venerdì 28 settembre 2018

Ancora sulla dinamica del debito...

Chi arriva ora a conoscere questo blog ha difficoltà a rendersi conto di quale patrimonio di conoscenze e di esperienze esso abbia contribuito a condividere. Quando sento certi interventi di gentili interlocutori vagamente assimilabili alla categoria degli "esperti", ho compassione di loro, se immagino cosa ne possano pensare quelli che, lungo sette anni, hanno condiviso questo percorso che i media, quando non si sono limitati a ignorare, hanno squadristicamente diffamato. Ma la tenacia, la perseveranza, e la logica degli argomenti, pagano, e ora siamo qui.

Voi, che avete seguito fin dall'inizio, o avete avuto l'umiltà di recuperare il terreno perduto, siete, in termini concettuali, molto, ma molto, più avanti di tanti improvvisati commentatori. Ad esempio, voi avete avuto, in questo blog, più di una opportunità di approfondire il tema della dinamica del rapporto debito/Pil, ad esempio quando abbiamo parlato dell'aritmetica del debito pubblico, o quando abbiamo analizzato l'aritmetica del trattato di Maastricht. Non sto a rifarvi tutto il discorso. Chi desidera, ha i link per approfondire. Quello che mi preme dirvi qui è una cosa molto semplice.

L'espressione matematica del saldo di bilancio che stabilizza il rapporto debito/Pil è la formula (7) di questo post, che riporto qui per vostra comodità:

dove gamma è il tasso di crescita nominale, e d(t-1) il rapporto debito/Pil a inizio anno (cioè alla fine del precedente anno t-1). Naturalmente, se in un dato anno il fabbisogno sarà superiore al valore che stabilizza il rapporto debito/Pil, quest'ultimo crescerà. Se sarà inferiore, il rapporto debito/Pil diminuirà.

Per calcolare quale sia il fabbisogno che stabilizzerà il rapporto debito/Pil nel 2019 abbiamo bisogno di due valori, entrambi ignoti nel 2018 (cioè oggi): il valore del rapporto debito/Pil a fine anno 2018, e la crescita nominale durante l'anno 2019. Ripeto: entrambi questi dati sono ignoti ad oggi, e quindi bisogna procedere per ipotesi.

Non so, perché non l'ho letta, quali siano le ipotesi che la NADEF fa su queste variabili.

Per avere un ordine di grandezza, prendo le ipotesi del FMI.

Il rapporto debito/Pil alla fine di quest'anno era stimato al 129,7% del Pil quando il rapporto di fine 2017 era stimato a 131,4% nel World Economic Outlook di aprile. Abbiamo poi visto che le stime più recenti del dato 2017 lo danno al 131,2% (per inciso, notate come per uno strano "errore" il titolo, che è quello che tutti leggono, indichi il valore - sbagliato al rialzo - di 131,8%: l'allergia ai dati corretti prevale sul feticismo per i decimali!). Diciamo quindi che se ci teniamo un rapporto debito/Pil 2018 (cioè un d(t-1)) al 129,7% stiamo facendo un'ipotesi relativamente prudenziale (anche se la crescita è in diminuzione).

Quanto alla crescita del Pil nominale (cioè alla crescita al lordo dell'inflazione), il World Economic Outlook di aprile la dava al 2,5% (più esattamente, al 2,46%), di cui l'1,13% di crescita reale, e il resto (circa 1,4%) di inflazione. I successivi aggiornamenti hanno rivisto al ribasso la crescita reale di circa un decimo di punto percentuale. Diciamo che se ipotizziamo una crescita reale dell'1%, possiamo contare su una crescita nominale del 2,4%.

Applichiamo allora la formula (7) per vedere il valore del rapporto fabbisogno/Pil che stabilizza il rapporto debito/Pil:

Per un casuale concorso di circostanze, nel 2019 il rapporto debito/Pil italiano sarebbe stabilizzato da un rapporto deficit/Pil compatibile con la regola di Maastricht (che infatti nessuno ha detto di voler violare). Ora, chiedo ai cortesi operatori informativi (e a tutti voi fratelli) un altro piccolo sforzo: secondo voi, 2,4 è maggiore o minore di 3?









































































































Bravi!

In effetti è minore di 3. E quindi? E quindi questo significa che l'impostazione del DEF prevede che l'anno prossimo (e, in effetti, anche gli anni successivi) il rapporto debito/Pil dell'Italia diminuirà.

Capito?

Ultimo sforzo. Vi segnalo due commenti. Secondo me, uno dei due commentatori non conosce le basi dell'aritmetica del debito:



Lascio a voi giudicare chi sia. Ovviamente non c'è nulla di male a non essere alfabetizzati economicamente. L'economia è fatta di numeri, e di relazioni fra numeri, di equazioni, che parlano un linguaggio univoco. 1+1=2, non "at best 2". Una cosa è l'incertezza del dato, e l'altra l'incertezza della relazione. Se mi dite che vi aspettate che l'Italia cresca allo 0,5% in termini reali (1,9% in termini nominali), allora, certo, i conti vanno rifatti. Ma se l'ipotesi è una crescita nominale al 2,5%, allora un deficit/Pil al 2,4% è inferiore al valore stabilizzante e determinerà una diminuzione del rapporto debito/Pil. Peraltro, mi piace ricordarlo a informatori, commentatori e analisti che si fossero messi in contatto con la realtà in questo momento, in Italia questo rapporto è sceso dal 116,3% del 1996 al 99,7% del 2007 in un periodo in cui il rapporto deficit/Pil è stato, in media, del 3,2% (i dati sono quelli del World Economic Outlook, per chi giustamente non si fida).

Lo psicodramma cui stiamo assistendo non ha quindi alcuna ragione d'essere, se non quella di tentare di indebolire politicamente la maggioranza di governo. Un tentativo eroico, destinato a fallire.

Ma va bene così.

Certo, ci vorrebbe un po' di responsabilità, quando con le proprie parole si possono (cioè si vogliono) influenzare i mercati. Ma questo è un altro discorso. Le dichiarazioni che vengono dall'Europa, e in particolare da Moscovici, danno invece prova di senso responsabilità, e questo è quel che conta. Il progetto europeo è un progetto politico, non economico, ed è dalla politica, non dai decimali, che dipendono la sua sostenibilità e la sua evoluzione.

(...buon divertimento...)

25 commenti:

  1. Senatore,

    che piacere rileggerla qui! Solo una cosa: complimenti e grazie per l'ottimo lavoro. Votare non è mai servito così tanto.

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  2. Caro Dott. Bagnai, questa mattina ad una "economista" ospite di Radio Anch'io assieme al suo collega Dott. Borghi è scappato che anche lo Spread è una variabile più politica che legata al reale contesto economico... il problema è che non abbiamo una Banca Centrale propriamente detta, anzi ne abbiamo una brutta imitazione che fa pure politica.

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  3. Intanto questa mattina abbiamo sentito sulla radio pubblica (Tutta la città ne parla, Radio3) la dott.ssa Sileoni (esperta in diritto pubblico comparato, ho scoperto grazie a Google) sostenere che in Francia sta avvenendo un abbassamento costante del debito (min. 12.30 del podcast). Probabilmente si informa dalle stesse fonti della De Romanis.

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  4. anche se sta facendo qualcosa di Alto e importante per noi cittadini, devo dire che goofy mi è mancato.

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    1. Anche a me, ma purtroppo le mie giornate sono piene di incontri e arrivo a sera completamente svuotato.

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  5. Ma se la formula e il suo ragionamento sono corretti e non ho ragioni o scienza per dubitarne, allora questo significa: 1. il ministro Tria è un incompetente; 2. Il ministro Tria non era in disaccordo sul deficit al 2,4, non ha mai voluto dimettersi e Mattarella non lo ha mai chiamato per dissuaderlo; 3. mi dica Lei ...

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    1. Il ministro Tria è tutt'altro che un incompetente. Ho le mie idee su quello che può essere successo. Le dimissioni sono una ricostruzione giornalistica. Fate una breve riflessione su chi controlla i media e su quanto voglia sostenere questo governo...

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    2. Il mio dubbio è che il ministro Tria dice che si aspetta una crescita all'1.6 e un calo del debito dell'1% annuo, palesemente in contrasto col deficit a 2,4 secondo la formula (7). E qui proprio non capisco.....bye Gila

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  6. Informare in modo corretto non e' l'unico enorme problema, purtroppo.
    Rieducare e' un altro immenso programma: vaste programme!
    Questo tweet e' di una sedicente prof (del ....PD....ovviamente):

    https://twitter.com/MilaSpicola/status/1045424388445810688

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  7. Allora prof Senatore, grazie, grazie, grazie. Resistere resistere resistere e resisterete fino al 2023 (cit. Giuseppe Conte poco fa )

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  8. https://www.youtube.com/watch?v=r5fQKEPYD7A

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  9. Caro (me lo consenta) professor Bagnai, la seguo dagli esordi del blog, dono il 5 per mille ad a/simmetrie ma non ho mai commentato perché, nonostante la segua da sempre, non mi ritengo così intelligente da apportare un contributo anche minimo al suo lavoro e commenti non costruttivi le fanno solo perdere tempo. Mi basta seguirla ed imparare, e la ringrazio infinitamente per questo. Perché commento ora? Per prima cosa per dirle che ero in astinenza da suoi interventi! Capisco il lavoro immenso che sta facendo e di certo non la biasimo per aver trascurato il blog. Volevo solo dirle che mi mancava e soprattutto: GRAZIE.

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  10. Grazie Prof. Almeno una volta al mese ci vuole :)

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  11. Quindi secondo la formula (7), il Giappone, che ha circa il 200% di debito/Pil, potrebbe permettersi un deficit di oltre il 4,5%, e in genere, quanto maggiore è il rapporto debito/Pil, tanto maggiore sarebbe il valore del rapporto fabbisogno/Pil stabilizzante. Sbaglio o qualcosa non quadra.

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    1. Sbagli, e il primo errore è non leggere bene il post linkato.

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  12. È ovvio. Se il debito è maggiore del Pil il valore di stabilizzazione è sempre maggiore del tasso di crescita nominale del periodo. È pura algebra, con un rapporto debito/Pil maggiore di 1 basta fissare il deficit al valore della credcita stimata per ottenere la stabilizzazione del rapporto. Tutto l'inverso per la Grancia dove il rapporto è inferiore ad 1.
    Non è che non sanno l'economia, è che non capiscono l'algebra!

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  13. Forse mi manca qualcosa sul senso di questa formula. Perché se da un lato ragionevolmente all'aumentare della crescita il valore di stabilizzazione cresce, quello che mi sorprende è che (spero di non aver sbagliato), al diminuire del rapporto debito/Pil diminuisca anche il valore di stabilizzazione. Un po' come se con valori debito/Pil bassi fosse più difficile mantenere questi valori stabili.

    Oppure ho fatto qualche erroe.

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  14. Vous nous avez bien manqué, cher Professeur!

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  15. Caro Senatore, ho sentito in un recente incontro in cui ha partecipato anche lei (in fondo il link) Marcello Minenna affermare che probabilmente l'Euro fu il frutto principale di un compromesso tra l'Italia che aveva bisogno di tassi bassi per il suo alto debito e la Germania che aveva bisogno di una moneta più debole del Marco per le sue esportazioni. Una situazione in teoria come si dice in gergo Win- win.

    Aggiungo io che purtroppo nell'implementazione di quel compromesso abbiamo ottenuto (guarda caso) solo una Moneta unica e indistruttibile molto più svalutata del Marco ma non interessi bassi per il nostro debito in quanto lo "spritz" è libero di fluttuare e annientarci come fece nel 2011. Questa cosa è incredibilmente assurda e nessun politico italiano dell'epoca l'ha detta o scritta da qualche parte.

    Cosa sarebbe successo alle economie di Germania e Italia se si fosse invece raggiunto un accordo con un cambio libero di fluttuare entro una certo valore (come lo SME) e un debito comune Unitario Europeo con lo stesso tasso(fisso) di interesse?

    Questa sarebbe stata la soluzione opposta a quella che effettivamente fu varata a favore dei tedeschi e avrebbe probabilmente già portato alla terza guerra mondiale (europea)...altro che 5 Stelle e Lega in Italia....


    Tenete duro che tra qualche mese cambierà tutto ;-)

    Saluti. (Il Sogno continua.....)


    https://www.youtube.com/watch?v=E5gZdnPLO1A&index=16&t=0s&list=WL

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  16. "Ma la tenacia, la perseveranza, e la logica degli argomenti, pagano, e ora siamo qui." Bentornato Professore e grazie per l'immenso valore dell'opera fin qui svolta e per l'energia che dedicherà a quella ancora da svolgere.

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  17. https://www.professionefinanza.com/asta-marginale/ (l'esempio ha un errore, verrebbero assegnati i 70.000.000 dei primi 3 righi quindi a prezzo ).
    Scusate ma quello che dice qui è vero? Dico prorpio sul piano tecnico. I BTP vengono collocati con questo meccanismo demenziale per cui lo stato venede a prezzo più basso anche la parte che si potrebbe vendere a prezzo più alto? Per di più con possibilità di accesso all'asta limitata a poche grosse banche per lo più straniere?
    Quando, per giunta, già esiste l'asta competitva (per i titoli < 12 mesi) che segue meccanismi razionali.
    Perchè se tutto questo è vero basta cambiare 2 regolette, magari fissate in un banale DM, e si ripristina la razionalità economica, e si recuperano miliardi senza proporre uscite dall'Euro magari giuste ma mooooolto più impegnative e piene di incognite.
    Grazie

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    1. Sarà per favorire gli investimenti esteri :D (a me sembra follia)

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  18. Professore, ma non manca il tasso di interesse da qualche parte? E se questo aumenta?

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