Vi ricordate quelli che avevano abolito la povertà?
Lo avevano fatto nel 2018 (bei tempi quelli!) con un DEF (all'epoca di chiamava così) che prevedeva per il 2019 un deficit del 2,4%:
con un avanzo primario dell'1.3%. Sapete come andò? Andò così:
con un deficit all'1,5% e un avanzo primario all'1,7%! Il Fmi prevede per l'anno prossimo un avanzo primario di un ordine di grandezza decisamente inferiore: 1,1%. Sulla sua opportunità si può naturalmente discutere, ma perché tutto questo stracciavestismo da parte degli abolitori della povertà, visto che hanno fatto molto peggio?
Aggiungiamo un dettaglio al quadro: la spesa per interessi, e quindi l'importo del saldo complessivo:
Mentre scrivevo la mia tesi di dottorato sulla sostenibilità del debito pubblico la spesa per interessi era quasi al 12% del Pil. Fra il 1993 e il 1999 è diminuita di 6 punti percentuali di Pil. Fra il 1999 e il 2025 di 2 punti percentuali di Pil. Il grosso è stato fatto senza euro, e dal 2004 circa viaggiamo attorno ai 4 punti percentuali di Pil di spesa per interessi. Il minimo si è toccato a 3,2% proprio nel 2019, sull'onda dei tassi zero o negativi, e un'opposizione intelligente forse lo rivendicherebbe (anche se poi dovrebbe spiegare perché al tempo del COVID non volle seguire il nostro suggerimento di indebitarsi a tassi sostanzialmente nulli aspettando il soccorso europeo, cioè quel PNRR i cui costi finanziari sono ancora sostanzialmente ignoti). Ovviamente l'aumento nel peso della spesa per interessi rispetto al 2019 è determinato dal forte incremento del rapporto debito/Pil nel periodo del COVID, un incremento sostanzialmente recuperato in tre anni:
perché gestito sospendendo le regole europee, a differenza di quanto successo con i due precedenti incrementi, quello del 2009-2010 causato dalla Grande crisi finanziaria globale e quello del 2012-2014 causato dall'austerità, entrambi gestiti applicando le regole europee. Va da sé che la spesa per interessi è il prodotto degli interessi per il debito, e quando di debito ce n'è di più, a parità di interessi si spende un po' di più.
(...vado in Commissione XIV, poi continuiamo qui di seguito...)
(...XIV fatta, prima avevo fatto la VI. Ovviamente quando posso sostituire dei colleghi lo faccio volentieri, è il minimo che possa fare per farmi perdonare di essere un privilegiato, in quanto Presidente di Commissione, e poi trovo affascinante l'atmosfera dei Palazzi quando sono deserti - meno affascinante dal punto di vista degli assistenti parlamentari avere uno fra i piedi, ma capita! Ora la cosa va così: la discussione generale inizia alle 16 e mi sono offerto per evitare a un collega della V di scendere in anticipo, dato che alle 19 si metterà la fiducia. L'ordine degli interventi è questo:
prima di me ne hanno per circa 152 minuti - diciamo per due ore e mezza - io mi ascolterò gli interventi dal mio studio vista Pantheon:
ma anche vista San Pietro, raccogliendo le idee qui con voi, e verso le 18 me ne andrò in aula per deporre le mie perle di saggezza nello scrigno del resoconto che un giorno qualcuno leggerà, fermo restando che carmina sublimis tunc sunt peritura Lucretii, come sanno quelli di voi che hanno fatto le scuole alte. Riprendiamo il percorso...)
I numeri che vi ho fornito, oltre a smascherare la petulante ipocrisia di certe opposizioni, spiegano forse perché di questa manovra si parli in termini lordi, come fa ad esempio il nostro vecchio amico Cottarelli, sostenendo che il suo importo è di appena lo 0,8% del Pil, sostanzialmente analogo allo 0,9% del 2014. Questo 0,8% suppongo che salti fuori dalla divisione 18,8/2249 = 0,008, ed è già obsoleto, perché nel frattempo l'importo lordo è salito a circa 22 miliardi, e quindi siamo allo 0,9% del Pil. A prescindere dall'entità delle somme, l'argomento a me appare sinceramente grottesco. Quello che conta in termini macroeconomici infatti non è tanto l'entità lorda della correzione rispetto agli scenari tendenziali (cioè, appunto, la manovra), quanto il contributo netto del saldo pubblico alla domanda interna, cioè il deficit di bilancio. Mi spiego: la manovra per il 2019 (nominalmente) correggeva la spesa pubblica al rialzo di 1,3 punti percentuali di Pil, ma a consuntivo è risultata nel deficit più basso dai tempi del secondo Governo Prodi (2007), ed è quindi stata la seconda manovra più restrittiva di sempre (per la precisione, dal 1988).
Come può essere successo? Non è difficile capirlo: un conto è stanziare i soldi (questo fa la manovra di bilancio) e un conto è spenderli. Per spenderli ci vuole un minimo di cultura amministrativa, ed è qui che sono caduti gli asini...
Non è nemmeno colpa loro, poverini. La macchina amministrativa era già stata sufficientemente fiaccata e demotivata dalle politiche di austerità. Per averne un'idea, qui vedete la variazione dei dipendenti pubblici dal 2008 al 2024:
e vedete che grazie all'austerità l'Italia ha fatto la più energica cura dimagrante, con un -17% di occupati nella PA, non avendone di per sé particolare bisogno, dato che la sua percentuale di dipendenti pubblici sul totale dei dipendenti era comunque già sotto la media europea:
a differenza, come credo sappiate, di quanto accade ad esempio in Francia.Non è stato un segno di grande intelligenza sobbarcarsi la quota più alta di PNRR avendo la macchina amministrativa più logorata dell'intera Eurozona, peraltro, ma all'epoca più che dirglielo non potevamo fare (e ora dobbiamo gestire una situazione piuttosto complessa, che avremmo preferito evitare).
C'è poi un altro dettaglio, più tecnico, che sconsiglia di fare gli sboroni in sede di approvazione del bilancio, ed è la struttura delle nuove regole fiscali, che sono basate, come penso sappiate, sul profilo della spesa netta. Il Regolamento 2024/1263 all'articolo 6, punto c, prevede che la correzione della spesa netta sia lineare e proporzionale lungo tutto il periodo del piano (quadriennale o settennale), il che, in soldoni, significa che se non spendi nell'anno t le somme che nella manovra t-1 hai allocato per l'anno t, riportarle all'anno t+1 diventa rischioso, perché potrebbe esporre a una violazione della regola della spesa (si chiama clausola di no-backloading). Esempio banale: se la Corte dei Conti blocca un cantiere importante, devi tenerne conto nel bilancio, altrimenti rischi di andare in infrazione l'anno successivo. Questo è il motivo sottostante a tante polemiche sui "tagli" dei fondi ad alcuni ministeri (in particolare quello delle infrastrutture), che in realtà sono rimodulazioni volte a evitare che le somme residue vadano in economia (cioè in abbattimento ulteriore del deficit) o mandino il Paese in infrazione.
Aggiungo un'altra osservazione. Non ha particolare senso considerare l'importo lordo dell'aggiustamento, o comunque l'entità della manovra, isolatamente dalle precedenti, per il semplice motivo che queste hanno effettuato interventi strutturali. In altre parole, non è che la riduzione della seconda aliquota IRPEF dal 35% al 33% cancelli l'abbattimento del cuneo fiscale esteso fino ai 40.000 euro di reddito e reso strutturale nel 2024. Quelli sono oltre 10 miliardi di euro che restavano e restano in tasca ai cittadini, e naturalmente, essendo "strutturali" (cioè "a decorrere") sono incorporati nello scenario tendenziale. Insomma, per farvi capire, se vi leggete il corposo dossier della manovra precedente, non vi sarà difficile verificare che i commi dal 2 al 9 dell'articolo 1 fanno queste cose:
con questi effetti finanziari:
e quindi, banalmente, nel 2026 gli italiani non beneficeranno solo dei 18 miliardi nel frattempo diventati 22, ma anche del 18 miliardi stanziati dalla legge di bilancio per il 2025, visto che l'impatto della riduzione strutturale delle aliquote e dell'abbattimento del cuneo fiscale disposto a dicembre 2024 vale 18 miliardi nel 2026.
Spero che questo punto sia chiaro, perché in effetti è determinante per avere una visione equilibrata.
Quindi, per essere chiari, i 3 miliardi a regime previsti dalla legge di bilancio per il 2026 (quadro di sintesi):
non portano da 18 a 3 i benefici fiscali di cui godranno gli italiani nel 2026, ma li portano da 18 a 21, che diventano 22,4 considerando anche questa misura:
e altre ne potremmo aggiungere (ma mi attengo al saggio principio suggerito da Claudio, quello di guardare solo i numeri grossi).
Spero che questa spiegazione vi sia stata utile.
(... nel frattempo in aula baruffa a causa della richiesta di informativa a Piantedosi da parte di FdI sul caso Hannoun. Ovviamente opposizione in subbuglio e lavori sulla manovra in vacca: d'altra parte, saltare la cena mi farebbe bene, e siamo sulla strada giusta: ora si inizia coi richiami al regolamento, la DG parte come minimo con un'ora di ritardo, quindi io parlerò verso le 20. E che cosa dirò?...)
Anche a me piace stare in ufficio quando non c’è nessuno. Se ci entrassero anche un po’ di sole e una vista così bella si lavorerebbe meglio. La sofferenza inutile e lo spreco di energie del lavoro in ambienti inadatti e fatiscenti (non parliamo poi delle fabbriche senza finestre) saranno mai misurate nella produttività?
RispondiEliminaPer quanto riguarda la spesa per interessi, nel calo della percentuale sul PIL quanto hanno pesato le scadenze dei titoli trentennali sottoscritti illo tempore dall’équipe di Draghi al Tesoro?
Non sono in condizione di fare un'analisi così granulare, anche se nel mio staff qualcuno vorrebbe farla, ma non è immediatamente ovvio gestire la massa di dati riferita alle emissioni, che sono tante e molto differenziate per scadenze e per tipologia (ad esempio, ci sono anche le emissioni a tasso variabile). Certo è che su un trentennale emesso nel 2001 (quando Draghi lasciò l'incarico) pagheremo gli interessi per altri cinque anni. Diciamo che il problema di quel periodo lì è che tutti raccontavano che entrando nell'euro i tassi sarebbero diminuiti (come poi è successo), ma molti scommettevano su un rialzo!
Eliminaforse il grafico dell'andamento anno su anno del differenziale i-g potrebbe essere utile; e magari anche del rapporto deficit pubblico/PIL, più esplicativo dell'accademico debito/PIL, per capire la coerenza delle scelte di bilancio. Dico per dire, ma ormai mi sono abituato a vedere soprattutto le figure :)
RispondiEliminaScusami, il rapporto deficit pubblico/Pil l'ho rappresentato. Forse le figure le vedi, ma prima devi guardarle!
EliminaBella vista dall'ufficio, ma se ho capito giusto farebbe cambio con la mia.
RispondiEliminaOggi sì!
EliminaPerchè aprire un articolo cosí bello con un reminding sull'abolizione della povertá, dimenticando che Di Maio era il Vice PM di quel governo (Conte 1, M5S+ Lega) assieme a Salvini e che quindi qualcosa c'entravate anche voi?
RispondiEliminaRicordo bene chi e quando ha detto quelle parole. Non noi. In quella manovra io feci approvare, da presidente della Finanze Senato, la miniflat e la rottamazione ter. Non abolimmo la povertà, ma facemmo emergere parecchio sommerso. Loro non erano d’accordo, come ricorderete. Si chiamava “contratto di governo”.
EliminaMi scusi Bagnai, lei è stato di sinistra. Sicuramente ciò le ha dato strumenti linguistici e culturali per muoversi con un certo agio tra i vari temi. Mi scuso in anticipo se queste cose sono già avvenute ma purtroppo come lei sa già (eh eh le sue sgridate) non sono molto informato su certe iniziative governative.
RispondiEliminaLa sx ha la consapevolezza del ruolo della cultura, intesa come braccio del potere, come investimento a lungo termine, come strumento del consenso...
La dx riuscirà a colmare questo gap? Lei ha il merito della paternità di questi blog, ma la cultura intesa come la intende la sx, come mezzo sistematico formato da vari elementi, ancora non la vedo.
Giuli ha tagliato i fondi a cinema. Giusto fare pulizia, ma più che tagliare va sostituito il beneficiario. Ci sono registi di dx? Forse paghiamo anni di vuoto, Berlusconi (pace all anima sua) forse con i cinepanettoni ha una qualche colpa. Ma ci sarà un modo per tornare a fare cinema di qualità, basterebbe senza messaggi distorti. Non da libro Cuore lo sappiamo, ma il succo è, guai a non creare una cultura di dx, un apparato capace negli anni di creare uno stato collettivo, anche solo fosse leggerezza per la vita, e non il solito patriarcato. Anzi un cinema che sappia mostrare il punto di vista alternativo, tipo su Gaza, Nigeria, il dramma di cambiare sesso, con punti di vista alternativi al woke sarebbe ottimo.
Usiamo il potere come lo sa usare la sx..
Secondo la musica, diamo fondi alla musica per tornare bella e positiva, basta Trap e baby gang che avvelenano i ragazzi con modelli negativi. E la musica è uno strumento primitivo per veicolare messaggi e "vibrazioni"...
Concludo qua senza dilungarmi troppo, ma se era di sx già avrà capito.
Grazie e buon lavoro