giovedì 8 giugno 2017

Bordeaux n'est pas au bord de l'eau...


Nonostante le apparenze:


Bordeaux non si chiama così per il fatto di essere au bord de l'eau (come nella chanson per diversamente europeisti che apre il post), ma per il fatto di essere al confine (bordo) della Gallia: Burdigala.

Ecco, ho rovinato la serata a Norma Rangeri, nominando il confine, padre della nazione, madre di tutte le guerre. C'è un'altra madre che è sempre incinta, e chissà perché mi viene in mente proprio ora. Comunque, la povera Norma non sarà la sola a passare una notte insonne. Ho una revision piuttosto urgente, e così passerò la notte mettendo in fila numeri, sotto al clair de la lune triste et beau:


Ecco: questa per me è la vetta (o quasi). Non credo che nella storia della musica si sia mai avuto un poeta così grande musicato da un musicista tanto grande. Conosco invece diversi grandi musicisti che hanno musicato testi... come dire... "europeisti" (per usare un sinonimo)... e tanti poeti finiti in pessime mani...

Comunque, non sono solo a travagliarmi. Come spesso mi capita, in Francia, il mio dirimpettaio è una persona illustre. A Rouen Flaubert, a Parigi Baudelaire, e a Bordeaux:


Anche lui non dorme. Proprio non ci dorme la notte, con questa storia della separatezza fra i poteri esecutivo, legislativo e monetario. Lui l'aveva pensata in un modo diverso, e di essere travisato così, da un roturier, nel silenzio totale di quei simpatici babbalei dei costituzionalisti, proprio non gli è andata giù, ma veramente per niente.





(...uscendo dall'aereo non ho trovato la valigia - prima o poi doveva capitare - ma ho trovato quello che trovo qui e a Lisbona - e magari sarà anche da altre parti: il respiro dell'oceano. Quella luce, quella profondità, quell'energia... e ora: tabelle!...)

25 commenti:

  1. Se la può consolare siamo in due a lavorare, se invece sta già dormendo sono solo.
    Stanotte Morfeo deve attendere.

    RispondiElimina
  2. A Bordeaux c'è anche questo , giusto per ricordare come andò a finire l'ultima volta che applicammo la proprietà transitiva dell'amicizia con la Germagna ...

    RispondiElimina
  3. Bastoni!

    https://www.youtube.com/watch?v=pfzAS871OLw

    RispondiElimina
  4. Segnalo lo scambio di lettere tra Andreatta e Ciampi dell'81, commentato dall'avvocato Mori che conclude con "Il costo del divorzio fu enorme con un debito che passò dal 58% del PIL al 120% e ciò in soli dieci anni."

    Di solito il costo di qualcuno è il guadagno di un altro.

    La situazione assurda in cui ci siamo cacciati senza protestare deriva anche da un retaggio culturale, probabilmente legato ad un tempo in cui la moneta era merce o vincolata ad equivalente. In questo caso lo stato, per poter spendere quello che non ha, deve per forza chiedere in prestito le risorse.

    Ci sembra quindi normale che lo stato debba indebitarsi (sono due parole uguali) per far fronte alla spesa in mancanza di 'cash'. E se lo stato non ha liquidità, vuol dire che è cattivo. Da questo punto di vista, non trovo del tutto preciso il tentativo, che va abbastanza di moda ultimamente, di ribaltare la categoria morale sottolineando che è un bene che lo stato sia cattivo, perchè così il cittadino creditore può essere bravo e parsimonioso.

    In un contesto di moneta fiat e sovrana (quindi non nel nostro) il 'debito' pubblico altro non è che un deposito vincolato (con scadenza) presso lo stato. Con questa interpretazione spariscono immediatamente sia la categoria morale, sia gli eventuali farfugliamenti sulla sua insostenibilità. In cambio del disturbo del vincolo, percepisco un interesse. Inoltre, se per un emergenza ho bisogno di liquidi, posso comunque vendere il deposito ,insieme al vincolo, sul mercato e, se il debito è sostenibile, il mio risparmio è tutelato.

    In quest'ottica bisognerebbe forse anche ridiscutere il primo comma dell'art.53 della costituzione. Le imposte non servono per finanziare la spesa pubblica, ma per mantenere (più o meno) costante la quantità di moneta in circolazione e per contribuire a dargli un valore concreto*, in funzione delle politiche decise dalle istituzioni democratiche.

    *Altra cosa che dà valore alla moneta è il monopolio statale, non bisogna privatizzare i servizi pubblici!

    RispondiElimina
  5. E grazie! ti sei scelto il meglio '48 a Bordeaux, non vale!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Commento sibillino, cioè irrilevante.

      Elimina
    2. Guarda che lo hai tirato in ballo tu nell'ultima foto.
      Comunque si tratta del 1748.
      La data non appare ma è quella.

      Elimina
  6. Non si apre il link, succede anche a altri?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ora si apre, quanto si legge è repugnante ma esaustivo, anche se alcune espressioni restano sibilline, tipo "riuscii ad azzerare i fondi globali" i "volumi".
      Rimane la curiosità: secondo Keynes una situazione come lo choc petrolifero come andrebbe affrontata? semplicemente facendola evolvere da sé? alzando i tassi di interesse?
      trovando altre fonti energetiche meno costose? o non eravamo all'epoca (del tutto diversa da oggi) in situazione realmente preoccupante?

      Elimina
  7. Ciao Prof. versato obolo per il terzo anno consecutivo...avanzo mangiata di pesce! Ciaone!!!

    RispondiElimina
  8. Montesquieu se la ride. Comunque la si pensi riguardo al divorzio tra Tesoro e Bankitalia, il barone de La Brède sarebbe stato d’accordo.

    Ne “Lo spirito delle leggi” scriveva:

    « Porle (le ricchezze) nei paesi governati da uno solo è presupporre da un lato tutto il denaro, e dall'altro la potenza; vale a dire da una parte la facoltà di avere tutto senza alcun potere e dall'altra il potere senza alcuna facoltà d'acquisto. In un governo simile soltanto il principe ha avuto o potuto avere un tesoro, e, ovunque ne esiste uno, non appena è eccessivo, diviene subito il tesoro del princi-pe. Per la medesima ragione le compagnie di commercianti che si associano per un certo commercio, convengono raramente al governo di un solo. La natura di queste compagnie è di dare alle ricchezze private la forza delle ricchezze pubbliche. Ma in questi Stati, simile forza non può trovarsi che nelle mani del principe. »

    Montesquieu si ispirava alla monarchia parlamentare inglese e aveva teorizzato la separazione dei poteri in un epoca in cui l’Europa – e la Francia prerivoluzionaria - erano dominate da monarchie assolute.

    E a proposito degli inglesi scriveva: « Altre nazioni hanno sottomesso gli interessi commerciali a quelli politici; questa ha sempre sottomesso gli interessi politici a quelli commerciali. È il popolo che meglio al mondo ha saputo valersi di queste tre grandi cose: la religione, il commercio e la libertà»

    P.S.
    Questo è ciò che pensava Montesquieu che non sono io, perché io non sono Montesquieu ma solo colui che riporta fedelmente il pensiero di Montesquieu e quindi non posso essere lui, laonde per cui non mi può in alcun modo attribuire automaticamente il pensiero di chi non sono.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Scusa, Serendippo, a parte l'ovvio commento sull'invidia che trasudi da ogni virgola (mi dispiace per te che tu non sia me, ma mi piace per me, e quindi il saldo per me è positivo, perché per me io conto più di te): in che modo esattamente Montesquieu starebbe sostenendo la necessità dell'indipendenza del potere sovrano di battere moneta dall'ente investito della sovranità politica (sia esso il re o il popolo=? Non è molto chiaro. Ti ringrazio invece per aver condiviso con noi le folgoranti intuizioni di Montesquieu sul ruolo delle multinazionali (che, stranamente, esistevano anche nel '700, pensa un po', anche se per quelli come te nel '700 non c'era la Cina...). Attendo fiducioso che tu elabori, e so che non vedi l'ora...

      Elimina
    2. (P.s.: non solo per me: secondo me anche per chi ti sta intorno, e lo sai...)

      Elimina
    3. Non elaboro proprio nulla perché non so se quello che potrei scrivere sarà pubblicato. Se scrivessi cose che non sono funzionali al ruolo di bieco antagonista che mi ha assegnato potrei subire la solita censura. E non scrivo a comando ma solo per piacere intellettuale, quando qualcosa mi passa per la testa, e la ringrazio per gli stimoli. Tantomeno scrivo quando mi si insulta.
      L’invidia non c’entra proprio nulla, la sua leggera paranoia, forse giustificata, le fa prendere delle cantonate. Non faccio l’economista, non faccio il musicista, non ho un blog, non ci sono campi in cui potremmo invidiarci l’un l’altro. E “intorno” a me non c’è proprio nessuno.
      La mia mancata risposta inoltre rafforza la tesi che quello che ho scritto su Montesquieu non ha nessun fondamento così lei potrà esibire con poco sforzo un’altra sconfitta di Serendippo.

      P.S.
      L’invidia che evoca sempre verso di sé non sarà in realtà una sua proiezione per qualche insoddisfazione personale? Ci pensi.

      P.PS.
      E non tiri Montesquieu per la giacchetta, o la palandrana

      Elimina
    4. Povero Serendippo... nessuno ti capisce!

      Elimina
    5. Ho letto le cose più astruse e le bugie più grossolane sul divorzio, ma questo sconclusionato parallelo tra le parole di Montesquieu sulle differenze tra il sistema inglese dell'epoca e gli altri sistemi, nel bilancio tra interessi apparentemente contrapposti, e che non c'entra una beneamata fava con ciò che accadde nel 1981, dimostra solo che il nostro serendippo non ama studiare almeno ciò che è scritto su questo blog. Una lettura di IPF gli farebbe bene, sul tema del contrasto di quegli interessi, ma probabilmente lui già conosce tutto.

      Elimina
    6. E già elaborare da wikipedia richiede un po', soprattutto se a un testo vi si vuole imporre una tesi precostituita. Se poi andiamo a leggere la bibliografia di wiki...e prendendo in mano un libro, apprezzeremo se anche gli storici, oltre ai costituzionalisti, si siano distratti.

      Elimina
    7. Appunto… Montesquieu non c’entra “una beneamata fava” con le vicende del 1981. Dovrebbe essere AB a spiegare con chiarezza perché l’ha tirato in ballo.
      M era per la separazione e il bilanciamento dei poteri perché il potere corrompe, sempre. Era un ammiratore del capitalismo che nel suo divenire aveva progressivamente indebolito i dispotismi politici degli Stati dell’epoca, potendo rivaleggiare con loro in termini di potenza economica.
      Quindi si può anche lecitamente supporre che potesse essere filosoficamente favorevole alla mitigazione del potere del Principe (governo) di indebitarsi per mantenere la sua corte di fannulloni (clientele improduttive): « …soltanto il principe ha avuto o potuto avere un tesoro, e, ovunque ne esiste uno, non appena è eccessivo, diviene subito il tesoro del principe»

      Però se sbaglio mi coriggerete.

      Tutto questo detto tra me e me.

      Elimina
    8. I danni dei costituzionalisti distratti sono immediati, poichè si riflettono in modifiche istituzionali. Le distorsioni degli storici di lungo periodo si ripercuotono sull' ideologia propugnata da poteri che aspirano a non essere bilanciati da altri poteri. Serendi', prendiamo un libro in mano e facciamo uno sforzo? Bravo comunque. Passa la serata a rileggere il breve passo (integralmente, senza pre-giudizio, e dando un' occhiata ad un dizionario italiano alla voce "eccessivo") che ci hai agevolato da wikipedia. Io chiudo qui. Per te è già un grosso lavoro. Ti capisco e ti sono vicino.

      Elimina
    9. Caro serendippo,
      tu hai citato alcuni pensieri di Montesquieu che ripeto non c' entrano nulla con quella faccenda del divorzio.
      Ciò premesso tu qui, nei tuoi interventi, ti poni sempre in modo livoroso e sempre errato e soprattutto superficiale, almeno sulle questioni che ho visualizzato, irritando Alberto. Perchè lui dovrebbe risponderti, visto che tu dai per scontato il fatto che parli a vanvera?
      Allora visto che sei così bravo e conosci profondamente Montesquieu ed hai perfettamente capito il contenuto dell' articolo sulla "Lite delle comari" di Beniamino A. datti da fare e cerca, cerca di trovare la risposta da solo.

      Elimina
  9. Meraviglioso meraviglioso Fauré, e Souzay perfetto, elegante e sensibile; insuperabile.
    Ma la vetta, la vetta... Qual'è, la vetta così personale dal rimanere tale anche avendone conosciute tante e tante altre?
    La mia, il Grand Choral della Histoire du soldat.

    RispondiElimina
  10. Povero Andreatta! costretto a fare le sue porcate contro politici che volevano solo la crescita con tassi bassi. Nazionalisti guerrafondai forse sembravano ai suoi occhi!

    RispondiElimina
  11. Altro che povero Andreatta!E'stato uno de massimi protagonisti della nostra attuale rovina.Il suo scritto del 1991 sul"Sole24ore" l'ho trovato oltremodo disgustoso e non ho voluto neanche rileggerlo una seconda volta per pietà verso me stesso.Quanto a Serendippo,sono pienamente d'accordo con Bagnai:anch'io trovo molto difficile capire cosa voglia veramente dire, mentre trovo chiarissime,deliziose e pregevoli"le cantonate" del professore!Concludo scusandomi per il ritardo,ma sto provvedendo,al mio doveroso versamento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Guarda che il 'povero Andreatta' era del tutto ironico.

      Elimina
    2. Conoscendone le malefatte,avevo perfettamente inteso il tono ironico della frase,così come il contenuto complessivo del tuo commento,che condivido ed apprezzo pienamente.Ti ringrazio,comunque,per la tua cortese precisazione.

      Elimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.