Questo è il 2746° post del blog, e il 240° post di quest'anno, in cui le nostre occasioni di incontro e scontro sono tornate sopra ai livelli del 2017 (231 post). So bene che questa piattaforma è desueta, e che questo modo di comunicazione mal si coniuga con l'accelerazione dei ritmi che ci viene imposta dalle nuove piattaforme. Però noi qui siamo nati, e qui restiamo, in questo luogo di approfondimento e di riflessione, in questo luogo da cui non c'è un algoritmo che ti espelle se osi citare le fonti dei dati (dato che così facendo induci il pollo di turno a uscire dalla piattaforma), in cui non c'è pubblicità perché si presume che nessuno venga a vederla, in cui i troll possono essere tenuti cortesemente alla porta, come nel buon tempo andato.
Ieri lunghissima seduta del consiglio di a/simmetrie, per decidere le linee di sviluppo dell'associazione, nell'ipotesi che io possa, o non possa, tornare a occuparmene a tempo pieno. Abbiamo parecchie sorprese in serbo per voi: vogliamo crescere e col (o senza il) vostro aiuto ce la faremo. Si può fare politica anche senza fare #aaaaabolidiga, qui facciamo politica da sempre e il tempo sta premiando i nostri sforzi. In un mondo in cui "la posizione del mainstream è in rapida evoluzione", dobbiamo affermare il marchio di chi ha precorso i tempi, e forse dopo un convegno #QED quest'anno, l'anno prossimo potremmo permetterci un convegno #VLAD. Certo è che se quest'anno eravamo più di 500, con tanti nuovi ingressi, l'anno prossimo saremo intorno ai 700, recuperando quello che abbiamo perso a causa dei vari shock politici e pandemici. Ricordo (con fastidio) chi quattro o cinque anni fa considerava chiusa l'esperienza del blog e a ricasco quella di a/simmetrie, prendendone le distanze in modo spectacularly ill-timed, e ricordo invece (con gratitudine) chi, come Daniele Capezzone, mi esortò a tenere duro e mantenere accesa la fiammella pilota della libertà e dell'originalità di pensiero. Se ogni anno ve ne tornate a casa dal #goofy rinfrancati, il merito è anche di amici come Daniele, e forse questa è, per me, una delle lezioni più significative e inattese che porterò con me dalla mia esperienza politica: il fatto che anche da un ipotetico avversario dialettico (sul liberismo e sul libberismo abbiamo posizioni lievemente differenziate...), se ci si pone su un piano di lealtà intellettuale, si possono trarre utili consigli.
Volevo solo dirvi questo.
Io ci sono perché so che voi ci siete, ma ci sarei anche se non ci foste.
E voi ci sarete quando io non ci sarò più?
(...e ora vi lascio, devo ricevere una new entry nel nostro comitato scientifico...)
Non so quanto a lungo potremo esserci: siamo tutti di passaggio, in questa valle di lacrime. Nel frattempo, e nel dubbio, ho appena rinnovato la mia quota associativa ad a/simmetrie.
RispondiEliminaMolto egoisticamente, spero che lei non torni mai a occuparsi a tempo pieno di a/simmetrie, perché (forse) vorrebbe dire che sarà ancora in politica, e in grado di influenzare, insieme ad altri, gli eventi politici.
RispondiEliminaI "sovranisti" (ok, termine magari detestabile, ma per capirci lo uso per indicare SOLAMENTE politici salviniani, membri di a/simmetrie e relativo insieme unione dei due) hanno dimostrato, ciascuno a modo proprio, una lucidità di lettura della realtà semplicemente imparagonabile a tutto il resto che c'è lì fuori.
grazie daniele capezzone per aver fatto presente ad alberto bagnai che la fiammella di libertà di asimmetrie fosse fondamentale te ne sarò grata per sempre 🥹🩵
RispondiEliminaIntanto che lei c'è, cerco d'imparare il più possibile.
RispondiEliminaCaro prof, hic manebimus optime, come disse quel centurione.
RispondiEliminaE speriamo sempre di riuscire a respingere i celti.
D'altronde la storia si ripete, no?
Quelli che continueranno ad esserci sono quelli che segano i rami su cui siedono.
RispondiEliminaMa mentre quelli che il ramo lo segano ci guadagnano, quelli che il ramo lo sono, continueranno a farsi segare aggratis o anche in perdita?
Questo per rispondere a commenti del tipo:
"Io una cosa non capisco: ma che se ne fanno di una compressione dei salari se poi "segano il ramo su cui sono seduti"?
Mi rifiuto di credere che non abbiano compreso la traiettoria distruttiva in cui sono. La crisi della Germania è evidente a chiunque non sia un operatore informativo. Si vede letteralmente ad occhio."
Sullla scorta del conteggio delle ore perse in scioperi, con un po'di creatività si puô chiedere a chatgpt&co. dove siano i finiti i dividendi di Volkswagen (o di Siemens) degli anni scorsi. Tra patriarchi tedeschi e investitori americani è un bel circo.
La Germania non è un monolite ... altrimenti le guerre le avrebbe vinte :)