lunedì 23 ottobre 2017

Media, democrazia, sinistra

(...o anche: le solite parole al vento. "Quasi nulla di nuovo", come commenta Alessandro in calce al video. Ma, almeno, questa volta ero in piacevole compagnia, e in un posto stupendo, perché ce ne sono, a Roma, di posti stupendi...)




(...il problema principale, quello dei media, è irrisolvibile, o forse no: occorre una seria informazione pubblica, che, però, potrà essere pluralista solo a valle di un sistema politico articolato sul proporzionale. Perché a cosa serva il maggioritario qui l'abbiamo capito, e mandiamo un forte abbraccio a chi si rende ridicolo in pubblico cercando di spiegarcelo - come è accaduto in un'altra circostanza, per la quale vi rinvio a un post che non avete capito, e forse ora comincerete a capire - quelli che c'erano sabato credo capiranno. La buona educazione comincia quando si impara a non fare domande delle quali la risposta è scontata: quindi, regolatevi. Si apra la discussione...)

25 commenti:

  1. Non c'è una informazione corretta: prendiamo ad esempio il caso dei 2 referendum tenuti ieri in Veneto e in Lomardia. Il Partito Democratico, che si dice democratico, ha detto di non andare a votare (infatti loro non vogliono la democrazia). Quando hanno capito che i Sì sarebbero stati la maggioranza, hanno tirato fuori dal cilindro l'Emilia che chiede l'autonomia al governo, così da dire "Avete visto? Si fa così, non con il referendum". Hanno addirittura imputato al Veneto 2 milioni di euro per la spesa della sicurezza, quando spendiamo 4 miliardi all'anno per favorire l'invasione dei clandestini. Le parole media, democrazia e sinistra ad oggi non hanno nulla in comune.

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    1. Il nostro Stato Democratico viene svuotato del "kratos",della sovranità,verso l' esterno con i trattati europei e dall' interno con la sussidiarietà e la concorrenza tra i territori.La sovranità dovrebbe essere esercitata per conseguire il fine della Repubblica :l' uguaglianza sostanziale .Il "federalismo regressivo" ha come scopo proprio la negazione del fine della Repubblica ed è ,quindi,eversivo.Tutti i territori più sviluppati ,nell' ue ,cercano di sovvenire alla mancata uscita dalla moneta unica ,con l' uscita dallo Stato nazionale ,per diventare "marche periferiche"di una riedizione del XXI secolo del Sacro Romano Impero.Un appello ,faceto,infine al prof.:quando verrà investito del titolo d' Imperatore d' occidente ,si ricordi dei suoi fedeli seguaci(non followers ma seguaci) e c' affidi qualche marca o contea che con deferenza lo omaggeranno

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  2. "...che, però, potrà essere pluralista solo a valle di un sistema politico articolato sul proporzionale..."
    ...e con una soglia bassa.
    Non passa giorno che non ci mostrino quanto ne abbiamo bisogno.

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  3. Posso garantire che qui in Veneto nessuno ha mai avuto dubbi sulla vittoria del sì. Secondo me Zaia porrebbe fare un salto in avanti se cominciasse a dire (declinate per il Veneto) le cose che Borghi dice per l'Italia. Solo che ha troppa paura.

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    1. Cioè cosa? Che il Veneto è la Germagna d'Italia e dovrebbe avere moneta più forte o altrimenti pagare lo squilibrio della bilancia dei pagamenti verso il resto d'Italia? Zaia e tutta la Lega hanno un compito storico difficilissimo. Sembra impossibile. Speriamo in Super-Borghi.

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    2. Già appunto speriamo!!Sarebbe un vero problema se la lega incassasse molti voti dal centro sud grazie alle posizioni di Borghi Salvini e poi a beneficiarne fosse la linea cosiddetta separatista alla Bossi Maroni impersonata fa Zaia.

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  4. Capisco il professore che con gente come me ha un bel da fare. Ho una certa età ed un percorso di vita che mi a portato a conoscere, vivere, studiare in senso antropologico gran parte del mondo Islamico medio-orientale e Indù asiatico.
    Quello che so di economia l'ho imparato su questo blog, ma essendo diciamo, per così dire, un uomo di legge ho una formazione giuridica che mi rende più facile la comprensione di un altro blog che come questo sono delle sveglie per le coscienze, mi rifersco ad Orizzonte 48 (di Luciano Barra Caracciolo). Mi sto rendendo conto,sempre di più e noto che culture lontane con problemi enormi di carattere socio-economico, politico-militare e non aggiongo altro... ma hanno una coscienza individuale e collettiva che agisce, si ribella,soccombe,ma si rialza e combatte... perchè? Perchè da noi non succeede? La risposta è, ovviamente, nel suo blog, ci ho messo un pò a capirlo, essendo incrostato come e più di altri di molte mano di intonaco. Questo per dirle quanto le sono grato, che la sosterrò donando ad a/simmetrie quello che posso ed ho già aquistato diverse copie dei suoi libri che regalerò a chiunque in questo momento mi frequenta, contiui e non ne abbia a male se ancora abbiamo molto da imparare per capire e recepire a fondo il suo insegnamento che non è solo economico ma presuppone un cambio di intendere l'uomo e l'umanità. Non siamo animali "individuali" siamo animali "sociali" ed il principio che sta alla base del cambiamento si chiama Solidarietà. Aggiungo solo I miei più sinceri Auguri e Ringraziamenti.
    Giovanni

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  5. VLAD del giorno.

    http://www.zerohedge.com/news/2017-10-23/germany-full-censorship-now-official

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  6. Ho commentato "Quasi nulla di nuovo"(qui dentro), ma non credo siano state "parole al vento".
    O forse mi piace credere che non lo siano.

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  7. "...moltiplicare per -1 quello che dicono i media"
    Io l'avrei vista più come una frazione con "quellochediconoimedia" al denominatore.

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  8. Grazie Professore.

    Ottimo intervento sabato. Le Sue parole finali sull'individuazione e combattimento del nemico sono importanti.

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  9. Non conoscevo Enzo Pennetta. Mi sono permesso di guardare in giro cosa dice e cosa fa. Non dico che non sia interessante, ma non sono riuscito a rintracciare le sue credenziali scientifiche.

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    1. Andando sul suo sito si scopre che è laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali.

      https://www.enzopennetta.it/2011/04/ultimi-cavalieri-dellapocalisse/

      Spero di essere stato utile.

      Il suo libro "L'ultimo uomo" (finito di leggere da poco) è davvero interessante: parere personale, ovviamente.

      Cordiali saluti.

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    2. Grazie per la risposta. È difficile valutare il contenuto scientifico di questi libri (non mi pare abbiano citazioni in letteratura scientifica). E soprattutto non sono riuscito a capire dove e a che livello Pennetta sia "docente".

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  10. Grazie per il video, interessante come al solito. Secondo me per aggirare il blocco dei media e raggiungere più persone potrebbe essere efficace fare dei video brevi, tipo una rubrica settimanale di 10-15 minuti in cui ci dà il suo punto di vista sui temi attuali. Meno impegnativo di un post per lei e per lo spettatore e probabilmente di più facile diffusione sui social media.
    Cordiali saluti

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    1. Questa cosa è senz'altro utile e la nuova sede di a/simmetrie è attrezzata in tal senso. Tuttavia, pensare che sia risolutiva significa non aver chiaro come funzionano i social media.

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  11. Secondo me ha perso più volte il filo del discorso non per motivi di senilità, ma perché ha utilizzato uno stile ancora più ironico e libero del solito

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  12. Nell'attuale periodo storico non vedo significative speranze di poter ottenere un'informazione pubblica sotto a un sistema politico basato sul proporzionale, non nel medio periodo.

    Forse si potrebbe fare qualcosa per risolvere la questione dei media, ma richiederebbe risorse, tempo e molte persone motivate.
    Servirebbe una piattaforma open, criptata e distribuita su cui trasferire produzione e distribuzione dell'informazione e dibattito e formazione, ma allo stesso tempo servirebbero nuove fonti primarie e nuovi attori nel processo di produzione dell'informazione (vedi citizen journalist, freelance, giornalisti indipendenti, ecc).

    Servirebbe anche un organismo che rappresentasse l'interesse anzi il bisogno dei cittadini del mondo di avere un'informazione affidabile ed esercitasse pressione sociale e politica sui media allineati attuali, per esempio attraverso la leva di una certificazione volontaria di media e giornalisti.

    Per realizzare tutto questo il problema non è la complessità o le risorse, ma l'organizzazione, la collaborazione e la dedizione di una minoranza decisa e competente.
    Chi tra noi sarebbe disposto a partecipare?

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  13. PRIMO TEMA
    la mia prima impressione è che sta diventando sempre più popolare, quindi deve continuare a ripetere l'ABC, anzi deve arretrare alla premessa dell'ABC, perché chi voleva impegnarsi per imparare qualcosa, è arrivato a Goofy da tempo e certe cose si è sforzato di leggerle, di capirle e di interiorizzarle.

    Non biasimo i ritardatari (dal momento che rispetto all'inizio di questa inversione reazionaria sono arrivata in ritardo di una trentina d'anni e sono partita da sotto zero) ma mi viene da pensare che questi "emotivi" non siano lettori di Goofy, ma li raccatta su Twitter.

    Inutile nascondere il mio mariantoniettismo (comunque sa che sono sufficientemente forte da sopportare le strigliate, sue o di altri): i caratteri massimi di Twetter sono peggio dei grafici sui libri scolastici.
    Penso che i social in generale siano I MEDIA per eccellenza del pensiero Orwelliano, funzionalissimi al pensiero unico e massimo emblema di falsa democrazia.

    Intendiamoci: so benissimo che non sono i suoi canali privilegiati e che il non usarli non è risolutivo; ma mi chiedo se un utilizzo, anche solo marginale, porta più beneficio o danno; non so se il gioco (come il mio commento sul MIA per cui sono già stata redarguita e a cui comunque ho partecipato con il mio voto) vale candela: è conveniente buttare reti a strascico nella gran pauta (fango in senso dispregiativo in piemontese) dei social? E poi lamentarsi di quel che si è pescato?
    Pensare di usare lo strumento principe del conformismo superficiale e/o del dissenso "emotivo" per promuovere una "rivoluzione culturale" contro il conformismo superficiale e il dissenso"emotivo"?

    Sul tema D'Agostino ha posto una domanda:
    "perché con la crisi economica, con la disoccupazione che c'è oggi, in un mondo globalizzato, non abbiamo manifestazioni per le strade, non abbiamo cortei?"

    (alla fine, minuto 34)
    Non so quale sia la sua (di D'Agostino) risposta, ma come tema di riflessione è molto interessante.

    Il secondo tema lo scrivo con calma domani sera.

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    1. @ D'Agostino (micro riflessione)
      Le manifestazioni per strada non ci sono perchè mancano riferimenti e chi da il LA alla massa di persone schiavizzate e troppo impegnate a non morire di fame dopo esser stati costretti a prosciugare tutti i risparmi.
      I sindacati ora sono dei passatempo per i pochi privilegiati e trampolini di lancio per fulgide (quanto inutili per la collettività) carriere politiche.
      Si chiamiamo sindacati ma non sono degni di cotanto nome.
      Perdonate, è solo questo tutto il disprezzo che so esprimere al riguardo.

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    2. @germix
      hai ragione. Però credo (bisognerebbe chiederlo a lui, questa è la mia interpretazione) che D'Agostino ponga l'accento su "in un mondo globalizzato" per sottolineare l'interconnessione tra tutte le persone, cioè, si/ci chiede "come mai, nonostante oggi siamo tutti collegati, non riusciamo a organizzarci e fare fronte comune?".

      A differenza del passato, abbiamo i mezzi tecnologici per organizzarci autonomamente. Questa è la prima chimera: come hanno già evidenziato Bagnai, Tringali, Badiale e altri, la dimensione globale è funzionale solo alle élite che sono organizzate e abituate ad agire in questa scala, non ai sempliciotti come noi che disperdono le forze in milioni di frammenti scomposti, apoteosi di un individualismo e in un isolamento reale (diametralmente opposto alla sensazione di socializzazione virtuale) indispensabile al dominio del pensiero unico.

      Secondo punto debole: la valvola di sfogo. Si risolve tutto tra fazioni che fanno battute rapide e spiritose dettate dall'impulso e dall'emotività. Un ping pong tanto autogratificante quanto sterile perché superficiale: non c'è spazio né tempo per riflessione, sedimentazione, elaborazione autonoma, interiorizzazione. Tra la foto di un piatto di spaghetti unticci e scotti (anche i piatti stupendi dei grandi chef hanno passato la soglia di sopportazione, figurati gli altri), il gossip, il gruppo della bici e quello delle merende (Twitter, Facebook, Whatsapp, Istagram, ecc.) si crea troppo rumore, troppo disturbo, quindi non si riflette su niente.
      A questo proposito: certi articoli restano memorizzati, quindi è possibile ripescarli per dimostrare quanto fossero insensati (vedi Merlino) ma si è già totalmente sommersi dai messaggi nuovi, chi va a cercare i vecchi e a fare confronti? Chi li ricorda? Quasi nessuno. Come "la lettera rubata" ma moltiplicato per milioni di volte: un cumulo mastodontico di informazioni accessibilissime e quindi invisibilissime.

      Terza criticità: le élite sanno usare i social molto meglio di noi e grazie a questi ci controllano.
      Non mi riferisco alla possibilità di spiare (potrebbero farlo anche in altri modi) ma di influenzare e controllare il nostro pensiero, esattamente come fanno come i media tradizionali, ma in modo più subdolo, dando l'illusione di massima libertà e autonomia (dalle rivoluzioni colorate, fino a scelte più semplici e quotidiane apparentemente insignificanti).

      Goofy stesso è un social, ma grazie al modo di gestirlo, Bagnai è riuscito a fare una seria opera divulgativa (operazione impossibile su altri tipi di social).
      Nonostante la massiccia dose di documentazione e citazione di fonti, credo abbia dovuto faticare molto all'inizio per scrollarsi l'identità di blogger ("quel professore che scrive su internet" al cui confronto persino "l'ha detto la tv" appare autorevole) peraltro molto meno noto di una Ferragni.
      Appena si scopre Bagnai, la reazione da ultras è normale, ma mentre Goofy e i filmati dei convegni aiutano ad approfondire, su altri social è impossibile. Chi è abituato ai loro ritmi e ai loro pochissimi caratteri, il salto in profondità non lo fa. Non è questione di non avere tempo, il problema è che tali social addomesticano a saltare di qua e di là senza approfondire e senza conservare memoria di nulla.

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  14. Egregio professore, ho visionato due volte il suo video romano, che considero,a mio modesto parere, uno dei più raffinati, efficaci e convincenti di questi ultimi tempi.
    E' riuscito,con una semplicità ed una naturalezza notevoli e fuori del comune, a rendere pienamente accessibili e comprensibili riflessioni e temi politico-economici di grande importanza e rilievo.
    La sua analisi poi sull'assurdità e l'insostenibilità del sistema eurista,sull'inevitabile e normale opera disinformativa e propagandistica di giornali e vari media,sull'estrema difficoltà da parte della maggioranza di comprendere fenomeni e fatti apparentemente decifrabili con grande facilità, unitamente alla sintetica e chiara descrizione del tradimento dei lavoratori, di fatto operato dai partiti e dai politici che maggiormente avrebbero dovuto prenderne le difese,rendono indubbiamente molto utile e pregevole l'intero discorso.
    Senza alcun timore d'incorrere nell'esagerazione o nella retorica, si può ben dire che questa volta Bagnai è riuscito
    nell'improba impresa di superare se stesso!

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  15. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  16. "...il problema principale, quello dei media, è irrisolvibile, o forse no: occorre una seria informazione pubblica, che, però, potrà essere pluralista solo a valle di un sistema politico articolato sul proporzionale."

    Concordo pienamente, però la storia insegna che soluzioni di questo genere (vedisi terza e quarta repubblica francese) se mantengono il potere esecutivo fortemente subordinato al potere parlamentare portano forti instabilità. Una possibile soluzione potrebbe l'elezione diretta del primo ministro così si separa rappresentanza da governabilità...
    Un abbraccio,
    Bruno

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