L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
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lunedì 12 marzo 2012
In exitu Israel de €gypto
Sto tornando in Normandia. Le vostre osservazioni e richieste non vanno perse, ma non mi sarà possibile rispondere subito. Il loro numero e il loro livello aumentano costantemente. Torneremo presto a progettare insieme la nostra traversata del mar Rosso. Restate in ascolto.
Avevo scritto: "constantemente". La testa era già in Norvegia del Sud!
RispondiEliminaBeato lei, professore!
EliminaSul Sole 24 Ore di oggi editoriale di Bordignon: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-03-12/cura-antideficit-contributo-leva-063546.shtml?uuid=AbRTmW6E&fromSearch
Forse, ammettendo la buona fede di chi scrive certe cose, dovrebbe istituire un supermaster di Goofynomics per accademici.
A parte tutto il resto, queste persone si rendono conto degli effetti delle "cure" che propongono?
"La riforma [aumento dell'IVA e riduzione delle tasse sul lavoro] ha anche effetti intergenerazionali non disprezzabili, dato che i pensionati consumano ma non lavorano, mentre i giovani lavorano e consumano."
Ma, dico io, 'sti vecchi, perché non li facciamo fuori e basta? Che vivono a fare se non lavorano?
Saluti sconfortati.
Giorgio
L'idea dell'IVA sociale (TVA sociale, cioè aumento dell'Iva utilizzato per abbattere il costo del lavoro) è al centro del dibattito sulle presidenziali in Francia. Nell'articolo noto diversi punti un po' dubbi, a cominciare dall'ultimo: "siccome la Germania non ha concesso niente, concederà questo". E chi lo ha detto? Come anche il richiamo alla necessità di combattere l'evasione: ma se la si volesse combattere e la si fosse combattuta non staremmo dove staremmo. Quindi di che mondo sta parlando l'autore?
EliminaL'Iva poi non è "recessiva", come dice l'autore: il termine giusto è "regressiva" (Dio come stiamo messi!), cioè il contrario di "progressiva". Un'imposta è "progressiva" se colpisce di più o più ricchi, "regressiva" se colpisce di più i più poveri (come l'Iva tipicamente fa). Ora, visto che l'euro ha già aumentato la disuguaglianza sociale, anche qui, al netto dello svarione terminologico, la domanda è: da che pianeta sbarcano questi? Certo non da Marxe!
Comunque sì, facciamo fuori i vecchi. E siccome non lavorano, facciamo anche fuori i minori di 16 anni. Così abbiamo risolto. Ottimo suggerimento. Mi permetto di ricordare che uno statista tedesco ci aveva già pensato nel secolo scorso. Se continuiamo a produrre analisi di questo tipo, vedrai che torneremo a conclusioni di quel tipo.
Caro professore,
Eliminal'aumento dell'IVA è regressivo, immagino perché chi ha un reddito più alto in media risparmia di più, ma è anche recessivo? Forse direttamente no, nel senso che se uno deve campare con i pochi soldi che riceve di pensione non può scioperare e non acquistare quello di cui ha bisogno, comprerà meno ma spenderà lo stesso tutto, ma forse indirettamente sì perché chi può risparmia quello che può avendo a questo punto capito che la strategia è quella di fare pagare il recupero della competitività e la diminuzione del deficit a lavoratori e pensionati.
Aumentare l'IVA e diminuire il costo del lavoro: quale componente del costo del lavoro? Una riduzione delle tasse sugli stipendi non mi pare che riduca il costo del lavoro. Quindi un'altra volta la fiscalizzazione dei contributi a carico del datore di lavoro? Un altro regalo agli azionisti?
Ma come mai, parlando di competitività, questo tipo di analisti non parla mai di produttività? E precisamente di quella produttività che misura il rapporto tra i prodotti che si ottengono e le risorse che si impiegano? Non è il compito, direi storico, degli imprenditori quello di far aumentare questo tipo di produttività (magari non tagliando di qualche minuto le pause che gli operai possono fare per andare in bagno)?
Che razza di imprenditore è quello che misura la produttività in termini di CLUP o costo del lavoro per unità di prodotto? Naturalmente per domandare che sia diminuito il costo del lavoro? Forse è lo stesso che impiega il lavoro nero e l'evasione fiscale? Che compete a furia di contratti a termine, cococo, cocopro? Che è tutto contento di avere imprese multietniche e multirazziali dove l'ultimo venuto scalza il penultimo perché si accontenta di un salario inferiore e di condizioni di lavoro via via peggiori? E' l'imprenditore che reclama l'abolizione dell'art.18? E' quello che trasferisce la sua attività di paese in paese alla ricerca del costo del lavoro più basso?
Se poi si deve parlare di tasse, io non ho ancora capito (forse lei può spiegarlo) perché i redditi da lavoro devono transitare per la dichiarazione dei redditi ed essere sottoposti alle aliquote marginali mentre i redditi da capitale e ora anche quelli da immobili sono assoggettati a cedolari secche pari all'aliquota marginale più bassa. Come può essere sensato che chi lavora paghi più tasse sui redditi di chi non lavora magari perché possiede abbastanza da non dover lavorare?
Ho letto da qualche parte che ad un certo punto alcuni economisti avevano ritenuto che fosse importante premettere, cioè dichiarare prima di avanzare analisi e proposte, i valori ai quali analisi e proposte si ispiravano. Questa pratica deve essere stata rapidamente dismessa ma l'atteggiamento che ispira certe analisi e certe proposte mi sembra quello del marchese del Grillo: http://www.youtube.com/watch?v=iK2DHTY2ydM
Cordiali saluti.
Giorgio
La "TVA sociale" viene proposta con la retorica del "facciamo tutti un sacrificio per aiutare la nazione". Chi farà il sacrificio maggiore è ovvio. L'idea è appunto di finanziarci il mancato gettito derivante da una riduzione degli oneri sociali. L'idea è che questo possa promuovere le esportazioni: di fatto, è una svalutazione "interna" di tipo fiscale. Inutile dire che anche questa è una svalutazione reale dei salari, perché il lavoratore percepisce lo stesso stipendio, ma poi paga di più i beni che acquista. Il vantaggio è quello di incrementare la componente estera della domanda, con effetti positivi su occupazione e crescita. Le premesse di valore sono abbastanza ovvie e sono tutte lecite: quelle del lavoratore come quelle dell'imprenditore. Il problema, come tu giustamente noti, è che non vengono dichiarate.
EliminaCaro professore, è possibile aggiungere sul blog l'accesso agli ultimi commenti? E' interessante e istruttivo leggere anche i commenti e le risposte che magari sono stati inseriti in altri articoli.
RispondiEliminaAlfo
Fatto. Sono d'accordo sul fatto che le cose più interessanti sono quelle che dite voi...
EliminaPerò, Profe, non le venga in mente di chiedere asilo politico nella terra de "l'homme aux rats" (A. Badiou dixit). C'è ancora taaanto da fare qui.
RispondiEliminaroberto
Che meraviglia questo In Exitu, grazie per averci reso noto Francisco Guerrero. Finora al più un nome accostato a De Victoria, e giuro di non averne sentito neanche una nota prima di queste... :(
RispondiEliminaNon so come mai, ma mi suona così veneziano. E in effetti può anche lui aver viaggiato, come i fiamminghi che calavano in Italia...
Da ricordare e approfondire, grazie ancora.
In effetti è stata una scelta un po' casuale, perché Guerrero lo conoscevo molto poco. Ha avuto una vita interessante, e in effetti ha viaggiato, ma in Italia c'è stato poco. Forse non è stato del tutto un male, gli è servito a non diventare "omodosso"!
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