giovedì 9 maggio 2019

La malvagità del banale




(...in un periodo in cui c'è tanto da fare, i miei post tecnici, che ora hanno relazioni introduttive, articoli e commi, sono riservati a un pubblico di specialisti - ma quando saranno pubblicati ne sentirete parlare - e quindi colgo l'occasione per pubblicare i contributi che ricevo da voi. Questo è del nostro amico Mighèl, autore della vignetta che vedete qui sopra, un amico cui dobbiamo la chiusura definitiva del dibattito sul 25 aprile.

Qualche giorno fa mi ha scritto questa lettera...)

Cazzo, Presidente, quanto aveva ragione.
Io, come altri, dovrei maledirla.
Vivevo una vita tranquilla.
Votavo la sinistra (cosiddetta) e tanto mi bastava per sentirmi dalla parte giusta della storia.
Ero bello (giuro), giovane e avevo tanti amici con i quali condividevo l'idea che il fascismo fosse un'appartenenza, mentre invece è un metodo. (cit.)
Quegli amici li sto perdendo tutti.
Tutti.
Ora il fascista, per loro, sono diventato io.
E a volte vorrei potergli dare ragione, vorrei potergli dire che la parte giusta della storia è ancora la loro.
E che sono io che mi sono perso.
Dio la maledica, Bagnai.
Non mi sono perso io.
Ma ho perso, irrimediabilmente, loro.
E gli voglio un bene dell'anima.
mighel.



(...ma come! Tanta retorica sul "sedersi dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati", tanto brechtismo, tanto deandreismo, e poi, alla prova dei fatti, l'unico argomento che avete da opporre a chi scuote le vostre certezze con numeri e argomenti è che poiché voi siete giusti, è la realtà ad essere sbagliata? Poiché voi siete democratici, il suffragio universale va eliminato? Poiché voi siete buoni, chi si lamenta è meschino? Perché voi siete antifascisti, gli altri devono stare zitti? Vi aspetto il 27, cari. Questo mese arriverà la vostra giusta ricompensa...)

(...caro mighel, io ho subito lutti peggiori. Ma ora l'importante è liberarsi: se per liberare il paese dovremo liberarci dei suoi "liberatori", ce ne faremo una ragione ed elaboreremo anche questo lutto...)

domenica 5 maggio 2019

Settanta anni di pace

(...ricevo e non posso non pubblicare...)



Egregi firmatari dell’Appello per l’Europa, CIGL, CISL e UIL

Padova 28/04/19

la lettura dell’Appello da voi firmato insieme alla Confindustria mi ha fatto riflettere molto oltre a crearmi una sensazione d’imbarazzo e forte preoccupazione. Cercherò di spiegare il perché di queste sensazioni, ma prima di tutto vorrei scrivere due parole su di me e sulla forma di questa lettera.

Sono un operaio metalmeccanico, da anni iscritto al sindacato, cittadino italiano, anche se in possesso di un diploma conseguito nel mio Paese d’origine. Non essendo di madrelingua italiana mi scuso per gli errori grammaticali e dell’ortografia che sto per fare scrivendo questa lettera. Ho rinunciato a chiedere l’aiuto a chi della scrittura si intende meglio di me per un motivo semplice: vorrei dire le cose a modo mio, come le vedo e sento, senza badare troppo alla forma (che purtroppo visto i tempi nei quali viviamo, di solito, per l’importanza supera il contenuto).

Ora torniamo al dunque.

Il vostro Appello inizia con una menzogna: “l'Unione europea ha garantito una pace duratura in tutto il nostro continente.”

Non so quale sarebbe il vostro continente, ma tutti sanno che il continente europeo non coincide con le frontiere dell’Ue e che si estende ai Balcani ed oltre. Ora, avendo rispolverato le nozioni di geografia, vorrei ricordarvi che ci sono state guerre nei Balcani venti anni fa. Per non crearvi altri imbarazzi lasciamo stare l’Ucraina. Nel caso ci sia qualcuno che voglia cacciare via i Balcani dal continente europeo vorrei ricordare che dopo la distruzione di un paese sovrano (chiedo scusa per aver usato questa parola), due pezzi dello stesso ora fanno parte dell’Ue.

Vi ricordate che i cacciabombardieri partivano dal suolo italiano per andare a bombardare un paese allora confinante? Io sì. Se questa è la pace che cosa è la guerra? Andate a chiederlo ai famigliari di migliaia delle vittime dei bombardamenti della Serbia da parte della NATO. Si comincia con la menzogna e si finisce con il tradimento.

Il vostro Appello prosegue con le parole, molto usate dalle persone per bene, e altrettanto abusate da vari dittatori e mascalzoni che l’umanità ha partorito durante la propria esistenza. Parole come: diritti umani, democrazia, libertà, solidarietà e uguaglianza.

Che l’Ue abbia unito i cittadini intorno a questi valori mi sembra un’affermazione poco veritiera, perché detta in questo modo vuole convincere che i cittadini europei prima della nascita dell’Ue fossero divisi su questioni tanto importanti. Dalle testimonianze sulla democrazia che ci hanno lasciato i due popoli antichi l’Ue potrebbe imparare molto, se lo volesse.

Si dice che volere è potere, direi piuttosto che i burocrati dell’Ue con tutto il loro volere lavorino per aumentare il proprio potere e che della democrazia non gli interessa nulla.

Il vostro Appello, a giudicare dalle frasi e parole usate, si direbbe sia uscito dalla tastiera di uno di quelli intellettuali che scrivono libri e articoli sui giornali con l’intenzione di confonderci idee sulla realtà delle cose, desiderosi di entrare nei salotti del Potere per riuscire a vendersi al miglior offerente. Il fatto di essersi venduti non gli fa perdere la voglia di pavoneggiarsi in TV. Loro sì che sono capaci di penetrare nelle profondità delle cose, capaci di vedere lontano e le loro previsioni sono sempre azzeccate. Basterebbe leggere cosa scrivevano prima della crisi del 2007.

Noi operai purtroppo non abbiamo queste capacità e di conseguenza necessitiamo che qualcuno ci spieghi il significato di alcune parole e frasi. Per esempio, cosa vuol dire “stile di vita europeo”? E in che modo “ l’UE è stata decisiva nel renderlo quello che è oggi”? Poi trovo che dobbiamo ringraziare l’Ue di aver “favorito un progresso economico e sociale senza precedenti” e per il fatto che “favorisce la crescita”. Scopro non senza sorpresa che l’Ue si riserva il ruolo del garante dei “benefici tangibili e significativi, per i cittadini, i lavoratori e le imprese in tutta Europa.” Dove sono questi “benefici tangibili e significativi” per noi lavoratori, scusate? Saranno come quelle divinità celesti che ci sono ma non si vedono e che ogni tanto si fanno sentire tramite le loro opere, cioè varie catastrofi naturali, le cavallette ecc. Noi lavoratori negli ultimi due decenni siamo impoveriti e il nostro potere d’acquisto si è abbassato, altro che crescita e progresso, e voi cari signori lo sapete molto bene.

Il vostro Appello mi fa pensare alle favole che finiscono male. Il vostro mondo, che dovrebbe essere anche il nostro, è fatto di giganti e di nani. I giganti cattivi stanno di là, noi nani buoni di qua e se non ci uniamo rischiamo di grosso. Oltre a metterci la paura ci togliete qualsiasi alternativa, “perché gli interessi economici nazionali, oggi, possono essere perseguiti, in una dimensione continentale, solo attraverso politiche europee”. Mi sono sbagliato dicendo che ci avete tolto la possibilità di scegliere, se ci penso meglio un’alternativa c’è sempre: nel nostro caso, se ho interpretato bene il messaggio, l’alternativa all’Ue è la morte di fame.

Come fanno a vivere i cittadini della Corea del Sud senza l’Ue stando tra i due giganti in un Paese che per la grandezza e numero della popolazione somiglia all’Italia non ci è dato di sapere. Il vostro Appello continua elencando “enormi sfide” tra le quali “una globalizzazione senza regole, il risorgere di nazionalismi, tensioni internazionali, ecc.” Di sicuro vi siete impegnati in tempo nel renderci consapevoli del pericolo di una globalizzazione senza regole.

Io non me lo ricordo.

Mi ricordo che molti si sono schierati con chi aveva spalancato le porte facendo entrare la globalizzazione senza regole dicendo che era una cosa inarrestabile, indispensabile, non bella ma necessaria, un po’ bruttina ma utile, cercando di convincerci che si trattava dell’unica alternativa. Saranno gli stessi che hanno aperto i porti all’immigrazione irregolare scatenando la guerra tra i poveri (chi ha letto Furore di Steinbeck sa di cosa parlo), facendola passare come un gesto umanitario dando dei fascisti e nazionalisti a chiunque dotato di buon senso criticava questa politica vedendone il lato negativo?

Io la risposta la so. E voi?

Poi c’è la questione del Regno Unito, un’altra conferma che l’Ue è antidemocratica. Il popolo ha fatto una scelta democratica. Lasciarlo andare? Perché no? Che unione è se non permette ad uno dei membri di lasciare? Volete creare gli Stati Uniti d’Europa? Davvero siete convinti che i lavoratori desiderano la creazione di uno Stato del genere? Questa sarebbe un’unione forzata e le unioni di questo tipo finiscono molto male. La Storia ce lo insegna.

Il vostro Appello ci sta dando una risposta che non è una risposta qualsiasi, è una risposta che non teme nessuna domanda: “la risposta non è battere in ritirata ma rilanciare l’ispirazione originaria dei
Padri e delle Madri fondatrici, l’ideale degli Stati Uniti d’Europa.” Peccato che appena abituati al genitore uno e genitore due dobbiamo tornare a usare le parole tanto vecchie e obsolete. Rilanciare l’ispirazione originaria dei Genitori uno e dei Genitori due fondatrici degli Stati Uniti d’Europa. A me questa frase suona molto più moderna rispetto all’altra. E a voi?

Si scherza, naturalmente. Nonostante le difficoltà quotidiane e la fatica di arrivare a fine mese abbiamo ancora la voglia di scherzare. Non so se i regolamenti europei lo permettono ma finché non viene vietato ce la godiamo questa libertà.

Ci state esortando ad andare a votare alle elezioni europee e noi ci andremo “per sostenere la propria idea di futuro e difendere la democrazia”. Però qui c’è una cosa che trovo poco chiara. Il Progetto europeo è un dogma? Se non lo è, allora perché non possiamo metterlo in discussione? Se lo è, perché dobbiamo accettare un dogma per un Progetto?

Gli Stati nazionali prima del Trattato di Maastricht non erano isolati e tutte le altre cose da voi elencate: “barriere commerciali, dumping fiscali, guerre valutarie” le abbiamo già.

Carissimi, su una cosa siamo d’accordo ed è la necessità di andare a votare. Mi avete suggerito chi votare, ma purtroppo non posso accontentarvi. Sono ancora troppo forti i ricordi del salvatore Monti che invece di salvarci ha distrutto il mercato interno. In rete ci sono i video facilmente rintracciabili dove lo dice esplicitamente. Pensare solo che possa tornare uno come Prodi che sembra vantarsi mente pronuncia la frase: “Voi non potete immaginare quanto beneficio ha portato la moneta unica alla Germania”.

E Italia?

C’è un partito che si vanta di aver lavorato per interessi europei e non per interessi italiani. Noi siamo lavoratori italiani e il partito che si batte per interessi europei che non coincidono con i nostri non è il partito a cui dare il nostro voto. Sento ancora l’eco delle voci dalla TV che ci chiedono i sacrifici perché ce lo chiedeva Europa. Chiedevano i sacrifici a noi mentre l’unico sacrificio da parte loro erano alcune lacrime che abbiamo visto in TV: vere o false, sono comunque un sacrificio. Voi, cari, nei momenti tanto difficili ci avete girato le spalle, avete preso ruolo del sacerdote che al moribondo promette la vita migliorare aldilà, e questo non va bene.

Non va bene perché siete pagati con i nostri soldi guadagnati con sudore e fatica a proteggere i nostri interessi. I vostri e i nostri interessi non coincidono, ovviamente.

Avete tradito i lavoratori.

Pensate davvero che i lavoratori siano incapaci di accorgersene?

Ora siete usciti allo scoperto e per questo vi ringrazio.

Non vi suggerisco chi votare. Io ho già deciso.

Distinti saluti.



(...non credo di aver molto da aggiungere. E voi?...)

mercoledì 1 maggio 2019

La crescita (tendenziale, programmatica, acquisita)

I dati sono qui.

Nel 2017 il Pil italiano è stato di 1.602.859 milioni di euro (1603 miliardi, arrotondando all'intero più vicino). Il 2018 si è chiuso a 1.614.540 milioni (1615 miliardi). La crescita, sul dato arrotondato, è stata dello 0,74859638178415470991890205864005% (scusatemi, ma questo è un post sul precisazionismo, quindi...). Naturalmente, siccome non ha senso non arrotondare la crescita di un dato arrotondato, possiamo evitare tanti decimali, e dirci che nel 2018 la crescita è stata dello 0,7%.

(...questo calcolando il dato annuale come somma dei dati trimestrali destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario; se invece si usa il dato grezzo la crescita risulta dello 0,9%, il dato del DEF per il 2018 - arrotondamento dello 0,858% che risulta dal sito ISTAT, o dello 0,881% che risulta del World Economic Outlook di aprile. Il motivo per cui prendo a base i dati trimestrali corretti è che voglio commentare appunto l'ultimo di essi...)

Il DEF imposta il programma di stabilità ipotizzando per il 2019 una crescita del Pil reale pari allo 0,1% all'anno. Lo 0,1% di 1.614.540 milioni sono 1.614,54 milioni cioè 1,6 miliardi (per l'intero 2019).

L'aggiornamento di oggi, che trovate qui, stabilisce che il Pil reale nel primo trimestre del 2019 è cresciuto dello 0,23% rispetto all'ultimo trimestre del 2018. Nell'ultimo trimestre del 2018 il Pil era stato, per forza di cose, circa un quarto del valore annuale 2018: precisamente, 403.139 milioni di euro, cioè 403 miliardi (4x4=16). Il dato del primo trimestre 2019 è abbastanza vicino: 404.077 milioni, cioè 404 miliardi. Notate che (404.077-403.139)/403.139 = 0,2326741%, cioè il dato dello 0,23% è arrotondato (al ribasso). In termini assoluti, nel primo trimestre del 2019 il Pil è aumentato di circa un miliardo: 404.077-403.139 = 938 milioni di Pil in più (nel primo trimestre). Vi ricordo che secondo il DEF in tutto il 2019 il Pil dovrà crescere di 1614,5 milioni. Nel primo trimestre quindi abbiamo portato a casa il 938/1614,5 = 60% dell'incremento di Pil totale previsto per l'anno.

Questo però non è un buon modo di impostare le cose. Siccome abbiamo fatto una manovra di bilancio, il riferimento rispetto al quale verificare i risultati ottenuti non è lo scenario tendenziale (a politiche invariate), ma quello programmatico (che incorpora la manovra). Secondo il DEF, la crescita del Pil una volta implementata la manovra sarebbe stata dello 0,2%. Insomma, il governo (che non è il Parlamento, quindi io non c'entro: se li incontro li saluto, ma il DEF lo fanno loro!) ha detto una cosa di questo tipo: "Se non facciamo niente, l'anno prossimo i redditi degli italiani cresceranno complessivamente di 1.614,5 milioni, ma siccome faremo qualcosa, i redditi aumenteranno di 3.229 milioni". Visto in questo modo, più corretto, il risultato del primo trimestre corrisponde a circa un terzo del risultato atteso annuale dichiarato: 938/3229 = 0.29.

Insomma, in un quarto di anno abbiamo portato a casa un po' più della metà di quello che avremmo portato a casa a politiche invariate, e un po' meno di un terzo di quello che vorremmo portare a casa grazie alla manovra. Considerando che gli effetti di alcuni provvedimenti ancora si devono vedere (mi riferisco in particolare al reddito di cittadinanza, le cui card sono in distribuzione da aprile; alla pace fiscale, con le domande di rottamazione che devono ancora essere elaborate; ai fondi per i piccoli comuni, che devono avviare i lavori entro il 15 maggio; ecc.), il risultato del primo trimestre dipende essenzialmente dalla relativa ripresa del ciclo economico internazionale, dallo sblocco degli avanzi dei comuni virtuosi (che, come ho ricordato in aula, ha immesso nell'economia circa 300 milioni), e dall'estensione del regime dei minimi ai redditi fino ai 65.000 euro (e con aliquota al 20% fino ai 100.000).

Quindi, direi che il potenziale c'è, se il ciclo economico internazionale riprende, ma anche se non riprende.

Può essere utile fare due rapidi calcoli su cosa possiamo aspettarci, ricordando sempre che lo 0,23% annunciato oggi è un dato provvisorio, una stima basata sul lato dell'offerta (cioè, per capirci, sui dati della produzione e non su quelli del reddito), che può essere soggetta a revisione verso l'alto o verso il basso (in quest'ultimo caso mi dispiacerebbe per il paese ma sarei contento per i gentili colleghi del PD, la cui unica flebile speranza è tifare asteroide...).

Intanto, l'Istat quando fornisce i dati trimestrali dà anche il dato annuo acquisito, che qualche ignorante chiama "tendenziale". Il dato acquisito si ottiene semplicemente riportando su base annua la crescita ottenuta fino al punto dell'anno cui si è arrivati, e ipotizzando crescita zero da lì in poi. Quindi, in altre parole: se il Pil trimestrale resta inchiodato da qui all'autunno sui 404.077 milioni dell'inverno appena trascorso, il Pil complessivo del 2019 (somma dei quattro trimestri) sarebbe 404.077x4 = 1.616.308 milioni di euro (cioè 1.616 miliardi), con una crescita rispetto al dato 2018 di (1.616.308-1.614.540)/1.614.540 = 0.11%. La crescita acquisita ad oggi corrisponde approssimativamente a quella tendenziale del DEF, ma questo vuol dir poco, perché essa riflette  uno scenario piuttosto implausibile, quello che vi ho descritto (flusso trimestrale costante al livello raggiunto nel primo trimestre) e che vedete rappresentato nella colonna "Acquisito":


Se invece il flusso di Pil trimestrale aumentasse dello 0,23% al trimestre (sempre troppo poco per i miei gusti, che in questo caso credo siano piuttosto comuni), a fine anno avremmo un Pil complessivo di 1.612.893 milioni, portando a casa una crescita di 0.5 (per l'esattezza, 0.46), rispetto al valore 2018 di 1.614.540. In questo scenario, che a me non sembra implausibile, alla luce di quanto vi ho detto, l'anno chiuderebbe con una crescita effettiva pari a circa due volte e mezzo quella programmatica del DEF (0,2), e quasi cinque quella acquisita ad oggi.

Per avere una crescita pari allo 0,1%, cioè allo scenario tendenziale del DEF, che non è l'acquisito, bisognerebbe che il Pil trimestrale crescesse dello 0,09% al trimestre, con un risultato complessivo di 1.616.188 milioni di euro. La crescita del primo trimestre (0,23%), se confermata, è più di 2,5 volte quella implicita nel tendenziale (0,09%). Per avere una crescita pari al valore programmatico (cioè allo 0,2%), bisognerebbe invece che il Pil trimestrale crescesse dello 0,13%, con un risultato annuo di 1.617.804 milioni di euro. La crescita del primo trimestre è di 0.1 punti superiore.

Insomma: la velocità del Pil nel primo trimestre è circa il doppio di quella attesa anche nello scenario programmatico, che era quindi particolarmente prudenziale, come deve essere ogni scenario di DEF per evitare che la Madonnina di Bruxelles pianga. Il Governo non voleva seccature, e non ne ha avute, ottenendo in più dei risultati che in qualsiasi metrica sono, ad oggi, migliori delle previsioni imposte suggerite dagli aguzzini esperti di Bruxelles. Quindi ora siamo curiosi di vedere che cosa si inventeranno nelle loro raccomandazioni, considerando che a casa loro non stanno messi benissimo, e noi stiamo messi meglio di quanto speravano prevedevano.

A questo proposito, vorrei ricordare a quelli che "ma nella NADEF avete messo un programmatico di 1,5, gne gne gne..." (l'asilo Mariuccia dei coNpetenti), che quelle previsioni maturavano in un contesto in cui il Fmi dava una crescita 2019 dell'1,9% per la Germania e dell'1,6% per la Francia. Ora questi dati sono rispettivamente a 0,8% (meno della metà) per la Germania e 1,3% per la Francia. Vediamo come evolverà la situazione, ma intanto una cosa è chiara: in tutto il mondo civile, con la limitata eccezione di un'isola di barbarie situata a 45°11′07″N 9°09′18″E, si è compreso che per espandere l'economia occorre fare politiche espansive. Lo hanno capito perfino i tedeschi, che hanno dato tanto al pensiero umano, ma relativamente poco a quello economico, forse perché come i miei amici Awanaganians hanno difficoltà a capire le cose semplici (ex multis; e tranquilli: in questo come in tante altre cose faremo esattamente come la Germania).

Concludo con un pensiero a un nuovo amico Awanagana, il Del Prato, di cui qui vi riporto la costruttiva critica:


Lo ringrazio per avermi spiegato che la crescita di un flusso trimestrale non è la crescita di un flusso annuale (in effetti, in 33 anni passati a maneggiare dati potrei anche non essermene mai accorto, il che getterebbe una luce fosca sui referee dei miei pochi e squalificati lavori scientifici - cosa abbia fatto il Del Prato non si sa, ma sicuramente farà grandi cose), e mi scuso per la formulazione approssimativa del mio tweet, che effettivamente si presta a questo equivoco. Sarebbe stato più corretto scrivere, invece di "in un trimestre il doppio della crescita annua", "nel primo trimestre più del doppio della crescita implicita nel dato annuale", visto che 0,23/0,09=2,555555555555555. Sarebbe stato più lungo ma considerevolmente più preciso. Peraltro, sempre precisazionando, spero che il giovine Del Prato mi consenta di osservargli che il "tendenziale" di cui lui parla in realtà è l'"acquisito" (che è una cosa completamente diversa sia concettualmente che metodologicamente). Spero anche convenga con me che questo "acquisito" corrisponde a uno scenario di crescita zero per tutti i restanti trimestri dell'anno che potrà senz'altro essere allineato al suo pio desiderio di vedere il paese inabissarsi per poi poter dire "l'avevo detto", ma è piuttosto rudimentale (non è una critica all'Istat, ma a chi prende un esercizio statistico per uno scenario econometrico).

C'è chi si costruisce con pazienza e umiltà degli utili QED, che magari lo portano in Parlamento, e chi con impazienza e giovanile arroganza delle inutili sconfitte, che magari lo portano a crescere. Ci rivedremo nel 2020, gentile amico: vediamo se allora quello che lei chiama il tendenziale, e che fra meno di un anno sarà l'acquisito 2019 (a quel punto definitivo) sarà ancora a 0,1. Secondo me sarà superiore, ma io, come tutti, posso sbagliare. Capita di rado, e quando capita ne approfitto per imparare. Spero altrettanto di lei...