"La svolta di Draghi"...
Come "La scelta di Sophie"... Il solito fottuto genitivo soggettivo, quello che
nei titoli si porta molto (ricordate “Le obiezioni del piddino”?). Vi offro un lungo
post della lunga, lunghissima serie intitolata “ma dde che ssamo a parla’?”.
Ho in comune con il prof. Santarelli il fatto di avere un
percorso accademico piuttosto variegato. Come lui ha preso il PhD in Anatomia
finanziaria comparata ai Bagni Luigi 93 di Cattolica, così io ho preso un
master in Pragmatismo concettuale al Dopolavoro Ferroviario di Roma. Ricordo
con affetto tutti i miei insegnanti. Questa storia della svolta di Draghi mi ha
fatto tornare in mente Giuliano. Quale fosse il suo lavoro non l’ho mai capito
troppo bene: agente assicurativo? Rappresentante? Intermediario? Chissà. Certo
che però lui ogni mattina era lì, sul pontile. Di lavori di intermediazione che
lasciano le mattinate libere, ecco, ora, a posteriori, me ne viene in mente uno
solo, e devo dire che lui il physique du
rôle, per quel mestiere, ce l’aveva. Parlo nella quasi certezza che non mi
legga, perché allora, trent’anni or sono, aveva passato la cinquantina, tanto
che io, in un accesso di classicismo, solevo chiamarlo Giuliano l’aprostata,
confondendo ad arte l’apostasia con l’adenoma (che poi son due cose che
iniziano entrambe per “a”, come apolitico, apartitico e anfame – per chi se lo
ricorda...).
Insomma, un bel giorno Giuliano arriva tutto in tiro (visita
a un cliente?), e il commento mi affiorò spontaneo alle labbra: “Ammazza
Giulia’, quanto sei fico oggi! Hai svortato?”. Rispose scanzonato, da vero
romanaccio: “Sì, ma ho pure ‘nfrociato!”.
(Per i non romani: “svorta’” significa dare una svolta in
senso positivo a una situazione – ad esempio economica – ma anche cambiare
direzione con l’automobile; “infrociare” significa andare a sbattere – con
l’automobile. La risposta di Giuliano giocava sull’ambiguità della “svorta”).
E così, mi dite, anche Draghi ha svortato. Eh, sì, che lui abbia svortato è cosa nota. E a infrociare
siamo stati noi. Cerchiamo di capire perché l’ultima “svorta” non merita
nemmeno che se ne parli, e perché i suoi effetti dureranno l’espace d’un matin.
Il discorso si divide
in due: il lungo periodo, e il breve periodo. Nel lungo periodo c’è da
confutare il luogo comune che l’euro diventerebbe sostenibile con una
bcesimileallafed (per i nuovi arrivati: in questo blog i mantra luogocomunisti
vengono scritti tutti attaccati). Un compito estremamente semplice perché i
motivi per i quali questa è una lieve imprecisione sono già stati dettagliati
da noi (e non da altri, temo: questo credo sia uno dei miei pochi contributi
originali al dibattito, ma se mi smentite sono contento) in Crisi finanziaria egoverno dell’economia (par. 6) e
in Le aporie del più Europa (contenuto nell’ebook Oltre l’austerità, che dovreste leggere, mentre dai vostri commenti vedo che non lo avete fatto,
facendomi fare una figura marrone con Sergio Cesaratto al raduno degli etilisti
romani). Nel breve periodo c’è da capire quale sia il significato di queste
manovre palliative. Argomenterò che esse sono sostanzialmente isomorfe (cioè
so’ la stessa robba) a quelle con le quali altri governatori in altri tempi
difesero non la moneta unica, ma la lira. Manovre, insomma, che servono a dare
ai soliti noti il tempo di farsi con relativo comodo i fatti loro, naturalmente
a spese nostre. Come si possa da certe parti della sinistra salutare una roba
del genere con ottimismo (cauto, moderato, o esplicito) rimane per me un
assoluto e totale mistero. Per illustrare questa ipotesi ci riferiremo alla
meccanica della crisi del 1992, che pur con le evidenti differenze rispetto
alla situazione attuale rimane l’esempio più calzante ai nostri scopi didattici
(per motivi che ho illustrato nel mio ultimo lavoro Unhappy families are all alike).
Bcesimileallafed: il lungo periodo
L’idea che una Bce sufficientemente disposta a stampare
moneta (vuoi per rifinanziare le banche, vuoi per acquistare i titoli del
debito pubblico dei paesi in maggior difficoltà) possa in qualche modo rendere
l’euro sostenibile nel medio-lungo periodo è un’idea assolutamente balzana che
non tiene conto né della natura economica degli squilibri che stiamo vivendo,
né della loro dimensione politica.
Circa la natura economica, abbiamo più volte ricordato come
l’evidenza empirica da un lato ,
e le spiegazioni teoriche più coerenti dall’altro (il meccanismo del ciclo di
Frenkel, che ho spiegato a Cesena
e in Oltre l’austerità), vedano nei differenziali
di inflazione fra i paesi dell’Eurozona (EZ) uno degli snodi cruciali del
meccanismo che conduce all’accumulazione esplosiva di debito privato verso
l’estero e quindi alla crisi. La crisi non inizia da questi differenziali (chi
è interessato si guardi il video di Cesena), ma si alimenta grazie alla loro
persistenza, che determina un progressivo deterioramento della competitività
nei paesi periferici (dove i prezzi crescono più in fretta e i cui beni
diventano quindi progressivamente meno appetibili).
Ora, il fatto è che “moneta unica” non vuol dire “inflazione
unica”: ci sono molti fondati dubbi sul fatto che sia solo la moneta a
determinare l’inflazione, e unire più economie diverse sotto la stessa moneta
non ha mai portato a una uniformità dei tassi di inflazione. Le evidenze di cui
disponiamo suggeriscono che la dinamica dell’inflazione è influenzata in gran
parte dalle condizioni e dal funzionamento del mercato del lavoro (come abbiamo
spiegato qui).
Che moneta unica non voglia dire inflazione unica è dimostrato dal fatto che in
Italia, dopo 150 anni di moneta unica (ci siamo? Leggete le mie labbra:
c-e-n-t-o-c-i-n-q-u-a-n-t-a) non si è ancora avuta perfetta convergenza dei
prezzi, come ci documenta con dovizia di dettagli uno studio della Bancad’Italia e come sa chiunque come me viva in una città e lavori in un’altra (secondo voi
faccio la spesa a Roma o a Pescara?) Questo non stupisce se pensiamo alle
differenze strutturali esistenti fra Nord e Sud (ma anche, come nel mio caso,
fra Ovest ed Est). Differenze che la politica monetaria da sola non solo non
colma in modo definitivo, ma nemmeno, direi, in modo temporaneo.
Per avere un’idea di quello che voglio dire, cioè del fatto
che una politica monetaria centralizzata non può fare molto (in realtà non può
praticamente fare nulla) per risolvere gli squilibri territoriali presenti in
un’area (nazione, come nel caso della lira, o continente, come nel caso dell’euro),
basta un semplice esempio, che abbiamo già fatto. È sufficiente osservare il grafico del tasso di
interesse reale italiano (che esprime l’atteggiamento della politica monetaria
condotta in modo centralizzato dalla Banca d’Italia), e del deficit delle
partite correnti del Sud Italia verso il resto del mondo (di cui,
evidentemente, magna pars è il
deficit verso il Nord Italia). Lo abbiamo analizzato in questo post
e ve lo ripropongo qui:
Vedete? Il tasso di interesse reale va su (politica
monetaria restrittiva: il denaro costa di più) e giù (politica monetaria
espansiva: il denaro costa di meno, che è quello che chiediamo oggi a Draghi),
ma il deficit rimane lì, granitico, fra i 15 e i 20 punti di Pil.
Una Bcesimileallafed non potrebbe fare per gli squilibri
regionali europei molto di più di quanto una Bancaditaliasimileallabancaditalia
abbia fatto per gli squilibri italiani: zero carbonella, signori, questo dicono
i dati! Se non lo vedete cambiate occhiali, se non lo capite leggete bene i
post linkati, ma le cose stanno così e basta. Chi dice il contrario deve
argomentare molto ma molto bene, se non vuole fare la figura del patetico
incompetente. Arrogante? Può darsi. Dimostratemelo voi, che siete umili!
Ma attenzione!
Non sto dicendo che nel
breve periodo un’espansione monetaria centralizzata non aiuterebbe. Certo,
potrebbe farlo. Ma nel lungo no: i differenziali di inflazione fra regioni
rimarrebbero, e anzi potrebbero risultare amplificati dalla presenza di una
maggiore liquidità nel sistema, laddove questa liquidità venisse convogliata
verso i paesi periferici. Del resto, che la crisi si sia alimentata così ce lo
dicono anche gli autori di più stretta omodossia.
Ma oltre a questo, le
proposte di Bcesimileallafed ignorano il dato politico del problema, che è
estremamente semplice: come ormai è chiaro a tutti e confessato apertamente daisuoi artefici,
la costruzione europea ha avuto se non lo scopo, almeno il risultato di
avvantaggiare alcuni paesi (in particolare la Germania) a danno di altri,
consentendo ai primi di lucrare grossissimi avanzi commerciali e quindi di
acquisire una posizione creditoria a spese dei secondi. La periferia si è
indebitata col centro per comprare i beni del centro. Ora, si dà l’amaro caso
che ai paesi che hanno incamerato questi benefici, in termini di crediti nei
riguardi dei paesi periferici, non vada minimamente di contribuire alla
soluzione degli squilibri. Non solo: ora che i loro crediti sono diventati
inesigibili per il fallimento dei debitori privati e pubblici (in Grecia) del
Sud, i paesi del Nord non vogliono accollarsi una parte delle perdite, come è
sufficientemente evidente (e anche comprensibile, dal loro punto di vista), ma
anzi insistono opponendosi con una serie di “Nein” a tutte le ipotesi di
“socializzazione” o “mutualizzazione” di queste perdite. La Bcesimileallafed è
una di queste ipotesi. Pensateci. In questo momento probabilmente no, ma in
termini generali si può argomentare (e comunque gli economisti del Nord
argomentano) che una Bce che fosse sempre accomodante rispetto al debito
pubblico dei paesi membri, acquistandolo ogni volta che ci sono problemi,
potrebbe (secondo loro) portare a un tasso di inflazione più elevato nell’EZ.
Ora, come voi credo sappiate o capiate, l’inflazione ha effetti redistributivi dai
creditori ai debitori, per il semplice fatto che se prendi in prestito 10
quando i prezzi sono a 1, e restituisci 10 quando i prezzi sono a 2, di fatto
hai preso in prestito 10/1=10 di potere d’acquisto, ma devi restituire solo
10/2=5 di potere d’acquisto. L’inflazione, cioè, erode quello che gli
economisti chiamano il “valore reale” del debito. Certo, ci sono i tassi di
interesse, ma se l’inflazione è imprevista (ad esempio perché consegue a un
cambiamento di struttura della politica monetaria che non prevedibile, come
quello che sarebbe rappresentato da una fantomatica Bcesimileallafed) il tasso
di interesse non può incorporarla, e quindi si rimane col fatto che il
creditore ha corrisposto moneta “buona” (che compra un certo ammontare di beni)
e si vede restituire in ammontare di moneta “cattiva” (perché compra un minore
ammontare di beni, visto che i prezzi sono cresciuti). Questo è il problema.
Chi dice che i tedeschi sono contrari all’inflazione perché
l’iperinflazione di Weimar ha portato al nazismo non sa né l’economia né la
storia. La culla del nazismo è l’esplosione della disoccupazione dovuta alle
politiche deflazionistiche messe in opera all’inizio degli anni ’30, quando
l’esperienza di Weimar si era conclusa da un pezzo (e come dice er Bufalo, si
‘o volete da vede cliccate qua).
Ricapitolando: la Bcesimileallafed non risolverebbe nulla
nel lungo periodo perché:
1)
moneta unica non significa inflazione unica e
quindi una politica monetaria centralizzata quale che sia non influisce sugli
squilibri regionali, per cui il meccanismo che ha condotto alla crisi
rimarrebbe inalterato, e:
2)
i tedeschi sono contrari all’inflazione perché
sono creditori del resto d’Europa, e come ogni creditore preferiscono essere
rimborsati in moneta “buona” anziché “cattiva”, il che li porta ad avversare
qualsiasi cambiamento istituzionale che possa portare (secondo loro) a un
incremento generalizzato dell’inflazione in Europa (pur senza colmare i
differenziali da paese a paese), semplicemente perché questo corrisponderebbe a
quella socializzazione delle perdite della quale chi ha privatizzato i profitti
non vuole sentir parlare.
Ci siete?
Bene: se ci siete, siete un bel pezzo avanti alla maggior
parte dei miei colleghi. Capito mi avete, no? E allora facciamo un pezzettino
di strada in più.
Entracte: la crisi del 1992
Il meccanismo della crisi del 1992 l’ho spiegato nel post in
cui sbugiardavo alcuni disinformatori di regime.
Lo ricapitolo qui per voi.
1)
Nel 1992 l’Italia aderiva allo Sme (Sistema
monetario europeo) nel quale era entrata nel 1979.
2)
L’adesione comportava il mantenimento del cambio
della lira entro una banda di oscillazione attorno a una parità centrale
definita in termini di ECU (una valuta scritturale il cui valore era dato da
una media ponderata delle quotazioni delle valute appartenenti agli accordi di
cambio): lo Sme era quindi un sistema di cambi fissi (attorno alla parità “centrale”),
ma aggiustabili (le parità centrali potevano essere ridefinite in caso di
squilibri fondamentali che le rendessero insostenibili per un paese).
3)
Il cambio “fisso” non è tale per legge di
natura, ma perché quotidianamente la Banca centrale interviene colmando l’eccesso
di offerta o di domanda di valuta nazionale e quindi portando in equilibrio il
mercato valutario al “prezzo” stabilito, cioè al tasso di cambio di riferimento
(la parità centrale, appunto).
4)
Normalmente la valuta di un paese viene chiesta da
operatori esteri in due circostanze:
a.
per acquistare i beni prodotti in quel paese (esportazioni
di merci e servizi dal paese);
b.
per acquistare titoli emessi nel paese
(importazioni di capitali nel paese).
Quest’ultima cosa va capita, e capita bene. Il tedesco
che acquista un Cct di fatto offre marchi per acquistare lire, con le quali
acquista il titolo. In Italia entra valuta (che bello!), ma l’Italia ha un
debito con la Germania (che bello?). Certo però che in entrambi i casi abbiamo
una domanda di valuta nazionale che sostiene il cambio della lira. Il cambio,
quindi, può essere sostenuto vendendo merci all’estero o indebitandosi con l’estero.
Capitelo bene, per favore. Capitelo. È
tutto qui. Se questo non è chiaro, chiedete. Ma se non capite questo, non avete
strumenti per leggere il mondo.
5)
E quando viene offerta la valuta nazionale? Dai,
che ce la fate... Evidentemente nei casi uguali e contrari, cioè:
a.
per acquistare beni prodotti all’esterno del
paese (importazioni di merci e servizi: per acquistare un barile di petrolio l’italiano
offre lire, acquista dollari, e con questi il petrolio);
b.
per acquistare titoli emessi all’estero (esportazioni
di capitali). Per acquistare un Tbill americano un italiano offre lire in
cambio di dollari, e con i dollari acquista il titolo americano. Dall’Italia
escono lire (che brutto!) ma l’Italia acquisisce un credito verso gli Stati
Uniti (che bello!).
Il cambio quindi viene depresso dalle importazioni di
beni o contraendo crediti verso l’estero (fuga o esportazione di capitali).
6)
Apro e chiudo una parentesi per quelli
particolarmente “de coccio” (detto affettuosamente e con la consapevolezza di
aver impiegato molto tempo anch’io a capire: ma nessuno me l’aveva mai spiegato
come io lo sto spiegando a voi!): ovviamente queste operazioni sono mediate dal
sistema bancario e molto spesso l’utente finale (voi) non partecipa
direttamente a tutte le fase. Esempio: se acquistate una quota di un fondo
comune di investimento che nella sua composizione ha anche dei titoli
americani, non siete certo voi che andate all’ufficio cambi a comprare i dollari
ecc. ecc. Lo so: voi siete il centro del vostro mondo. Ma la maggior parte di
voi, come me, non conta niente. Io sto facendo un ragionamento macroeconomico e
aggregato. Se non riuscite a capire che quello che succede a un paese è la
somma di quello che succede a chi ci vive... allora avete già perso!
7)
Come in qualsiasi mercato, se l’offerta eccede
la domanda, il prezzo scende. Quindi sul mercato valutario il cambio tenderà a
deprezzarsi se:
a.
le importazioni di beni superano le esportazioni
di beni (deficit commerciale);
b.
le esportazioni di capitali superano le
importazioni di capitali (deficit del conto finanziario della bilancia dei
pagamenti).
Il cambio tenderà invece ad apprezzarsi se:
a.
le esportazioni di beni superano le importazioni
di beni (surplus commerciale);
b.
le importazioni di capitali superano le
esportazioni di capitali (surplus del conto finanziario).
8)
Conseguenza: se un paese per un qualsiasi motivo
comincia a trovarsi in deficit commerciale (ad esempio perché è penalizzato
dalla rigidità del cambio), cercherà di compensare questo deficit con un surplus
del conto finanziario della bilancia dei pagamenti, cioè tenterà di aumentare
le importazioni (e limitare le esportazioni) di capitali. Come si fa a
importare più capitali? Semplice: si offre un tasso di interesse più alto.
Questo è il motivo per il quale l’adesione allo Sme, insieme al divorzio fra
Tesoro e Banca d’Italia, ha portato a un incremento dei tassi di interesse
italiani a partire dagli anni ’80. Mi riferisco, naturalmente, ai tassi reali,
cioè depurati dall’inflazione (vedi la spezzata rossa nel grafico precedente).
9)
Ma se un paese importa capitali (a qualsiasi
titolo) poi deve anche pagarli (in termini di interessi corrisposti all’estero).
Anche se c’è qualche sconclusionato dilettante che in rete dice il contrario,
non ci sono free lunch nemmeno nel
mercato dei capitali. Così, se si importano molti capitali (cioè se si
contraggono molti debiti) al deficit
commerciale si aggiunge un ulteriore flusso di valuta in uscita dal paese.
Questo è un esempio di quello che chiamiamo uno squilibrio “fondamentale”. L’Italia
si è trovata in questa situazione nel 1992, e ci si trova oggi, come ho
spiegato su lavoce.info.
10) Attenzione:
la Banca centrale per difendere il cambio ha due opzioni:
a.
di una vi ho parlato: aumenta i tassi di
interesse. Ottimo, arrivano i capitali (nel breve periodo), così possiamo
finanziare i nostri acquisti di importazioni. Ma, dopo un po’... pessimo! Devi
corrispondere gli interessi, quindi... Oooooops! La situazione è peggiorata....
l’offerta di valuta nazionale aumenta... occorrono dollari (o marchi, o yen)
non solo per acquistare le merci, ma anche per ripagare gli interessi sui
debiti contratti con l’estero. Mannaggia! E chi se lo aspettava! Certo non gli
sconclusionati dilettanti che rinnegano la contabilità nazionale...
b.
Bene: allora la Banca centrale, sempre nel
nobile e disinteressato scopo di “difendere” il cambio, compra lei la valuta
nazionale in eccesso di offerta. E come fa? Semplice: utilizza le proprie
riserve in valuta estera. Se c’è un’offerta eccessiva di lire, la Banca d’Italia
usa i propri dollari, o marchi, o qual che è, per ritirare le lire in eccesso
dal mercato valutario. Chiaro, no? Qual è l’unico problema? Non lo vedete?
Proprio non lo vedete? Ma è semplice: la Banca d’Italia può stampare solo lire,
non marchi (o dollari)! Quindi le “munizioni” per difendere il cambio dopo un
po’ finiscono.
11) I
mercati vedono benissimo se un paese ha un mercato valutario equilibrato o se ha
squilibri fondamentali: semplicemente, nel caso di squilibri, noteranno che:
a.
la bilancia commerciale è in deficit persistente
(e anche il saldo reddito è negativo perché vengono pagati molti interessi all’estero),
e:
b.
il cambio manifesta un tendenza al ribasso (nel
caso dello Sme, tenderà a essere sempre un po’ al disotto della parità
centrale).
Se il cambio fosse libero di fluttuare, non ci sarebbero
grandi problemi: semplicemente, il cambio scenderebbe, i beni nazionali
diventerebbero più convenienti, esporteremmo più merci e importeremmo meno
capitali (che comunque rimborseremmo in valuta svalutata). In questo modo
verrebbe conseguito un nuovo equilibrio, e non ci sarebbero margini per un
attacco speculativo.
12) Se
questo non è chiaro, guardate cosa succede se i cambi sono fissi ma
aggiustabili: in presenza di squilibri fondamentali, la Banca centrale mantiene
il cambio acquistando valuta nazionale in cambio di valuta estera. Questo
scatena un meccanismo esplosivo. Quando gli speculatori vedono che la Banca
centrale sta esaurendo le riserve, scatenano un attacco al ribasso vendendo
lire: la Banca centrale è costretta a “difendersi” vendendo (in ipotesi)
marchi. Gli speculatori riescono così a imbottirsi di marchi e continuano a
chiederne, continuando a vendere lire, naturalmente sempre al cambio fisso. Di
fatto, la Banca centrale, difendendo il cambio, garantisce agli speculatori di
poter comprare marchi relativamente a un prezzo calmierato. In altre parole, lo
scopo di questa pantomima è semplicemente quello di ostacolare il funzionamento
della legge della domanda e dell’offerta: ostacolo posto, stranamente, da
istituzioni come le banche centrali, tutte liberismo e distintivo! Quando le
riserve finiscono, la Banca centrale è costretta a svalutare, il che significa
(Goofynomics) che il prezzo della lira scende, ma quello del marco sale! Gli
speculatori possono ora rientrare sulla lira, lucrando l’incremento di prezzo
del marco.
13) Intermezzo:
un esempio concreto. Nel periodo luglio/agosto 1992 il cambio lira/marco si
situava attorno a 760 lire per marco. Gli speculatori vendevano lire, ma il
cambio veniva difeso. A settembre salì in una volta sola a 809 lire (quindi la
lira si era svalutata del 6.5% in un mese) e a quel punto gli speculatori cominciarono
piano piano a rientrare.
14) Capito?
Supponiamo che il tasso di cambio fosse stato libero di fluttuare. In questo
caso la svalutazione sarebbe stata progressiva e impercettibile (sarebbe
iniziata del resto molto prima) e gli speculatori non avrebbero potuto lucrare
su un singolo evento one shot di
svalutazione. Immaginate un attacco ribassista in caso di fluttuazione del
cambio: tu offri lire per chiedere marchi... ma dall’altra parte non trovi un
governatore della Banca d’Italia che ti offre marchi a prezzo calmierato (come
sarebbe costretto a fare se dovesse difendere il cambio): semplicemente, il
prezzo del marco sale (cioè la lira si svaluta), e quindi alla fine a te non
conviene più attaccare per due motivi: primo, perché imbottirti di marchi ti
costa sempre di più (mentre se il cambio è fisso il marco rimane a buon
mercato); secondo, perché lasciando fluttuare il cambio la Banca centrale non è
costretta a spendere le proprie riserve, quindi non c’è un limite fisico
preciso che indichi un punto di rottura oltre il quale si avrà una svalutazione
massiccia che ti permette di ottenere un guadagno: anzi: una svalutazione
massiccia proprio non ci sarà, semplicemente perché la svalutazione avviene
progressivamente, nel day by day, proprio per effetto dello stesso attacco. Che
quindi, ça va sans dire, non viene
nemmeno tentato (perché sarebbe inutile)!
15) Nota
bene: va da sé che la svalutazione non ha solo benefici ma anche costi (molto
sovrastimati dai media, d’accordo, ma ce li ha) e che gli squilibri
fondamentali è meglio correggerli. Ma qui non stiamo parlando di questo: stiamo
parlando di come evitare che con ottime (!) motivazioni le Banche centrali
giochino una pantomima che permette agli speculatori di fare un pacco di soldi
nel giro di pochi giorni.
16) Sintesi:
il meccanismo dei cambi fissi ma aggiustabili fomenta la svalutazione
destabilizzante; quello dei cambi flessibili la scoraggia. Se non è chiaro,
rileggete. Se non è chiaro, rileggete. Se non è chiaro, rileggete. Se ancora
non è chiaro, chiedete. Astenersi pigri: a quelli ci pensano Mario&Mario.
Analogie
Se avete letto e capito quanto precede, credo che siate
pronti ad applicare le lezioni della storia al presente. Sta succedendo, a
grandi linee, la stessa cosa che è successa nel 1992. Esattamente come nel
1992, l’Italia, penalizzata dalla rigidità del cambio, ha visto deteriorarsi il
proprio saldo commerciale, ha cominciato a importare capitali dall’estero, e ha
cominciato a indebitarsi con l’estero per pagare gli interessi sul debito
estero. Esattamente come nel 1992, e come ho spiegato nel 2011 su lavoce.info,
questo è il segnale che gli speculatori attendevano: un paese ingabbiato nella
spirale del debito (mi indebito per pagare gli interessi sul debito) è
particolarmente fragile. Si è così scatenato un attacco speculativo che si è
manifestato non con la vendita di lire (che non ci sono più) ma di altre
attività emesse dallo Stato italiano: i titoli di Stato. Il meccanismo però è
molto simile. Nel 1992 si vendevano lire acquistando marchi per lucrare la
differenza di cambio che si sarebbe manifestata dopo l’inevitabile
riallineamento. Nel 2012 si vendono titoli italiani per motivi analoghi: la
pressione, in questo caso, non è sul mercato valutario (che non c’è più), ma
sul mercato finanziario: sale lo spread e crollano le quotazioni azionarie
delle aziende italiane, il che consente di acquisirle a buon mercato (come abbiamo
spiegato qui). Dato che il rendimento di una buona azienda è superiore a quello
di un titolo di Stato, si capisce dove sia la convenienza. Ma questa è solo una
delle possibili strategie. L’attacco al ribasso sui titoli italiani mette in
evidente difficoltà il paese (ve ne sarete accorti!), e quindi concorre (come
nel caso del 1992) a rendere probabile una uscita (nel 1992 dagli accordi di cambio,
e oggi dall’euro) con successiva svalutazione. E in questo caso a chi ha
venduto i titoli italiani andrebbe ancora meglio: se ha investito gli euro
ricavati in attività finanziarie emesse da paesi del Nord potrebbe lucrare la
differenza di cambio, esattamente come nel 1992. Le due strategie (attacco
finalizzato a una svendita del patrimonio italiano, attacco finalizzato a
indurre una uscita/svalutazione) non sono particolarmente incompatibili. In
fondo, pensateci: se un’azienda tedesca acquisisce il controllo di un’azienda
italiana (a buon mercato perché le quotazioni sono cadute, o anche
semplicemente perché la situazione di crisi la rende momentaneamente poco
profittevole, e in assenza di difese da parte dello Stato la proprietà italiana
preferisce svendere), e poi l’Italia esce e svaluta, il proprietario tedesco (o
francese, o olandese, o...) ovviamente beneficia del rilancio della domanda
estera e quindi interna che la svalutazione determina.
Attacco, poi... Ognuno fa il suo lavoro. Non ci sono "speculatoricattivi". Ci sono però governi che non sempre, magari in ottima fede, fanno gli interessi del proprio paese...
E non vi sfugga l'altra, inquietante, analogia: come nel
1992, così nel 2012 il governatore interviene “a difesa”. Nel 1992 quello della
Banca d’Italia, e oggi quello della Bce. Difesa di chi, di cosa? Nel 1992 era
la difesa della stabilità del cambio, che in realtà difendeva gli interessi dei
soliti noti, quelli che, sapendo benissimo che tanto si sarebbe svalutato,
volevano garantirsi il diritto di acquistare marchi a “prezzo politico” anziché
al prezzo di mercato ancora per un po’. Nel 2012 è la difesa dell’euro, che in
realtà è (nell’immediato) difesa degli interessi dei soliti noti, quelli che
avendo contratto crediti con i paesi della periferia, cercano di rientrare
facendosi pagare in valuta “buona”, prima che l’inevitabile uscita con connessa
svalutazione determini un haircut del
loro credito. Non vi sto poi a dire chi abbia, nel medio/lungo periodo, tratto
vantaggi dall’euro. Basta vedere come l’ha presa Juncker,
o quello che dice Giacché.
Ma queste sono per lo più considerazioni di medio periodo, e ora siamo nel
breve.
Che senso ha chiedere ora alla sinistra di farsi promotrice
di controlli sui movimenti di capitale? Ovviamente questi controlli saranno
parte della soluzione, ed ovviamente a monte di essi vi sarà, come vi fu in
Argentina, come vi è sempre stata in congiunture analoghe, una decisione
politica, senza la quale l’economista, come ci spiegava Roberto Frenkel, non
può dir nulla e non ha nulla da dire.
Ma una vera sinistra, diciamocelo, sarebbe dovuta intervenire prima, prima che
i capitali li mettessero al sicuro i soliti noti. Ora che i capitali possono
metterli al sicuro solo i poveracci, ai quali peraltro per lo più non conviene
farlo, perché hanno ben poco da perdere (come spiega Claudio Borghi),
il corralito (il “recintino” che
impedisca ai capitali di uscire) non ha ovviamente più alcun significato macroeconomico.
Ne conserva però uno politico: quello di segnalare che si vuole uscire. Se è
questo che la sinistra vuole. Ma ho i miei dubbi.
Una differenza e un quod erat demonstrandum
La differenza principale è una: nel 1992 esisteva un preciso
limite “fisico” oltre il quale questo gioco non poteva andare: la disponibilità
di riserve ufficiali da parte della Banca centrale. L’uscita (dagli accordi di
cambio) diventava necessaria nel momento in cui gli accordi non potevano più
essere difesi perché la Banca centrale non aveva più valuta pregiata da svendere
agli speculatori.
Oggi il limite è meno preciso. Non c’è uno stock che si sta
esaurendo, se non quello della nostra pazienza. Sicuramente, ora come allora, i
soliti noti si stanno attrezzando, e quando si saranno attrezzati daranno il
via libera.
Vi ricordate quando a novembre vi mettevo in guardia contro
la bolla dei Bund? Bene: ora pare lo faccia anche l’Economist.
Perché l’Economist lo fa ora e perché io lo facevo a novembre? Ma per lo stesso
motivo: perché negli ambienti della City (che io non frequento, ma alcuni miei
studenti più bravi di me sì) era assolutamente chiaro che le quotazioni del
Bund erano sopravvalutate. Rosner, a differenza di me, aveva probabilmente
anche tanti amici da far “rientrare” prima di poter dire la verità: verità che
viene detta ora che i furbi si sono messi al sicuro, vendendo i Bund ai fessi.
E la verità qual è? La solita: la Germania ha costruito la propria prosperità a
spese dei paesi che ora sta strozzando (il famoso “segare il ramo” dell’articolo
su Aristide pubblicato un anno fa e che Juncker oggi rimprovera ai tedeschi),
e quindi, una volta strozzati questi paesi, sarà in gravi difficoltà. Del
resto, le cose vanno male in ogni caso: se la Germania socializza le perdite,
il suo debito pubblico crescerà perché direttamente o indirettamente dovrà
accollarsi una parte dei debiti altrui. Altrimenti sega il ramo e precipita.
Non c’è male come risultato.
Conclusione
La Bcesimileallafed non può essere una soluzione duratura
per i problemi dell’EZ perché di fatto opererebbe nel senso di quella
mutualizzazione delle perdite che la Germania strenuamente non vuole. La
cosiddetta svolta di Draghi ha l’unico scopo di rinviare l’inevitabile epilogo
della vicenda, permettendo ai paesi forti di fare ancora per un po’ i propri
interessi (dettando condizioni ed esportando il proprio modello sociale
altrove), e indebolendo ancora un po’ i paesi meno forti, che quindi saranno
tanto più massacrati quando i nodi verranno al pettine. La malafede, del resto,
è evidente! Abbiamo costruito tutta l’Europa sul principio che le banche
centrali dovessero divorziare dal Tesoro: questa veniva propugnata come
soluzione. E ora, dopo che abbiamo distrutto le nostre economie in omaggio a
questo astratto principio, cosa ci viene offerta come soluzione? Quella di far
fare alla Bce, in modo non del tutto trasparente, quello che le banche
nazionali non possono fare!
A conti fatti, tutta questa storia non è che l’applicazione
di un semplice ma ineludibile principio economico: non ci sono pasti gratis (no free lunch). La Germania ha sfruttato
l’Eurozona come se questo pasto fosse gratis, ma ora si accorge che un conto da
pagare c’è sempre, ed è più salato per chi fa il furbastro. Inutile cianciare ora
di riforme da fare, di compiti a casa, e altre scemenze. La malafede, anche
qui, è evidente. Se lo scopo dell’euro fosse stato quello di competere insieme
contro la terribile Cina, allora le riforme di sarebbero dovute disegnare
insieme, insieme si sarebbe dovuto progettare il modello sociale di sviluppo da
opporre a quello delle economie emergenti. Invece no: la Germania ha fatto dumping sociale, violando le regole europee per finanziare la sua riforma di
precarizzazione e abbattimento del costo del lavoro, e ora paga, paga come
chiunque fa dumping per aggredire le economie circostanti.
Paga in modo diverso, ma per un motivo analogo a quello per il quale ha pagato
l’Irlanda, che facendo dumping fiscale per attirare capitali esteri è finita
schiacciata dal peso degli interessi da corrispondere all’estero.
L’elemento comune qual è? Quello di non aver voluto ricercare un coordinamento
e un’uniformità europea, quello di non aver voluto collaborare col prossimo, ma
fotterlo. L’Irlanda non lo ha cercato in campo fiscale, la Germania non lo ha
cercato sul mercato del lavoro, come le rimproverano anche le Nazioni Unite
(vedetevi il box 4 del Global EmploymentTrends):
entrambe lo hanno fatto per volgere la situazione a proprio vantaggio, entrambe
hanno attratto l’ammirazione dei gonzi e dei traditori, ed entrambe pagheranno.
Dio non paga ogni sabato e nemmeno i mercati. E dato che nel
pagamento siamo coinvolti anche noi, l’unica cosa razionale da fare sarebbe
uscire ora, per difendere noi stessi. La svolta di Draghi va in direzione
opposta, il che non vuol dire che non obbedisca anch’essa a una razionalità.
Solo che si tratta, come nel 1992, della razionalità dei soliti noti. Così è,
se vi pare...
È strano come il piddino sia contrario all'accanimento terapeutico, tranne quando si tratta dell'euro!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEvidentemente è in simbiosi con la malattia.
EliminaNo, no. E' solo religiosità sublimata... il bisogno del trascendente.
Elimina«Il clima per i titoli di Stato italiani, insomma, sembra decisamente migliorato rispetto a giovedì scorso, quando i Ctz maggio 2014 in asta, venduti per tutti i 2,5 miliardi di euro massimi previsti, avevano pur registrato un aumento dei tassi al 4,86% dal 4,712% del collocamento del mese scorso. E a fornire un'indicazione di come siano cambiate in meglio le cose dopo le parole di Draghi è forse la riapertura degli stessi Ctz avvenuta il giorno dopo l'asta principale: poco dopo l'apertura del presidente Bce, che ha fatto schizzare i mercati, gli investitori si sono presentati con un boom di richieste per i titoli zero coupon, con una domanda di quasi tre miliardi a fronte di soli 375 milioni offerti e collocati. L'alto rendimento (e il basso prezzo) cui sono stati assegnati i titoli ieri era nel frattempo diventato particolarmente appetitoso.
RispondiElimina(Ansa 30 luglio, 13:58)»
Una cosa non capisco,cioè se ho una richiesta per 3 miliardi a fronte di un'offerta di 750 milioni, perchè non provo a piazzare i titoli ad un tasso inferiore? (e qui forse dimostro che di finanza non capisco molto)
Professore cosa intende x breve e medio-lungo periodo?
RispondiEliminaIn un grafico ci può essere una differenza inimmaginabile...
Secondo me i mercati in Agosto andranno a vedere se è un bluff.
http://youtu.be/4bFtahzOVow
Saluti.
Forse volevi dire "Nel 1992 l’Italia usciva dallo Sme..." non aderiva. Ovviamente il msg puoi non pubblicarlo.
RispondiEliminaSe non è chiaro aggiungi l'avverbio "ancora", che rende più chiaro il senso. Fino al settembre l'Italia aderiva allo Sme... altrimenti la crisi non ci sarebbe stata!
EliminaProf, non mi uccida, potrebbe essere più chiaro sul perchè si è voluto separare la Banca d'Italia ed il Tesoro all'inizio degli anni '80 e quali sono state le conseguenze? Leggo il blog da parecchio tempo (Febbraio 2012) ma anche andando a ritroso non ho trovato una spiegazione esauriente, se esiste qualcosa che mi sono perso, le chiedo solo un link.
RispondiEliminaQuando ho studiato macroeconomia tra il 1982 ed il 1987 questo era un aspetto che non ricordo fosse mai stato toccato. Per il resto questo post segue una serie di post fantastici nella loro prosa ed efficacia nelle argomentazioni. E' davvero un onore per me poter far parte di questa comunità di "consapevoli". Un milione di grazie (e non basterebbero mai). Posso dire che Lei è il miglior prof che ho oncontrato in vita mia; per il momento solo virtualmente, spero di poterla incontrare di persona al più presto.
Questo, La spesa pubblica al bar dello sport, l'hai letto?
EliminaSe ne parla nell'ebook Oltre l'austerità nel capitolo "La crisi economica e il ruolo della BCE".
EliminaPraticamente, il divorzio, venne attuato quasi autonomamente dal ministro del Testoro (Andreatta) e il governatore della Banca di Italia del tempo (Ciampi) che operarono al di fuori di ogni decisione condivisa a livello parlamentare e istituzionale (!)
"[..] Si trattò, secondo le parole usate da Andreatta, del risultato di una “congiura aperta” tra il ministro del Tesoro e il governatore della Banca d’Italia, destinato a divenire, prima che la coalizione degli interessi contrari potesse organizzarsi, un fatto della vita che sarebbe stato troppo costoso (...) abolire” (pag 114)
Grazie prof.! Ho letto tutto d'un fiato! Un'illuminate sintesi del goofy-pensiero. Domanda: visto che con l'aiuto della BCE i creditori tedeschi avranno il tempo di rientrare dei crediti in valuta buona, in che modo pagherà la Germania la disgregazione dell'area euro? Solo per un apprezzamento delle sue merci? In compenso potrà comprare semilavorati a buon mercato. O c'è dell'altro?
RispondiEliminaDue domande (ora lo so che mi si darà del piddino, però vabbè, in caso, me lo prendo e me lo porto a casa...)
RispondiElimina1) Lei, professore, da per certo un fatto fondamentale alla base della conclusione (uscire ora) e cioè che la Germania non possa cambiare (ci ha voluto fottere e ci scarica qui...) e quindi non possa pensare che sia ora che in Europa si faccia sul serio una unione uniforme e fatta di cooperazione (fiscale, nel mercato del lavoro...). Ma questa è un'opinione e si potrebbe obiettare che lavorandoci (politicamente) sopra (sempre che il ramo non si spezzi) si potrebbe arrivare ad una conclusione diversa (si lo so questo è ottimismo alla Piga);
Hai fatto una domanda sola ed è una domanda alla quale ho risposto mille volte e tu ti sei risposto da solo. Ora ci dimostri (di nuovo) che non sei un troll, o che per lo meno ammetti l'esistenza degli altri e rispetti il lavoro che stanno facendo... se non vuoi impedirgli di farlo!
EliminaLogico, no?
Comunque, se tu vuoi lavorare per mantenere questa situazione, fatti tuoi: a noi basta saperlo!
Ogni volta è sempre più lucido. Servono più cene etiliste, visto che quelle elitiste, se continua ad essere così chiaro e incisivo (merito del FQ?), diventeranno impossibili.
RispondiEliminaAncora una volta grazie.
Pietro
Professore,
RispondiEliminasecondo lei quanto potranno andare ancora avanti con queste mosse che nel breve periodo scongiurano la deflagrazione, ma nel lungo arrecano ulteriori danni? Può diventare un'agonia perpetua? Possono (e vogliono) imporre alla Germania (cittadini) qualche sacrificio per tamponare la situazione, sempre a favore dei soliti noti? Perché Juncker interviene solo adesso e proprio adesso?
E poi volevo chiedere se è vero e se ritiene importante che: "la maxi banca inglese Barclays, assieme ad altre 12 banche internazionali, truccava l'indice Libor (London Interbank Offered Rate), il tasso di riferimento europeo al quale le banche si prestano denaro tra loro. In pratica decideva a tavolino il costo del denaro, sostituendosi così alla sempre più fantomatica “mano invisibile del mercato”, retoricamente autonoma e livellatrice ma sempre più palesemente pilotata ed ingiusta."
http://www.ilcambiamento.it/crisi/crisi_spagna_finanza.html
grazie
Ma lo sai che ormai Krugman copia le tue analisi nell'articolo su "costituzionalismo"? :-)
RispondiEliminahttp://www.nytimes.com/2012/07/30/opinion/krugman-crash-of-the-bumblebee.html?smid=fb-share
Nella parte finale, peraltro, liquida sinteticamente (eeeh, lui è più sintetico) la questione dell'intervento BCE come la "parte facile", rispetto alla reflazione tedesca (controboom del centro... onomatopea che, può ingenerare confusione, perchè si confonde con il rumore che fanno le affermazioni di scacciaburini...). Misure, sottolinea, nel loro complesso, comunque impensabili data la posizione dei "furbi" tedeschi..."chiagne e fotte", ma così tanto che alla fine chiagneranno sul serio e si fotteranno da soli.
http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/07/indipendente-o-fuori-controllo.html#comment-form
(notare il post di commento "autoattributivo", esoterico...ma senza link...perchè me so' un po' rotto, tanto non li leggono)
OT
EliminaSu voci dalla Germania è comparsa la pubblicità! :)
Io non mi scandalizzerei se un quadratino comparisse anche qui, in fondo lo spostamento di un professore portavoce di se stesso di notevole peso scientifico costa fatica fisica ma soprattuto euro... e con la pubblicazione del libro ci aspettiamo tutti una tournée (per la copia autografata naturalmente) :)
A parte gli scherzi, i link sono utili.
Grazie.
RispondiEliminaUn post "prolisso" é meglio di un buon caffè la mattina!
RispondiEliminaIntanto "la stampa", sempre più piddinizzata, fa dire (senza capire) a Kenneth Rogoff quello che tu hai detto da un mese sulla convenienza elettorale di Obama rispetto alla euro-crisi (cosa che Krugman conferma nell'articolo sopra linkato).
RispondiEliminaMa che il povero Geithner "vadi" a parlare coi cavalieri "teutoni" di bunsedsbank e dintorni (quelli sì che so' "esoterici" ma non lo si può dire se no è "complottismo"), non sortirà grandi effetti, come accade alla vigilia del g20 di novembre (che portò solo alla defenestrazione del nano e al tripudio definitivo di "spesapubblicabruttodebitopubblicoèalla basedellacrisi).
Insomma, il mondo corre folleggiando (tra le cazzate piddine) verso il conflitto mondiale3.0, e mentre Roubini (finalmente) tace (sta contando i dollari delle consulenze), imprimatur secretum mysterium(st) veritas unicum.
Cioè il segreto di pulcinella (squilibri e asimmetria) viene annunciato ma la verità per i piddini rimane un mistero, dovendo continuare ad accanirsi sui ministeriali, sul costo del lavoro e sul "debitopubblico"...
Questo è il mio primo post. Mi sono isctitto a Blogger apposta per poter commentare qui( so che non importera' a nessuno :-)
RispondiEliminaVolevo ringraziarLa per la sua opera di informazione. Solo l'informazione potra' forse salvare la "democrazia" dallo stato comatoso in cui versa.
"l’unica cosa razionale da fare sarebbe uscire ora, per difendere noi stessi"
Leggendo questo post mi veniva voglia di piangere e il motivo è perchè razionalmente penso che questo ci sarà impedito.
Se fosse vero solo l'1% di quanto affermato su Libero, l'uscita avverra' solo a "BancoRazzia" conclusa.
http://www.liberoquotidiano.it/news/Politica/1067035/Monti-uccide-con-la-patrimoniale---ecco-da-chi-prendera-i-soldi.html
Più chiaro di così... O no? Se penso ai tomi che mi sono comprato ai tempi dell'Università, quanto vale questo articolo??? Grazie. Andrea
RispondiEliminaProf Bagnai, la leggo da molto ma è il primo commento (non mi tratti troppo male, per favore!xD )...volevo solo domandarle, al di là del fatto che l'unica scelta economicamente razionale sia uscire dall'euro, quante reali possibilità POLITICHE perchè ciò accada ci sono?
RispondiEliminaIn soldoni, crede davvero che sia possibile, in un modo o nell'altro, uscire dalla moneta unica?
Matteo carissimo, sicuramente è molto tempo che guardi lo schermo. Se poi leggi veramente quello che scrivo non saprei dirtelo, perché la mia speranza sarebbe che chi legge quello che scrivo non avesse a porre queste domande. Hai letto "Le aporie del più Europa"? Hai letto "Crisi finanziaria e governo dell'economia"? Hai letto le istruzioni per l'uso di questo blog? Perché lì le risposte ci sono, veramente. Fammi sapere.
EliminaDevo capire se non sono abbastanza chiaro, ma non posso capirlo se non so cosa hai letto.
EliminaCiao Matteo, benvenuto a questo approdo "sicuro" (vuoi mettere?) per i più valorosi che hanno fatto la "resistenza" sul blog del FQ
EliminaLa mia risposta Prof Bagnai è finita nel limbo elettronico, mi spiace perchè lei invece è stato molto cortese a rispondere subito.
EliminaQuello che volevo dire è che semplicemente, l'uscita dall'euro va oltre la sua praticabilità tecnica: non vorrei che l'unica uscita sia attraverso scelte drammatiche e...bhè, diciamo fuori moda da una settantina d'anni.
Solo questo intendevo.
Grazie e scusi il ritardo, e un saluto a Quarantotto! E' un piacere (ri)leggerti (anche) qui...e grazie per il lavoro di traduzione dal tedesco per gli ignoranti come me, figli della diplomazia ottocentesca che ha portato il Francese ha radicarsi nella scuola italiana!
Questo non si chiama aggiotaggio?
RispondiEliminaSecondo me sì. Nella risoluzione della crisi è chiaro che entrano in gioco fenomeni potenti di insider trading.
EliminaIpotesi, che direi a questo punto è molto più di un ipotesi, inquietante e permette di interpretare l'articolo che segue in una ottica "suggestiva" Did Draghi act on his own?
EliminaIn sostanza si dice che Draghi abbia fatto l'annuncio di giovedì al di fuori di ogni decisione del board della BCE (e questo spiega infatti le varie reazioni scomposte che ci sono state, prime fra tutte quello della Bundesbank).
A parte l'inquietante situazione, in cui i paesi della zona euro, sono ormai totalmente subordinati alle decisioni di un istituto bancario. Emerge che incredibilmente anche all'interno della stessa BCE, le decisioni non vengono prese e concordate all'interno del consiglio di amministrazione, ma imposte da forze esterne e annunciate tramite conferenza stampa, utilizzando quindi sempre il medesimo meccanismo ricattatorio del dover accettare il fatto compiuto o assumersi la responsabilità di rompere il "sistema".
Ma soprattutto, considerato che sappiamo che l'ormai celebre calabrone non può volare, davvero non rimane altro che pensare che il "nostro" abbia semplicamente organizzato un altro giro di poker, a favore dei noti amici Oltreoceano (e propri?).
Carissimo professore,
RispondiEliminala ringrazio per questo post, che credo sia una risposta ad un mio quesito precedente relativo ai reali effetti dell'intervento di Draghi, anche se non penso che sia direttamente rivolto al mio quesito, essendo il tema all'ordine del giorno nel circuito mediatico ufficiale (cerco di essere autarchico almeno nella lingua); da ciò che scrive se ne deduce che l'intervento di Draghi abbia suscitato dubbi e timori anche negli altri frequentatori del suo blog.
Ammetto di non aver letto ancora l'e-book "Oltre l'austerità", avendolo messo in una coda (a proposito, per una fortuita combinazione sto anch'io rileggendo "l'idiota" di Dostoevskij) che purtroppo cresce ad un ritmo superiore a quello con il quale riesco a smaltirla, anche se ha la priorità massima e verrà affrontato quanto prima.
Del perchè i piddini salutino con ottimismo l'intervento di Draghi (non direi nemmeno della BCE, visto che ho l'impressione che non sia un corpo unico con un pensiero unico) secondo me è spiegabile se si considerano le due sottospecie principali di piddino, ovvero quella che ci fa e quella che ci è:
1 - quella che ci è, è quella che con sollievo vede che l'euro prende fiato ancora per un po', e che quindi loro non devono vedere i loro "fogni" infranti così presto, sogni dai quali loro non hanno che da perderci, ma del cui costonon sono stati messi al corrente dall'altra specie, ovvero....
2 - ....quella che ci fa, che è quella che ci ha portato al disastro, costituita da un sottoinsieme di quelli che ci guadagnano; anche loro vedono con sollievo che l'euro prende fiato ancora per un po', il tempo di concludere ancora qualche affaruccio (del tipo "abbiamo una banca!", "l'acqua ci viene data dal buon Dio, ma è un privato che la deve distribuire", cito a memoria ma il senso penso di averlo trasmesso)
Purtroppo il suo post conferma i miei timori, ovvero che l'intervento di Draghi renderà più difficile far capire la convenienza dell'uscita dell'Italia dall'euro, perchè avendo ridotto gli spread il piddino si convince ancora di più che l'euro è stabile e forte (e non pensa minimamente alla convenienza o meno). L'euro crollerà da solo, e su questa diagnosi sono convinto dal suo argomentare e dai dati a supporto, però lascerà dell'Italia un cumulo di macerie e poco mi consola che anche la Germania avrà da perdere, perchè intanto un certo modello sociale (quello che emerge dall'abbattimento dell'art. 18, dal fiscal compact e in generale dalla messa in soffitta della Costituzione Italiana) è stato già imposto. Nel breve periodo è quindi necessaria una precisa e forte volontà politica per far uscire l'Italia dall'euro prima che sia troppo tardi, e nel lungo periodo (se non saremo tutti morti) occorrerà la stessa forza politica per ristabilire i valori costituzionali (insomma, si riparte da capo...).
Spostando invece l'attenzione sulle reazioni tedesche, adesso riesco a capire perchè una parte dell'establishment tedesco si oppone agli interventi della BCE e un'altra parte invece sembra sposarli: è il dilemma che avevano gli USA durante Bretton Woods. Da un lato c'è l'industria tedesca che è interessata a dimensionare l'offerta di moneta verso i paesi periferici in modo da mantenere le esportazioni anche a costo di far aumentare l'inflazione, dall'altra invece ci sono i rentiers che vorrebbero spingere sul lato dell'austerità in modo da rientrare dei capitali senza vedere aumentare l'inflazione e quindi diminuire i propri tassi di interesse reali. Uno cerca di mantenere l'euro per mantenere il mercato unico, l'altro gli interessa l'euro per mantenere i tassi di inflazione bassi.
Esattamente così. Ho scritto pensando alle tue domande, e ti meritavi una risposta dettagliata. Rimane il fatto che per noi i costi più importanti non sono quelli economici ma quelli politici in termini di democrazia e di modifiche imposte alla nostra costituzione. Ma di questo nessun collega vuole parlare e se lo faccio io tendono un pochino a scostarsi. Ma io mi lavo!
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaCaro Prof. ancora grazie per il Suo lavoro.
RispondiEliminaUna domanda: quanto può durare questa fase del palliativo di Draghi? E se nel frattempo chi proponeva l'uscita dall'euro viene schiacciato politicamente e castrato economicamente? Quanto può peggiorare la situazione ancora? Non vedo le forze politiche capaci e decisi di mettersi in gioco. Personalmente mi sento molto frustrato perché sono consapevole che in posta c'è la libertà e non vedo modo concreto di opporvisi.(però, non voglio scappare più)
La mia paura è che questa fase potrà durare ancora a lungo (più di un anno) fino a distruggere il resto dell'industria e dello stato sociale. La strategia è quella di tenerci in vita fino ad indebolirci abbastanza per renderci soggetti al loro volere. Dobbiamo trovare il punto di discontinuità con questa fase. Come? To be or not to be, the question is now.
Gentilissimo Professor Bagnai,
RispondiEliminase leggo bene le traduzioni del blog vocidallagermania.blogspot.it sembra che gli alemanni siano i salvatori dell'eurozona con ingenti iniezioni di aiuti un po' per tutti noi suddisti scansafatiche.
Leggendo poi il primo post (meno di 8,5 euro l'ora) mi vien da pensare che stiano continuando a indorarsi la pillola!
Che razza brutta sti burocrati!
Un caro saluto a tutti!
Concordo con il prof. Bagnai. Secondo lei caro prof. quando i nodi verranno al pettine?
RispondiEliminaSento dire in giro che l'euro non vedrà il panettone, è d'accordo?
Anche il più sprovveduto capirebbe che la Bce non potrà mai comunque diventare come la Fed nel lungo periodo ...e nel breve non serve
RispondiEliminasolo a dare un'illusione ai peones e non a mettere in salvo gli amici...
Ergo,quale mai futuro può avere l'euro?
manca un link in Analogie:
RispondiElimina... sale lo spread e crollano le quotazioni azionarie delle aziende italiane, il che consente di acquisirle a buon mercato (come abbiamo spiegato qui). (!)
scusi, non sarà così importante... ma sa com'è la fame di capire.
La cosa più inquietante è che pare che il governo tedesco sia euforico per la posizione presa da Draghi (e che poteva se non altro arrivare molto prima). Quindi mi chiedo ma ci sono o ci fanno? Perchè dovrebbero esultare quando fino a settimana scorsa erano assolutamente contrari? Temo davvero non sappiano più che pesci pigliare... e la cosa è molto preoccupante...
RispondiEliminaOttimo post, che riassume i principi fondanti della goofynomics. E che fa un'altra cosa, mette in luce come il mondo sia complesso.
RispondiEliminaIeri ho visto in TV Stiglitz che parlava in una libreria per presentare ill suo nuovo libro. Gli e' stato chiesto:"se l'economia e' una scienza perche' ci sono tante interpretazioni e teorie per un dato evento. E lui ha risposto:" L'economia e' inevitabilmente collegata alla politica. Quindi un motivo potrebbe essere che certe interpretazioni e conclusioni piu' che essere dettate dai dati sono dettate da un'agenda politica. In altri casi invece dipende da l fatto che il mondo e' complesso ed e' difficile raccogliere dati che diano una risposta definitiva."
Nel momento in cu Stigitz ha affermato cio' io ho pensato al suo gran lavoro, che attraverso la tecnica ha messo in luce la menzogna politica alla base dell'Euro. Quindi un grossissimo grazie, visto che ha permesso di razionalizzare cio' che era intuito. Inutile dire che dopo cio' Stiglitz ha detto che l'austerita' e una cazzata per loro, e per l' Europa. E poi ha detto una cosa. e cioe' che Obama finalmente sta capendo questa cosa e pare voglia cambiare direzione.
Da qui la domanda nasce spontanea:"Ma la di la' di quella scenetta dell'anno scorso sul debito, Obama e' stato austero?"
è strano anche che i piddini ascoltino solo quello che sano(nulla),ignorando i numeri.
RispondiEliminapiddini,beccatevi sto video
http://www.youtube.com/watch?v=f24MmRnd4lo
Pura Goofynomics (a parte dettagli secondari). Cari piddini, quando anche i trader citano Marx e affermano che è in corso una trentennale lotta di classe che ha già trasferito ingenti risorse dalla classe media ad una élite, vuol dire che è arrivato il momento di svegliarsi. La prossima sveglia potrebbe essere a suon di calci in bocca alla romana.
EliminaGrazie per il chiarissimo post, Professore.
RispondiEliminaUna domanda forse OT: ma se la BCE comprasse titoli italiani, come verrebbe tecnicamente contabilizzato il relativo acquisto nella bilancia dei pagamenti italiana? Importazione o esportazione di capitali o niente?
Bellissima domanda, per niente OT, e infatti non so la risposta. Diciamo che nel Bop manual normalmente le organizzazioni sovranazionali sono considerate come entità non residenti, quindi se la Bce rientra in questa categoria, un suo acquisto di titoli italiani dovrebbe rappresentare per noi una importazione di capitali (entra valuta e esce un pezzo di carta). Attenzione però: gli acquisti, a quanto capisco, non possono ancora avvenire sul primario, e quindi il problema è la residenza di chi detiene i titoli (avendoli acquistati alle aste). Devo però studiarmi meglio il Bop manual, anche per i vari problemi relativi al T2. Grazie per lo stimolo.
EliminaCiao Ale! Nel ringraziarti per il contributo (e per la segnalazione dell'articolo sull'Economist) ti faccio però notare che l'amico voleva un chiarimento sulla posizione dei relativi flussi in Bdp, non tanto sulla loro appostazione nei bilanci del SEBC. E circa la Bdp credo che i principi da seguire siano quelli che ho esposto. Che ne pensi?
EliminaGrazie, da studiare c'è tanto, in effetti...
EliminaGrazie. Io il Bop manual però me lo ricontrollo.
Elimina<< contenuto nell’ebook Oltre l’austerità, che dovreste leggere, mentre dai vostri commenti vedo che non lo avete fatto, facendomi fare una figura marrone con Sergio Cesaratto >>.
RispondiEliminaEhnno', questa non me la merito.
E' vero che non ho scritto ancora nulla al riguardo, ma l'e-book me lo sto leggendo e degustando con calma e lo trovo assolutamente eccezionale.
Tutti, e dico proprio TUTTI gli italiani dovrebbero leggerlo e meditarlo e poi, dopo aver capito cosa sta succedendo davvero, tirarne le conseguenze politiche.
Oltretutto, pur essendo di argomento tecnico, è leggibilissimo anche per per chi, come me, non ha studi economici alle spalle, ma solo una normale cultura generale.
Quindi complimenti al vostro ottimo lavoro !!!!
Una cosa non capisco: nel caso dello SME uno spererebbe che la stabilità del cambio possa essere utile per avere più compratori dei titoli di stato e quindi tassi di interesse più bassi, ma se lo stato per "difendere il cambio" è costretto ad aumentare i tassi di interesse allora quell'unico vantaggio sembra non esserci più (o addirittura potrebbe essere più svantaggioso per i tassi di interesse)... e quindi quale sarebbe l'utilità?
RispondiEliminaMarcoooo... Il problema credo sia psichiatrico: non riesco a farvi capire che il debito pubblico non c'entra una beneamata fava nella genesi della crisi. Sempre a canottaggio, c'era un vecchio associato di neurologia che mi diceva che con l'elettroshock si possono fare miracoli. La moneta unica ovviamente non ha alcuna utilità se non in quanto è dannosa. Mi dicono che se ne sia accorto anche Krugman. Letto "Crisi finanziaria e governo dell'economia"? Perché lì si dovrebbe capire...
EliminaIl problema è che la stabilità del cambio non è qualcosa che appiccichi su un'economia e poi sta lì. Mi sembra chiaro, dalla narrazione del meccanismo, che la stabilità del cambio è qualcosa che va difesa giorno per giorno. Il problema è capire se ci sono le condizioni per... Ma questo nessuno lo ha mai chiesto né accertato prima di prendere certe decisioni. Perché? Ma, chissà... se non si capisce da questo post, veramente non so cosa fare se non rinviarti agli starnazzamenti di Donald, il quale non capisce un cazzo di quello che dice, ma come ogni orologio rotto due volte al giorno la cosa giusta però la dice...
O Professore, un articolo quasi privo di citazioni operistiche e filosofiche, bibliche o almeno papagiovannipaoloii, perfino poco auto-Bagnai... Si sente bene?
RispondiEliminaL'ho immediatamente condiviso su facebook con il caro Padre e la veneranda Madre ("filòs Patèr kài potnia Mèter") perchè accessibile a tutti: non so se farle i complimenti o preoccuparmi.
Può anche capitare che si avvicini il momento nel quale è importante parlare a tutti, e può capitare (è difficile) che io me ne accorga, e che siccome so farlo decida (se mi diverte) di farlo. Quindi direi che dovresti preoccuparti!
EliminaI complimenti me li faccio da solo, come ormai dovresti sapere... ma sono graditissimi anche i tuoi, accolti con la solita clausola "beato te..." ;).
Ad altiora!
Prof, ma ora che tutti temono il bagno di sangue (vedi http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-24/dovere-063542.shtml?uuid=Ab29jiCG ), se pure invocando piùeuropapiùbce, il problema dei *costi presenti* della moneta unica dovrebbe avere le prime pagine di tutti i giornali (e invece sembra che il tema interessi solo Libero e Il Giornale... ).
RispondiEliminaSavona da Lerner aveva sintetizzato: "Morire per Danzica? no grazie". E' incredibile che l'ottuso dogmatismo piddino continui ad imperversare.
Dal mio territorio posso dire che il bagno di sangue è alle porte, in questi giorni ci vuole un buona quantità di sangue freddo per discutere in banca con un direttore di filiale e l'ultimo che ho avuto davanti mi ha fatto un discorso quasi evangelico: "Multi vocati sunt" (per debiti a breve saltati) "Pauci electi" (a cui verranno concessi proroghe/rateizzazioni/consolidamenti). Il che significa che il famigerato credit crunch deve ancora dare il meglio di sé....
La svolta del suino.
RispondiElimina(absit iniuria)
Postando sul FQ mi sono imbattuto in tale barondel che in quanto a piddinismo è veramente un fuoriclasse. Hai voglia a postare con questi qui... Pur di non voler vedere come stanno le cose si rifugia dietro il fatto che di interpretazioni economiche ce ne sono tantissime. Quindi neanche si pone il problema di capire quali sono scientificamente vere e quali politicamente corrotte arrivando a dire che tanto vale tirare a caso. Cosa non si fa per una medaglia al valore....
RispondiEliminaDal numero dei commenti a tutte le ore credo sia un account utilizzato da più persone oppure il soggetto fa il comm€ntatore di mestiere.
EliminaSul Fascio Quotidiano non è mai comparso il mio commento di risposta a questo tizio, nonostante lo abbia inviato nuovamente epurandolo da ogni possibile pretesto per una censura.
Ho come l'impressione che questi due fatti siano correlati...
Ragazzi, ma voi la medaglia al valore l'avete presa, state sereni! Sicuramente ci saranno fattispecie di questo tipo, ma del resto l'idea portante di questo blog è che ognuno a casa sua fa come gli pare, no? Un'altra idea è che chi esagera poi si danneggia da solo. Quindi lasciamo funzionare la Goofynomics! Siate presenti, ma non avvelenatevi troppo. Siate però presenti perché i giornali si fanno per venderli, e quando la maggioranza esprime un pensiero, sapete com'è... E mi pare che ci siamo, no?
EliminaColgo l'occasione per fare i complimenti a tutta la truppa che ribatte colpo su colpo alle piddinate sul blog del FQ. Prendo ad esempio Marco Bessi per tutti: davvero avete tutta la mia stima, bravissimi, avanti così.
EliminaProf le confesso che non ho ancora letto l'e-book "Oltre l'austerità" ma mi riprometto di farlo a breve durante le vacanze montane.
Ho un'impresa titanica di fronte: divulgare l'idea dell'uscita dall'€ al più presto possibile ai miei suoceri, due Piddini docg, (più docg dello Sfursat valtellinese :-) di quelli che: "meglio chiunque di Berlusconi". Rischio davvero tantissimo (forse anche il divorzio) ma devo provarci. L'impresa è titanica, comunque.
Post chiarissimo, devo leggere e rileggere più volte alcuni passaggi, ma quello è dovuto alla mia testa di legno.
Saluti
Grazie professore! come sempre (vabbè quasi sempre) chiarissimo e soprattutto ineccepibile, almeno alla prova della mia traballante logica e sconfinata ignoranza (mi spiace ma tant'è).
RispondiEliminaMa, da suddista che ha dedicato qualche lettura alle mie patrie vicende economiche dall'unità in poi, mi viene una domanda, più che altro voce di un timore atavico: e se montielabcecomelafed volessero proprio che l'Italia restasse in Europa come il Sud è rimasto sinora in Italia? Se il meridione ha retto 150 anni con un deficit commerciale del 15-20% e oltre, non potrebbe sopravvivere anche l'Italia nell'euro?
Tu vuoi vivere o sopravvivere? Perché sai, alla fine il problema è anche quello. Sicuramente molti piddini preferiscono sopravvivere pur di non ammettere i propri torti!
EliminaC'è un equivoco, io (un pò ho studiato) sono certo che l'euro abbia impoverito l'Italia, che sia uno strumento economico "fascista", ecc..., e quindi non auspico che l'Italia vi resti. La mia è una paura non un auspicio.
EliminaCome molti, vorrei riuscire ad immaginare il nostro futuro a breve-medio termine per cose importanti e meno importanti (il fututo dei miei nipoti, del mio lavoro, dei miei risparmi).
Allora, se la BCE non ha i limiti di intervento che aveva la Banca d'Italia, e se i piddini italiani ed europei non ammetteranno mai i loro errori, non è altamente probabile che manterranno in vita l'euro a lungo lasciando il sud europa in profonda depressione ai limiti della sopravvivenza?
Forse è puerile ma vorrei che lei mi dicesse, tranquillo, questo scenario è tecnicamente irrealizzabile, non ci riusciranno....
Gentile professore, complimenti per il post, ancora più interessante e chiaro del solito!
RispondiEliminaE complimenti a me che, dopo mesi di tentativi, forse sono riuscito a capire come si posta un commento. Non è che può fare un sito in fortran, che mi viene più naturale?
O forse no, e sto mandando questo commento per la seconda volta.
"Beato me..."
questa volta ho capito bene.. si.. si ho capito. Però ascolto il suo consiglio e vado a rileggere. e poi rileggo non si sa mai.
RispondiEliminaGrazie, comunque e complimenti anche se lei non li vuole.. ad libitum
Ottimo post, che aggiunge un importante tassello al puzzle della mia comprensione del fenomeno. Ho solo il timore che la relativa scarsità dei commenti dipenda dalla difficoltà del contenuto dell'intervento oppure, goofynomics, dalla pigrizia intellettuale di qualcuno degli ormai tantissimi fan (io sono un lettore e commentatore della prima ora, quando eravamo quattro gatti; anche se successivamente sono sparito e in qualche caso antispammato).
RispondiEliminaPer curiosità, esiste qualche paese abbastanza grande/ricco/potente in cui non ci sia (ancora) divorzio tra Bc e Tesoro?
La scarsità di commenti è qualcosa cui vi dovrete abituare, perché non posso passare il tempo a fare il moderatore e quindi ci saranno attese più lunghe e dovrò essere più selettivo. Circa la domanda, mi pare che ad esempio gli Stati Uniti si pongano molti meno problemi di noi, giusto?
EliminaProfessore, scopro oggi, grazie a Paolo Becchi e Byoblu http://www.byoblu.com/post/2012/07/28/Uscire-dallEuropa-si-puo!-Ecco-come.aspx#comment , che è vero che non ci sono "chiare" regole di uscita ma il diritto di recesso è previsto nel trattato di Lisbona. L'articolo num. 50, che non ho letto (ma mi fido del professore), prevede una negoziazione dei termini ed in caso di mancato accordo l'esecutività dopo due anni dalla notifica.
RispondiEliminaBecchi ne dà una versione ottimistica (conoscendolo mi pare naturale da parte sua), a me sembra invece fumoso anche solo leggendo gli estratti.
Cosa ne pensa Lei?
Ho davanti l'art.50.
EliminaAnzitutto si riferische al "recesso" tout-court dall'Unione e non è direttamente applicabile all'uscita dal solo trattato UEM (e ciò vale pure per il ratificato fiscal compact, attenzione!...cioè per tutti i trattati europei derivati da quello fondamentale). E dubito che la CGE would enforce una lettura "analogica".
Insomma, per l'art.50 "o tutto o niente".
In secondo luogo, la cosa è abbastanza incasinata "politicamente" e proceduralmente.
Lo Stato "uscente" dovrebbe (previa deliberazione del Parlamento e non sarebbe possibile un decreto-legge, in caso di urgenza assoluta come nell'uscita dallo SME) notificare il recesso.
Dopo si apre un negoziato per raggiungere un accordo che tenga "conto del quadro delle future relazioni con l'Unione" (un "rodeo!).
Infine, art.50, comma 3:
"I trattati (tutti in blocco, dunque n.d.r.) cessano di essere applicabili allo Stato interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'accordo di recesso -(che stante il fiscal compact potrebbe includere pesanti misure di vincolo fiscale o similia per lo stato uscente, secondo l'indirizzo politico degli Stati più forti, ari-n.d.r.)- O, IN MANCANZA DI TALE ACCORDO, (e qui c'è forte puzza di bruciato N.D.R.) DUE ANNI DOPO la notifica di cui al paragrafo 2, SALVO CHE IL CONSIGLIO EUROPEO, D'INTESA CON LO STATO MEMBRO INTERESSATO, DECIDA ALL'UNANIMITA' DI PROROGARE TALE TERMINE (brucia!)"
Pensa tu, se l'Italia alla canna del gas della sostenibilità valutaria, debba aspettare (come minimo) per 2 anni che i crucchi finiscano i loro giochi, coi mercati che scontano gli effetti futuri ma certi di tale "notifica".
Ma è preferibile pensare che al Trattato UEM non sia applicabile l'art.50.
O che comunque, non si debba fornire alla governance "core" un'arma negoziale così ampia come l'uscita dal mercato comune etc. per poter uscire dopo 2 anni dall'euro (il mezzo eccede il fine, se non altro sul piano della forza negoziale)
@ Claudio Z
RispondiEliminanon penso sia pigrizia!
è stato perfettamente spiegato il gioco della domanda e dell'offerta nei mercati valutari e la cosa mi ha reso felice (un passo avanti nelle conoscenze).
Mi rimangono personalmente dei dubbi sulle dinamiche degli IDE ma non penso sia il caso di richiedere un articolo iper precisissimo come questo.. insomma, ci accontentiamo (si fa per dire) di cotanto contributo
Le regole economiche sono chiare. quindi la Cina gioca a tenere il cambio basso acquistando debito pubblico Usa?
RispondiEliminaNon sono riuscito a capire mai bene se l'universo sia finito o infinito. Nel caso sia infinito, esiste sicuramente un'altra Terra nella quale un'altra Cina tiene il cambio basso. In questa Terra esiste una Cina che ha rivalutato in termini reali il suo cambio del 50% dal 2005 al 2010 e sta continuando a farlo (in termini nominali e reali).
EliminaSe invece di Terra c'è solo questa, temo di dover far notare come l'idea che la colpa dei nostri problemi sia della Cina stranamente (o forse no) viene propugnata proprio dai luogocomunisti per i quali la colpa è del debito pubblico. Lei il legame lo vede? Io sì. La colpa è della Cina quindi... più Europa! (con tagli, perché la colpa è anche del debitopubblico).
Dopo di che, sulle ragioni per le quali la Cina preferisce gestire il proprio cambio, e accumulare riserve in dollari, le suggerisco le analisi di uno dei pochi economisti italiani che si è occupato seriamente di Cina.
Arrogante, certo, ma documentato (e con due articoli su China Economic Review, rivista Elsevier impattata - questo lo diciamo ai troll di FQ, poracci...).
Altra domanda - anche questa forse OT. Leggo nella pubblicistica economica che c'è un dibattito sul se i paesi del sud Europa sono insolventi (J. Wood su Seeing Alpha http://seekingalpha.com/article/666771-europe-the-problem-is-solvency-not-liquidity) o solo illiquidi (Tabellini sul S24O http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-07-31/prova-fiducia-mani-063619.shtml?uuid=AbM9S0GG).
RispondiEliminaA quanto scrivono, nel primo caso l'intervento della BCE non sarebbe giustificato economicamente nè legittimo giuridicamente, ma nel secondo caso sì.
A me da giurista questa distinzione mi sembra priva di base positiva: nella disciplina fallimentare (italiana e straniera) esiste l'insolvenza (l'incapacità di pagare i debiti quando sono dovuti) che include l'illiquidità (se non posso pagare i debiti dovuti immediatamente perchè il mio attivo è tutto a lungo periodo E NON TROVO NESSUNO CHE MI CREDITO sono illiquido e al contempo insolvente).
Mi chiedevo se in macroeconomia la distinzione tra illiquidità e insolvenza (i) esiste; (ii) ha un significato di qualche rilevanza rispetto al tema dell'intervento della BCE; oppure (iii) è tutta una bufala omodossa per intorbidare le acque.
Grazie mille per l'attenzione,
Michele
Proff.,se posso farle una domanda,anzi,la faccio è basta!!
RispondiEliminaPrendiamo un caso reale,il cambio AUDUSD.La bilancia commerciale Australiana negli ultimi 5 mesi e in deficit - 0.5B di media,con tutto il mondo.La valuta si è rivalutata e non di poco,10% contro il dollaro USA,una cifra simile contro l'Euro,10% contro il dollaro Canadese.
La domanda è la seguente,visto il deficit della bilancia commerciale quasi pari allo zero,l'apprezzamento contro le altre valute presumo che sia dovuto all'importazione di capitali??
A questo punto non appena il Trade Balance va in surplus,non sarebbe una prima indicazione di una possibile inversione di trend contro le altre valute?
Grazie Proff.,se non mi risponde nessun problema ;)
La "svolta di Draghi" è durata poco...
RispondiEliminaAppunto. Ma quel poco sarà bastato a qualcuno per alzar qualche soldino, possiamo esserne certi...
EliminaEppure, leggendo proprio "Oltre l'austerità" (pag. 15), mi pare che Pivetti sostenga che il piano Draghi, per come ho interpretato io uno slogan di 15 secondi, è una azione auspicabile.
RispondiEliminaE' vero che non colmerebbe gli squilibri fra centro e periferia ma almeno darebbe un notevole contributo ad un riallineamento degli spread. Anzi Pivetti parla addirittura di ripresa grazie ad una espansione produttiva comune.
In mancanza di meglio...
P.S. In ogni caso pare che Berlino abbia già risposto "Nein!"
Come ho già detto, e come è sufficientemente chiaro, io NON condivido in toto tutti i lavori pubblicati in quel libro, e così ritengo che non tutti gli altri autori condividano il mio. Mi sembra comunque un contributo equilibrato e proficuo al dibattito. L'unanimità forse esiste ancora in Corea del Nord. Io poi vi fornisco gli elementi per valutare. E sul punto specifico è ovvio che da valutare c'è poco.
EliminaSe fosse mia facoltà scegliere non avrei dubbi. Già nel mio commento evidenzio perplessità. Però, proprio perché non possiamo imporre, ad un certo punto non disdegnerei misure che minano i profitti dei paesi del centro, se non altro per costringere altri a mollare.
EliminaMentre scrivo so già che Draghi ha "chiarito" le intenzioni, ma a questo punto ciò che più di tutto mi lascia perplesso è l'atteggiamento dei nostri politici. Cosa si aspetta ad ostentare le armi invece di accettare passivamente ogni imposizione o diniego?!
Come è possibile che di fronte alle reazioni tedesche o finlandesi ci sia ancora chi sventola "più Europa" e non le considera come una condotta tipica di un invasore che non accetta di indietreggiare di un metro rigettando ogni mediazione?!
Claudio Borghi tempo fa si rammaricò del fatto che i piigs non si coalizzino minacciando il default di massa per costringere gli altri alla ragione. Questa potrebbe essere una strategia vincente.
segnalo questo articolo scritto da Giavazzi sul Corriere di oggi che spiega come può fare l'Italia ad uscire dal problema dello spread... oltre alla riduzione del nostro debito pubblico in mano estera (al quale la BCE sta già provvedendo) per quegli italiani che si volessero ostinare a detenere titoli esteri c'è già la soluzione (finale): "Potremmo addirittura obbligare famiglie e banche a vendere titoli esteri e acquistare Btp a tassi regolamentati, come accadeva negli anni Settanta."
RispondiEliminaUn altro bel passettino verso il fascismo finanziario.
http://www.corriere.it/editoriali/12_agosto_01/editoriale-crisi-economica-francoforte_f93d7ccc-db98-11e1-83b0-3101995e52cb.shtml
Sempre dall' articolo sopra citato (http://www.corriere.it/editoriali/12_agosto_01/editoriale-crisi-economica-francoforte_f93d7ccc-db98-11e1-83b0-3101995e52cb.shtml)
Elimina"A quel punto diventeremmo come il Giappone: un Paese con un debito quasi il doppio del nostro, tutto detenuto all'interno e a tassi molto bassi. Ma anche un Paese che da vent'anni ha smesso di crescere. Non certo un esempio da seguire."
Chiedo al professor Bagnai:
Ma il Giappone sta male?
Mi rifaccio alla chimica: quando una reazione raggiunge l'equilibirio, ci sono processi di uguale velocita' e verso opposto che stanno avvenendo, da qui l'impressione che tutto sia "fermo", e che nulla si formi e nulla si distrugga.
E' possibile che pure in Giappone qualcosa entri ed esca alla stessa velocita' e la nazione non cresce perche' ha raggiunto un punto che considerata la sua struttura sociale, politica ed economica sta bene come sta?
Supponiamo che la risposta:"No Aleardo hai scritto una lieve imprecisione perche'....", tutto sommato da profano penso sia meglio essere stazionari che non con sempre piu pezze dove non batte il sole come l'Europa.
Buonasera professore,
RispondiEliminaanzitutto complimenti per il blog, davvero una sorgente inesauribile per chi ha sete di informazione.
E' un pò che la (ti) seguo, ma finora ho preferito restare nelle retrovie per capire/imparare...ed ora posso dire - con un pò di presunzione -di avere acquisito le basi per confrontarmi con quelli del celochiedeleuropa.
Quest'ultimo pezzo è da applausi...chapeau!
Prof chiedo umilmente lumi. Mi sembra di capire che, nel caso di cambio flessibile e senza controllo del flusso di capitali, potrebbe crearsi esattamente lo stesso problema di bilancia dei pagamenti che lei ha a lungo analizzato nel blog.
RispondiEliminaPer favore mi puó confermare se quello che scrivo é giusto? In sintesi: un paese con una inflazione maggiore puó coprire il suo disavanzo di partite correnti con un flusso di capitali dall'estero (indebitandosi). Fino a quando i capitali affluiscono il tasso di cambio nominale puó rimanere costante. In termini reali questo determina un apprezzamento del tasso di cambio reale ed una perdita di competitivitá, conseguentemente aumentano le Importazioni e diminuiscono le Esportazioni. Il meccanismo in sostanza si autoalimenta fino allo scoppio della crisi. Insomma il problema non é solo la rigiditá del tasso di cambio ma anche l'afflusso di capitali che pareggia gli squilibri di conto corrente.
Ho capito bene?
Grazie mille
ciao prof.
RispondiEliminail punto 10) della crisi del 1992
quando i tedeschi compravano titoli italiani aumentavano la domanda di lire (importazioni di capitali... debito futuro)
Quando lo stato italiano remunerava i titoli e pagava interessi aumentava l'offerta di lire... perchè?
non ci arrivo!! ma ci provo...!!
perchè una volta remunerato il titolo e pagato gli interessi in lire il tedesco di turno convertiva le lire in marchi aumentando così l'offerta di lire che la banca centrale doveva bilanciare cedendo riserve di moneta estera nel tentativo di difendere il cambio? il jolly l'ho giocato... potrei sempre rivolgermi a mario&mario ma temo che entrambi siano dentro di me ed abbiano il mio stesso problema: non c'arrivano!! (nei commenti non volevo sdoppiarmi per sembrare in più altrimenti mi sarei chiamato mario e filippa!! ... ma qualche volta per inviarlo mi è stato chiesto di riregistrarmi e quindi in alcune occasioni sono mario ed in altre mario volpi... il donaldiano di nome Mario perciò credo sia soltanto uno... un pò bipolare ma sempre uno... sempre che si riferisse a me e che non ce ne siano altri sparsi su goofy... ho smesso di leggere i commenti benchè interessanti altrimenti non arrivo più!!!)
vorrei evitare di fare commenti di ringraziamento o di complimenti (l'ho fatto la prima volta poichè lo ritenevo necessario per tutto quello che metti gratuitamente a nostra disposizione... ma vista la numerosità dei commenti che te devi leggere ho cercato in seguito di evitarlo...) ma non posso non sottolineare che il punto 12) brilla per capacità logica e soprattutto esplicativa.... mette in evidenza una valutazione politica/economica interessantissima ed allo stesso tempo disarmante!!!!
RispondiEliminaDraghi delude i mercati, niente acquisto titoli. «Scudo anti-spread su richiesta» e a determinate condizioni
RispondiElimina(http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-01/incognita-buba-interventi-214305.shtml?uuid=AbQSsyHG)
Ma allora cosa intendeva?
A dire il vero a me, appena l'ho letto, sono venute in mente le parole del medico al capezzale di mio nonno. Poi guardando le reazioni dei mercati, commenti e soprattutto goofynomics ho creduto davvero presagisse una qualche reazione.
Tanto rumore per nulla?
"Anatomia finanziaria comparata"
RispondiElimina"Pragmatismo concettuale al Dopolavoro Ferroviario"
Ma esistono davvero queste cose? O sono una presa per il c*lo?
Perché nel primo caso mi preoccupo un po'...
Ma dove siamo arrivati con la FUFFA??
Al fallimento, ecco dove siamo arrivati.
Ehi! Ma qui abbiamo niente meno che un troll interessato a proseguire gli studi! Come me lo valutate questo commento? Per me è nella hit parade...
EliminaSarà mica il Lampredotto da piccolo?
EliminaPer i nuovi o nuovissimi a oggi, febbraio 2013: vedasi uno degli ultimo post e il rimando al video di un secredente italofono in uno strano supermercato germanico. Per Lampredotto si intende il secredente italofono, per la spiegazione del nomignolo affettuoso (Lampredotto), i commenti al post.
Salve prof.
RispondiEliminaMi sono letto tutto l'articolo tutto d'uni fiato e credo di averlo capito, anche se credo che dovrò ripassarlo ancora per assimilarlo meglio ma intanto vorrei fare una domanda che spero lei non consideri stupida
Per quanto riguarda la questione della non convergenza dell'inflazione, io sono d'accordo che moneta unica non vuol dire inflazione unica e cmq se anche la germania è invasa da capitali provenienti dalle esportazioni, può riuscire a non inflazionare i suoi prezzi mantenendo una politica salariale rasoterra e investendo tutto in titoli dei paesi periferici ( in modo da mantenere un credito con essi)Ma quello che non mi torna non riguarda il 92, ma il 2012.
Lei dice che non esistendo più il mercato valutario si può attaccare non vendendo lire ma vendendo i titoli italiani..
Forse il mio dubbio ha a che fare con una non completa comprensione del termine spread che io so si riferisce al mercato secondario.. e di come questo influisca sul mercato primario costringendo il tesoro a far salire il tasso d'interesse per piazzare tutti i titoli che mette all'asta.
Cmq ciò che non mi torna è che, se sul mercato secondario parte un attacco mettendo in vendita i titoli italiani, questi non dovrebbero deprezzarsi, cioè valere di meno di quanto sono stati comprati e anche di meno di quanto pagherebbero se si aspettasse che andassero in scadenza per incassare l'interesse..??
Ma se è così, non capisco che senso abbia l'attacco in sè.. Lei dice che se la BCE interviene può pagare per comprarli in modo da risarcirli con moneta buona, ma se l'acquisto avrebbe dovuto effettivamente difendere il titolo dal deprezzamento, lo spread avrebbe dovuto diminuire, ma questo non è successo.. giusto?
Inoltre, se come dice lei ( e sono d'accordissimo) stiamo pagando in anticipo l'eventuale uscita dall'euro sborsando tassi d'interesse usurai sui titoli statali, chi attacca non dovrebbe essere chi compra, e non chi vende.. ?
Insomma ciò che non mi è chiaro è il movente dell'attacco.. nel 92 era chiaro, c'era gente che si faceva fare prestiti in lire e li utilizzava per cambiare in marchi facendo leva sulla svalutazione che sapevano ci sarebbe stata, dopo questa, ricambiano in lire, restituiscono il prestito fatto nella stessa valuta e si ritrovano con un bel bottino sulla differenza.. ma qui la storia è un pò più contorta..
Spero che la mia domanda sia chiara e come al solito le chiedo di rimandarmi ad un altro post se pensa di aver già risposto ad una domanda simile..
Grazie in anticipo
@Aleardo
RispondiEliminaovviamente il fatto che il Giappone abbia Cina e Corea del Sud e poi il Vietnam, l'India, la Cambogia dietro l'angolo manco gli passa per la testa.
POi ancora.. per loro meglio decrescere e privatizzare tutto piuttosto che stare stazionari e campare dignitosamente.
repetita juvant
RispondiEliminagrazie