sabato 8 luglio 2017

Le professioni liberali all'epoca dei kapò

Antefatto
Il 30/06/2017 16:17, John Smith Studio ha scritto:
Egregio professore,
                                    Le allego una lettera  che da molto tempo le volevo scrivere. Mi scuso per aver usato la sua mail universitaria, lo faccio perché non voglio inondare il Suo blog con un lungo sproloquio e perché così, se vuole,  può cancellare l’allegato con un solo clik.
Con i più cordiali saluti
John Smith
               

Il 1 luglio 2017 alle 11.13 alberto.bagnai@unich.it ha scritto:


Caro collega,

i testi non sono lunghi o brevi: sono scritti male o bene. Il tuo è  
scritto molto bene, e questo ne aumenta l'impatto, perché trasmette  
direttamente il senso del patrimonio di civiltà che stiamo  
dilapidando. I bimbiminkia che trovano tutto su Internet (senza  
naturalmente chiedersi chi ce l'abbia messo) non sono in grado di  
articolare così il loro pensiero, neanche in quei rari casi in cui ne  
abbiano uno. Dobbiamo rassegnarci a riconoscere che chiedono quanto  
valgono (ed è naturalmente anche nostra responsabilità se valgono  
tanto poco, come la tua lettera bene illustra).

La tua lettera solleva un tema molto importante, che promuove diversi  
ordini di riflessioni. Intendo pubblicarlo, e mi sembra di avere il  
tuo assenso, ovviamente rispettando il tuo anonimato, come sempre  
faccio, tranne esplicita richiesta del contrario. Nonostante certi  
temi siano noti a tutti, se nessuno si espone a parlarne un motivo ci  
sarà.

Cordialmente.

Alberto

La lettera


Egregio Professore,
leggere su uno dei Suoi ultimi post un giudizio sulle lenzuolate di Bersani, mi ha spinto a riesumare una questo troppo lungo sfogo in merito alla crisi economica nel settore dei professionisti (e non solo) che intendevo inviarLe tempo fa ma poi avevo desistito.
Forse perché, nella Sua ultima opera, Lei assimila i professionisti ai lavoratori dipendenti ed ai piccoli imprenditori; che io sappia è l’unico a farlo e questo mi fa piacere e va a Suo merito.
Forse perché, avendo assiduamente seguito il Suo blog e letto i suoi libri, ho riscontrato un’onestà e libertà intellettuale, che non trovo altrove.
Provo anche simpatia per il Suo discostarsi dal mainstream accademico corrente. Sono associato di urbanistica al [PRESTIGIOSA ISTITUZIONE MENEGHINA], da tre anni pensionato, ed insieme ad una ristrettissima schiera di colleghi ho sempre sostenuto idee diverse dalla tendenza accademica “piddina” dominante (nonostante sia sempre stato di sinistra), so cosa voglia dire e quanto costi, anche se ex post abbiamo avuto la soddisfazione di aver avuto quasi sempre ragione.
Quindi, visto che del problema dei professionisti non parla nessuno, ma proprio nessuno, se non per descriverli come corporativi ed evasori, mi sono fatto l’idea che potrebbe leggere con qualche interesse questa mia lettera (un lettore di Proust -cui certo non mi paragono- non può farsi spaventare dalla lunghezza…).
Opero come professionista nel campo dell’urbanistica e dei trasporti (piani regolatori, piani di traffico, modelli di simulazione della mobilità, progettazione di reti stradali, metropolitane, ferrovie) e possiedo una società d’ingegneria minuscola ma molto qualificata (ora via di liquidazione).
Nonostante che della crisi dei professionisti non si parli mai, il disastro che ha colpito ingegneri, architetti, avvocati è grave, non solo per i titolari degli studi ridotti in povertà e per i loro dipendenti e collaboratori che hanno perso il lavoro, ma per le conseguenze che avrà sulla società nel suo complesso.
La questione può avere una rilevanza più generale perché, se è vero che la scelta dell’Euro ci ha gettati in una crisi senza fine, una parte non irrilevante di questa crisi è dovuta a scelte politiche e legislative, operate anche in precedenza e prevalentemente sotto la spinta di pulsioni moralistiche, del tutto avventate e senza una laica valutazione delle conseguenze (e spesso giustificate con il fatidico detto “ce lo chiede l’Europa”).
Si tratta quindi di un disastro che viene da lontano, che renderà sicuramente molto più difficile la ripresa -quando e se verrà- rischiando anche di distruggere uno dei settori più vivaci della nostra economia.
Negli anni ’60 gli studi di architettura avevano personale assunto a tempo indeterminato, geometri con il camice bianco che rimanevano in studio per tutta la vita e che con il loro stipendio mantenevano decorosamente la famiglia.
Dalla metà degli anni ’70 questo non è più stato possibile perché il carico fiscale di un dipendente non era più sostenibile per uno studio di medie dimensioni, e l’esasperata concorrenza, causata dal repentino aumento del numero dei laureati, non garantiva la costanza dei volumi di lavoro. Tutti i collaboratori diventarono necessariamente “co-co-co” o comunque professionisti a partita IVA.
Questo, contrariamente a quanti credono che abbia facilitato gli studi professionali, è stato un danno, perché un dipendente esperto non è un peso, ma un patrimonio dello studio, non deve essere continuamente istruito, produce meglio e più degli altri e migliora sempre le sue prestazioni. Da un altro punto di vista, ben più importante, partecipa, contribuisce e tramanda la cultura dello studio e l’impegno civile che ne scaturisce.
Invece ci si è dovuto rassegnare a personale che rimane solo per un certo numero di anni e poi trova altri impieghi (magari il posto fisso anche se dequalificato) e sopportare l’onere di formare periodicamente altre persone (il che è anche nella funzione sociale di uno studio, prendere neolaureati e trasformarli in professionisti, ma se una parte di loro resta è meglio per tutti).
Questo è avvenuto perché, in seguito all’aumento degli oneri per welfare, non sono mai state adeguate le tariffe, che sono sempre rimaste più basse di quelle degli altri paesi.
A quel tempo gli incarichi pubblici venivano assegnati per affidamento diretto dagli amministratori degli enti locali e questo seguiva, in molti casi, l’appartenenza politica.
Questo sistema è stato poi considerato immorale, contrario alle norme europee e strumento della partitocrazia, ma in realtà era molto più equilibrato di quanto non sembri.
Si trattava di incarichi fiduciari (chi affiderebbe la redazione di un piano regolatore ad un avversario politico? Oggi succede -nei pochissimi casi in cui si rispetta la legge- con conseguenze disastrose).
Tuttavia i politici che sceglievano ci “mettevano la faccia” e quindi, poiché le tariffe erano uguali per tutti, si rivolgevano ai migliori. I migliori in tutti i campi si conoscevano tra loro, a prescindere dalle varie posizioni ideologiche, si scambiavano esperienze e conoscenze e si era attivato un meccanismo di cooptazione nei confronti dei giovani più promettenti che, anziché restringere, allargava il loro numero, senza alcun tipo di discriminazione.
Spesso venivano incaricati gruppi di professionisti che rappresentavano tutti i partiti delle coalizioni di giunta nelle amministrazioni locali (altra vergogna!) ma questo raramente creava problemi: gli interessi di tutti erano dichiarati, si lavorava insieme e si portavano i politici a ragionevoli (e tecnicamente corrette) mediazioni tra le loro esigenze.
Peraltro la ripartizione non era rigida, io ho lavorato senza problemi con Giunte Comunali di tutte le tendenze politiche.
Con la bufera di tangentopoli, in un eccesso di moralismo, nel ‘94 fu approvata in fretta e furia la legge Merloni, che solo ora tutti riconoscono essere un grave problema.
Gli incarichi - tutti, anche quelli più strettamente fiduciari - dovevano essere assegnati per gara (“ce lo chiedeva l’Europa”, peccato che negli altri paesi non fosse così…), come se uno, avendo bisogno di un dentista, facesse una gara per trovare chi si fa pagare di meno.
L’inganno fu subito trovato: nella valutazione delle offerte si assegnano 70 punti su 100 alla “relazione tecnica” la cui valutazione è meramente discrezionale, basta scrivere le cose “giuste”.
Oggi il 99% delle gare è fatto in questo modo, o con altri trucchi simili, con buona pace della tanto vantata concorrenza e nel totale silenzio di tutti, compresi gli ordini professionali.
In questo modo il meccanismo della gara è stato subito aggirato, non nella trasparenza delle competenze dichiarate e riconosciute, ma come risultato di un insondabile tabellina di punteggi assegnati ai vari partecipanti da un ignoto funzionario, dietro cui si nascondono interessi -anche personali- di ogni tipo.
Il fatto è che, come era prevedibile, le amministrazioni si sono ribellate all’assurda abolizione del legame fiduciario trovando il modo di incaricare chi volevano, ma nell’attuale sistema l’interesse principale non è più quello di trovare il tecnico migliore che riscuota la massima fiducia ed il cui nome venga vantato pubblicamente.
Viene scelto il più corrivo alle volontà della Giunta, con buona pace del merito tecnico delle questioni o, più semplicemente e molto spesso, quello che ha migliori rapporti personali (e di altro tipo) con il dirigente che gestisce la gara.
Molti professionisti ormai si rifiutano di partecipare ai bandi, per chi non abbia preventive conoscenze personali si tratta solo di una perdita di tempo e di denaro.
Per di più nei bandi di gara è richiesto di aver già svolto lo stesso incarico negli ultimi 10 anni (come da decreto del Ministro Di Pietro) ma ora si richiede di averlo svolto negli ultimi 5 o 3 anni, suddividendo gli incarichi in modo molto dettagliato. Così chi ha costruito un grattacielo 6 anni prima non può partecipare oggi ad un bando per una scuola, chi ha costruito opere d’ingegneria molto complesse ma non un parcheggio negli ultimi 5 anni non può partecipare ai bandi per parcheggi, e così via.
Con il modo opaco con cui le gare vengono assegnate, questo sistema espelle via via dal mercato molti professionisti per parecchie categorie di opere, fino a non poter partecipare a quasi nessun bando.
Solo le grandi società che hanno molti incarichi possono stare relativamente tranquille.
Inoltre, con i decreti Bassanini, non fu più consentito agli amministratori di partecipare alle commissioni aggiudicatrici e così i dirigenti hanno avuto consegnato tutto il potere, dimostrandosi molto più sensibili dei politici alla corruzione e ancor più alla tutela degli interessi personali. Almeno i politici, molto più spesso di quanto non si creda, agivano per motivi ideali.
E’ stato così che i peggiori studi hanno prevalso sui migliori: bastava scontare le parcelle e magari portarsi a cena qualche dirigente.
Si vedono ormai incarichi assegnati ad un prezzo inferiore alle minime spese necessarie per svolgerlo decentemente (sconti del 70% non suscitano più stupore).
La qualità dei lavori è crollata verticalmente, gli studi migliori si sono trovati fuori mercato, i peggiori, e quelli disposti ad abituarsi all’andazzo, se lo sono spartiti.
Nel campo dell’architettura. per mascherare lo squallore, è venuto di moda affidare gli incarichi più importanti ad archistar internazionali che, a fronte di parcelle mostruose, hanno prodotto progetti costosissimi, spesso difficilmente realizzabili, sempre avulsi dal contesto, dalla cultura e storia urbana. Progetti che però hanno richiesto il lavoro sottopagato di studi di non grande nome ma di comprovata competenza (chiamati eufemisticamente “local architects”) che li hanno dovuti rifare di sana pianta per renderli costruibili e adeguati alle norme (parlo per esperienza diretta).
Spesso condizionate dal metus di fronte all’archistar, le amministrazioni accettano stime economiche sconsideratamente ottimistiche ed a metà lavori il finanziamento viene esaurito.
Nel campo dell’avvocatura sono prosperati gli studi internazionali, che sfoggiano 50 nomi sulla carta intestata, la maggior parte neolaureati e magari con solo due o tre avvocati veramente esperti.
Lo stesso avviene per le grandi società di consulenza e per le banche, che sfornano presentazioni (e non elaborati con discorsi critici, espliciti e ragionati). Tutti costoro, naturalmente, esibiscono parcelle ben più alte delle tariffe.
Per partecipare alle gare occorre dimostrare di avere già eseguito analoghi progetti per almeno un certo importo di fatturato totale, così, con questi meccanismi e con la crisi economica, il fatturato degli studi migliori scende precipitosamente ed i lavori migliori vengono monopolizzati da grandi, spesso internazionali.
L’ultima novità è che, talvolta, per partecipare alle gare viene chiesto di dichiarare il rapporto tra l’attivo corrente ed il passivo corrente in bilancio, cosicché alle società già in difficoltà per i mancati pagamenti, viene precluso l’accesso alle nuove gare ed ai nuovi incarichi con i quali si potrebbero risollevare.
Si è instaurato un meccanismo analogo a quello già imposto nella gestione urbanistica: gli elevati oneri di urbanizzazione (il doppio o più di quelli di legge) richiesti dalle amministrazioni “di sinistra” (ahimè) fanno sì che le sole grandi immobiliari internazionali possano sviluppare le residue aree edificabili. Tagliando fuori i buoni operatori locali.
Ma all’inizio della crisi è arrivato il colpo mortale, complice il ministro Bersani (che per altri versi ho spesso apprezzato): poiché “ce lo chiede l’Europa” sono state eliminate le tariffe minime professionali ed è stato vietato calcolare le parcelle sulla loro base.
Si sostiene - e lo dicono e scrivono tutti, ma proprio tutti - che tra i professionisti non ci sarebbe concorrenza (il che ci porrebbe tra i reprobi in Europa) e che gli Ordini professionali sarebbero organismi corporativi da abolire.

Ora, dal punto di vista legislativo e statutario, gli ordini sono delle magistrature che controllano gli iscritti nell’interesse dei clienti, quanto di meno corporativo ci possa essere.
È vero che ci sono stati degli eventi palesemente distorti, ma questo attiene al comportamento delle persone, non alla funzione dell’istituzione. Peraltro in altre nazioni europee gli ordini sono potentissimi (come in Spagna o Inghilterra) e le barriere alla concorrenza ci sono, come ben sa chi ha provato a lavorare fuori dall’Italia.
I primi a rimetterci sono stati i clienti. Con questa modifica, i clienti non sono più protetti dagli ordini nei confronti delle parcelle spropositate, basta che abbiano accettato un preventivo senza conoscere i valori di mercato o che siano stati intimiditi dall’albagia dello studio internazionale cui si rivolgono (viene quasi da pensare che questo fosse l’obiettivo).
Quanto alla concorrenza, posto che l’esame di Stato è previsto dalla Costituzione e quindi non è eliminabile a breve, chiunque lo abbia superato può fare concorrenza a qualsiasi altro professionista, grande o piccolo, anziano, esperto o specializzato che sia (è stata pure eliminata la differenza tra procuratori legali e avvocati) e il sistema opaco dei bandi di gara consente di emergere anche agli inesperti (se sono spregiudicati).
A Milano sono iscritti all’Ordine più architetti che in tutta la Francia; per gli avvocati è ancora peggio: in Italia ci sono decine di migliaia di cassazionisti, in Germania solo 96.
Quindi la storia della mancanza di concorrenza non è altro che una fola, ripetuta fino alla nausea da tutti i giornali, ma priva di qualsiasi fondamento.
Certo, nel panglossiano “migliore dei mondi possibili” ove esistesse un’onnisciente giudice in grado di valutare preventivamente la qualità e la correttezza di qualsiasi elaborato e garantire sempre l’assoluto buon livello di ogni opera, allora la concorrenza al ribasso sui prezzi sarebbe assolutamente vantaggiosa.
Ma in una situazione in cui le competenze tecniche sono sempre più complesse e specialistiche, ed in cui gli uffici tecnici delle amministrazioni non sono nemmeno in grado di elaborare un bando di gara che li metta al riparo dalle truffe, le tariffe che spingevano verso la scelta dei migliori erano una garanzia di qualità.
Il risultato di queste “riforme” è che le remunerazioni sono ulteriormente crollate e i professionisti si sono divisi in due categorie: i ribassisti pronti a fare qualsiasi lavoro per qualsiasi cifra, che stanno monopolizzando il mercato, e gli studi internazionali che, protetti dall’eliminazione delle tariffe, operano con parcelle spropositate senza garantire una reale qualità superiore.
In mezzo stanno i professionisti esperti e capaci, in genere già in età matura, che non sono in grado di lavorare al di sotto di una certa qualità, che necessariamente hanno costi maggiori e che sono stati sospinti sempre più fuori mercato.
Il risultato è un decadimento verticale della qualità dei lavori: progetti raffazzonati, piani privi di scelte strategiche, atti amministrativi carenti.
Si lamenta il fatto che tutti gli appalti pubblici siano bloccati dai ricorsi, si vietano le varianti in corso d’opera, ma non si va a guardare la qualità dei progetti (spesso tanto carenti da fornire un illimitato serbatoio per le riserve delle imprese) e quella degli atti amministrativi (spesso poco meditati o viziati da illegittimità).
Invece come si è risolto? Non potendo abolire i TAR (vedi Prodi) si è aumentato enormemente il “contributo unificato” ovvero la tassa da pagare per adire alla giustizia amministrativa (350 € in materia di pubblico impiego, migliaia di Euro per gli appalti, crescenti in relazione al loro valore) e si è inoltre prevista una sanzione per i motivi di ricorso che si discostano dal mainstream della giurisprudenza corrente e anche per i ricorsi troppo lunghi, fissando un numero massimo di pagine, che richiedono troppa attenzione da parte dei magistrati.
Così si è ottenuto il sicuro risultato di negare la giustizia ai cittadini, senza null’altro risolvere (in Francia quando è stata proposta una tassa di 50€ per accedere ai tribunali, c’è stata una mezza rivoluzione che ha fatto subito archiviare il tutto).
Nel frattempo la crisi generata dall’euro ha fatto fallire molti committenti, soprattutto nel campo immobiliare, molti crediti sono stati persi e molti incarichi sono stati revocati; i committenti rimasti pagano -quando pagano- con ritardi superiori all’anno; le amministrazioni pubbliche i cui vertici ora sono “uomini nuovi”, dotati di rilevanza mediatica ma con nessuna esperienza amministrativa, spesso condita con mostruosa ingenuità, commissionano piani che poi, per incertezza degli obiettivi, inconcludenza o incapacità politica, lasciano languire anche per 6 o 7 anni senza riuscire ad approvarli e – naturalmente - senza pagare i tecnici (che intanto non li possono dichiarare in curriculum).
I risultati di tutto questo sono evidenti. La gran parte degli studi professionali è ormai pesantemente debitrice delle banche.
I migliori studi chiudono, molti altri non chiudono ma sono profondamente indebitati e virtualmente falliti. Vengono tenuti in piedi dai titolari che pagano i debiti di tasca loro per evitare di licenziare i dipendenti e collaboratori, nella speranza di una ripresa. Ma intanto consumano pericolosamente i loro risparmi. (È il mio caso, che alla ripresa non credo più, per anni non mi sono risolto a mandare tutti a casa, ma ora l’ho dovuto fare, visto che i risparmi si assottigliano sempre più ed ho ancora un rilevante debito con le banche).
Si è spezzato il consueto il meccanismo con il quale i vecchi professionisti lasciavano lo studio ai loro collaboratori, perpetuando le conoscenze e le esperienze (e tramandando la biblioteca!).
So di molti tra i migliori e più esperti avvocati milanesi che trasferiscono lo studio in locali più economici in periferia, oppure si ritirano in casa. Nel frattempo un esercito di giovani laureati armati solo di telefonino e di un portatile (e totalmente privi di libri, tanto c’è tutto su internet…) si propongono per qualsiasi lavoro a prezzi di saldo.
Migliaia di segretarie e di collaboratori laureati, mediamente più qualificati dei dipendenti di grandi aziende o di quelli pubblici, si sono trovati senza lavoro: quelli più giovani riescono ad arrabattarsi, per quelli di mezza età la situazione è drammatica.
Nessuno ne parla, nessuno protesta, tutti i colleghi si ritirano dignitosamente in buon ordine e fanno finta che nulla sia successo, come se pensassero di avere una qualche responsabilità nell’accaduto. (E come no? Sono ottocenteschi, sono corporativi, non hanno “riformato” la professione…. E poi sono evasori! Come se le società private gravate di tasse o gli enti pubblici fossero disposti a pagare in nero…).
In questo modo ingenti patrimoni di conoscenze e di esperienza, di alta cultura e di capacità prati-che, vanno perduti. In gran parte non saranno più ricostruibili.
Non bisogna sottovalutare l’importanza della classe professionale, in essa stanno le conoscenze più avanzate e più approfondite, le capacità di innovazione.
Nel mio campo, l’urbanistica, operando come professore universitario e come professionista, - a malincuore - non posso assegnare all’università il primato della ricerca e dell’innovazione, bensì all’attività professionale. Soprattutto negli ultimi anni, quando l’università si è allineata alle tesi mainstream internazionali, perdendo totalmente la capacità di penetrare i problemi, e da quando chi faceva lavoro professionale è stato emarginato dalle università. Oggi le facoltà di architettura hanno docenti che non hanno mai progettato e costruito nulla, mai fatto un piano regolatore, ma in compenso hanno scritto libri (e paper con pirreviù, n.d.C.n.), per lo più inutili, che per il Ministero sono l’unico elemento di giudizio, anche per la didattica.
Sono stati i vecchi architetti milanesi, capaci di stare in falegnameria o in officina per studiare i prototipi, a provocare il grande successo del design italiano, oltre all’imprenditorialità dei piccoli industriali.
Sono stati i consulenti delle piccole aziende meccaniche, gli ingegneri che facevano i calcoli, che inventavano i progetti o che trasformavano in progetti realizzabili le idee innovative degli imprenditori, quelli che hanno accompagnato lo sviluppo della piccola e media industria.
Sono gli avvocati che costruiscono la giurisprudenza, provocando le sentenze innovative quando si avventurano fuori dal mainstream delle opinioni correnti.
La perdita di questa classe provocherà una ferita nella società italiana molto più profonda di quanto si possa oggi immaginare.
Gli operai si possono rimpiazzare, richiedono una formazione relativamente breve, gli artigiani richiedono una formazione lunga e complessa ma si stanno già in parte riproducendo tramite gli apprendisti extracomunitari, nuovi imprenditori in Italia nascono di continuo, ma riprodurre le competenze professionali è assai più difficile e talora impossibile.
La crisi è talmente profonda che a Milano hanno ormai chiuso anche i negozi di abbigliamento, quelli con prodotti di buona qualità ma non griffati, da cui il ceto professionale si riforniva.
Qualcuno direbbe: “è la modernità, bellezza…”, un mondo scompare e viene sostituito da un altro conforme alla civiltà ed alle tecnologie avanzate.
Ma siamo sicuri che sia così? Nella mia esperienza di altri paesi questo non succede.
Temo che, piuttosto che un’evoluzione di civiltà, questa sia la conseguenza di scelte scellerate, di decisioni prese sotto la spinta di opinioni veicolate dagli organi di (dis)informazione, ma prive della necessaria visione e della valutazione delle conseguenze.
Scelte che precedono l’adozione dell’euro, generate dal moralismo imperante dopo il ’92 e successivamente anche da una ridotta capacità dei politici di individuare e bloccare il lavoro delle lobby, o una ridotta capacità di resistere alle lusinghe.
Ma l’euro, poi, ha trasformato il dramma in tragedia.
La vicenda dell’euro da Lei incontrovertibilmente delineata mi conferma in questa convinzione.
Non mi attendo una risposta e soprattutto non la pubblicazione di questo mio scritto.
Nella denegata ipotesi che lo volesse pubblicare (fortunatamente la lunghezza gioca in mio favore) ho buone e concrete ragioni per chiederLe di omettere il mio nome.
Attendo il Suo prossimo libro.
John Smith


Conclusione
Le chiavi di lettura di questo testo sono molte. Ve ne propongo una, quella che ho evidenziato nel testo. Unendo i puntini, dalle frasi in grassetto emerge nitida la situazione che questa mattina ho stigmatizzato su Twitter con queste parole non sufficientemente severe, ma assolutamente giuste: i giornalisti sono i kapò del regime in cui viviamo, regime collaborazionista al servizio di potenze occupanti che ci hanno dichiarato una guerra non solo metaforica. Se i colleghi del professionista che qui si esprime accettano passivamente lo svilimento del loro ruolo, e quindi, di riflesso, la depauperazione di un patrimonio di conoscenze che colpirà gravemente tutta la comunità nazionale, ciò dipende in parte dalla loro incapacità di coordinarsi, e dalla naturale tendenza, in una situazione di crisi generalizzata, a profittare della crisi del concorrente, invece di interrogarsi sulle sue cause, ma in una parte molto più ampia dal fatto che il racconto della crisi è stato affidato ai kapò, cioè ai giornalisti, che hanno con crudele precisione portato a termine il compito che era stato loro affidato: umiliare, vessare le vittime del regime, per frantumarne la capacità di resistenza, demoralizzandole e inculcando in loro un senso di colpa che non aveva ragione di essere, e attizzando contro di loro l'odio della collettività nazionale. Non ho parole per riprovare questa professione, che ha messo gli italiani l'uno contro l'altro, talora perché al soldo di interessi stranieri, ma più spesso, il che ai miei occhi è ancora peggio, per mero conformismo.

I media sono il vero nemico della democrazia. Questa vicenda lo chiarisce tanto quanto quella, più recente e attuale, dei migranti. La democrazia viene inquinata diffondendo non solo notizie false (quante ne abbiamo smascherate in questo blog!), ma soprattutto categorie false. Fare di ogni architetto un evasore, o fare di ogni clandestino un naufrago (che il diritto della naviazione obbliga a portare dallo stretto di Bering a Catania), significa dichiarare guerra non solo al buon senso, ma a un intero popolo.

Mi direte: anche fare di ogni giornalista un kapò è una uguale forzatura.

Sono d'accordo, ma vi sfugge un dettaglio: siamo in una guerra nella quale non siamo gli aggressori, ma gli aggrediti, e non abbiamo scelto noi il terreno dello scontro, ma lo ha scelto l'aggressore. L'aggressore ha scelto di combattere costringendo ogni architetto a vergognarsi di essere architetto, e ogni italiano a vergognarsi di essere italiano. Perderà, quindi, quando ogni giornalista dovrà vergognarsi di essere giornalista, cioè quando subirà la sorte che, se non lui, i colleghi dai quali non si è distanziato hanno voluto riservarci. Le guerre funzionano così.

"Come me sòni te canto" non sarà una massima gandhiana, ma è una massima efficace. Dobbiamo sapere chi è il nostro nemico di classe, e in questo momento, per i motivi che ho chiarito su Micromega, il nostro nemico prossimo è il sistema dei media. Questa riflessione vuole essere anche costruttiva. Esattamente come noi non siamo quelli che pensano che tutto si risolva uscendo dall'euro (nonostante i kapò continuino a banalizzare il nostro pensiero in questo modo, nell'attesa di intestarselo), e la pubblicazione di questo scritto lo dimostra, così non stiamo suggerendo che un rogo dei giornalisti risolverebbe il problema. Tuttavia, è indubbio che finché non si risolverà in un modo o nell'altro il problema del pluralismo dell'informazione, qualsiasi farfugliamento sulla democrazia resterà meramente cosmetico e fine a se stesso. Anche qui, credo che tornare all'antico sarebbe un progresso. Un potenziamento del servizio pubblico (accompagnato da un ragionevole frazionamento dei monopoli privati), soprattutto in un contesto in cui si tornasse da un maggioritario meramente esornativo, foglia di fico del partito unico della finanza, a un sistema proporzionale, capace di dare voce a una pluralità vera di istanze politiche, sarebbe un primo passo in questo senso.

In alternativa, visto che ai giornalisti piace tanto il mercato per noi, propongo la soluzione d'angolo: il mercato per loro.

Smettiamola di finanziarli con le nostre imposte perché ci insultino, magari diamo anche qualche foglio di via a corrispondenti di testate straniere un po' troppo maleducati, e poi vinca il migliore.

Se la veridicità dei fatti riportati e la potenza della parola fossero gli unici giudici del merito, in Italia ci sarebbe un unico organo di informazione, e se siete qui è appunto perché sapete qual è.


(...si apra la discussione sui tanti altri temi che la lettera del nostro amico solleva. Lo ringrazio per essersi accorto del fatto che la mia attenzione alla società italiana non è quella dei kapò: è un po' più articolata...)

116 commenti:

  1. Tanta carne al fuoco, troppi i temi toccati, non si sa da dove cominciare. C'è concorrenza o meno nel mondo professionale? Ma soprattutto è questo il punto? C'è lavoro per i professionisti? In questo caso una idea ce l'ho ed è contraria a quella del navigatore. Ma di nuovo, è questo il punto? O piuttosto il punto è che soldI non ne girano e quindi lavoro non c'è più per molti e non solo per i professionisti? E tutto questo non porta a forzature come la chiusura di certe attività meneghine? Che forse scompaiono perché è cambiato il mercato, e perché è scomparsa la borghesia, perché ci sono meno soldi e meno lavoro per tutti e quindi i vestiti li compro ai grandi magazzini anziché dal sarto. Concludendo quindi non è un problema di scomparsa delle class professionali.
    Ovviamente mi trovo spesso concorde con il navigatore, anche se propendo per ritenere le sue affermazioni troppo ancorate ad una visuale personale, rispettabilissima ad evidenza ma pur sempre troppo personale.
    Su un punto non posso che essere d'accordissimo, viene tutto da molto lontano. E sui giornalisti. Credo che il 90% dei commenti cassati ad IO (cit.) riguardasse questa associazione (professionale) di masnadieri.
    Quindi è tutto vero ma è solo un effetto, tra i tanti, collaterale, e non la madre di tutti gli errori.

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    1. @aquilano

      se posso permettermi, il tuo atteggiamento impedisce di capire ciò che viene spiegato qui da anni. La carne al fuoco non è tanta, conta capire il nocciolo della questione. Che era farci fuori (detto in maniera volgare).

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    2. Caro Celso, puoi permetterti tutto. Quello che non ti puoi permettere è ... ma veniamo a noi. Io dico tanta carne al fuoco, che è la traduzione della chiosa del prof. (...tanti altri temi che la lettera del nostro amico solleva). Ne arguisco che accusi Albero di 'avere un atteggiamento' (sic!) che impedisce di capire quello che viene detto qui!
      E tanto avevamo ragione entrambi che i commenti sono piuttosto variegati vertendo sulla concorrenza le tariffe gli ordini eccetera. Quando il punto è uno e uno solo. Non farci fuori, che sa anche tanto di complotto. Ma la mancanza di denaro per sua via di domanda aggregata per cui anche domanda di servizi per cui sofferenza di chi li offre per cui reddito nazionale più basso per cui rapporto reddito Pil più alto per cui torna alla casella Via.
      Ma comunque credevo proprio di essere andato al punto, al 'nocciolo della questione' facendo emergere qualche contraddizione nella lettera dell'esploratore. Per le quali ti rimando al mio commento.
      Poi un resoconto personale è affetto per così dire da una visione personale, hai letto il commento?, quindi va oggettivizzato per così dire. Io peraltro 'so di non sapere' e quando lo dimentico me lo ricorda il prof. Che sa che nessuno capisce. Ma, credimi sulla parola, ho capito 'forte e chiaro' prima e meglio di molti.
      Non ti chiedo neanche di specificare quello che pensavi e non sei riuscito a dire. La frequentazione di questo blog mi ha insegnato ad applicare velocemente e senza remore alla realtà fattuale lo scarto quadratico medio. Sì insomma, la deviazione standard. A presto. Ovviamente con affetto.

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    3. Parafrasando "il Manifesto" di K. Marx possiamo dire senza tema di essere smetti che un fantasma ci aggira per l'Europa...è l'ordoliberismo ovverosia quel modello economico elaborato dai tedeschi che è stato alla base dell'organizzazione economica del nazionalsocialismo. Il suo scopo era quello di presidiare il cosiddetto ordine proprietario mediante la bassa inflazione, la crescita economica, la stabilità dei prezzi ecc. La Germania paese leader lo sta imponendo al mondo greco-latino (Francia, Italia Grecia Spagna Portogallo) con i risultati che stanno sotto i nostri occhi e che Alberto Bagnai ci ha ampiamente illustrato nei suoi due magnifici libri e tutti i giorni sul suo blog. Per due volte la Germania ha fallito...la terza ha cambiato strada e metodo...

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  2. Una testimonianza toccante della situazione disastrosa in cui versa il mondo delle professioni. La parte relativa alla guerra al ribasso sul prezzo della prestazione professionale mi ha ricordato quanto ebbe a dirmi un mio vecchio amico ingegnere edile, il quale lamentava appunto come i suoi colleghi preferissero farsi la guerra (economica) tra loro sminuendo la loro professionalità accettando paghe da fame piuttosto che fare fronte comune e tirare una linea al di là della quale non fossero disposti ad andare. Putroppo la fine della politica in Italia è anche questo: l'incapacità di pensarsi come gruppo sociale con degli interessi da difendere attraverso opportune azioni di lotta politica e sindacale. Finché non abbandoneranno l'ideologia invididualista neoliberale che concepisce gli uomini come monadi separate le une dalle altre e non riinizieranno a pensarsi come popolo, difficilmente gli italiani saranno in grado di realizzare un cambiamento che parta dalla volontà popolare e non si imposto ad essa dagli eventi.

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  3. La mia compagna insegna in un istituto tecnico per geometri in un importante capoluogo lombardo. Per il 2017-2018 riusciranno soltanto a fare una prima. Ci sono sempre meno alunni per questa scuola tecnica e i saperi si perdono. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, con l'edilizia e il territorio ormai abbandonati. Lo sfacelo perpetrato negli ultimi trent'anni dalle dissennate politiche europee è qualcosa difficilmente immaginabile, tanto è profondo e pervasivo.

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  4. Eliminare immediatamente i fondi pubblici all'editoria.Se poi riuscissimo anche a fare fuori quelli per lo spettacolo(FUS) sarebbe il massimo;Li voglio vedere i "Capitan Find@s" di turno(quelli che campano facendo film che non intascano nemmeno 1000 euro al botteghino,prendendo compensi milionari con contributi pubblici,e passano il tempo ad insultarci dalla mattina alla sera) come faranno senza il corrottorazzistaminoratomentalnentepopolinodietniaitalica che gli paga i film.

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    1. Anche questo, pur giustificabile e condivisibile visto il comportamento di alcuni (troppi) personaggi pubblici discutibili, rischia di sembrare guerra tra poveri.
      Di tagli alla cultura ne hanno già fatti troppi.

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  5. I giornalisti, oggi, svolgono una funzione di controllo del consenso e repressione del dissenso.
    In altri regimi questi compiti erano svolti dalla polizia politica e tutti sapevano quali erano le sue funzioni: essere l'anima del regime.
    Chiamiamo democrazia l'attuale regime, che democratico non è, e troviamo i giornalisti a ranghi completi che proclamano con orgoglio di essere loro la sua vera anima. Appunto.

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  6. Questo intervento mi ha profondamente colpito; lì dentro c'è la mia vita.
    Sono avvocato, ora non più iscritta all'albo da anni, per una scelta difficile e sofferta anche legata a crescenti impegni familiari (ho tre figli). In tanti anni di libera professione, quasi venti, ho visto tante realtà in una città grande e in una piccola, in studi diversi, tra cui il mio, e da ultimo in uno studio internazionale come quello di cui parla John Smith.
    Avevo capito da quando sono state abolite le tariffe a che cosa avrebbe condotto il percorso avviato, e sono entrata in uno studio internazionale, che infatti non le applicava. So bene quali ritmi e risultati sono richiesti in tale contesto, quale impegno totalizzante e, anche, quanta disponibilità a mettersi "in saccoccia" i propri valori.
    Si parlava infatti di promuovere delocalizzazioni produttive, cartolarizzazioni, appalti pubblici.
    Ho scelto altro; da parecchi anni dopo una lunga e faticosa formazione fatta da adulta e con figli a carico, ho cambiato lavoro.
    Adesso vedo in chi ha continuato la opprimente angoscia quotidiana che anche io ho vissito e so di aver fatto l'unica scelta possibile per me e per la mia famiglia.
    Naturalmente le scelte dissennate della politica mi hanno raggiunto anche dove sono ora, e so da lettrice silente da diversi anni del blog, che andremo sotto tutti, ogni categoria, una dietro l'altra, e che da soli in guerra non ci si salva.
    Per ora ho potuto permettermi la schiena dritta, e non credo che a quella rinuncero' mai.
    Grazie al Prof. Bagnai e agli spazi che apre per noi tutti.
    Alessandra Giorgio

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  7. Sono architetto, ho iniziato a lavorare nell'85, ho chiuso lo studio nel 2010. Sottoscrivo parola per parola la lettera del collega.

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  8. Posso testimoniare, facendone parte da oltre 30 aa con dignità, che per i medici con le ovvie differenze, la situazione è identica. I fenomeni di cui parliamo hanno portato alla subordinazione di questa figura ai "bocc...oniani e la loro pseudoscienza manageriale. Si aggiunga il mainstream giornalistico, i servi sciocchi de consumerismo e avrete un quadro desolante. Da anni le regini sono in reda ad un autentico delirio di onnipotenza in cui deliberano cosa sia scientifico e cosa no cosa sia etico ecc.

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  9. A proposito di individualismo e ideologia (neo)liberale.
    A volte penso che il liberalismo vinca (anche) per il semplice nome col quale si vende: rimanda alla libertà, chi è che non è estimatore della libertà? Chi è che vorrebbe e oserebbe opporsi alla libertà? Bisognerebbe iniziare a chiamarlo e a farlo chiamare, non so, "giunglismo": poiché questo è: nient'altro che l'antiumana legge della giungla.

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    1. Perfettamente d'accordo, è con la favola di una libertà anarchica, i cui prodromi erano già insiti nel "vietato vietare" sessantottino, che hanno ingannato milioni di persone facendo passare come cosa buona e giusta ciò che non era altro che sopraffazione dell'uomo sull'uomo.

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  10. Si inizio' coi muratori, gli imbanchini, gli artigiani, i piccoli imprenditori, che dovettero iniziare a fare concorrenza agli stranieri che entravano sul mercato a gamba tesa con preventivi del 50% più bassi. Come ci disse Lei Prof, si arriverà anche ai quadri e poi oltre...

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  11. A mio parere l'analisi si attaglia quasi perfettamente anche ai commercialisti. Anche noi distrutti e in preda alla sindrome di Stoccolma.

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  12. "... ci sono stati degli eventi palesemente distorti, ma questo attiene al comportamento delle persone, non alla funzione dell’istituzione"

    Io credo che quando le persone capiranno ciò (ma lo capiranno solo dopo che avranno testato il nuovo sistema) la "guerra" sarà ad un punto di svolta.

    Ps: lavoro nel settore ortofrutticolo, e sulla questione del rapporto con la Istituzione Pubblica non posso che essere d'accordo. Se vuoi lavorare con mense, ospedali, scuole & C. devi presentare (oltre all'autocertificazione di totale adempimento nei confronti dello Stato), un'assicurazione il cui importo (diverse migliaia di €) preclude alle realtà locali di operare con le istituzioni locali (posso pagare migliaia di € per commesse di 10/12 mila € l'anno?), favorendo i grossi gruppi (che con quell'unica assicurazione posso operare a livello regionale/nazionale), molte volte a svantaggio del prodotto finale.

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  13. Questa lettera è bellissima, per mille motivi. Spunto di riflessione per quelli che, come me, hanno studiato al primo anno di economia che "un regime concorrenziale massimizza l'utilità collettiva" (Hal R Varian, Microeconomia).
    Dopodiché, visto che di giornalismo stiamo parlando, oggi l'Economist ha sbattuto in prima pagina qualcosa che i lettori di questo blog hanno "studiato" cinque anni fa, quando un professore dell'università di Pescara ebbe la gentilezza di spiegarlo. Lasciamo poi poi perdere il pietoso riposizionamento sui migranti... Se tanto ci dà tanto, temo che tra cinque anni saremo in guerra. Su questo blog ci sono scritte alcune cose e fin qui, nella quasi totalità dei casi, chi diceva il contrario o mentiva o si sbagliava.
    Il mio contributo semestrale ad Asimmetrie sta per arrivare.

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  14. E' molto triste, ma Bagnai non è affatto eccessivo:siamo stati sistematicamente ingannati,traditi e massacrati dai giornalisti,dalla TV e dai media in generale.La cosa più incredibile è che le cose continuano a peggiorare,le falsità e le menzogne a crescere esponenzialmente e che si
    discrimina ed emargina sempre più duramente chi osa affermare
    o scrivere verità sgradite ai potenti ed ai loro vili servitori.

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  15. Sono geometra, 50enne, lavoro da anni nel pubblico e nel privato in imprese piccole, medie, minuscole.
    La qualità dei progetti che ho contribuito a realizzare è sempre stata la stessa, a gara e ad affidamento diretto fiduciario: pessima.
    Di norma accade che il progetto se va bene è un copia/incolla di un altro e la definizione è demandata al direttore dei lavori. Se non va bene è specifico e, sempre che chi lo ha redatto sapesse di cosa si stava parlando, ha le sue belle lacune e improvvisazioni con la comoda dicitura <> . Finché le tariffe erano "concordate", cane non mangia cane, e il DL si sobbarcava l'onere di adeguare il progetto allo stato di fatto.
    Quando si va in concorrenza e le tariffe non lo consentono più il direttore dei lavori se può, scarica gli oneri all'impresa che ha il sacrosanto interesse di fare il lavoro, in tempi non geologici, rientrando dei costi e magari, (perché no?) Guadagnare qualcosa.
    Con gli appalti a corpo inoltre con il fatto stesso che partecipi alla gara dichiari di aver valutato eseguibile il lavoro e coerente il progetto.
    E così il geometra di cantiere disegna, inventa soluzioni, progetta, si informa con i fornitori, su internet (perché no?), risolve i problemi e concorda con gli attori una soluzione non troppo distante dagli intenti.
    Infatti cane non mangia cane e l'errore progettuale viene invocato unicamente dalle imprese quando la magagna è troppo grossa o il farlo può rendere più che realizzare l'opera.
    Chiaramente non parlo di lavori come l'alta velocità o la Salerno Reggio Calabria, per quanto, visti i risultati... e i costi...
    Nella mia travagliata esperienza professionale sono stato per brevi periodi anche all'estero, medio oriente, quando il progettista era italiano magari accademico luminare i problemi erano anche maggiori, quando il progettista era locale dava per lo meno scontato il fatto che una impresa degna di questo nome avesse nel suo organico le competenze necessarie a rendere effettivamente esecutivo il progetto che peraltro non era male. Quantomeno coerente fra architettonico, strutturale, impiantistico. E assicuro la cosa non essere così scontata come dovrebbe.
    Pertanto ai lai del signore che scrive, probabilmente giustificati, rispondo che la mancanza di vera concorrenza e l'esistenza stessa degli ordini professionali sono le cause dei mali dei professionisti.
    Finché nessuno chiama a rispondere alle incompetenze nessuno risponde del propio operato.
    Inoltre di quando gli amici degli amici erano gli unici che facevano ne abbiamo ben triste memoria nell'assetto urbano delle nostre città proprio dagli anni di cui si è parlato.
    Cordialmente
    Alberto

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    1. @Alberto

      Non credo che tu abbia ragione, però non ho francamente più voglia di stare a discutere (non serve a niente). Di come era la situazione prima, sappiamo tutto, non c'è bisogno che tu ci ricordi come erano le città italiane prima. Piuttosto, dimmi come sono le città ora; se puoi, parlami di quell'autentico cesso che è diventata Firenze; parlami dei lavori alla Fortezza ti prego; parlami di una piazza ottocentesca fatta fuori all'imbocco delle Cascine. Parlami di come hanno ridotto il centro. Ti ascolterò volentieri

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    2. E chi le avrebbe progettate queste grandi opere secondo Te? Architetti al ribasso? A Firenze ci sto lavorando proprio ora ed è una città splendida, coi suoi problemi, come le altre. I progettisti sono esattamente come descritto e altrettanto esattamente cercano di fare i froci col...degli altri. Appoggiati dal cane supremo che non mangia i suoi simili.
      Ti prego parla di qualcosa che non sia il tuo orticello, di qualcosa che sai e che non sappia di difesa di casta. Che già il fatto che l'autore dica un "operaio si fa con poco" vuol solo dire non sapere di che si parla.
      Un buon operaio si fa con mezza vita di esperienza e di lavoro. E vale, ti assicuro che vale, personalmente più di un architetto mediocre e infatti quelli cerchiamo e assumiamo, mica giovani architetti o ingegneri che hanno solo diritti e niente sapere.
      Quando si lavora con le mani, cosa che tanti disprezzano profondamente ma non sono più capaci di fare, nemmeno per vuotare la cantina, o si sa fare o non si sa fare. Il giudizio è facile, comodo e impietoso. E costa, ti assicuro che costa anche il posto di lavoro. Situazione che il laureato libero professionista difficilmente affronta realmente, almeno in Italia e quando fosse il caso solo per mera concorrenza di pari suoi, mai per responsabilità.
      Poi se hai problemi a discutere quando hai risolto ci fai sapere, magari prima di rispondere.
      Ho limitato il post a quello che mi ha accarezzato i nervi contro pelo, ma ho notato che la platea è discretamente monocorde nel trovare responsabilità altrui senza guardare a casa propria come stanno effettivamente le cose. Situazione che nella parte di mondo che vive, o muore, in concorrenza invece si fa tutti i santi giorni e magari anche nei festivi. Perché la micca mia è anche quella del padrone ma anche di quelli sotto che si possono rimpiazzare con uno schioccar di dita. Credo si chiami senso di responsabilità, ma correggimi pure se sbaglio.
      Cordialità

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    3. @Gatto Sornione.

      Ti prego di scusarmi, ma proprio non capisco la tua risposta. O meglio, capisco, mi dai dell'incompentente, ma saro molto chiaro: l'incompetente sei tu, se definisci una splendida città l'attuale Firenze. Non so quanti anni tu abbia, non so che studi tu abbia fatto, ma tu non hai la minima idea di ciò di cui stai parlando. Il problema è che tu non l'hai mai vista questa città. Fai una cosa: guarda il film "Incompreso", ci sono delle viste brevi ma significative dei Lungarni. E poi dimmi. Sappimi anche dire se quel genio che ha fatto il sotopasso alle Cascine ha mai studiato storia dell'arte: prima del suo ineffabile intervento dai lungarni e da corso Italia si vedeva in lontananza le Cascine; ora si vede un muro. Per non parlare di che cosa è diventato corso Italia a causa del consolato americano. E poi per favore informami, se è frutto della mia incompetenza lamentarmi per la sparizione di una piazza ottocentesca (per fare un cesso schifoso attraversato dalla tranvia. Ma non potevano fare di meglio?). E poi dimmi quanto sono stati competenti a ridurre la Fortezza in quel modo. Li hai visti i progetti originari? Li hai sentiti i primi proclami di quei quattro Lorenzo il Magnifico che organizzarono una mostra sui lavori prossimi venturi intitolata "Il nuovo
      Rinascimento"? Il più grave danno culturale è stata la morte del senso del ridicolo. (Se poi vuoi,ti faccio l'elenco di tutti gli errori fatti: pendenze sbagliate, curve sbagliate, altezze troppo basse und so welter)

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    4. Incompetente non mi permetterei mai prima di conoscerti ne di aver il metro per poterti giudicare, non so chi sei ne cosa fai, il mio post era unicamente indirizzato ad una certa visione della vita e della professione con la P maiuscola, cosa che da povero geometra operativo ho sempre aborrito nonostante i 300€ annui di albo.
      Firenze è bella, la stanno devastando? L'ho scoperto da un anno.
      Ci lavoro un po' e poi è finita, se vuoi ferie, ma altre destinazioni mi intrigano di più.
      Fattene una ragione non è il centro del mondo, non del mio comunque, ci pensino i fiorentini visto che hanno tutta questa temporanea visibilità mediatica.
      Non sai quanti anni ho, non sai che studi ho fatto... erano solo le prime righe del mio intervento.
      Ok, quando hai risolto il Tuo problema ne possiamo riparlare, anche di persona, sono in zona 2 volte a settimana di norma.
      Ma prima risolvi i Tuoi problemi e rispondi avendo letto, cultura o non cultura alle volte fa la differenza. E può essere tanta.
      Con affetto
      Alberto

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  16. L'individualismo non ha spazio dentro la globalizzazione.
    Il sistema normativo e fiscale è stato creato e tarato per soffocare e uccidere la piccola impresa, i piccoli professionisti, insomma l'asse portante dell'economia italiana.
    L'Italia è un paese eccezionale che fa gola a moltissimi.
    In ogni settore e professione.
    PD & Co. lo hanno tradito in cambio dei soliti 4 denari.
    Come disse Indro Montanelli.....gli Italiani si salveranno, come hanno sempre fatto; l'Italia come Paese avrà grandissime difficoltà perchè non esiste uno spirito nazionale.
    https://www.youtube.com/watch?v=KBt_mtaU6rs

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  17. Scopo della scuola, oggi, è di coltivare l'ignoranza.

    A destra dicono: devono essere ignoranti così obbediranno senza pensare al loro padrone.

    A sinistra dicono:
    devono essere ignoranti così obbediranno senza pensare al loro saggio padre.

    I religiosi infine dicono:
    devono essere ignoranti così obbediranno senza pensare al loro buon pastore.

    La distruzione culturale, di cui i professionisti sono altre vittime, è pura e cosciente violenza, che, ai livelli più bassi, vede esecutori che si accaniscono contro i propri simili.
    Kapò, appunto.

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  18. Prendiamo i TG dei media che tutti conosciamo.
    Ma veramente crediamo che un direttore di testata può dire quello che gli frulla per la testa? Le scalette sono tutte fatte con lo stampino perchè le notizie le girano le agenzie di stampa come l'ANSA, l'ADN Kronos o la Reuters, le quali (neanche a dirlo) sono tutte sottoposte ad uno strettissimo controllo politico, come abbiamo plasticamente verificato durante il referendum per la brexit inglese o per l'elezione dell'ultimo Presidente USA. Ovviamente quasi tutti i giornalisti (toglierei sicuramente il quasi) e gli inviati esteri devono conformarsi all'indirizzo politico che, secondo il sottoscritto, è molto vicino a quegli ambienti atlantici che hanno influenzato il progetto eurista e suggerito tutti i Trattati conseguenti (follow the money).
    La cosa più antipatica è che tali direttori di testata sono personaggi che non perdono mai un minuto per ribadire orgogliosamente la loro specchiata onesta e libertà di giudizio. Se posso fare nomi ne indicherei uno in particolare che ritengo particolarmente ipocrita e spocchioso...ah, non si possono fare nomi? Vabbè, diciamo solo che lavora con Cairo ed ha fatto esperienza con Mediaset.

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  19. C'è qualcosa che mi colpisce dritta allo stomaco perché mi coinvolge personalmente.
    Uscita dalla scuola, volevano a tutti i costi farmi entrare "alle Poste". L'impiego sicuro. Ma una ribelle non poteva accontentarsi di morire giorno dopo giorno, dietro ad uno sportello o scrivania. Da qui la piccola azienda di informatica, le consulenze per grandi nomi, sempre conto terzi però. Troppo piccoli per "dare garanzie", buoni però per lavorare e da strozzare con tariffe al limite del rimborso dei meri costi. Niente nero, perché i grandi nomi vogliono la fattura (ed e giusto sia così!). Nel 2007 le cose andavano così bene che la banca ci offrì fidi e carte di credito. Pensammo di ingrandirci, assumendo personale ma, la prima doccia fredda, il commercialista ci disse di non farlo. Non potevamo permettercelo: gli studi di settore ci avrebbero massacrato. Meglio contratti a partita iva. Meglio perpetrare lo sfruttamento a discapito di altri. Questo però ha significato l'azzeramento del nostro potenziale, la perdita del nostro know-how (abbiamo formato ragazzi e li abbiamo persi a beneficio di quelle grandi aziende che ci facevano lavorare). Abbiamo speso ogni centesimo per resistere ma poi è arrivato il biennio 2008/09. Oggi penso che ci siamo "salvati" solo perché piccoli e sono convinta che "piccolo" sia un valore da difendere ma, il mio paese, non me ne ha dato opportunità. Mi fa rabbia sapere che quello che ho da dare, le mie capacità, le mie conoscenze, siano ora patrimonio di un'altra nazione che in noi ci crede (seppure con qualche resistenza, del tutto normale).
    Mi dispiace, John Smith.
    È un grande rammarico quello che resta dentro, unito (nel mio caso) a grande rabbia e sconforto.
    Essere sommersi ogni santissimo giorno dal berciare di chi si ostina a dire vada tutto bene, acuisce solamente il mal di stomaco. Conoscere la verità e non avere i mezzi per cambiare le cose, fa altrettanto. L'arrendevolezza di chi "tengo famiglia, vai avanti tu", fa disperare di poter vedere davvero una ripresa. Però, nonostante tutto, si prova a resistere. Una ribelle è anche (per forza) resiliente e poi lo stomaco lo si tiene a bada con il maalox e una sessione di nuoto massacrante.
    Di tutti i temi sollevati da John, quelli toccati in queste mie righe sono, per me, i più dolorosi.

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  20. Ricordo come fosse ieri la discussione accesissima avuta in studio con un amico e collega quando l'abolizione delle tariffe era già nell'aria. Eravamo laureati da poco e, diceva lui, da figlio di dipendenti statali gli sarebbe stato più facile farsi strada in un mercato dominato, diceva lui, da ereditieri col futuro spianato, la concorrenza avrebbe alzato il livello della progettazione e quindi la qualità del lavoro e le parcelle per i più bravi. Gli spiegai come ciò che ascoltava al riguardo fosse populismo allo stato puro e che un buon progetto non sarebbe mai costato come uno approssimativo, se il nostro lavoro si fosse svalutato la qualità avrebbe fatto altrettanto; ricordo l'esempio del prezzo dell'olio di oliva italiano: niente da fare. Prevalse nella sua posizione il menefreghismo per l'idea di professione come custodia dei beni immateriali di una società (e quindi della necessaria difficoltà a farsi riconoscere custodi dalla società stessa con tutti gli oneri che questo comporta, vedi lauree conferite a pioggia ed iscrizioni agli ordini pressochè garantite). Oggi a distnza di dieci anni galleggiamo tutti e due e la società è sempre meno soddisfatta del lavoro degli architetti. È andato tutto come racconta John Smith.

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  21. Leggo oggi che i quotidiani di partito hanno chiuso: l'80% di essi. Leggo altresì che il gruppo Sole24ore licenzia il 25% dell'organico.
    QED n^2 più qualcosa.
    Laggente non è tutta scema, e come Lei disse a Bruxelles pochi giorni fa, "parlo a voi, in francese, perche in Italia queste cose si sanno".
    Invece, a Lutezia, Macron (Renzi vorrebbe essere il Lui italiano, epperò è Macron il Renzi francese, anche di questo abbaglio si pentiranno, e saranno dolori) usa lo stato di emergenza per imporre la Loi Travail "al riparo dal processo elettorale".
    A proposito di Francia, e di stato di emergenza: molti nel bel paese dove il Jawohl suona si domandano come caspita sia possibile che una interminata serie di terroristi sia morta in azione, senza processo, e con la carta d'identità in tasca. Nello stesso Stato spocchioso e petainista che nell'83 decideva di non estradare i brigatisti "perché l'Italia non può garantire il giusto processo" (la c.d. Dottrina Mitterrand). Noi li processavamo, i Franchi li pagavano con cattedre universitarie, Toni Negri su tutti, e in Crucchia morivano suicidati. E noi giù, a prendere lezioni e pistolotti.
    In Francia, l'unico terrorista vivo, lo hanno acchiappato i belgi.
    Io non amo il gomblottismo, ma quando 2+2 fa 5, mi insospettisco, sarà per la mia formazione Cartesiana.
    Detto stato di emergenza puzza di false-flag, e spero vivamente di sbagliarmi.

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    1. "Al riparo dal processo elettorale", in questo caso direi proprio di no. Mi sembra che le elezioni ci siano state. Dopodiché, che si pentiranno di quello che hanno votato, certamente!

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  22. Lo so che mi candido a lapidazione ma i giornalisti hanno fatto la stessa fine, era una professione "normale" anche quella.
    Un tempo si lavorava nei giornali nazionali o nelle grandi testate locali, decine e decine di professionisti assunti a tempo indeterminato mantenevano la famiglia restando nello stesso giornale a vita. Stessa cosa per chi lavorava in Rai, o alla radio, ma anche nei settimanali, nei mensili e nelle agenzie: e spessissimo la redattrice del mensile di ricamo guadagnava la stessa cifra del redattore di Raisport, era l'Ordine che garantiva l'equità dello stipendio a parità di mansioni. I giovani facevano gavetta da praticanti (molti i raccomandati, per carità), poi c'era il posto anche per loro.

    Oggi, il disastro. Le redazioni chiuse, centinaia di professionisti (spesso "maturi") a spasso. Intere redazioni periferiche gestite da un solo redattore costretto a mansioni da caposervizio ma con stipendio inferiore, e sotto di lui un esercito di finti “freelance” pagati 10, 5 e persino DUE euro a pezzo che mandano avanti le pagine provinciali.
    Nelle agenzie e negli online invece ci sono gli schiavi del desk: gente che lavora al computer tutto il giorno e che, quando va bene, prende 500 euro al mese a ritenuta d’acconto. Nei grandi giornali c’è un esercito di desk e freelance, i mensili e i settimanali invece si reggono sul pagamento delle fatture ai collaboratori a 12/18 mesi. E parliamo di fatture da 120 euro, da 80 euro, questo guadagna oggi un giornalista che pubblica vari pezzi al mese su un periodico.

    I giornalisti “servi del sistema” invece sono, come nelle altre professioni, 4 gatti ben piazzati: nei TG e nelle poche testate nazionali sono gli unici ad avere un signor stipendio, mentre intorno a loro langue un deserto di disperazione. Gente pagata per diffondere un messaggio, non certo notizie o (sia mai) informazione. Potenti protezioni politiche, e potere di vita o di morte su un esercito di schiavi.

    Ma c’è anche chi scrive gratis: moltissimi importanti giornali online sono scritti quasi in toto gratuitamente. E’ il sistema “Huffington Post”, adottato anche dal Fatto Quotidiano e da altri. Qui non si tratta di schiavi, la testata mette a disposizione spazio di visibilità destinato a celebrità, “esperti”, scrittori e altro. E sapete cosa succede? Che lo spazio, invece che da un giornalista pagato dal giornale, viene occupato da un lobbista pagato da qualcun altro. E così eccoci con intere testate infarcite di articoli di propaganda pro Leuropa, pro o contro quel che serve a qualche potente lobby, e tutti a tuonare contro i “giornalisti venduti”. E no, signori miei: qui ad essere in vendita è solo lo spazio del giornale ridotto a inserzione pubblicitaria. Quel che conta è riempirla di contenuti senza cacciare una lira. Al mio segnale, abbattete i costi!

    E così è morta un’altra nobile professione, che ci regalava senza dubbio sia esempi eccelsi che cialtroni. E come le altre, anche la professione giornalistica muore tra il vituperio delle genti: insieme agli avvocati truffaldini e agli architetti evasori, una prece per i giornalisti venduti.











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    1. La nobile professione della quale parli deve essere la stessa della quale parlava Gramsci. Non so bene perché, ma tendo a fidarmi più di lui (e di Balzac). Questa gente che non raddrizza la schiena neanche quando non può non vedere che facendo il kapò non salverà la pelle, per quale motivo non dovrebbe meritare il nostro disprezzo? Perché sono sfruttati? Ma, appunto, lo siamo anche noi, solo che non andiamo in giro a dire agli altri che se lo meritano. È tutto qui. Il giornalismo è organico al capitale da quando esiste, ne segue le sorti, ne condivide i metodi. Il problema etico di questa professione è strutturale. Pochi accademici non si piegarono al fascismo, uno solo all'eurismo, nessun giornalista ha tenuto la schiena dritta in nessuno dei due casi (e se ce ne sono indicameli e te ne sarò sinceramente grato: occhio però, perché in questo esercizio le date contano).

      Ci sono attività nelle quali è funzionale alle stesse logiche del capitale mantenere un minimo di libertà di spirito: fra queste rientra la ricerca, ma, per definizione, non la propaganda. Queste valutazioni sono oggettive. Le scelte sono soggettive, e ci sarebbe da interrogarsi sulle loro motivazioni, se non fosse che questo esercizio è sterile: contano i risultati.

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    2. "Il giornalismo è organico al capitale da quando esiste, ne segue le sorti, ne condivide i metodi. Il problema etico di questa professione è strutturale."

      Basti pensare a come scoppiò la guerra Ispano-Americana o ammirare l'orrida orchestra degli Albertini che trascinò un Paese neutrale verso l'inferno delle trincee pro domo Capitale.

      Il nodo di oggi quindi non sta tanto nella squallida propaganda di regime (dal MinCulPop alle veline di Washington la musica resta identica per Montanelli e compagnia...) quanto nell'assenza di quel giornalismo "dei dominati" che in Italia, a partire dalla fondazione dell'Avanti, permetteva alle classi subalterne di affrancarsi dalla versione ufficiale per edificare un'altra narrazione, un altro modo di vedere il Mondo e i suoi avvenimenti.

      Mussolini e Nenni furono entrambi giornalisti: inutile evidenziare le differenze umane e politiche tra i due. Senza "Ordine Nuovo" e "l'Unità" Gramsci non avrebbe potuto imporre il proprio genio all'attenzione della Storia.

      €ssi fanno il loro gioco infame, aiutati da quella sequela di idioti che suonano lo stesso spartito degli scrivani di Confindustria pensandosi di sinistra. Manca la controvoce popolare perché è stato demolito ogni collettore politico di massa, con i risultati che salariati e professionisti, architetti e disoccupati vedono realizzarsi da anni.

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    3. Concordo con Antonio, e del resto l'ho anche scritto. Il fallimento epocale del giornalismo è frutto del fallimento dei corpi intermedi, che sono stati fatti fallire perché... non erano abbastanza moderni! Corotti co' ddu ere, corporativi, ecc. Aggiungendo che il giornalismo dei dominati ha prodotto Mussolini, comunque, confermi il mio impianto argomentativo.

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    4. L’analisi del prof. sulle gravissime responsabilità dei giornalisti italiani è fondamentale per capire in che tragica situazione siamo finiti. Purtroppo sono ancora troppi coloro che credono di informarsi guardando Ballarò o L’aria che tira o leggendo Repubblica, quando è ormai chiaro che l’editoria italiana (ma il problema è analogo anche in altri paesi, basti vedere cosa accade negli USA su Trump) non intende affatto informare ma piuttosto orientare dolosamente l’opinione pubblica, e lo fa da anni nella stessa direzione. La dedizione dei giornalisti italiani alla causa ordoliberista ed eurista è totale, appena qualche politico si discosta dalle indicazioni di Berlino e Bruxelles viene subito scomunicato, ora sta rischiando perfino Renzi, che sulla questione immigrati ha osato mettere in discussione (a parole, s’intende) la linea della Commissione europea. Peraltro, in un contesto che ha visto la resa definitiva della politica e la perdita di ogni rilevanza delle istituzioni, unicamente impegnate a rendere esecutive le volontà dell’Euro-Germania, e svuotate di ogni autorevolezza, gli operatori dei media sono divenuti assai più utili dei parlamentari alle elite dominanti. E l’atteggiamento della stampa assume così i toni della crociata antiitaliana, l’autorazzismo che esprimono nei confronti dei loro concittadini raggiunge livelli estremi, fino a invocare apertamente l’arrivo della Troika, ben sapendo che la loro sarebbe l’unica categoria sicura di uscire indenne dai provvedimenti punitivi che ne deriverebbero.

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    5. Touché sul compagno Mussolini!

      Il giornalismo dei dominati ha prodotto tanti esempi che confermano la Sua tesi (d'altronde i VLAD li ha inventati lei...), fermo restando che erano comunque una voce alternativa al sistema dell'informazione del tempo.

      Non è un caso che i fascisti debuttino sulla scena assaltando un giornale (quello dei dominati, guarda caso), così oggigiorno non risulta per nulla casuale che lady Boldrini e iper-attivi di rete gridino alle fake news brandendo in tasca il coltello della censura di Stato. E gli squadristi d'allora e gli utili idioti contemporanei tendono a silenziare le poche voci dissonanti rispetto al monopolio dell'informazione.

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    6. Schmitt, o anche Strauss, da "destra" - ma estranei alla tradizione anglosassone - arrivano alle medesime conclusioni.

      Il liberalismo, dopo le rivendicazioni fondamentali sulla libertà del mercato, ha promosso dall'origine una serie di corollari sulle libertà civili (borghesi,individuali, ricordando che per il liberale classico è solo il "proprietario" ad essere "cittadino"), tra cui quelli della libertà di espressione, del pluralismo e della libertà di stampa.

      Schmitt, in particolare, sottolinea la stretta relazione tra proprietà e libertà (proprio nel senso che nella semantica liberale sono sinonimi: occupazione di terra libera diventa proprietà privata), tanto da identificare il liberalismo con la "religione del privato".

      (L'essere liberale è una qualità individuale, una virtù privata, che non attiene alla sfera del pubblico; e Strauss, di converso, fa notare l'ovvio: non c'è libero senza schiavo, ossia, le stesse "professioni liberali" sono le professioni di chi si "libera" da certi vincoli imposti dai rapporti di produzione, con preciso riferimento ai liberti)

      La libertà di stampa consiste - da sempre - nella possibilità del grande capitale di fare propaganda.

      Il cruccio dei rentiers consiste nel fatto che il liberalismo genera dialetticamente il socialismo, ed è saggio per costoro - al fine di tutelare i propri interessi materiali di classe - far tornare coloro che praticano le professioni liberali a quei vincoli di servaggio tipicamente medievali.

      L'ermeneutica, per comprendere il "linguaggio del capitale", è fondamentale: un imprescindibile strumento per l'autocoscienza.

      Non è un caso che Pareto, nel suo celebre testo di economia politica, tra i vari "paternalismi", il non mascherato antisocialismo e l'ipocrita pretesa di essere "super partes" in una popperiana epistemologia da Bar dello Sport, tuona contro l'inutilità di indagare sul senso delle parole: « Chi ha tempo da sprecare, disputa sulle parole ».

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  23. Ah, e c'era un ingegnere italiano 60enne dietro lo scandalo Dieselgate.
    DAR.

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    1. Che, se ho capito bene, ha fatto il software all'insaputa del resto dell'azienda. Il nemico interno

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  24. La lettera del Signor John mi ha fatto tornare in mente un mondo che non esiste più. Anni '60. Ricordo che si usciva di scuola che si era formati, che il Lavoro era talmente tanto che potevi decidere di cambiarlo per i motivi più svariati. Il futuro non era un problema perchè lo avevi tra le mani: il Lavoro! C'era la corsa al risparmio, compravi casa quando andavi in pensione. C'era il rispetto della persona, l'emancipazione e la lotta di classe e noi giovani vivevamo di ideologia anche perchè in famiglia si parlava ancora dei danni della guerra appena trascorsa. A quel tempo ero un sedicenne impiegato nel turismo ed è così che vedevo quel mondo che non c'è più.

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  25. La destrutturazione arriva per molte vie,l'urlo di dolore di John si lega inesorabilmente ad una sensazione di impotenza indotta. Lo stravolgimento della società arriva come un treno "anche se qualcuno vede la luce prima del tunnel" ed i kapò dell'informazione hanno martellato, inconsapevolmente o meno, per anni.
    Oggi ci ritroviamo con un tessuto industriale ed umano ai minimi storici, le competenze sono state soppiantate da Wikipedia, la silicon valley ci conosce meglio di noi stessi ed un sistema economico ci sta con il piede sul collo. In un mondo dell'apparire viene soppresso l'essere, tutto è liquido tutto è ghermibile, il buon vecchio "dividi et impera" porta sempre i suoi frutti, anche se tossici.

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    1. Concordo in pieno...soprattutto sulle ultime due righe!

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  26. Straordinaria testimonianza. Manca solo il discorso, umiliante, dei ridicoli crediti formativi permanenti e del loro legame, come avevo segnalato da subito avendone ora conferma, alla riforma delle pensioni, attraverso l'applicazione delle sanzioni che portano alla sospensione dalla professione di un giorno per ogni credito mancante.

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  27. Lo abbiamo visto con la brexit no? Lo vediamo ancora, ieri un articolo del sòla sul contraccolpo dopo l' uscita. 2,5 milioni di persone UE al netto che vanno in UK e continua il flusso dei nostri ragazzi; ovviamente vanno lì per stare peggio!
    Ho avuto 18 anni di esperienza in area tecnica di primo livello nel giornalone di via Solferino ma non ho mai assistito allo strame della verità che si fa oggi su quel giornale e dato che parlo ancora con alcuni dei giornalisti ancora presenti, vi posso garantire che sanno benissimo cosa sia l' euro, non tutti però, alcuni sono proprio testardamente dei kapò, ma forse sono meno che in altri giornali.

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  28. La propaganda è fondamentale per i regimi
    https://www.youtube.com/watch?v=eAJaKezXvZE

    E se è pur vero che in un regime tutti (o quasi) "ubbidiscono solo agli ordini", alla fine lo si nota di più per i kapò che hanno avuto responsabilità attiva nel disastro. Quelli che gli ordini li eseguono. E qui l'ordine non è tanto che dobbiamo essere austeri, ma proprio che facciamo schifo e che non meritiamo di gestire da soli la nostra Repubblica. Meglio essere gestiti da l'Ueropa, lei sì che è brava!

    Sarebbe interessante leggere una testimonianza così dettagliata, fatta però da John Smith il giornalista.

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  29. Il problema della crisi delle professioni è stato risolto in Toscana grazie a Santa Madrea Europa. Ho assistito con orrore a un seminario che spiegava criteri e modalità di accesso ai fondi POR FESR (Fondi Europeri Sviluppo Regionale). Veloce riassunto: rispetto al vecchio POR CREO si favoriscono ancora di più i grossi soggetti, rendendo ancora più difficile l'accesso ai piccoli, a cui però si spalancano le porte di un programma di microcredito con importo massimo 12.000 eur. E poi si grida allo scandalo dei fondi europei inutilizzati (nel caso toscano quest'anno è una corsa contro il tempo, bando uscito tardi, pochi mesi - due - per metter giù i progetti, e se non ne vengono presentati abbastanza per tempo venti milioni di fondi europei tornano a casa inutilizzati). L'europa che finanzia lo sviluppo... good luck with that.

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  30. Posso essere d'accordo , ma non su tutto tutto
    https://m.youtube.com/watch?v=q_PIyelry4I

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  31. Proprio come al Monopoli, sempre dal Via bisogna passare.
    Se controlli il Capitale controlli il Sistema soprattutto nella presunta "indipendenza" del sistema giuridico, che è quello che indirizza la struttura di quello normativo con tutto quello che ne consegue, come John e altri han fatto notare.

    Io piuttosto, andando OT (ma di poco), porrei l'attenzione dei nostri sforzi sui prossimi sviluppi della strategia da perseguire.

    Mi spiego brevemente; con A/simmetrie si sono gettate le basi necessarie a formare un gruppo capace, oltre a compiere ottime analisi scientifiche e politiche, di creare attenzione e concentrazione d'intenti nell'ambito degli intellettuali e in grado di formare una classe dirigente.
    Potremmo definirla una prima manovra di accerchiamento nei confronti di quella classe imprenditoriale che pare abbia orecchie da mercante - cosa sbagliata in quanto dovrebbe avere orecchie da imprenditore - che per l'appunto da sola non può bastare a modificare le cattive abitudini sociali imposte dal Capitale.

    Ora credo serva intervenire dal basso, cioè spingendo "il basso" del sistema sociale a sentirsi parte importante alla causa Nazionale.

    La stringo di molto; serve un Sindacato.

    Ma non illudiamoci di poter usufruire delle strutture sindacali esistenti, anche esse si sono stratificate nel tempo e risultano refrattarie ad un salutare cambiamento (anzi, il loro cambiamento è sempre teso al mantenimento del potere e cioè pro sistema vigente).
    Serve fondarne uno nuovo.
    E aggiungo che tale passaggio creerebbe da sé una struttura in grado di reggere e di essere pronta a indirizzare gli eventi il giorno in cui il baraccone UE si sfalderà e servirà una struttura politico/sociale organizzata.

    Senza questo organismo sarà estremamente difficile gestire "i movimenti dal basso", che come ben sappiamo, prendono sempre una brutta piega.

    (troppo OT, o hot?)

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  32. Bella, condivisibile e, per quel che conta, meritoria di grande solidarietà la testimonianza. Tranne un punto.

    Da uno che sarebbe dovuto divenire del settore e che comunque ancora lo bazzica (pure a livello Leuropa), l'avvocato che forza la sentenza innovativa (ed il giudice che lo asseconda) non è un martire della libertà, è un cancro del sistema giuridico.

    A parte il fatto che in Italia tale avvocato è stato usato negli ultimi 20 anni come grimaldello da una magistratura che in numerosi campi ha usurpato le prerogative del parlamento (assecondata da uno stuolo di giornalisti al grido di "i parlamentari sono fannulloni che pensano solo al loro stipendio, se non agiscono loro sul tema x, y e z DEVE intervenire la magistratura" con buona pace della separazione dei poteri e del legislativo affidato a gente, magari pessima, ma comunque eletta), da un punto di vista economico la certezza del diritto è un bene reale.

    Se io ho una legge che mi dice che per costruire X ho bisogno di Y ed io mi attrezzo per Y, poi arriva l'avvocato che con l'analogia più o meno spuria fa decidere al giudice che va bene pure Z, io che ho seguito la legge mi ritrovo con un investimento inutile ed in difficoltà con il concorrente che invece è andato diretto su Z, di solito perchè di qualità e/o costo inferiore (perchè originariamente fuori legge).

    Fra l'altro, strumento usato spessissimo da concorrenti esteri per far riconoscere come pronti all'uso i loro prodotti perchè "c'è l'obbligo del riconoscimento" (provate poi a fare il contrario e vedete i giudici oltre le Alpi che vi dicono se provate ad installare una finestra lunga 1 centimetro di più di quanto ammesso nel codice di costruzione locale).

    Conosco centinaia di ottimi avvocati che si trovano nelle tristi condizioni narrate nel pezzo, inclusi cassazionisti che si sono rassegnati al baratto, venendo pagati in natura (in merce o servizi legati all'attività commerciale che difendono, per i malpensanti) dai propri clienti o che attendono mesi, a volte anni, per essere pagati dai clienti, specie dalla pubblica amministrazione (ma l'IVA la devono anticipare al momento della fattura...), ma no, per favore, l'elevazione sul piedistallo del'avvocato d'assalto contro il sistema vecchio ed ingiusto, e quindi la legittimazione della magistratura legislante, no.

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  33. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  34. Non so se ricordate, un mesetto e un pezzo fa, la fatidica uscita "mancano 4 milioni di posti specializzati".

    Lo scrissi allora, spero che possa valere ancora. In due parti...max 4096 caratteri per volta. Tsk tsk...chissà chi l'ha fatto, 'sto software.

    "Leggo che in italia ci sono 4 milioni di posti di lavoro vacanti.
    Mancano gli specializzati. Mancano i "maghi del software": mesi e e mesi di annunci per trovarne uno.

    Signori, fatevi servire.
    Per una volta parlano di una cosa della quale so veramente di quel che parlo, fin nei più bui anfratti.

    E la mia risposta è: sono balle. Stronzate. Un mare di cazzate in libertà, l'ennesimo modo becero di colpevolizzare una nazione intera per gli errori di alcuni, o solo per il gusto di poter dire che andrebbe tutto bene se non andasse tutto male.

    Innanzitutto: fare il software è di suo un lavoro difficile, che richiede concentrazione e una struttura mentale che non tutti hanno. Se le Università e le Scuole superiori chiudono i laboratori perché costano troppo, se uno studente di informatica in 5 anni tocca il computer per qualche mese in tutto, non potete sperare di selezionare per tempo le persone adatte. Smantellate lo Stato, prego, accomodatevi. Questo è il risultato e peggio per voi.
    Inoltre, se formare un informatico costa quanto formare un medico o poco meno, perché non viene pagato di conseguenza? Se vuoi guadagnare, in Italia, devi fare il venditore. Il venditore di qualunque cosa, dalla banana al razzo. Ma se sei quello che il razzo lo fa, non puoi sperare di guadagnare più di un quinto, un decimo, un centesimo di chi il razzo lo vende. Questo non invoglia a voler diventare un inventore di razzi, capite? Bisogna saperlo.

    In secundis: le tecnologie cambiano a una enorme velocità. Se uno sviluppatore di software non viene messo costantemente in condizione di passare da un quarto a un terzo del suo tempo di lavoro studiando cose nuove, sarà rapidamente sorpassato e costretto a legarsi alla tecnologie (vecchie) che la sua azienda già usa, e non rinnoverà. In informatica le dimensioni contano. Le aziendine, le famose startup con cui vi riempite la bocca, sopravvivono - se han culo - cinque anni, di solito un paio, dopodiché il loro prodotto è decotto ed essendo aziende piccole non possono investire in cose nuove.

    In tertium una azienda seria non cerca un mago del software: lo forma, il mago del software, investe su di lui per mesi ed anni in formazione, lo inquadra in una struttura ma soprattutto lo valorizza e lo lascia galoppare, gli crea una strada di creatività. Invece i famosi annunci pullulano di richieste di gente che sappia risolvere le radici cubiche mentre fa roteare tre birilli, va in mono ciclo e tiene una scopa in culo per ramazzare la stanza.
    In cambio, 1300 euro al mese e pochissime prospettive di carriera. Servi talmente tanto, o mago del software, che nonostante tu sia una risorsa superscarsa la famosa curva dell'offerta e dell'offerta ti assegna lo stipendio di una segretaria, con tutto il rispetto delle segretarie. Perchè Milton Friedman non vi piace più quando è il momento di aprire la borza?

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  35. In quartium, il software costa. Costa un casino di soldi, e non può avere il costo che le aziende italiane sono disposte a pagarlo.
    Nelle nazioni avanzate un sofwarista costa tre volte tanto. Un motivo ci sarà.
    Ma tutti sono senza soldi. Tutti fanno la guerra dei prezzi.
    "Il Low Cost è quella cosa per cui risparmi un cazzo, mangi merda e qualcuno finisce nei campi di cotone: potresti essere tu" dice Il Pedante.
    Ecco un ottimo esempio.
    Di conseguenza chi lo fa - il software - lo deve svendere.
    Non potete pretendere che sia il top del top.

    In quintum, finché restate nel mito del ragazzotto geniale - e lo volete ragazzotto, perché costa poco, fa poche domande ed è già contento se lo lasciate giocare coi pupoli - voi il software ben fatto, stabile ed utile non saprete mai cosa sia.

    In ultimum, finché correte dietro alle mode ed alle manie degli amerikani, finché la vostra idea di business è inventare una stronzata mal fatta e tormentare la gente anche mentre è al cesso perché la compri (uno dei prossimi futuri usi della vostra ultima mania, l'Internet of Things) o per riempire di inutili effetti una pagina web, "per adeguarla al pubblico" infantile, le cose continueranno a peggiorare.

    Volete i maghetti del software da usare, consumare e buttare al cesso, per lo stesso motivo per cui fate fare le magliette ai bambini in Bangla Desh: siete avidi, stupidi, e non avete scrupoli.

    Però a noi venite a raccontare che siamo i soliti cialtroni.
    Che non studiano, questi ragazzi, o magari - orrore - studiano cose che non servono a niente.
    La letteratura, La storia del loro paese (magari), i loro diritti inalienabili - il massimo dell'orrore. O la musica.

    Invece il modo giusto è studiare da schiavetti, da "salt miners", e passare la vita a contare bit per dare a voi la possibilità di controllare meglio il gregge."

    IMHO

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    1. Benvenuto nell'era "open source"! Anziche' costruire cattedrali, si preferiscono tantissimi piccoli castelli di sabbia. Il bello e' che si impiega la stessa quantita' di energia, per risultati assolutamente effimeri.

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    2. @Federico Luciani
      Proprio oggi mi capita sotto gli occhi un'offerta di lavoro che, dopo lungo elenco di qualificazioni importanti (laurea scientifica "dura", programmazione, ecc.), trovo:

      "L’inquadramento iniziale prevede una borsa di formazione annuale, con la prospettiva a fine borsa di assunzione con contratto inizialmente a tempo determinato, poi a tempo indeterminato.

      Per questa posizione sono richiesti:

      residenza in Italia
      età non superiore ai 30 anni
      stato di disoccupazione"

      Come dire, se questo lavoro vi interessa per scelta e non necessità, non fa per voi. Ovviamente questa è azienda all'avanguardia (per quanto ancora?), attiva soprattutto all'estero, con contatti in università ecc.

      @a_perfect_world Scusa ma mi sfugge il riferimento all'open source. Se ti riferisci a quella cosa che fanno dei perditempo nerd allora capisco, ma io conosco solo quella cosa che produce software di grande qualità pagato essenzialmente dai governi (USA in primis). Non per bontà ma perché paga fare così. Se a te va bene un'infrastruttura oggigiorno essenziale come il software in mano ad un pugno di aziende, ok...

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  36. D'accordo su tutto ma non sul "ribassismo". Le amministrazioni hanno tutti gli strumenti per eliminare i ribassi eccessivi e svolgere i controlli di qualità sulle prestazioni professionali. Se non lo fanno è colpevole inazione.

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    1. Non sono assolutamente in grado di valutare quale sia la formula migliore per una gara d'appalto anche perchè non sono del settore e la mia esperienza è solo quella del privato cittadino.
      Certamente nelle parole di John Smith c'è del vero, soprattutto nelle piccole o medie realtà cove il rapporto con le imprese locali è fondamentale e si conoscono i pregi e i difetti di tutte le imprese e sanno scegliere quella più adatta ad un lavoro.
      Il problema è come evitare un eccesso sull'importo delle fatture e credo che le tariffe fossero un discreto sistema di controllo.

      Per altro , sul "ribassismo" e sull'offerta "media" posso portare un caso che mi è stato raccontato da un amico di cui non dubito assolutamente. Risale a circa una decina d'anni fa e può darsi che ora siano anche cambiati i regolamenti e che faccia qualche errore nel descrivere le procedure.

      Dunque il mio amico era un geometra impiegato presso una impresa "storica" di una media città dove le imprese locali di una certa dimensione non erano più di una decina.
      La necessità di riuscire a sopravvivere senza distruggersi al peggior ribasso li portò a colloquiare tra loro e cercare un "accordo".
      Quindi ad ogni nuovo bando d'appalto si riunivano e stabilivano a chi tra loro avesse dovuto andare quel lavoro e tutte le imprese presentavano preventivi (chi più alti e chi più bassi) per far sì che il metodo di scelta del vincitore dell'appalto cadesse sulla loro scelta.
      E se questo non accadeva, probabilmente vinceva una delle altre imprese "associate" e nella prossima gara avrebbero perequato l'errore.
      Forse non è un danno grave, se i costi dei lavori rimangono nel limite del giusto compenso che permette di fare un utile e dare lavoro dignitoso ai propri dipendenti, l'importante è che il lavoro sia stato svolto con professionalità e che ci siano i giusti controlli su esecuzione, materiali, sicurezza e lavoro nero.
      In ogni caso le gare d'appalto non hanno risolto il problema di equità verso tutti e a questo punto tanto valeva lasciare l'assegnazione nominativa.

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    2. @Virgilio Perin
      Certamente lo schema causale del contratto d'opera intellettuale consente di valutare solo la diligenza apportata e non il risultato, tuttavia stiamo parlando di situazioni limite, dove la sciatteria causata dall'eccessivo ribasso rileva eccome. E l'anomalia dell'offerta in relazione alla quantità di lavoro necessario può essere causa sufficiente di esclusione. Senza contare che il novellato codice consente ora, pare,l'affidamento diretto fino a 40.000 euro come procedura ordinaria e giustificabile dalla previsione ex lege della soglia. Non è molto ma non è neppure poco

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    3. Hanno tutti gli strumenti a parte i soldi?

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    4. Per Moreno C. quello che il tuo amico chiama "accordo" e di cui non mi stupisco in italiano si chiama turbativa d'asta

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    5. @Giorgio Tarditi, (a chiamarlo "accordo" sono stato io)il mio amico non mi raccontò quest storia come fosse una furbata, anzi ne era veramente schifato, anch'io lo ero ma per quanto avevo potuto capire il problema era che con quel tipo di aste il ribasso stava portando le aziende strutturate e con maggiori costi fissi velocemente fuori gara.
      Non giudico e non giustifico, ma queste aziende si erano sempre fatte concorrenza e, forse, bisogna valutare se un insieme di leggi e regolamenti "asimmetriche" possano generare comportamenti opposti a quello che si voleva ottenere.

      p.s. - come altre volte, anche in questa discussione mi devo scusare per gli errori grammaticali commessi. Mi rileggo sempre ma certe vaccate le vedo solo a distanza di tempo.

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  37. Ho riletto la lettere e ho letto i commenti e vedo che molti hanno colto l" ambiguità della lettera stessa e di chi l" ha scritta.
    Dal mio punto di vista il problema è che anche se avesse ragione chi ha scritto la lettera ,nella sostanza ha senza dubbio delle colpe specifiche in quello che è accaduto.
    Ho conosciuto professionisti che definire ladri è dire poco, da commercialisti che hanno sfruttato ragazzi nei loro studi commerciali pagando loro giusto il rimborso spese per anni.
    Avvocati che pretendono di essere pagati in nero,che truffano i loro stessi clienti e li ricattano.
    Notai che pretendono i pagamenti in nero, pagano i loro dipendenti come gli altri e visto che ci sono fanno atti palesemente falsi sempre e solo se ben pagati.
    Il sistema ha retto perche le classi sociali più altolocate hanno apprezzato i vantaggi evitando di pensare a quello che sarebbe poi seguito ossia che da avvantaggiati si sarebbero ritrovati a inchiappettati come gli altri.
    Dovrei piangere per un medico di famiglia che prende 4000 euro, lavora 4 ore al giorno se ha voglia e fa visite a pagamento nel pomeriggio chiaramente in nero?
    Ilcastacriccacorruzione ha funzionato perche non è una balla ma un pezzo di verità.
    Chi trucca i concorsi se non i professionisti che devono giudicare?
    E i concorsi sono truccati, questo è sicuro, senza se e senza ma.
    La parte alta delle classi sociali ha accettato quello che veniva fatto perche inizialmente ne ha beneficiato e ne beneficia ancora.
    Ragiona di breve termine , come tutti ormai, vede colleghi o amici o conoscenti cadere negli anni ma lui pensa a LUI non ha gli altri.
    Poi capita un giorno che l" imprenditore che ha delocalizzato , sfruttato , evaso, socializzato le perdite pesti una merda, capita se tutto diventa un cesso.
    Solo in quel caso allora anche lui si sente vittima del sistema , lo stesso sistema che ha usato fino a poco prima lui stesso.
    Un, anche i ricchi piangono, prima o poi se tutto va in brache di tela.
    Prendendo a prestito: è tutto un equilibrio dentro la follia.

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    1. @tafazzi
      mi pare stia parlando per luoghi comuni. Nessuno nega che esistano professionisti "ladri", commercialisti "sfruttatori", avvocati e medici di famiglia "evasori". Ma, pur dando per scontato i loro misfatti che tu "certifichi", riesci a fare una statistica attendibile sulle professioni italiane? cioé: quanti professionisti, commercialisti, avvocati ecc. hai conosciuto in vita tua per poter dire che sono tutti cosi?
      Se hai prove schiaccianti sui concorsi truccati perché non lo dici alla magistratura invece di dirlo in questo blog?

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    2. @tafazzi

      Sei un perfetto 5s, non c'è che dire

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    3. @Celso
      La seguente precisazione ironica è più in pretesto per scriverti che per altro, pertanto @tafazzi non se la prenda.


      Aggiunta ironica:

      dove sono le "stelle"?

      E assicuro tutti, @tafazzi compreso, che vorrei davvero le vedessimo da vivi e non rovinati, e le vedessimo nel senso della gioia che molti non solo hanno persa perdendo la vita, ma le vedessimo proprio, quelle vere, con la luna e il sole e le stagioni e il lavoro, in primo luogo, e un po' tanta di pace vera e qui, vivi.

      Non solo speranza, sempre più fievole e a moltissimi già da tempo negata, non solo idea che...che cosa?
      E oggi non sono nemmeno pessimista e finora sono ancora di quelli che possono farsi un regalo.

      OT ancor più.
      Nonostante alcuni pietosi talvolta perfin riusciti diteggiamenti su Twitter, iscrittamici all'unico scopo di inviare un tweet al blogger nel momento che ero in sala a Milano - insomma, volevo fare una figata da sveltissima in twitteraggio, effigurati, ah ah -, non ricordo in realtà se il giorno dopo su Tw o qui abbia scritto quel che avrei voluto, lo scrivo ora e se mi ripeto chiedo scusa.

      Tutti notevoli, specialmente l'artista (VERO).
      La pseudo spiritosata è "Twitti notevoli", ma qui, come spesso, mi faccio pena da sola e dunque pudicamente tronco la comunicazione.

      Insomma, ciao @Celso!
      Lieta sempre di leggerti.

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    4. Bravo, analisi molto originale. E il professore che fa ripetizioni in nero non ce lo metti?

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    5. Ah, giusto, le ripetizioni.

      @tafazzi et similia.

      Le ripetizioni.
      Le ripetizioni.
      Le ripetizioni.

      Sono così scalercia le che mie ripetizioni sono gli"sportelli" e avviati dall'Istituto di appartenenza e non hanno nemmeno colore.

      Si vede che la vernice è finita.

      E se pochi volontari vogliono, solo se vogliono,un
      approfondimento interdisciplinare in museo durante l'anno, che non è ripetizione, ci si trova lì un pomeriggio alla fine della settimana onde non disturbare nessuno, da liberi cittadini e da perfetta volontaria anch'io.

      Adulti - di solito genitori -inclusi, se lo desiderano.
      E di solito pure contenti.

      E questa è scandalosa autopromozione pubblicitaria.

      Unica selezione spontanea tra gli adulti che possono, quelli che apprezzano la scuola - e la singola individua insegnante.
      Di solito apprezzano.

      Autopromozione come sopra.

      Spiegazione: ne ho sentite tante e viste, altrove prima che qui che ogni tanto, quando posso e ritengo, un "colpo di timone" stile Govi - riferimento locale - non me lo nego.

      Allusione criptica?
      Sì.

      Sempre più educata del pesante detto e, ancor più spesso, non detto, sulla categoria cui appartengo, in realtà rappresentando a stento me stessa.

      Autopromozione ultima: chi vuol seguirmi fuoriuscendo dal blog un venerdì pomeriggio, da settembre a giugno, per curatissimi musei non estesi ma importanti, mi raggiunga.
      La gratuita spiega per adolescenti vispi va bene per tutti.

      Saluti :-)

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  38. le piattaforme della "sharing economy"intanto s' interessano pure ai servizi professionali con app come upwork.Tutti impegnati in un' asta al ribasso con competitori "esotici" dalle competenze non certificate e ridotti a cottimisti.Questo post di tempo fertile"mi ha spiegato come funziona e lo segnalo http://tempofertile.blogspot.it/2017/02/taxi-e-uber-la-questione-dei-servizi.html .Questa la home di upwork https://www.upwork.com/

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    1. ma vedi è questo il punto il capitale lasciato libero si accentra e si impossessa di ogni cosa, sottraendo reddito a tutti gli altri.

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    2. Già - importante. Volevo scrivere un commento lungo ma veniva troppo pessimista.

      Per farla leggera - e marina - diciamo che la mutazione delle relazioni di lavoro e quindi sociali è una brutta burrasca che si avvicina. Ma non avremo mica paura di una burrasca?

      È certo che, in questi frangenti, sarebbe bello trovarsi sulla grande-nave-della-Leuropa-che-lotta-per-noi-contro-i-colossi, mapperò invece capita che l'EU è nient'altro che una stupida regata, ognuno con la sua barca in cui ti hanno legato la barra del timone e fatto qualche buco nello scafo...

      In queste condizioni, e a maggior ragione vedendo le previsioni del tempo che verrà, direi che chiunque prefererirebbe prendere il controllo del mezzo e far rotta da solo.

      Buon vento a noi.

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  39. Più che parlare di crisi delle professioni occorrerebbe parlare di crisi dei lavori intellettuali che ancor prima che umiliati economicamente sono stati delegittimati nella loro essenza. Questo vale per il prof universitario, l'architetto, il magistrato e il medico. Questo dibattito è interessante sopratutto perché nel momento in cui è stato posto un problema riguardante categorie ritenute "forti e privilegiate" si è ricaduti anche qui in castabruttacorruzzzzione. Se i ricchi piangono vuol dire che non sono ricchi....

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  40. Sono fuori luogo e forse non avrei diritto a scrivere: Non sono un professionista, ma un aspirante tale. A breve sarò laureato e ciò che mi pervade, è solo un segno di vuoto; al contrario dei miei cari millenial coetanei, so benissimo dove si andrà a parare nel giro di un decennio ed è tutto tranne che roseo, questo futuro prossimo. Mi Quello che voglio lasciare come testimonianza è la totale alienazione dei miei coetanei del mondo che, credo, circondi anche loro. Sono disinteressati a tutto e forse indirettamente o direttamente anche al proprio futuro. Potrei lasciare qui mille citazioni di giovani studenti sintomo della più bieca stupidità ed ignoranza pigra e schifosa e paradossalmente, ed è qui che non so come si possibile tutto ciò, la loro meccanica automazione dell'essere pronti a sdoganare lo stesso materiale di studio dei nostri professori non allineati con chiacchiere da bar e TG, solo perché qualche feticcio ha twittato qualcosa o lo Zeitgest del momento si è spostato altrove. Quello che più mi preoccupa, non è un futuro senza lavoro; mi preoccupa dover condividere con i miei coetanei-automi uno scenario forse che mai, spero, si realizzerà, ma storicamente parlando mi sembra inevitabile; dover essere spalla a spalla con i miei coetanei, e vedere tutta questa marmaglia che come uno sciame, si schiererà con il nemico Eurista o fugge via rinunciando a lottare per la propria Nazione. Questo per me è avvilente. Infine voglio aggiungere che Se mai si arriverà a quello, molti di noi giovani, chissà, forse saremo chiamati a ri-diventare uomini come lo sono stati i nostri bis nonni, nella guerra e nella ricostruzione o forse saremo semplicemente invogliati a scappare. Io in tutto questo buio che è il mio futuro se mai accadrà ciò, so solo una cosa, che sono nato Italiano e non morirò come un colone Tedesco.

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  41. oltre a vietare gli editori "impuri", una riforma efficace del sistema dei media, credo, dovrebbe colpire nella gestione della pubblicità. In ogni categoria, (stampa, radio, tv, internet) gli inserzionisti dovrebbero essere assolutamente liberi, come già sono, di piazzare i loro prodotti dove vogliono (magari con qualche regola migliore sull'affollamento). I loro denari, tuttavia, dovrebbero essere incamerati da un fondo unico di categoria (stampa, radio ecc) che poi li ripartirebbe in base alla "tiratura" (share, followers ecc) a tutte le testate. Credo che questo darebbe un potente incentivo ai giornalisti a fare il loro mestiere, una volta tanto. Ovviamente il precariato dovrebbe essere liquidato, così come in ogni altra categoria professionale e produttiva...

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  42. Le multinazionali o i grandi studi internazionali hanno capacità e mezzi in un certo senso infiniti per perseguire il risultato economico. Finanziano esercizi negativi consecutivi senza battere ciglio fino al raggiungimento degli obiettivi e intanto acquisiscono conoscenze e risorse umane. La moneta unica e la Ue gli aprono il vasto campo delle risorse umane e dei mercati come non si era mai visto prima. Fin qui banalità certo. Quello però che a mio avviso non è una banalità, è che la qualità nei prodotti, dei servizi e della gestione delle risorse umane la raggiungono perché hanno tempo, denari, politica e università dalla loro parte e tanto, tanto tempo. Chi ha lavorato nelle multinazionali sa bene che quello che sconcerta è il senso di assoluto dominio, la totale assenza del senso di rischio di sopravvivenza etc...Se hai la finanza, l'Euro e le strutture internazionali...il problema è solo il tempo. Ah...e forse il surriscaldamento. Quello si che potrebbe far sparire la clientela! Concludendo: non vedo la soluzione tra una guerra tra poveri. Tra chi insegue la qualità e chi il prezzo. Vedo il problema tra chi accede alla finanza e chi no e l'effetto Euro sull'Italia, da questo punto di vista, è il colpo di grazia per difenderci dall'invasione barbarica.

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  43. La guerra al Ribasso non è altro che la logica conseguenza di una immigrazione folle ma lucida nelle conseguenze.

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  44. Io ho una storia personalprofessionale per molti versi complementare a quella del mio omonimo non trascritto. Ma é troppo lunga, eccede i caratteri a disposizione qui. Quindi stallí.
    Riguardo i kapòkronisti: mi lascia sgomento la storia di Marco Lillo.

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  45. Toccante e precisa la lettera di John. Da lombarda, che lavora in settore affine, non posso che sottoscrivere. Forse ho conosciuto John, senz'altro ho conosciuto molti di quelli di cui parla. E quanti ne ho visti cadere, uno a uno.
    Non pensate si tratti solo di tristi vicende personali. Le perdite di competenza, le distorsioni, in questi settori, hanno conseguenze generali.
    I beati purtroppo non le immaginano, felici di sentirsi consumatori invece di cittadini

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  46. Sembrano ragionamrnti assurdi ma questo succede al sud da prima.. e nessuno qui (al nord) capisce che se nn paghi la qualità va a p.! Nn scherzo.. so' tutti uguali da nord a sud (la qualità gratis).
    E ovviamente il far west non favorisce lo sviluppo di idee.
    Insomma, mi fa piacere leggere queste cose che ho vissuto e vivo sulla mia pelle da circa 15 anni.

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  47. Nel sistema liberista tutto cio' che e' liberale finisce male.

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  48. "A quel tempo gli incarichi pubblici venivano assegnati per affidamento diretto dagli amministratori degli enti locali e questo seguiva, in molti casi, l’appartenenza politica.
    Questo sistema è stato poi considerato immorale, contrario alle norme europee e strumento della partitocrazia, ma in realtà era molto più equilibrato di quanto non sembri.
    Si trattava di incarichi fiduciari (chi affiderebbe la redazione di un piano regolatore ad un avversario politico? Oggi succede -nei pochissimi casi in cui si rispetta la legge- con conseguenze disastrose).
    Tuttavia i politici che sceglievano ci “mettevano la faccia” e quindi, poiché le tariffe erano uguali per tutti, si rivolgevano ai migliori. I migliori in tutti i campi si conoscevano tra loro, a prescindere dalle varie posizioni ideologiche, si scambiavano esperienze e conoscenze e si era attivato un meccanismo di cooptazione nei confronti dei giovani più promettenti che, anziché restringere, allargava il loro numero, senza alcun tipo di discriminazione."

    Passo essenziale e traducibile in moltissimi settori, in primis l'accademia. Da stampare su pratico calcestruzzo e sbattere sul musino (cit.) dei vari meritocrati.

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    1. A me la pulce nell'orecchio me l' ha stuzzicata proprio quella frase. Stuzzicata perché è da tempo che mi perseguita. E dunque, visto che qui è un "risveglio" dopo l'altro, fatemelo dire come magno cioè come parlo, ma non sarà che il clientelismo all'italiana era invece mooollto mejo del "tanto raffinato" lobbismo anglosassone o di quello "tanto serio" dei tedeschi? Io non so nulla di appalti. Però quel "i politici ci mettevano la faccia" suona tanto democrazia. E suona pure familiare il sistema con cui l'hanno abolita. Come per la banca centrale, se "farci entrare" la politica genera corruzione, togliamola ...wiii che bello, togliamo il potere ai politici, che possano dire non è colpa mia, e facciamo svolgere le funzioni dello stato alla qualunque, tecnici e il marchett.

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  49. 1) Di seguito articolo interessante sull'argomento media e potere, eccolo arriva!!

    "Padroni di tutto, anche dei giornali: chi crede alle loro news?"

    Industria, energia, finanza, cemento, sanità. E poi, anche, informazione. Editori puri? Non pervenuti. Chi stampa giornali, in Italia, ha soprattutto altri interessi. Qualcuno può stupirsi se poi “la verità” fatica a imporsi, sui media mainstream? «Ecco chi controlla i giornali in Italia: praticamente sono 9 entità, ma in realtà sono molte di meno se si considerano i legami, le infiltrazioni, le affiliazioni, le “amicizie”», scrive “Coscienze in Rete”, citando l’ultimo report del Cnms, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, una Onlus che monitora lo stato dell’informazione partendo dalla lettura dell’assetto proprietario dei media. «I nomi? Li conosciamo tutti, ma non tutti hanno avuto modo di apprezzare come questo dominio sia pervasivo», sostiene il blog di Fausto Carotenuto, sottolineando come venga spesso dato «enorme risalto» a fonti «autorevoli», internazionali: il gioco si svela scoprendo, ad esempio, il legame tra “La Stampa” e l’“Economist”. In altre parole, gli uomini del quarto potere: «Sono loro che, tramite sottoposti, ci dicono quotidianamente qual’è la realtà».....

    http://www.libreidee.org/2017/04/padroni-di-tutto-anche-dei-giornali-chi-crede-alle-loro-news/

    2) In collegamento logico col punto 1) di cui sopra, la toeria dei quattro cerchi del potere sovranazionale, eccolo arriva ma in francese!!

    "Les manigances de la superclasse mondiale"
    Michel Geoffroy

    Prima parte:

    https://www.polemia.com/les-manigances-de-la-superclasse-mondiale-12/

    Seconda parte:

    https://www.polemia.com/les-manigances-de-la-superclasse-mondiale-22-suite/

    PS Michel Geoffroy, ENA. Essayiste, contributeur régulier à la Fondation Polémia ; a publié en collaboration avec Jean-Yves Le Gallou différentes éditions du “Dictionnaire de Novlangue”.

    3) In collegamento logico col primo cerchio del potere sovranazionale descritto nei due articoli precedenti al punto 2), eccolo arriva!!

    "Revealed – the capitalist network that runs the world"

    https://www.newscientist.com/article/mg21228354-500-revealed-the-capitalist-network-that-runs-the-world/

    E' del 2011 ma non credo proprio che la sostanza del discorso sia cambiata, tutt'altro!!

    Cordiali saluti.

    Fabrice

    PS soluzioni efficaci?

    Ci sono, eccome se ci sono, magari in un breve post stasera!!





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    1. Sull'articolo newscientist del 2011, che viene da questo: collega che ci lavora conferma che l'interconnessione delle maggiori corporazioni, ora è decisamente peggiorata (unpublished di stessi autori, non posso fornire link).

      Si può intuire che più il core network del "rich-club" diventa piccolo e potente più diventa stabile e di conseguenza difficile da contrastare o smantellare. :(

      Ma c'è anche la legittimo pensiero che magari frantumare le federazioni in stati più piccoli a controllo democratico avrebbe l'effetto opposto, cioè di rendere più difficile un'efficace azione di grandi lobby, e la loro aggregazione in enormi network transnazionali...

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    2. @FNesti

      "Si può intuire che più il core network del "rich-club" diventa piccolo e potente più diventa stabile e di conseguenza difficile da contrastare o smantellare." by FNesti

      Il core è costituito dai grandi gruppi bancari finanziari che fanno il bello e il cattivo tempo delle economie dei paesi occidentali ( e non solo!! ) a causa del fenomeno che va sotto il nome di "finanziarizzazione dell'economia"!!

      Di seguito, un articolo davvero interessante sull'argomento e che centra uno dei motivi principali per cui il fenomeno di cui sopra ha prosperato e prospera, eccolo arriva:

      But as Keynes knew in 1934, markets are behavioral jungles, racked by changing animal spirits, and by agency problems. Efficient markets assume symmetry of data on all sides. In real life, agents have all the data and the principal clients know little. It’s like taking candy from babies, the more opaque and complicated the new instruments, the easier the ripoff....

      "Financialization & The Erosion Of Growth"

      http://www.zerohedge.com/news/2017-04-12/financialization-erosion-growth

      In pratica, un'economia finanziaria fondata sul principio:

      "There's a sucker born every minute"

      Per saperne di più sulla storia di questa citazione americana:

      https://en.wikipedia.org/wiki/There%27s_a_sucker_born_every_minute

      La cosa grave invece è che noi europei ci siamo andati appresso quando invece potevamo benissimo evitarlo, bastava solo avere leader politici europei con la schiena dritta, insomma, non roba da rocket science!!

      Ergo, le soluzioni efficaci ci sono,eccome se ci sono, si tratta solo di pura volontà politica, nulla di più e nulla di meno!!

      Buona serata e ciao!

      Fabrice



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  50. Anche questo post,more solito, esce con tempismo perfetto. Lo tsunami di riposizionamenti delle ultime 48 ore nella "nobile professione" è spettacolo indecoroso e esilarante.
    Come giocando a " per le vie di Roma" c'è chi è stato colto in piena giravolta, chi tenta pietosi io l'avevo sempre detto e i piu' ,con la faccia stagnata,si sono messi al vento come se fosse la cosa piu' naturale del mondo.
    Sia sui grandi temi che nella cronaca nulla sfugge, e allora via le puerpere e gli infanti e avanti spaccini, rissaioli, abusivi e malandrini.
    Il fiscal compact ? Il six pack one du e tri? Art 81 della Cost ? Un appunto su un post it, una prova per vedere come andava e insomma non va tanto bene e va beh buttiamolo mica ci si puo' prendere sempre.
    In prima fila i sacrificabili che,sapendo di esserlo, tentano di salvare almeno il culo.
    Se abitassi su Marte sarebbe divertente. Purtoppo abito qui e i miei figli pure.

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  51. La deregolamentazione ha fatto male a tutti.
    Questa è la prospettiva di un professionista maturo che le ha viste tutte, ma pensiamo a uno più giovane che si affaccia sul mercato:
    è irrimediabilmente condizionato dalla situazione dello stesso, in cui la competizione è sul prezzo e le garanzie sono zero e per sopravvivere dovrà nei fatti nuocere al professionista anziano.
    Mi chiedo quale follia abbia convinto la gente ad accettare questa cosa, perché apparentemente ci perdono tutti (ma deve esserci qualcuno che ci guadagna, senno' che senso ha??) ma proprio tutti: professionisti anziani e giovani, clienti, appaltatori, erario...

    E comunque in Italia è vero che le cose si fanno coi piedi: in certi paesi dell'Unione (spezziamo una lancia ogni tanto, per pietà) almeno i tirocini formativi vengono inquadrati nel praticantato, per cui se ti sfruttano a salario minimo quel tempo è comunque conteggiato, e un giorno tu uscirai dal salario minimo perché avrai terminato il praticantato.
    A quel punto potrai pretendere di diritto un salario orario che sarà già di 1/3 superiore a quello del collega architetto italiano registrato all'ordine, come un ufficiale appena promosso dalla truppa.

    A proposito di Ordine, la situazione si fa complessa:
    In linea di principio sono d'accordo col fatto di preservare gli ordini professionali quale argine di tutela contro la deregolamentazione assoluta di cui il nostro amico Charlie Brown parla (ma forse forse lo so chi è, se riconosco lo stile...) ma alcune cose non sono accettabili.
    Prima di fuggire dall'Italia per la troppa durezza del vivere (cit.) mi sono trovato un Ordine omertoso e silente verso una famosa (FAMOSA!) architetta italiana che non mi pagava per un intero anno.
    Ella tesseva fitti rapporti con Inarcassa (fondo pensionistico per architetti) e io CONOSCO le cifre di cui parlava.
    Ora, per farla breve gli architetti più giovani pagano la pensione a quelli più anziani via finte partite iva, voucher e pagamenti in frutta e verdura...
    (e molti vivono dei progetti che rubacchiano ai portfolio degli studenti che ricevono)

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  52. Non tutti i giornalisti sono kapò?

    Di certo solo che non tutti i kapò sono giornalisti: il CETA e l'orribile propaganda della lobby di ... Coldiretti, secondo
    kapò 1 e kapò 2.
    (e vai con un'altra macchia sulla [PRESTIGIOSA ISTITUZIONE MENEGHINA]!)

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    1. Grazie porter. Grazie Prof.
      L' idealtipo weberiano "kapò" (direi che Colui che lo pronunciò la prima volta al Parlamento europeo fece un semplice esercizio di proiezione dei propri limiti) descrive al meglio il fenomeno egoico (sull' argomento il lavoro di ricerca e di sintesi di Mauro Scardovelli rappresenta una tappa fondamentale) che ammorba la libera convivenza tra gli esseri umani (da sempre).

      Il più grande contributo del "miglior blog d' economia di sempre" è stato quello di aver penetrato ed ispezionato ogni millimetro di questo Male: la paura, dalla quale si cerca rifugio corazzandosi nel "sapere di sapere": la Piddinitas (Il Pedante nel Suo Paura della paura ha fornito preziose chiavi di letture).

      Parlavamo di Stefano Feltri e Marco Ponti de Il Fatto Quotidiano: arrampicatori di specchi osannanti la religione del liberoscambismo a prescindere.
      Risultati storicamente e scientificamente provati (caro Stefano): importiamo questo modello di efficienza. Nonostante le proroghe delle sospensioni all' uso di questi pesticidi, in alcune zone cerealicole del nord italia se ne fa un uso illegale , mettendo in ginocchio l' apicoltura degli areali interessati. Basta googlare "neonicotinoidi mais strage api" per farsi un' idea.
      Non è tutto. Il pesticida, già presente nel seme ogm, che in fase di semina si sbriciola facendo strage di pronubi è un enorme problema al quale si aggiungono, in VIRTU' del libero scambio che fa tanto benessere e progresso, parassiti importati tramite container (in questo caso dall' oriente e dal mediterraneo), che se convivono da secoli con le specie autoctone, uccidono, senza intervento dell' uomo, la nostra ape, la ligustica(preciso che l' intervento umano, anche trattando biologicamente, favorisce la selezione degli esemplari parassitari più forti e virulenti): parliamo di varroa (importata a metà anni '70), parliamo di Aethina Tumida (presente in Calabria da qualche anno), ma invaderà tutto il Paese a breve.

      Parliamo di predatori come la vespa cinese. Un Terminator magnifico: un intero alveare di decine di migliaia di api si fa morire di fame per paura di uscire a bottinare.
      Ma vogliamo anche parlare del cinipide d' importazione che ha distrutto la fioritura dei nostri castagni? Del parassita (d' importazione) dell' eucalipto Thaumastocoris Peregrinus? Della Xylella (d' importazione) che colpisce gli ulivi?

      Potremmo anche dilungarci sulle demenziali risposte che l' UE, tramite le sue direttive, impone alle nostre autorità asservite e superficiali. Tra di voi vi trovate diciamo. A chi volesse approfondire consiglio di googlare Francesco Panella, guru dell' UNAAPI. (segue)

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    2. Ah già, la soluzione sarà ogm e pesticidi integrati direttamente nei semi brevettati dai colossi che influenzano i poteri esecutivi di grandi imperi federati che, al riparo dal processo elettorale, o comunque protetti dal vostro lavoro, agevoleranno il proficuo scambio tra continenti, di prodotti agroalimentari e non. (Una precisazione: "l' economia esiste perchè esiste lo scambio", noi partiamo da qui cari.)

      Non mi pronuncio sulla cattiva fede, sul conformismo, sulla paura, sulle frustrazioni infantili ecc., a una certa età però la superficialità non è ammessa e Voi fate i giornalisti Cristo Santo. Siete responsabili nel formare l' opinione nel dibattito democratico: dietro ogni vostra frase sono appese delle vite (ma evidentemente la vostra percezione della realtà è antitetica alla mia: mi chiedo se il folle sono io o voi, presupponendo che la realtà sia una-il tema è il commercio e non le stringhe).
      Quando parliamo di agroalimentare, colture e commercio sappiate che il traghettamento accidentale da una sponda all' altra dell' oceano di un insetto pressoché invisibile causa danni IRREVERSIBILI.
      Ma voi che ne sapete.
      Una domanda: che lavoro fate precisamente?

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  53. Pur restando d'accordo con voi nel contrastare la propaganda anti-italiana in atto, un argomento che meriterebbe maggiore oggettività da parte vostra, parlo ai seguaci che vedono troll ovunque, è sicuramente quello che viene identificato come autorazzismo. Quella di John Smith non è altro che una critica al sistema Italia. Ma purtroppo fa parte di quel terreno di scontro nel quale avete deciso vadano bene le forzature. Io voglio poter criticare l'Italia senza dover essere giudicato autorazzista. Spagna, Francia e Austria ci chiudono i porti in faccia, ritengo sia più che giustificata una più ampia critica al sistema Italia.

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    1. che il sistema italia abbia molto di criticabile è indubitabile, però non riesco proprio a vedere il nesso con la chiusura delle frontiere, fatto che dipende da questioni eterogenee come consenso elettorale e tutela del mercato del lavoro, l'immigrazione è un'arma che oggi viene scientemente adoperata per forzare il sistema italia.
      se mai c'è uno spazio per la critica su questo argomento è per il pude e per l'europa stessa.

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    2. Stai interloquendo con uno che non sa che l'Austria ha porti solo sui laghi (e sul Danubio). Divertiti!

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  54. Ho da poco iniziato a lavorare in una società che si occupa di consulenza.

    Nonostante l'esperienza sia ancora relativamente poca, il quadro che viene delineato si adatta perfettamente alle situazioni che vivo quotidianamente. In particolare i requisiti di capacità professionale ed economica sono veramente stringenti al mero ambito dell'appalto favorendo inevitabilmente le aziende maggiori. Come scrive l'autore molto spesso inoltre vengono richiesti non solo dei minimi di fatturato globale o specifico ma pure un team di lavoro con profonde esperienze circostanziate.

    Ovviamente i bandi con i requisiti più stretti sono quelli che derivano da programmi europei o attingono a risorse dei fondi strutturali. In questi casi le stazioni appaltanti - con il terrore della mannaia della 'rendicontazione' che assegna gran parte delle risorse a conclusione di un progetto - sono pure più accorte a far rispettare e a verificare nel dettaglio la corrispondenza tra quanto richiesto e ad esempio, i curricula del gruppo di lavoro. Il che ha il suo senso nel mondo eurista, non fosse che spesso questo grado di complicazione porta con sé altra complicazione. Ad esempio: richiedere in un bando un professionista con almeno X anni di esperienza in valutazione delle politiche pubbliche senza specificare quali attività ricadono nel concetto di 'valutazione delle politiche pubbliche' porta a lungaggini e contenziosi tra la stazione appaltante e le aziende.

    Nella sostanza oltre ai paletti iniziali, la selezione e scrematura a favore dei grandi colossi avviene anche ex-post la fase di gara vera e propria a causa di una burocrazia volutamente opprimente.

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  55. Segnalo una splendida intervista a Wolfgang Streeck su l'Espresso di questa settimana. Lui lo conosciamo già grazie al Prof., non dice nulla di nuovo per noi, ma lo dice con un nitore meritevole di attenzione. Poi c'è la soddisfazione di trovare sempre conferma sul livello delle riflessioni che si fanno su queste pagine da anni...sosteniamo asimmetrie

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    1. Anche prima se per questo, ho infatti premesso "non dice nulla di nuovo per noi"...

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    2. Caro osvaldo,
      ovviamente era per quelli di passaggio ed era rafforzativo non critico. Ho sbagliato a citare IPF?

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  56. Sono... ero un professionista, geometra. Esercito dal precedente secolo (AD 1982) ho vissuto sulla mia pelle tutto quanto riportato in questo encomiabile articolo. Ora vivo in Lettonia e faccio il "commerciante" di case in legno... memento mori.

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  57. Molto interessante questa lettera. Mi ha fatto pensare, in un'ottica di lungo periodo, a un'epoca di declino in cui facciamo e faremo le cose sempre peggio, di una qualità sempre più scadente, portando questa civiltà a un cambio radicale di cui adesso è difficile immaginare la portata. Anche se così tanto evidente in Italia, non credo sia un fenomeno isolato nel cosiddetto mondo occidentale!

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    1. No, appartiene al progetto di assimilare l'Europa al mondo globale. Un mondo di schiavi proletarizzati e ignoranti, dove per avere qualcosa di buono si dovra' pagare molto. La UE sta portanto a compimento il progetto su ordine dei mandanti.

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  58. Non vorrei commettere un errore di valutazione spostando "la vittima", ma parlo pure sempre di piccolo che scompare. Parlo della mia Regione, il Veneto, dove prima si era deciso di salvare le 2 piccole Popolare Vicenza e Veneto Banca, per creare una realtà più grande per tutto il Triveneto, salvo poi cambiare idea e svenderle entrambe ad Intesa. Grazie PD.

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  59. ... e kapò 3: ecco a voi il "populismo agricolo"!

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  60. Ennesimo esempio di pessimo giornalismo sul Sole24ore. L'articolo "Italia, in un unico grafico tutto il malessere dell’economia"...

    http://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2017/02/21/italia-in-un-unico-grafico-tutto-il-malessere-delleconomia/

    ... si propone di illustrare come non sia stato l'euro a provocare l'arresto della produttività in Italia. A testimonianza di ciò un grafico della "bilancia commerciale reale" che cresce durante gli anni dell'adesione a eurolandia. Guardate bene il grafico. Più che la bilancia commerciale direi che sono i valori delle sole esportazioni. Del resto, se guardate i dati OCSE relativi al "net trade in good and services" l'andamento è molto diverso.

    https://data.oecd.org/trade/trade-in-goods-and-services.htm

    Ho controllato i dati con un nostro/vostro amico e me lo ha confermato anche lui. Ho scritto al Sole24Ore e attendo risposta.

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  61. Mettetevi le mani in tasca e Finanziate A/Simmetrie .
    Non Basta il 5/1000 , i soldi arrivano con grave ritardo .

    Mi permetto di dirlo/ribadirlo in coda a questo Post perche' mi sembra di capire che tanti Professionisti lo stiano leggendo .
    Crisi , "Isteresi del tessuto economico " , cioe' i danni dal 2007 e forse anche prima sono tali e tanti che NON ritorneremo piu' come prima ( perdite di capacita' produttiva e competenze) .
    Se potete tassatevi ( Io tra mille problemi lo faccio ) e aiutate questo ThinkTank che ci da speranza .

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  62. Se Atene piange, Sparta non ride.
    Ero un professionista senza albo, ora sono un impiegato senza certezze.
    Prossimamente emigrante senza passato. Economico, ma anche no, in ogni caso non sgradito.
    Sono già delocalizzato, ma ancora non sufficientemente, e sto seriamente valutando allettanti proposte di aziende straniere concorrenti. E m'han cercato loro: evidentemente il mercato m'apprezza.
    Che brava mamma l'Italia: ti educa, cresce e forma con cura e poi lascia cogliere i frutti agli altri. Meno male che ora avrà la possibilità di rimpiazzare i miei figli con altrettanti iussolati. Un peso in meno sulla coscienza.
    Scherzi a parte. Mi dispiace, sinceramente. La sto vivendo come una sconfitta, una vigliaccata.
    P.S. Siccome sono abituato a pagare sempre il conto: sapete mica come posso rifondere la mia parte di debito pubblico? #DAR

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  63. ke dire , io vorrei ridere sempre, vorrei rotolarmi a terra ubriaco di riso , come voi credo, e allora eccovi un aaltro fummettoooo in tivuuu : il ministro orlando partorisce l'ennesima riforma del sistema giustizia , cambieranno i nomi le competenze etc insomma una cagata pazzesca...ma i giudici di pace i goa e i got subiranno indovinate cosa ? un bel taglietto della paga ; già , prima essi potevano, lavorando sodo, guadagnare anche qualcosina all'anno , tant'è che s'era messo un tettuccio massimo di 72.000 euri ; ma ora indovinate quanto prenderanno al max lordo annuo : ben quattordicimilaaaa euri diconsi 14000 lordiiiiiii...essie perchè ora sarà tutto part taim aò...ma leggete che dice rossi Alberto Rossi, segretario generale dell’Unione nazionale dei giudici di pace, in questo articolino ( ehi non che l'amico fritz Rossi abbia in generale molta considerazione dei lavoratori autonomi intellettuali giacchè trova "risibile l'assimilazione delle retribuzioni dei magistrati (onorari ndr) ai redditi da lavoro autonomo, apertamente in contrasto con la decisione già assunta dalla Ce in sede di Eu Pilot, che ha riconosciuto la natura univocamente subordinata del rapporto di lavoro dei magistrati onorari".
    in ogni caso grandi risate ragazzi , da rotarsi le budelle dalle risa
    http://www.secoloditalia.it/2017/07/giustizia-nel-caos-anche-i-giudici-di-pace-dichiarano-guerra-a-orlando/

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  64. Stavamo ridendo come pazzi io e una collega cui avevano notificato , come a un suo cliente novantenne , otto raccomandate di avvisi di accertamento in rettifica del tributo comunale sui rifiuti e servizi tares per le annate 2013 2014 2015 2016 ( 125 mq accertati contro 95 dichiarati; allora vai da un geometra fai ricerca catastale fai perizia giurata porta tutto al comune per tentativo bonario etc… morale paga e vaffanculo e giù risate ) , quando passa altro collega che scompisciandosi anch’egli dalle risa si appoggia al muro lì vicino …mi avvicino a lui , barcollando dal gran ridere, e riesco a chiedergli come mai ridi tanto e con sì agri lazzi ? chessei proselito dello yoga della risata ? lui scuote il capo ma manca l’appoggio e cade e sempre ridendo a crepapelle mi dice rotolandosi sul pavimento con voce strozzata dal riso no non è lo yoga ma ridevo perché sono un legaleeeee del Banco Popolareeeeee che s’è fuso con la Popolare di Milano e ora son il Banco BPM e allora ci han ridottooooo di due terziiiiiiii le parcelle delle praticheeeeeeee … gli dico ma come farai e lui vado su internette smetto la professione e imparo a fare i fiuciers …e giù risate ragà da ammollarsi gli sfinteri

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  65. Dice che l'hanno prossimo l'Anonima Trappoloni e Complottoni (AT&C) mette Cochrane come giudice unico dei MIA per impedire la conoscenza della vera verità vera sulle questioni economiche :(

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  66. ... alcune considerazioni sono condivisibili in linea generale ma, purtroppo, le basi su cui è costruita l'analisi mi pare completamente errata.
    Infatti molta responsabilità della situazione delle libere professioni, viene attribuita alle scelte legislative dopo i primi anni '90 con la questione “Mani pulite”, considerate nella lettera“....pulsioni moralistiche, del tutto avventate....” inoltre dopo una disamina di come erano belli e pieni di conoscenza gli studi professionali sino ai primi anni'70, arriva la considerazione che rinforza la prima, ”......A quel tempo gli incarichi pubblici venivano assegnati per affidamento diretto dagli amministratori degli enti locali e questo seguiva, in molti casi, l'appartenenza politica. Questo sistema è stato poi considerato immorale, contrario alle norme europeee e strumento della partitocrazia, ma in realtà era molto più equilibrato di quanto non sembri.”
    Stampata in A4 con margini di due cm. la lettera occupa sei facciate e un terzo ma, già a questo punto, una facciata e poche righe della seconda, appare chiaro che al Sig. Smith il sistema piaceva e parecchio, secondo lui infatti questi incarichi fiduciari andavano alle persone più qualificate ( perché gli amministratori nell'assegnarli ci “mettevano la faccia” e quindi si preoccupavano della qualifica delle persone a cui venivano affidati) e quindi il sistema era comunque ottimale per eseguire tutti i lavori pubblici.
    Dunque, se capisco bene, e tenendo conto delle mie limitate facoltà intellettive, quelli che lavoravano negli anni dal dopoguerra sino ai primi anni '90 erano tutti professionisti di alto profilo con grandi capacità professionali ed era perfettamente logico che ad essi toccassero tutti gli incarichi della mano pubblica, ammesso che fossero iscritti nel partito giusto però!
    Ecco, questa tesi mi pare alquanto singolare perché l'appartenenza politica esige sempre un atto di “fede”e quindi “il fedele” doveva per forza schierarsi a sostenere una confessione, magari senza crederci troppo ma comunque doveva avere la tessera del partito giusto in quel momento. La storia e l'esperienza però, ci hanno dimostrato che, se invece non fosse stato tanto bravo, con la stessa tessera di partito di cui sopra, sarebbe stato comunque alla pari con il collega più competente per l'assegnazione di incarichi. Allora la scelta come avveniva? Lo sappiamo: amicizie più influenti e potenti, maggior partecipazione e peso nel partito, e voilà: ecco che il merito si andava a far benedire e contava altro, probabilmente la stessa cosa che conta ora, l'intrallazzo e un gran “pelo” sullo stomaco.

    GPP - Un architetto italiano.

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