questo blog sarà denominato il Foyer des Nouveaux Encyclopédistes...
Così Jacques Sapir ha descritto il quadro dell'euro-follia:
RispondiElimina"La responsabilità dei partiti socialisti europei è schiacciante. E' prima di tutto diretta: questi partiti si sono arresi senza condizione davanti alle esigenze della finanza e del capitale; hanno imposto delle politiche di austerità inaudite alle popolazioni e sono di conseguenza fortemente responsabili della stagnazione economica che viviamo. Ma resiste anche una responsabilità indiretta. Nel pretendere che non esistono altre soluzioni oltre l'austerità, nel proclamare il dogma dell'euro ed ipotizzando scenari catastrofici nel caso di un'uscita, tali partiti socialisti hanno costruito un discorso politico che blocca la situazione ed è parte integrante della crisi. Ragion per cui non si potrà uscire dalla crisi se non attraverso la distruzione di questi partiti, la loro implosione, e delle ricomposizioni politiche importanti. E' quello che stiamo assistendo in Francia ed in Grecia.
Oggi, bisogna riunire le forze di sinistra e di destra che hanno capito il pericolo che rappresenta l'euro, unirli non in un solo partito ma all'interno di un'alleanza in grado di sostenere una politica di rottura. "
Interessante notare che il muro dell'euro non è così granitico come ce lo vogliono rappresentare; i dubbi (che poi sarebbero certezze alfine rese pubbliche) sulla sostenibilità del sistema cominciano a provenire da intellettuali che non potrebbero essere definiti "eterodossi" rispetto all'euro-pensiero. Francois Heisberg presidente dell'International Istitute for Strategic Studies e del Geneve Centre for security Policy, membro della European Commission’s Group of Personalities on Security R & D (2003-2004), nel 2013 ha pubblicato un libro ["La fin du rêve européen”, Editions Stock, Parigi 2013] ove affronta il tema del fallimento dell'euro. Indica l'incoerenza, implicita nella rigidità forzosa dell'euro, tra obiettivi di crescita e austerità e pone una questione politica: l'euro è incompatibile con i principi fondativi della stessa UE ed è quindi necessario procedere al ritorno alle valute nazionali. Soltanto dopo un periodo più o meno lungo durante il quale attuare la riduzione degli squilibri e la definizione di strutture federali si potrebbe pensare a riproporre una moneta unica. Egli si chiede anche chi dovrebbe fare il primo passo verso l'exit. Ebbene, non potrebbe farlo la Germania da sola (la sua storia parla da sé), né potrebbero farlo i paesi periferici ove i governi negli ultimi anni hanno sottoposto le popolazioni a duri sacrifici (sconfessione di programmi politici su cui le attuali classi dirigenti hanno cementato il loro potere). Propone invece una soluzione concordata inizialmente tra Francia e Germania.