Preludio
Caro Alberto,
Il post di Neuro "La solitudine" mi ha spinto a
interrogarmi sulla natura che ha assunto il tuo blog. Certo il blog è un luogo
di riflessione critica sull'economia e la politica. Certo si tratta di un
monumento innalzato al tuo smisurato ego di tetrarca d'occidente. Certo è uno
spasso assoluto grazie alla tua penna e a quella di tanti altri: quante risate
ci siamo fatti (come hai detto a Pescara per il primo anniversario "unanno vissuto umoristicamente"). Ma soprattutto ... beh, a questo punto è
chiaro: si tratta del più grande esperimento di psicoterapia di gruppo mai
tentato. Come hai detto, e come tanti hanno ripetuto, "volevo vedere se
ero solo io a pensare, a sentire certe cose". Cosa cerchiamo quindi? il
bene più prezioso del mondo, quello che fa scalare le montagne, che consente di
rimanere dritti nelle tempeste della vita: cerchiamo condivisione.
E allora oggi è il mio turno, vediamo se quello che sento
può servire anche ad altri.
Non voglio parlare della solitudine oggi, voglio parlare
della paura e della Germania. Voglio parlare dei miei ricordi, dei miei sogni,
della mia gioventù di baby boomer, dei miei libri. Perché c'è qualcosa di
orribile in questi giorni, così cupi, così carichi di ombre. È orribile per me
sentirmi dire, dopo una discussione con parenti, amici e colleghi a cui si
cerca di mostrare le violente conseguenze delle scellerate politiche delle
élite europee a guida tedesca: "Ma sei diventato un razzista
antitedesco!". Signore, perdona loro perché non sanno quello che dicono
... Antitedesco (risate).
Eppure c'è qualcosa che mi fa paura perché, come dici tu,
anche un agnello in una gabbia con angoli (non infiniti) può diventare un
pericolo. Come diceva Terenzio? "Nulla di ciò che è umano mi è
alieno". Neanche l'odio ci è
alieno, e io lo sento montare questo odio degli agnelli e mi fa paura, una
paura tremenda. Perché negli anni '70 ce l'ho avuto un assaggio della violenza
politica e non l'ho dimenticato. Cos'è il ricordo più brutto? Sì, c'era la
paura di prenderle di santa ragione, ma non è questo la cosa più brutta che
resta. La cosa più brutta è la sensazione che (magari per difendersi
dall'aggressione delle squadracce) tu possa diventare come quelli che ti
aggrediscono. La sensazione orrenda che una volta aperto il vaso di Pandora
dell'aggressività ognuno di noi è alla mercé delle proprie pulsioni. Ed è la
fine. Questo mi fa paura. Mi ha fatto paura la mia esultanza quando Mario
Balotelli ha segnato il primo gol nella semifinale Italia-Germania degli ultimi
campionati di calcio europei. Secondo Carmelo Bene "Il teppista è un
tifoso coerente". Sante parole. Che cosa avevo da esultare? C'era
dell'odio in quella festa, e il retrogusto che rimaneva in bocca era
disgustoso.
E allora io oggi scrivo per ricordarmi la mia Germania, la
mia Austria, il sogno della mia generazione. Perché noi vogliamo costruire
veramente l'Europa, la principessa amata da Giove, perché vogliamo un futuro di
pace e di giustizia sociale. Perché la Merkel, Weidmann e Schauble non sono la
Germania, sono solo l'espressione di un mondo pulsionale privo di freni
inibitori (scusate lo psicanalese) e io non voglio credere che l'avranno vinta,
che ancora una volta dei violenti trascineranno il loro paese e il continente
in un abisso di conflitti dall'esito imprevedibile. Perché io mi sento come Bardamu nel Voyage, Bardamu che
peregrina lungo il fronte franco-tedesco nella Grande Guerra e che al culmine
della carneficina si chiede più stupefatto che spaventato: ma io non ho niente
contro i tedeschi, ma da quale inferno arrivano tutto questo odio e disprezzo?
Libera
nos a malo.
Lingua madre
Per prima cosa devo fare outing. Non so il tedesco.
Estiqaatsi pensa ... La fate facile voi. Il problema è che ho fatto il
matematico come inizio dei miei personalissimi studi di filosofia. Volevo fare
il filosofo e sono rimasto intrappolato in questo paradiso delle forme dove gli
oppiacei sono costituiti, o meglio sostituiti, dalla visione degli oggetti
matematici. Volevo fare il filosofo e lo vorrò sempre. Esiste il libero
arbitrio? Qual è la natura del tempo? L'universo è finito o infinito? Le
domande sono sempre le stesse da circa 2500 anni. Le risposte cambiano e
cambieranno sempre, ma le domande resteranno sempre là, a interrogarci
("La réponse est la malheur de la question"). E qual è la lingua di
chi studia la filosofia se non il tedesco? Studiare filosofia senza sapere il
tedesco ... si resta sempre con un vago disagio addosso, come uno che abbia
fatto l'ingresso in società senza avere mai l'abito giusto per l'occasione. Le
difficoltà della "Critica della ragion pura" sono ontologicamente
legate ai processi mentali di Kant o la traduzione in italiano ci mette del
suo? Avrò capito bene "Il mondo come volontà e rappresentazione" o
avrò semplicemente letto quello che ha capito il traduttore-traditore delle
parole di Schopenauer? Quelle pagine del Capitale così ostiche sono tali perché
sono ignorante di economia o qualcosa dell'argomentazione di Marx è rimasta
nell'originale in lingua tedesca? Lingua madre, lingua matrigna ... percepire
bagliori in lontananza e sapere che non potrai mai veramente farli tuoi come
potrà fare un qualsiasi cittadino di Amburgo o Norimberga.
E la letteratura? Interrogarsi sul significato del titolo
"L'uomo senza qualità" fino a che qualcuno non ti spiega che una
traduzione più adatta sarebbe forse "L'uomo senza proprietà" dove il
termine "proprietà" va usato nell'accezione che danno al termine i
matematici (d'altro canto il protagonista è un matematico): e tutto si
illumina. Questo è il tedesco per me, quell'oscuro oggetto del desiderio, la
lingua della più astratta e torrida carnalità di Musil, la lingua di Rilke,
delle Elegie Duinesi.
"Ma se i morti infinitamente dovessero mai destare un
simbolo in noi,
vedi che forse indicherebbero i penduli amenti
dei noccioli spogli, oppure
la pioggia che cade su terra scura a primavera.
E noi che pensiamo la felicità
come un ascesa, ne avremmo l'emozione
quasi sconcertante
di quando cosa ch'è felice, cade."
Che musica avranno questi versi nella loro lingua madre? Non
lo saprò mai.
Sotto i tigli
Io non lo sapevo. Che
Hitler non sopportasse Berlino l'ho imparato durante la mia prima visita. Era
una città troppo viva, cosmopolita, la città della cultura. Non era proprio il
posto dove il messaggio del Mein Kampf potesse attecchire senza sforzo. D'altro
canto come si chiama il viale che conduce alla Porta di Brandeburgo (la strada
principale di Berlino)? Viale della Vittoria? Corso della Nazione? No! Si chiama
Unter den Linden. Unter den Linden. Sotto i Tigli. Qualcosa non torna. Dove
sfilava l'infernale macchina da guerra teutonica? Sotto i Tigli. Adesso capite
che la Love Parade sarebbe un tipo di sfilata più adatta per il luogo. Io ci
sono passato e siccome soffro della sindrome di Stendhal in versione storica mi
sono sentito mancare (quando comincerò a sentire le voci mi farò vedere da un
bravo psicoterapeuta, non abbiate paura). Ho visto le divisioni corazzate della
Wehrmacht sfilare, ho visto i soldati sovietici arrivare increduli e con il
cuore fradicio dal desiderio di vendetta. E ho visto gli innamorati, di tutte
le ere, passeggiare Unter den Linden bisbigliandosi piccole, dolci cose da
nulla.
Orianienburger Strasse
E per caso mi sono trovato ad alloggiare in un alberghetto a
Orianenburger Strasse nel quartiere di Mitte, il cuore della città. Bisogna
passeggiare a Oranieburger Strasse per capire Berlino, la sera, d'estate.
Ristoranti di ogni tipo, un centro sociale in piena città, donne che esercitano
la più antica attività professionale del mondo in mezzo alle famigliole, una
sensazione di tolleranza e libertà che non ho mai provato in nessuna altra
parte del mondo. La sensazione che se sbarcassero gli alieni verrebbero fatti
accomodare a un tavolo senza troppa difficoltà. Poi continui a passeggiare e
anche qui qualcosa non torna. All'improvviso ti trovi davanti alla Neue
Synagoge, la grande sinagoga moresca di quella Berlino ebraica che fu
cancellata e dispersa. Il posto dove Einstein si esibì con il violino. Non ci
sono gruppi di neonazisti che minacciano nessuno, tutto è tranquillo. Eppure in
un angolo, due poliziotti, un po' pingui, sorvegliano l'entrata. Ecco come
appaiono le tracce dell'angelo della morte che è passato in questi luoghi:
attraverso la noia di due agenti che scrutano l'orologio nella speranza che il
turno di guardia prima o poi finisca.
Corde vibranti nel cosmo
La teoria delle stringhe è una teoria affascinante che ha
come scopo ultimo la creazione di una teoria unificata delle interazioni
fondamentali della fisica. Estiqaatsi pensa ... No, lasciatemi dire. Non ci sono
ancora esperimenti che corroborino (come ci spiega Popper possiamo solo
falsificare ...) la teoria. Ma l'idea è talmente bella e romantica che merita
di essere conosciuta. Semplificando, senza tradire, possiamo dire che l'idea di
base consiste nell'ipotesi che le particelle elementari non siano oggetti
puntiformi ma stringhe. Meglio sarebbe tradurre "string" con corde.
L'universo sarebbe quindi composto da corde vibranti e le interazioni fisiche
verrebbero descritte come vibrazioni di tali corde. Non è meraviglioso? Si
tratta sostanzialmente di una teoria musicale, la realtà sarebbe, in ultima
analisi, un grande concerto. Gli amanti degli studi classici e di Pitagora avranno
riconosciuto l'Armonie delle Sfere e avranno l'ennesima conferma che il
progetto che stiamo portando avanti è stato buttato giù circa 2.500 anni fa da
un valente gruppo di ricercatori ...
Ecco spiegata la fascinazione della musica per noi, piccola muffa
parassita su un piccolo pianeta. Noi cerchiamo qualcosa che ci faccia vibrare
(perdonate il panpsichismo).
Nikolaikirche
Ed eccomi quel giorno a Lipsia, di fronte alla
Nikolaikirche. Era un caldo giorno di luglio e mi prendevo un'insalata nella
birreria di fronte alla chiesa. Non una birreria qualsiasi, nientepopodimeno
che l'ex scuola elementare di Leibniz, la Alte Nikolaischule. Come sarà stato
Leibniz alla scuola elementare? Magari era distratto, magari guardava fuori
dalla finestra e prendeva brutti voti perché pensava a come calcolare le aree,
chissà. Un cameriere mi ridesta dal mio mondo di spettri: "Vinegar or
Balsamico for the salad?". Ecco un'altra parola italiana che diventa
mondiale, dopo "Mamma mia", "allegro",
"prestissimo", ..., "balsamico"! E mi porta un balsamico di
Modena buonissimo. Fra gli avventori tedeschi, turisti che si godono il sole. E
rivado a quel 7 aprile 1724, la prima della Passione secondo S.Giovanni di Bach
nella Nikolaikirche: saranno stati intonati gli interpreti? Ma nel mio piccolo
Pantheon germanico c'è, in quella piazza, un'altra giornata importante, è il 9
ottobre 1989 la sera dell'inizio della "rivoluzione pacifica" quando
la Stasi dovette arretrare di fronte a 70.000 candele accese. Cosa sognavano
quelle persone? Libertà, pace, (vera) giustizia sociale? Cosa è successo da
allora? Andiamo a cercare il pastore protestante che guidò le preghiere e le
proteste, Christian Fuhrer (nomen omen, ma non sempre). Dal Corriere della
Sera: "Le piace come è stata condotta la riunificazione? C.F: No. Avremmo
dovuto scegliere un nome nuovo per il Paese, scrivere una nuova costituzione e
cambiare l'inno nazionale, sequestrato dal nazismo. Invece, a Est è cambiato
tutto, a Ovest non è cambiato nulla." Anche qui i conti non tornano.
"A Ovest non è cambiato nulla". Già.
Fantasmi della mia Germania, della mia Europa. Troppo caldo
per pensare. Ma Lipsia è la città della musica e questo significa che a ogni
angolo del centro storico dilettanti allo sbaraglio infliggono tormenti
inauditi ai passanti in cambio di pochi spiccioli. Se ci fosse Alberto li
farebbe pagare per avere il privilegio di suonare di fronte a lui, ma Alberto
non c'è ... Ed ecco che da un angolo della piazza sbuca un'armata Brancaleone
mai vista. Cinque signori che sembrano usciti fuori da un romanzo di Gogol,
vestiti alla meno peggio e carichi di strumenti. Infatti sono russi, di
S.Pietroburgo. Tirano fuori degli ottoni tirati a lucido, su un lenzuolo
malconcio dispongono dei CD di produzione artigianale, una breve presentazione
e via con la musica. E' la Carmen, una storia spagnola, scritta da un francese
ed eseguita da un ensemble russo di fronte a tedeschi e italiani. Se non è
Europa questa. Sono intonati, perfettamente intonati. Niente battimenti,
signori. Niente battimenti. Uno dei suonatori è veramente particolare, un
ragazzo giovanissimo, in canottiera, shorts e infradito un incrocio etnico
indefinibile, mezzo scandinavo, mezzo slavo, mezzo arabo (delle frazioni ce ne
freghiamo), un perfetto europeo insomma. Suona la tromba assorbito
completamente dallo strumento. Europa.
E mentre i musicisti cavalcano attraverso la tradizione
musicale del continente per il piacere degli astanti io mi sento come quando
sei a un funerale e, anziché essere assorbito dal dolore, banalità oscene
attraversano la mente: "domani devo pagare le bollette ..." Ma a me
viene in mente di peggio, le immagine dei burocrati europee, di Barroso, di
Schulz, di Van Rompuy, di Draghi, i loro sconci sorrisi quando si incontrano
come se fossero al club del golf, persone le cui politiche dissennate saranno
premiate (qualche mese più tardi) con il Nobel della Pace. I musicisti russi si
sono fermati adesso, si asciugano il sudore con i fazzoletti e si guardano
negli occhi come chi si stia preparando al gran finale. Un respiro all'unisono
e le note del secondo movimento del Secondo Concerto Brandeburghese di Bach
invadono la piazza. Si può sentire questa musica senza essere travolti dalla
forza del passato, dalla malinconia dei ricordi? Difficile. E infatti nella
piazza ora si sente solo il perfetto accordo degli ottoni. Ognuno degli
ascoltatori vibra all'unisono con la musica ricordando una pena segreta. Chi
pensa a un amore perduto, chi all'ultimo saluto a un genitore morente, chi a
quel giorno che tuo figlio è stato irriso e umiliato dai compagni di scuola e
tu non hai potuto far niente per proteggerlo. Corde vibranti nel cosmo, ognuna
con la sua nota, soli e insieme agli altri, come è la vita, in fondo.
E dunque, quando ricordo quel giorno di luglio, mi ritrovo a
Oslo (autonominatomi Comitato per il Nobel della Pace) e assegno il premio al
giovane musicista russo, con le infradito, la canottiera, la tromba e alla sua
interpretazione di Bach, alle vibrazioni di quella piazza.
Non tutti i sogni sono uguali.
Dedica
Dedicato alle persone a cui ho voluto bene (presenti o
assenti), ai miei studenti che mi hanno insegnato che l'amore per la matematica
è una malattia trasmissibile, agli innamorati che hanno passeggiato "Sotto
i Tigli", a tutti coloro che lottano e sperano e soprattutto alle persone
più fragili che sono state travolte dalla violenza della crisi che viviamo.
(dal che si evince che l'infinita misericordia divina accoglie sotto le sue rutilanti ali anche i lettori di Céline. A degna chiusa di questo pezzo vorrei ricordare che i ricercatori che 2500 anni or sono dettarono l'agenda della nostra perenne ricerca venivano da un'università della Calabria. Insomma, erano dei Piigs. Ma tutto questo Angela non lo sa...)
Il M5S (che ho votato e temo di dover fare rapidamente un profondo mea culpa, anche se a mio favore c'è la mancanza di alternative) NON ha solo il difetto di non dire la verità sul debito pubblico, di non esprimersi sull'euro, ecc.
RispondiEliminaHa un difetto più profondo e che lo limiterà ANCHE se risolvesse i gravi limiti precedenti.
E' una setta in cui gli affiliati NON sono eletti ma portavoce, non possono esprimere il loro pensiero non solo alla stampa (che ovviamente ha i suoi difetti) ma nemmeno esprimere pareri autonomi.
Con questo metodo tutti i "cittadini" eletti-portavoce non possono che essere fantocci portavoce di una rete in cui Rodotà è stato votato da meno di 5000 persone (e se risultava Prodi che facevano?)e NON hanno personalità loro semplicemente perchè NON possono averle.
Anche abbracciando le teorie di un Bagnai o Borghi, come potrebbero chiedere a questi di candidarsi nel movimento con le assurde regole adatte SOLO a mediocri incompetenti?
Infatti tutti coloro che possano oscurare Grillo o portare un messaggio autonomo non sono stati candidati, anche se vicini al movimento (penso a Fo, Messora, ecc.).
Non è SOLO il problema di chi và a Bruxell, ma di chi ragiona con la sua testa e non con quella di una rete disarticolata che candida chi fa altri mestieri (quando và bene) o Grillo che in quanto a luoghi comuni fa impallidire non solo il PD ma anche il primo Bossi
Non crucciarti troppo.
EliminaNon li abbiamo votati perchè ci credevamo, li abbiamo votati per dare un segnale no-PD, no-Monti, possibilmente no-euro. E perchè astenersi non serve.
Ma, personalmente, li ho votati "turandomi il naso" per dirla alla Montanelli.
Sono serviti a mettere in difficoltà il duo Bersani-Monti. Oggi, se non servono più, amen.
Lucidissimo Malachia, concordo appieno!
EliminaSono d'accordo.
EliminaMa sollevavo il problema per il "chi voterei oggi?"
In particolare io (vicentino) che tra non molto ho le comunali.
Spero che questo blog fughi i miei dubbi!
In fondo in Germania in pochissimo tempo è nato un partito euroscettico (a modo loro ovviamente) in cui sono presenti economisti ed intellettuali.
Secondo i sondaggi tale partito supera abbondantemente il 20%.
La mia domanda: c'è spazio in Italia per un partito del genere o la propaganda del PUDE ne ha azzerato i margini??
E gli italiani sono pronti a promuovere la consapevolezza o preferiscono sempre la demagogia?
Si potrebbe insistere nel chiedere al Prof un impegno, ma se alle due domande precedenti ha già risposto NO non posso dargli torto...
Non ho altre parole, se non un immenso "GRAZIE".
RispondiEliminaSemplicemente emozionante..
RispondiEliminaGrande Paolo Gibilisco, che grazie ad Alberto Bagnai ho avuto il piacere di conoscere (e insegna Matematica, pensa se insegnava Storia, Lettere e Filosofia).
RispondiEliminaCaro Federico,
Eliminail piacere è stato anche mio. Speriamo di rimangiarci presto quello splendido pesce spada ...
Come molti con cui ho avuto occasione di parlare a Padova,giovedi' scorso, soffro di sdoppiamento di personalita'. Da un lato frequentare il blog e' una ventata di aria fresca, da un altro frequentare gli abitanti dell'economia reale e' a dir poco deprimente."Colpa della corruzione!" "siamo un paese di serie b!" "Ha ragione Grillo!" e via discorrendo. Ultimamente, pero', snocciolando dati, fonti e disegnando grafici a matita mi guadagno almeno l'attenzione e il rispetto del docente. Chi l'avrebbe mai detto!Chi la dura la vince! (o, se non altro, se sfoga!)
RispondiEliminaScheisse!
RispondiEliminaLa mia amica,l'amicizia della vita per chi ha la rara fortuna di trovarla,è tedesca.La Germania dei nostri vent'anni,la sua meravigliosa Bamberg,le nostre birrerie,le nostre corse in motocicletta...potrei scrivere un post uguale,se ne avessi la capacità,ve lo risparmio.
Ho guardato anch'io quella partita,in streaming perché ho buttato la televisione,e il calcio non mi interessa ma volevo vedere quello che ho visto,un italiano,italiano come la pastasciutta e per di più di pelle nera,fare esattamente quello che mi aspettavo,e la faccia della Merkel,e beccatevi sui denti quest'altro Jesse Owens.
E io sto qui ad arrampicarmi sui vetri,mentre l'amica della vita,47 anni laureata,rincorre suo marito spostato come un pacco postale ed ora ha un minijob a Dresden,dove la sua famiglia è detestata perché occidentale,besser-wessi.Chissà se capirà mai.
Avete ragione voi,abbiamo bisogno di Europa.Ce la riprenderemo.
Per far risparmiare tempo al sig. Gibilisco almeno su un quesito: "esiste il libero arbitrio"?
RispondiEliminaLa risposta e' "no" (ma non ho abbastanza spazio in questo commento per scrivere tutta la dimostrazione, e comunque non ne avrei il permesso).
Temo che questa sia la classica domanda che uno scienziato, da vivo, non dovrebbe porsi...
EliminaForse sono vivo, ma non mi sento tanto bene ...
EliminaBellissimo pezzo anche perchè mi piace tanto la fisica quantistica che mi sono comprata tempo fa i libri di Brian Green l'Universo elegante e la trama del cosmo ed incredibile ma vero sono riuscita a comprendere tutto. Certo ora dovrei rileggerli per rinfrescare le nozioni, come del resto qui a goofynomics ogni tanto bisogna rileggere i post più importanti per tenere sempre presente le ragioni della crisi. Personalmente non sento sentimenti negativi verso i tedeschi, ma verso coloro che siano italiani, tedeschi, spagnoli o greci insomma verso tutti gli europei che non vogliono capire il perchè di questo infame periodo. Non vogliono capire perchè presi dalla routine di tutti i giorni, le magagne in ufficio, i figli, le incomprensioni dei parenti, gli acciacchi dell'età. Vivere il tram tram quotidiano magari discutendo dei matrimoni gay, di "chi la visto", del bunga bunga di Barlusconi, di quanti km hai fatto con la bici o quanti goal ha segnato la tua squadra. Capisco anche che queste piccolo cose fanno la nostra vita, ma adesso noi non ci possiamo permettere tutto ciò perchè verrà spazzato via in un baleno. Oggi in ufficio abbiamo avuto una riunione con il nostro dirigente e al termine lui riferendosi all'amministrazione provinciale dove lavoro diceva che tutto è pura follia allora io ho risposto che la follia più grande e far parte di questa Europa e lui mi ha risposto con un fil di voce "ma che vuole lo sapevamo che entrando tutti noi avremmo perso qualcosa ma che avremmo dovuto fare?" Ecco io ho veramente risentimento e paura di queste persone che siano italiani, tedeschi o qualcos'altro.
RispondiEliminaBello, grazie per ogni post di questo blog.
RispondiEliminaBellissimo e non dico altro.....
RispondiEliminaso che tempo fà aveva diffuso un post in cui diceva che la maggior parte dei commenti erano inutili, però stavolta voglio disturbarla perché penso di poter offrire un ulteriore spunto di riflessione.
RispondiEliminasettimana scorsa ero appena tornato a casa, accendo la tv che trasmette in diretta un comizio in friuli di beppe grillo. stava parlando proprio di euro e sovranità monetaria.
non ricordo perfettamente le parole, ma più o meno il discorso era questo "non sono contrario all'euro, io sono per un referendum. ci sono degli esperti che dicono che sia opprotuno rimanere dentro la moneta unima, ma ci sono anche altri esperti e professori che sostengono che avremmo più vantaggi ritornando all lira. io non so quale delle due categorie abbia ragione". il senso del discorso era questo.
dopo neanche una settimana se ne esce con questa boutade (e come la vorremmo chiamare???) dell'invasione tedesca che personalmente ne farei volentieri a meno soprattutto perché evoca periodi non certi felici della nostra storia.
ora tralasciando la panzana del refendum, secondo me grillo, dando versioni continuamente diverse su uno stesso tema, rivela, scusi l'umorismo, di non essere d'accordo nenanche con sé stesso. a volte fa capire di essere contro l'euro (però senza argomentare o argomantendo in maniera farfugliata), un'altra dice che il problema è debbbitopubblico, poi che si è fatta moneta unica senza unificazione politica e fiscale (ogni tanto ne azzecca una anche lui), quella successiva che non è ideologicamente contrario all'euro, poi che vuole riprendersi la sovranità monetaria. non si capisce niente di che abbia in testa.
insomma è coerente nell'essere incoerente. il personaggio è semplicmente fatto così e personalmente non so che peso dare alle dichirazioni.. invece ritengo più interessante per esempio sapere su che basi scientifiche e su quali numeri vaticina un default statale a settembre, ma vabbé. in ogni caso i tedeschi saranno impegnati a guardare a casa loro visto che la crisi sembra che abbai già varcato il Reno come ampiamente previsto in questo blog in tempi non sospetti (perché la crisi è un problema anche per il creditore) con tanti saluti alle agende teutoniche.
infine mi auguro che lei, indipendentemente dalle dichiarazioni spiacevoli del genovese, decida di continuare i suoi incontri anche in futuro con i meet up. l'opera di divulgazione rimane sempre preziosa
distinti saluti. spero di non averla tediata abbastanza
Per essere significativi a volte occorre essere brutali.
RispondiEliminaE dopo tanta poesia, distesa sotto un'ombra fin troppo spessa e di cui si sente tutto il peso, tanto di più quanto più romantica è la scena e l'animo risuona appassionato, e l'esorcismo batte in testa, ecco una domanda a cui non è necessario dare una risposta, perché non è, in effetti, una domanda, e risulta invece come il monito sulla città di Dite:
Dunque fu tutto accidentale?
Complimenti al prof. Gibilisco, semplicemente stupendo ed emozionante.
RispondiEliminaGrande, Paolo. Hai ragione: questa marcia funebre €uropea ci può portare a nozze di sangue ("Ha llegado otra vez la hora de la sangre. Dos bandos. Tú con el tuyo y yo con el mío. ¡Atrás! ¡Atrás!") a meno che prendiamo il toro Zeus per le corna e li tagliamo la testa, come fa l'oste Bagnai tutti i giorni raccontando chi è e come cerca di rapire la principessa Europa (che lo è di tutti).
RispondiEliminaAttacca er PUDE con batteria giornalistica policazzuta (Seis periódicos líderes se unen para analizar el futuro de la UE: http://elpais.com/tag/c/5ce0ea58c59fea259cf67066ac5d7805).
E allora contrattacchiamo incollando questa intervista a uno dei più lucidi giornalisti mondiali, Rafael Poch de Feliú (http://www.jotdown.es/2013/04/rafael-poch-china-aunque-suene-fuerte-es-de-los-mejores-paises-gobernados-del-mundo/) della quale segnalo questa risposta sulla Germania di (purtroppo in spagnolo). Grande sintesi quella di Poch: Cara Europa, bellina mia: 1848 o 1930? Cosa preferisci?
En tus crónicas desde Berlín has destacado que el momento clave fueron las reformas de Gerhard Schröder.
Sí, marcan un punto de inflexión, pero la película empieza en la Reunificación. La primera idea es que Alemania, en este proceso que ha sido calificado por Fontana o Krugman como el de la Gran Desigualdad, estaba retrasada. En Europa, desde los años 70, asistimos a una gran ofensiva del capital que se come las conquistas sociales del consenso de posguerra, tanto en Europa occidental como en Estados Unidos. Empezó con Carter y siguió con Reagan y Thatcher en Inglaterra. Pero Kohl no pudo hacer esto porque estaban en la primera frontera de la guerra fría. Tenían enfrente una república democrática alternativa, cuya imagen de marca era el estado social. Esto obligó a la RFA a adoptar un capitalismo, que llamaban renano, marcadamente social. Todo esto se acaba con la Reunificación, en cuanto deja de existir la alternativa, el establishment occidental empieza a tener la libertad de hacer lo de Reagan, Thatcher e incluso Mitterand y los suecos.
Entonces, como llegan con retraso, llegan también con ansiedad. En ese contexto, se comen los tremendos costes de la Reunificación, que costó muchísimo dinero. Se habla de dos billones de euros, eso corresponde al 8% del PIB a lo largo de 25 años. Son gastos enormes que explican la obsesión alemana por la austeridad. Además, surge tras 1990 la gran reunificación mundial. Es la nueva oportunidad de marcar un modelo de relaciones laborales diferente. Se incorporó al mercado de trabajo todo el bloque del Este, más China e India. Todo eso dobló el número global de trabajadores. Añadió 1400 millones más de obreros, lo cual alteró la correlación de fuerzas entre capital y trabajo en beneficio del primero.
En Alemania el Este se utilizó como polígono de pruebas, con salarios bajos y precariedad. Esto repercutió en Alemania Occidental. Si los sindicatos decían que no a algo, se llevaban la fábrica al Este. Entre el año 90 y 2003 las reformas no fueron todavía posibles porque estuvieron muy ocupados en digerir toda la reunificación. Fue a partir del año 2000 cuando se crea el consenso de Lisboa en Europa, lo de la competitividad y todo esto, cuando Alemania comienza a desarrollar con mucho retraso la agenda neoliberal.
Kohl ya había empezado, pero no pudo por razones obvias. Entonces, quién mejor que una coalición de izquierdas para hacer el trabajo sucio. Ahí estuvo el señor Schröder con su Agenda 2010, que impuso el programa de recortes más importantes de la historia de la posguerra alemana. Y en eso estamos. Entre 2003 y 2006 todo son reformas laborales y sociales, que tienen un resultado ambiguo. Porque en Alemania se dice, sobre todo al exterior, que tienen éxito porque han hecho las reformas, mientras que los científicos sostienen que en realidad lo que hubo fue una mejora de la coyuntura general que disparó sus exportaciones. No obstante, ahí está la trampa ideológica de hacer ver que este éxito exportador tiene que ver con los salarios más bajos, cosa que no es verdad, y está trayendo muchísimos problemas.
E' stato come farsi un bel giro in Germania leggesi il post. Grazie mille!
RispondiEliminaPs. Grillo è davvero indifendibile, così come quel che propagandano quelli più vicini alla testa del movimento. Ma spero davvero l'apertura della base porti a qualcosa di meglio, anche perchè, ahimè, di alternative ne ho davver poche. Fortunatamente almeno nel mio paesino (fortemente colpito dalla crisi) essere conro l'euro pare sia tranquillamente la norma.... La povertà depiddinizza insomma.
Pienamente d'accordo: quelli che hanno preso mazzate sul reddito hanno i neuroni attivissimi. Forse il materialismo storico può aiutare a capire questa dinamica cognitiva ...
EliminaLo so che siamo un'altra cosa, migliore, più libera, più democratica,
RispondiEliminaMA VALIAMO COME IL DUE DI COPPE QUANDO C'E' SOTTO DENARI
Bellissimo post, complimenti all'autore
RispondiEliminaRENDIMENTI DEI TITOLI SPAGNOLI AL 7% COME QUELLI DEL RUANDA
RispondiEliminaWhen Spanish bonds traded at yields above 7% last Summer, the world's central banks went into a whirlwind to proclaim that these levels did not represent reality (in spite of the depression-era style economic data the nation was spewing).
Fast forward nine months, the data is worse and getting worserer but yields - through the guiding hand of Draghi, the self-referential buying of domestic banks, and the BoJ's risk-is-no-object reach for anything non-JPY denominated - have crushed to 4.3% pre-crisis levels. Meanwhile, a few thousand miles south, the nation of Rwanda is issuing its first international debt today at a 7% yield (to the Japanese we are sure) as over 90% of the world's sovereign bond markets are at or near all-time low yields.
Bello davvero sentirsi parte di questa comunità, grazie.
RispondiEliminaP.S. Su twitter è iniziato un toto-ministri tra noi "mastini digitali". Prof. se si iscrive il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca è suo.
Oscar mi deludi: a Bagnai va l'Economia, al MIUR ci mettiamo De Nicolao di ROARS (previa eventuale depiddinizzazione).
Elimina"Precedi gli altri nella corsa? − Lo fai come pastore? o come eccezione? Un terzo caso sarebbe che ti fossi dato alla fuga...
RispondiEliminaNietzesche? Trasformare il cosi' fu in cosi' volli?
EliminaQuanto l'ho amato da adolescente e quanto poco lo capisco ora.
Con l'eta' capisco di piu' Hegel, noiosissimo, su cui mi segarono all'esame di abilitazione all'insegnamento. Questo Spirito che si comprende e si fa nelle individualita', per superarle, questa consapevolezza che ogni nostro dolorosissimo atto di azione e resistenza, cosi' singolo, ben lungi dall'essere virtu', e' solo un momento di un processo ineluttabile della Storia, rappresenta una necessita' che non voglio accettare.
La disanima del prof a Padova sulla rivoluzione francese mi ha portato a mente l'odiato Hegel, che di questi tempi, con la sottesa idea di progresso, comunque mi pare un ottimista!
Nel'alveo delle considerazioni inattuali sulla supremazia tedesca, questo aforisma dovrebbe costituire il necessario frontespizio per qualsiasi discussione critica.
EliminaSi potrebbe, banalmente, definirlo "attuale" o "profetico", senonché i tedeschi permangono, immutati, uguali a sé stessi nel tempo.
Hegel è noioso perché pedantemente effuso nell'animo tedesco. La critica dello spirito tedesco, nel passato, nel presente e nel futuro, non può che iniziare dallo spirito [critico] per eccellenza dello spirito tedesco: colui che incarna, stereotipicamente, la Germania ma che dalla Germania ha voluto allontanarsi.
L’EURO E’ UNA SORTA DI CONCETTO SACRO, DI DIVINITA’, DI RELIGIONE, NON LO SI PUO’ TRADIRE, VAL LA PENA PIANGERE E SOFFRIRE PUR DI TENERSELO
RispondiEliminaSome prominent Germans have publicly expressed their doubts about the future of the euro. A few politicians have tried to jam anti-euro sound bites edgewise into the evening news. And an anti-euro party, the Alternative for Germany, is forming just in time for the September elections, hoping to garner enough votes to move into parliament.
But those close to the epicenter of power, those near Chancellor Angela Merkel, have to toe the line. And the line is that the euro is far more than just a currency, that it’s a sacred concept, a sort of religion worth saving no matter what the costs. Even much of the opposition toes that line. While the possibility that a small country might exit the euro has been accepted more or less, the euro itself has been inviolable in those circles. Until now. …
Molto bella (anche letterariamente)la riflessione di Gibilisco, ma per realizzare questi impegni (chiamiamoli così, visto che la parola "sogno" è stata snaturata dai "fognatori"), credo che bisognerà passare attraverso una nuova forma di Fronte popolare, un'opposizione a tutto campo in cui anche i grillini, a titolo individuale, potranno trovare spazio, e non viceversa, cioè che la "cosa" Fronte popolare trovi spazio nel M5S
RispondiEliminaGrillo è quello che è, ma alcuni parlamentari 5 stelle sono invece interessati al bene del Paese. bisogna sperare che al dunque, soprattutto al prossimo parlamento (che questo non durerà tanto con un pò di fortuna) la parte buona del movimento prevalga.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=M_iROUwTDgc
Va bene leggiamoci per esempio Suite Francese di Irene Nemirovsky, incompiuto perche' deportatata a Birkenau a meta' dell'opera. Mai nel testo un attacco all'uomo tedesco, al singolo uomo tedesco, nessun grande Nemico, nessuna animosita' ma solo lo stupore che tanto male possa arrivare da uomini che conosciuti non sono il Male Assoluto, uomini come te. Il Male sono incomprensibili forze storiche che agiscono al di la' della quotidianita' e tanto piu' del controllo dei singoli.
RispondiEliminaMi hanno dato della razzista antitedesca anche un anno fa prima di incontrare il blog, quando ignara del perche' ma istintivamente sicura, difendevo la nostra italianita' da quella macchietta corrotta e nullafacente che piace a tanti sfigati contrapporre alle virtu' germaniche.
Come me credo molti non abbiano confuso il rifiuto degli stereotipi funzionali al regime con la guerra delle nazioni. E ho sempre pensato che tanta facilita' di rigetto dell'ideologia dovrebbe venire piu' facile a noi, la parte lesa, che non ai tedeschi incensati dai leccaculo al governo (loro e nostro) di cotanta virtu', e bastonati con cotanta deflazione salariale.
Mi sa che la sinistra tedesca e' messa peggio della nostra quanto a possibilita' di fare mea culpa per ripartire. Probabilmente cerchera' di risvegliare il razzismo nazista perche' un'operazione di verita' per loro e' ancora piu' pericolosa.
A noi questo post non serve, se non per la bellezza che traspare dai ricordi di Paolo, non e' da noi che verra' l'anti....
Non facciamo anche la decrescita delle passioni, oltre che quella economica giustamente vituperata. Non temiamo di confondere patriottismo con razzismo fascista, che siamo ben lontani da ambedue e mi auguro maggiormente vocati al primo.
Mi scusi se scrivo ancora nel blog e indubbiamente sono un po' inacidita dalla realta', dopo la mia questa e' la casa che sento. E' da qui che vorrei sentire: all'attacco!
Il riconoscere gli attori di un processo storico ed indicarli puo' inevitabilmente generare stereotipi, ma la critica alla stereotipazione troppo spesso viene usata per negare l'esistenza degli attori suddetti o le loro responsabilità. E ora come cent'anni fa un blocco di potere tedesco che ha perseguito con successo il mercantilismo, stavolta tramite unione monetaria e altre politiche comunitarie, ha causato e alimenta una crisi continentale. Come cent'anni fa, la composizione del blocco è la medesima: finanza/industria/politica. Come settant'anni fa supporta la sua azione con una retorica di superiorità sugli altri (allora non ariani, oggi non onesti/innovativi/competenti/efficienti/morigerati). Brutto a dirsi, ma questo blocco di potere tedesco, con i suoi alleati, è nostro nemico, e questo è nella amara realtà delle cose. Dai nemici ci si dovrebbe difendere, se se ne ha la possibiità.
EliminaSpero vivamente che tale possibilità esista ancora, perche' nella sconfitta e nella prigionia può pur sempre nascere bellezza o arte ( Quatuor scritto in campo di prigionia ) ma, come diceva quello, preferisco vivere....
Cari Chiara e Lettore occasionale purtroppo i piddini, gli alfieri del politicamente corretto, in questo caso improvvisati germanofili a prescindere, non ammettono l'esistenza di caratteristiche applicabili ad un intero popolo, ma non necessariamente ai singoli (nel senso che la predominanza in un popolo di individui con certe caratteristiche compongono un carattere di quel popolo). Caratteristiche che emergono e si sviluppano in ragione delle vicende storiche e/o dell'ambiente.
EliminaCito qui una seconda volta Bakunin, da Stato e anarchia del 1873, perché zeppo di spunti interessanti e pertinenti:
«Possiamo anzi dire che tutti quei vantaggi non sono altro che le manifestazioni di una causa più generale e più profonda che sta alla base di tutta la vita pubblica tedesca. Questa causa è l'istinto comunitario, che è la caratteristica tipica del popolo tedesco.
Questo istinto si scompone in due elementi apparentemente opposti ma sempre inseparabili: un istinto servile di ubbidienza a qualunque prezzo, di sottomissione placida e prudente alla forza trionfante sotto il pretesto dell'ubbidienza dovuta alle cosiddette autorità legali; e nello stesso tempo un istinto autoritario di assoggettare sistematicamente chiunque sia più debole, di comandare, di conquistare, di opprimere sistematicamente. Questi due istinti hanno raggiunto un considerevole grado di sviluppo in quasi tutti gli uomini tedeschi, eccetto naluralmente nel proletariato la cui condizione gli preclude ogni possibilità di soddisfare quantomeno il secondo istinto; e non separandosi mai, anzi completandosi e giustificandosi a vicenda, stanno ambedue alla base della società patriottica tedesca.
La classica ubbidienza dei tedeschi alle autorità di ogni grado e categoria è attestata dall'intera storia della Germania; in particolare dalla sua storia moderna che rappresenta una serie ininterrotta di eroiche epopee di rassegnazione e di pazienza. Col trascorrere dei secoli si è venuta elaborando nel cuore tedesco una vera deificazione del potere statale, una deificazione che ha gradualmente generato una teoria e una pratica burocratica che, grazie agli sforzi dei dottori tedeschi, è poi diventata la base di tutta la scienza politica insegnata nelle universitià tedesche.
La storia ci accerta pure chiaramente le ambizioni di conquista e di oppressione della razza tedesca, a cominciare dai cavalieri crociati e dai baroni teutonici del medio evo giú giú fino all'ultimo borghese filisteo dei giorni nostri.»
Le caratteristiche predominanti negli italiani? Vista la nostra storia direi una parte di imbecilli con atrofia dell'istinto di sopravvivenza, facili prede per chi usa la forza senza tanti complimenti, e una parte con ipertrofia del medesimo istinto, tale da renderli vili e traditori. Possiamo correggere questa stortura? Problema aperto, può essere che sia la volta buona e riusciamo a crescere come popolo.
Questo passaggio sulla filosofia tedesca, che trovo anch'esso molto pertinente, sempre dal Bakunin di Stato e anarchia, lo dedico invece a Paolo Gibilisco (ma un po' anche a Schneider):
Elimina«In realtà la filosofia di Hegel fu un avvenimento ragguardevole nella storia dello sviluppo del pensiero. Fu l’ultima, definitiva parola di quel movimento panteista e astrattamente umanistico del pensiero tedesco iniziato con le opere di Lessing e pienamente sviluppato con quelle di Goethe; fu un movimento che creò un mondo infinitamente vasto, ricco, elevato e dato per assolutamente razionale ma che rimaneva estraneo alla terra, alla vita e alla realtà così come al cielo dei cristiani e dei teologi. Ed è perciò che questo mondo come la fata morgana non raggiungendo il cielo e non toccando la terra, sospeso fra il cielo e la terra, trasformò la stessa vita dei suoi seguaci o dei suoi abitatori, che lo riflettevano e lo trasfiguravano, in una serie ininterrotta di rappresentazioni e di esperienze sonnamboliche, li rese incapaci di vivere e, ciò che è peggio, li condannò a fare nel mondo reale tutto il contrario di ciò che adoravano nell'ideale politico e metafisico.
Si spiega così quel fatto curioso e abbastanza generale che ancor oggi ci colpisce in Germania e cioè che gli ardenti ammiratori di Lessing, di Schiller, di Goethe, di Kant, di Fichte e di Hegel abbiano potuto e possano ancora servire come docili esecutori, per di più volontari, quelle misure molto poco liberali e poco umane prescritte dai governi. Si potrebbe persino dire che, in generale, più il mondo ideale dei tedeschi è elevato e più nella realtà vivente sono odiose e volgari la loro vita e le loro azioni.»
Come per l'euro, questa è una risposta che è stata data decenni prima ad una domanda che avremmo volentieri voluto evitare di pórci nei decenni successivi al secondo conflitto mondiale: "ma com'è possibile che un popolo con una cultura tanto elevata e diffusa — già all'epoca di Bakunin: «l’assoluta maggioranza della popolazione tedesca è composta di uomini alfabeti, [...] abbastanza istruiti per non dire colti» — abbia potuto produrre il nazismo?" Classica domanda da pòrci! (#sevedeva!)
Grazie mille perchè va bene studiare ma senza anima non si avrà mai il quadro complessivo, senza musica manca l'armonia delle cose e non c'è senso che basti per dare senso alle cose, se ogni tanto non si lasciano da parte i numeri bruti (attrezzi fondamentali per decifrare il presente) e non si parte alla ricerca delle proprie ed altrui corde.
RispondiEliminaPerchè c'è più Europa in quel musicista figlio di mille popoli che in tutti gli Euro della BCE.....
Per questo post un banalissimo ma intenso Grazie.
RispondiEliminaFa proprio male pensare che le politiche attuali stanno distruggendo l'Europa come noi la vorremmo. Ci danno di Euroscettici quando invece siamo Euro-innamorati. Sembra che senza l'Euro ci sia la distruzione e la Guerra quando in realtà le guerre ci sono sempre state non per mancata unione quanto per mancanza di denaro. E' lo stesso discorso che per il razzismo; bisogna toglierne le ragioni che lo fomentano, solo così lo si potrà eliminare. Negli anni 80 quando eravamo più ricchi potettero togliere le frontiere grazie alla firma di Schengen e Atto Unico Europeo. Dopo tutto a noi cosa importava se il Francese non passava la frontiera? Avevamo il benessere e ciò ci bastava. In quel momento ci hanno però portato il cavallo di Troia. La libertà di circolazione è un alto livello di civiltà direte voi, e forse è così, anche se personalmente ritengo che se al mondo non esistessero frontiere non saprei più dove rifugiarmi, ma insieme a quella delle persone c'è stata anche la libera circolazione di merci e lavoro, poi l'euro e un mercato unico che ci sta distruggendo. Ricordiamoci però che ce lo hanno venduto come un passo avanti verso il più alto livello di civiltà. Bene oggi tutto questo ci sta distruggendo, montano sentimenti antitedeschi, francesi, inglesi, finlandesi, ecc... , tutto il contrario dell'Europa in pace e armonia che vorremmo. Dobbiamo imparare ad andare a fondo delle questioni: rimettere una frontiera e proteggere i mercati nazionali, avere la propria valuta non vuol dire guerra ma vuol dire prosperità a misura di singoli paesi che poi uniti formano una comunità di persone in pace fra loro che non hanno bisogno di farsi la guerra per ovviare a tassi di disoccupazione oltre il 30%. Ovviamente la mia ideologia cozza col neoliberismo imperante. A me danno di euroscettico perché voglio più frontiere e protezioni economiche per i popoli, mentre sono Europeisti coloro che svendono le nostre condizioni di vita, lavoro, ecc... Speriamo che la gente impari ad andare a fondo delle questioni e a non fermarsi a dire Antitedesco o euroscettico solo perché ha una visione fuori da quella socialmente accettata, poiché reiterata. Come diceva mi sembra Goebbels: una bugia ripetuta all'infinito diventa una verità.
Segnalo questo interessantissimo articolo nato dalla collaborazione fra 'die zeit' e 'irish times':
RispondiEliminahttp://www.tgcoma.it/2013/04/i-tedeschi-salvati-da-dublino.html#.UXhN6rWSKXs
Paolo, sei una gran persona!
RispondiEliminaPersonalmente, nonostante l'opposizione alle attuali politiche del loro governo, non ho niente contro i tedeschi in quanto tali; in buona parte per le stesse ragioni, soprattutto inerenti la filosofia, già esposte dal Prof. Gibilisco. Ho anche avuto l'opportunità di conoscerne alcuni e mi sono sempre sembrate persone squisite.
RispondiEliminaIl punto è che una cosa è prenderli singolarmente, un'altra come massa. Senza andare a tirare in ballo fatti storici relativamente recenti di cui siamo tutti a conoscenza, vi invito ad osservarli come tifosi durante una partita di calcio contro una nazionale o club straniero: il loro comportamento non è assimilabile a singoli individui uniti per un'interesse comune, come ci si dovrebbe aspettare, ma di un'unica massa compatta ed omogenea avente vita propria, quasi fossero un sol uomo. Quando vengono messi in una situazione del tipo: da questa parte ci siamo noi, dall'altra gli altri (magari anche a ragione, dal loro punto di vista), non ragionano con la testa del singolo ma con quella della massa, della Germania; è questa la loro forza. Il fatto che si tratti di una partita di calcio o dello spazio vitale della nazione non fa differenza, è l'attitudine il fattore determinante. Ernst Jünger, tedesco anch'egli, lo capì perfettamente.
Per questo che, in Germania, a differenza che in altri paesi, l'uso della disinformazione è un'arma molto pericolosa.
Così dovrebbero essere le nazioni: intonate e senza battimenti (né com-). E non dovrebbero essere guidate da dilettanti allo sbaraglio che infliggono tormenti ai passanti, portando loro via fino all'ultimo spicciolo.
RispondiEliminaQuesto blog ogni tanto fa spuntar la lacrimuccia.
Come tu dici, Paolo, "Se non è Europa questa". Eh si, la musica, e coloro che la praticano.
RispondiEliminaE' già 25 Aprile.
Grazie per un'altra perla che non conoscevo.
EliminaC'è una scena, molto curiosa, di un vecchio film - "Reds". John Reed, comunista statunitense e giornalista prende un treno a Parigi, diretto a Mosca. 1916. In piena Prima Guerra Mondiale si poteva (e lo si faceva davvero) prendere un treno a Parigi, attraversare tre nazioni in guerra e scendere a Mosca.
RispondiEliminaNel 1895 (se non ricordo male) uno zio di Albert Einstein se lo portò in Italia, alla periferia est di Milano. Misero su una fabbrica di lampadine. Nessuno chiese loro un qualche permesso di immigrazione, anche se erano uno svizzero e l'altro austriaco.
Oggi parliamo di "globalizzazione", ma è una globalizzazione al contrario di quella vera, quella che consentì, tra il 1880 e il 1918, a milioni di persone di spostarsi ovunque. Persino durante le guerre, persino tra nazioni in guerra tra di loro.
Oggi è più facile spostare 200 mila euro in Svizzera che spostare una persona. E penso a tanti che si sono suicidati, negli ultimi due anni. In Grecia, ma anche in Italia. Ce n'è una lunga lista. E sono morti perché non potevano più fare come avevano fatto mio nonno, molti miei zii, mio padre.
Posso chiedere di ridarmi un po' di quell'Europa? Solo un po'. Perché vorrei tenermi l'Europa che ho conosciuto, vorrei poter andare ad accompagnare un padre a rivedere la figlia in Slovacchia senza far vedere una carta d'identità a nessuno. Ma vorrei anche poter lavorare, e consentire ad un chimico greco, ad un elettricista svedese, ad uno psicologo ungherese di lavorare qui, se vogliono.
Eppure, in qualche modo confuso, so che oggi questo non è possibile. Ve le ricordate le polemiche sull'idraulico polacco? E perché non ho sentito polemiche sui prestiti tedeschi, olandesi o finlandesi? Pecunia non olet... neanche i gas nervini oleant.
Ci sono o ci fanno? Perché dover scegliere tra due opzioni compatibili tra di loro? Ed è poi così importante? Nella legge, mi pare contino poco le motivazioni di un gesto. Conta il risultato di quel gesto. Tant'è che la legge vieta ogni indagine circa lo stato mentale di un imputato, perché ad essere oggetto di giudizio sono gli atti compiuti, non le motivazioni che lo hanno spinto a compierli.
Forse, un giorno, ci saranno processi. Temo che tanti risponderanno come a Norimberga: "Ho solamente eseguito gli ordini".
Buona vita
La banalità del male....
EliminaE li premiano pure. Danno il Nobel per la Pace a gente che sta riportando l'Europa sull'orlo di un conflitto. Esagerò.
Tempo al tempo e spero di essere smentito....
Dalla porta di Brandeburgo a Capo Colonna.......Questo è un posto dove sentirsi europei è una cosa seria grazie a tutti voi di esistere
RispondiEliminaMa che bello è? Una di notte, non ho sonno, apro la mia immensa raccolta musicale, scelgo Aquilarco di Giovanni Sollima. Dai che guardo sulla Goofyhouse gli ultimi commenti e invece cosa mi trovo davanti? Le corde vibranti di Paolo Gibilisco e il suo sogno del Nobel, letteralmente da incorniciare. Chapeau!
RispondiElimina(leggere questo blog aiuta a vivere meglio, in tutti i sensi)
Confesso che non conoscevo Sollima. Merci.
EliminaAppare immediata la contrapposizione sussistente fra Hegel e gli Illuministi: mentre il primo, crede nell'identità fra ragione e realtà, i secondi assumono la ragione come unico giudice della realtà, ragione finita e parziale. E mentre per Hegel la ragione è una costante della Storia ed ogni periodo storico va ben valutato, per gli illuministi la ragione è presente solo in determinate epoche storiche, contrapponendo le età illuminate alle epoche buie.
RispondiEliminaLa critica a Kant
Hegel, come già i pre-romantici e i romantici, critica Kant per il suo dualismo, ovvero per la contrapposizione fra fenomeno e noumeno. In questo modo Kant dimostra di non avere la concezione dell'Assoluto che implica il superamento tra finito ed infinito nell'Assoluto. In secondo luogo, Hegel critica l'intento di Kant di volere realizzare una filosofia del finito, vale a dire la sua missione di rintracciare soltanto l'esistenza delle colonne d'Ercole della conoscenza umana, cioè della Ragione oltre la quale c'è l'inconoscibilità razionale della metafisica. Ma se Kant si propone di criticare la Ragione ancor prima di conoscerla, egli non farà altro che tentare di imparare a nuotare, prima ancora di buttarsi in acqua. La ragione invece può cogliere l'Assoluto. Bisogna restituire al popolo tedesco la metafisica. «Un popolo senza metafisica è come un tempio senza santuario».
La critica ai Romantici
Il rapporto fra Hegel e i Romantici è abbastanza complesso. Pur vivendo nel medesimo periodo storico, bisogna ricordare che Hegel non è un romantico, bensì un idealista. Nei Romantici è il sentimento, la fede, l'intuizione, che Hegel definisce come «romantiche fantasticherie», a primeggiare su qualunque altra facoltà umana. È la Ragione il principio primo del pensiero e della realtà. Inoltre Hegel critica l'atteggiamento individualistico dei romantici, che chiudendosi narcisisticamente in sé stessi, perdono ogni contatto con il mondo.
Tuttavia è inevitabile riscontrare in Hegel la partecipazione a questo particolare momento storico, rintracciabile specialmente nell'anelare all'infinito. Si potrebbe pertanto dire che Hegel, più che essere separato dai Romantici, è piuttosto un momento a sé particolare di quel periodo.
Estratto Hegel
Per ringraziare Paolo Gibilisco, la parte finale della poesia di Alfonso Gatto "Primavera a Milano"
RispondiElimina(...)
Intorno è primavera,
e tutto è dolce e vano come il vento
che muove già le stelle sulla fiera
celeste della Porta.
Ogni giorno tramonta in un chiarore
d'eternità scoperta ove le case
rosee dai vetri svettano al clamore
della folla lontana. Ci rimase
di questo sogno una città di gridi,
di cupole dorate ove la sera
sfiorendo esulta: tremano i lidi
tristi del mondo i lumi a primavera
passa coi treni spenti della guerra
nell'odore dei tigli. Ha freddo il cuore,
e nella notte fonda della terra
non ode più che il vento e sul chiarore
degli alberi stellati il firmamento.
Che posso dire? Le corde vibrano ...
EliminaLeggere questo blog (e ogni tanto intervenire) fa sentire meno soli.
RispondiEliminaGrazie per questo post e per tutti gli spunti che oggi ho letto. Vorrei aggiungere alcune considerazioni.
RispondiEliminaL'Europa della cultura, delle idee e della creatività; l'Europa delle guerre, delle ideologie inneggianti alla superiorià della 'razza'. Non possiamo e non dobbiamo mai separare le une dalle altre né prescindere dalla comprensione dei malesseri della società che, se non ascoltati e non risolti, prendono la strada peggiore e più violenta. Anche i colti hanno combattuto le guerre, perché non basta la cultura a rendere non violenti, se poi permane la disuguaglianza e l'oppressione.
L'idea, ereditata dal dopoguerra, che un'Europa unita sia la soluzione ai conflitti, è davvero la migliore praticabile? Una rappresentanza democratica (?) sempre più distante dalle persone può davvero garantire l'uguaglianza di tutti i cittadini o rischia di generare malessere, soprattutto nello specifico caso europeo?
La storia non è fatta mai da singoli, non esistono Merkel, Hollande, Berlusconi e basta. Dietro Berlusconi ci sono milioni di cittadini che lo sostengono, più o meno consapevoli di chi sostengono. Dietro Merkel non c'è solo Merkel. Fanno parte della cultura dei popoli anche convincimenti più o meno nobili e non si può pensare che sia bastata una seconda guerra mondiale per fare tabula rasa, soprattutto se non sono intervenuti a sufficienza altri strumenti di formazione e informazione.
La nostra società dovrebbe scrollarsi di dosso un'altra tara del paternalismo del dopoguerra: l'individualismo. Si è pensato che coltivare il nostro ego fosse l'antidoto all'ideologia (è una citazione) e noi oggi siamo portati a pensare con questo errore di fondo, convinti che ci sia l'eroe o il genio del male che traghetta, mentre i popoli... invece ci siamo tutti noi, che anche girando la testa dall'altra parte possiamo contribuire al corso della storia.
L'articolo del Sole24Ore è in pratica un bignami delle sciocchezze che Grillo riesce a concentrare in poche frasi su qualsiasi argomento.
RispondiElimina“Certa gente non la vogliamo più. Inoltre, dopo due legislature si deve chiudere: nessuno può restare in parlamento per 30 o 40 anni”, dice Grillo senza in apparenza rendersi conto che dopo l'ingresso del M5S in Parlamento, l'incarico di formare il governo è stato conferito al nipote di Gianni Letta, che iniziò la carriera 22 anni fa come presidente dei Giovani democristiani europei, che è entrato nel Pd per demolirlo in compagnia di tanti altri democristiani come Bindi, Prodi, Franceschini, ecc., e che ieri ha spiegato rimanendo serio che il suo governo risponderà alle esigenze di coloro che sono “stanchi dei giochi della politica”.
Sarà come dice lui, ma Berlusconi ha già posto due condizioni: un programma che si allinei a quello del Pdl, e un governo ad “alta intensità politica” che dovrebbe comprendere individui quali Schifani agli Interni o alla Giustizia, Brunetta all'Economia, Gelmini all’Istruzione, Quagliariello alle Riforme, Cicchitto sottosegretario alla presidenza con delega ai servizi, ecc., altrimenti prenderà “le distanze dall’esecutivo il minuto dopo la sua formazione”.
Come se non bastasse, dall'altra parte si vocifera di un Violante alla Giustizia, di un D'Alema agli Esteri, e chissà cos'altro, mentre per dare un “segnale politico” Letta propone un “superministero ad Amato”, l'uomo che i figli di Craxi, che lo hanno conosciuto bene, descrivono in maniera inequivocabilmente sintetica: “Parliamoci chiaro: se mio padre era un criminale lo era anche Giuliano Amato” (Bobo); “Papà a capo di un partito di ladri? E allora Giuliano era il vice ladrone” (Stefania).
Questo è il “nuovo” scenario che si è prodotto dopo lo “tsunami” del M5S; se ora il capitan fracassa del M5S vuole dare il colpo di grazia ad un paese in bilico sul baratro non deve far altro che continuare a dare fiato alla bocca, e il resto verrà da sé.
Ai piani alti non aspettavano altro che uno come lui per continuare a farsi gli affari propri, mentre le masse giocano a fare i “rivoluzionari” sul web.
Resta solo da sperare che i tedeschi cambino atteggiamento sull'euro, visto che ultimamente non gli conviene più come agli inizi. Ma è molto più una speranza che un convincimento.
Ho dimenticato di riportare il link dei virgolettati relativi alle dichiarazioni dei figli di Craxi, che è questo.
EliminaVisto che sono qui, ne approfitto per precisare che personalmente non vedo l'Italia come un paese sull'orlo del baratro, ma vedo piuttosto una larga parte del ceto politico che lavora alacremente per trascinarcela.
È il 25 aprile più triste della mia vita da cittadino. Questo meraviglioso post me lo rende meno amaro. Come una tazza di cioccolata durante una fredda e uggiosa giornata di inverno.
RispondiEliminaPenso che questo sia l'unico blog italiano dove la qualità dei commenti sia all'altezza di quella dei contenuti.
RispondiEliminaIo invece dedico questo post a tutti coloro che non hanno avuto la fortuna di incontrare professori che potessero far loro amare "materie" come filosofia o matematica.
“IL F-OGNATORE DELL’EURO, ENRICO LETTA” ?
RispondiEliminaEnrico Letta ha scritto un libro intitolato "EURO SÌ. MORIRE PER MAASTRICHT", Roma-Bari, Laterza, 1997 in cui scrive che vale la pena di morire per l'Euro e Maastricht come nel 1939 valeva la pena di "morire per la Polonia" e che ...NON C'E' UN PAESE CHE ABBIA, COME L'ITALIA, TANTO DA GUADAGNARE NELLA COSTRUZIONE DI ... UNA MONETA UNICA...." E..."ABBIAMO MOLTISSIMI IMPRENDITORI PICCOLI E MEDI CHE ... QUANDO DAVANTI AI LORO OCCHI SI SPALANCHERA' IL GRANDISSIMO MERCATO EUROPEO, SARA' COME INVITARLI A UNA VENDEMMIA IN CAMPAGNA. E' IMPOSSIBILE CHE NON ABBIANO SUCCESSO...IL MERCATO DELLA ...MONETA UNICA SARA' UNA BUONA SCUOLA. CI TROVEREMO BENE..."
“La sfiga per Enrico Letta, è che l’Euro e’ stato messo alla prova, ed i piccoli e medi imprenditori italiani stanno ancora aspettando la stagione della vendemmia”.
Molto pacatamente, seppur con una certa dose di acidità, andrebbe ricordato che loro che morirebbero per l'Euro sono vivissimi, ed altri che non ne avevano la minima intenzione di Euro ne son morti davvero.
EliminaDisgusto, disgusto, disgusto....
Mi associo ai sentimenti espressi nel post...vivo in Germania, terra che mi ha accolto, sfamato ed accasato, in luogo della mia cara Patria che solo calci nella posterga, invero, mi aveva donato; anche la mia parentela ha espressioni alquanto colorite riguardo la Merkel e la nazione di cui ne guida le sorti, ed io che, inutilmente, spiego che i politici sono uguali in tutto il mondo, che sono, a differenza dei popoli che (indegnamente) rappresentano, la peggiore espressione della societa´ che ci vede spettatori...l´ Italia, nonostante decenni di accanimento distruttivo a tutti i livelli da parte della propria classe dirigente e non, rimane ancora il Paese piu´ bello del mondo, ed ancora pieno di risorse materiali ed umane che lo protrebbero portare a vertici ineguagliabili da altre nazioni...Ma, questo e´ improbabile che succeda....allora, per salvare quello che ancora ci rimane, lasciamoci invadare dalla Germania, che ha moltissimo rispetto ed ammirazione per il nostro Paese (a differenza della Francia, che ci odia profondamente e vuole la nostra fine)...anzi, no, meglio, chiamiamo i Norvegesi, cosi´ siamo sicuri che non si faranno mai corrompere, che non svenderanno, che non distruggeranno....insomma, chiamiamo qualcuno che spazzi via il putridume che ammorba la terra di Dante e Michelangelo (e di Adriano Olivetti), visto che non siamo (e forse mai saremo) in grado di farlo da soli...da parte mia continuero´´ a dire ai tedeschi, suscitando in loro grandi risate, "Ich bin Deutsch"....
RispondiEliminaIo invece sono italiano.
EliminaPunto.
E non me ne può fregare di meno dell'unione degli europei, economica o politica che sia, basta inseguire l'utopia di unire popoli che, dagli Urali all'atlantico, non hanno mai avuto una minima storia comune, se non quella della guerra.
Il sangue versato divide, non unisce.
Non c'è bisogno di una unione certificata dai trattati perchè l'uomo incontri se stesso in altri esseri umani, dentro od al di fuori dei "confini" nazionali, purchè sia la sua mente a non avere confini.
Quello che segue l'avevo scritto ieri sera e non pubblicato:
Bello, un bel esercizio di prosa, ma sono solo parole che non cambiano una virgola la situazione.
Non ne posso più di sentir parlare del sogno di una europa unita.
L'Europa può essere unita, anche restando frazionata in nazioni, dall'arte, dalla cultura, ma mantenendo le specificità di ogni singolo stato, che comunque ricorderà il proprio passato, che ne condizionerà il futuro.
Intendo dire che non vedo, o non capisco, come si possa pensare agli stati uniti d'europa, quando nemmeno ad una riunione di condominio abbiamo obiettivi comuni.
Il voler a tutti costi pensare che il bello trionferà, che comunque il fine ultimo della fratellanza europea sarà raggiunto, che metteremo da parte secoli di mattanze per sottomettere il vicino di confine, in nome di un .... non so cosa... è peggio che discutere del sesso degli angeli, o chiedersi se l'universo è finito o infinito.
L'uomo è uno, solo e singolo, la cultura può avvicinarlo agli altri, ma lo avvicina solamente,
Sono solo parole. (?)
"Io invece sono italiano.
EliminaPunto.
E non me ne può fregare di meno dell'unione degli europei, economica o politica che sia, basta inseguire l'utopia di unire popoli che, dagli Urali all'atlantico, non hanno mai avuto una minima storia comune, se non quella della guerra.
Il sangue versato divide, non unisce".
Se permetti, mi associo alle tue parole.
"Chiamiamo qualcuno che spazzi via il putridume che ammorba la terra di Dante e Michelangelo (e di Adriano Olivetti), visto che non siamo (e forse mai saremo) in grado di farlo da soli".
EliminaBe', a volte ci abbiamo messo un po' di tempo, ma negli ultimi due secoli abbiamo cacciato via austriaci, tedeschi, fascisti, e perfino il Papa (breccia di Porta Pia)... Yes, we can
@Gianni Chi: mi ritrovo nelle tue parole ma non del tutto. Penso (ma non avendolo vissuto non potrò mai fino in fondo immaginare) a quale sforzo enorme ci sia stato nel dopoguerra, quando, dopo milioni di morti, città devastate, miseria e atrocità, gli europei hanno dovuto cercare una strada per non diventare eterni nemici. L'idea dell'Europa unita nasce da lì, dal desiderio di trasformare la pulsione di conquista che ha animato la storia europea (che è una storia, spesso, di invasioni e battaglie, concordo) nell'unione sì, ma pacifica. Non possiamo immaginarci soli con noi stessi, né tanto meno pensare che chiudere le porte ai vicini sia la soluzione per non essere invasi (le guerre lo insegnano). Comprendere quale unità (o forse sarebbe più corretto dire quale cordiale convivenza?) sia possibile nel rispetto delle diversità, dei diritti e della libertà di tutti è il vero interrogativo da porsi. La strada è davvero nell'unione politica? O nell'istruzione (già nelle nostre scuole stanno introducendo le 'sezioni europee') che ci faccia sentire tutti europei? In fondo noi sappiamo già cosa voglia dire la strada dell'unione culturale. Il nostro piccolo laboratorio in cui si è sperimentato il cucire una nuova identità addosso ai 'conquistati' è il sud d'Italia. Dopo 150 anni è ancora lì con tutte le contraddizioni, le difficoltà, le questioni irrisolte che si trascina, nonché con le grandi potenzialità cui sono state tarpate le ali, costringendo molti a sentirsi italiani sì, ma stranamente fuori luogo e fuori tempo (anche chi emigra in giacca e cravatta resta, pur sempre, un emigrato).
EliminaL'Europa è l'antica madre della civiltà occidentale, naturale conseguenza di questo fatto è che a dieci kilometri di distanza ci si senta già totalmente diversi. Troppo difficile rispettarne le specificità invece di pretendere di omologarci tutti quanti sotto l'egida di una bandiera farlocca?
EliminaIo invece sono una persona, e mi rendo conto che tutte cose che si potevano desiderare dal fatto di essere europei ce le avevamo già, CE LE AVEVAMO GIA'!
Ma basta anche con sta storia che gli europei lasciati allo stato brado tornerebbero a farsi la guerra: non sono mai stati i popoli a volerle e senza bisogno di insegnarglielo nelle scuole! Sono le elite, sostenute da un manipolo di esagitati suggestionabili che di volta in volta propugnano una cazzata (Guerra sola igiene del mondo, Ricostruiamo l'Impero Romano, Facciamo gli Stati Uniti d'Europa) per coprire i loro gretti interessi. E ogni volta via di nuovo verso il baratro.
Mi scusi professore, so che queste cose le ha già dette e ridette e stradette ed è anche quello che voleva significare Paolo Gibilisco, è solo che ieri notte vedevo le immagini degli scontri in Spagna ...e io questa gente la amo, io ero europea, io sono europea, è la troika che non è europea! Ecco l'unico modo di far sentire gli europei non più europei: espoliarli, privarli del loro futuro, occuparli. Fatto, fatto, ci stiamo lavorando.
Chi non amo per nulla sono questi miserabili dotati di "elevata visione", che in nome di essa disfano quello che i popoli europei avevano faticosamente costruito negli anni, che non vedono che quello per cui dicono di lottare ce l'avevamo già e ce lo stanno togliendo invece, che in nome degli Stati Uniti europei lasciano agonizzare e morire senza un sussulto di empatia i loro fratelli europei.
Ma mi spiegate chi cavolo in natura potrebbe mai sognare di suo una moneta unica o un'unione fiscale? Ma che razza di sogni sono? Persino gli androidi di Blade Runner avevano sogni più umani e più veri, questi sono talmente meschini da non rendersi neanche conto che persino i loro sogni sono eterodiretti.
@Anna Maria
EliminaNon credo che qualcuno abbia fatto un enorme sforzo, anzi uno sforzo, per cercare una strada per non diventare eterni nemici. Chi ha perso è tornato nei propri confini, modificati o meno, a leccarsi le ferite, cercando accordi, più o meno dichiarati, per limitare i danni di guerra. I rancori sono rimasti, e rimarranno, e spiegano, in parte, quanto sta succedendo.
L’atteggiamento sprezzante della Germania, caso strano (?) per i Pigs, Grecia, Spagna, Italia, non sono forse, anche, la rivincita che stanno cercando dalla sconfitta mai digerita della II guerra mondiale, sconfitta di un popolo che si ritiene, ancora, razza superiore ?
« L'idea dell'Europa unita nasce da lì»
Da lì nasce l’idea di una Europa economica, pallida imitazione degli Stati Uniti vincitori della guerra, lo scimmiottare una nazione nata dall’emigrazione forzata o meno di disperati europei che con la violenza hanno liberato un continente dai selvaggi, legittimandone, appunto, l’idea che la violenza può essere buona se porta il benessere, economico ovviamente, dei violentatori.
Non nasce nessuna idea di unione di popoli fine a se stessa, culturale o politica, definizioni che già contengono una classificazione, una divisione, tipo filosofia tedesca o greca, etc.
« Non possiamo immaginarci soli con noi stessi, né tanto meno pensare che chiudere le porte ai vicini»
Noi siamo soli, mi dispiace, ma è così.
Esempio banale, quante volte esci di casa lasciando la porta aperta?
Non dirmi che non calza, perché stiamo parlando di altri valori, di un qualcosa che è al disopra del quotidiano, se abbiamo l’atteggiamento mentale di chiudere la porta al nostro vicino di casa, come possiamo aprirla al polacco di Polonia, al tedesco di Germania? Forse perché sono in Polonia e in Germania e non sul nostro pianerottolo?
Però dici bene quando affermi che noi, Italiani, stessa lingua “ufficiale”, stesso territorio, stesso sentire “comune”, non siamo riusciti in 150 anni, dopo una guerra che ci ha “uniti”, non divisi, a mettere insieme un minimo di giustizia sociale, economica etc. e non considerare ancora il meridione il meridione.
Fattene una ragione.
La seconda guerra ha diviso, ora è l’euro che divide, dopo sarà altro, mai ci sarà una unione di popoli, diversi ma uniti, uniti in che?
I sogni sono belli perché la mattina, quando ci si sveglia, si torna nella cacca della vita; è per questo che servono, a non sentirne la puzza anche la notte.
P.s.:
Nulla di personale, ovviamente, semplici esternazioni, forse non abbastanza pregne, ma è quello che penso, oggi.
@ Anna Maria (26 aprile 2013 10:23)
Elimina“Non possiamo immaginarci soli con noi stessi”
Non so se posso permettermi, ma vorrei precisare che l'Italia è “interlocutore privilegiato di Washington”, con tutte le conseguenze del caso, a partire dalla circostanza che l'“amico americano” non ci lascerà mai soli.
Nemmeno se volessimo.
Poi, per diversi motivi su cui non mi dilungherò perché ininfluenti, i tedeschi mi sono del tutto indifferenti, pur apprezzando Goethe, Schopenhauer; Mahler, Brahms, e altri.
Gli unici europei con cui mi trovo in sintonia sono gli inglesi, che da soli in Europa ci stanno benissimo, e non hanno mai pensato di entrare a far parte di quest'accozzaglia di idee fallite e governanti da operetta che è l'Ue. Ma non per questo sarei disposto a trasferirmi in Inghilterra: preferisco l'Italia con tutti i suoi difetti – tanto più che la nazione senza difetti non esiste.
In parole povere, non ce l'ho con i tedeschi che vedo nella mia città in visita ai monumenti e musei sin da quando ero bambino. Non mi danno alcun fastidio, ma non sento neppure il bisogno di frequentarli.
Inoltre non mi avevano detto che l'Ue sarebbe stata a guida tedesca. E ora che è accaduto, e vedo come si comportano, i tedeschi cominciano a starmi un filo antipatici. “Un'anticchia”, direbbe Totò.
Infine, c'è più di un'Europa. Quella sopra le Alpi e quella sotto. Quella della costa atlantica e quella che guarda ad est. Ognuna ha tradizioni, culture, costumi, religioni e climi diversi, spesso inconciliabili tra loro, che rendono improponibile pensare che un europeo mediterraneo dovrebbe improvvisamente ragionare come un europeo che vive sulle coste del Mare del nord, o in prossimità del circolo polare artico, pur avendo esigenze del tutto diverse.
Pretendere di mettere insieme queste diverse realtà è, come la storia recente dimostra, un tentativo bizzarro, necessariamente destinato al fallimento.
Prima lo si comprende e meno gravi saranno le conseguenze che dovremo subire. E sin qui, a mio modo di vedere, abbiamo subito sin troppe angherie.
@kthrcds
EliminaLi ho visti ieri sera. Voglio dire, ci sono davvero!
Non esattamente una metropoli, la mia: 600 abitanti. E neppure un Luogo Eletto popolato da Illuminati.
Una rappresentazione teatrale per il 25 aprile (posticipata per buone ragioni), un gruppo di giovani attori assurdamente raccolti, una cosa niente male, MA NIENTE MALE DAVVERO! Italia, Spagna, Austria, Brasile (non c'erano, ma erano fondamentali). Premesse vaghe, roba legata con fili abbastanza laschi, e funzionava a meraviglia.
LE REALTA' - LE PERSONE - SONO CAPACISSIME DI METTERSI ASSIEME DA SOLE. E' LA PRETESA DI FARLO DALL'ALTO CHE E' TREMENDA E AUTORITARIA.
Anche perché (è l'economia, cretini) si scopre che dietro alle alate parole stanno solide, chiare e semplici operazioni economiche e di potere. Come sempre, ma è davvero una sorpresa?
@Emanuela Vera: "elite sostenute da un manipolo di suggestionabili", "non sono mai stati i popoli a volerle". Per semplificare faccio un esempio attuale: penso che anche non informarsi e non fare assolutamente nulla per essere cittadini partecipi basti a determinare correità; altrimenti dovremmo dire, ad esempio, che i votanti del PD sono solo un manipolo di suggestionabili e che con il loro voto non hanno assunto alcuna responsabilità?
Elimina@kthrcds: sono d'accordo con te, ma forse il mio commento non era chiaro. Il mio esempio del sud Italia ribadiva ciò che scrivi: cucire addosso un'identità unica a persone che hanno culture, tradizioni e anche risorse diverse non può che generare malesseri e disuguaglianze. Ho obiettato a Gianni che, pur condividendo le sue idee, ritengo che non possiamo nemmeno pensare che tutto si possa risolvere chiudendo i propri confini e sperando che basti alla pacifica convivenza. Ecco perché mi ponevo il dubbio di quale 'cordiale convivenza' si possa immaginare, che non sia declinata nei termini attuali di unione politica, moneta unica o politiche agricole comuni.
Seguo Goofy da quall'inizio del 2012, non commento quasi mai, ma provo a leggere sempre tutto, commenti inclusi.
RispondiEliminaSpesso mi sono ritrovato nelle parole di molti/e di voi, e visto che non so scrivere come molti di voi, mi astengo dall'intervenire.
Mi piacerebbe però che il Prof. Gibilisco sappia che di lui ho solo buoni ricordi. Era solo grazie a lui che riuscivo a capire le complicatissime lezioni di matematica generale del Prof. Accardi.
Lui probabilmente non se ne ricorderà, dato che sono passati quasi 10 anni, ma abbiamo anche giocato anche qualche partita di calcetto insieme. :)
Se avessi avuto tutti professori come lui, come ovviamente il Prof. Bagnai, credo che mi sarei reso conto dell' "idiozia" di questa unione monetaria moltissimo tempo fa.
Comunque meglio tardi che mai.
PS: Prof. se chiedessi la retta per seguire le tue lezioni su Goofy non faresti una LIRA di danno.
FrancescO
Quindi nella mia vita sono stato utile a qualcosa come insegnante ... e come calciatore?
EliminaDirò una banalità e mi accodo, ma questo post fa godere ed è giusto che chi l'ha scritto mirabilmente e chi ha avuto la pensata di metterlo in evidenza ricevano la giusta gratitudine
RispondiEliminaSparavierzi, disgustato dal mondo, aveva scelto di non parlare più se non per mezzo dei propri botti, privando della propria saggezza chi aveva intorno a sé.
RispondiEliminaAlberto (non questo, un altro) non riusciva più a distinguere tra sogno e realtà.
È questo che Eduardo avrebbe visto nel mondo di oggi osservando economisti e politici?
I primi arroccati dietro un linguaggio per pochi, a macerare saggezze inutili - se non condivise - prigionieri della fatica di farsi capire. I secondi di un Fogno dove è tanto più comodo rifugiarsi anziché affrontare la realtà e il peso delle proprie responsabilità'
Ha ragione Alberto (questo): la soluzione non è nei trattati di economia, ma nella letteratura.
Un grazie a Paolo per aver riportato il discorso sui binari corretti: non è un problema di genti o di razze, ma di ciò che nascostamente viene costruito dietro e sopra di esse. Italiani e tedeschi sono persone, Italia e Germania sono altra cosa. Non facciamo confusione.
Franco
Solo una semplice osservazione sul metodo. Chi mi segue sa che qui il discorso non è mai uscito dai corretti binari di una rappresentazione articolata e umana della realtà. Una diversa impressione possono averla solo dei turisti per caso renitenti all'indicazione di seguire le istruzioni per l'uso, o delle persone dalla limitatissima capacità di comprensione. Sono certo che non è questo il caso, ma siccome qualche commento al post precedente era lievemente sfuocato, colgo l'occasione per ricordarlo, ringraziando ancora Paolo.
Eliminaconcordo, e visto che la risoluzione è nella letteratura, una minima e discreta puntualizzazione, giuro senza alcuna acrimonia: Sparavierze era il personaggio della realtà dal quale Eduardo ha tratto il suo personaggio, Zi' Nicola, de "Le voci di dentro", la cui filosofia di fondo, raccontataci dal protagonista, Alberto Saporito, era (ed è): parlare è inutile, e così aveva deciso di esprimersi solo attraverso i fuochi d'artificio, linguaggio che solo Alberto comprende.
Eliminapronuncia una sola battuta: "per favore, un poco di pace", prima di morire, accendendo il bengala verde, segnale di "via libera".
Ecco, ci basterebbe un poco di pace...
Questo per chi magari non sapeva e non capiva il riferimento del commento.
salve.
Ma la Germania e i tedeschi son fatti cosí: sono tanto buoni e cari, ma ogni tanto devono distruggere qualcuno (loro stessi compresi) un po' a suon di cannonate e un po' a suon di svalutazione competitiva (scritto staccato perché questa volta non è tanto per dire) e poi dopo che si sono presi le loro responsabilità storiche, ciclicamente, ritornano a deliziale il mondo con la loro arte e la loro cultura... E siccome ora siamo nella fase aggressiva-distruttiva, tutto questo mi fa ben sperare per il futuro.
RispondiEliminaSe non è Europa questa... http://media.cagle.com/10/2013/03/12/128609_600.jpg post molto bello
RispondiEliminaStrepitosa vignetta.
EliminaSeguo da un po' il blog e devo dire che, pur non capendo niente di economia ( sono un semplice laureato in filosofia), mi sto apassionando a quanto quì c'é scritto. Or, a partire dal fatto che non odio questo popolo (mia moglie é tedesca ed io vivo in Germani per continuare i miei studi filosofici quí) vorrei solo far notare che PURTROPPO il "vizietto" dei tedeschi, ossia la brutale propaganda sottilmente adoperata da parte dei giornli, in primis, seguiti a ruota dai Talk Show televisivi, é ancora molto forte. Eh si! "tutti ci odiano", "inquadriamo come gli altri hanno insultato la Merkel", "ci faranno impoverire ( parlano dei PIIGS ovviamente), " tutti vogliono i nostri soldi" si ascolta nelle piazze o nei Stadtcaffé delle cittá, "LA VERITÁ É CHE GLI ALTRI HANNO AUMENTATO I PREZZI" (cosí mi disse un impiegato di un giornale tedesco dopo una amichevole discussione circa la natra dell'Euro).
RispondiEliminaInsomma, se vogliamo accordarci alla letteratura, dobbiamo tener fede a quanto ci ha scitto Thomas Mann ne "le considerazioni di un impolitico"? O alla nostra " I Come Italiani" di un defunto giornalista? Beide sind gut!!!!
Proprio così Nak su, anche senza vivere in Germania, esattamente gli stessi discorsi propinatimi da circa 2 anni da un gruppo in rete, da tedeschi o italo-tedeschi che si ritengono "intellettuali", mi immagino gli altri! E a chi prova a dare visioni diverse, rispondono che è arrogante! Date le dolci frequentazioni degli ultimi tempi, faccio veramente fatica a riconsiderare la poetica, anche se per qualche attimo ti libera il cuore.
EliminaE' molto bello ció che hai scritto: "anche se per qualche attimo ti libera il cuore". Per qualche attimo, non per sempre...ed é ovvio, forse inevitabile. Per il fatto che essa (la poesia) non ha retto contro l'indebolimento (e per qualcuno il tramonto) del nostro pensare il senso delle cose, da qualcuno notevolmente distrutto. Ed é proprio questo che spaventa, era la nostra ultima illusione secondo Leopardi. I valori sono diventati solo positivi (storici).Questi "intellettuali" ( ed io diffido tantissimo da chi si auto-definisce intellettuale) li ha definiti benissimo un grande filosofo italiano " siete solo manipolatori e ripetitori del giá trovato" B. Croce. Dai Paola teniamo duro!!!
EliminaSplendido post. Mi ha fatto venir voglia di andare a Berlino, dove purtroppo non sono mai stato. A me questo post e la riflessione di Gibilisco al presunto antigermanesimo del Prof mi ha fatto venire in mente, da buon milanese, il primo verso di questa poesia qui.
RispondiEliminaNulla contro i tedeschi, e contro la Germania in quanto tale. Molto, moltissimo contro la loro classe politica.
Sant'Ambrogio del Giusti ci sta come il cacio sui maccheroni.
EliminaVisto che i democratici non si fanno sentire…
RispondiEliminaMa qualcuno mi spiega da quando in qua sarebbe “arruffapopolo” rivendicare azione sulle leve dello stato che hanno il dovere (ma al momento NON il potere) di risollevare la situazione?
E quando abbiamo deciso di perderlo questo “potere”? I passaggi salienti sono innumerevoli.
Così, per non andare troppo indietro…ehm…ecco…. Maastricht? Magari c’entra qualcosa.
Qualcuno scrisse un libro poi… “Morire per Maastricht”.
Adesso lui è vivo, e Letta insieme a noi, la piccola media impresa italiana è morta per soffocamento indotto.
E voi democratici a preoccuparvi della Giustizia suppongo… la stessa che sempre nel ’92, un anno davvero vissuto pericolosamente, è stata in grado di liberare il campo all’avanzata del capitale finanziario lì nelle sedi che contano, o meglio, che non devono più contare. Io penso sempre male, adoro peccare.
Buon 25 Aprile, suppongo che per voi democratici l’antifascismo sia da accostare all’antiBerlusconismo giusto?
Bravi.
Continuate così.
Io vado a puntare alla SNAI: in un colpo solo moriranno presto L’Eurozona e Silvione nostro, che poverino è in là con l’età.
Voi democratici invece, come sempre, vi spegnerete di morte riflessa.
E a differenza dei LegoSilviani, voi non fate ridere. Ormai nemmeno quando volete farlo.
Vi aspettiamo a braccia aperte e tranquilli, dalle nostre parti non vi si rinfaccerà niente, ma almeno datevi una mossa.
Parole al vento temo … abla Espanol?
E' un 25 Aprile strano. Mi ha fatto riprendere dei vecchi versi di Neruda:
RispondiElimina"Ma io amo anche le radici
del mio piccolo gelido paese.
Se dovessi morire mille volte,
io là vorrei morire:
su dovessi mille volte nascere,
là vorrei nascere,
vicino all'araucaria selvaggia,
al forte vento che soffia dal Sud,
alle campane comprate da poco.
Nessuno pensi a me.
Pensiamo a tutta la terra, battendo
dolcemente le nocche sulla tavola.
Io non voglio che il sangue
torni a inzuppare il pane,
i legumi, la musica:
ed io voglio che vengano con me
la ragazza, il minatore,
l'avvocato, il marinaio,
il fabbricante di bambole e che entrino
con me in un cinema e che escano a bere
con me il vino più rosso.
Io qui non vengo a risolvere nulla.
Sono venuto solo per cantare
e per farti cantare con me."
Buona vita
Hai ragione, è strano. Io pensavo a una sinistra che non ho mai conosciuto e a un partito del lavoro che non ho mai avuto, che difendesse i salariati e tenesse alta la bandiera dello Stato, perché solo uno Stato laico e civile può salvare gli ultimi e i diseredati. Assisto da quando ho compiuto 18 anni allo smantellamento incessante di tutto ciò che ha consentito un'esistenza dignitosa a milioni di persone.
EliminaAssenza,
piu' acuta presenza.
Vago pensier di te
vaghi ricordi
turbano l'ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto,
ti porta
come una pietra
leggera
a.bertolucci
IL DEBITO PUBBLICO FA BENE ALL’ECONOMIA
RispondiEliminaUno studio dell’Università del Massachusetts-Amherst smentisce la celebre teoria di Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff sul rapporto fra livello del debito pubblico e crescita. La polemica è destinata a durare a lungo nei circoli accademici, ma ha già avuto l'effetto di ridimensionare la credibilità scientifica degli appelli all'austerità.
di Maurizio Ricci, da Repubblica, 18 aprile 2013
Rischia di essere lo scandalo accademico del secolo. Ma, soprattutto, è un colpo durissimo alle fondamenta della dottrina dell'austerità: ovvero meno spese, più tasse, stringere, anche brutalmente, la cinghia, per ridurre deficit e debito, come premessa indispensabile per il rilancio dello sviluppo. Al centro della polemica, due fra i più prestigiosi economisti al mondo, Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, di Harvard, e lo studio con cui, nel 2010, indicavano, sulla base di un'ampia comparazione storica, l'esistenza di uno stretto rapporto fra livello del debito pubblico e crescita.
Più esattamente, quando il rapporto fra debito e Pil supera il 90 per cento (in Italia viaggiamo verso il 130 per cento) si apre la recessione: in media, storicamente, una contrazione dell'economia dello 0,1 per cento. Non è l'unico risultato a cui arrivano Reinhart e Rogoff, ma è quella semplice formula che ha fatto il giro del mondo, influenzando il dibattito politico sull'economia, negli Stati Uniti come in Europa. Solo che non è vero.
Un gruppo di economisti dell'Università del Massachusetts-Amherst ha rifatto i conti e, sulla base della stessa serie storica di Reinhart e Rogoff, arriva ad una conclusione opposta: in media, storicamente, i Paesi con un debito superiore al 90 per cento non vanno in recessione. Al contrario, crescono del 2,2 per cento: un tasso non propriamente mozzafiato, ma, nelle condizioni in cui è, ad esempio, l'Italia, sufficiente a far venire l'acquolina in bocca. …
@Paolo Gibilisco
RispondiEliminaAvevo trovato la soluzione della teoria unificata,ma lo spazio sul margine del libro era troppo poco per potercela scrivere :)
Ho studiato fisica a suo tempo(poco e male),ma trovo più affascinante l'approccio di Smolin e Rovelli su un universo senza stringhe.Chi vivrà vedrà,intanto aspettiamo un Grigory Perelman che sbuchi fuori da chissà dove(da un bosco pieno di funghi?),o magari colui che ha risolto il problema è già morto a duello!
@ tutti i crotonesi
Mia sorella è figlia unica
derisa repressa calpestata odiata
e ti amo Italia......
Che bel pezzo, grazie Paolo!
RispondiEliminauna domanda: perché filosofo quando si può essere, e si è, matematici? :)
C'è la domanda di riserva?
EliminaVisto che siamo in tema di reminiscenze germaniche, come non soffermarsi a riflettere su questo trafiletto:
RispondiElimina"Avrebbe senza dubbio parlato più a lungo se Marx non l'avesse interrotto, la fronte aggrottata per la collera. Nella parte essenziale della sua rispota sarcastica, Marx dichiarò che sollevando il popolo senza fondarne in pari tempo l'attività su basi solide, lo si ingannava. Se non si formulava un programma basato su una critica scientifica della società la propaganda rivoluzionaria si sarebbe trasformata in un gioco privo di senso, peggio, senza scrupoli, che supponeva da una parte un apostolo ardente d'entusiasmo, dall'altra degli asini che lo stessero a sentire a bocca aperta."
Ora mi chiedo, cosa avrebbe pensato Marx del "Fogno Europeo", vista la sua "scientifica solidità"?
Le immense forze in gioco se ne f.tt.n. della Bellezza. Le rivoluzioni, sosteneva Tiziano Terzani, causano enormi sofferenze alle popolazioni e dopo raramente si sta meglio di prima. Mi sono fatto l'idea che nulla cambiera', la modernita' unita alla globalizzazione liberista divorera' tutto e ci estingueremo. Oppure dobbiamo confidare che le varie oligarchie siano minimamente organizzate per sfruttare i popoli e il pianeta ma in modalita' sostenibile (sogno di destra)? Oppure che necessariamente si sviluppera' dal basso un movimento spontaneo ma efficace per rinegoziare i termini del contratto sociale (sogno di sinistra)?
RispondiEliminaLetto e riletto questo post mi viene da dire che c'è tantissima voglia di scoprire la nostra Europa, non la dobbiamo fare.
RispondiEliminatante grazie
mi piacerebbe saperne di più di questa nostra casa comune che chiaramente non è rappresentata dal noto €uro.
Complimenti a Paolo Gibilisco per il suo scritto davvero bello, molto denso di emozioni, pensieri, esperienze.
RispondiElimina@Piero Oggi
RispondiEliminaletto su internazionale.. ottimo articolo!
L'intensità di questo post è formidabile.
RispondiEliminaAnche la sua capacità di farmi sentire un ignorante, quale effettivamente sono.
Grazie
Comunque a me Berlino ha fatto abbastanza schifo...
RispondiEliminaLeggo solo ora questo splendido post: mi ha commosso, fino alle lacrime.
RispondiEliminaGrazie Gibilisco, grazie Bagnai.