Tesi
luca grignani ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Una cortesia":Comincio a notare anche qui sul blog di Bagnai una certa qual avversione verso la sovranità monetaria.....
Antitesi
Da "Il tramonto dell'euro", p. 277:E dopo che si fa?
Proviamo allora a unire i puntini.
Questa crisi richiede un deciso cambio di paradigma, che è
fuori dalla portata di chi si ostina a difendere l’esistente, per difetto etico
(collusione col potere, incapacità di ammettere un errore), o politico
(incapacità di immaginare un cambio di rotta senza sopportare enormi costi in
termini elettorali). Il nuovo paradigma, evidentemente, deve muovere dal
superamento degli errori del vecchio, e da una percezione chiara, e articolata
per priorità, dei problemi che abbiamo di fronte. Problemi, giova ricordarlo,
che quando non sono stati creati, non sono stati nemmeno risolti dall’entrata
nell’euro. Problemi, va anche detto, che non
sono tutti alla nostra portata, né come singoli, né come collettività
nazionale. Tuttavia se prima non si acquisisce una consapevolezza, è
impossibile proporre un’azione politica tale da coinvolgere altri soggetti
(siano essi il vicino di casa, o altre nazioni europee). L’agenda di quello che
si può fare parte anche da una visione costruttiva, e non scaltramente
distruttiva, di quello che non si può
fare, o non da soli, o non adesso.
Il quadro sopra delineato chiarisce che l’uscita dall’euro,
di per sé, non risolverebbe tutti i problemi. Ma questo nessuno potrebbe
pensarlo, nessuno l’ha mai né creduto né detto né in Italia né altrove. Le
analisi dei possibili percorsi di uscita dall’euro abbondano e sono facilmente
consultabili su Internet. Da inventare c’è veramente poco, e nessuna fra le
analisi proposte, che esamineremo in dettaglio, considera l’uscita dall’euro
come risolutiva. Chi sostiene il contrario è disinformato o in cattiva fede.
Se abbiamo unito bene i puntini, l’agenda mi sembra sia
evidente: bisogna smontare pezzo per pezzo le istituzioni partorite dai
paradigmi fallimentari che hanno messo in crisi la nostra economia e soprattutto
la nostra democrazia, seguendo quattro linee guida:
1)
Uscire dall’euro, come affermazione di sovranità
e di democrazia, riprendendo il controllo della politica valutaria.
2)
Ristabilire il principio che la Banca centrale è uno strumento del potere
esecutivo, e non un potere indipendente all’interno dello Stato.
3)
Riprendere il pieno controllo della politica
fiscale, non più costretta ad agire in funzione prociclica (cioè a rispondere
alle crisi con tagli).
4)
Adottare, nella misura consentita dagli atteggiamenti
dei partner commerciali, e propugnare nelle sedi istituzionali, una politica di
scambi con l’estero basata sul principio che squilibri persistenti della
bilancia dei pagamenti, quale ne sia il segno, cioè siano essi surplus o
deficit, devono essere simmetricamente combattuti, secondo il principio che
abbiamo definito dell’External Compact.
Riprendere il controllo della politica
valutaria significa, in primo luogo, lasciare che il tasso di cambio nominale
torni a un valore più allineato con i fondamentali dell’economia. Per l’Italia,
oggi, ciò implica una svalutazione non catastrofica, di un ordine di grandezza verosimilmente
inferiore a quello sperimentato dalla lira dopo la crisi del 1992, o dall’euro
nei primi due anni della sua introduzione. In nessuno di questi due precedenti
storici l’Italia è stata devastata dall’iperinflazione. Discuteremo fra breve,
razionalmente, quale sarebbe l’impatto di questo provvedimento sul nostro
tenore di vita. Ma riprendere il controllo della politica valutaria significa
anche rientrare in possesso di uno strumento che consenta di difendersi da
shock esterni, siano essi determinati da crisi economiche, siano essi il risultato
di politiche deliberate di aggressione commerciale (nelle pagine precedenti
abbiamo visto esempi dell’uno e dell’altro caso).
Riprendere il controllo della politica
monetaria significa:
1)
Rifiutare il dogma dell’indipendenza della Banca
centrale, e quindi l’art. 104 del Trattato di Maastricht, il quale al primo
comma recita:
È
vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di
facilitazione creditizia, da parte della BCE o da parte delle Banche centrali
degli Stati membri (in appresso denominate “Banche centrali nazionali”), a
istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti
regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico
o a imprese pubbliche degli Stati membri, così
come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o
delle Banche centrali nazionali.
Se ciò comporti un’uscita dall’Unione, o
solo una sospensione dell’applicazione del Trattato, è materia controversa, la
cui soluzione dipende comunque dall’atteggiamento delle controparti europee (ne
parleremo più avanti). Certo, alla luce di quanto abbiamo detto finora,
l’Italia, se intende difendere i valori fondanti della propria Costituzione,
non può più permettersi di aderire a un progetto d’integrazione continentale
fondato sul principio antidemocratico della costituzione di un “quarto potere”
monetario indipendente. L’insofferenza crescente nelle sedi internazionali
verso questo principio e verso l’ideologia ad esso sottostante potrebbero consigliare
atteggiamenti interlocutori alle controparti europee.
2)
Rivedere la riforma bancaria del 1994, ripensando
il concetto di banca “universale” o “mista”, di derivazione tedesca, da essa
introdotto, e ristabilendo la separazione delle funzioni fra banca commerciale
e banca d’affari, sancita in Italia dalla legge bancaria del 1936. Quest’ultima
si ispirava al Glass-Steagall Act del 1933, che aveva riformato il sistema
bancario statunitense smantellando i meccanismi che avevano fomentato la
speculazione borsistica prima della crisi del 1929. Oggi numerosi commentatori
(ad esempio, Stiglitz, 2012) attribuiscono all’abrogazione del Glass-Stegall
Act una responsabilità diretta nella crisi finanziaria statunitense, e nei
paesi anglosassoni è animato il dibattito sul cosiddetto ring fencing (separazione delle funzioni)[1].
3)
Reintrodurre il “vincolo di portafoglio”, cioè
l’obbligo per le banche di acquistare titoli di Stato fino a una certa quota
del proprio attivo. Questa norma, introdotta nel 1973, aveva lo scopo di
contenere il costo del debito pubblico, favorendone il collocamento. Essa venne
abrogata nel 1983, “anche grazie all’incessante pressione di Mario Monti”
(Zingales, 2012). Andreatta (1991) ricorda che il progetto complessivo di
“divorzio” prevedeva la “costituzione di un consorzio di collocamento tra
banche commerciali”, ma che “i tempi non erano maturi per affrontare questi
aspetti e la Banca d’Italia preferì procedere solo sul nuovo regolamento della
sua presenza nelle aste”. Prevalse insomma la “linea Monti”, che, come sempre,
aveva motivazioni ideali “alte” (favorire l’efficienza allocativa del mercato),
e conseguenze politiche più spicciole (orientare il conflitto distributivo). Vedremo
che la reintroduzione di un simile vincolo viene data per scontata da tutte le
proposte più sensate di smantellamento dell’euro, sia che provengano da
economisti di sinistra come Sapir (2011b), sia da economisti espressione della comunità
finanziaria come Bootle (2012).
Riprendere il controllo della politica
fiscale significa evidentemente ripudiare gli obiettivi di pareggio di bilancio
e di rientro coattivo del debito verso soglie prive di particolare valore
economico, come quelle stabilite dal Fiscal
Compact. Ciò posto, la politica fiscale dovrebbe:
1)
Nel breve
periodo, stimolare l’economia attraverso una politica di piccole opere volte:
a.
alla riqualificazione del patrimonio pubblico (edilizia
scolastica, patrimonio artistico e archeologico, ecc.);
b.
alla messa in sicurezza del territorio
(viabilità locale, monitoraggio e gestione del rischio idrogeologico, ecc.);
c.
all’integrazione e riqualificazione degli
organici della pubblica amministrazione, stabilizzando le posizioni precarie,
normalizzando i percorsi di carriera e le procedure di reclutamento.
Queste
misure devono avere come obiettivo complementare quello di rilanciare
l’occupazione, riportando rapidamente il tasso di disoccupazione sotto al 6%,
e riattivando il tessuto economico del paese, tramite la valorizzazione del
tessuto delle piccole e medie imprese.
2)
Nel
medio-lungo periodo, finanziare e gestire misure che favoriscano la crescita
sostenibile e la competitività del paese, da orientare secondo i seguenti assi
prioritari:
a.
Definire le linee di un piano energetico
nazionale che affronti il tema del contenimento degli sprechi e
dell’incentivazione delle energie rinnovabili, adeguando il paese alle best practices europee, con l’obiettivo minimo di rispettare l’obiettivo
definito dalla strategia europea 20-20-20 (Parlamento Europeo, 2008), rispetto
alla quale l’Italia si trova in ritardo (Deutsche Bank, 2012), e l’obiettivo
strategico di ridurre la dipendenza da fonti fossili, che vincola la crescita
del paese.
b.
Adeguare, anche in questa ottica, gli
investimenti in istruzione e ricerca al livello dei partner europei, portando la
spesa in ricerca e sviluppo dall’1% al 2% del Pil, riaffermando il ruolo chiave
dello Stato nell’incentivazione e nella tutela della ricerca fondamentale.
c.
Recuperare il digital divide (ritardo nell’uso delle tecnologie digitali) che
separa l’Italia dagli altri paesi industrializzati e ne penalizza la crescita, adeguando
il paese ai requisiti dell’Agenda Digitale Europea (Unione Europea, 2012c;
Messora, 2011).
d.
Adeguare la dotazione infrastrutturale del
paese, con particolare riguardo alle reti di trasporto locale.
e.
Promuovere una riforma strutturale della
Pubblica Amministrazione volta all’abbattimento dei costi della politica e
della corruzione, incidendo in particolare sulla disciplina delle società a
partecipazione pubblica (disciplina delle nomine, ripristino dei controlli di
legittimità sugli atti, ecc.), e su quella delle autonomie locali attuata con
la riforma del Titolo V della Costituzione (Barra Caracciolo, 2011).
Certo, immagino le perplessità: queste sono
solo affermazioni di principio, ma poi, le difficoltà pratiche, le ritorsioni
degli altri paesi, l’Italia è piccola, la liretta, il mutuo di casa,
l’iperinflazione... Giusto! Si tratta, in effetti, di affermazioni di
principio, che devono essere precisate nel contenuto (ma questo è un compito
politico, e questo non è un programma elettorale), e, soprattutto, che lasciano
indietro due ordini di problemi: come gestire in pratica l’uscita (cosa succede
al mutuo, ecc.), e come guidare il paese nella fase di transizione (come
contenere l’inflazione, come comportarsi rispetto ai partner europei, ecc.). Ne
parleremo, promesso. Prima, però, sgombriamo il campo da equivoci pericolosi.
(ndC: e il resto lo trovate nel libro tutto insieme, e ne parliamo, o ne abbiamo parlato qui, un pezzo alla volta)
Sintesi
L'intersezione fra:
1) la frase di Grignani (Bagnai ha avversione per la sovranità monetaria) e
2) le linee più volte esposte in questo blog e sintetizzate ne "Il tramonto dell'euro" (punto primo, ripristino della sovranità valutaria e monetaria)
è, evidentemente, l'insieme vuoto. Plastica rappresentazione della volta cranica del suddetto Grignani. A queste persone rimane solo l'attacco personale e la maldicenza. Che tristezza... Dopo l'idea che se non starnazzi non sei efficace in televisione (e si è visto), adesso abbiamo anche l'idea che se non starnazzi sei neoliberista. Insomma: il criterio è lo starnazzamento! Ma come si fa?
Perdonatemi, ma avevo promesso al Grignani di pubblicare i suoi interventi. Questo è il migliore. Gli altri vi interessano? Oppure andiamo avanti con qualcosa di più costruttivo, e magari parliamo di questi punti, che a differenza di quelli di Mammeta non sono fondati sull'idea pinochettiana che la moneta "crei" l'inflazione...
Ditemi voi cosa preferite, tanto io poi faccio come mi pare.
[1] La Commissione indipendente per la riforma del
sistema bancario, nominata dal governo britannico, ha emesso nel giugno 2012 un
libro bianco (HM Treasury, 2012) che dedica un intero capitolo al ring fencing.
Nello spirito democratico che ha animato ogni mossa politica degli ultimi trent'anni, e consapevoli del livello medio del dibattito che c'è in giro, l'unico modo di mantenersi in sintonia è affermare: FACCIA COME GLI PARE!
RispondiElimina(Tanto alla fine ci divertiamo lo stesso)
Esiste una qualunque formazione politica che si assumerebbe la responsabilità di mettere in pratica quest'agenda di uscita dall'euro, rimodulazione delle regole di convivenza europea e ristabilimento delle differenze tra banche commerciali e d'investimento, solo per citare alcuni dei punti? Io temo di no. Non solo perché il centrodestra è ostaggio del culo di Rubyk (ovverosia di quello del cavaliere) e per proprietà transitiva lo siamo anche noi; perché Grillo a me sembra un M16Viper con la canna piombata e il centrosinistra di Pierluigi Pétain ha solo voglia di continuare l'agenda Monti facendo da paravento alla Troika. Non ho citato il grande centro con il nulla attorno perché le sue percentuali e la sua autorevolezza politica, se stessimo leggendo le analisi delle urine, sarebbe descritta con il termine "tracce".
RispondiEliminaInsomma, bando alle ciance, se la ricetta c'è e non proviene da fantomatiche nuove teorie ma dai libri di testo di economia, quale politica sarebbe in grado di cucinarla?
Io non la vedo facile. Ci vorrebbero, più che imbonitori improvvisati o rivoluzionari della domenica, dei politici veri che ormai in Italia non esistono più. Come se ne esce?
Visto che lei di entrare in politica non ci pensa (o sì?), ma ci sarà pure qualcuno disposto ad attuare queste linee guida, no? NO?
RispondiEliminaP.S. io risiedo e pago le tasse in Spagna ma voto (sempre che ce lo permettano) in Italia, quindi una dritta mi farebbe comodo (e poi non si sa mai che, per contagio, queste linee guida si attuassero anche in Spagna).
A me questo post sembra dia delle ottime basi per un'eventuale programma politico.
RispondiEliminaMi fa piacere che si stia passando dallo studio preliminare, all'analisi, alle proposte concrete.
E restando sul tema politico, è quantomeno controverso il fatto che certe cose ce le dobbiamo sentir dire da Berlusconi ....
Vedi, Fabiuccio, finché un'osservazione simile la fa uno dei tanti colleghi fradici di ambizione politica, e quindi desiderosi di accreditarsi come i soli "traghettatori" autorevoli in questo mare tempestoso, o magari un collega oberato di lavoro, e che non ha seguito fin dall'inizio il percorso del blog, ci potrei anche stare. Ma se la fai tu, mi scappa un immediato "beato te...". Perché ce ne vuole veramente tanto ma tanto per ignorare che queste cose nel blog sono state dette centinaia e centinaia di volte.
EliminaMettiamola così: questo blog dice 2+2 da un anno. Oggi mi ringrazi perché ho detto 4. Sai, io ti dicevo 2+2 perché ti stavo anche spiegando che ogni tanto può succedere che sia 2+3. Ma forse tu mi ringrazieresti per aver detto 4 anche in questo caso, se tanto mi dà tanto.
Insomma: avete bisogno di slogan. Quindi vi meritate l'euro. O no?
Berlusconi ha compiuto l'ennesima svolta a U: si è rimangiato tutto quello che ha detto negli ultimi due tre giorni, ha proposto a Monti di entrare a far parte dell'area moderata di cui si sente erroneamente ancora il rappresentante, e lo candida alle prossime elezioni.
Elimina“Silvio stana Monti”, titolava ieri il Giornale, ma in realtà Silvio si è stanato da solo esponendosi al pubblico ludibrio su scala planetaria. Ma uno che va in giro pettinato come Big Jim e truccato come Gloria Swanson nel “Viale del tramonto”, non ci fa caso.
B. tenta di restare a galla aggrappandosi al salvagente Monti, per tirarla in lungo. Senonché Monti è un salvagente di piombo, e B., le cui scarse facoltà mentali lo hanno abbandonato definitivamente da un bel pezzo, non ha compreso che la sua stagione è definitivamente tramontata, e che la sua proposta finirà inevitabilmente nella spazzatura della storia recente d'Italia.
L'unico aspetto poco chiaro di questo burlesque interminabile è se il nostro caro leader si rende conto di essere manovrato per recitare il ruolo dello spaventapasseri, oppure se ne è consapevole e ha ottenuto qualcosa in cambio, come la garanzia di evitare condanne nei processi in corso, o che non gli vengano tosati i titoli Mediaset. Ma per gli italiani in fondo non ha molta importanza.
Mentre il Pdl si scioglie come lo zucchero nel caffè, Grillo deraglia nel peronismo all'amatriciana, e il M5S diventa sempre più simile agli orrendi mobili dell'ikea; quelli che dopo che hai sudato come un mulo per montarli, ti chiedi perché lo hai fatto.
Dal canto suo, Napolitano non va oltre la solita trita retorica: “La crisi non è ancora dietro le nostre spalle ma abbiamo superato la sua fase più acuta e individuato la strada per uscirne”.
Ricorderemo amaramente queste parole quando, a partire dal gennaio dell'anno prossimo, diverranno operativi Fiscal compact, Six pack, e gli altri meccanismi automatici imposti dall'Ue, che avranno come unica conseguenza certa l'ulteriore e insostenibile impoverimento di vaste fasce di popolazione, unitamente al dissesto dei conti pubblici a causa della drastica flessione del Pil, conseguenza del crollo della domanda interna.
Ma niente paura. Anche la Germania sta scivolando in recessione. Merkel lo sa, e sta navigando a vista nel tentativo di arrivare indenne alle elezioni di settembre. Ma non è detto né che le vinca, né che l'EZ non esploda prima.
Comunque sia, per l'EZ il conto alla rovescia è iniziato.
Di ciò non sembra rendersi conto Bersani, il quale non riesce ad andare oltre i soliti abusati luoghi comuni.
“Berlusconi non vincerà” dice il leader del Pd. E grazie, i collaboratori più astuti di B. spronano il loro ex nume tutelare a ridiscendere in campo, sapendo che se lo facesse sarebbe sbranato dai suoi elettori delusi da 17 anni di prese per i fondelli. Così se lo toglierebbero dai piedi e potrebbero ambire alla leadership di quel che resta del centrodestra.
A B. e a Maroni è consentito di fingere il rilancio dei rispettivi partiti e di proporre le loro candidature perché sono utili a distrarre e spaventare la popolazione, per condurla là dove il potere vuole. Dopodiché dovranno trovarsi entrambi un altro lavoro.
Grazie all'Ue, e a Monti che ne esegue zelantemente gli ordini, gli italiani si stanno impoverendo ogni giorno di più, e i servizi pubblici, a partire da quello sanitario, si stanno progressivamente ridimensionando, mentre si allunga la lista degli ospedali che chiudono.
E mentre l'Italia stretta nella morsa del “più Europa” sprofonda nella povertà, Bersani annuncia soddisfatto che quando sarà al governo manterrà la linea del “rigore”, e rivendica che il Pd è “il partito più europeista d'Italia”. Così, quando tra pochi mesi gli italiani avranno finalmente compreso che “più Europa" significa essere più poveri, sapranno con chi prendersela.
Resta il Movimento arancione di De Magistris, ma poiché l'esito delle prossime elezioni è già stato deciso, è meglio non illudersi.
«e il M5S diventa sempre più simile agli orrendi mobili dell'ikea; quelli che dopo che hai sudato come un mulo per montarli, ti chiedi perché lo hai fatto.»
EliminaNon essere così cattivo...i mobili dell'Ikea, pur stranieri, una volta montati, sono funzionali.
Visto che ce lo chiede, rispondo che preferirei si parlasse di SOVRANITA' nazionale: un Paese degno di questo nome non dovrebbe consentire che il guinzaglio dello spread strozzi il suo collo a seconda delle preferenze politiche e/o affaristiche dei piccoli gnomi londinesi. Dov'è il Supremo Garante della Unità nazionale? Dove sono gli italiani onesti?
RispondiEliminaMi sembra evidente che sei uno appena arrivato, che non ha voluto, con santa umiltà, documentarsi prima, come richiesto dalla netiquette e suggerito in testa alla pagina, altrimenti capiresti che, appunto, questo programma parla di sovranità nazionale. Non preoccuparti, ci stiamo già pensando, puoi tornare a vedere Ballarò, si fa meno fatica...
EliminaGrazie per il contributo professore; ci deve essere solo qualche problema con i link che non vanno (almeno per quanto mi riguarda).
RispondiEliminasaluti
Lassa perde...tempo perso.
RispondiEliminasará mica il Grignani cantante, quello de "La fabbrica di plastica"...
RispondiEliminaa proposito, in Germania ci sono voluti gli scienziati per accorgersi -adesso- che i minilavori POTREBBERO essere utilizzati per sostituire posti di lavoro fissi...
http://de.finance.yahoo.com/nachrichten/studie-hinweise-verdr%C3%A4ngung-regul%C3%A4rer-stellen-102810471.html
Professore,
RispondiEliminacapisco che a furia di leggere bestialità le vengano i cinque minuti e abbia voglia di impallinare i paperi. Tuttavia mi permetto di far notare che potrebbe impiegare meglio il suo tempo girando a largo da simili provocazioni. Vede, il buon Marx nella "Critica alle ideologie" il problema lo aveva colto, a mio parere, alla perfezione: come? distinguendo i livelli di rappresentazione: "coscienza" e falsa coscienza. La falsa coscienza è il frutto di una alienazione intellettuale che provoca nell'uomo l'incapacità di distinguere la vera realtà da quello che è il "prodotto secondario" delle condizioni materiali di esistenza, l'"ideologia". Nei miei primissimi approcci ai problemi economici (che non sono il mio campo ammesso che ne abbia uno)mi sono imbattuto in Donald & Co. aldilà dei contenuti economici, che non posso e non voglio giudicare, Il taglio Ideologico è palese. Mi sono subito allontanato. Poi un amico mi parla di un economista che la Realtà economica te le spiega e ti da i mezzi per comprenderla ed eccomi qui a sacrificar tempo alla tesi per cercare di capire come va il mondo. Il blog è suo, Lei deve scrivere quello che le pare; ma visto che lo chiede, mi piacerebbe veder qualcosa di più costruttivo. Lasci le false coscienze al loro destino, non è un problema suo; è un problema di rappresentazione personale di chi la realtà la studia poco e male.
Cordialmente.
Giuseppe Audino.
Perfetto, coinciso e assolutissimamente condiviso...
RispondiEliminaProfessore il commento di Grignani sul post che ha segnalato è stato rimosso dall'autore !
RispondiEliminaMi ricorda qualcuno che stranazzando l'ha criticata e poi eliminato il post.....
Parliamo di cose serie e sgradevoli, con la caduta di Monti è già iniziato a pieno regime e alla massima potenza il terrorismo informativo, e la cura SPREDDICA offerta dall'Europa.
Comincio a notare una certa avversione verso la spesa privata produttiva.... ovvero se l'amico ha veramente voglia di informarsi, si compri il libro (o si legga il blog, ma tutto!). Er cavajere nero non è più lo stesso....
RispondiEliminaE' ricominciato il balletto dello spread, tenetevi forte che adesso ci divertiamo.
RispondiEliminaAh, a proposito: il FQ, noto giornale fuck-the-system, castigamatti dei poteri forti, indipendente, dalla parte dei lettori (e per estensione dei cittadini, suppongo) e senza finanziamento pubblico (sia mai!), titola stamattina "Spread a 360: bentornato Silvio". Grandissimi. A Trava', ma quanto te mancava Silvio?
RispondiEliminaAndiamo avanti,prof, fermo restando che poi lei farà quel che le pare. Ma sinceramente: già le cose da leggere sono tante, le risorse - in termini di tempo - poche... cosa suggerisce la scienza economica in questi casi?
RispondiEliminaPS: Siamo profondamente delusi dal forfait che ha appena annunciato circa l'evento di Genova, il 20/12 (noi geno-goofies, non noi majestatis). Speriamo solo che si tratti di un'occasione rinviata, non persa!
@mauropoggi
EliminaRicordo che per il prof a Genova si è parlato, se potrà, del 6 aprile alla biblioteca civica Berio; è stato detto al primo incontro dei Goofy nostrani. Lo scrivo qui così eventuali Goofy nostrani o poco lontani ancora nascosti e/o silenti cominciano a pensarci.
E sempre per gli stessi: il 20 prossimo alle 11, a Scienze Politiche a Genova, Largo Zecca 8, verrà presentato La trappola dell'euro di Badiale e Tringali con la partecipazione degli autori.
Per tutti gli interessati, rettifico e completo info su 20 prossimo in base a comunicazione ufficiale appena ricevuta:
EliminaLa trappola dell'euro verrà presentato alle 10,30 al DISPO, Dipartimento Scienze politiche, Largo Zecca, 8/16.
E' il portone appena a sinistra della galleria, per chi viene dalla Nunziata o direttamente dalla stazione Principe. Cercatelo bene perché si fa fatica a vederlo.
BAGNAI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUBITO!!!
RispondiEliminaLe polemiche non servono mai a nulla, andiamo avanti con azioni costruttive e divulgative !
RispondiElimina“avevo promesso al Grignani di pubblicare i suoi interventi. Questo è il migliore. Gli altri vi interessano?”
RispondiEliminaNo.
Azzardo una domanda.
RispondiEliminaIn un quadro di riforme così delineato, sarebbe corretto stabilire, altresì, come principio programmatico generale della politica economica un percorso di sviluppo basato prevalentemente sul risparmio nazionale (da ricorstruire), e solo sussidiariamente sull'afflusso di capitali esteri?
Quale sarebbe, in quel caso e sempre che il principio sia giusto, la "soglia di allarme" che giustificherebbe l'intervento dello Stato sui movimenti di capitale?
Ma comprare il libro no eh?
RispondiEliminaPoi magari si critica meglio a ragion veduta.
Eh ho capito Alberto almeno credo. Sono riuscito ad arrivare alla fine del libro ma il problema è, presumibilmente, che l'euro rimarrà. Malgré nous of course. Eh insomma se dovessimo ricorrere alle serie storiche... :o))))
RispondiEliminacarlo (quello del flauto)
Tutto l'articolo andrebbe stampato e sbattuto in faccia ai vari politicanti, soprattutto ai grillini che si propugnano di avere la soluzione per uscire dalla tonnara. Avrei solo una domanda, questi punti saranno la linea guida di chi (come ha detto lei) ci sarà quando il "banco salterà"[cit. C.Pozzi]?
RispondiEliminaNon ho ancora capito se dopo tutto il materiale che lei ha diffuso non ci sia una forza politica che le ha chiesto un incontro consultivo? (odio profondamente tutta la classe politica attuale ma capisco che bisogna risolvere il prima possibile questo tumore, voterei chiunque possa seguire questa linea guida ma non ne vedo nessuno)
L'è un bischero: I would prefer not to...
RispondiEliminaRebuild Italy,: famo prima.
Prof. Bagnai sono un blogger e scrivo sulla rivista online l’Olandese Volante. Confesso di aver seguito per molto tempo il lavoro di Paolo Barnard e di aver partecipato ai due meeting di Rimini. Nell’ultimo post precedente a questo, dove Istwin ha spiegato (e lei ha arricchito) come la base monetaria e quindi l’emissione di moneta dipendesse dal credito ripartito nelle sue naturali sfaccettature (Banca centrale, privati, banche commerciali), è riuscito a smontare il paradigma dell’inflazione uguale emissione moneta e soprattutto, tasse=ritorno massa monetaria, come pochi. La materia economica è certamente ostica e capisco che quando non è possibile fare esempi, come quello della svalutazione competitiva, da lei illustrato nel suo libro, dove s’immagina essere di fronte ad un pescivendolo al mercato di Val Melaina e inviperirsi per un’offerta “eccessivamente al ribasso”, sia necessario ricorrere a dei grafici.
RispondiEliminaTutto questo per dirle, che seppur convenga, che lei sia riuscito a mettere in luce dei limiti evidenti, di una scuola di pensiero (parlo della MMT) spiegata in maniera troppo semplicistica, sarebbe interessante vederla confrontarsi con gli economisti di suddetta scuola, in modo da rafforzare ancor di più pubblicamente, l’ottimo lavoro da lei svolto.
La sua materia è appassionante e sicuramente centrale, necessita però di essere sempre più divulgata pubblicamente (come del resto sta facendo anche lei attraverso i suoi incontri). Il merito di Barnard fu di affrontare questi temi pubblicamente e se non altro è servito a persone come me, per avvicinarsi alla materia economica e leggere i suoi testi.
In questo suo ultimo post, lei da degli indirizzi politici da seguire, la domanda può sembrare retorica, però secondo me importante: crede che ci sia nel panorama politico attuale, una forza (anche minoritaria) pronta a redigere un piano Nazionale, riuscendo ad affrontare temi come quello dei saldi delle partite correnti?
Ps: potrebbe comunicare l’indirizzo dei magazzini del popolo in Roma, dove giovedì sarà presente, in modo che finalmente abbia la possibilità di seguirla da vicino?
Grazie per l’attenzione Marco S.
Non ho letto Mosler, non ho letto Wray, non ho seguito Barnard, e sarei portato a strafregarnemene di MMT con o senza prefisso, ma
RispondiElimina1) dopo che per anni ho sentito sproloquiare di deindustrializzazione del paese che andava a rilento e di insufficiente sviluppo di una economia dei servizi in Italia
2) dopo che guarda caso l'unione monetaria e le direttive europee hanno favorito la deindustrializzazione e favorito fuor di misura le importazioni
Inviterei chi parla di "importazioni come ricchezza" di andarlo a dire al popolo nelle opportune sedi, tipo
a) assemblea permanente di lavoratori del manufatturiero in mobilità perche' i clienti principali dell'azienda preferiscono acquistare in Cina, Indonesia, Madagascar, Isole Mauritius o che so io (c'e' sempre una nuova frontiera del sourcing, dell'outsourcing o dell'offshoring)
b) riunione di associazione di categorie di PMI manufatturiere strozzate da crisi ordinativi, crisi del credito etc etc
A differenza della rete, dove un troll è un troll e un flame un fuocherello di paglia, le conseguenze nel mondo reale potrebbero essere educative: dopo aver preso una scarica di ceffoni forse si avvierebbe un sano processo autocritico, e ci si renderebbe conto che discettare di improbabili corde teoriche a casa degli impiccati veri NON E' IGIENICO.
Caro occasionale, mi sono sempre chiesto anch'io se, per fare un esempio non molto distante, il prof. Boldrin andrebbe mai a esporre certe sue teorie in un bar di Atene. Ti ricordo però che in linea di principio la ragione di essere di questo blog è proprio quella di evitare quegli sbocchi di violenza che la sistematica distorsione della realtà e l'uccisione di verità praticata da certi personaggi rendono ahimè sempre meno improbabile, ma che qui noi continuiamo a deprecare.
Eliminaaiuto prof. c'è un tizio sul fatto che si è scordato le cavallette....
RispondiEliminaMi scusi prof, ho appena letto il suo commento al post Orizzonte48 a proposito delle etichette. Condivido lo spirito dell'osservazione, e mi ci atterrò per non obbligarla a cambiare titolo al blog ogni settimana!
RispondiEliminaNel mio commento precedente ho parlato di "geno-goofies" non tanto per spirito identitario quanto per amore di brevità e semplificazione. Lo elimini pure se crede, tanto più che era a rilevanza zero :)
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/1140631/Napolitano--Monti--lo-spread-e-le-Borse--Ma-perche-continua-a-parlare---non-dovrebbe-essere-super-partes.html
RispondiEliminaCommento appropriato sulle dichiarazioni di un Presidente che, come negli ultimi mesi del Governo Berlusconi, sembra sollecitare i mercati ad attaccare l'Italia.
Stampi questa pagina e la spedisca a Bersani, magari con il suo libro in omaggio,tanto si sa che governera lui, sia mai che si ravveda in estremis;ma so che non accadra perche sono dei vigliacchi ed incapaci,e saremo la nuova Grecia e dopo la risalita sara ancora piu dura.Ma comunque insista,abbiamo bisogno di persone come lei.
RispondiEliminaDove si sottoscrive?
RispondiEliminaFatemelo sapere che firmo subito.
vorrei tornare al quesito che avevo posto a Pescara su come stanno vivendo gli USA questa crisi tutta interna all'Europa, ma che sta avendo ripercussioni anche fuori, per tentare di dare una risposta alla luce dell'ultimo evento dato dalle dimissioni del governo tecnico.
RispondiEliminaIo penso che, indipendentemente da quello che pensavano in America prima delle elezioni, adesso credo che la situazione di stallo economico stia creando molto fastidio dall'altra parte dell'oceano dove la pazienza verso la Germania sta forse finendo. Ad esempio, è secondo me rivelatore quanto viene scritto in questo articolo del Financial Times che sintetizzo così: lo spread sale non a seguito delle dimissioni di Monti, ma perchè i mercati hanno visto il bilancio di un anno di governo tecnico, l'hanno trovato fallimentare, e hanno deciso che non si fidano più; il nuovo governo che verrà dovrà essere politico per perseguire le seguenti priorità: primo, invertire l'austerità (ovvero smontare quanto fatto da Monti), secondo, udite, udite....
scendere in campo contro Angela Merkel.
Credo che questo non abbia bisogno di altri commenti, se non quello che in America si stanno un pochino incazzando perchè la Germania, ma in generale i paesi dell'area del marco, perseguendo una politica di surplus strutturale mantenuta tramite politiche di austerità, stanno rallentando l'economica mondiale.
Ecco, in conclusione non mi stupirei se lui (B.) si sia esposto ora facendo cadere il governo perchè adesso ha le spalle coperte, altrimenti non si spiegherebbe come mai abbia deciso di fare da capro espiatorio per tutto ciò che avverrà nei prossimi mesi. La levata di scudi a livello europeo contro il ritorno di Berlusconi mi sembra tanto una mossa preventiva per screditare già in partenza un personaggio che si è già dimostrato "inaffidabile" (per loro, certo anche per noi ma a loro questo non interessa) e che potrebbe decidere di porre delle condizioni alla Germania, essendo anche titolato a farlo in quanto leader del partito di maggioranza. Insomma, ho la sensazione che gli USA stiano cominciando a reagire per far cambiare idea alla Germania e che B. sia uno, o uno dei tanti, strumenti per farlo, tanto lui è già abbastanza "compromesso" per minacciare l'uscita dell'Italia dall'euro, non ha praticamente più nulla da perder, e quindi molto da guadagnare, da un braccio di ferro in sede europea, perchè qualunque cosa riuscirà a strappare sarà sempre qualcosa da portare a casa per ricostruirsi un'immagine.
Alberto, l'unica critica che ti si puo' fare è che perdi davvero troppo tempo per gli idioti....
RispondiEliminaPero' finchè mette più carne al fuoco per noi è tanto di guadagnato :)
Ps: Scusami te, e scusatemi tutti per quando scrivo qualcosa la notte, rivedere i miei orrori la mattina mi da un certo imbarazzo :/
Gentile prof.,
RispondiEliminaSeguo da tempo il blog e ho letto le istruzioni per l'uso.
Trovo questo molto convincente questo sketch di programma . Da giurista internazionale, che scrive dalle lande scozzesi, vorrei aiutare un po' a specificare il problema del punto 1) sul controllo della politica monetaria.
Il problema è prima di tutto politico in seno all'Eurogruppo, ma la soluzione tecnica è nel diritto internazionale dei trattati.
Lei suggerisce che non si sa bene se serva una sospensione dei trattati o un'uscita dall'UE. Io vorrei solo aggiungere che c'è la terza via. Ovvero che l'Italia dichiari di ritirarsi solo da quelle clausole dei trattati Europei che la vincolano all'euro, e al sistema BCE. Non solo questo non richiederebbe il consenso degli altri stati, cosa che la sospensione invece richiede, ma sarebbe chiaramente in linea con la Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati dal 1969.
Sì può davvero fare? Secondo me sì e con buoni argomenti.
Vedere il Cavaliere Nero all'opera è uno spettacolo, ma dia retta (se crede) ad uno sconosciuto :) -coetaneo e con figli poco più grandi-
RispondiEliminadar spiegazioni (anche le più esaurienti e incontrovertibili) a chi non vuol ascoltare è tempo buttato (anche se quando la misura è colma.....). Quel tempo è meglio speso accanto ai suoi bambini che crescendo continueranno a volerle un bene dell'anima ma, probabilmente, sarà sempre più raro averli accanto.
PS naturalmente questo è un discorso amichevole rivolto a chi queste cose le sa benissimo da solo (bellissimo il racconto di quel Natale).
Valter
Andiamo avanti e lasciamo il SUO amico a farsi gli affari suoi.
RispondiEliminaOhimé per l'insieme vuoto.
RispondiEliminaProf, fa' come credi meglio o come chiede la maggioranza finora silenziosa, anche eventualmente cedendo a istanze umorali, ché ogni tanto fa bene.
Per me, preferirei continuare tra qui e là, intendendo per là un nuovo e complementare "orizzonte".
Ma l'avete visto questo?!?
RispondiEliminaScusa Alberto, ma questo Grignani chi è che te la prendi tanto? (anche se hai fatto bene e anche se fosse qualcuno di rilievo). Hai risposto con un fuoco di sbarramento tipo sbarco in Normandia, ma i tedeschi dov'erano? In ogni modo se non vale per lui vale per noi, 'repetita iuvant'. Ciao.
RispondiEliminaProfessore nulla da eccepire su quanto lei propone per la fase successiva all'uscita. Qualche dubbio rimane su ciò che sta precedendo l'inevitabile e auspicata disgregazione dell'euro. Come lei ha più volte ribadito, lo scenario politico attuale non ci presenta nessun soggetto in grado o intenzionato a compiere il passo decisivo verso l'uscita. In aggiunta lei potrà confermare che ancora oggi nel nostro paese, nonostante il dibattito stia emergendo, gran parte dell'opinione pubblica è ancora annebbiata dalla disinformazione alla quale è stata incessantemente sottoposta. Ci troveremmo in una situazione, sì auspicabile per chi ha un minimo di coscienza di ciò che sta accadendo, ma che lascerà i più, convinti irrazionalmente dell'irreversibilita dell'euro, disorientati e in balia di ogni spiegazione distorta dei processi in atto. Capisco che il problema non è di natura strettamente economica, anche se potrebbe esserlo sotto l'aspetto della gestione del processo di uscita, ma mi chiedevo quale fosse il suo pensiero a riguardo, sperando di non aver portato fuori dai binari la discussione iniziata dal suo post. Anche perché, e poi chiudo, il luogocomunismo come lei sa è difficile da scardinare anche con argomentazioni di alto valore scientifico come quelle quì sostenute. In definitiva oltre alle proposte di ristrutturazione economica (mi passi il termine) quali sono i processi che andrebbero messi in atto per consentire a un popolo di liberarsi dei sensi di colpa ingiustificati o del senso di inferiorità ormai profondamente radicati e di riappropriarsi di un minimo di coscienza di ciò che realmente accade?
RispondiEliminaChiedo scusa, avevi già risposto, Grignani è 'l'insieme vuoto' (come me!)Pardon.
RispondiEliminaCaro Professore non so se ha letto l'articolo di Fubini sul Corsera (pag.11)in cui il giornalista ripropone una cosa già nota, vale a dire che Tremonti minacciò l'uscita dell'Italia dall'euro.
RispondiEliminaCosa ne pensi? Soprattutto cosa pensi di quello che è successo dopo quella (improvvida) uscita di Tremonti?
E' pensabile, alla luce di quanto sopra, uscire dall'euro senza una trattativa, cioè senza un vero e proprio armistizio?
/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1OOED2
Appena ritirato il libro dalla Feltrinelli in provincia di Bari. 1 mese di attesa. Caro professore, se questo è il mio regalo di Natale, da me a me medesimo, allora lo leggo durante le festività.
RispondiEliminaOvviamente, nel commento precedente inviato, mi riferivo all tua perfetta disamina che condivido al 100%
RispondiEliminaSe mi posso permettere, da ultimo arrivato, direi che possiamo sicuramente passare oltre. Ne ho sentite tante di dabbenaggini in questi mesi, troppe direi, dal: "uscire dall'euro e dover fare la spesa con la cariola"; al: "se usciamo dobbiamo svalutare del 50/60% e l'inflazione salirà alle stelle, come faremo?", e altre fesserie mega galattiche indescrivibili.
Le cose costruttive sono sicuramente meglio.
un programma politico che sarei disposto a votare anche usando il mio sangue come inchiostro (e sarebbe sempre meglio di coloro che chiedono il sangue degli italiani per deflazionarne i salari)
RispondiEliminaMi trovo perfettamente d'accordo con il programma su elencato. Ci sono tante cose da fare in questo paese che avere una disoccupazione al 11% e' un lusso che non possiamo permetterci.Come al solito stai avanti e di questi argomenti se ne incomicera a parlare tra quache anno .
RispondiEliminaOFF TOPIC a bestia:
RispondiEliminastasera i simpaticoni del TG2 dopo aver fatto vedere la solita rottura di co*****ni del grafico dello spreadcredibilitàcelochiedeleuropa, hanno fatto vedere anche il grafico dell'andamento della Borsa.
STRANAMENTE il grafico aveva l'asse delle ordinate INVERTITO così ad un osservatore non attendo poteva sembrare che gli indici di borsa fossero scesi quando in realtà erano saliti dal -3% al -2%.
Domanda: sono diventato complottista io a forza di seguire questo blog oppure i giornalisti del TG2 stanno applicando la goofynomics in modo "creativo"?
Ah dimenticavo che io agli errori non ci credo più.
as non mi è chiaro il significato dei quattro rimbalzi verso Blogger.
RispondiEliminaQueste parole di colore oscuro
vid’ïo scritte al sommo d’una porta;
per ch’io: "Maestro, il senso lor m’è duro"
(e le terzine a seguire le sai da te)
Tuttavia ti ho trovato (da 48) a forgiare nell'altoforno una generazione di Italiani.
Ci sto : fornirò (quando e se del caso) competenze tecniche a proposito di :
1) Nel breve periodo (a,b)
2) Nel medio-lungo periodo (a) (nel medio è meglio perchè nel lungo ...)
Per l'amor di Dio, andiamo avanti con le cose costruttive!
RispondiEliminaGentile Prof. Bagnai,
RispondiEliminacon tutto il rispetto, ma è meglio che si occupi di economia, altrimenti scade anche lei nel più banale luogocomunismo.
Lo segnalai già in passato, lo riporto di nuovo:
http://www.withouthotair.com/
Questa volta impieghi qualche minuto del suo tempo per leggerne almeno le parti essenziali.
Allo stato attuale della fisica, prima ancora di eventuali considerazioni di sostenibilità economica, per la politica energetica ci sono solo tre possibili strade:
1) Carbone
2) Nucleare
3) Tornare indietro di almeno un secolo
Si può fare ovviamente un cocktail a scelta delle tre possibilità.
Le energie rinnovabili sono solo una presa per i fondelli o, se preferisce, un luogo comune.
Cordiali saluti,
Denis Sbragion
Consiglio sempre valido : leggere le "Istruzioni per l'uso" riportate su ogni post e, almeno, "questo post di introduzione" (ivi linkato) prima di ogni altra attività.
Eliminaps già che sei qui mi potresti togliere una curiosità ? Eri tu in prima?
Salve Professore,
RispondiEliminama come fa lei a sentire e risentire sempre le stesse favole deliranti in tv? non prova una certa rabbia?
Una domanda: ma secondo lei il tramonto assumerà i connotati di quello al polo Nord nei solstizi d'estate o di quello alle nostre latitudini nei solstizi d'inverno? Chiedo per sapere ancora per quant tempo gli italiani verranno presi a pesci in faccia, per non dire un'altra cosa
Auguri di Buon Compleanno... anche se con colpevole ritardo... a Sabato!
RispondiEliminaseguo con attenzione il tuo blog da alcuni mesi concordando il più delle volte ( dire sempre mi sembra eccessivo ma in sostanza...sempre ) ed ultimamente ho comprato il tramonto dell'euro ed ho incominciato a leggerlo proponendomi di evidenziare le parti più interessanti ma mi sono accorto che lo sto scarabbocchiando tutto (forse sarebbe meglio evidenziare le parti banali così resterebbe intatto)ti premetto che oltre a lavorare in telecom svolgo a livello aziendale attività sindacale e sto cercando di veicolare le informazioni del blog a più persone possibile alcune volte anche in conflitto con il ruolo che occupo ma devo ammettere che non riesco a penetrare nella pigrizia mentale di molti hai ragione tu il luogocomunismo è più conveniente all' opinione pubblica! Ma questa costatazione mi deprime unita poi alla situazione politica attuale....Berlusconi che si erige a paladino del popolo appropriandosi di temi che dovrebbero essere patrimonio della sinistra che invece come santo patrono acquisisce San Mario Monti mi dà proprio il voltastomaco! Cosa farebbe Pippo al posto mio??
RispondiEliminaBerlusca è di nuovo in corsa...e lancia i suoi messaggini di test degli umori popolari: ci attaccano per acquisire le nostre imprese a prezzi stracciati, degli spread non mi frega niente ecc...
RispondiEliminaCesaratto, Brancaccio? Che famo? Uscimo a Sinistra???
In poche righe è da oggi disponibile un sunto completo di tutte le tesi luogocomuniste: http://lastampa.it/2012/12/11/cultura/opinioni/editoriali/il-partito-del-suicidio-finanziario-QM45vt49ZEifkdBwFXFqdL/pagina.html
RispondiEliminaAh Mario Deaglio, ma com'è che si chiama la moglie? Mumble mumble...
Profe, pensavo: se Berlusconi è così disfunzionale all'euro e all'Europa, non sarebbe il caso di tifare per lui (turandosi naso, occhi e orecchi)? Nel caso migliore accelererebbe l'ineluttabile disgregazione. O no?
RispondiEliminaho trovato un articolo interessante...perchè riassume anche un mio pensiero.:)
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/interni/basta-tedeschi-ber-alles-facciano-dietrofront-e-non-864546.html
RispondiEliminaBhè, ora anche il giornale ti segue :)
Nel senso che sono io che lo precedo, vero?
EliminaScusate, che è successo? sono almeno due giorni che non compare alcun commento. Tutti tramortiti dalle dichiarazioni sgangherate del Berlusca? o tutti trasferiti a studiare faticosamente (almeno per me, che sono totalmente digiuno di competenze giuridiche) i post di Orizzonte 48? Certo la road map del professore è veramente massacrante e quindi gli voglio far arrivare il tutto il mio piccolo sostegno. Ma mi era sembrato anche di capire che forse c'era un passaggio a Bologna, o mi sbaglio?
RispondiEliminaSaluti a tutti
Tito
Semplicemente, avevo altro da fare.
EliminaSenta, è possibile essere adottato come Suo fratello?
RispondiEliminaGrazie
Possibile non so, bisognerebbe chiedere a un giurista, ma credo sia inutile: gli altri hanno già raspato tutto il raspabile (fratelli coltelli)! ;)
EliminaHo appena trovato quest'articolo sul Daily Telegraph: "Mario Monti's exit is only way to save Italy. Italy has only one serious economic problem. It is in the wrong currency.". Ok che è un quotidiano britannico, e quindi meno EU-centrico di altri, ma il fatto che anche a livello internazionale (al di fuori dell'ambito scientifico) si pensi ad un'uscita dell'Italia dall'UE come modo -per noi- di risollevarsi dalla crisi, mi da ancora più speranza.
RispondiEliminaè un anno e mezzo che Ambrose Evans dice queste cose :due suoi articoli erano stati anche tradotti male e resi inservibili dall'occidentale , a dimostrazione dell'impotenza e della poverta' dell'informazione italiana...almeno quella non allineata al partito dell'euro...
Elimina@lukeskyrunner
RispondiEliminaesistono tanti studi che mostrano che I PIU' svantaggiati dall'euro ovvero chi godrebbe di maggiori benefici dall'uscita è l'ITALIA!
di converso, i peggio messi sono i tedeschi.
Faccia lei
per dirindindina...
RispondiEliminaper fortuna che queste sono "affermazioni di principio"! Se un qualsiasi programma di partito avesse scritto così le sue intenzioni avrebbe con me vita molto facile. Mi chiedo: ci vuole molto?
Sempre più sbalordito. da ultimo degli ultimi ringrazio il prof.
p.s. obbligato far quadrare i conti della mia bottega non sono potuto venire (200 mt!!) all'appuntamento di Parma. Mi sono mangiato le dita. santo subito prima di quell'altro "santo subito dopo". un saluto, Ernesto
ricopio qui questo intervento di tremonti che è scomparso (o stato tolto dal suo sito) giusto per informazione
RispondiElimina«MONTI HA CONFUSO IL CONCIME COL DISERBANTE»
«I risparmi dei cittadini non possono coprire le perdite speculative della finanza»
Oggi la rubrica “Risparmio, i conti in tasca” è dedicata a un ospite d’eccezione. L’ex ministro Giulio Tremonti ci ha infatti concesso una intervista in esclusiva su tematiche economiche e politiche.
Professore, partiamo dall’attuale situazione politica italiana. Come valuta questa fase pre elettorale?
«L’Italia è l’unico paese d’Europa che ha una crisi doppia, una crisi economica ed una crisi politica e le
due non si sommano ma si autoalimentano come 2+2 fa 5, in quanto l’economia non è una variabile indipendente
dalla politica e viceversa. La crisi specifica italiana è una crisi politica, in cui metà degli italiani si astiene e non vota. Persino in Sicilia ha votato solo il 47% considerando le schede bianche e nulle, il voto effettivo è stato del 40% e così chi ha “vinto” con il 30% in realtà ha vinto solo con il 12%. È evidente che l’astensione sia un diritto ma chi si astiene deve ricordare che è la crisi che non si astiene da lui. È la crisi che va a bussare alla sua porta e lo stesso vale per l’altro 20-25% del 40% che vota contro e contro ogni governo. Puoi anche votare contro ma devi ricordarti che così facendo diventi il migliore alleato, la quinta colonna, della speculazione finanziaria e della “concorrenza” internazionale. Ed è così che la crisi politica agisce ed influisce sulla crisi economica, aggravandola mentre l’Italia senza governo è sotto il potere straniero».
È innegabile che l’incertezza o l’instabilità politica possa agevolare la speculazione ma la crisi economica italiana è davanti agli occhi di tutti a prescindere dalle prossime votazioni…
«Vede, la crisi economica ha avuto origine ed ha sviluppo internazionale. Questo vale per tutti i paesi e non capisci quello che succede in Grecia, se ragioni solo Grecia su Grecia o Spagna su Spagna o Italia su Italia. L’Italia non ha causato la crisi ma all’opposto ne è stata la vittima. La crisi non è nata dai debiti pubblici ma dai debiti privati degli altri paesi. Si tende a guardare solo all’Italia ma così facendo si possono fare polemiche o strumentalizzazioni ma non si capisce nulla. L’Economist ha fatto la copertina indicando la Francia come prossima bomba. Centra qualcosa l’Italia o è un fenomeno più vasto?»
Se così è, allora il rivolgere l’attenzione altrove non è forse merito dell’attuale governo?
«Il governo Monti è stato inventato come governo della paura, per farlo e giustificarlo davanti agli italiani, serviva mettergli paura, purtroppo per gli italiani la paura ha funzionato e ha funzionato anche perché molte delle riforme di Monti non sono solo sbagliate ma mettono paura. Hanno creato un clima per cui nessuna compra, nessuno investe, nessuno assume o se lo fa, lo fa all’estero. Monti ha confuso il concime con il diserbante. Puoi tassare il reddito prodotto ma con le tasse non puoi impedire che il reddito sia prodotto. Puoi liberalizzare o puoi impaurire ma non le due cose insieme. Una macchia grigia sta scendendo sull’Italia, artefice prima del suo destino un governo grigio intriso di paura sta facendo paura all’Italia ed i soli che ci guadagnano sono gli speculatori finanziari ed i nostri concorrenti. Per fare paura, si è detto che l’Italia rischiava di saltare come la Grecia. La Grecia non è saltata e non salterà neppure l’Italia. L’interesse estero è a logorarci per comprarci, per spiazzarci. È così che fa comodo tenere l’Italia».
Mi scusi, ora lei critica duramente l’attuale governo ma non è stato forse a causa del predecessore che oggi abbiamo Monti?
RispondiElimina«Guardi, per i tre anni in cui ho avuto la responsabilità ed il potere della politica economica italiana, lo spread medio è stato 113, oggi è 350 ma questo con la spinta della BCE, altrimenti sarebbe ancora a 500. Il deficit scendeva, il debito saliva meno che negli altri paesi, non c’è stato un giorno di sciopero generale, c’era coesione sociale ed è stata realizzata la migliore riforma delle pensioni in Europa, secondo l’Europa e così via. E queste cose non le dico io ma le ha scritte per tre anni Monti sul Corriere della Sera: “Tremonti ha tenuto i conti a posto… ha salvato l’Italia dal destino della Grecia… eccetera”».
Allora mi spieghi come mai è stato cambiato il governo?
«A luglio del 2011, le cose cambiano, perché a palazzo Chigi si decide una politica pressapochista ed avventurista, rinvio del pareggio, promessa sulle tasse poi manca la parola data in agosto e si arriva a casa. Per tentare di confermare la mia linea fui eletto presidente dei ministri dell’economia del Partito Popolare Europeo ma era ormai troppo tardi».
Secondo lei cosa avrebbe dovuto fare l’attuale governo?
«Fermo restando che il vecchio governo non poteva continuare e si doveva votare, il governo tecnico avrebbe dovuto produrre un miracolo. Sono arrivati come i Re Magi, dovevano portare l’oro, l’incenso e la mirra… la stabilità finanziaria, la crescita economica e la normalità politica. Dopo un anno vediamo che è stato il successo di un fallimento. Non sono riusciti in quel che volevano e sono riusciti in quel che non volevano. Non abbiamo la stabilità finanziarie, basta vedere gli spread, il debito pubblico è esploso, il deficit si allontana dal pareggio ed invece della crescita abbiamo 3 punti di recessione. Le riforme sbagliate di Monti hanno inoltre fatto esplodere il consenso di Beppe Grillo».
Però, andiamo oltre e concentriamoci su cosa lei ed il suo movimento “3L” proponente per uscire dalla crisi?
«Primum vivere, ridurre la dipendenza dal debito estero, comprare titoli italiani, come era una volta. L’Italia è un paese che importa debito ed esporta capitali. Tornare ai titoli esenti da ogni imposta presente e futura. Oggi noi esentiamo gli esteri e tassiamo gli italiani! E poi fare come la Germania. Non si osa dirlo, ma metà dell’economia tedesca è basata sulla banca dell’economia KFW. Dovremmo farlo anche noi, fondendo e potenziando Cassa Depositi e Prestiti e Sace. Creare perciò una banca dell’economia per l’Italia. Lo stesso Hollande, poco più di quindi giorni fa, ha detto che la Francia deve dotarsi di una banca similare mentre qui i politici italiani si occupano dei DICO. L’economia tedesca si è riformata quando ha portato i contratti di lavoro nelle imprese. Il 95% del PIL italiano è fatto da piccole imprese che devono applicare il contratto delle grandi, facciamo il contratto per la piccola impresa. L’IMU prima casa può essere azzerata, aumentando le imposte sulla finanza che sta aumentando i suoi profitti. In Italia + 8 miliardi in un solo anno, mentre l’IMU prima casa è solo di 3 miliardi e poi tutte le altre idee e proposte può leggerle su www.listalavoroliberta.it».
Essendo questa una rubrica anche finanziaria, vorrei soffermarmi sulle azioni della banca centrale europea. Quali conseguenze potrebbero avere?
RispondiElimina«La finanza derivata e deviata, non è stata fermata. Sta di nuovo drammaticamente crescendo ed impaurendo. Era in rapporti di 12 a 1 rispetto all’economia reale del lavoro e della manifattura e ora sta di nuovo esplodendo con i connessi rischi. Le operazioni BCE fatte con la tecnica dei decreti Sindona, e già il nome la dice lunga, non riducono la massa tossica, la girano da una barca all’altra. Prima dalle banche agli Stati, ora dagli Stati alle banche centrali, quando l’esplosione avverrà, il conto lo pagheranno i cittadini con i loro risparmi. Perché nessuno vuole capire quello che si capì nel 1933 in America, ovvero che i risparmi dei cittadini non possono essere usati per coprire le perdite speculative della finanza. La legge del ’33 di Roosevelt è stata abrogata da Clinton nel ’99 e quella similare della legge bancaria italiana del ’36 è stata superata tramite il così detto decreto Draghi. Il mondo non sarà in sicurezza, se non si tornerà allo spirito originale di quella legge. Non è accettabile il perdurare dell’attuale sistema, vi deve essere divisione tra credito produttivo e speculazione, i risparmi dei cittadini devono essere usati solo per finanziare le industrie, i lavoratori, le imprese e le comunità. Se vuoi speculare lo fai a tuo rischio e pericolo, basta con i profitti privatizzati e le perdite socializzate».
Un’ultima domanda. Il suo movimento sarà presente alle prossime elezioni?
«La lista si presenterà certamente alle prossime elezioni nazionali e certamente non sarà da sola ed arriverà in parlamento per far sentire la sua voce, alta e forte».
da Prima Pagina del 26/11/2012
http://www.listalavoroliberta.it/sito/?p=1671#more-1671
Che debbo dire..... dopo aver letto, apprendo (con notevole stupore, in realtà), che l'unico partito definibile "di sinistra" in Italia è la predetta "lista tremonti"!!!!
RispondiEliminaNessuno, dico io, nel PD che denunci il gioco perverso neoliberista, dove:
a) lo stato si deve comportare come una famiglia e non spendere a deficit;
b) le famiglie devono impoverirsi in nome della produttività;
c) ma dato che ciò che viene prodotto "deve" essere venduto (se no non ci sono i profitti), le famiglie così impoverite devono "spendere a deficit"!!!!! (quindi il buon padre di famiglia, l'esempio per lo statobrutto, NON deve comportarsi da buon padre di famiglia....)
In altre parole, impoverisco i debitori ma li induco ad indebitarsi per guadagnarci sopra, e, alla fine, li mando sotto a un ponte per tamponare le perdite quando il giocattolo si rompe. Ce ne è abbastanza per diventare nostalgici della DDR.....
@Carmelo Catalano
RispondiEliminaquando si minaccia di uscire di casa bisogna preparare le valigie e metterle davanti al portone..
uhmmm
@Ross B
RispondiEliminaè mio sentore che svalutiamo del 50% nel giro di alcuni anni (svaluteremmo).
però sul marco!
semplicemente acquisterà elettrodomestici e autovetture italiane.. altro che inflazione!
Grazie a questo contributo scopriamo dunque che l'Italia ha una serie di debolezze nei suoi 'fondamentali' economici:
RispondiElimina- maggiore focalizzazione nei settori tradizionali, con costi di produzione non più concorrenziali;
- limitata presenza nei settori più innovativi e produttivi, a causa degli scarsi investimenti in ricerca;
- infrastrutture inadeguate, sia materiali che immateriali
- pubblica amministrazione da riformare;
- ...
Da dove originano tutte queste debolezze ? Ah saperlo ...(sicuramente è stato qualche complotto esterno dei nemici del popolo...)
Come mai la salvifica svalutazione del '92 non ha eliminato torti e debolezze ? Ah saperlo ... (forse dovevamo continuare a svalutare anno dopo anno ... ma Bagnai rassicura che questa volta sarebbe per un ordine di grandezza inferiore ...)
La certezza è che per iniziare a rimboccarci le maniche e mettere ordine in casa, dobbiamo prima aspettare che ci sbattano fuori dall'euro e poi entrare nella macchiana del tempo per riesumare l'apparato regolamentare dei mitici anni Settanta ed i vincoli ai movimenti di capitale ...
Una prospettiva forse un pò lunga e nient'affatto priva di rischi per chi oggi non ha lavoro, o pur avendolo fatica ad arrivare a fine mese ... ma sicuramente sfolgorante per molti intellettuali con uno stipendio garantito e parecchio tempo libero ...
Emilio L.
#beatote
Elimina"Da dove originano tutte queste debolezze ? Ah saperlo ...(sicuramente è stato qualche complotto esterno dei nemici del popolo...)"
RispondiEliminaScusi ma, si ponga lei stesso la domanda e poi ci renda partecipi della risposta.
Perché, vede, di battute del genere, al bar, ne sento fare in continuazione alla mia destra ed alla mia sinistra mentre prendo il caffè, avendo scelto il migliore fra i ventisette che il banconiere ha messo sul bancone, va da sé.
Forse lei non si è reso conto di una cosa: mentre qui, sia da parte del padrone di casa che di molte persone competenti che offrono il proprio contributo intellettuale e pratico, si possono trovare affermazioni ma anche dimostrazioni, dati e proposte, la sua frase è una sentenza a vuoto perché non ha alle spalle né diritto né giurisprudenza, per così dire, ma solo un dogma, ma a questo punto, come una scomunica o una fatwa, vale solo per chi ci crede, quindi: che è venuto a fare, qui?
E' una obiezione metodologica, la mia, non di merito.
Quello riportato qui sopra è un capitolo di un testo ben più ampio (trascurando il fatto che non lo ha evidentemente letto per intero, viste le "domande" poste), questo post è parte di un corpus ben più consistente delle tre righe da lei riportate, e lei non fa altro che un torto a sé stesso palesando in pubblico una pochezza ed una pigrizia che la dicono lunga sulla sua buona fede.
Insomma, poteva risparmiare a sé stesso la figura del fesso in pubblico ed accontentarsi di mostrarsi genio in privato, monoculo in orbe caecorum.
Azzardo una ipotesi, entrando nel merito solo per un particolare che, non me ne vorrà, ma mi chiama in causa direttamente per il suo carattere omnicomprensivo: se il suo sarcasmo si impernia sull'affermazione del contrario, dobbiamo dedurre che, sì, secondo lei la causa dei problemi italiani è insita nel suo popolo, aggiungendo una nuova perla alla collana di argomentazioni (?) sulla prevalenza delle culture nordiche rispetto a quelle mediterranee.
Da questa situazione, se presa per buona, ci sono due vie d'uscita: si agisce in maniera tale che il "popolo" finisca col farsi amministrare dall'esterno per il proprio bene (colonizzazione, più europa), accomodarsi verso l'uscita chiedendo la residenza in uno dei paesi "core" ed evitare di fare come il pazzo in autostrada della nota barzelletta: uno contromano? mortacci loro, saranno almeno centomila!
Perché, vede, se ai discorsi da bar normalmente non do ascolto, gli insulti personali invece mi causano un certo fastidio e a quelli tendo a reagire.
Franco.
“La certezza è che per iniziare a rimboccarci le maniche e mettere ordine in casa, dobbiamo prima aspettare che ci sbattano fuori dall'euro e poi entrare nella macchiana del tempo per riesumare l'apparato regolamentare dei mitici anni Settanta ed i vincoli ai movimenti di capitale ...”
RispondiEliminaNo, qui nessuno sostiene che uscendo dall'€ si risolvano magicamente tutti i problemi. Si rileva che con l'€ i problemi si aggravano. Basta prendere in esame i risultati di un anno di governo Monti per rendersene conto.
Ad esempio, l’ultimo rapporto sul mercato del lavoro curato dal giuslavorista Carlo Dell'Aringa per il Cnel afferma che «negli anni Settanta, l’Italia era al primo posto per crescita della produttività nell’industria rispetto ai principali Paesi nostri concorrenti nel mondo, mentre [...] nel primo decennio del Duemila, cioè dopo l’introduzione dell’euro, [...] la produttività nel nostro Paese precipita a un misero 0,4% in media d’anno, contro l’1,8% della Germania, il 2,5% della Francia, il 2,8% dell’Olanda, il 3% del Regno Unito. E meglio di noi ha fatto anche la Spagna (1,5%).
[...]
“La perdita di competitività dell’Italia rispetto alle altre economie dell’area euro è stata significativa, oltre il 2% all’anno”, sostiene il professor Dell’Aringa nella sua ricerca.
[…]
Il declino italiano, avviatosi con il neoliberismo guidato a livello mondiale da Ronald Reagan e Margaret Thatcher negli anni Ottanta – meno Stato, più mercato – assume proporzioni catastrofiche soltanto dopo il Duemila, con il fatidico avvento dell’euro che mette in crisi l’intero sistema-Italia».
E siccome a ottobre il debito pubblico è aumentato, superando i € 2 mila mld, anziché diminuire come promesso da Monti, qualche domanda sull'efficacia della politica del rigore impostaci dall'Ue sorge spontanea.
Monti «ha imposto una drastica terapia di rigore agli italiani, aumentando la pressione fiscale, che l'anno prossimo supererà un'altra simbolica soglia, quella del 50%, e riducendone in maniera altrettanto decisa il potere d'acquisto. Precipitato, secondo i dati del Censis, ai livelli di vent'anni fa.
[...]
L'esecutivo dei tecnici ha fallito l'obiettivo per cui era nato, [...] la tanto conclamata spending review, per la quale il governo tecnico era ricorso all'aiuto di altri tecnici, è ben lungi dal sortire i suoi effetti.
[...] la spesa corrente non si riduce ma aumenterà, come dice il dato tendenziale per il 2013, da 739 a 770 miliardi di euro [e siamo in presenza di] una recessione del prodotto interno lordo da cui non si vede a breve via d'uscita».
Quanto a "chi oggi non ha lavoro, o pur avendolo fatica ad arrivare a fine mese", continuando su questa strada è garantito che domani saranno molti di più.
Nel rapporto di novembre dell'Indipendent Annual Growth Survey 2013 pubblicato dalla Commissione europea, in cui si esamina la crescita economica annuale dell'Ue, c'è un'appendice dedicata alla Germania (pag. 30) dall'eloquente titolo “I nodi vengono al pettine”, in cui si prevede un peggioramento dell'economia tedesca per il 2013.
Quando tra qualche mese l'euro non ci sarà più, torni qui a raccontarci che lei lo aveva sempre saputo.
Buonasera Franco,
RispondiEliminami dispiace che sia sia infastidito per la forma, ma torniamo a parlare del contenuti (su cui lei per sua stessa ammissione non è entrato nel merito).
Il tema è ovviamente articolato ... ma pensi solo per un attimo al debitopubblicobruttocattivo italiano, accumulato negli anni Settanta e Ottanta.
Tanti intellettuali come il Nostro affermano che è colpa di una congiura ordita a danno dei lavoratori: la politica monetaria restrittiva, i tassi reali che diventano positivi, la stabilizzazione dell'inflazione e dei tassi di cambio ...
Sì è vero: quello scenario era ostile alla classe lavoratrice! Ma si sà, nella grande storia come nella vita di tutti i giorni, non possiamo sempre scegliere il nostro copione. E non ci resta che cercare di svolgere al meglio la nostra parte (afinchè un domani magari ce ne venga assegnata una più importante...).
Il fatto è che tra tutti i principali paesi industrializzati ... il nostro è stato l'unico a uscirne con le ossa rotte ed una pesante ipoteca sul futuro.
Sebbene i tassi di interesse reale siano stati in Italia i più bassi in assoluto tra quelli dei paesi industrializzati, il nostro è stato infatti l'unico paese (l'unico!) in cui il rapposto debito pubblico / PIL è esploso sfondando 100%(neanche l'america di Reagan con sgravi fiscali e spese militari a go go è riuscita ad avvicinarsi a noi!).
Come è potuto succedere? Tutti imbelli ed imbecilli i popoli degli altri paesi che si sono adattati al nuovo contesto, mentre noi, in nome della coerenza ai nostri ideali di giustizia sociale, abbiamo continuato a consumare una ricchezza non creata scaricando il conto sulle generazioni future ? Ah saperlo!
(... domanda non retorica, considerato che c'è ancora chi scambia per giustizia sociale il fatto che le pensioni di anzianità venissero riconosciute ai dipendenti pubblici dopo soli venti anni di lavoro per gli uomini e quindici per le donne, quando oggi non ne bastano neanche più quaranta!)
Ed oggi siamo qui a parlare di nuovi complotti esterodiretti ...
Ah, pensare che se la spesa per interessi sul debito pubblico fosse come quella dei nostri vicini francesi, adesso avremmo 45 mld di euro in più da spendere ogni anno per consolarci della scomparsa della lira ...
Ah, pensare che se ci venisse attribuito lo stesso spread sui titoli di stato francesi, oggi pagheremmo tassi di interesse reali negativi e potremmo accontentare anche i nostalgici della repressione finanziaria ...
Ah, pensare che se una parte di tutto questo debito pubblico fosse stata destinata, oltre che alla giustizia sociale, anche ad investimento, oggi forse in nostro sistema produttivo avrebbe meno complessi di inferiorità verso quello tedesco ...
Insomma: pur senza negare la difficoltà del contesto internazionale, credo che la causa delle nostre debolezze sia tutta interna, ed affondi le radici nella storia affascinante ma travagliata del nostro Paese, risultato della sintesi di molti opposti (territoriali, politici, ...) che se per un verso ci rendono unici nel mondo, per l'altro, laddove non siano governati in una logica cooperativa, ci espongono al rischio del vaso di coccio tra quelli di ferro.
Un cordiale saluto.
Emilio L.
Se posso inserirmi, penso che Lei non abbia letto le "istruzioni per l'uso" e gli articoli presenti sul blog.
EliminaSe lo avesse fatto, infatti, avrebbe scoperto che l'intellettuale di cui parla non fa riferimento ad alcuna congiura, ma semplicemente ad una politica economica sbagliata. Che poggia su due errori:
a) il "divorzio" tra Tesoro e Banca d'Italia, che elimina un importante calmiere ai tassi di interesse;
b) l'adesione "a-critica" allo SME, che ha imposto di difendere un tasso di cambio innaturale e non allineato con i fondamnetali dell'economia, richiedendo un abnorme innalzamento degli interessi e imponendo la necessità di "fare debito" per pagarli. Il debito che abbiamo oggi, e che è esploso, infatti, proprio a partire dal 1981.
Buongiorno Lorenzo,
Eliminanon ho dubbi che l'incremento dei tassi di interesse reali, a partire dai primi anni Ottanta, abbia reso molto onerso continuare ad avere una spesa pubblica in deficit.
Ma ripropongo la mia provocazione :
La crescita dei tassi di interesse reali è stata un fenomeno a livello internazionale.
Tra tutti i principali paesi industrializzati con cui ci confrontiamo (us, ger, fra, uk, jpn) il nostro è stato l'unico a uscirne con le ossa rotte ed una pesante ipoteca sul futuro.
Infatti, sebbene i tassi di interesse reale siano stati in Italia i più bassi in assoluto tra quelli dei paesi industrializzati, il nostro è stato infatti l'unico paese (l'unico!) in cui il rapporto debito pubblico / PIL è esploso sfondando 100%.
Come è potuto succedere?
Imbelli ed imbecilli i popoli degli altri paesi che si sono adattati al nuovo contesto, mentre noi, in nome della coerenza ai nostri ideali di giustizia sociale, abbiamo continuato a consumare una ricchezza non creata scaricando il conto sulle generazioni future ?
Sarò lieto di leggere le Sue considerazioni sul punto.
Un cordiale saluto.
Emilio L.
C'è sicuramente un modo sbagliato di affrontare le cose sia in chi crede a priori che tutto sia perso e non ci sia più niente da fare e sia in chi dà per scontata una svolta positiva. La netta vittoria di Bersani alle primarie ha reso un pò più difficile il dopo Monti così come ce lo volevano somministrare,sarà il piacentino il nuovo probabile premier e della famosa agenda farà un uso limitato e parsimonioso. Non lo hanno votato per questo? Si dirà che come novità non è un granchè, ma di questi tempi non è poco.
RispondiEliminaMolti anni dopo...
EliminaHerr Lampe
@Emilio L.
RispondiEliminaInnanzitutto, la mia contestazione non verteva sulla forma - legga bene - ma sull'approccio metodologico. Non le ho mica corretto la grammatica, quella è affar suo.
Ma la contestazione sul metodo rimane, visto che se l'avesse letto, non dico per intero, ma almeno nelle sue parti salienti, avrebbe scoperto che l'argomento debito pubblico, dal quale sembra ossessionato, è stato più e più volte trattato in questo blog. Il risultato della trattazione è stato:
- è alto? Sì, chi lo ha mai negato.
- è causa della crisi attuale? No.
- volendo trovare una via di uscita alla crisi, la dobbiamo cercare tra le cause o tra gli elementi di contorno? La prima che hai detto.
Non è difficile.
Se poi ritiene che le spiegazioni e le proposte siano troppo intellettuali, può sempre rivolgersi al blog dei ragazzi di chicago.
E poi, se permette, un'annotazione da dipendente pubblico: è dalla riforma Dini del 1995 che ormai nessuno va più in pensione con 25 anni di anzianità, si stanno smaltendo gli ultimi "aventi diritto", coloro cioè che nel 1995 avevano maturato almeno 18 anni di contributi, ma essendo trascorsi ormai diciassette anni (+18=35) e un bel po' di altre riforme pensionistiche, la possiamo anche piantare lì, no?
La Francia è stata allegramente declassata, ha usufruito di un cambio in ingresso nell'euro particolarmente vantaggioso, gli effetti di questo vantaggio stanno svanendo perché la sua bilancia dei pagamenti non è più sana da un po' e ha il piccolo problema di doversi procurare 350-500 miliardi di euro con cui smaltire le 60 centrali nucleari che ha in funzione e che non dureranno in eterno (rif. Pozzi ).
Ma, se vuole, continui pure a guardare al debito pubblico.
Ha ragione lei: "Il tema è ovviamente articolato".
Franco
Pozzi: un simpaticissimo grande:) Farebbe cosa buona e giusta se sistematizzasse in un post, magari ospite di qualcuno se proprio non vuole aprire un blog, la vulcanica esposizione di Pescara.
Elimina