Apro con un certo ribrezzo, dopo molto tempo, la home page di Repubblica (una delle cose più belle di questo blog è che nei rifiuti ci andate a rovistare voi, così evito di farlo io...), e cosa mi trovo davanti: un eloquente titolo "Monti: Crisi, fine del tunnel vicina, con risse dei partiti lo spread sale" (nella pagina interna il titolo è leggermente diverso). A parte il "rissa di" (io preferirei un "rissa fra", ma si sa che l'uso della preposizione oggi è quello che contraddistingue l'analfabeta - e ce ne saranno sempre di più in un paese che non vuole spendere a deficit...), a parte questo, non so se il messaggio è chiaro. Traduco: "io da tecnico ho fatto tutto quello che potevo e i risultati si vedono, per cui se le cose vanno male ora la colpa è vostra, dei politici, dei partiti, insomma: dell'inutile fardello della democrazia!".
Già.
Perché se il problema sono le risse, la soluzione è lì, a portata di mano: un bel partito unico, e morta lì. Finalmente i mercati sarebbero pacificati: con un partito unico, l'impegno preso (di svendere il paese) sarebbe senz'altro soddisfatto.
Capito, no?
Allora io continuo a chiedere: ma cari Sergio, Gennaro, Emiliano, Vladimiro, Riccardo, Claudio G. (mettiamoci pure lui), e via dicendo: possibile che il problema del rapporto fra euro e democrazia lo veda solo io? Possibile che solo io sia preoccupato dal tipo di messaggio che non da oggi e sempre meno subliminalmente le armi di disinformazione di massa stanno bombardando sugli elettori (elettori ancora per poco, temo)? Possibile che nessuno dica una parolina sui costi dell'euro se non per gonfiare quelli economici, evitando di affrontarli razionalmente, e trascurando completamente il tema dei costi politici? Possibile che nessuno di voi reagisca di fronte all'appiattimento della dialettica politica su un unico asse: l'asse Roma-Berlino-Washington, l'asse dello spread?
A me pare così strano. Siccome vi stimo molto, sono sicuro di aver torto io, il che mi tranquillizza, perché se invece avessi ragione...
Eppure, non so, c'è qualcosa che non mi torna.
Che il problema non sia la democrazia ma una diagnosi dolosamente errata del problema ce lo siamo detto da tempo: ci ho aperto questo blog! E che due più due possa fare cinque nelle menti dei grandi Soloni che lo calcolano con le equazioni di Bellmann non mi stupisce. Ma voi, come me, per questi calcoli usate il pallottoliere (o le dita della mano), come deve fare un buon economista, che economizza i mezzi adattandoli agli scopi. E allora perché non vi sento dire: quattro! Piuttosto state zitti, ma quattro non lo dite, proprio non vi esce. E anzi: "Bagnai, perché hai detto quattro?"
Già, in effetti me lo sto chiedendo anch'io...
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
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martedì 31 luglio 2012
lunedì 30 luglio 2012
Ortotteri e anatroccoli
(Schneider: condivido
il tuo dolore, ma che ci vuoi fare: e’ il n’uovo ke avanza...)
Ciao a tutti.
Io e il prof siamo amici di penna, e in tempi non sospetti
gli ho promesso di non intasargli il blog di propaganda politica. Non é casa
mia e lo rispetto.
Ma a condizione che su questa -che ritengo essere la fonte
stato dell'arte in materia macroeconomica- non si faccia disinformazione e non
si rischi di danneggiare il mazzo che ci stiamo facendo altrove.
Io sono attivista del movimento, la mia specialità é proprio
l'area macroeconomica, e per conto mio chi lo definisce forza di "destra
liberista" ha perso dei pezzi in giro. E' vero che la nostra battaglia
principale é contro la massa di corbellerie che arrivano dal blog di beppe,
come l'ultimo, indecente, articolo di Benettazzo.
Ma é anche vero che nel Mov esiste un substrato di attivisi
impegnati da mesi, anni sul tema. La tematica é discussa dentro e fuori la
rete, su gruppi come Economia 5 stelle
(https://www.facebook.com/groups/341357459231627/), e vi posso garantire che
siamo perfettamente allineati sulle cause della crisi.
Abbiamo due grossi limiti su cui lavorare, uno é la
disinformazione del blog di grillo (che però NON rappresenta in alcun modo la
linea ufficiale del mov) e l'altro é la necessità di aggregare democraticamente
consenso dentro e fuori il mov sul tema eurozona. Il mov é forza democratica,
nessuno di noi può permettersi di arrivare con la ricetta donaldiana e
spargerla sulle teste dei peccatori, e anche lo facesse non servirebbe a nulla.
Possiam solo fare informazione dentro e fuori i nostri ranghi e sperare di
raggiungere una maggioranza critica no-euroosistema. Per fare ciò ci serve
tutto l'aiuto possibile, i nostri attivisti non chiedono di meglio che pareri
autorevoli e documentati come quelli del prof. Bagnai e anche dell'aiuto non
prevenuto di tutti voi che leggete questo post.
La componente populista di cui parla il prof. é presente nel
mov, inutile negarlo. Io personalmente me ne frego e proseguo nel mio lavoro di
divulgazione, la voglia di equità degli attivisti é tanta ed é sincera, va solo
indirizzata con tanti validi argomenti. E troverei parimenti criminoso sprecare
così tanta buona volontà perché "grillo dice cazzate".
Gent.mo Prof. Bagnai,
La contatto in qualità di partecipante del Movimento 5
Stelle di X, ma soprattutto in qualità di giovane sempre più interessata alle
problematiche economiche internazionali che vivo. Inutile dire l’interesse per
i Suoi studi e la visione generale di cio’ che stà accadendo che condivido.
Vorremmo organizzare una conferenza nella sala civica del
nostro paese per spegare ai cittadini cose che i media non dicono e di cui Lei
puo’ essere autorevole portavoce dato il peso scientifico della Sua persona.
Mi rendo conto dello spostamento fisico necessario ma mi
chiedevo se in occasione di altri impegni nel nord, non potesse offrirci
disponibilità per un sabato o domenica o per una serata infrasettimanale, per
una paio d’orette, il tempo stretto necessari per la sola conferenza. Fretta
non ne abbiamo, alla luce dei molti impegni che immagino già avrà, ci
organizzeremmo in base alle Sue disponibilità.
Mi scuso se la contatto tramite i canali universitari, ma
son gli unici Suoi riferimenti che ho trovato: mi arrangio da sola...
La ringrazio per l’attenzione e spero i non essermi
dilungata troppo...
Dunque.
Cerchiamo di capirci subito, come abbiamo fatto illo tempore con i simpatici anatroccoli.
Io so quanto Mattia si dia da fare in ottima fede, e lo
stesso vale credo per la ragazza che mi ha invitato e alla quale finora non ho
risposto (me ne scuso, ma la mia vita è complicata, e posso assicurare che non
sto rispondendo a molti, e non per cattiva volontà). Intuisco che entrambi cercano
effettivamente di fare il lavoro che Mattia ha descritto: diffondere
consapevolezza sui temi economici e garantire la maggiore democraticità
possibile al movimento col quale cooperano. Mattia ha anche preso posizioni
molto recise in passato, mettendo in gioco il suo percorso nel movimento (e
quindi, per quel poco che posso capire, dando prova di un certo coraggio: ma io
so solo quello che mi ha raccontato lui!), e ne ha parlato qui sul blog, tanto
tempo fa (pochi mesi or sono, in effetti, ma la Storia corre...).
La valutazione quindi non è sulle persone che conosco, e
nemmeno su quelle che non conosco, ma su alcune circostanze che mettono in
oggettiva difficoltà.
Intanto, caro Mattia, sei ben consapevole del fatto che ortotteri e
anatroccoli una cosa in comune ce l’hanno: quella di essere rappresentati da
una persona che però a loro dire non li rappresenta (Grillo per gli ortotteri,
Donald per gli anatroccoli). Capisci bene che questo simpatico (?) paradosso è
un problema enorme: del resto, sì, si vede che lo capisci perché ne parli tu
per primo. Nessuno sa bene chi scriva i post sul blog di Grillo (aggiungo
sommessamente che non ce ne frega poi molto), ma pare di intuire il perché di
un certo andamento ondivago: sondare il “mercato” elettorale, vedere come
butta, provocare reazioni, per poi aggiustare il tiro. Un gioco lecito, per
carità... Chissà, magari lo gioco anch’io... Solo che, vedi, secondo me questo
modo di fare, non prendertela, io non voglio insegnare niente a nessuno, e so
che lì ci sono dei professionisti, ma... siamo proprio sicuri che sia
estremamente pagante? Avrete fatto i vostri conti: saprete quindi bene che
molte persone possono essere infastidite da ambiguità tattiche (magari quelle
che apprezzano invece la mia intransigenza), ma magari voi saprete (a un
qualche livello) che questo gioco vi conviene. Meglio così per voi, ma poi non
prendetevela se gli altri ve lo rinfacciano. Non è possibile che il movimento
non abbia ancora una posizione sull’euro! Anche perché di posizioni su altre
cose ne sono emerse, mi pare (non vi seguo molto, però, lo confesso).
Vedi, io ti ripeto in pubblico quello che ti ho detto in
privato (e non so se lo hai riportato nelle alte sfere). Fino a poco tempo fa,
io ero convinto che poteste essere un’opzione, non per “collaborare” con voi
(la mia vita fa già abbastanza schifo così, non ci aggiungerei una militanza
politica), ma semplicemente per darvi un voto, turandomi una narice sola, con
la consapevolezza che questo voto avrebbe assestato un sonoro calcio sui maròni
alla zdora, alla massaia emiliana con le maniche rimboccate, cioè a quella
figura politica che io ritengo (a torto secondo alcuni, e magari sono io che
sbaglio) il simbolo del peggio del peggio del peggio, l’epitome di tutta quella
complessa sinergia fra ignoranza, supponenza, e bramosia di potere, che ha
distrutto il paese che amo.
Non che fossi convinto di voi: ma ero abbastanza convinto di
lui da pensare di poter utilizzare voi per far del male a lui. Chiaro il
concetto, no?
Bene.
Questo comportamento tattico mi è diventato impossibile dopo
aver letto la frase: “Una precisazione sull'euro. Io non sono contrario
all'euro in principio. Ho detto che bisogna valutare i pro e i contro e se è
ancora fattibile mantenerlo. Ma, se usciremo dall'euro, sarà solo a causa del
nostro enorme debito pubblico.” (qui). Un po’ arduo, nevvero, argomentare che queste parole non rispecchino il
movimento, no? C’è scritto “comunicato politico”. Credo che questa frase vi
abbia danneggiato molto, non solo con me, ma magari vi ha aiutato con tanti
altri, e alla fine un voto è un voto, non importa chi lo dà, giusto?
Comunque, da allora ho cominciato a vedere il movimento in una
luce diversa.
Mi sono detto: ma se io fossi estremamente astuto e
estremamente avido di potere, dove andrei a cercare voti oggi in Italia? E mi
sono risposto che in Italia esiste una vena aurifera, una autentica miniera
elettorale: quella dei piccoli dottor Livore. Sai quelli che sono convinti di lavorare
solo loro, di pagare le tasse solo loro, quelli che stanno sempre a guardare
nel piatto o in casa del vicino, sì, i piccoli dottor Livore marci di invidia e
di odio sociale (sentimenti montati ad arte dai mezzi di disinformazione),
quelli per i quali un insegnante non lavora (lavorano solo loro), quelli per i
quali un impiegato pubblico è necessariamente improduttivo (producono solo
loro), quelli lì, insomma: i lettori tipici del quotidiano luogocomunista. Sai
quelli che sono avvelenati contro lo Stato perché quando sono andati al pronto
soccorso con un’unghia incarnita si son visti passare davanti uno con una
frattura esposta? Certo, la frattura era grave, ma a loro la loro unghia faceva
male... Sai quelli che urlano contro la casta, perché forse questo è il modo
più rapido di entrare a farne parte? Sai quelli che berciano tanto contro le
escort di Berlusconi, sostanzialmente perché vorrebbero farci un giro loro,
poverini, ai quali la legittima consorte magari ha dichiarato serrata anni or
sono, stanca, appunto, del loro livore. Ecco, quelli... Loro sono contro lo
Stato, perché non vorrebbero pagare le tasse, e se tu dici “debitopubblico”,
non importa quanto a vanvera, certo li avrai con te.
Ora, io non posso, per un fatto mio, mi scuserai, non posso
nemmeno accostarmi a un movimento (neanche per sputargli addosso, e infatti
come vedi ti ho dato modo di difenderti), non posso far entrare nel mio
orizzonte mentale un movimento che oggi, il 30 luglio 2012 alle 22:35, appoggi
una diagnosi sbagliata dei fatti (la colpa è del debitopubblico) per captare il
consenso elettorale di persone che per di più disprezzo (e che non siete
ovviamente né te né la giovane volenterosa del Nord, quella che vuole smuovere
la mia pesante personalità, ma tutti quelli di quali avete bisogno per far
numero). Non posso, e credo molti non possano, per tre ben precisi motivi:
1)
perché la diagnosi è sbagliata (chiunque segua
questo blog sa che nel meccanismo delle crisi fotocopia, nella trama del film
già visto, il debito pubblico non c’entra un bel niente se non come sintomo
finale della fase acuta);
2)
perché l’errore potrebbe non essere dovuto a
ignoranza, ma a comportamenti tattici che sono leciti, ma nei quali è sempre
più difficile riconoscersi, perché somigliano troppo a uno spregiudicato
tentativo di scalata al potere;
3)
perché rivolgersi a questo elettorato con il
messaggio debitopubblicocastacoruzzzzzionebrutto espone al rischio di farsi
strumentalizzare in senso fortemente neoliberista e reazionario.
Sai, un voto è un voto, certo. Ma chi te lo ha dato poi ti
chiede qualcosa in cambio, e se non gliela dai poi non ti rivota. E allora è
giusto e anche nobile (senza ironia), ma anche inutile che tu te la prenda per
le reazioni dei miei lettori alle esternazioni di certi pseudoeconomisti.
Queste reazioni purtroppo per te (e, se vuoi, anche per me, che ora veramente
non so più per chi votare) sono motivate, motivatissime, arcimotivatissime! Ma
come cazzo vi salta in mente di ospitare personaggi simili pensando di non
pagarne le conseguenze? Lo so io, come vi salta in mente: perché forse qualcuno
si è fatto (o vuole farsi) due conti, e ha pensato: ma vediamo un po’ quanti
giovinastri tiriamo su se parliamo di signoraggio e scie chimiche (per dire: il
livello quello è, ci siamo capiti).
Va bene, continuate così.
E lo sai cosa succederà, no?
Succederà che magari avrete un gran successo (a te lo
auguro, perché mi sei simpatico), e poi però non saprete cosa farci, perché l’unico
economista che avrete a disposizione sarà quello dalla rima impegnativa, o
quella di Brian di Nazareth. E anche in questo siete molto simili agli anatroccoli, che se mai si dessero
una veste politica, si troverebbero poi a gestire una situazione analoga.
E allora daje a ride.
Anche se nel frattempo chi nella casta ci voleva entrare ci
sarà entrato.
Concludo.
Credo che per molti sia difficile oggi confrontarsi con
movimenti che propongono una diagnosi sbagliata della situazione. Perché se è
sbagliata la diagnosi, sarà evidentemente sbagliata la terapia: se la colpa è falsamente,
tatticamente, demagogicamente, infondatamente attribuita allo Stato, alla
castacoruzzionedebbitopubblico, allora tutto si risolve coi tagli: i famosi
salvataggi che non ci salveranno, e che non ci stanno salvando perché i
problemi sono altri (ma non devo rifare a te tutta la spiegazione). Che non ci stiano salvando credo lo possa capire anche il vostro cubista (non in senso pittorico: in senso di ragazzo immagine). E quindi non credo tu possa dire sic et simpliciter “il movimento non propone politiche neoliberiste perché io non sono
neoliberista”. Non credo che funzioni così.
Sai, se qualcuno non avesse
parlato, se qualcuno, più precisamente, non avesse pontificato, cioè fatto un ponte, fra la teoria
economica e la coscienza dei cittadini, provando a far capire ai più quello che
sapevano solo i meno, il vostro compito sarebbe molto più facile oggi. Mi
dispiace aver contribuito a rendertelo più difficile seminando consapevolezza.
In fondo mi sei simpatico e mi sarebbe piaciuto vederti a Montecitorio sotto il
vessillo del castacoruzzionebrutto. Ma oggi in
hoc signo non vinces, o comunque molto meno facilmente di qualche mese fa.
Colpa (anche ma non solo) mia. Sorry.
E allora che si fa?
Per me che vedo la cosa nella sterile e ristretta ottica del tecnico dell'economia (nonché possessore di un unico voto: il suo) ci sono due possibilità: il flight to quality, o il buttarla in caciara. Traduco: o vi decidete
a dare un messaggio chiaro basato su analisi serie, motivate e coerenti (Oltre l’austerità ne propone un bel po’), e ad attenervi a quello, oppure andate avanti
proponendo un giorno la rima in “azzo”, poi magari il giorno dopo la desinenza
in “in”, salvo poi intenerirvi nel terzo giorno per le tematiche
altermondialiste, un goccio di angostura, una shakerata, e via bordeggiando.
Fondamentalmente sono fatti vostri e anzi scusa se te ne parlo.
Posso solo dirti che agli anatroccoli che mi contattano
dico: “bene, cari, visto che siete rappresentati da un rappresentante che non
vi rappresenta, prima prendete distanza da certe sue esternazioni (senza
mettere nessuno in difficoltà, ma solo per fare chiarezza) e poi si parla”.
Allora: se mi scrive uno di sinistra, mi deve prima chiedere scusa (perché all’euro
ci ha creduto lui, mica io! Quindi se vuole che ora gli si tolgano le castagne
dal fuoco, cortesia vuole che si presenti con un minimo di contrizione!). E se
mi scrive un altro membro di questa bella d’erbe famiglia e di animali, io
chiedo prima di prendere le distanze nell’interesse di tutti da affermazioni
pericolose, e poi si parla. Io non penso di avere ragione e non voglio
convincere nessuno. Ma non posso nemmeno impegnarmi a dialogare se non ci sono
i requisiti minimi per poter pensare che non sia una totale perdita di tempo,
considerando che sto tanto bene a casa mia. E io vorrei tanto poter parlare con
tutti, perché sono tanto curioso dell’umanità. Ma il tempo è così poco...
Chiaro, no?
In bocca al lupo. Alla fine, meglio te di un altro (e soprattutto di un'altro).
La svolta di Draghi è comunque inutile (quindi dannosa)
"La svolta di Draghi"...
Come "La scelta di Sophie"... Il solito fottuto genitivo soggettivo, quello che
nei titoli si porta molto (ricordate “Le obiezioni del piddino”?). Vi offro un lungo
post della lunga, lunghissima serie intitolata “ma dde che ssamo a parla’?”.
Ho in comune con il prof. Santarelli il fatto di avere un
percorso accademico piuttosto variegato. Come lui ha preso il PhD in Anatomia
finanziaria comparata ai Bagni Luigi 93 di Cattolica, così io ho preso un
master in Pragmatismo concettuale al Dopolavoro Ferroviario di Roma. Ricordo
con affetto tutti i miei insegnanti. Questa storia della svolta di Draghi mi ha
fatto tornare in mente Giuliano. Quale fosse il suo lavoro non l’ho mai capito
troppo bene: agente assicurativo? Rappresentante? Intermediario? Chissà. Certo
che però lui ogni mattina era lì, sul pontile. Di lavori di intermediazione che
lasciano le mattinate libere, ecco, ora, a posteriori, me ne viene in mente uno
solo, e devo dire che lui il physique du
rôle, per quel mestiere, ce l’aveva. Parlo nella quasi certezza che non mi
legga, perché allora, trent’anni or sono, aveva passato la cinquantina, tanto
che io, in un accesso di classicismo, solevo chiamarlo Giuliano l’aprostata,
confondendo ad arte l’apostasia con l’adenoma (che poi son due cose che
iniziano entrambe per “a”, come apolitico, apartitico e anfame – per chi se lo
ricorda...).
Insomma, un bel giorno Giuliano arriva tutto in tiro (visita
a un cliente?), e il commento mi affiorò spontaneo alle labbra: “Ammazza
Giulia’, quanto sei fico oggi! Hai svortato?”. Rispose scanzonato, da vero
romanaccio: “Sì, ma ho pure ‘nfrociato!”.
(Per i non romani: “svorta’” significa dare una svolta in
senso positivo a una situazione – ad esempio economica – ma anche cambiare
direzione con l’automobile; “infrociare” significa andare a sbattere – con
l’automobile. La risposta di Giuliano giocava sull’ambiguità della “svorta”).
E così, mi dite, anche Draghi ha svortato. Eh, sì, che lui abbia svortato è cosa nota. E a infrociare
siamo stati noi. Cerchiamo di capire perché l’ultima “svorta” non merita
nemmeno che se ne parli, e perché i suoi effetti dureranno l’espace d’un matin.
Il discorso si divide
in due: il lungo periodo, e il breve periodo. Nel lungo periodo c’è da
confutare il luogo comune che l’euro diventerebbe sostenibile con una
bcesimileallafed (per i nuovi arrivati: in questo blog i mantra luogocomunisti
vengono scritti tutti attaccati). Un compito estremamente semplice perché i
motivi per i quali questa è una lieve imprecisione sono già stati dettagliati
da noi (e non da altri, temo: questo credo sia uno dei miei pochi contributi
originali al dibattito, ma se mi smentite sono contento) in Crisi finanziaria egoverno dell’economia (par. 6) e
in Le aporie del più Europa (contenuto nell’ebook Oltre l’austerità, che dovreste leggere, mentre dai vostri commenti vedo che non lo avete fatto,
facendomi fare una figura marrone con Sergio Cesaratto al raduno degli etilisti
romani). Nel breve periodo c’è da capire quale sia il significato di queste
manovre palliative. Argomenterò che esse sono sostanzialmente isomorfe (cioè
so’ la stessa robba) a quelle con le quali altri governatori in altri tempi
difesero non la moneta unica, ma la lira. Manovre, insomma, che servono a dare
ai soliti noti il tempo di farsi con relativo comodo i fatti loro, naturalmente
a spese nostre. Come si possa da certe parti della sinistra salutare una roba
del genere con ottimismo (cauto, moderato, o esplicito) rimane per me un
assoluto e totale mistero. Per illustrare questa ipotesi ci riferiremo alla
meccanica della crisi del 1992, che pur con le evidenti differenze rispetto
alla situazione attuale rimane l’esempio più calzante ai nostri scopi didattici
(per motivi che ho illustrato nel mio ultimo lavoro Unhappy families are all alike).
Bcesimileallafed: il lungo periodo
L’idea che una Bce sufficientemente disposta a stampare
moneta (vuoi per rifinanziare le banche, vuoi per acquistare i titoli del
debito pubblico dei paesi in maggior difficoltà) possa in qualche modo rendere
l’euro sostenibile nel medio-lungo periodo è un’idea assolutamente balzana che
non tiene conto né della natura economica degli squilibri che stiamo vivendo,
né della loro dimensione politica.
Circa la natura economica, abbiamo più volte ricordato come
l’evidenza empirica da un lato ,
e le spiegazioni teoriche più coerenti dall’altro (il meccanismo del ciclo di
Frenkel, che ho spiegato a Cesena
e in Oltre l’austerità), vedano nei differenziali
di inflazione fra i paesi dell’Eurozona (EZ) uno degli snodi cruciali del
meccanismo che conduce all’accumulazione esplosiva di debito privato verso
l’estero e quindi alla crisi. La crisi non inizia da questi differenziali (chi
è interessato si guardi il video di Cesena), ma si alimenta grazie alla loro
persistenza, che determina un progressivo deterioramento della competitività
nei paesi periferici (dove i prezzi crescono più in fretta e i cui beni
diventano quindi progressivamente meno appetibili).
Ora, il fatto è che “moneta unica” non vuol dire “inflazione
unica”: ci sono molti fondati dubbi sul fatto che sia solo la moneta a
determinare l’inflazione, e unire più economie diverse sotto la stessa moneta
non ha mai portato a una uniformità dei tassi di inflazione. Le evidenze di cui
disponiamo suggeriscono che la dinamica dell’inflazione è influenzata in gran
parte dalle condizioni e dal funzionamento del mercato del lavoro (come abbiamo
spiegato qui).
Che moneta unica non voglia dire inflazione unica è dimostrato dal fatto che in
Italia, dopo 150 anni di moneta unica (ci siamo? Leggete le mie labbra:
c-e-n-t-o-c-i-n-q-u-a-n-t-a) non si è ancora avuta perfetta convergenza dei
prezzi, come ci documenta con dovizia di dettagli uno studio della Bancad’Italia e come sa chiunque come me viva in una città e lavori in un’altra (secondo voi
faccio la spesa a Roma o a Pescara?) Questo non stupisce se pensiamo alle
differenze strutturali esistenti fra Nord e Sud (ma anche, come nel mio caso,
fra Ovest ed Est). Differenze che la politica monetaria da sola non solo non
colma in modo definitivo, ma nemmeno, direi, in modo temporaneo.
Per avere un’idea di quello che voglio dire, cioè del fatto
che una politica monetaria centralizzata non può fare molto (in realtà non può
praticamente fare nulla) per risolvere gli squilibri territoriali presenti in
un’area (nazione, come nel caso della lira, o continente, come nel caso dell’euro),
basta un semplice esempio, che abbiamo già fatto. È sufficiente osservare il grafico del tasso di
interesse reale italiano (che esprime l’atteggiamento della politica monetaria
condotta in modo centralizzato dalla Banca d’Italia), e del deficit delle
partite correnti del Sud Italia verso il resto del mondo (di cui,
evidentemente, magna pars è il
deficit verso il Nord Italia). Lo abbiamo analizzato in questo post
e ve lo ripropongo qui:
Vedete? Il tasso di interesse reale va su (politica
monetaria restrittiva: il denaro costa di più) e giù (politica monetaria
espansiva: il denaro costa di meno, che è quello che chiediamo oggi a Draghi),
ma il deficit rimane lì, granitico, fra i 15 e i 20 punti di Pil.
Una Bcesimileallafed non potrebbe fare per gli squilibri
regionali europei molto di più di quanto una Bancaditaliasimileallabancaditalia
abbia fatto per gli squilibri italiani: zero carbonella, signori, questo dicono
i dati! Se non lo vedete cambiate occhiali, se non lo capite leggete bene i
post linkati, ma le cose stanno così e basta. Chi dice il contrario deve
argomentare molto ma molto bene, se non vuole fare la figura del patetico
incompetente. Arrogante? Può darsi. Dimostratemelo voi, che siete umili!
Ma attenzione!
Non sto dicendo che nel
breve periodo un’espansione monetaria centralizzata non aiuterebbe. Certo,
potrebbe farlo. Ma nel lungo no: i differenziali di inflazione fra regioni
rimarrebbero, e anzi potrebbero risultare amplificati dalla presenza di una
maggiore liquidità nel sistema, laddove questa liquidità venisse convogliata
verso i paesi periferici. Del resto, che la crisi si sia alimentata così ce lo
dicono anche gli autori di più stretta omodossia.
Ma oltre a questo, le
proposte di Bcesimileallafed ignorano il dato politico del problema, che è
estremamente semplice: come ormai è chiaro a tutti e confessato apertamente daisuoi artefici,
la costruzione europea ha avuto se non lo scopo, almeno il risultato di
avvantaggiare alcuni paesi (in particolare la Germania) a danno di altri,
consentendo ai primi di lucrare grossissimi avanzi commerciali e quindi di
acquisire una posizione creditoria a spese dei secondi. La periferia si è
indebitata col centro per comprare i beni del centro. Ora, si dà l’amaro caso
che ai paesi che hanno incamerato questi benefici, in termini di crediti nei
riguardi dei paesi periferici, non vada minimamente di contribuire alla
soluzione degli squilibri. Non solo: ora che i loro crediti sono diventati
inesigibili per il fallimento dei debitori privati e pubblici (in Grecia) del
Sud, i paesi del Nord non vogliono accollarsi una parte delle perdite, come è
sufficientemente evidente (e anche comprensibile, dal loro punto di vista), ma
anzi insistono opponendosi con una serie di “Nein” a tutte le ipotesi di
“socializzazione” o “mutualizzazione” di queste perdite. La Bcesimileallafed è
una di queste ipotesi. Pensateci. In questo momento probabilmente no, ma in
termini generali si può argomentare (e comunque gli economisti del Nord
argomentano) che una Bce che fosse sempre accomodante rispetto al debito
pubblico dei paesi membri, acquistandolo ogni volta che ci sono problemi,
potrebbe (secondo loro) portare a un tasso di inflazione più elevato nell’EZ.
Ora, come voi credo sappiate o capiate, l’inflazione ha effetti redistributivi dai
creditori ai debitori, per il semplice fatto che se prendi in prestito 10
quando i prezzi sono a 1, e restituisci 10 quando i prezzi sono a 2, di fatto
hai preso in prestito 10/1=10 di potere d’acquisto, ma devi restituire solo
10/2=5 di potere d’acquisto. L’inflazione, cioè, erode quello che gli
economisti chiamano il “valore reale” del debito. Certo, ci sono i tassi di
interesse, ma se l’inflazione è imprevista (ad esempio perché consegue a un
cambiamento di struttura della politica monetaria che non prevedibile, come
quello che sarebbe rappresentato da una fantomatica Bcesimileallafed) il tasso
di interesse non può incorporarla, e quindi si rimane col fatto che il
creditore ha corrisposto moneta “buona” (che compra un certo ammontare di beni)
e si vede restituire in ammontare di moneta “cattiva” (perché compra un minore
ammontare di beni, visto che i prezzi sono cresciuti). Questo è il problema.
Chi dice che i tedeschi sono contrari all’inflazione perché
l’iperinflazione di Weimar ha portato al nazismo non sa né l’economia né la
storia. La culla del nazismo è l’esplosione della disoccupazione dovuta alle
politiche deflazionistiche messe in opera all’inizio degli anni ’30, quando
l’esperienza di Weimar si era conclusa da un pezzo (e come dice er Bufalo, si
‘o volete da vede cliccate qua).
Ricapitolando: la Bcesimileallafed non risolverebbe nulla
nel lungo periodo perché:
1)
moneta unica non significa inflazione unica e
quindi una politica monetaria centralizzata quale che sia non influisce sugli
squilibri regionali, per cui il meccanismo che ha condotto alla crisi
rimarrebbe inalterato, e:
2)
i tedeschi sono contrari all’inflazione perché
sono creditori del resto d’Europa, e come ogni creditore preferiscono essere
rimborsati in moneta “buona” anziché “cattiva”, il che li porta ad avversare
qualsiasi cambiamento istituzionale che possa portare (secondo loro) a un
incremento generalizzato dell’inflazione in Europa (pur senza colmare i
differenziali da paese a paese), semplicemente perché questo corrisponderebbe a
quella socializzazione delle perdite della quale chi ha privatizzato i profitti
non vuole sentir parlare.
Ci siete?
Bene: se ci siete, siete un bel pezzo avanti alla maggior
parte dei miei colleghi. Capito mi avete, no? E allora facciamo un pezzettino
di strada in più.
Entracte: la crisi del 1992
Il meccanismo della crisi del 1992 l’ho spiegato nel post in
cui sbugiardavo alcuni disinformatori di regime.
Lo ricapitolo qui per voi.
1)
Nel 1992 l’Italia aderiva allo Sme (Sistema
monetario europeo) nel quale era entrata nel 1979.
2)
L’adesione comportava il mantenimento del cambio
della lira entro una banda di oscillazione attorno a una parità centrale
definita in termini di ECU (una valuta scritturale il cui valore era dato da
una media ponderata delle quotazioni delle valute appartenenti agli accordi di
cambio): lo Sme era quindi un sistema di cambi fissi (attorno alla parità “centrale”),
ma aggiustabili (le parità centrali potevano essere ridefinite in caso di
squilibri fondamentali che le rendessero insostenibili per un paese).
3)
Il cambio “fisso” non è tale per legge di
natura, ma perché quotidianamente la Banca centrale interviene colmando l’eccesso
di offerta o di domanda di valuta nazionale e quindi portando in equilibrio il
mercato valutario al “prezzo” stabilito, cioè al tasso di cambio di riferimento
(la parità centrale, appunto).
4)
Normalmente la valuta di un paese viene chiesta da
operatori esteri in due circostanze:
a.
per acquistare i beni prodotti in quel paese (esportazioni
di merci e servizi dal paese);
b.
per acquistare titoli emessi nel paese
(importazioni di capitali nel paese).
Quest’ultima cosa va capita, e capita bene. Il tedesco
che acquista un Cct di fatto offre marchi per acquistare lire, con le quali
acquista il titolo. In Italia entra valuta (che bello!), ma l’Italia ha un
debito con la Germania (che bello?). Certo però che in entrambi i casi abbiamo
una domanda di valuta nazionale che sostiene il cambio della lira. Il cambio,
quindi, può essere sostenuto vendendo merci all’estero o indebitandosi con l’estero.
Capitelo bene, per favore. Capitelo. È
tutto qui. Se questo non è chiaro, chiedete. Ma se non capite questo, non avete
strumenti per leggere il mondo.
5)
E quando viene offerta la valuta nazionale? Dai,
che ce la fate... Evidentemente nei casi uguali e contrari, cioè:
a.
per acquistare beni prodotti all’esterno del
paese (importazioni di merci e servizi: per acquistare un barile di petrolio l’italiano
offre lire, acquista dollari, e con questi il petrolio);
b.
per acquistare titoli emessi all’estero (esportazioni
di capitali). Per acquistare un Tbill americano un italiano offre lire in
cambio di dollari, e con i dollari acquista il titolo americano. Dall’Italia
escono lire (che brutto!) ma l’Italia acquisisce un credito verso gli Stati
Uniti (che bello!).
Il cambio quindi viene depresso dalle importazioni di
beni o contraendo crediti verso l’estero (fuga o esportazione di capitali).
6)
Apro e chiudo una parentesi per quelli
particolarmente “de coccio” (detto affettuosamente e con la consapevolezza di
aver impiegato molto tempo anch’io a capire: ma nessuno me l’aveva mai spiegato
come io lo sto spiegando a voi!): ovviamente queste operazioni sono mediate dal
sistema bancario e molto spesso l’utente finale (voi) non partecipa
direttamente a tutte le fase. Esempio: se acquistate una quota di un fondo
comune di investimento che nella sua composizione ha anche dei titoli
americani, non siete certo voi che andate all’ufficio cambi a comprare i dollari
ecc. ecc. Lo so: voi siete il centro del vostro mondo. Ma la maggior parte di
voi, come me, non conta niente. Io sto facendo un ragionamento macroeconomico e
aggregato. Se non riuscite a capire che quello che succede a un paese è la
somma di quello che succede a chi ci vive... allora avete già perso!
7)
Come in qualsiasi mercato, se l’offerta eccede
la domanda, il prezzo scende. Quindi sul mercato valutario il cambio tenderà a
deprezzarsi se:
a.
le importazioni di beni superano le esportazioni
di beni (deficit commerciale);
b.
le esportazioni di capitali superano le
importazioni di capitali (deficit del conto finanziario della bilancia dei
pagamenti).
Il cambio tenderà invece ad apprezzarsi se:
a.
le esportazioni di beni superano le importazioni
di beni (surplus commerciale);
b.
le importazioni di capitali superano le
esportazioni di capitali (surplus del conto finanziario).
8)
Conseguenza: se un paese per un qualsiasi motivo
comincia a trovarsi in deficit commerciale (ad esempio perché è penalizzato
dalla rigidità del cambio), cercherà di compensare questo deficit con un surplus
del conto finanziario della bilancia dei pagamenti, cioè tenterà di aumentare
le importazioni (e limitare le esportazioni) di capitali. Come si fa a
importare più capitali? Semplice: si offre un tasso di interesse più alto.
Questo è il motivo per il quale l’adesione allo Sme, insieme al divorzio fra
Tesoro e Banca d’Italia, ha portato a un incremento dei tassi di interesse
italiani a partire dagli anni ’80. Mi riferisco, naturalmente, ai tassi reali,
cioè depurati dall’inflazione (vedi la spezzata rossa nel grafico precedente).
9)
Ma se un paese importa capitali (a qualsiasi
titolo) poi deve anche pagarli (in termini di interessi corrisposti all’estero).
Anche se c’è qualche sconclusionato dilettante che in rete dice il contrario,
non ci sono free lunch nemmeno nel
mercato dei capitali. Così, se si importano molti capitali (cioè se si
contraggono molti debiti) al deficit
commerciale si aggiunge un ulteriore flusso di valuta in uscita dal paese.
Questo è un esempio di quello che chiamiamo uno squilibrio “fondamentale”. L’Italia
si è trovata in questa situazione nel 1992, e ci si trova oggi, come ho
spiegato su lavoce.info.
10) Attenzione:
la Banca centrale per difendere il cambio ha due opzioni:
a.
di una vi ho parlato: aumenta i tassi di
interesse. Ottimo, arrivano i capitali (nel breve periodo), così possiamo
finanziare i nostri acquisti di importazioni. Ma, dopo un po’... pessimo! Devi
corrispondere gli interessi, quindi... Oooooops! La situazione è peggiorata....
l’offerta di valuta nazionale aumenta... occorrono dollari (o marchi, o yen)
non solo per acquistare le merci, ma anche per ripagare gli interessi sui
debiti contratti con l’estero. Mannaggia! E chi se lo aspettava! Certo non gli
sconclusionati dilettanti che rinnegano la contabilità nazionale...
b.
Bene: allora la Banca centrale, sempre nel
nobile e disinteressato scopo di “difendere” il cambio, compra lei la valuta
nazionale in eccesso di offerta. E come fa? Semplice: utilizza le proprie
riserve in valuta estera. Se c’è un’offerta eccessiva di lire, la Banca d’Italia
usa i propri dollari, o marchi, o qual che è, per ritirare le lire in eccesso
dal mercato valutario. Chiaro, no? Qual è l’unico problema? Non lo vedete?
Proprio non lo vedete? Ma è semplice: la Banca d’Italia può stampare solo lire,
non marchi (o dollari)! Quindi le “munizioni” per difendere il cambio dopo un
po’ finiscono.
11) I
mercati vedono benissimo se un paese ha un mercato valutario equilibrato o se ha
squilibri fondamentali: semplicemente, nel caso di squilibri, noteranno che:
a.
la bilancia commerciale è in deficit persistente
(e anche il saldo reddito è negativo perché vengono pagati molti interessi all’estero),
e:
b.
il cambio manifesta un tendenza al ribasso (nel
caso dello Sme, tenderà a essere sempre un po’ al disotto della parità
centrale).
Se il cambio fosse libero di fluttuare, non ci sarebbero
grandi problemi: semplicemente, il cambio scenderebbe, i beni nazionali
diventerebbero più convenienti, esporteremmo più merci e importeremmo meno
capitali (che comunque rimborseremmo in valuta svalutata). In questo modo
verrebbe conseguito un nuovo equilibrio, e non ci sarebbero margini per un
attacco speculativo.
12) Se
questo non è chiaro, guardate cosa succede se i cambi sono fissi ma
aggiustabili: in presenza di squilibri fondamentali, la Banca centrale mantiene
il cambio acquistando valuta nazionale in cambio di valuta estera. Questo
scatena un meccanismo esplosivo. Quando gli speculatori vedono che la Banca
centrale sta esaurendo le riserve, scatenano un attacco al ribasso vendendo
lire: la Banca centrale è costretta a “difendersi” vendendo (in ipotesi)
marchi. Gli speculatori riescono così a imbottirsi di marchi e continuano a
chiederne, continuando a vendere lire, naturalmente sempre al cambio fisso. Di
fatto, la Banca centrale, difendendo il cambio, garantisce agli speculatori di
poter comprare marchi relativamente a un prezzo calmierato. In altre parole, lo
scopo di questa pantomima è semplicemente quello di ostacolare il funzionamento
della legge della domanda e dell’offerta: ostacolo posto, stranamente, da
istituzioni come le banche centrali, tutte liberismo e distintivo! Quando le
riserve finiscono, la Banca centrale è costretta a svalutare, il che significa
(Goofynomics) che il prezzo della lira scende, ma quello del marco sale! Gli
speculatori possono ora rientrare sulla lira, lucrando l’incremento di prezzo
del marco.
13) Intermezzo:
un esempio concreto. Nel periodo luglio/agosto 1992 il cambio lira/marco si
situava attorno a 760 lire per marco. Gli speculatori vendevano lire, ma il
cambio veniva difeso. A settembre salì in una volta sola a 809 lire (quindi la
lira si era svalutata del 6.5% in un mese) e a quel punto gli speculatori cominciarono
piano piano a rientrare.
14) Capito?
Supponiamo che il tasso di cambio fosse stato libero di fluttuare. In questo
caso la svalutazione sarebbe stata progressiva e impercettibile (sarebbe
iniziata del resto molto prima) e gli speculatori non avrebbero potuto lucrare
su un singolo evento one shot di
svalutazione. Immaginate un attacco ribassista in caso di fluttuazione del
cambio: tu offri lire per chiedere marchi... ma dall’altra parte non trovi un
governatore della Banca d’Italia che ti offre marchi a prezzo calmierato (come
sarebbe costretto a fare se dovesse difendere il cambio): semplicemente, il
prezzo del marco sale (cioè la lira si svaluta), e quindi alla fine a te non
conviene più attaccare per due motivi: primo, perché imbottirti di marchi ti
costa sempre di più (mentre se il cambio è fisso il marco rimane a buon
mercato); secondo, perché lasciando fluttuare il cambio la Banca centrale non è
costretta a spendere le proprie riserve, quindi non c’è un limite fisico
preciso che indichi un punto di rottura oltre il quale si avrà una svalutazione
massiccia che ti permette di ottenere un guadagno: anzi: una svalutazione
massiccia proprio non ci sarà, semplicemente perché la svalutazione avviene
progressivamente, nel day by day, proprio per effetto dello stesso attacco. Che
quindi, ça va sans dire, non viene
nemmeno tentato (perché sarebbe inutile)!
15) Nota
bene: va da sé che la svalutazione non ha solo benefici ma anche costi (molto
sovrastimati dai media, d’accordo, ma ce li ha) e che gli squilibri
fondamentali è meglio correggerli. Ma qui non stiamo parlando di questo: stiamo
parlando di come evitare che con ottime (!) motivazioni le Banche centrali
giochino una pantomima che permette agli speculatori di fare un pacco di soldi
nel giro di pochi giorni.
16) Sintesi:
il meccanismo dei cambi fissi ma aggiustabili fomenta la svalutazione
destabilizzante; quello dei cambi flessibili la scoraggia. Se non è chiaro,
rileggete. Se non è chiaro, rileggete. Se non è chiaro, rileggete. Se ancora
non è chiaro, chiedete. Astenersi pigri: a quelli ci pensano Mario&Mario.
Analogie
Se avete letto e capito quanto precede, credo che siate
pronti ad applicare le lezioni della storia al presente. Sta succedendo, a
grandi linee, la stessa cosa che è successa nel 1992. Esattamente come nel
1992, l’Italia, penalizzata dalla rigidità del cambio, ha visto deteriorarsi il
proprio saldo commerciale, ha cominciato a importare capitali dall’estero, e ha
cominciato a indebitarsi con l’estero per pagare gli interessi sul debito
estero. Esattamente come nel 1992, e come ho spiegato nel 2011 su lavoce.info,
questo è il segnale che gli speculatori attendevano: un paese ingabbiato nella
spirale del debito (mi indebito per pagare gli interessi sul debito) è
particolarmente fragile. Si è così scatenato un attacco speculativo che si è
manifestato non con la vendita di lire (che non ci sono più) ma di altre
attività emesse dallo Stato italiano: i titoli di Stato. Il meccanismo però è
molto simile. Nel 1992 si vendevano lire acquistando marchi per lucrare la
differenza di cambio che si sarebbe manifestata dopo l’inevitabile
riallineamento. Nel 2012 si vendono titoli italiani per motivi analoghi: la
pressione, in questo caso, non è sul mercato valutario (che non c’è più), ma
sul mercato finanziario: sale lo spread e crollano le quotazioni azionarie
delle aziende italiane, il che consente di acquisirle a buon mercato (come abbiamo
spiegato qui). Dato che il rendimento di una buona azienda è superiore a quello
di un titolo di Stato, si capisce dove sia la convenienza. Ma questa è solo una
delle possibili strategie. L’attacco al ribasso sui titoli italiani mette in
evidente difficoltà il paese (ve ne sarete accorti!), e quindi concorre (come
nel caso del 1992) a rendere probabile una uscita (nel 1992 dagli accordi di cambio,
e oggi dall’euro) con successiva svalutazione. E in questo caso a chi ha
venduto i titoli italiani andrebbe ancora meglio: se ha investito gli euro
ricavati in attività finanziarie emesse da paesi del Nord potrebbe lucrare la
differenza di cambio, esattamente come nel 1992. Le due strategie (attacco
finalizzato a una svendita del patrimonio italiano, attacco finalizzato a
indurre una uscita/svalutazione) non sono particolarmente incompatibili. In
fondo, pensateci: se un’azienda tedesca acquisisce il controllo di un’azienda
italiana (a buon mercato perché le quotazioni sono cadute, o anche
semplicemente perché la situazione di crisi la rende momentaneamente poco
profittevole, e in assenza di difese da parte dello Stato la proprietà italiana
preferisce svendere), e poi l’Italia esce e svaluta, il proprietario tedesco (o
francese, o olandese, o...) ovviamente beneficia del rilancio della domanda
estera e quindi interna che la svalutazione determina.
Attacco, poi... Ognuno fa il suo lavoro. Non ci sono "speculatoricattivi". Ci sono però governi che non sempre, magari in ottima fede, fanno gli interessi del proprio paese...
E non vi sfugga l'altra, inquietante, analogia: come nel
1992, così nel 2012 il governatore interviene “a difesa”. Nel 1992 quello della
Banca d’Italia, e oggi quello della Bce. Difesa di chi, di cosa? Nel 1992 era
la difesa della stabilità del cambio, che in realtà difendeva gli interessi dei
soliti noti, quelli che, sapendo benissimo che tanto si sarebbe svalutato,
volevano garantirsi il diritto di acquistare marchi a “prezzo politico” anziché
al prezzo di mercato ancora per un po’. Nel 2012 è la difesa dell’euro, che in
realtà è (nell’immediato) difesa degli interessi dei soliti noti, quelli che
avendo contratto crediti con i paesi della periferia, cercano di rientrare
facendosi pagare in valuta “buona”, prima che l’inevitabile uscita con connessa
svalutazione determini un haircut del
loro credito. Non vi sto poi a dire chi abbia, nel medio/lungo periodo, tratto
vantaggi dall’euro. Basta vedere come l’ha presa Juncker,
o quello che dice Giacché.
Ma queste sono per lo più considerazioni di medio periodo, e ora siamo nel
breve.
Che senso ha chiedere ora alla sinistra di farsi promotrice
di controlli sui movimenti di capitale? Ovviamente questi controlli saranno
parte della soluzione, ed ovviamente a monte di essi vi sarà, come vi fu in
Argentina, come vi è sempre stata in congiunture analoghe, una decisione
politica, senza la quale l’economista, come ci spiegava Roberto Frenkel, non
può dir nulla e non ha nulla da dire.
Ma una vera sinistra, diciamocelo, sarebbe dovuta intervenire prima, prima che
i capitali li mettessero al sicuro i soliti noti. Ora che i capitali possono
metterli al sicuro solo i poveracci, ai quali peraltro per lo più non conviene
farlo, perché hanno ben poco da perdere (come spiega Claudio Borghi),
il corralito (il “recintino” che
impedisca ai capitali di uscire) non ha ovviamente più alcun significato macroeconomico.
Ne conserva però uno politico: quello di segnalare che si vuole uscire. Se è
questo che la sinistra vuole. Ma ho i miei dubbi.
Una differenza e un quod erat demonstrandum
La differenza principale è una: nel 1992 esisteva un preciso
limite “fisico” oltre il quale questo gioco non poteva andare: la disponibilità
di riserve ufficiali da parte della Banca centrale. L’uscita (dagli accordi di
cambio) diventava necessaria nel momento in cui gli accordi non potevano più
essere difesi perché la Banca centrale non aveva più valuta pregiata da svendere
agli speculatori.
Oggi il limite è meno preciso. Non c’è uno stock che si sta
esaurendo, se non quello della nostra pazienza. Sicuramente, ora come allora, i
soliti noti si stanno attrezzando, e quando si saranno attrezzati daranno il
via libera.
Vi ricordate quando a novembre vi mettevo in guardia contro
la bolla dei Bund? Bene: ora pare lo faccia anche l’Economist.
Perché l’Economist lo fa ora e perché io lo facevo a novembre? Ma per lo stesso
motivo: perché negli ambienti della City (che io non frequento, ma alcuni miei
studenti più bravi di me sì) era assolutamente chiaro che le quotazioni del
Bund erano sopravvalutate. Rosner, a differenza di me, aveva probabilmente
anche tanti amici da far “rientrare” prima di poter dire la verità: verità che
viene detta ora che i furbi si sono messi al sicuro, vendendo i Bund ai fessi.
E la verità qual è? La solita: la Germania ha costruito la propria prosperità a
spese dei paesi che ora sta strozzando (il famoso “segare il ramo” dell’articolo
su Aristide pubblicato un anno fa e che Juncker oggi rimprovera ai tedeschi),
e quindi, una volta strozzati questi paesi, sarà in gravi difficoltà. Del
resto, le cose vanno male in ogni caso: se la Germania socializza le perdite,
il suo debito pubblico crescerà perché direttamente o indirettamente dovrà
accollarsi una parte dei debiti altrui. Altrimenti sega il ramo e precipita.
Non c’è male come risultato.
Conclusione
La Bcesimileallafed non può essere una soluzione duratura
per i problemi dell’EZ perché di fatto opererebbe nel senso di quella
mutualizzazione delle perdite che la Germania strenuamente non vuole. La
cosiddetta svolta di Draghi ha l’unico scopo di rinviare l’inevitabile epilogo
della vicenda, permettendo ai paesi forti di fare ancora per un po’ i propri
interessi (dettando condizioni ed esportando il proprio modello sociale
altrove), e indebolendo ancora un po’ i paesi meno forti, che quindi saranno
tanto più massacrati quando i nodi verranno al pettine. La malafede, del resto,
è evidente! Abbiamo costruito tutta l’Europa sul principio che le banche
centrali dovessero divorziare dal Tesoro: questa veniva propugnata come
soluzione. E ora, dopo che abbiamo distrutto le nostre economie in omaggio a
questo astratto principio, cosa ci viene offerta come soluzione? Quella di far
fare alla Bce, in modo non del tutto trasparente, quello che le banche
nazionali non possono fare!
A conti fatti, tutta questa storia non è che l’applicazione
di un semplice ma ineludibile principio economico: non ci sono pasti gratis (no free lunch). La Germania ha sfruttato
l’Eurozona come se questo pasto fosse gratis, ma ora si accorge che un conto da
pagare c’è sempre, ed è più salato per chi fa il furbastro. Inutile cianciare ora
di riforme da fare, di compiti a casa, e altre scemenze. La malafede, anche
qui, è evidente. Se lo scopo dell’euro fosse stato quello di competere insieme
contro la terribile Cina, allora le riforme di sarebbero dovute disegnare
insieme, insieme si sarebbe dovuto progettare il modello sociale di sviluppo da
opporre a quello delle economie emergenti. Invece no: la Germania ha fatto dumping sociale, violando le regole europee per finanziare la sua riforma di
precarizzazione e abbattimento del costo del lavoro, e ora paga, paga come
chiunque fa dumping per aggredire le economie circostanti.
Paga in modo diverso, ma per un motivo analogo a quello per il quale ha pagato
l’Irlanda, che facendo dumping fiscale per attirare capitali esteri è finita
schiacciata dal peso degli interessi da corrispondere all’estero.
L’elemento comune qual è? Quello di non aver voluto ricercare un coordinamento
e un’uniformità europea, quello di non aver voluto collaborare col prossimo, ma
fotterlo. L’Irlanda non lo ha cercato in campo fiscale, la Germania non lo ha
cercato sul mercato del lavoro, come le rimproverano anche le Nazioni Unite
(vedetevi il box 4 del Global EmploymentTrends):
entrambe lo hanno fatto per volgere la situazione a proprio vantaggio, entrambe
hanno attratto l’ammirazione dei gonzi e dei traditori, ed entrambe pagheranno.
Dio non paga ogni sabato e nemmeno i mercati. E dato che nel
pagamento siamo coinvolti anche noi, l’unica cosa razionale da fare sarebbe
uscire ora, per difendere noi stessi. La svolta di Draghi va in direzione
opposta, il che non vuol dire che non obbedisca anch’essa a una razionalità.
Solo che si tratta, come nel 1992, della razionalità dei soliti noti. Così è,
se vi pare...
sabato 28 luglio 2012
L'idra del luogocomunismo
Bollettino di Guerra n. 1
Alle ore 17:15 del 26 luglio 2012, dopo un'intensa attività di ricognizione, S.A.R. Gufo, Duca degli Abruzzi, ha sferrato un attacco al quartier generale delle orde luogocomuniste schierando i 4661 caratteri della divisione Spettro. L'operazione, svolta e preparata nel più assoluto segreto, mirava a scuotere le certezze dell'avversario e verificare le capacità di reazione e mobilitazione delle nostre unità sul territorio. Immediata opera di supporto veniva prestata dalla corazzata WeiningerSdA, che alle ore 17:21 lanciava dalle acque territoriali luogo comuniste la prima di tante esilaranti e lapidarie bordate, non deflettendo sotto il fuoco di interdizione di castaspesapubblicacoruzzionebruttoergomenostatochiudiamogliospedaliesoprattuttoleuniversitàdovecisonoquellichecifannounculocomeuncappellodaprete . Alle ore 17:29 l'unità di intelligence Tarheel rompeva il segreto mobilitando le colonne celeri e l'aviazione. La sterile resistenza del maresciallo Di Danno veniva travolta da una raffica di sberleffi, degno contrappunto di una raffica di cazzate. Nonostante la smodata opera di intelligence dei moderatori, la situazione volgeva rapidamente a vantaggio delle forze alleate del buon senso e della conoscenza dei fatti, che causavano al nemico gravissime perdite, riportando a casa più di 450 commenti (post più commentato del giorno... e non solo).
Segue la motivazione delle medaglie al valore...
Siete stati bravissimi. Qualcuno magari ci sarà rimasto male per il fatto che questa scelta non è stata annunciata, discussa, condivisa. In effetti, penserete, siamo una piccola famiglia, e in famiglia si discute. Io nella mia discuto poco: obbedisco a rockapasso e comando a Uga e ar Palla. Arrogante coi deboli, strisciante coi forti, è il mio motto e ve l'ho dimostrato più volte (anche sul FQ, prendendomela con Solone e Licurgo proprio nel giorno in cui i concorsi sono andati in Gazzetta Ufficiale: Maramaldo, tu uccidi due colleghi morti, sbriciolati dalla SStoria e presto anche dall'opinione pubblica, che chiederà loro: "cari, cos'è quella storia che non sarebbe stato un altro 1929? Perché nella primavera del 2009 rilasciavate interviste dicendo che il peggio era dietro le spalle?"... Eh, a voi v'ha rovinato Internet... Nil inultum remanebit). Ora, con tutto il rispetto, voi, cari lettori, non siete rockapasso, per vostra fortuna... cioè, voglio dire: non che sia una sfortuna essere rockapasso, ma è una sfiga avermi intorno... chiaro, no? (Ho schivato il mattarello...).
Bene.
Quindi io faccio come me pare.
L'ampio dibattito sul senso e il non senso dell'operazione ha assunto mille divertenti sfumature.
Ci sono quelli che fra il serio e il faceto rimpiangono di non essere più "di nicchia". Ci sono quelli che mi mettono in guardia (che teneri...) contro il pericolo di essere manipolato (loro magari hano letto solo Zagor, io magari ho letto anche Balzac - a puntate sulla Settimana Enigmistica - e quindi, come dire, della borghesia e del suo rapporto con l'informazione un'idea me la sono fatta. E poi, un cavallo di Troia può essere, se non zoologicamente, almeno metaforicamente, un figlio di troja... e modestamente lo nacqui - co' tutto er rispetto pe' mmi madre). Ci sono quelli che si sentono già orfani (ma se foste er Palla sapreste comunque vedere il bicchiere mezzo pieno). Ci sono quelli che vabeneperòdevidirequestoequest'altro (ma vedi d'anna' ffa ecc.! Apri tu un blog sul FQ e di un po' tu quello che ti pare, caro...). Ci sono quelli che d'accordoperòdevifareanchequestoequestaltroperchéadessolenostreprioritàsono (nostre?). Ci sono quelli che sìperòadessodevichiederequestoequestaltro (chiedere? Chi? Io!? Io chiedere? Ahhh, ma allora non avete proprio capito! Che c'ho la faccia da sindacalista io? Che c'ho la faccia di uno che per trenta denari chiede e poi se la piglia nel di dietro? Io non chiedo, cari. O mi offrono, o prendo, o sto a casa mia. E spero altrettanto di voi). E via dicendo. Però io capisco tutti e voglio bene a tutti: ve ne volevo molto prima, ve ne voglio moltissimo dopo, e quindi dopo averlo fatto vi spiego un paio di cosette.
Rapidamente.
Perché non ho detto niente a nessuno? Perché sono un artista barocco (quindi il mio scopo è stupire il pubblico), perché lavoro con un violoncellista partenopeo che mi ha attaccato il virus della scaramanzia, e soprattutto perché volevo vedere quanto ci mettevate a reagire. E siete stati fantastici.
Perché lo sto facendo? I motivi dovrebbero essere evidenti. Vogliamo restare qui, nel recinto del nostro onanismo bloggaro (come lo ha definito mi' cuggino), a dirci le nostre quattro verità aspettando che una montagna (di merda) venga da Maometto? Non credo. Dice: ma tu ormai sei conosciuto, devi coltivare il mito della tua inaccessibilità come Mina... Be', ragazzi, lo so che mi volete bene, ma siete un po' obnubilati! Mina era su un altro standard. Molto più alto del mio, se non ve ne foste accorti. E prima di diventare inaccessibile ha comunque mangiato più panini di me (che sono nello showbusiness della divulgazione da meno di un anno) e si è fatta opportunamente vedere. Quindi inaccessibilità una sega, chiaro?
Ma poi, scusate: noi che abbiamo la fortuna di essere portatori di idee vecchie in un paese nel quale le idee nuove sono incarnate da personaggi come questo (sapientemente ritratto dal nostro Torny), vogliamo tenercele per noi queste idee? O vogliamo che tutte le persone che intuiscono confusamente di non essere causa ma vittime della crisi ne acquisiscano la consapevolezza piena e documentata, quella che, sola, può permettere al loro dissenso di trasformarsi in azione politica? E allora queste persone dobbiamo andarle a cercare.
Non dobbiamo cercare la "mediazione" con i loro rappresentanti politici marci e decotti, illudendoci che riescano a gestire il dopo meglio di come hanno gestito il prima, sproloquiando di piattaforme e di appelli in sindacalese dove la parola euro compare solo affiancata al termine "zona" o "area", e con i quali Angela Merkel compie l'operazione rabelaisiana che sapete. Dice: "Eh, Bagnai, ma tu sei arrivato tardi, mica l'hai firmato il magno appello!". Certo. E sai perché? Primo, per evitare che la Merkel si pulisse il culo con la mia firma come se l'è pulito con la vostra. Secondo, perché mai avrei dovuto firmare il 14 giugno questo capolavoro di cerchiobottismo nel quale l'euro non viene mai nominato come problema ma solo come entità geografica (capisco, bisogna mediare, non bisogna urtare le sensiBBilità...), quando il 23 febbraio avevo scritto questo (divulgando l'idea che gli squilibri esterni sono la causa dei problemi dell'eurozona) e il 12 maggio avevo scritto questo (denunciando esplicitamente la non sostenibilità dell'euro, spiegandone i motivi in un modo piano e comprensibile ai più, fottendomene alla grande della sensiBBilità dei politicanti, e ponendo questa domanda: "La teoria delle zone monetarie ottimali implica che l’euro è stato una vittoria politica di chi desiderava che in Europa gli aggiustamenti macroeconomici si scaricassero integralmente sul mercato del lavoro (traducendosi in “lacrime e sangue”). Vi sembra una vittoria della sinistra? Un’analisi seria delle vie di uscita parte anche dalla risposta a questa domanda."). Questo due anni or sono.
Il gioco del "l'ho detto prima io" non mi interessa, lo capite o no? Non mi interessa perché io so, e grazie a me ormai tutti sanno, quello che i politicanti coi quali qualcuno vuole mediare hanno tenuto opportunamente nascosto: cioè che l'hanno detto prima loro. Quindi non giocate questo gioco con me, perché avete perso in partenza. E io mi annoio se non c'è partita.
Mediare...
Non dobbiamo cercare la "mediazione" coi mediatori (o mezzani che dir si voglia) che in trent'anni e trenta denari di onorata carriera sono stati in grado solo di far sfilare ai lavoratori le proprie conquiste e i propri diritti uno ad uno, salvo versare lacrimucce di coccodrilluccio del tutto simili e complementari a quelle della coccodrillona, o magari dare la colpa alla Cina (un argomento per tutte le stagioni adatto a uomini per tutte le stagioni). Questo non ci porterebbe da nessuna parte perché questa mediazione è sul nulla (che altro possono chiederci in cambio? Non ci hanno già preso tutto?) e con nessuno (sono politicamente morti e non se ne rendono conto).
Dice: "ma così sei populista!". Certo, certo... Ne abbiamo già parlato degli intellettuali di sinistra per i quali la democrazia consiste nel fatto che il popolo faccia ciò che loro hanno deciso. Certo, per questi intellettuali fornire informazioni al "popolo" (che poi sareste voi) può rappresentare una pericolosa deriva populista. Attenti a chi usa questo aggettivo oggi...
Oh, poi se mi sbaglio me lo direte. Ma il punto è che se pure la mediazione fosse la cosa giusta, a me non interessa. Siamo alla fine di un mondo, e nell'Apocalisse è scritto:
Ne abbiamo parlato. Può darsi che nostro Signore si sbagli ed è pressoché certo che mi sto sbagliando io (lo rivendico con orgoglio). Ma se non ci sbagliamo questi tiepidi verranno vomitati dalla bocca dell'elettorato. Volete sbagliare con me, o avere ragione con cerchiobottisti e bandwagoner assortiti?
E allora, nella remota ipotesi che io non abbia tutto il torto, la cosa da fare ora, e rapidamente, non è mediare con i rappresentanti politici (morti) dei tanti piddini, ma andare a provocare i tanti piddini a casa loro. Combattere casa per casa, fra i denti il pugnale della dialettica, in mano le granate dei dati. Sgretolare le loro certezze. Evitare che della verità si approprino le destre di vario colore. Contrastare i vari uomini della provvidenza e le varie teorie della provvidenza. Diffondere il buon senso e la ragionevolezza. Con fermezza, provocatoriamente, perché queste sono le regole non scritte ma facilmente leggibili della comunicazione, accordando però agli interlocutori che se lo meritano il rispetto e il beneficio del dubbio.
E per fare questo, come molti hanno intuito, è opportuno muoversi da qui, ed è necessario prendere dei rischi.
Mi facevano sorridere di tenerezza quelli che dicevano "eh, ma hai visto i commenti, avevo ragione io!".
Ragione cosa? Anzi, come direbbe er Bufalo: raggione de che?
Che ce ne frega se quattro imbecilli fanno commenti da imbecilli ragliando al mondo la propria imbecillità? Averne di avversari così idioti! Non capite che fanno risaltare il fulgore della vostra intelligenza e della vostra fattuale e costruttiva dialettica? Aaahhh, perché voi pensavate che io mi sarei abbassato a rispondere... Ma allora non avete proprio capito niente, scusate! (e a qualcuno l'ho anche detto in faccia, prendendomi i rimbrotti di ro: "ma devi trattarlo bene, è tanto una cara persona..."). Non avete capito niente di me (Palamède de Guermantes), ma soprattutto non avete capito niente di voi. Siete tanti. Siete intelligenti. Siete la parte migliore del paese. Non c'è bisogno che venga papà Goofy a difendervi. Dopo mesi di backtracking della mia attività sapevo precisamente che avreste avuto, come avete avuto, gli argomenti per difendervi, come avete fatto. Quello che resta sul campo di battaglia è una provocazione più o meno intelligente, difesa in modo arguto, appassionato e documentato da una miriade di persone che si sono presi centinaia di "like", e un discreto afflusso di pubblico sul nostro sito, questo, nonostante ieri, come ho appreso poco fa dalla radio, siano iniziate le Olimpiadi, e l'italiano medio, fradicio di pornografia sportiva, avrà dedicato la propria attenzione alla cerimonia.
Quante persone hanno detto di essere arrivate qui da piattaforme come il FQ? Bene: forse questa provocazione (e le successive) ne porteranno altre. Quante persone hanno lamentato, in passato, di essere state censurate per avermi citato? Bene: ora queste persone sono vendicate: mi cito da solo. Nil inultum remanebit.
Mi usano come foglia di fico? Va bene, accetto il rischio. Certo, lo so: alle 23:59 del sette settembre c'è la corsa per salire sul carro della verità, onde poter dimostrare alle 00:01 del nove settembre quanto si sia stati di larghe vedute prima dell'otto settembre. Chiaro. Chissà, magari non sono una foglia di fico ma una foglia di ortica per le loro striminzite pudenda. E essere foglia di fico (o fico e basta) fa parte della vera mediazione: quella con le coscienze dei nostri concittadini, non quella con i cadaveri putrefatti della loro nomenklatura. Una mediazione che non devo fare solo io e nella quale so che voi mi affiancate, perché avete sempre avuto la coscienza civile per farlo, e oggi avete anche qualche strumento in più. Un semplice "grazie" sarà sufficiente... E una mediazione per la quale, che ci crediate o meno, FQ offre uno spazio più aperto e leale dei cerchiobottisti dello Sbilifesto, ai quali lasciamo suonare il valzer del più Europa sul ponte del Titanic Europa (grande Vladimiro). Tanto quelli non li legge nessuno. Mentre FQ, con buona pace di certi miei lettori dal canino aguzzo, un pubblico ce l'ha, ed è almeno in parte il nostro pubblico: quello delle persone che vogliono cambiare. Certo: molte sono incapsulate in un messaggio demagogico, quello della raffica di cazzate alla Di Danno: castaspesapubblicacoruzzionebruttoergomenostatochiudiamogliospedalilicenziamoidipendentipubblici. E allora? Dobbiamo rinunciare a parlare con queste persone? E per quale motivo? Perché me lo chiedete voi? Ma mi state chiedendo questo?
E poi, sentite: forse non possiamo far niente per evitare la catastrofe, ma due cose possiamo sempre farle: essere noi stessi, e divertirci. E io mi sto molto divertendo, nel leggere i vostri commenti arguti e penetranti, coi quali mettete in ridicolo le tesi luogocomuniste. E sto avendo anche grandi soddisfazioni.
Intanto, se scorrete la lista dei blogger del FQ, vedrete che sono incastonato fra due personaggi e me cari: lavoce.info e Natalino Balasso. Autori che ci hanno regalato delle autentiche perle di comicità, nel primo caso assolutamente involontarie e prontamente segnalatemi da voi. Ma insomma, per un guitto come me è una soddisfazione essere in simile compagnia...
Oh, colleghi, va da sé che qui si scherza, eh? Massimo rispetto. E poi non sapete quanto vi devo. Senza questa vostra cortese e assolutamente legittima lettera:
E poi, cari lettori, voi conoscete elio3c? E chi è, chiederete... Non lo so tanto bene. So che all'inizio, quando facevo un backtracking più accurato degli accessi, ne vedevo arrivare dal suo blog, e a un certo punto mi son deciso a cliccare sull'indirizzo. Ero in Francia. Gli occhi frantumati dai dati sul commercio bilaterale del Vietnam, le orecchie frastornate dal vociare della canea piddina... Un semplice clic, e mi sono trovato in un altro mondo, un mondo di segni e di silenzi eloquenti. Ricordo che il post di quel giorno riportava la foto di un'aquila. Un punto nel cielo. La libertà. E io ero incapsulato nelle matrici di Comtrade...
Rimaneva un mistero il perché un artista mi seguisse. Ma poi, andando a leggere, ho intuito i motivi di una ricerca e di una riflessione. E in uno degli ultimi post ho trovato Patmos:
Ecce draco rufus magnus, habens capita septem et cornua decem, et super capita sua septem diademata; et cauda eius trahit tertiam partem stellarum caeli et misit eas in terram. Et draco stetit ante mulierem, quae erat paritura, ut, cum peperisset, filium eius devoraret.
L'idra del luogocomunismo. Taglieremo le sue sette teste una ad una (ne rimangono sei, in effetti).
Elio mi ha dedicato questa sua opera. E forse, insieme a quella di avervi conosciuto, la soddisfazione più grande che la mia attività di divulgazione mi ha procurato è questa.
Alle ore 17:15 del 26 luglio 2012, dopo un'intensa attività di ricognizione, S.A.R. Gufo, Duca degli Abruzzi, ha sferrato un attacco al quartier generale delle orde luogocomuniste schierando i 4661 caratteri della divisione Spettro. L'operazione, svolta e preparata nel più assoluto segreto, mirava a scuotere le certezze dell'avversario e verificare le capacità di reazione e mobilitazione delle nostre unità sul territorio. Immediata opera di supporto veniva prestata dalla corazzata WeiningerSdA, che alle ore 17:21 lanciava dalle acque territoriali luogo comuniste la prima di tante esilaranti e lapidarie bordate, non deflettendo sotto il fuoco di interdizione di castaspesapubblicacoruzzionebruttoergomenostatochiudiamogliospedaliesoprattuttoleuniversitàdovecisonoquellichecifannounculocomeuncappellodaprete . Alle ore 17:29 l'unità di intelligence Tarheel rompeva il segreto mobilitando le colonne celeri e l'aviazione. La sterile resistenza del maresciallo Di Danno veniva travolta da una raffica di sberleffi, degno contrappunto di una raffica di cazzate. Nonostante la smodata opera di intelligence dei moderatori, la situazione volgeva rapidamente a vantaggio delle forze alleate del buon senso e della conoscenza dei fatti, che causavano al nemico gravissime perdite, riportando a casa più di 450 commenti (post più commentato del giorno... e non solo).
Segue la motivazione delle medaglie al valore...
Perché?
Siete stati bravissimi. Qualcuno magari ci sarà rimasto male per il fatto che questa scelta non è stata annunciata, discussa, condivisa. In effetti, penserete, siamo una piccola famiglia, e in famiglia si discute. Io nella mia discuto poco: obbedisco a rockapasso e comando a Uga e ar Palla. Arrogante coi deboli, strisciante coi forti, è il mio motto e ve l'ho dimostrato più volte (anche sul FQ, prendendomela con Solone e Licurgo proprio nel giorno in cui i concorsi sono andati in Gazzetta Ufficiale: Maramaldo, tu uccidi due colleghi morti, sbriciolati dalla SStoria e presto anche dall'opinione pubblica, che chiederà loro: "cari, cos'è quella storia che non sarebbe stato un altro 1929? Perché nella primavera del 2009 rilasciavate interviste dicendo che il peggio era dietro le spalle?"... Eh, a voi v'ha rovinato Internet... Nil inultum remanebit). Ora, con tutto il rispetto, voi, cari lettori, non siete rockapasso, per vostra fortuna... cioè, voglio dire: non che sia una sfortuna essere rockapasso, ma è una sfiga avermi intorno... chiaro, no? (Ho schivato il mattarello...).
Bene.
Quindi io faccio come me pare.
L'ampio dibattito sul senso e il non senso dell'operazione ha assunto mille divertenti sfumature.
Ci sono quelli che fra il serio e il faceto rimpiangono di non essere più "di nicchia". Ci sono quelli che mi mettono in guardia (che teneri...) contro il pericolo di essere manipolato (loro magari hano letto solo Zagor, io magari ho letto anche Balzac - a puntate sulla Settimana Enigmistica - e quindi, come dire, della borghesia e del suo rapporto con l'informazione un'idea me la sono fatta. E poi, un cavallo di Troia può essere, se non zoologicamente, almeno metaforicamente, un figlio di troja... e modestamente lo nacqui - co' tutto er rispetto pe' mmi madre). Ci sono quelli che si sentono già orfani (ma se foste er Palla sapreste comunque vedere il bicchiere mezzo pieno). Ci sono quelli che vabeneperòdevidirequestoequest'altro (ma vedi d'anna' ffa ecc.! Apri tu un blog sul FQ e di un po' tu quello che ti pare, caro...). Ci sono quelli che d'accordoperòdevifareanchequestoequestaltroperchéadessolenostreprioritàsono (nostre?). Ci sono quelli che sìperòadessodevichiederequestoequestaltro (chiedere? Chi? Io!? Io chiedere? Ahhh, ma allora non avete proprio capito! Che c'ho la faccia da sindacalista io? Che c'ho la faccia di uno che per trenta denari chiede e poi se la piglia nel di dietro? Io non chiedo, cari. O mi offrono, o prendo, o sto a casa mia. E spero altrettanto di voi). E via dicendo. Però io capisco tutti e voglio bene a tutti: ve ne volevo molto prima, ve ne voglio moltissimo dopo, e quindi dopo averlo fatto vi spiego un paio di cosette.
Rapidamente.
Perché non ho detto niente a nessuno? Perché sono un artista barocco (quindi il mio scopo è stupire il pubblico), perché lavoro con un violoncellista partenopeo che mi ha attaccato il virus della scaramanzia, e soprattutto perché volevo vedere quanto ci mettevate a reagire. E siete stati fantastici.
Perché lo sto facendo? I motivi dovrebbero essere evidenti. Vogliamo restare qui, nel recinto del nostro onanismo bloggaro (come lo ha definito mi' cuggino), a dirci le nostre quattro verità aspettando che una montagna (di merda) venga da Maometto? Non credo. Dice: ma tu ormai sei conosciuto, devi coltivare il mito della tua inaccessibilità come Mina... Be', ragazzi, lo so che mi volete bene, ma siete un po' obnubilati! Mina era su un altro standard. Molto più alto del mio, se non ve ne foste accorti. E prima di diventare inaccessibile ha comunque mangiato più panini di me (che sono nello showbusiness della divulgazione da meno di un anno) e si è fatta opportunamente vedere. Quindi inaccessibilità una sega, chiaro?
Ma poi, scusate: noi che abbiamo la fortuna di essere portatori di idee vecchie in un paese nel quale le idee nuove sono incarnate da personaggi come questo (sapientemente ritratto dal nostro Torny), vogliamo tenercele per noi queste idee? O vogliamo che tutte le persone che intuiscono confusamente di non essere causa ma vittime della crisi ne acquisiscano la consapevolezza piena e documentata, quella che, sola, può permettere al loro dissenso di trasformarsi in azione politica? E allora queste persone dobbiamo andarle a cercare.
Non dobbiamo cercare la "mediazione" con i loro rappresentanti politici marci e decotti, illudendoci che riescano a gestire il dopo meglio di come hanno gestito il prima, sproloquiando di piattaforme e di appelli in sindacalese dove la parola euro compare solo affiancata al termine "zona" o "area", e con i quali Angela Merkel compie l'operazione rabelaisiana che sapete. Dice: "Eh, Bagnai, ma tu sei arrivato tardi, mica l'hai firmato il magno appello!". Certo. E sai perché? Primo, per evitare che la Merkel si pulisse il culo con la mia firma come se l'è pulito con la vostra. Secondo, perché mai avrei dovuto firmare il 14 giugno questo capolavoro di cerchiobottismo nel quale l'euro non viene mai nominato come problema ma solo come entità geografica (capisco, bisogna mediare, non bisogna urtare le sensiBBilità...), quando il 23 febbraio avevo scritto questo (divulgando l'idea che gli squilibri esterni sono la causa dei problemi dell'eurozona) e il 12 maggio avevo scritto questo (denunciando esplicitamente la non sostenibilità dell'euro, spiegandone i motivi in un modo piano e comprensibile ai più, fottendomene alla grande della sensiBBilità dei politicanti, e ponendo questa domanda: "La teoria delle zone monetarie ottimali implica che l’euro è stato una vittoria politica di chi desiderava che in Europa gli aggiustamenti macroeconomici si scaricassero integralmente sul mercato del lavoro (traducendosi in “lacrime e sangue”). Vi sembra una vittoria della sinistra? Un’analisi seria delle vie di uscita parte anche dalla risposta a questa domanda."). Questo due anni or sono.
Il gioco del "l'ho detto prima io" non mi interessa, lo capite o no? Non mi interessa perché io so, e grazie a me ormai tutti sanno, quello che i politicanti coi quali qualcuno vuole mediare hanno tenuto opportunamente nascosto: cioè che l'hanno detto prima loro. Quindi non giocate questo gioco con me, perché avete perso in partenza. E io mi annoio se non c'è partita.
Mediare...
Non dobbiamo cercare la "mediazione" coi mediatori (o mezzani che dir si voglia) che in trent'anni e trenta denari di onorata carriera sono stati in grado solo di far sfilare ai lavoratori le proprie conquiste e i propri diritti uno ad uno, salvo versare lacrimucce di coccodrilluccio del tutto simili e complementari a quelle della coccodrillona, o magari dare la colpa alla Cina (un argomento per tutte le stagioni adatto a uomini per tutte le stagioni). Questo non ci porterebbe da nessuna parte perché questa mediazione è sul nulla (che altro possono chiederci in cambio? Non ci hanno già preso tutto?) e con nessuno (sono politicamente morti e non se ne rendono conto).
Dice: "ma così sei populista!". Certo, certo... Ne abbiamo già parlato degli intellettuali di sinistra per i quali la democrazia consiste nel fatto che il popolo faccia ciò che loro hanno deciso. Certo, per questi intellettuali fornire informazioni al "popolo" (che poi sareste voi) può rappresentare una pericolosa deriva populista. Attenti a chi usa questo aggettivo oggi...
Oh, poi se mi sbaglio me lo direte. Ma il punto è che se pure la mediazione fosse la cosa giusta, a me non interessa. Siamo alla fine di un mondo, e nell'Apocalisse è scritto:
Haec dicit Amen, testis fidelis et verus, principium
creaturae Dei:
Scio
opera tua, quia neque frigidus es neque calidus. Utinam frigidus esses
aut calidus!
Sic quia tepidus es et nec calidus nec frigidus, incipiam te
evomere ex ore meo.
Ne abbiamo parlato. Può darsi che nostro Signore si sbagli ed è pressoché certo che mi sto sbagliando io (lo rivendico con orgoglio). Ma se non ci sbagliamo questi tiepidi verranno vomitati dalla bocca dell'elettorato. Volete sbagliare con me, o avere ragione con cerchiobottisti e bandwagoner assortiti?
E allora, nella remota ipotesi che io non abbia tutto il torto, la cosa da fare ora, e rapidamente, non è mediare con i rappresentanti politici (morti) dei tanti piddini, ma andare a provocare i tanti piddini a casa loro. Combattere casa per casa, fra i denti il pugnale della dialettica, in mano le granate dei dati. Sgretolare le loro certezze. Evitare che della verità si approprino le destre di vario colore. Contrastare i vari uomini della provvidenza e le varie teorie della provvidenza. Diffondere il buon senso e la ragionevolezza. Con fermezza, provocatoriamente, perché queste sono le regole non scritte ma facilmente leggibili della comunicazione, accordando però agli interlocutori che se lo meritano il rispetto e il beneficio del dubbio.
E per fare questo, come molti hanno intuito, è opportuno muoversi da qui, ed è necessario prendere dei rischi.
Mi facevano sorridere di tenerezza quelli che dicevano "eh, ma hai visto i commenti, avevo ragione io!".
Ragione cosa? Anzi, come direbbe er Bufalo: raggione de che?
Che ce ne frega se quattro imbecilli fanno commenti da imbecilli ragliando al mondo la propria imbecillità? Averne di avversari così idioti! Non capite che fanno risaltare il fulgore della vostra intelligenza e della vostra fattuale e costruttiva dialettica? Aaahhh, perché voi pensavate che io mi sarei abbassato a rispondere... Ma allora non avete proprio capito niente, scusate! (e a qualcuno l'ho anche detto in faccia, prendendomi i rimbrotti di ro: "ma devi trattarlo bene, è tanto una cara persona..."). Non avete capito niente di me (Palamède de Guermantes), ma soprattutto non avete capito niente di voi. Siete tanti. Siete intelligenti. Siete la parte migliore del paese. Non c'è bisogno che venga papà Goofy a difendervi. Dopo mesi di backtracking della mia attività sapevo precisamente che avreste avuto, come avete avuto, gli argomenti per difendervi, come avete fatto. Quello che resta sul campo di battaglia è una provocazione più o meno intelligente, difesa in modo arguto, appassionato e documentato da una miriade di persone che si sono presi centinaia di "like", e un discreto afflusso di pubblico sul nostro sito, questo, nonostante ieri, come ho appreso poco fa dalla radio, siano iniziate le Olimpiadi, e l'italiano medio, fradicio di pornografia sportiva, avrà dedicato la propria attenzione alla cerimonia.
Quante persone hanno detto di essere arrivate qui da piattaforme come il FQ? Bene: forse questa provocazione (e le successive) ne porteranno altre. Quante persone hanno lamentato, in passato, di essere state censurate per avermi citato? Bene: ora queste persone sono vendicate: mi cito da solo. Nil inultum remanebit.
Mi usano come foglia di fico? Va bene, accetto il rischio. Certo, lo so: alle 23:59 del sette settembre c'è la corsa per salire sul carro della verità, onde poter dimostrare alle 00:01 del nove settembre quanto si sia stati di larghe vedute prima dell'otto settembre. Chiaro. Chissà, magari non sono una foglia di fico ma una foglia di ortica per le loro striminzite pudenda. E essere foglia di fico (o fico e basta) fa parte della vera mediazione: quella con le coscienze dei nostri concittadini, non quella con i cadaveri putrefatti della loro nomenklatura. Una mediazione che non devo fare solo io e nella quale so che voi mi affiancate, perché avete sempre avuto la coscienza civile per farlo, e oggi avete anche qualche strumento in più. Un semplice "grazie" sarà sufficiente... E una mediazione per la quale, che ci crediate o meno, FQ offre uno spazio più aperto e leale dei cerchiobottisti dello Sbilifesto, ai quali lasciamo suonare il valzer del più Europa sul ponte del Titanic Europa (grande Vladimiro). Tanto quelli non li legge nessuno. Mentre FQ, con buona pace di certi miei lettori dal canino aguzzo, un pubblico ce l'ha, ed è almeno in parte il nostro pubblico: quello delle persone che vogliono cambiare. Certo: molte sono incapsulate in un messaggio demagogico, quello della raffica di cazzate alla Di Danno: castaspesapubblicacoruzzionebruttoergomenostatochiudiamogliospedalilicenziamoidipendentipubblici. E allora? Dobbiamo rinunciare a parlare con queste persone? E per quale motivo? Perché me lo chiedete voi? Ma mi state chiedendo questo?
Soddisfazioni
E poi, sentite: forse non possiamo far niente per evitare la catastrofe, ma due cose possiamo sempre farle: essere noi stessi, e divertirci. E io mi sto molto divertendo, nel leggere i vostri commenti arguti e penetranti, coi quali mettete in ridicolo le tesi luogocomuniste. E sto avendo anche grandi soddisfazioni.
Intanto, se scorrete la lista dei blogger del FQ, vedrete che sono incastonato fra due personaggi e me cari: lavoce.info e Natalino Balasso. Autori che ci hanno regalato delle autentiche perle di comicità, nel primo caso assolutamente involontarie e prontamente segnalatemi da voi. Ma insomma, per un guitto come me è una soddisfazione essere in simile compagnia...
Oh, colleghi, va da sé che qui si scherza, eh? Massimo rispetto. E poi non sapete quanto vi devo. Senza questa vostra cortese e assolutamente legittima lettera:
Il 09/11/2011 18:17, info@lavoce.info ha scritto:
Gentile Professore,mai e poi mai avrei pensato di aprire un blog, per pubblicare il contributo che vi era sembrato superfluo. Vi ringrazio per lo stimolo e soprattutto vi ringraziano quei miei lettori i quali, chissà perché, hanno la sensazione che se questo blog non fosse stato aperto certe cose non le avrebbero mai capite. Ma è certamente una calunnia nei confronti dei tanti siti che fanno informazione economica indipendente (dai lettori). Vedi com'è piccolo il mondo? Ci siamo separati a novembre e ci ritroviamo a luglio, ma su un piede diverso...
la ringraziamo dell’articolo che ci ha inviato. I contributi che riceviamo sono numerosissimi e negli ultimi tempi la “lista d’attesa” per la pubblicazione si è allungata notevolmente. Ci troviamo perciò nella situazione di effettuare una selezione sempre più severa e di non poter garantire la pubblicazione di tutti i pezzi. Pertanto in questa occasione non pubblicheremo il suo intervento.
Siamo comunque sempre disponibili a ricevere e valutare nuovi contributi e, nel ringraziarla dell’attenzione che lei dedica a lavoce.info, le inviamo i nostri cordiali saluti.
La redazione de lavoce.info
E poi, cari lettori, voi conoscete elio3c? E chi è, chiederete... Non lo so tanto bene. So che all'inizio, quando facevo un backtracking più accurato degli accessi, ne vedevo arrivare dal suo blog, e a un certo punto mi son deciso a cliccare sull'indirizzo. Ero in Francia. Gli occhi frantumati dai dati sul commercio bilaterale del Vietnam, le orecchie frastornate dal vociare della canea piddina... Un semplice clic, e mi sono trovato in un altro mondo, un mondo di segni e di silenzi eloquenti. Ricordo che il post di quel giorno riportava la foto di un'aquila. Un punto nel cielo. La libertà. E io ero incapsulato nelle matrici di Comtrade...
Rimaneva un mistero il perché un artista mi seguisse. Ma poi, andando a leggere, ho intuito i motivi di una ricerca e di una riflessione. E in uno degli ultimi post ho trovato Patmos:
Ecce draco rufus magnus, habens capita septem et cornua decem, et super capita sua septem diademata; et cauda eius trahit tertiam partem stellarum caeli et misit eas in terram. Et draco stetit ante mulierem, quae erat paritura, ut, cum peperisset, filium eius devoraret.
L'idra del luogocomunismo. Taglieremo le sue sette teste una ad una (ne rimangono sei, in effetti).
Elio mi ha dedicato questa sua opera. E forse, insieme a quella di avervi conosciuto, la soddisfazione più grande che la mia attività di divulgazione mi ha procurato è questa.
giovedì 26 luglio 2012
E adesso facciamo i conti...
Scusate se ve l'ho tenuto nascosto: sapete com'è, noi musicisti siamo molto scaramantici.
I miei colleghi (ad esempio quelli di Oltre l'austerità) continuano a manifestare una spiccata preferenza per il quotidiano "comunista". Come sapete io non la condivido, per motivi che vi ho spiegato (e che potete a vostra volta non condividere). Ho quindi preferito un quotidiano talora lievemente "luogocomunista", dove però mi fanno criticare questa perniciosa ideologia. Sempre meglio che partecipare a un dibattito dove si fa finta di criticare l'euro, no?
Dice: "Ma così fai la foglia di fico!". Dico: "Intanto cerco di essere fico, poi il Signore provvederà. L'importante è avere un piano B (come Bagnai), e io ce l'ho... ma ovviamente non ve lo dico...".
E poi, ragazzi, volete mettere i commenti! Dopo sette mesi passati in mezzo a persone di senno, affrontare il campione teratologico dei commentatori liberisti alle vongole non ha prezzo! Li lascio godere a voi, io ho altro da fare, e comunque ricordate: dal letame può nascere un fiore (di zucca).
Dedico il post di apertura a varie categorie di persone dalla limitata capacità di comprensione: quelli che "ma tu sei troppo prolisso", quelli che "ma tu non sei abbastanza coraggioso", e, naturalmente, quelli che "abbiamovissutoaldisopradeinostrimezzi".
P.s.: mi hanno detto che in Italia c'è un solo economista che si è pronunciato in modo credibile e non populista a favore dell'uscita dall'euro... Ma perché non avranno chiamato lui? Dai, si scherza, state bboni, nun me lo massacrate, sapete che a me lo stadio non piace...
PP.ss.: ve la state cavando egregiamente, vado a cena tranquillo. Poveri luogocomunisti... Lasciatene qualcuno anche per me, che me lo magno pe' dessert...
I miei colleghi (ad esempio quelli di Oltre l'austerità) continuano a manifestare una spiccata preferenza per il quotidiano "comunista". Come sapete io non la condivido, per motivi che vi ho spiegato (e che potete a vostra volta non condividere). Ho quindi preferito un quotidiano talora lievemente "luogocomunista", dove però mi fanno criticare questa perniciosa ideologia. Sempre meglio che partecipare a un dibattito dove si fa finta di criticare l'euro, no?
Dice: "Ma così fai la foglia di fico!". Dico: "Intanto cerco di essere fico, poi il Signore provvederà. L'importante è avere un piano B (come Bagnai), e io ce l'ho... ma ovviamente non ve lo dico...".
E poi, ragazzi, volete mettere i commenti! Dopo sette mesi passati in mezzo a persone di senno, affrontare il campione teratologico dei commentatori liberisti alle vongole non ha prezzo! Li lascio godere a voi, io ho altro da fare, e comunque ricordate: dal letame può nascere un fiore (di zucca).
Dedico il post di apertura a varie categorie di persone dalla limitata capacità di comprensione: quelli che "ma tu sei troppo prolisso", quelli che "ma tu non sei abbastanza coraggioso", e, naturalmente, quelli che "abbiamovissutoaldisopradeinostrimezzi".
P.s.: mi hanno detto che in Italia c'è un solo economista che si è pronunciato in modo credibile e non populista a favore dell'uscita dall'euro... Ma perché non avranno chiamato lui? Dai, si scherza, state bboni, nun me lo massacrate, sapete che a me lo stadio non piace...
PP.ss.: ve la state cavando egregiamente, vado a cena tranquillo. Poveri luogocomunisti... Lasciatene qualcuno anche per me, che me lo magno pe' dessert...
Mi ha scritto Claudio Borghi...
(paulo maiora canamus, giusto, Silviuccia?)
Gentile professore, mi sono permesso di segnalarla a "la7" perchè se nei programmi di quell'emittente vedono solo me, poi pensano che ci sia solo io a pensare queste cose strampalate sull'Euro...
Uno solo è un matto, due ingenerano dubbi.Sono sicuro che a "omnibus" apprezzeranno la sua competenza anche se il piddino fra gli ospiti non manca mai.
Con stima
Claudio Borghi Aquilini
Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste; verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu (Mat. XXVI, 39)
(Il testo della sua intervista lo trovate qui, e se non lo conoscete ancora vi consiglio di studiarlo. Ei dice cose, altri dicon parole... C'è collega e collega, eh, Silviuccia?...)
Gentile professore, mi sono permesso di segnalarla a "la7" perchè se nei programmi di quell'emittente vedono solo me, poi pensano che ci sia solo io a pensare queste cose strampalate sull'Euro...
Uno solo è un matto, due ingenerano dubbi.Sono sicuro che a "omnibus" apprezzeranno la sua competenza anche se il piddino fra gli ospiti non manca mai.
Con stima
Claudio Borghi Aquilini
Pater mi, si possibile est, transeat a me calix iste; verumtamen non sicut ego volo, sed sicut tu (Mat. XXVI, 39)
Caro Claudio,
diamoci del tu, siamo nella stessa trincea, ufficiali di un
esercito un po' composito, ma valoroso.
Quando si dicono le combinazioni! Proprio oggi, mentre ero
invischiato in compiti più o meno futili, mi telefona Ecodellarete (santo
subito dopo): "Alberto, a Radio24 c'è Claudio Borghi da Barisoni, quello
che ti ha intervistato, che dice le stesse cose che dici tu!". Risposta:
"Meno male! Vuol dire che hanno deciso di cominciare a chiamare persone
per bene. Borghi ha dato una bellissima intervista all'altro Claudio (Messora)
per spiegare un percorso di uscita, meglio di come lo abbiamo fatto noi."
Grazie per avermi segnalato. Secondo me a "la7"
non vogliono ingenerare dubbi, ma qualora lo volessero, scenderò dalle montagne
per la causa.
Teniamoci in contatto.
Con altrettanta stima (più il 20%, naturalmente),
Alberto
P.s.: ti pubblico qui perché mi avevi inviato il tuo
messaggio come commento al post precedente, ma avevamo ecceduto il limite dei
commenti, e anche perché, per tanti motivi che non sto a spiegarti, anche in
questa sede, purtroppo, è sempre necessario evidenziare il fatto che in Italia non c'è
una sola persona che sta parlando dell'uscita dall'euro in termini fattuali e concreti.
(Il testo della sua intervista lo trovate qui, e se non lo conoscete ancora vi consiglio di studiarlo. Ei dice cose, altri dicon parole... C'è collega e collega, eh, Silviuccia?...)
martedì 24 luglio 2012
Quod erat demonstrandum 13: Gretchen vs. er Bufalo
(piatto ricco mi ci ficco)
Buongiorno sono il fesso (o quello che è).
Ieri le prospettavo due opzioni (1. la Germania sega il ramo su cui sta seduta; 2. la Germania tira la corda, ma alla fine non fa saltare tutto perchè valuta che in fondo le conviene pagare qualcosa pur di tenersi l'EZ). Entrambi gli scenari contemplano che il rating tedesco si deteriori progressivamente - del resto, dati i suoi attuali rendimenti negativi, esso non può che peggiorare. Non mi sembra quindi che la notizia di oggi indichi che la Germania ha imboccato l'opzione 1 e non l'opzione 2.
Peraltro, se all'abbassamento del rating dovesse seguire un aumento dei tassi dei bund tedeschi, lo spread di quelli italiani scenderebbe e la crisi si allontanerebbe, no? Quindi paradossalmente lo scenario 2 sembrerebbe essere ancora aperto....
Grazie mille per la Sua attenzione,
Michele (del tutto ignaro di pugilistica)
Dai Michele, ho provato a stanarti, e ci sono riuscito (anche con Emiliano, del resto): hai capito che era un appellativo affettuoso, ora se ne parla...
Giornata fosca, campagna.
Piatto. Asciutto. Pragmatico.
Certo che il male perderà anche la guerra, ma come vince le battaglie lui...
E Faust, non c'è niente da fare, è proprio il prototipo del piddino: ha studiato tanto, ma non capisce un'acca, e come il poco noto re Adim trasforma in merda tutto quello che tocca. Così, al protopiddino che si incarta nelle mille erre del rimorso e del disprezzo (Verräterischer, nichtswürdiger, unerträglich: converrete con me che è una bella lingua...), il mercato oppone un semplice concetto: chi je tocca nun se 'ngrugna... Sie ist die erste nicht!
Che poi non è che sia un concetto nuovissimo...
Ma di chi stiamo parlando? Be', loro, lo sapete, parlano di Gretchen. E noi? E ddaje, su, vi devo proprio imboccare col cucchiaino? Ma parliamo di lei, della pletorica reggente di Lamagna (duecentoetrentuna... ma non sono le misure... è il catalogo di Leporello)!
Eh sì, perché c'è quel famoso problema del peccato e della vergogna, sapete... Ma lì si cambia scena, si va in cattedrale:
(bbona 'a prima, tanto, come diceva quel fiumarolo: "beato te che nun capisci 'n cazzo...").
Purificato da questo salutare lavacro di dissonanze (seconde, settime, none... quarte? No, la quarta no, perché è vero che nel contrappunto osservato... però... se ci pensi... è il rivolto della quinta... Vabbe', questo ve lo spiego quando sapete il modello IS/LM) mi accingo a raccontarvi la vera storia della bocciatura tedesca.
Gretchen vs. er Bufalo
Avete presente er Bufalo? Sì, quello di Romanzo criminale? Questo qui. Voi non lo sapete, ma Moody's ha mandato lui. La scena potrebbe urtare qualche sensibilità,ma qui lavoriamo pro veritate: come dice Stendhal, un blog è uno specchio trascinato lungo una strada: non è colpa sua se riflette il fango.
Insomma, er Bufalo gl'ariva a Bberlino.. Toc, toc...
"Chi è?"
"So' er Bufalo!"
"Herein!"
"Bella Anghela...
Senti, Anghela, ma come to' 'o devo da di'? Allora nun hai proprio capito un cazzo!? Ho capito che te sta ancora a rode er culo che Gessouens t'ha vinto 'Olimpiadi der trentasei... Ma tu, all'amichetto nostro, ar nero per caso (N.d.r.: non è colpa mia se il Bufalo parla così), a quello che quer tipo, come se chiama, quer Bagnai chiama 'er regazzo immaggine der complesso militare-industriale' (ma ndo' 'e trova 'ste parole quesso...), 'nzomma, tu a Baracche nun je devi da rompe er cazzo, capito?
(Altra N.d.r.: sì, er Bufalo segue Goofynomics... E mica solo lui...)
Aspetta, mo to 'o spiego mejo...
Te voi annette 'sto cazzo de continente? Nun c'è probblema, fai come te pare. Figurete si nnoi se preoccupamo pe' 'n po' de 'mperialismo... Sai quanti se ne semo fatti noi? Rossi, neri, gialli, davanti, de dietro, de sopra, de sotto... Nun semo santi manco noi. Però, ar primo campanello d'allarme, zac... tajo netto... e lo sai perché? Perché 'a finanza è sacra!
Vedi, io ce lo so che 'sta cosa voi cazzo de tedeschi proprio nu' ja 'a fate a capilla... Si ttu tiri troppo 'a corda, qui sarta tutto. E nnoi c'avemo 'e 'lezzioni? Che d'è, nun te ricordi che sso'? A cojona, guarda che cce l'hai puro te! Aahhh, allora 'nnamo bbene! Te devo proprio da 'nzegna' tutto... 'A potenza imperialissica 'e 'lezzioni 'e 'mpedisce a casa dell'artri, no a casa sua. A casa sua 'e fa. Glie tocca. Sinnò, scusa, poi come cazzo famo a parla' de li diritti umani da 'a Cina? To 'o ricordi mo? Ecco...
Allora sai che nnova c'è? Che si ttu continui co' 'sti "Nein", qui zompa tutto, c'avemo er dabeldippe (N.d.r.: double dip) e l'amichetto nostro, quello che sse 'ncazza tanto (pe' ffinta) quanno 'a ggente capisce che avemo ricominciato a ffa' esattamente come prima, be', l'amichetto nostro c'o 'o metti 'n crisi... Allora, famo 'na cosa: tu t'a 'a pianti de rompe er cazzo pe' n'antro paio de mesi, diciamo fino a novembre, ce fai rielegge 'amico nossro, e poi fai 'n po' come te pare. Ma stai 'n campana, Anghela... Io t'ho sempre voluto bene e c'o 'o sai: ma si ce fai 'n casino 'sta vorta, a 'e 'lezzioni tue c'arivi co' li piedi davanti...
Perché vedi, te vojo spiega' 'na cosa, Anghelona. Nun so si tte l'hanno detto 'e 'conomissi tua, ma 'e banche tue so' ppiene de mmerda. E 'o sai chi c'a ha messa quela merda dentro? Ah, nun c'o 'o sai? E mo to 'o dico: c'a avemo messa dentro noi: so li subpraim. Quanti ve ne sete presi! Certo che sete proprio cojoni... Vabbe'... Allora senti, Anghela, guardate 'n po' 'sto firmetto sull'aifon mio e dimme si 'o capisci... Chi 'o fa er defort, ner firmetto? 'O capisci? Aaaaanghela, sto 'a parla' co' tte! Er defort 'o fa er marchese, Anghela. Er marchese! E Aronne sa 'a pija nder culo. Allora, vedi de capi' 'sta cosa: tu sei creditrice loro, ma noi semo debbitori tua, e quindi te tenemo pe' 'e palle... Perché loro so' piccoli, e noi semo grossi. Chiaro, no?
Vabbe', mo famme anna', che ho visto che è uscito n'antro post su Gufinomicchese. Sai che nnova c'è? 'O dovresti legge pure te. Ce stanno tante belle poesie in tedesco che racconteno quello che succede a le m...tte come te."
Sie fällt in Ohnmacht.
Incredibile quanti concetti possa veicolare una singola vocale, la "A" (e per di più se la togli, o anche solo minacci di farlo). Forse hanno ragione quelli che dicono che dovrei scrivere di meno.
Un accorato appello
Se posso, sommessamente, capisco che non è il momento (avrà i nervi un po' scossi), ma sa, signora Merkel, vorrei associarmi anch'io alla cortese richiesta del mio affezionato lettore (er Bufalo): questi mi vogliono far scrivere un libro che si chiama "Dopo l'euro". Me lo tenga in vita ancora un po'. Sa, io sono egoista, narcisista, come tutti gli autori: delle inutili sofferenze di tutto un continente non me ne frega di base un bel niente. Ma se lei non si ravvede, il testo mi diventa obsoleto prima di uscire... La prego, non usi la sua stampante questa volta...
Un ragionamento (inutile?) per le merlettaie
E veniamo all'amico che fesso non è, ma un po' piddino sì.
Fatto salvo il nobile intento di esegesi del lavoro di Emiliano, col quale sicuramente parleremo anche di questo, io vorrei che tu mi spiegassi in cosa i due scenari che prospetti differiscono l'uno dall'altro. Intanto, tu stesso dici che sono observationally equivalent: in entrambi i casi osserveremmo quello che stiamo osservando, cioè che a fine anno la Germania con tre A è difficile che ci arrivi. Non ci arriva se sta buona (perché deve assorbire perdite), e non ci arriva nemmeno se fa casino (perché comunque non riesce a recuperare tutto). Poi, per carità, tutto po' esse...
Ma il punto è un altro.
Qui abbiamo il solito ragionamento "la Germania", "l'Italia"... Il materialismo storico da teatro dei pupi. La game theory del bar dello Sport. La storia raccontata a mi' nonno in cariola. Suvvia, proviamo a essere seri. Non esiste "la" Germania. Esistono diversi strati sociali e decisionali, diversamente (in)consapevoli dei propri interessi e dei propri obiettivi, che agiscono in modo scoordinato e che spesso hanno problemi di delega, per cui chi è stato messo in un posto per fare una cosa poi magari decide di farne un'altra.
In questo gran casino, emergono tendenze di fondo molto ma molto semplici che sto descrivendo da un anno a questa parte. L'unico dato certo è che la leadership tedesca vede avvicinarsi le elezioni ed è prigioniera (come del resto i piddini nostrani) delle menzogne con le quali ha imbottito la testa dei suoi elettori: la colpa è di quelli del Sud, vogliono attentare al nostro stile di vita, ora dobbiamo pagare per loro, und so weiter, und so fort...
Lo capite questo? Capite come va a finire? No? Mi dispiace, ma è un problema vostro. Invece di passare le giornate a tesser metri e metri di pizzo di Alençon, perché non vi fate un giretto su vocidallagermania, così capite che aria tira? Tutto gratis, e tutto in italiano. E Quarantotto è da un pezzetto e un po' che l'ha capito e ce lo dice.
Naturalmente qui non è in gioco né la mia stima per te né quella per Emiliano. Sono in gioco le nostre terga: mie, tue, di Emiliano, e di un'altra sessantina di milioni di persone. Ormai quella di tirare troppo la corda o segare troppo il ramo non è più una decisione che un singolo agente consapevole e razionale, con davanti la sua bella matricetta dei payoff (statici) prende sorseggiando un tamarindo. No. Quella decisione ormai è già presa dalle correnti sotterranee e vorticose della Storia (in my fucking arrogant opinion, naturalmente). E non credo che possa andare questa volta in modo molto diverso dalle precedenti.
Siamo già nel dopo, cacciatevelo in testa.
Lei lo sa. E infatti sconsolata canta: Meine Ruh ist hin, mein Herz ist schwer...
E la morale della favola? Questa volta ce ne sono due: la prima è la solita. La seconda è che forse in futuro il tedesco potrebbe essere meno utile di quanto avevamo supposto. Quindi traduco per la feccia di Goofynomics (cioè, affettuosamente, per Ecodellarete s.s.d.) quello che l'élite (Schneider) avrà già saputo a memoria:
Il romanesco lo sapete, quindi stiamo a posto.
(perché avrò tanti difetti, ma quello no - ma solo perché non è un difetto).
P.s.: dai Eco, che a te far parte della feccia piace. E pure a me.
Buongiorno sono il fesso (o quello che è).
Ieri le prospettavo due opzioni (1. la Germania sega il ramo su cui sta seduta; 2. la Germania tira la corda, ma alla fine non fa saltare tutto perchè valuta che in fondo le conviene pagare qualcosa pur di tenersi l'EZ). Entrambi gli scenari contemplano che il rating tedesco si deteriori progressivamente - del resto, dati i suoi attuali rendimenti negativi, esso non può che peggiorare. Non mi sembra quindi che la notizia di oggi indichi che la Germania ha imboccato l'opzione 1 e non l'opzione 2.
Peraltro, se all'abbassamento del rating dovesse seguire un aumento dei tassi dei bund tedeschi, lo spread di quelli italiani scenderebbe e la crisi si allontanerebbe, no? Quindi paradossalmente lo scenario 2 sembrerebbe essere ancora aperto....
Grazie mille per la Sua attenzione,
Michele (del tutto ignaro di pugilistica)
Dai Michele, ho provato a stanarti, e ci sono riuscito (anche con Emiliano, del resto): hai capito che era un appellativo affettuoso, ora se ne parla...
Giornata fosca, campagna.
Oggi a Roma è una giornata fosca. Mi son svegliato alle cinque e mezza (un po' più tardi di Nechljudov), ho scritto una cosa che non vi faccio leggere (sufficit diei malitiae suae) e sono andato a correre un'oretta e un po' in campagna. Giornata fosca, campagna. E come si fa a non pensarci?
Trüber Tag. Feld.
FAUST:
Im Elend!
Verzweifelnd! Erbärmlich auf der Erde lange verirrt und nun gefangen! Als
Missetäterin im Kerker zu entsetzlichen Qualen eingesperrt, das holde unselige
Geschöpf! Bis dahin! dahin!- Verräterischer, nichtswürdiger Geist, und das hast
du mir verheimlicht! - Steh nur, steh! wälze die teuflischen Augen ingrimmend
im Kopf herum! Steh und trutze mir durch deine unerträgliche Gegenwart!
Gefangen! Im unwiederbringlichen Elend! Bösen Geistern übergeben und der
richtenden gefühllosen Menschheit! Und mich wiegst du indes in abgeschmackten
Zerstreuungen, verbirgst mir ihren wachsenden Jammer und lässest sie hilflos
verderben!
MEPHISTOPHELES:
Sie ist die erste
nicht.
Certo che il male perderà anche la guerra, ma come vince le battaglie lui...
E Faust, non c'è niente da fare, è proprio il prototipo del piddino: ha studiato tanto, ma non capisce un'acca, e come il poco noto re Adim trasforma in merda tutto quello che tocca. Così, al protopiddino che si incarta nelle mille erre del rimorso e del disprezzo (Verräterischer, nichtswürdiger, unerträglich: converrete con me che è una bella lingua...), il mercato oppone un semplice concetto: chi je tocca nun se 'ngrugna... Sie ist die erste nicht!
Che poi non è che sia un concetto nuovissimo...
Ma di chi stiamo parlando? Be', loro, lo sapete, parlano di Gretchen. E noi? E ddaje, su, vi devo proprio imboccare col cucchiaino? Ma parliamo di lei, della pletorica reggente di Lamagna (duecentoetrentuna... ma non sono le misure... è il catalogo di Leporello)!
Eh sì, perché c'è quel famoso problema del peccato e della vergogna, sapete... Ma lì si cambia scena, si va in cattedrale:
CHOR:
Judex
ergo cum sedebit,
Quidquid latet
adparebit,
Nil inultum
remanebit.
GRETCHEN:
Mir wird so eng!
Die Mauernpfeiler
Befangen mich!
Das Gewölbe
Drängt mich!-
Luft!
BÖSER GEIST:
Verbirg dich!
Sünd und Schande
Bleibt nicht
verborgen.
Luft? Licht?
Weh dir!
Vedi? Nil inultum remanebit. O non se ne parlava proprio qualche giorno fa?
Bene, tanto tuonò che piovve, e così, dopo che l'avevo detto ad agosto scorso, ridetto a novembre, e ci avevo scommesso 100 euro a maggio, ecco che, puntuale, si profila all'orizzonte il downgrade della Germania. Weh dir, Angelona! I mercati lo sanno che tu stai segando il fatidico ramo. Così, dopo la corsa, me ne son tornato a casa e, per sostenere l'economia alamanna, ho importato un po' di musica tedesca. Considerando che oggi tanta gente sta vedendo le stelle, m'è venuto da suonare la suite Urania di Fischer (J.C.F), sapete, quella che inizia così:
(bbona 'a prima, tanto, come diceva quel fiumarolo: "beato te che nun capisci 'n cazzo...").
Purificato da questo salutare lavacro di dissonanze (seconde, settime, none... quarte? No, la quarta no, perché è vero che nel contrappunto osservato... però... se ci pensi... è il rivolto della quinta... Vabbe', questo ve lo spiego quando sapete il modello IS/LM) mi accingo a raccontarvi la vera storia della bocciatura tedesca.
Avete presente er Bufalo? Sì, quello di Romanzo criminale? Questo qui. Voi non lo sapete, ma Moody's ha mandato lui. La scena potrebbe urtare qualche sensibilità,ma qui lavoriamo pro veritate: come dice Stendhal, un blog è uno specchio trascinato lungo una strada: non è colpa sua se riflette il fango.
Insomma, er Bufalo gl'ariva a Bberlino.. Toc, toc...
"Chi è?"
"So' er Bufalo!"
"Herein!"
"Bella Anghela...
Senti, Anghela, ma come to' 'o devo da di'? Allora nun hai proprio capito un cazzo!? Ho capito che te sta ancora a rode er culo che Gessouens t'ha vinto 'Olimpiadi der trentasei... Ma tu, all'amichetto nostro, ar nero per caso (N.d.r.: non è colpa mia se il Bufalo parla così), a quello che quer tipo, come se chiama, quer Bagnai chiama 'er regazzo immaggine der complesso militare-industriale' (ma ndo' 'e trova 'ste parole quesso...), 'nzomma, tu a Baracche nun je devi da rompe er cazzo, capito?
(Altra N.d.r.: sì, er Bufalo segue Goofynomics... E mica solo lui...)
Aspetta, mo to 'o spiego mejo...
Te voi annette 'sto cazzo de continente? Nun c'è probblema, fai come te pare. Figurete si nnoi se preoccupamo pe' 'n po' de 'mperialismo... Sai quanti se ne semo fatti noi? Rossi, neri, gialli, davanti, de dietro, de sopra, de sotto... Nun semo santi manco noi. Però, ar primo campanello d'allarme, zac... tajo netto... e lo sai perché? Perché 'a finanza è sacra!
Vedi, io ce lo so che 'sta cosa voi cazzo de tedeschi proprio nu' ja 'a fate a capilla... Si ttu tiri troppo 'a corda, qui sarta tutto. E nnoi c'avemo 'e 'lezzioni? Che d'è, nun te ricordi che sso'? A cojona, guarda che cce l'hai puro te! Aahhh, allora 'nnamo bbene! Te devo proprio da 'nzegna' tutto... 'A potenza imperialissica 'e 'lezzioni 'e 'mpedisce a casa dell'artri, no a casa sua. A casa sua 'e fa. Glie tocca. Sinnò, scusa, poi come cazzo famo a parla' de li diritti umani da 'a Cina? To 'o ricordi mo? Ecco...
Allora sai che nnova c'è? Che si ttu continui co' 'sti "Nein", qui zompa tutto, c'avemo er dabeldippe (N.d.r.: double dip) e l'amichetto nostro, quello che sse 'ncazza tanto (pe' ffinta) quanno 'a ggente capisce che avemo ricominciato a ffa' esattamente come prima, be', l'amichetto nostro c'o 'o metti 'n crisi... Allora, famo 'na cosa: tu t'a 'a pianti de rompe er cazzo pe' n'antro paio de mesi, diciamo fino a novembre, ce fai rielegge 'amico nossro, e poi fai 'n po' come te pare. Ma stai 'n campana, Anghela... Io t'ho sempre voluto bene e c'o 'o sai: ma si ce fai 'n casino 'sta vorta, a 'e 'lezzioni tue c'arivi co' li piedi davanti...
Perché vedi, te vojo spiega' 'na cosa, Anghelona. Nun so si tte l'hanno detto 'e 'conomissi tua, ma 'e banche tue so' ppiene de mmerda. E 'o sai chi c'a ha messa quela merda dentro? Ah, nun c'o 'o sai? E mo to 'o dico: c'a avemo messa dentro noi: so li subpraim. Quanti ve ne sete presi! Certo che sete proprio cojoni... Vabbe'... Allora senti, Anghela, guardate 'n po' 'sto firmetto sull'aifon mio e dimme si 'o capisci... Chi 'o fa er defort, ner firmetto? 'O capisci? Aaaaanghela, sto 'a parla' co' tte! Er defort 'o fa er marchese, Anghela. Er marchese! E Aronne sa 'a pija nder culo. Allora, vedi de capi' 'sta cosa: tu sei creditrice loro, ma noi semo debbitori tua, e quindi te tenemo pe' 'e palle... Perché loro so' piccoli, e noi semo grossi. Chiaro, no?
Vabbe', mo famme anna', che ho visto che è uscito n'antro post su Gufinomicchese. Sai che nnova c'è? 'O dovresti legge pure te. Ce stanno tante belle poesie in tedesco che racconteno quello che succede a le m...tte come te."
Sie fällt in Ohnmacht.
Incredibile quanti concetti possa veicolare una singola vocale, la "A" (e per di più se la togli, o anche solo minacci di farlo). Forse hanno ragione quelli che dicono che dovrei scrivere di meno.
Un accorato appello
Se posso, sommessamente, capisco che non è il momento (avrà i nervi un po' scossi), ma sa, signora Merkel, vorrei associarmi anch'io alla cortese richiesta del mio affezionato lettore (er Bufalo): questi mi vogliono far scrivere un libro che si chiama "Dopo l'euro". Me lo tenga in vita ancora un po'. Sa, io sono egoista, narcisista, come tutti gli autori: delle inutili sofferenze di tutto un continente non me ne frega di base un bel niente. Ma se lei non si ravvede, il testo mi diventa obsoleto prima di uscire... La prego, non usi la sua stampante questa volta...
Un ragionamento (inutile?) per le merlettaie
E veniamo all'amico che fesso non è, ma un po' piddino sì.
Fatto salvo il nobile intento di esegesi del lavoro di Emiliano, col quale sicuramente parleremo anche di questo, io vorrei che tu mi spiegassi in cosa i due scenari che prospetti differiscono l'uno dall'altro. Intanto, tu stesso dici che sono observationally equivalent: in entrambi i casi osserveremmo quello che stiamo osservando, cioè che a fine anno la Germania con tre A è difficile che ci arrivi. Non ci arriva se sta buona (perché deve assorbire perdite), e non ci arriva nemmeno se fa casino (perché comunque non riesce a recuperare tutto). Poi, per carità, tutto po' esse...
Ma il punto è un altro.
Qui abbiamo il solito ragionamento "la Germania", "l'Italia"... Il materialismo storico da teatro dei pupi. La game theory del bar dello Sport. La storia raccontata a mi' nonno in cariola. Suvvia, proviamo a essere seri. Non esiste "la" Germania. Esistono diversi strati sociali e decisionali, diversamente (in)consapevoli dei propri interessi e dei propri obiettivi, che agiscono in modo scoordinato e che spesso hanno problemi di delega, per cui chi è stato messo in un posto per fare una cosa poi magari decide di farne un'altra.
In questo gran casino, emergono tendenze di fondo molto ma molto semplici che sto descrivendo da un anno a questa parte. L'unico dato certo è che la leadership tedesca vede avvicinarsi le elezioni ed è prigioniera (come del resto i piddini nostrani) delle menzogne con le quali ha imbottito la testa dei suoi elettori: la colpa è di quelli del Sud, vogliono attentare al nostro stile di vita, ora dobbiamo pagare per loro, und so weiter, und so fort...
Lo capite questo? Capite come va a finire? No? Mi dispiace, ma è un problema vostro. Invece di passare le giornate a tesser metri e metri di pizzo di Alençon, perché non vi fate un giretto su vocidallagermania, così capite che aria tira? Tutto gratis, e tutto in italiano. E Quarantotto è da un pezzetto e un po' che l'ha capito e ce lo dice.
Naturalmente qui non è in gioco né la mia stima per te né quella per Emiliano. Sono in gioco le nostre terga: mie, tue, di Emiliano, e di un'altra sessantina di milioni di persone. Ormai quella di tirare troppo la corda o segare troppo il ramo non è più una decisione che un singolo agente consapevole e razionale, con davanti la sua bella matricetta dei payoff (statici) prende sorseggiando un tamarindo. No. Quella decisione ormai è già presa dalle correnti sotterranee e vorticose della Storia (in my fucking arrogant opinion, naturalmente). E non credo che possa andare questa volta in modo molto diverso dalle precedenti.
Siamo già nel dopo, cacciatevelo in testa.
Lei lo sa. E infatti sconsolata canta: Meine Ruh ist hin, mein Herz ist schwer...
E la morale della favola? Questa volta ce ne sono due: la prima è la solita. La seconda è che forse in futuro il tedesco potrebbe essere meno utile di quanto avevamo supposto. Quindi traduco per la feccia di Goofynomics (cioè, affettuosamente, per Ecodellarete s.s.d.) quello che l'élite (Schneider) avrà già saputo a memoria:
FAUST. Nella miseria! Disperata! Lungamente tapina sovra la
terra, ed ora prigioniera! Quella soave anima, gettata come un malfattore in un
carcere, è riservata a tormenti spaventevoli! fin là! fin là! — Perfido,
indegnissimo spirito, e tu mi hai tenuto nascosto ogni cosa! — Sta, sta qui ora!
Torci minaccioso in qua e in là que' tuoi occhi diabolici! Statti, e insultami
della tua insoffribile presenza! Prigioniera! In rovina irreparabile! Data in
preda ai mali spiriti, e alla spietata giustizia degli uomini! E tu intanto mi
allettavi a schifosi dissipamenti, mi celavi le sue crescenti miserie, e la
lasciavi priva di ogni soccorso perire.
MEFISTOFELE. Non è la prima.
E questo è l'altro:
CORO. Judex ergo cum sedebit
Quidquid latet adparebit,
Nil inultum remanebit.
GHITA. Ohimè, io affogo! I pilastri mi si serrano contro; la
vôlta mi pesa sul capo! — Aria!
LO
SPIRITO MALEFICO. Nasconditi! Il peccato e l'ignominia non rimangono nascosti.
Aria, tu dici? Luce? Guai, guai a te!
Il romanesco lo sapete, quindi stiamo a posto.
Und küssen sie,
so wie ich wollt,
an ihren Küssen
Vergehen sollt!
(perché avrò tanti difetti, ma quello no - ma solo perché non è un difetto).
P.s.: dai Eco, che a te far parte della feccia piace. E pure a me.