domenica 26 febbraio 2012

Sinn e l'inflazione nell'eurozona: una menzogna ripetuta mille volte...

Ricevo da un anonimo facilmente identificabile per l’apertura di vedute e per l’intento “puntualizzatore” questo interessante commento:


A me non pare che Cesaratto dica che Sinn non è un grande economista.

Dice che è un po' troppo vittimista, ma anche che su alcune questioni - importanti e ignorate prima di lui - non ha poi tutti i torti.

Cesaratto attribuisce a Sinn la dichiarazione di Bogenberg, in cui si dice una cosa interessante: le differenze nei tassi di inflazione, quelle all'origine della maggiore competitività tedesca nell'ambito dell'eurozona, sono state causate dalla convergenza dei tassi di interesse e dal conseguente ingente flusso di capitali dai paesi centrali a quelli periferici. Quindi (la dichiarazione comincia proprio così) è l'euro la causa della crisi!

Niente male, anche se il suo punto di vista è comunque... tedesco. Un punto di vista peraltro interessante, visto che capire perché c'è stata quella differenza nei tassi d'inflazione non sarebbe male.

Per il resto, Sinn compare tra i top 5% nella classifica di IDEAS. Diciamo pure che è tedesco, ma si può giudicare "piccolo" un economista con tante credenziali solo perché non si è d'accordo? In fondo, l'economia non è una scienza esatta ;-)

Probabilmente può aiutare anche lui a capire alcuni aspetti di una situazione che è comunque piuttosto intricata.



Amico anonimo,

ti ringrazio per questo display di apertura di vedute. Guarda: te le allargo ancora di più: se avrai cura di leggere per tuo diletto la Storia della luce di Vasco Ronchi, scoprirai che nemmeno la fisica è una scienza esatta, e che anche in fisica lo scienziato di turno ha a disposizione uno strumento potentissimo per gestire i fatti che non quadrano con la propria teoria: ignorarli. Di questo strumento, usato a suo tempo da Euclide, Sinn  si serve plenibus manis, come vedrai se avrai la bontà di leggermi, dopo avermi interpellato.

Comunque, hai ragione: il mio giudizio era affrettato (ma lo avevo anche detto) e non adeguatamente motivato (ma sto lavorando su tre articoli che mi prendono molto tempo, e mi scuso con tutti per i ritardi nelle risposte). Va anche detto che quello che mi disturba di più di Sinn non sono i suoi argomenti, ma il suo aspetto. Non è un attacco personale, per carità. Povertà non è vergogna, nemmeno sul piano estetico. Solo che, sai, noi mediterranei siamo memori della lezione platonica, la “kalokagathia”, un concetto che Wikipedia definisce “falso e discriminatorio”: e visto che Wikipedia detta legge, penserò sia per puro caso che la turpitudine delle basette di Sinn si associa a un cumulo di menzogne. Passo quindi a spiegarti perché secondo me Sinn non è un grande economista, ma eventualmente un gran furbetto (e leggendo Cesaratto avresti dovuto intuirlo, ma repetita iuvant).


Il “ragionamento” di Sinn
Sinn aderisce evidentemente a un paradigma economico prekeynesiano: la moneta CAUSA l'inflazione. Quindi quando nei paesi periferici arrivano i capitali (li sòrdi, alla romana) l'inflazione cresce e si creano quei differenziali che anche secondo Sinn sono all'origine del vero problema: le crisi di bilancia dei pagamenti (squilibri esterni) dei paesi europei. Questo sta scritto nel punto 1 del manifesto di Bogenberg che, perdonami, non leggo adesso per intero: lo leggerò in aereo, perché lì trovo subito il necessario sacchetto di carta.

Un ragionamento sensato, in apparenza, e infatti tu gli dai credito, giuggiolone mio (detto con affetto, sia chiaro). Solo che questo ragionamento sensato urta contro un paio di dati di fatto, e anche contro se stesso, come poi ti dirò, e come credo veda già chi sa un po’ d’economia e ha vissuto su questo pianeta negli ultimi 20 anni.


I dati di fatto
Il dato di fatto più macroscopico è che i differenziali di inflazione non possono essere attribuiti all’euro, perché preesistevano ampiamente all’ingresso ad esso e anzi da quando è entrato in vigore l’euro si sono ridotti. Quindi l'idea che a te sembra interessante (l'euro come causa della crisi) sarà anche giusta: ma la spiegazione di Sinn è palesemente falsa. Dovrai, ahimè, accontentarti della mia.

L'impudenza di Sinn è tanto più sorprendente quando si consideri che notoriamente per gli euroti (coniamo anche questo termine, ci servirà), per gli euroti, dicevo, il grande successo dell’euro è stato proprio la riduzione di questi differenziali, non il loro allargamento. Premesso che anche gli euroti hanno torto (perché la riduzione c’è stata ma non è stata un successo, come se vuoi ti spiegherò), torniamo al punto. Il punto è che siccome Sinn ha detto il contrario, mi rendo conto che tu potresti non credere a me (che non sono nel top 5% di IDEAS). Ho tuttavia abbastanza fiducia in te: spero quindi che IDEAS ti permetta di credere ai tuoi occhi. Se è così, qui sotto vedi i tassi di inflazione dell’eurozona:



Sono evidenti tre cose:

1)      i differenziali di inflazione (cioè gli scarti fra i tassi di inflazione) si sono molto ridotti negli ultimi 30 anni ed erano più ampi prima dell’euro;

2)      da quando siamo entrati nell’euro si sono ridotti ulteriormente, ma non si sono mai annullati;

3)      questi differenziali sono da sempre stati a vantaggio della Germania, nel senso che in Germania l’inflazione è sempre stata inferiore a quella degli altri paesi (con limitate e temporanee eccezioni).

Per chi ha poca familiarità coi grafici, chiarisco i tre punti. Ne vale la pena.


Punto primo: i differenziali erano più ampi prima dell’euro
Nel 1984 la differenza fra l’inflazione più alta (quella portoghese) e la più bassa (quella tedesca) era di 27 punti. Nel 2007 (l’anno prima della crisi) la differenza fra inflazione più alta (quella greca) e la più bassa (quella olandese) era scesa a 1.4 punti. 1.4 è più piccolo di 27, e questo quindi lo abbiamo capito: i differenziali si sono ridotti. Per chi invece i grafici li ama, può essere utile la Fig. 2, che riporta per ogni anno lo scarto fra il tasso più alto (ovviamente, il paese cambia, ma generalmente è Spagna o Portogallo) e il più basso (anche qui, il paese cambia, ma generalmente è la Germania).


Punto secondo: i paesi mediterranei non sono colpevoli (di quello che... non è successo)!
Si vede bene nella zona ombreggiata della Fig. 2. Siamo entrati con il differenziale a 2 punti. L’anno seguente (2000) il differenziale è quasi raddoppiato per esclusiva responsabilità dell’Irlanda, il cui tasso di inflazione è aumentato di 2.8 punti (ma la storia dell'Irlanda l’ho raccontata da un’altra parte). Il dettaglio di quello che è successo fra 1999 e 2000 lo vedi in questa tabella, che riporta nella parte sinistra la variazione dell’inflazione fra 1999 e 2000, ordinata per dimensione:


Vedi bene che a questo primo “scatto” dell’inflazione hanno partecipato tutti, oltre alla “cattiva” Irlanda (con un 2.8 di incremento). Caso strano, in testa, dopo l’Irlanda, troviamo molti “buoni”: i finlandesi (quelli che voglio pignorare il Partenone), i belgi, gli austriaci, i francesi, ecc. Noi sotto la media, con Germania, Grecia, Portogallo, ecc. Quindi non mi sembra che la colpa di questa fiammata di inflazione sia del Club Med.

Dopo questo scatto iniziale, fino alla crisi del 2007 il differenziale di inflazione è sceso (non salito), raggiungendo il minimo storico di 1.4 nel 2007 (parte ombreggiata della Fig. 2), e anche dopo lo scossone della crisi, nel 2011, il differenziale è stimato a 2.3, più basso rispetto ai 3.9 punti del 2000. E attenzione! Se i tassi di inflazione si sono venuti incontro, vuol dire che, generalmente, sono calati dove erano più alti, e cresciuti dove erano più bassi. Sai, la vita è fatta così: fatto salvo il caso dell’uomo Denim, quello che proverbialmente “non deve chiedere mai”, normalmente nella vita ci si viene incontro.

Lo scarto fra 2011 e 2000 è riportato nella parte destra della tabella.
Se l’inflazione è il male assoluto, come credono i virtuosi tedeschi (più esattamente: come fanno finta di credere i politici e certi economisti tedeschi), e se il suo incremento indica quindi vile perfidia, vedi bene che i tre perfidi dell’età dell’euro sono stati Germania, Austria e in misura molto minore Grecia! Quanto è vero quel detto che recita che quelli che sopportiamo meno negli altri sono i nostri difetti...

Chissà perché Sinn ci dice che grazie all’euro i differenziali di inflazione sono aumentati per colpa dei paesi della periferia!? (io lo so, se vuoi te lo dico). In effetti i dati ci dicono che nell’età dell’euro, fino allo scoppio della crisi, i differenziali di inflazione nella zona euro si sono ridotti, e lo hanno fatto perché l’inflazione è aumentata nei paesi “virtuosi” (“virtuosi” secondo loro, ovviamente: Germania e Austria), mentre rimaneva praticamente stazionaria o diminuiva in tutti gli altri (in certi casi diminuiva di molto, come in Olanda, Belgio, Finlandia e... Irlanda!) Capito? È successo l’esatto contrario di quello che dice Sinn: da quando c’è l’euro i differenziali si sono ridotti (non sono aumentati) e lo hanno fatto perché nei paesi periferici l’inflazione è diminuita (non è aumentata), mentre è aumentata in Germania e Austria.

Quindi, come ti dicevo, il problema non è che io non sono d’accordo con Sinn: il problema è che Sinn non è d’accordo coi dati. Il problema non è che secondo me (che come giustamente mi ricordi non sono nessuno) Sinn sbaglia: il problema è che secondo i dati Sinn mente. Con quella faccia (perdonami) la cosa non mi sorprende.

Ci sarebbe anche un altro problema, e scusami se lo rimarco. Questo problema accessorio è che tu ti sei lasciato infinocchiare. Ma questo non mi sorprende, perché essere intelligenti, come tu molto probabilmente sei, ha vantaggi e svantaggi. Lo svantaggio della persona intelligente, come te, è quello di avere un atteggiamento aperto nei riguardi del prossimo. Chi è intelligente non può albergare nel proprio petto, e quindi non può nemmeno suppporre nell'interlocutore, soprattutto se dotato di curriculum prestigioso, la sordida furbizia mercantile che trapela dallo sguardo di Sinn. Quindi, come dire, quando un intelligente (tu) incontra un furbo (Sinn), il furbo vince. Ma solo la prima volta. La seconda volta vince l’intelligente (come ci ricorda Boccaccio, ottava giornata, novella settima: enjoy!)

E a questo punto, perdonami, ma come in illustri casi precedenti, che non cito per carità di patria, credo che sia inutile approfondire un'analisi che parte da un dato di fatto sbagliato. So benissimo perché Sinn mente: perché ha bisogno di scaricare le responsabilità dell'insostenibilità dell'euro sui comportamenti della periferia. Perché Sinn è l'antigoofynomista per eccellenza: è quello che dice che essere in surplus è bello, senza capire che siccome a ogni surplus corrisponde un deficit, se si vuole crescere insieme i surplus sono insostenibili tanto quanto i deficit, e andrebbero corretti in modo simmetrico (cosa che gli economisti di buon senso capiscono e sostengono da sempre). Ma lui vuole dare la colpa al Sud, e siccome nella sua testa rudimentale c'è posto per un solo concetto (inflazione = brutto), allora per dare la colpa al Sud deve dire che il Sud ha gonfiato i differenziali di inflazione (anche se è tecnicamente falso), e deve dire che si è indebitato, senza ricordarsi di chi gli ha prestato i soldi (il Nord), di come ha fatto per accumularli (con la strategia di deflazione competitiva propria del mercantilismo monetario di cui parla Sergio) e del fatto che il creditore (a differenza del debitore) aveva, oltre all'obbligo tecnico di accertare il merito di credito, gli strumenti per capire che c'erano problemi (i saldi esteri dei paesi periferici dell'eurozona erano chiaramente insostenibili, nel caso della Grecia fin dal 2000, come abbiamo detto qui). I creditori sapevano benissimo a cosa stavano andando incontro, anzi: cosa stavano scientemente provocando: ma hanno prestato ugualmente, sapendo che qualcuno avrebbe pagato: il resto dell'Europa.

E tu dici che Sinn pone questioni interessanti e ignorate prima di lui? Amico mio, mi sembri un po' ingenuo: Sinn nasconde questioni interessanti, proprio perché non sono state ignorate prima di lui, e la risposta che tutti danno, a lui e ai suoi mandanti non piace, perché evidenzia le loro responsabilità. E a loro piace un mondo di buoni e cattivi, dove le colpe stanno tutte da una parte: ovviamente quella degli altri. Inflazione=brutto, per cui se dimostro che Greco=inflazione, ho dimostrato che Greco=brutto. Che grande economista che sono! Ho usato anche la matematica! Tre equazioni. Al costo di trenta denari.

So che repetita juvant... ma per oggi basterà ricordare solo questo: Sinn mente, sapendo di mentire, e sapendo perché mente. Molti di voi lo intuiscono, e gli altri, tu compreso, non hanno che da chiedere...


L'origine dei differenziali di inflazione, se interessa, è descritta molto bene da Cesaratto, e ho provato a spiegarla anche nel mio Crisi finanziaria e governo dell'economia. Quando se ne afferra l'origine (il "mercantilismo monetario" della Germania), si capisce anche perché un economista così illustre menta su un dato così evidente. Ne parleremo...

Erratum (27/2/2012): un gentile utente (S&P) mi fa notare che nella tabella sulla variazione dell'inflazione il pannello di destra ha un'intestazione sbagliata: in effetti, la tabella riporta la variazione 2011 su 2000, anziché 2007 su 2000. Ho corretto l'intestazione. Dal tono col quale mi ha segnalato questo errore capisco che S&P non è in grado di capire che la sua correzione rafforza il mio argomento. Proprio per questo glie ne sono particolarmente grato. Esempio: fra il 2000 e il 2007, in effetti, l'inflazione in Grecia è aumentata di 0.09, anziché diminuita di -0.01, come è accaduto fra 2000 e 2011. Ma visto che il differenziale complessivo è diminuito (Fig. 2), il fatto che l'inflazione sia lievemente aumentata nei paesi dove era più alta (+0.09 non mi sembra un aumento dirompente), non fa che rafforzare il mio argomento, cioè che nell'età dell'euro l'inflazione è cresciuta di più (ma non abbastanza) dove era bassa: +0.88 in Germania fra 2000 e 2007. Insomma: più si approfondisce e si corregge doverosamente l'intestazione delle tabelle, e più si capisce che la tesi di Sinn, secondo la quale nell'età dell'euro i differenziali di inflazione sarebbero esplosi per colpa dei paesi periferici, è e rimane una sonora stupidaggine. Al contrario: si sono ridotti, ma non abbastanza (come potete constatare nel prossimo post), per merito dei paesi a bassa inflazione.

Come vedete, fornisco sempre le fonti dei dati e sono grato a chiunque mi permetta di rilevare e correggere eventuali imprecisioni. Lo farei, e lo farò, anche nei casi in cui, a differenza che in questo, indebolissero anziché rafforzare i miei argomenti!

67 commenti:

  1. E dovremo parlarne... perché il ragionamento svolto qui si presta a una delle tipiche obiezioni del piddino... Attendo fiducioso!

    (suggerimento: guardate il punto (3))

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  2. Io amo i grafici, e mi piacerebbe visitare una galleria d'arte che esponga i più belli. Il primo, quello sulle inflazioni dei vari paesi, è molto carino, con tutti quei colori. Ma se gli occhi non mi ingannano quello stesso grafico ci dice che il vero crollo dell'inflazione (anzi, delle inflazioni) si è verificato nel corso degli anni'90. A che cosa è dovuto tale crollo?

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    1. Hai visto che bei colori pastello sceglie l'ultima versione di Office? Fa molto Watteau...

      Ci sono tanti motivi per i quali i prezzi negli anni '90 sono scesi. Sicuramente uno è che era venuto meno il motivo per il quale erano saliti fino all'inizio degli anni '80 (l'aumento dei prezzi delle materie prime). Considera che dal 1971 al 1980 il prezzo del petrolio era aumeentato del 463% (46% in media all'anno). Le varie ricostruzioni dei fatti che insistono sulla lungimiranza dei nostri governanti, che prudentemente avrebbero accordato alle banche centrali quell'indipendenza... che oggi tutti vorrebbero togliergli (trasformando la Bce in una Fed), queste ricostruzioni, dico, trascurano banalmente il fatto che dall'81 all'86 (quando, se ci fai caso, i prezzi scendono in tutti i paesi europei tranne Grecia e Portogallo), i prezzi del petrolio erano scesi di un 74% (-12% in media all'anno...).

      Non spiega tutto, ma spiega molto, e tutti lo dimenticano, chissà perché... aspetta, provo a indovinare: perché è la moneta che causa i prezzi, anzi, è la moneta che DEVE causare i prezzi. Altrimenti come si fa a dare la colpa allo Stato e alla sua necessità di finanziarsi...

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    2. Interessante. Tutte le spiegazioni che tirano in ballo il petrolio e i suoi prezzi mi convincono sempre, perché rendono pertinente il Mashrek. In questo caso però credo che c'entri anche la crescita della disoccupazione che si è verificata in Spagna, Italia e soprattutto Germania. Spero sia goofyplausibile...

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    3. Be', quella la diamo per scontata! La disoccupazione in effetti è l'esplicativa più importante, con buona pace dei pre-keynesiani.

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  3. ma non capisco una cosa: come puo' essere che l'inflazione era ufficialmente così bassa in Italia dopo l'ingresso nell'euro, quando tutti credo abbiamo sperimentato il quasi raddoppio dei prezzi?

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    1. Questa è una bellissima domanda. Me lo sono chiesto anch'io. E ti assicuro che se lo chiedevano in molti anche all'Istat. Naturalmente non quelli delle statistiche sui prezzi. Mi ricordo che tornando da Pescara, la prima volta che mi capitò di andarci (per sostenere il concorso da associato) posi la stessa domanda a un collega. La sua risposta fu: "ma sai, Alberto, non può essere come dici tu: i prezzi non possono essere aumentati, altrimenti i consumi sarebbero diminuiti."

      Io tacqui educatamente, aspettando quello che sapevo sarebbe successo: l'esplosione del debito privato.

      Indicazioni meno distorte sull'inflazione si ottengono confrontando le statistiche OCSE o World Bank sulla parità dei poteri d'acquisto.

      Io sono convinto che la cattiva gestione del passaggio all'euro (cioè l'aver lasciato carta bianca a chi aveva potere di prezzo) sia all'origine dell'esplosione del debito privato italiano. Un debito in buona parte estero, per la semplice e ovvia ragione che ci si indebitava perché non si era in grado di risparmiare (quindi il risparmio bisognava cercarlo altrove).

      Penso quindi che l'euro in qualche modo sia all'origine della crisi, in Italia, anche attraverso un effetto prezzi, ma che i prezzi non siano aumentati per via dell'afflusso dei capitali (come dice Sinn), ma, al contrario, che i capitali siano affluiti dopo che le famiglie sono state ridotte alla canna del gas (espressione romana facilmente comprensibile) da una "oculata" gestione del change-over. Gestione Berlusconi, ovviamente. Strano però che questa, che secondo me è la sua unica autentica e innegabile colpa MACROECONOMICA (scopare pseudominorenni non è una colpa macroeconomica, a quanto leggo nei miei libri), dicevo: questa sua unica colpa macroeconomica nessuno gliela rimprovera.

      Sarà perché se i prezzi raddoppiano i salari reali si dimezzano? E lo scopo del gioco era quello? Chissà...

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    2. perchè l'inflazione (misurata) era cosi' bassa ? magia del paniere (?)

      recentemente discutendo della cosa mi hanno detto : i prezzi non si sarebbero potuti controllare comunque -e lo trovo sensato - quindi si sarebbero dovuto adeguare i salari (dei dipendenti ) di fatto si sono privilegiate quelle categorie che potevano adeguare lo stipendio ai prezzi : professionisti privati ,commericianti ecc..ecc..
      Quindi il mio interlocutore diceva : non prendetevela con berlusconi , la colpa è dei sindacati .
      (conseguenza :l'italia era(è?)diventato il primo mercato per la bmw , mi dicevano che le audi costavano piu' in italia che in germania...)

      Non ho presente ora la cronologia ma sarei propenso a dividere la colpa macroeconomica con il governo che ha
      organizzato lo cosa...che non poteva ignorare la questione in fase preparatoria ...

      Sai cosa penso il realta' ? penso che la pillola amara
      della perdita di potere di acquisto sia stata in parte edulcorata dal fatto che gli italiani hanno inominciato ad andare in vacanza con moneta pesante , hanno incomiciato a sentirsi ricchi e signori all'estero
      (mi sono quasi sempre vergognato degli italiani in vancanza all'estero ... )



      http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/9107046/Spanish-revolt-brews-as-national-economic-rearmament-begins-in-Europe.html

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    3. Ma è proprio così. Come sempre sei acuto. Una rivalutazione reale (adottare una moneta troppo forte per la propria economia) all'inizio genera una simpatica euforia nei consumatori. In Argentina è successo, credo anche in Grecia, e a quanto ricordo, un po', anche in Italia. Poi si comincia a vedere il rovescio della medaglia...

      Mi vergogno abbastanza anch'io, studio le lingue per mimetizzarmi...

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    4. Questo è proprio l'argomento che mi sta a cuore.Se esiste una responsabilità precisa del sig.B perchè i prezzi sono aumentati proporzionalmente anche in Spagna,per esempio, e la parrucchiera di Ibiza mi costa esattamente come quella di Bergamo? C'è stata una cattiva gestione anche negli altri paesi PIIGS ?

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    5. Cioè: tu prendi l'aereo ogni volta che vai dalla parrucchiera! Ma hai l'impronta ecologica di una acciaieria...

      Senti: ci hanno marciato dappertutto. Ieri si parlava con eminenti economisti del prezzo della baguette (de pain) prima e dopo il changeover.

      Tutti i consumatori europei hanno la sensazione di essere stati fregati. Ma continuano compatti a votare Antonio La Zdora....

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  4. Mamma mia! questo post fa spavento! come è possibile che a questo Sinn top 5% sia permesso di dire in giro corbellerie?
    E' incredibile. Penso che sia giunto il tempo di creare un codice deontologico per gli economisti. Non bastano fatti e dati, nemmeno loro parlano da soli, ma solo per bocca di chi li interpreta. Consiglio un'altra lettura sulle presunte scienze esatte "Un paradiso perduto" di M.Cini, nemmeno la matematica lo è.

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    1. Be', su queste pagine abbiamo visto di peggio. Almeno Sinn può essere scusato perché deve fornire una visione ideologicamente distorta dell'accaduto. Altre viste sono per me più incomprensibili, o meno scusabili.

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    2. Attenzione poi. Cesaratto attribuisce a Sinn la dichiarazione di Bogenberg. Ma secondo me di questa dichiarazione il barbuto è stato solo la dattilografa: gliel'ha dettata la confindustria tedesca. Non è un ruolo molto dignitoso per un economista, ma quello che voglio dire è che verosimilmente su una rivista referata un simile travisamento dei fatti non sarebbe possibile (o comunque meno facile). Il codice deontologico in qualche modo esiste, se però ci si limita alla produzione scientifica (non alle veline da prima serata).

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  5. Faccio l’avvocato del diavolo (ma solo per capire meglio e acquisire anticorpi contro i piddini), come si spiega (io una spiegazione ce l’ho ma non sono sicuro e vorrei quella più autorevole), il trend verso il basso del tasso di inflazione italiano (a parte il 2008 con 3.3%) [1]? Che forse la politica monetarista della BCE abbia funzionato contro la riduzione della “cattiva” inflazione?

    p.s.: preciso che sull’inflazione la penso diversamente dagli ortodossi che vedono il male da sconfiggere in qualche punto in più.

    [1] http://www.oecd-ilibrary.org/economics/country-statistical-profile-italy_20752288-table-ita

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    1. Ma perché "l'avvocato del diavolo"? Qui il diavolo è quel povero diavolo di Sinn, che dice che presso i porci mediterranei (terroni) l'inflazione è aumentata. Se dici che è diminuita in realtà lo attacchi, non lo difendi. Non credo esista un unico motivo per il quale l'inflazione in Italia è diminuita. Credo che l'aumento del precariato lo spieghi tanto quanto la politica della Bce. Ma... la domanda è: qual è il tasso ottimale di inflazione? Attenzione! Chi risponde vince il Nobel per l'economia...

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    2. Il tasso ottimale è 9,71

      Dispongo di una meravigliosa dimostrazione ma sfortunatamente non può essere contenuta in questo piccolo box.

      antonino

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    3. Dai, fallo uno sforzo, che poi se steccamo er Nobbel...

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    4. a me la diminuzione puo' convicere solo sconando le magie con il paniere al changeover(che non posso che considerare intezionali)...sommato al fatto che c'è stata una veloce evoluzione tecnologica per cui un cellulare (Base ) puo' costare molto poco , cosi' l'hardware di produzione ^cinese^ tawanese ...poi che si sia deflazionato dove si poteva non c'è dubbio ...l'impressione è che comunque si siano accentuate le differenze di classe si è creata una classe di poveri che sta' alla pari o quasi dei nuovi immigrati , ripensandoci bene è decisamente disgustoso ...

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    5. per me il tasso di inflazione ideale è quello che fa aumentare della stessa percentuale il salario nominale. Ho vinto qualche cosa? http://www.youtube.com/watch?v=mhlGxT2Nj7A

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    6. Ma sono i prezzo che fanno aumentare i salari, o sono i salari che fanno aumentare i prezzi? E se il salario reale resta costante... ma la produttività aumenta... i lavoratori stanno meglio?

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    7. Ma come vuole che risponda un comunista depiddinizzato? A mio ignorantissimo parere i prezzi facevano aumentare i salari quando c’era la scala mobile. Oggi l’aumento dei prezzi fa diminuire i salari, reali. La storia che i salari fanno aumentare i prezzi era una convinzione degli anni 80 della scuola monetarista. Persino gli economisti cd austriaci criticarono tale tesi affermando che la scala mobile era un meccanismo di redistribuzione, spostava reddito dai profitti ai salari (ecco perché non piacque più). I salari fanno aumentare i prezzi quando il sistema si avvicina alla piena occupazione (come insegna Keynes & co.).
      Se la produttività aumenta i lavoratori, a parità di salario nominale, stanno peggio. Il reddito che deriva dal pluslavoro, come lo chiamava Marx (o aumento di produttività) si sposta dal lavoratore al profitto. E’ sempre un problema di lotta di classe e quindi di redditi che, a seconda della forza contrattuale dell’uno o dell’altro, vanno da una parte all’altra. La coperta è sempre quella. Ma non ero io che facevo le domande e lei dava le risposte? Lei come avrebbe risposto?

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    8. Ma come, professore!

      Il tasso ottimale di inflazione è il 2%! Sta scritto nel Trattato di Maastricht e anche Draghi a Davos l'ha detto: "la BCE vigilerà perché non superi il 2% e perché non scenda al di sotto del 2%"!

      Non posso dimenticare che Trichet alzò il tasso di sconto poco prima dello scoppio della bolla immobiliare a causa del pericolo dell'inflazione (per altro causata dal prezzo del petrolio... Krugman su questo sta attento e discute dell'inflazione al netto dell'effetto del prezzo delle materie prime) salvo abbassarlo precipitosamente pochi giorni dopo...

      A parte questo non so perché ma mi viene da rispondere che il tasso di inflazione ottimale ha qualcosa a che fare con il PIL potenziale...

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    9. Caro Giorgio,

      fai bene a ricordarci in che mani siamo! Dal prossimo post potrai dedurre (ma credo tu lo sappia già) che sarebbe bene se l'inflazione, come la giustizia, fosse uguale per tutti!

      L'impegno di Draghi nel mantenere l'inflazione media a un certo valore non ci fornisce alcuna garanzia di ricomposizione degli squilibri di competitività!

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  6. Anche con una faccia simile si possono fare buone cose, come dimostra il caso di Marco Ferreri (il regista). Magari il buon Sinn ha solo sbagliato carriera. A raccontare storie è bravino: poteva provare col cinema...

    antonino

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  7. Ma perché nessuno mi fa l'obiezione del piddino? E dai, cazzo, uscite allo scoperto!

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    1. Va bene, mi immedesimo in un piddino e sparo la prima cosa che mi viene in mente....

      "ma non avevi detto che il differenziale dei prezzi era l'origine del problema? e vedi che con l'adozione dell'euro i differenziali sono diminuiti? lo vedi che l'euro è cosa buona e giusta?"

      adesso però basta...non riesco a piddinizzarmi per più di due minuti...è una cosa orribile

      antonino

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    2. Bravo! Cazzo, ma ti viene benissimo il piddinismo! Senti, devo mica preoccuparmi? Non solo hai fatto la domanda del piddino, ma esattamente con le stesse parole con le quali me la ero fatta nel seguito dell'articolo! Abbi fede, se ne parlerà... Ma è sempre la stessa storia... Così potremo soddisfare anche Roberto e Marco P.

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    3. ...forse sì, forse c'è un piddino in ognuno di noi e cresce più del deserto...

      Ma no, scherzo, il piddinismo è una brutta malattia ma si può guarire.

      antonino

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  8. Egregio Professore, la ringrazio per l'idea e per l'elaborazione di questo blog nel quale lei scrive e commenta con professionalità argomenti di economia interessanti e che da poco ho iniziato a consultare, mi scusi se forse sono off-topic, la domanda che le espongo è questa (ne ha già parlato ma credo mai in risposta ad una domanda diretta), premetto che non sono d'accordo con la visione seguente poichè mi sembra sconfitta dai dati, dai fatti e dalle sue stesse incongruenze e le chiedo quale è la sua opinione, spero di non sbagliare a esporla mi scuso per eventuali errori, in sostanza la BCE mi risulta che operi secondo la visione dell'economista Milton Friedman che riprende le idee degli economisti classici e cioè della dicotomia tra variabili reali e nominali, critica la curva di phillips originaria e da questo deriva che la BCE è elaborata anche nei trattati istitutivi per puntare a mantenere l'inflazione bassa "L'obiettivo principale della banca centrale è il mantenimento della stabilità dei prezzi" credo dica un articolo e quindi a differenza di altre banche centrali come la Federal Reserve non si pone alcun problema per quanto riguarda il tasso di disoccupazione che ritine di non poter controllare, ne consegue un intervento di Politica economica residuale, lascia libero il mercato di operare con la libertà di movimento delle merci, dei servizi, dei capitali e del lavoro poichè è inutile intervenire si creano solo inefficienze e quindi in sostanza si propone di imporre vincoli ai deficit di bilancio e all'operare dello stato nell'economia ma non pone vincoli all'operare dei mercati finanziari che secondo questa visione riescono perfettamente a svolgere le loro funzioni, ed ha imposto le misure del WC liberalizzare, privatizzare, diminuire il debito pubblico, tagliare i salari ecc..
    un ex studente

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  9. nelle Sue(tue) dotte dissertazioni economiche manca qualsiasi cenno alla Modern Monetary Theory, ossia ad un approccio anticonvenzionale alle strategie economiche!
    Che ne pensi?

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    1. Penso che non mi interessa. L'argomento è stato chiuso alcuni mesi fa su questo blog. Se ne può parlare in diverse curve Sud o Nord telematiche in giro per il web.

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  10. Egregio professore, le espongo meglio la domanda, spero di non scrivere cose inopportune, è esatta la mia visione della BCE, per quanto riguarda quello che ho scritto sopra, cioè che parte dalla filosofia di Friedman, non ne sono sicuro? Quale è la sua opinione in materia oppure lo posso capire dal blog, cioè che cosa sbaglia l'economista Friedman nel criticare la curva di Philipps?
    Mi scusi forse la mia domanda non era chiara, oppure era troppo tecnica.
    Ringrazio dell'attenzione, cordiali saluti.

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    1. La critica di Friedman mi sembra abbastanza superata dalla letteratura empirica successiva. La Bce ha un'atteggiamento monetarista, certo: annunciare un tasso di crescita dell'offerta di moneta, sperando che questo serva a "determinare" un tasso di inflazione "opportuno"... be', se non è monetarismo questo! Però bisogna sempre fare attenzione a distinguere le intenzioni dichiarate dai risultati.

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    2. Egregio professore, visto che come si dice l'appetito vien mangiando, potrei chiederle quale letteratura empirica successiva lei cita nell'articolo, la ringrazio sinceramente per la risposta e grazie della pazienza, buonasera.

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    3. Egregio professore, per evitare che lei mi confonda con altri del blog, mi chiamo Gabriele B., cordiali saluti.

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    4. Friedman superato dalla letteratura empirica successiva, ma i chicago boys, quelli che hanno cominciato ad operare nel Cile di Pinochet, mi pare che abbiano ispirato e tuttora ispirino i dogmi del Fmi, quelli dei diktat (prima in America Latina e ora...), senza che ci sia stata nel frattempo alcuna autocritica (almeno non nella realtà empirica)
      roberto

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  11. Bagnai ho iniziato da poco a seguire il suo blog, purtroppo ancora non ho avuto modo di leggere tutti gli articoli pubblicati in passato(e credo non ci riuscirò mai).

    Vorrei farle una domanda diretta. Lei ritiene che l'Euro Area debba disgregarsi per cercare di tornare ad un equilibrio di mercato o pensa che debba integrarsi del tutto (alla americana)?

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    1. va bene, ho capito.Comunque la questione dei prezzi mi sembra fondamentale perchè, come dici giustamente, da lì è iniziata l'escalation del debito privato. Secondo te quanta rilevanza ha avuto questo aspetto nel quadro generale della catastrofe dell'EURO ?

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    2. Ho letto ora un altro articolo, mi ha chiarito la sua posizione: http://goofynomics.blogspot.com/2011/11/i-salvataggi-che-non-ci-salveranno.html

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    3. Più che mia... purtroppo è nostra!

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  12. 16 novembre 2011: "L’indebitamento privato estero ha una causa strutturale nota: i tassi di inflazione dell’eurozona non stanno convergendo. Dal 2000 al 2007 la Germania ha avuto l’inflazione media più bassa (1.6%). All’estremo opposto Irlanda (3.4%), Grecia (3.2%), Spagna (3.1%) e Portogallo (2.9%) hanno avuto l’inflazione più alta [...] La Fig. 2 mostra come nei PIGS l’indebitamento estero si sia mosso in simmetria con lo scarto fra prezzi interni e prezzi tedeschi: a maggior inflazione cumulata corrisponde maggior indebitamento estero".

    26 febbraio 2012: "fino alla crisi del 2007 il differenziale di inflazione è sceso (non salito), raggiungendo il minimo storico di 1.4 nel 2007 (parte ombreggiata della Fig. 2). E attenzione! Se i tassi di inflazione si sono venuti incontro, vuol dire che, generalmente, sono calati dove erano più alti, e cresciuti dove erano più bassi".

    A novembre i tassi di inflazione dal 2000 al 2007 non convergono, a febbraio invece si vengono incontro.
    Secondo me Sinn preferisce l'autunno all'inverno ;-)

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    1. Questo è ovviamente un piddino, il noto piddino che ci siamo tolti di torno ma torna simpaticamente, in forma pseudoanonima (perché ce n'è uno solo che ha letto tutto ma non ha capito niente), col ditino puntato come lo studente che fa la domandina idiota per metterti in difficoltà. Era proprio lui che aspettavo, il piddino vero, non quello falso (interpretato in modo convincente da Antonino).

      Vedi, infelice (perché tale sei, provo per te grande solidarietà umana), non c'è alcuna contraddizione fra quanto ho scritto qui e quanto ho scritto in questi post.

      Te lo ho già detto: leggi di meno, ma con attenzione, altrimenti rimarrai sempre un superficiale.

      I differenzali si sono ridotti, ma, come dico al punto 2 di questo post non si sono annullati, e, come dico al punto 3 di questo post, sono rimasti sempre a vantaggio della Germania.

      Ora, tu che leggi tutto, sai definirmi la convergenza?

      Se ci fosse convergenza, lo scarto fra i tassi di inflazione dovrebbe avere media nulla. Qui invece la media non è nulla. Quindi è vero sì che i differenziali si sono ridotti, ma è vero che non c'è convergenza, e non è vero che i differenziali si sono ampliati da quando c'è l'euro.

      Te l'ho già detto: lascia perdere. Pensa agli affetti. Per l'economia non sei portato.

      La sintesi politica, che tu non ammetti perché sei anche un Tafazzi (ora mi parlerai di Adenauer o di adenoidi, non so), è che la Germania sapeva benissimo di mettersi in un sistema nel quale la sua strategia di mercantilismo monetario la avrebbe resa creditrice netta dei paesi del Sud. Sapeva cioè che il Sud avrebbe cumulato inflazione, e quindi debito estero. Sapeva che per assorbire il suo surplus commerciale la periferia europea si sarebbe indebitata. E sapeva anche che al termine di questo processo ci sarebbe stato l'assalto ai governi, e la svendita (vedi come chiedono le privatizzazioni ai greci)?

      Lo sapeva. Ma non lo sapeva perché è "brava". Lo sapeva perché l'imposizione di un cambio forte è il primo passo di qualsiasi strategia imperialista moderna (vedi USA-Argentina).

      Invece Sinn dice: prima andava tutto bene, poi con l'euro i differenziali si sono ampliati perché questa gente spende troppo. E non è vero.

      Hai capito?

      Ma tu non vuoi capire. Vuoi solo dimostrare a te stesso di essere bravo. Quanto sei infelice. E anche un pochino inopportuno...

      E poi, dove si vede che non capisci nulla: certo che i paesi periferici hanno l'inflazione più alta! Ma in questo post non ho mica detto che ce l'hanno più bassa: ho detto però che è diminuita. Ed è nei dati. Non capisci la differenza fra statica e dinamica, sei un penoso dilettante. Ma si sa, dalla merda può nascere un fiore, e dalle tue penose domande l'occasione preziosa di chiarire il mio coerente pensiero (era già pronto un post, se vuoi capire quanto sei fesso rimani in ascolto, possibilmente silenzioso).

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  13. Profe, con questo post ho capito che la realtà - anche quella della macro - è dialettica (cosa che però anche il qui non stimato Hegel sapeva), ossia che secondo una "prospettiva", come lei ci ricordava altrove, il differenziale d'inflazione di Eurolandia dopo l'entrata nell'euro ha favorito la politica deflazionista della Germania (se non sbaglio lei parlava di 1.4/1.6% di inflazione Germany di contro al 2% nostro, mentre secondo un'altra "prospettiva" storica (raffronto del differenziale d'inflazione prima e dopo l'euro) l'inflazione è scesa di brutto, come dice la Fig. 2 (e la tabella comparativa sotto). Di passaggio però non mi spiego ancora bene come mai il tasso d'inflazione in Italia dopo l'euro sia rimasto relativamente basso rispetto al pressoché raddoppiamento dei prezzi (ho avuto una piccola esperienza nel mercato immobiliare a cavallo tra lira ed euro e ho potuto constatare come un appartamento che valeva 100milioni sia passato in un battito d'ali di farfalla - quello che produce altrove terremoti - a 100mila euri). Forse perché i prezzi li misura l'Istat, e l'Istat è fatto da gente che tiene famiglia... Per cui aspetto il suo post della terza fase dialettica, quello della sintesi (dopo tesi ed antitesi), dove credo si dimostri che il pensiero umano non è binario (con buona pace degli abitanti del paese di Hegel e dei piddini nostrani), bensì ricomincia da tre.
    roberto

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    1. Amico caro, la prospettiva è sempre la stessa. La Gaermania pratica una politica di svalutazione reale competitiva, sostanzialmente attraverso la moderazione salariale (calo del 6% dei salari reali ecc.). La contraddizione, perdonami, dov'è? Gli altri paesi europei, con mercati del lavoro diversi, cercano di starle dietro, ma non ce la fanno, e i differenziali persistono. Qui arriva il piddino e dice: loro sono più bravi di noi, impegnamoci di più, li raggiungeremo.

      Un argomento idiota quanto quello che dice che tutti dovremmo esportare (dove? su Marte?). In effetti, due facce della stessa idiozia.

      Perché in effetti, come abbiamo visto più volte in questo blog, sotto la "moderazione" salariale tedesca c'è un mercato del lavoro a due velocità (con un esercito di sfigati che riceve la mancetta), una disoccupazione misurata o nascosta superiore a quella degli altri paesi europei, e un modello di crescita che comprime i consumi interni, cioè fa star male la gente, cioè non distribuisce i guadagni di produttività a chi li ha realizzati, solo per tentare di fottere i partner europei, come abbiamo visto qui.

      Un modello cioè che sacrifica l'uomo (a partire dall'operaio tedesco, o meglio, dal lavoratore dei servizi) e i veri valori europei in nome dei profitti immediati e non sostenibili di una sparuta e tradizionalmente bellicosa classe dirigente.

      Questo è il modello che NON dobbiamo seguire.

      Nei termini di questo post, quindi, il problema è che in Germania c'è troppa poca inflazione, per scelta deliberata e scellerata.

      Non so dove vediate la contraddizione.

      Se dico che è giorno, o dico che non è notte, sono sempre le 8:21 e devo sempre scendere in classe...

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    2. Professor Bagnai, quando si compara il salario medio (o il relativo potere d'acquisto) con quello degli altri stati europei viene presa in considerazione la varianza?

      Parlando di salari medi, visto il divario di retribuzione tra operaio e dirigente che caratterizza l'Italia, è possibile che i numeri non descrivano in pieno la situazione di povertà delle fasce più deboli del nostor Paese.?

      Grazie,
      Paolo

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    3. Ormai i piddini sono come il cavallo Gondrano:
      La sua risposta a ogni problema, a ogni difficoltà era: "Lavorerò di più!" frase che aveva adottato quale suo motto personale."

      Giuseppe

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    4. Caro Giuseppe, il tuo commento si riferisce alla domanda che ho posto io?

      Paolo

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    5. Non voglio rispondere al posto di Giuseppe, ma credo proprio di no, perché tu sollevi un punto tecnico interessante e diverso da quello che sollevavo io, cui Giuseppe si riferisce. Sai bene che le misure di dispersione sono tabù, perché sono inaccessibili sia al "popolo" che agli "eletti". Quindi di varianza non se ne parla, e le statistiche vengono fornite senza indicazioni sulla loro variabilità campionaria. Il fenomeno dei "working poor" è in crescita, ed è descritto nell'ultimo rapporto dell'ILO, per il quale ti rinvio al prossimo post.

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    6. Professore,

      "Sai bene che le misure di dispersione sono tabù, perché sono inaccessibili sia al "popolo" che agli "eletti"."

      Questo punto interessa molto anche a me!

      Potrebbe essere meno sintetico?

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    7. Mio caro: prova a spiegare la varianza al tuo giornalaio. Esempio: sai la storia del pollo di Trilussa, quello che se io me lo mangio e tu no abbiamo mangiato mezzo pollo a testa? Ecco, qui sapere quant'è la varianza aiuta, no? Se è zero magari tu stai meglio, giusto? Vai, vai dal giornalaio... fammi sapere... ;)

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    8. Professore,

      ma se diciamo a Paolo, che ha posto l'interessante domanda, che noi due abbiamo mangiato in media mezzo pollo a testa lui cosa può dedurre? Al massimo che abbiamo mangiato un pollo in due...

      Se invece gli diciamo che in media abbiamo mangiato mezzo pollo a testa e che la varianza è 0,5 lui capisce che qualcuno è rimasto a bocca asciutta, no? :)

      Ho già accennato a Deming, il libro è "Out of the crisis. Quality, productivity and competitive position".

      Il suo messaggio è sostanzialmente che all'origine di molti problemi aziendali c'è la mancata comprensione del fatto che la varianza caratterizza ogni processo e del fatto che deve essere attentamente considerata perché si possano ottenere miglioramenti distinguendo tra cause normali e cause speciali di variazione del risultato del processo.

      Anche il giornalaio, opportunamente istruito, penso che potrebbe comprendere... probabilmente meglio di certi professori che a Milano distribuiscono i voti impiegando una distribuzione normale.

      Il tabù che colpisce la varianza per quanto riguarda le statistiche da cosa deriva?

      Che poi invece mi sembra che gli economisti facciano un grande affidamento sugli R2... e che amino in particolare il coefficiente di Gini, forse perché è ancora più incomprensibile della varianza? :)

      Mi scusi... sto divagando...

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    9. Ma Giorgio, qui siamo una eletta platea di pazzi furiosi con cultura "above average" (appunto). E in fatti il "pollo" lo hai capito subito. Solo che non devi giudicare la capacità del pubblico di assimilare certi concetti dal dibattito che si sta svolgendo qui, dove i lettori (benevoli o malevoli) fanno tutti interventi di alto livello. E l'importante è proprio questo: che il livello sia alto (se poi uno è d'accordo o meno con me o con i dati è un problema suo).

      Detto questo, io sono d'accordissimo con te sul fatto che un minimo di buon senso statistico dovrebbe far parte della cultura generale, diciamo a partire dalle secondarie. Ma da insegnante universitario constato che ormai nemmeno gli apostrofi ne fanno più parte. Capisci che mentre tu (giustamente) poni l'asticella più in alto, il pavimento sta sprofondando, e il salto diventa sempre meno proponibile... Il tabù che colpisce la varianza (o lo scarto quadratico medio) deriva dal fatto che io ho visto con i miei occhi uno studente della mia classe a un mio compito scritto calcolare il 10% di 100 con la macchinetta calcolatrice. Credo derivi da questo. Siccome lui vota, come me (se sono in Italia) e come te (se ne hai voglia), capisci che il discorso si fa delicato: vince chi fa il discorso più semplice, no?

      Dopo di che, ampliando il discorso, sono anche del parere che per la sinistra combattere la destra sul suo piano (cioè su quello del messaggio ipersemplificato e populista: forza gnocca!) possa anche essere perdente. Ma qui veramente ci mettiamo in un ginepraio.

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    10. Proprio ieri in ufficio i miei dirigenti si sono inventati che le valutazioni dei dipendenti hanno una deviazione standard troppo bassa, vicina allo zero. Quindi per dare premi di produttività occorre che i responsabili d’ufficio applichino valutazioni con deviazioni superiori ad un certo valore. Solo che poi ci sono anche i raccomandati dal ministro da accontentare, i sindacalisti che si devono zittire con avanzamenti di carriera, il blocco degli stipendi per decreto ministeriale. Quindi, come si fa a far capire ai miei colleghi senza istruzione che i loro stipendi rimarranno gli stessi (nominalmente ma non realmente) perché la loro valutazione deve rientrare in un indice di deviazione standard superiore a “x”? Fortunatamente il prof. Bagnai sta utilizzando un linguaggio che va bene per tutti, compreso per il soprascritto. Enjoy this http://www.youtube.com/watch?v=Vbm3c7GAGks

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    11. Scusa: ma deviazione standard troppo bassa significa che siete tutti bravi o tutti terroni fannulloni (come io intrinsecamente sono portato a credere, perché come tu sai chi bestemmia l'euro è leghista)?

      ;)

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    12. Caro Marco,

      avendo letto che i professori di una facoltà di ingegneria hanno stabilito che i voti degli studenti DEVONO distribuirsi in un certo modo non posso meravigliarmi del fatto che dei dirigenti stabiliscano che i risultati dei dipendenti NON DEVONO distribuirsi in un certo modo... l'"errore" è lo stesso: siccome i risultati che si rilevano non piacciono si adatta, o meglio si falsifica, la valutazione in modo tale da ottenere i risultati che si desiderano.

      Ti consiglio il libro di Deming, che è anche divertente.

      Valutare i dipendenti sulla base della loro deviazione standard dalla media è una vera e propria idiozia se PRIMA non ci si è accertati che l'attività che svolgono, per come è organizzata, è in grado di produrre stabilmente i risultati desiderati e con quale variabilità.

      Se lo è, variazioni sopra o sotto la media nei limiti della variabilità fanno parte dell'attività e non sono merito o demerito del singolo dipendente.

      Premiare i risultati sopra la media ma all'interno della variabilità dell'attività equivale a indire una lotteria tra i dipendenti.

      Quelli che devono essere premiati sono i risultati superiori al limite massimo di variabilità: probabilmente chi li ottiene ha trovato il modo di migliorare l'attività.

      Cordiali saluti.
      Giorgio

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    13. Il responsabile degli acquisti di una fabbrica mi ha raccontato una volta un divertente aneddoto a proposito di un bando per una fornitura che prevedeva una tolleranza della difettosità grande, metti del 5 per cento, vinto da una ditta che aveva la capacità di ottenere una difettosità molto inferiore, metti di uno su un milione... alla consegna erano arrivati da un lato i pezzi buoni (il 95% di quelli ordinati) e dall'altro lato un mucchio di vera e propria spazzatura, rappresentante il 5% difettoso che la fabbrica aveva implicitamente comprato.

      Giorgio

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  14. C'è forse un altro profilo da sottolineare: se è vero che gli stipendi dei lavoratori tedeschi sono poco meno del doppio di quelli italiani(http://www.corriere.it/economia/12_febbraio_26/tabella_20036ad2-6089-11e1-aa87-12427cb0d5f0.shtml) allora ciò significa che in Germania si sta creando (ma del resto anche in Italia) un doppio mercato del lavoro con, da una parte, dei salariati che prendono stipendi più che dignitosi e, dall'altra, dei semi-occupati a 400 euro al mese il che, prima o poi, darà certamente degli esiti sociali pessimi.
    Tanto più se l'effetto euro dovesse venir meno, con la fine delle esportazioni tedesche, ciò che immagino creerebbe la perdita di molti posti di lavoro anche tra chi, oggi, ha un reddito più che buono. Heil a tutti!

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    1. Giustissimo. Lo abbiamo notato spesso in passato e lo ribadisco nel post successivo, citando qualche fonte, fra cui l'ILO.

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  15. Salve professore, sono il ragazzo siciliano che le aveva scritto qualche settimana fa riguardo la propria tesi (non so se ricorda).
    Volevo farle una semplice (forse banale)domanda: ma nel lungo periodo sti tedeschi con chi faranno "affari"se stanno distruggendo i proprio partner (austerity)?
    Si prospetta una situazione simile al Nord-Sud Italiano con una zona che mantiene reddito e occupazione e un altra che grazie qualche trasferimento funge da mercato di sbocco per i prodotti della prima?

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    1. Ti ho risposto nel post successivo. Credo che l'idea sia di utilizzare i paesi del Sud come fabbrica cacciavite per competere con il resto del mondo, disponendo di manodopera a prezzo basso (dopo le cure di austerità) ma sempre molto qualificata. Penso sarebbe meglio sganciarsi e competere con le nostre gambe.

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  16. @ Pierre…no, no voglio dire Antonino!

    “Dispongo di una meravigliosa dimostrazione ma sfortunatamente non può essere contenuta in questo piccolo box. “

    Urca!

    « Cubum autem in duos cubos, aut quadratoquadratorum in duos quadratoquadratos, et generaliter nullam in infinitum ultra quadratum potestatem in duos euisdem nominis fas est dividere. CUIUS REI DEMONSTRATIONEM MIRABILEM SANE DETEXI HANC MARGINIS EXIGUITAS NON CAPERET”

    Ciao Andrew… no, no, voglio dire Alex!

    [1] http://www.britannica.com/EBchecked/topic/204685/Fermats-last-theorem

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