giovedì 15 settembre 2016

Calais - Francia



Mi presento.

Mi chiamo Samuele Tofano, sono nato in un paesino toscano non lontano da Firenze, da padre romano e madre israeliana. Sono laureato in Informatica (non Ingegneria Informatica, sia ben chiaro), che è anche il mio mestiere da ormai parecchi anni e che mi ha portato da qualche anno a lavorare nel Regno Unito, a Cambridge. Ho una figlia di 6 anni, che meriterebbe di crescere in un mondo migliore. L’anno scorso ho anche conseguito una laurea in Relazioni Internazionali all’università di Bologna. Proprio a seguito del corso di Economia Internazionale che ho avuto modo di frequentare nei miei recenti studi, ho scoperto il blog Goofynomics e la divulgazione del Prof. Bagnai.

Mi definisco una persona di sinistra e nella mia vita elettorale ho votato varie incarnazioni, schegge impazzite, frammenti, della cosiddetta sinistra, ma da quando è nato il PD non sono più riuscito a farlo. Allo stesso tempo confesso che la lettura di goofynomics ha cambiato molti dei miei pregiudizi e opinioni di chi sa di sapere, alcuni dei quali oggi caratterizzerebbero un buon “piddino”.

Uno dei temi che di recente, per forza di cose, ha attirato maggiormente le mie riflessioni è quello dell’immigrazione, della quale è molto difficile, anche personalmente, spezzare la rappresentazione oleografica che ne viene fatta da varie anime di sinistra, più o meno credibili. Siccome la pietà umana non ha dal mio punto di vista limiti che si possano imporre - non rinuncio alla compassione a comando - non resto insensibile alle tragedie che avvengono nei mari attorno a noi e poi nei centri di accoglienza, nelle città, nei campi. Soprattutto credo che ogni occasione di incontro con le singole persone permette di esercitare la propria empatia e deve essere fatto senza sentirsi in colpa per quelli che si stanno in quel momento trascurando, se se ne ha almeno la consapevolezza.

Vivendo da qualche anno nel Regno Unito ho avuto modo di entrare in contatto con il mondo delle charity, molto articolato e diffuso. D’altronde un paese che ha avuto la Thatcher (di certo anche altri motivi culturali e storici) ha stimolato molti cittadini a organizzarsi autonomamente per fare ciò che lo Stato ha smesso di fare - molto lodevole e allo stesso tempo indice di società costruite su altre basi, sulle quali potremmo aprire lunghe parentesi, cosa che non faccio ora.

Tramite alcuni amici ho conosciuto un’associazione chiamata CamCRAG, nata proprio per occuparsi dell’emergenza profughi a Calais. Ad un certo punto ho deciso di unirmi ad uno dei loro convogli e mi sono ritrovato a fare un viaggio in macchina verso Dover, per poi prendere un traghetto per Calais. Ho poi ripetuto questa esperienza più volte, quasi mensilmente, perché ad ogni partenza sentivo di non aver fatto abbastanza, sarei rimasto di più. Invece il weekend si concludeva e io tornavo al mio day job da informatico, ogni volta con la sensazione di dover ritrovare un senso, una motivazione, una risposta al perché esistessero realtà come quella che avevo appena visto.

Il campo di Calais, la Jungle, ti dà il benvenuto senza complimenti, appena sbarcati, ancora prima di manifestare l’intenzione di visitarlo. Superati i controlli doganali ci si ritrova in viaggio su una strada veloce, affiancando lunghe reti di filo spinato (che ho anche filmato e montato in questo breve clip).

Qui vorrei fare una annotazione sul tema dei confini, che questo blog ha trattato più volte, perché queste reti non corrispondono affatto alla legittima necessità di una nazione ad avere dei confini, Schengen o non Schengen. Sono invece una stortura, sono reti di isolamento e protezione nei confronti di una massa di persone che non sarebbe lì se gli stessi paesi, che hanno eretto quelle barriere, non avessero indirettamente (quando non direttamente) contribuito a crearla. Sono un rimedio scarso, un palliativo, che alla fine offende la dignità umana di individui che, incredibile a dirsi, presi uno per uno sono esseri umani, in buona parte privi di tutto. E la notizia del giorno ora è la costruzione di un muro, francamente un altro modo per chiudere gli occhi e non voler risolvere i problemi.

E che devo fare tutto io? No, certamente, le vere soluzioni sono quelle che non i governi non vogliono adottare. Quindi l’opera di volontariato diventa un altro palliativo purtroppo, ma almeno è una manifestazione di umanità che comunque porta del bene, ne sono convinto.

La Jungle quindi si mostra dietro ai fili spinati e poco più in là, nella non ridente periferia di Calais, si trova il grande capannone dove opera la principale organizzazione che gestisce gli aiuti ai migranti- l’Auberge Des Migrants.

Sorprende vedere come sia tutto ben organizzato, un tabellone con i vari compiti, alcuni “capi” in giubbetto arancione, una tostissima leader che smista i nuovi arrivati.

Il primo giorno di lavoro ho aiutato nella selezione dei capi di abbigliamento arrivati in centinaia di sacchi, in buona parte dal Regno Unito, ma anche da altri paesi europei. Una catena di montaggio che ben presto si fa affiatata e il nuovo arrivato diventa già l’esperto pronto a spiegare tutto a i prossimi. Ho poi ripetuto molte volte questa attività nelle visite successive, con piccole varianti, la creazione di kit base per dimensione, la preselezione tra cose indossabili e altre invece da mettere in vendita, l’inscatolamento e categorizzazione degli indumenti. Ma quel primo giorno un altro evento ha emozionato i presenti - la visita di Jeremy Corbyn ai campi e al capannone. Da poco eletto segretario dei Labour, si è presentato seguito dalla stampa che lo ha ritratto conversare con noi volontari e con i migranti. Ho avuto modo di stringergli la mano rapidamente, ancora a mesi dal referendum sulla Brexit, ancora illuso che potesse rappresentare un cambiamento reale.

Il giorno seguente ho potuto visitare la Jungle. A quel tempo la abitavano circa in 7000, su dei terreni poco occupabili altrimenti, vista la presenza molto ravvicinata di alcuni impianti, che emanano fumi e odori poco rassicuranti. Da allora si è passati per uno sgombero la scorsa primavera dell’area sud del campo, una zona meno protetta dalle reti, con conseguente allontanamento di un certo numero di migranti, pochissimi verso mete precise, molti semplicemente dispersi o diretti verso l’altro campo, quello di Dunquerque. Dopo un breve periodo di incertezza, la rimanente parte del campo è comunque rimasta abitata e all’iniziale calo di popolazione è seguito un nuovo aumento, fino ai massimi attuali, prossimi a 10000 persone, stipati nella metà dello spazio inizialmente abitato. Sono stati portati dei container per alloggiare famiglie e chi ne facesse richiesta, ma molti hanno voluto evitarlo. Il fatto è che accettare di essere portati via in autobus verso altre zone, oppure l’assegnazione di un container, significa accettare di essere registrati in Francia. Questo preclude in maniera quasi definitiva ogni possibilità di chiedere asilo nel Regno Unito.

Un aneddoto personale riguarda una mattina nella quale, arrivato al campo, un ragazzo afgano ha chiesto di usare il mio cellulare “per chiamare mio fratello a Parigi”. Appena ha iniziato a digitare ho capito che stava chiamando in Afghanistan… Inizialmente mi ha restituito il telefono dicendo che forse quella persona avrebbe richiamato e se potevo cercarlo (cosa complicata visto che mi sarei mosso in giro per il campo), poco dopo ha chiesto di chiamare di nuovo. Dopo due minuti di chiamata mi ha osservato un attimo, ha fatto un gesto e poi ha cominciato a correre. Correva lungo il grande campo che separa l’autostrada con le sue reti e la duna che delimita la Jungle, una fascia di sicurezza sulla quale si posa lo sguardo attento della polizia che presidia notte e giorno il posto. Quel ragazzo correva e io dietro di lui, cercando di ostentare tranquillità e calma, pur se con goffe mosse per via degli stivaloni che indossavo. A un certo punto ha tagliato verso il campo e sapevo che se superava la duna, più alta di un uomo, lo avrei perso definitivamente. Ho tagliato anch’io e ho fatto in tempo a vederlo entrare in un piccolo capanno, appena al confine del campo. Mi sono avvicinato e attraverso la porta socchiusa ho visto che aveva passato il telefono a un’altra persona, svegliandola e insieme hanno iniziato una conversazione in viva voce, tra urla e lacrime, naturalmente non in modo a me comprensibile. Si è aperta una tenda li vicino e un altro ragazzo ha detto “he is crazy! He is calling Afghanistan! It’s too expensive!” - eh già, gli ho fatto alzando le spalle. Poi si è aperta un’altra tenda e un altro giovane è uscito, ha visto la scena ed è andato diretto dal mio amico cominciando a urlargli contro, temevo iniziasse una rissa. Invece gli ha solo detto di ridarmi il telefono, che mi è stato riconsegnato assieme ad un abbraccio e ad un ringraziamento di cuore.

Ne sono uscito senza danni, con un pochino di spavento e con la certezza che quel mio telefono fosse ormai inserito in qualche lista della polizia, avendo fatto due telefonate verso l’Afghanistan dalla Francia...

I migranti hanno tentato di creare un microcosmo di vita quotidiana, per evitare la follia di condizioni di vita così precarie. Per cui nella Jungle si trovano negozi e ristoranti di vario genere (che senza ironia la polizia di recente ha intimato di chiudere per assenza di licenze…), in alcuni dei quali ho anche mangiato con grande gusto, mentre dietro di me qualcuno dormiva godendo del calore di uno dei pochi posti riscaldati. Un’economia nata col contributo di altri migranti arrivati appositamente, alcuni dotati anche di permesso. A girare soprattutto i soldi dei volontari, un po’ gli IDE della Jungle...

Ho incontrato curdi e afgani, sudanesi e siriani, un iracheno che in uno stentatissimo inglese mi raccontava preoccupato che gli avevano preso le impronte digitali ad Amsterdam. Ad alcuni ho chiesto “perché in UK?” e in diversi casi la risposta era “perché l’economia lì è meglio!”. Qualcuno mi diceva “sono stato in Italia, ma le cose vanno male, non lavorano nemmeno gli italiani”, “l’Europa non funziona, solo in UK qualcosa si muove”, insomma, ragionamenti più seri di molte opinioni che ci sorbiamo sui giornali italiani. Poi naturalmente c’erano alcuni che volevano raggiungere parenti, c’è un numero vicino a mille di minori non accompagnati, una tragica situazione. Si oscillava tra una grande dignità e una grande disperazione, persone che notte dopo notte facevano un tentativo di passaggio della manica nascondendosi su un camion, sotto a un camion, sotto ad un camper, o addirittura a nuoto sperando di essere raccolti da qualche imbarcazione. Un giorno parlavamo con alcuni ragazzi e uno di loro ha detto “ma l’Inghilterra fa bene a non farci entrare! Siamo troppi e c’è anche brutta gente!”, surreale la discussione che ne è seguita con uno dei volontari.

A Calais in pratica ho potuto toccare con mano l’elettroencefalogramma piatto dell’economia europea, del quale persino i migranti erano consapevoli. E la loro consapevolezza non si fermava a questo. Pur muovendosi in buona parte per inerzia, in molti avevano la coscienza di essere uno strumento, di non essere lì per caso o “solo” perché nel loro paese l’economia era devastata, quando non lo era anche ogni infrastruttura tra guerre civili e bombardamenti. Certo, queste erano le cause immediate, ma ai migranti non sfuggivano le “cause profonde”, ed i grandi progetti di dislocazione di masse di persone, le più povere e bisognose, anche senza comprendere, come è naturale, i meccanismi capitalistici sottostanti.

Allo stesso tempo però, ciascuno di loro aveva una storia personale, intima, che la rendeva unica e che rendeva il loro percorso fin lì inevitabile e difficilmente ignorabile. L’idea che queste persone non si debbano aiutare perché altrimenti altri li seguirebbero (ma altri li seguono comunque fino a che il grande piano è in azione), o perché ci sono molti poveri da aiutare nei nostri paesi (che naturalmente vanno aiutati e assistiti, non mancano le charity che svolgono queste attività), non è dal mio punto di vista accettabile e non credo di peccare di “buonismo”. 

Il fatto intollerabile è che i governi agiscano in questi modi strumentali, aiutati purtroppo da forze politiche talvolta ignoranti, talvolta ugualmente demagogiche (spesso entrambe le cose), nell’approfittare di messaggi dalla facile presa quando le popolazioni sono state portate allo stremo, come la Storia ci insegna benissimo. Ma sono le due facce di una stessa medaglia: da una parte le forze che proteggono il capitale, dall’altra quelle che non presentano un’alternativa credibile, vuoi perché condite da un razzismo inaccettabile (mi dispiace, ma Salvini non mi convincerà del contrario), vuoi perché individuatrici dei bersagli sbagliati, come lo Stato e la sua corruzione, con richieste di ghigliottine più o meno metaforiche. 

E nel mezzo i poveracci, di tutti i colori e razze, di ogni età, con mille storie, alcune già conclusesi tragicamente. E nel mezzo i migranti, da terre lontane o anche da terre vicine, come le migliaia di italiani che vedo ogni giorno barcamenarsi con i meravigliosi contratti a zero-ore gentilmente offerti da sua maestà, perché come sappiamo no-euro è condizione necessaria, ma non sufficiente...



(...die Welt ist meine Vorstellung. Poi qualcuno spegne la luce...)

88 commenti:

  1. Riporto 2 reportage di Piazza Pulita (la7) su Calais fatti molto bene:

    uno è della fine del 2014 http://www.la7.it/piazzapulita/video/calais-lultima-frontiera-23-12-2014-143956

    uno a inizio 2016 http://www.la7.it/piazzapulita/video/calais-dove-muoiono-schengen-e-leuropa-25-02-2016-175899

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  2. È chiaro che se viene consentito (spero e credo ancora per poco) che un paese di 78 milioni di persone (conniventi o meno e senza aprire il discorso di come poi vengano usati) spolpi il mondo, col trucco dell'euro, da almeno 15 anni, con il 30 % dell'intero surplus mondiale, allora non ci si può sorprendere di nulla. Tutto può accadere e infatti accade; gli squilibri ecobomici e politici andranno amplificandosi.

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  3. Mi spiace ma dissento da molte delle argomentazioni proposte dall'Ing.Tofano. Aldilà della normale "pietas" il problema non si risolve accogliendo milioni di profughi nelle nostre terre e cercando di integrarli come prevede il protocollo europeo atlantista, contribuendo in questo modo a cancellare definitivamente , con questa massiva globalizzazione umana, ogni residuo di identità e storia delle popolazioni ospitanti oltre che a peggiorare le condizioni socio-economiche del territorio per gli ovvi motivi che tutti conosciamo.
    Chi può fare molto per loro è la stessa politica (non gli stessi politici) che li ha condotti a ricercare da noi un mondo migliore.

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    1. Infatti, in realtà si potrebbe benissimo creare benessere anche nelle loro terre...e invece...

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    2. Concordo in toto con il suo pensiero. Ho girato per lavoro tre continenti fino al 1995 e mi sono mosso sempre con passaporto e,dove richiesto,con permesso di soggiorno con relative motivazioni............ vergognosamente la nostra marina e navi battenti bandiere varie li vanno a prendere nelle acque territoriali dei paesi confinanti,a che pro se non realizzare anche da noi quel melting pot in stile americano. Speriamo si fermino prima della catastrofe della guerra civile con gli USA e la Germania che verranno poi a portarci la "democrazia" come in Siria.

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    3. Risponderò brevemente - non sono un ingegnere!

      Per il resto non mi pare di aver detto proprio questo. Non parlo dell'accoglienza di milioni di persone.

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    4. Il voto serve poco a cambiare la situazione, però quei partiti (es PD e SEL), che fanno dell'accoglienza indiscriminata uno dei loro mantra, meriterebbero un forte ridimensionamento elettorale, per fare capire che non siamo con loro d'accordo. Finchè avremo il PD primo partito, cio' non accadra' di sicuro.

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  4. Mi viene da piangere. Ed in pubblico su un treno, a 50 anni non sta bene.
    Penso alle mie tre figlie, 16 anni le gemelle grandi e 6 la piccolina, al mondo che dovranno affrontare. Non so come uscirne, non so come andarmene da qua, soprattutto non so DOVE ANDARE.
    Mi assale l'angoscia, il panico quando parlo con amici, parenti, persone qualsiasi: castacriccacorruzzzzzzione, troppetasse, italianimerdeincapaci...
    Quelli che se la passano male non hanno capito, quelli che ancora reggono non hanno interesse (per ora) a capire.
    Hanno tutti internet ma la usano solo per prenotare le vacanze o guardari fil a scrocco. Hanno Facebook, ma lo usano solo per elemosinare qualche "mi piace" alle loro fotografie di piatti al ristorante o per diffondere bufale e video idioti.
    Adesso è la rabbia che mi fa salire le lacrime agli occhi, meglio che smetto prima che qualcuno mi veda.

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    1. Dario..qui ora adesso minuto per minuto. Un abbraccio!

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    2. Caro Dario,
      da alcuni inequivocabili indizi, e molto meno fantapoliticamente, mi sembra di capire che l' euro ha rotto le balle e parecchio.
      Quando le due forze che stanno spingendo dall' alto e dal basso, o meglio dall' interno e dall' esterno, avranno raggiunto il valore critico di rottura, allora la baracca sarà demolita e credo non convenga a nessuno, che esploda in modo dirompente. E' vero che i tedeschi ci hanno abituato a spingere all' estremo le conseguenze dei loro comportamenti, ma credo che stavolta sarà diverso perchè sono davvero soli.

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    3. Caro Dario, ha tutta la mia comprensione. Condivido i suoi sentimenti. Mia moglie ed io non abbiamo ancora procreato e pensiamo entrambi al peso di scegliere se avere figli in un mondo così precario. Ho fatto conoscere il blog a mia madre, persona di infinita saggezza, che ha provato tanta sofferenza nella sua vita. Poi un giorno mi ha detto: "io sono nata in tempo di guerra".

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  5. Riporto un passo dal lavoro, già citato in un precedence post, di Kelly Greenhill; leggendo, ho avuto per la prima volta la percezione delle cause effettive della situazione attuale dell'immigrazione in Europa "As the war in Syria, which began in the spring of 2011, raged on, over time, the refugee camps in Syria’s neighbours grew increasingly overpopulated and undersupplied. According to the UNHCR, about 70% of Syrian refugees in Lebanon were living below the poverty line in 2015, and although fewer in number, more than 85% of Jordan’s Syrian refugees were doing the same. Exacerbating what was for many displaced an already desperate situation, by the end of August 2015, four and a half years into the war, the UN Syria Regional Refugee and Resilience Plan had received less than 40% of the more than $4.5 billion it said it needed to cover basic humanitarian needs. With limited funding, the UN cut aid provision in many areas, which led to a reduction in essential services, including housing, financial aid, healthcare and food assistance. In the summer of 2015, the World Food Program also announced that it would have to reduce food vouchers given to Syrian refugees in Lebanon by half as a result of funding shortfalls. In short, worsening conditions in Turkey, Lebanon and Jordan, along with domestic restrictions placed on Syrians living inside and outside camps, contributed to a sense of hopelessness among the refugee populations. This hopelessness is turn fuelled a significant increase in self-driven on-migration from Syria’s neighbours to Europe through Greece’s border with Turkey. According to UNHCR’s Andrej Mahecic, ‘[As] conditions in neighboring countries deteriorated considerably and the protection space [shrunk] rapidly, some Syrians [decided to] to move on [to Europe]’."

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    1. E infatti vorrei ricordare che tout se tient. Cosa c'è di meglio per "undermine national homogeneity" dello sganciare una simile bomba demografica? Ma il punto è che oggi, come non hanno capito alcuni gentili utenti twitter, è la "giornata mondiale dell'imbecille che non ha capito che il nemico è Sutherland e non il siriano". Capivatelo, e non venivate bloccati.

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    2. È il passo più interessante dell'articolo di Greenhill; in particolare il tema del 40% dei 4,5 miliardi riprende un problema, quello della gestione dei campi profughi nei paesi circostanti, già sollevato in un articolo in inglese ripreso dal prof. al tempo della Merkel generosa (che adesso non riesco a trovare); espone inoltre COME, per chi ancora non lo avesse capito, i nostri governi hanno creato il problema dell'immigrazione incontrollata e PERCHÉ è ipocrita l'atteggiamento dei capi di stato e di governo esteri che:
      - ci bacchettavano nel 2014 con la storia "tenetevi gli immigrati, pigri italiani, noi sono anni che facciamo accoglienza!" (e poi Charlie Hebdo, Bruxelles...)
      - vengono a parlare di umanità e di rischio xenofobia; e con quelli che sono rimasti in Libano, Giordania e simili che facciamo?

      A margine voglio evidenziare la piattezza e la subalternità dell'opinione pubblica medio-alta giornalistica: in Siria c'è una guerra civile, e la tregua (?) è stata decisa da Russia e Stati Uniti. Nessuno che nei telegiornali e nei talk show abbia mosso un dito, detto "ah!" o fatto facce strane. Il fatto che le potenze del mondo sviluppato stiano letteralmente facendo come lor pare, passando sopra ogni principio umanitario, giuridico e politico, e si spaccino insieme per promotrici della pace e del rispetto dei diritti umani, semplicemente non li tange!

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  6. Quando alla base di un progetto, IMPOSTO, non c'è condivisione ma c'è solo CONCENTRAZIONE di potere e ricchezza, questi sono i risultati che poi si ottengono.

    Siamo tornati, dopo 70 anni, ai campi di concentramento!

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  7. Interessante testimonianza ma non capisco il tono del post che mi pare ambiguo e paternalistico e comunque pessimista ed inconcludente .
    Che cosa vuol dire prendere gli esseri umani uno per uno ? e chi è che li prende uno per uno , un altro che c’era prima ? abolisci le frontiere, va bene, ma se tutti vogliono andare nello stesso posto , cosa fai , impili tutti uno sopra l’altro ?
    Certo nelle situazioni estreme il bisogno e la sofferenza degli altri aumenta i sentimenti naturali di solidarietà e di pietà , ma chi si scopre altruista , si indaghi bene dentro e allora si accorga che agisce comunque per se per lenire la propria sofferenza . Eppoi se è evidente che queste maree umane di disperati sono pilotate dall’alto perchè si deve dare addosso a chi vorrebbe bloccarle ?
    Va bene Salvini è fascio leghista fallaciato e ormai non incanta più nessuno epperò almeno lui si opporrebbe a chi sta più o meno maldestramente o artatamente consentendo che avvengano tali esodi biblici ; l’approfittatore populista salvini vorrebbe almeno regolare tutto ciò , mettere qualche numero, qualche paletto; si sbaglia ? e dove ? si dicano i motivi cortesemente .
    E alla fine la nostra vita quotidiana non conta un cazzo ? Se ci volessimo concentrare su di essa e perseguire la nostra felicità, i nostri interessi, la conoscenza, l’arte , la crescita personale siamo degli stronzi egoisti e basta ? allora anche il tempo su questo forum è egoismo che invece si dovrebbe andare tutti a Calais.
    Io dico di no. Chi vuole sacrificarsi per gli altri , chi vuol fare la carità, se è libero di farlo e può farlo , nessuno glielo impedisce . Chi invece non vuole farlo o non può farlo , in uno stato di diritto, non può subire l’altrui presenza e gli altrui bisogni , né può essere in alcun modo biasimato più o meno direttamente perché se gli altri stanno male è comunque anche colpa sua , del suo egoismo del suo perseguire il sibi magis .
    Faccio presente che ciascuno di noi ha già il proprio carico di problemi nella propria professione nella propria famiglia nel privato etc. ; faccio presente che già molti di noi fanno fatica a dialogare persino coi propri fratelli o genitori di sangue , quel sangue che paradossalmente è ciò che dovrebbe legare di più, e che in tribunale le liti famigliari sono all’ordine del giorno e costituiscono insieme a quelle di vicinato una cospicua percentuale dei carichi pendenti ( e anche delle fonti di sostentamento della classe forense).
    Faccio presente che noi cittadini regolari con tanto di carta d’identità ed eventualmente di lavoro siamo continuamente tenuti a compiere dichiarazioni fornire dati in tempo reale fare aggiornamenti certificazioni dichiarazioni rettifiche pagamenti e adesso ci tocca pure di andare a pulire i cessi nei campi di accoglienza etc.
    Se proprio si vuole aiutare i più bisognosi ( che tra l’altro abbondano anche dalle nostre parti ) , e non per uno spirito di fratellanza cosmica , che regolarmente si tramuta in un manicheismo insopportabile, ma con la consapevolezza che lo si fa esclusivamente per stare in pace con se stessi , costoro si possono aiutare a casa loro , con varie forme di collaborazione e supporto economico e non con le melense storie delle porte aperte e della multiculturalità che sfociano inevitabilmente nei muri e nei reticolati . just imho

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    1. Considerare i profughi uno per uno significa, e mi scuso se mi permetto di interpretare il pensiero di Samuele, guardarli nella loro singolarità di padri, madri, fratelli con le loro storie e la loro vita e non come una massa indistinta della quale disporre a piacimento. Ma dal resto del suo commento mi rendo conto del perché non ha capito questa cosa elementare. Ho sempre sentito quelli che lavorano nelle grandi aziende lamentarsi di essere considerati solo un numero di matricola.....ecco questa è la stessa cosa, più o meno. Il resto del post è incommentabile.

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    2. Mi pare tu l'abbia presa troppo sul personale come se io mi ergessi a paladino e disprezzassi chi non fa la stessa esperienza.

      Se è così ti sbagli. Ho avuto l'occasione di andare a Calais, avrei voluto anche fare di più, non per questo mi sento migliore di altri e lo dico sinceramente.
      Tant'è che mi pare di aver chiarito la frustrazione che provo nel constatare che alla fine questa "carità" è un palliativo rispetto a ciò che dovrebbe fare la politica internazionale. E nemmeno mi pare di aver sottovalutato l'esistenza di molti cittadini che soffrono.

      Non so, ancora una volta mi pare che tu non abbia inteso le mie parole.

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    3. Mi scusi se intervengo, ma leggendo la sua frase "Ma dal resto del suo commento mi rendo conto del perché non ha capito questa cosa elementare" ho avuto come l'impressione che avrebbe benissimo potuto scriverla coloro che "sanno di sapere" e non è stata una sensazione piacevole. E' giusto rispettare l'umanità e la sensibilità di chiunque come anche il pensiero di "pancia" che spesso cela delle verità nascoste ma a cui l'ipocrisia di facciata, di una certa parte della società, nega la sua dignità. Quella stessa ipocrisia nel nome della quale sono sempre state commesse moltissime atrocità. Sarebbe ora di cominciare a squarciare qualche velo...

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    4. Gransage M O N U M E N T A L E.
      anch'io sono rimasto disturbato leggendo il post da un paternalism strisciante.
      Nessuno vuole accanirsi sul singolo caso.
      Qui però è una Guerra. Non so se ve ne siete accorti. E la stiamo perdendo. Perchè non stiamo facendo nulla per noi stessi.
      In verità mi scuso per I miei limiti ma stavolta non capisco nemmeno a fondo I motivi del prof nel pubblicare questo intervento.
      Non è perchè uno esasperato da questa situazione politica come me lo metta alla berlina.
      Proverò a rileggerlo. E a riflettere.
      Ma quella brutta sensazione di paternalism a me fa metter mano alla fondina. chiedo scusa.

      Kozzalonero

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  8. Se il disegno delle elites è quello di creare un esercito di lavoratori stranieri di riserva disposti a lavorare per un pezzo di pane ,allora il loro progetto va ostacolato ,fermato, non possiamo cedere al finto buonismo dei media sotto cui si nasconde ancora una volta l'interesse di pochi; come si può ostacolare il loro piano? Con una azione politica : è necessario che qualcuno si esponga, prenda posizione , convinca gli italiani che il futuro non sarà roseo ma conflittuale, misero, con poche certezze ; forse non è ancora il momento giusto e dovremo attendere qualche anno, ma chi è in grado di comprendere tale processo deve esporsi e informare chi non vede il pericolo; del resto non possiamo sobbarcarci qualche milione di profughi per assecondare i piani delle elites, che non sono buoniste per definizione; noi non siamo carne da cannone e non possiamo ancora una volta , sotto i colpi della propaganda , andare al macello come in passato.

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  9. L'Africa è un continente ricchissimo, mentre gli africani sono poverissimi.
    Dobbiamo smetterla di depredarla. Dobbiamo smetterla di esportare guerre di dividere popolazioni e metterle l'una contro le altre. Dobbiamo smetterla con la tratta (fisica come un tempo o indotta come ora, non cambia niente).
    Dobbiamo smetterla con le nostre ingerenze politiche e il sostegno ballerino ora a questo poi a quel dittatore, quando non a entrambi contemporaneamente perché si annientino a vicenda.
    Sono arretrati? Vorrei vedere, non abbiamo mai lasciato loro nessuno spazio di crescita economica e non.
    Gli africani hanno bisogno della carità (?!) europea? Hanno bisogno della nostra accoglienza?
    NO, gli africani non hanno bisogno degli europei tout court (e ancora meno degli americani). Anche da questo punto vista l'EU è una merda (e prima lo sono stati i singoli paesi europei).
    Un discorso inutile? Certo, come la carità dei volontari o l'insulso obolo che a volte anche a me capita di dare.

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    1. Il "White guilt" mi ha un po' stomacato, devo essere sincero. Ci si e' mai chiesti se, nella societa' occidentale, i sensi di colpa siano per caso indotti. Per controllare la popolazione, si capisce. Ha funzionato con il "peccato originale", potrebbero provarci con altre cose, tipo l'ecologia, tipo il razzismo, tipo il politically correct. Ti fanno sentire in colpa cosi' accetti determinate cose che altrimenti non accetteresti; il senso di colpa e' usato per sedare la gente.
      Ti fanno sentire in colpa per il benessere economico, cosi' togliertelo sara' piu' facile.
      Non e' vero che l'insulso obolo sia inutile, serve a te stessa per farti sentire meglio, lenisce il senso di colpa.

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    2. Infatti è per questo che ho scritto che è insulso.
      Ora io non saprei se un normale cittadino europeo abbia delle colpe o quante, ma indubbiamente le nostre istituzioni ne hanno.

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    3. Scusi le puntate e il doppio lavoro, professore...
      Una precisazione: mentre il peccato originale è frutto di immaginazione, le razzie del continente africano sono reali e di lungo corso.
      So che parlare di Africa e di africani è una generalizzazione perché ogni stato/zona ha storie e caratteristiche diverse, ma il denominatore comune resta lo sfruttamento da parte dell'occidente.
      Che poi la migrazione di massa sia uno degli strumenti per farci accettare l'inaccettabile è palese, ma la responsabilità è dei migranti? Quale senso o utilità può avere una guerra tra poveri? A me non piace prendermela con le vittime, vorrei guardare al comune oppressore.

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  10. Quarto tentativo di commento.
    Precedenti falliti.
    Situazione qui non descrivibile.
    Furto auto sventato da due ore.
    Coltello tra i denti.
    Se ne stia in England.
    Auguri per la cooperazione.
    Pilon

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    1. Infatti in coda non li ho trovati. Ma va così dalle tue parti? Mi porto un body guard?

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    2. No,Alberto,il bodyguard ancora non serve.
      I precedenti commenti li ho cassati io,cosciente dell'impossibilità di descrivere il cambiamento repentino nella vita degli abitanti di queste Due Montagne spopolate e bellissime,habitat assurdamente condiviso dal lupo (non metaforico) e dallo scippatore.More tomorrow,se ne avrai il tempo.

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  11. Quoto gransage sage, e aggiungo che sono stufo del culturame cattolico che si esprime in un italiano scorretto (individuatrici dei bersagli sbagliati!? e altre amenità)e con rimasticature di ideuzze che abbiamo già sentito. Di fronte a rivolgimenti che non abbiamo determinato (io almeno) in nessun modo, almeno occorrerebbe avere idee chiare e invece vedo solo una grande confusione (sotto il cielo. Mao) Certo vi hanno tolto anche il sogno italiano (la copia minore di quello americano!)e ora dovete migrare per cercare di tenere il livello di vita che vi siete preposti, ma vivaddio almeno fatelo con un po' di coscienza di classe, di quella che una volta si invocava per mettere gli sfruttati in condizioni di agire nel mondo politico. O forse pensate che le masse africane ignoranti lo avranno per voi e libereranno il mondo che, voi, o buonisti o cattivisti, comunque guidate dall'Occidente? E poi, certo Salvini è un rozzo impresentabile, non usa nemmeno le camicie bianche alla Barry Lindon, forse rutta a tavola, ma orsù vi esorto, aprite gli occhi, in Giappone, un grande popolo che sa come sopravvivere ai terremoti, è considerato di grande cortesia ruttare a tavola dell'ospite che ci ha invitato! E quindi ruttate anche voi qualche volta, forse non sarà elegante ma i terremoti non ci faranno paura!

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    1. Oggettivamente, forse dovremmo accogliere nella nostra mente l'idea che la rappresentazione che ci facciamo di un personaggio pubblico è quella che i media ci impongono. Dopo di che, un leader dovrebbe governare questo processo. La sinistra che voleva coagulare la propria identità di fasciotecnocrazia attorno all'odio per Berlusconi ci ha regalato Monti, Letta, Renzi. Non oso pensare cosa ci porterà in dote quella che come unico riferimento culturale ha l'odio per Salvini (e la lettura delle copertine). A parte questa scusabile caduta nello schematismo dei media debenedettiani, mi sembra però che la testimonianza di Samuele abbia un valore...

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    2. Mio limite, mi ha sempre fatto schifo il fatto che quando si salpa l'ancora, si tira fuori tanta melma... non ci ho mai fatto l'abitudine. Per quello preferivo i sicuri fondali rocciosi, seppure uno a volte ci rimane impigliato.

      Ho un certo sentore di amara coda di paglia in queste risposte. Fosse tanto il problema di ruttare a tavola... Il problema è l'opportunismo, la mancanza di rispetto per la verità, per la conoscenza scientifica, per i dati. O pensiamo che Salvini abbia più rispetto per Bagnai o meglio per quello che dice? (al di là di averlo proposto ministro).

      Che un personaggio dica una cosa giusta oggi o una domani, e poi dieci sbagliate, non lo rende migliore, ma solo destinato all'irrilevanza (per esempio rispetto a un pur mero esecutore di stragi in loden). E se è più irrilevante, vale probabilmente meno la pena parlarci (e parlarne).

      Insomma, io sono d'accordo con chi bestemmia, almeno se la prende col principale. E qui il principale è al di là dell'oceano, come ricordato qui spesso. Quindi, con poca speranza che venga fuori un personaggio di caratura adatta da queste parti, e che abbia seguito, tocca stare a vedere l'esito delle polmoniti o del gioco delle parti tra i big players. Non una grande aspettativa politica, lo ammetto. Non so, c'è chi si dedica ai bravi Sovranisti.. Ma pure il #goofy5 ha rinunciato ai politici...

      (Scusate il pessimismo - mi rendo conto di non aver dato nessun contributo con questo messaggio. Ma lo stillicidio è sfibrante. )

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    3. Mmmh, se un poersonaggio dice una cosa giusta e 10 sbagliate e un'altro 11 cose sbagliate direi che sia oggettivamente preferibile il primo.

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  12. Se posso permettermi. Dieci milioni di persone sotto la soglia di poverta' relativa (ancora per poco). Un fiume di anziani soli in casa con pochi spicci di pensione. Bambini a limitata scolarita' con famiglie disastrate? A frotte. Ex persone con vita normale che vivono per strada per un lavoro perso o un matrimonio fallito, neo-eroinomani, alcolizzati a legioni. Brevemente, la disperazione c'é anche nei visi di un ex vicino di casa, a volerla vedere. Samuele ha compiuto una scelta radicale che umanamente non mi sogno di discutere, mi limito a far notare che di "prossimo tuo" da amare come te stesso, piu' sfortunato e magari disperato a un passo dal suicidio, qui ormai ce n'é quanti ne vuoi. Sinceramente, non vedo un solo singolo motivo per preferire di aiutare un povero rifugiato a un povero italiano: se il carnefice é il capitalismo beh in quella macchina di carne macinata nostrana ce n'é in abbondanza. E ancor piu' sinceramente, sostenere l'ingresso di clandestini non fa che mettere carburante nella macchina macina-persone.

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    1. Questo mi sembra un commento molto pregnante. Credo che nell'amare il "distante" tuo, anziché il "prossimo" tuo, come te stesso, sia insito un involontario e inconscio meccanismo di difesa

      Mi spiego: se "abbatti le barriere" (le tue barriere, quelle psicologiche) con l'afgano, e i porti la coperta, fai del bene, è indubbio. Poi resta il fatto che lui è afgano, e quindi starà culturalmente, antropologicamente (anche se non geograficamente) "a casa sua", il che rende più gestibile la situazione, perché crea un muro invalicabile. Se aiuti il poraccio dell'appartamento a fianco, quello intanto "pensa di essere come te" (no muro antropologico) e poi ti si accolla (lo incontri tutti i giorni). Intendiamoci: ovvio che l'afgano del campo è un uomo, come te, ma è fattuale che puoi disimpegnartene con la morte nel cuore, certo, ma anche con discreta scioltezza. Il prossimo invece è lì, è ingombrante, è fastidioso, perché lo incontri ogni giorno, e ogni giorno ti scontri contro un dato: che se sei tu a dover aiutare lui e non il contrario è solo per un caso. Questa verità è difficile da gestire. Meglii circoscriverla dietro un muro (ovviamente eretto da altri, e del quale ci si lamenta). So di non essere stato chiaro, ma ora devo andare...

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    2. Insomma, lo so che è paradossale, ma credo che in tutta questa storia ci sia anche una sfumatura "io nu sò razzista, basta che stanno a casa mia". Ovviamente è una provocazione.

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    3. Condivido. Quanta (inconsapevole) Mrs. Jellyby in tanto attivismo umanitario. Come al solito, la buona letteratura ha già detto tutto.

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    4. Speriamo ci sia occasione di parlarne anche domani a Chianciano. A domani e grazie come sempre

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    5. Condivido in pieno il commento di Giuliano Caponi e l'analisi del Prof. in risposta. Sarà forse anche perché ho una madre che vive (dovrebbe) con una pensione di 600 euro mensili (commerciante e poi artigiana). Peraltro almeno lei ha una casa e può contare sull'aiuto mio e di mio fratello (finché dura).

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    6. Ottimo Giuliano Caponi. Se fu scritto "ama il prossimo tuo" e non "ama il simile tuo" una ragione ci DEVE essere. Io, al contrario del buon Samuele, interruppi i miei (sostanziosi) contributi a medici senza frontiere quando ho saputo che impegnavano due delle loro navi per recuperare frotte di "migranti" (quanto è odiosa la neo-lingua!) a poche miglia dalla Libia per scaricarli in Sicilia. Not with my money! Purtroppo non posso smettere di pagare le tasse per impedire alla portaerei Garibaldi di fare lo stesso ed in più grande scala...

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    7. Se posso, purtroppo l'uso pedopornografico e aggressivo della foto di Aylan ha attivato anche in me una riflessione sul ruolo delle ONG in un mondo "neoliberale" (uso il termine per farmi capire dai piddini) in cui i governi, intesi come settori pubblici e come espressioni di sovranità popolare, sono i nemici da combattere. Ho così scoperto che HRW è finanziata da una nostra vecchia conoscenza, ecc. Questa fase della crisi ci ha condotto a diffidare di chiunque si presenti ostentando buone intenzioni, e la cosa è catastrofica perché ovviamente non potendo fare uno screening accurato caso per caso credo che in molti di noi prevalga la diffidenza generalizzata, necessariamente ingiusta.

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    8. Insomma, sembrerebbe che con l'€ la perdita di competitività sia arrivata a tal punto che è più conveniente aiutare un disperato d'importazione piuttosto che un disperato fatto in casa, anche perché così si riducono le pretese dei disperati nostrani: siamo alla deflazione dell'elemosina.

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    9. Molto interessante l'idea che aiutare un vicino sia più difficile da gestire. Ci conosce, aiutarlo vuol dire mettere in gioco un pezzo della nostra realtà che ci rimarrà appiccicata addosso, con tutti gli aspetti "invasivi" annessi. In un momento storico nel quale il nostro concetto di privacy non ci fa "fare gruppo" neanche con le famiglie dello stesso condominio, con le quali tutto sommato potremmo avere più di un interesse in comune. È come se non fossimo più disposti a pagare il prezzo dello stare in comunità. Mi scuso per la banalità del concetto.

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  13. Infatti tengo a dire che non ho come unico riferimento culturale l'odio per Salvini, la cui immagine è sicuramente "mediata" - comunque un suo monologo televisivo o un suo tweet qualche idea permettono di farmela.

    Sul culturame cattolico proprio non ci siamo, semmai giudaico-massone se vogliamo affibbiare un'etichetta (sarei ebreo, seppur non praticante e mangiatore di prosciutto).

    Poi non so perché noto che qualcuno non vuole leggermi fino in fondo e mi attribuisce appartenenze stereotipate ancor di più di quanto non faccia io con Salvini.

    Forse non è il caso che risponda a tutti, a volte è meglio tacere. Taccio.

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    1. A me la lettura di questo resoconto, quasi un diario, mi ha ricordato i libri che leggevo scritti prima della guerra, quando quei diritti, quelle garanzie che sono diventato un assunto scontato dei miei ragionamenti non c'erano.
      Succede una disgrazia? Armiamoci e partiamo ad offrire il nostro aiuto; un senso di ineluttabilità, in cui si afferma sì che la lettura del blog e di altro dovrebbe avere squarciato un velo, ma in realtà tutto rimane in sottofondo, la tragedia è successa, l'ha voluto il destino e quei poveracci sono anch'essi in balia del destino, e tutti siamo qui a stupirci di quanto siamo piccoli, e la barca coi lupini è affondata, la casa ad Aci Trezza persa...

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    2. Samuele: un toscano non può non mangiare prosciutto! C'è una gerarchia delle appartenenze. Dopo di che, non devi prendertela se qualcuno reagisce: è l'ovvia conseguenza dell'interagire col proprio prossimo anziché col proprio distante, e ti ci devi abituare. Credo che l'intervento sia stato apprezzato da molti, sicuramente da me perché mi ha fornito alcune prove del nove di cui avevo bisogno per fare pulizia. Salvini lo hai tirato in ballo tu, e se anche comprendo il tuo punto di vista, ti sono grato di averlo espresso per un altro motivo: perché mi ha permesso di mettere a fuoco i meccanismi mentali di una certa sinistra (da te credo non condivisi) che la condannano a essere perdente e a massacrare i lavoratori.

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    3. Non mi voglio sottrarre al confronto e accetto anche la frecciatina sull'interazione col prossimo anziché col distante.
      La mia reazione, spero civile, è arrivata soprattutto perché mi sono visto attribuire proprio quei meccanismi mentali che non condivido, o anche l'idea di voler accogliere tutti, di abbattere i confini. Il mio voler tacere era per evitare batti e ribatti stucchevoli, ma una discussione seria mi interessa di certo. Vero, ho nominato io Salvini. Avrei potuto nominare Renzi che per molti versi considero peggio di Salvini nella sua falsità e ipocrisia. Avrei potuto raccontare delle mie discussioni con i "piddini" britannici riguardo alla visione distorta sulla Brexit - quanto ho contestato loro il fatto di votare Remain utilizzando l'argomento "perché Farage dice di votare Leave"!
      Ma so che ci sono meccanismi nei quali a volte si rischia di ricadere e ogni giorno bisogna cercare di rianalizzare con lucidità la situazione.

      Per quanto riguarda il mio "attivismo", non ho alle spalle anni di volontariato, non ne ho fatto la mia ragione di vita. Ho raccontato questa esperienza intensa, che considero un arricchimento e consiglio a tutti, senza per questo condannare chi non ha l'occasione di farla - niente affatto.

      So anche di essere un privilegiato per molti versi e mi dispiace innescare meccanismi di presunta superiorità o paternalismo, nei quali non vorrei ricadere. Allo stesso tempo non voglio avere paura di esprimere opinioni, certo fondate e non del genere "non sono un economista ma", opinioni che sono disposto a rivedere e sulle quali accetto la discussione, senza la pretesa di sapere (opinioni che siano tali e non un modo per negare i fatti). Quindi comunque devo ringraziare per l'opportunità che ho qui, di parlare con tante persone.
      Può darsi che personalmente l'esistenza di questi campi di "concentramento" tocchi corde particolari, legate anche alla storia della mia famiglia.

      Concludo con il non kosher: se mi date una fetta di pane toscano vero (sciocco) e prosciutto saporito del Chianti, posso raggiungere vette di buonismo assolute, senza ritegno!

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    4. Guarda che io apprezzo il tuo contributo (altrimenti non l'avrei pubblicato, non ho più tempo di dedicarmi a cose non condivisibili).

      Senz'altro il concetto di "campo" evoca immagini ben precise in chi venga da un percorso come il tuo. E voglio anche precisare che il meccanismo di difesa che consiste nell'amare il distante tuo come te stesso l'ho evidenziato senza alcun intento moralistico. Ci si difende perché si è aggrediti da una raltà violenta, e non c'è nulla di male nel difendersi. Io stesso sono vittima di un meccanismo simile. Questo blog, dedicato ai distanti, mi è servito come scusa per non occuparmi dei prossimi, e ora sto pagando un prezzo salatissimo. Ci sono poi riflessioni più alte da fare sul significato religioso e politico del senso di colpa e dell'elemosina. Magari le svilupperemo con calma.

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    5. Questo l'ho capito e la ringrazio. E ora non rubo altro tempo!

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  14. Kobler, In Libia ci sono 235 mila migranti pronti a salpare per raggiungere l’Italia

    Va tutto bene, ma stiamo attenti a non lastricare di buone intenzioni le vie dell'inferno preparate da altri...

    Tuttavia leggere “ma l’Inghilterra fa bene a non farci entrare! Siamo troppi e c’è anche brutta gente!” e “ai migranti non sfuggivano le cause profonde, ed i grandi progetti di dislocazione di masse di persone” è incoraggiante, perché dimostra che molti erano illusi quando sono partiti ma ora - purtroppo a cose fatte – sono decisamente più consapevoli di molti indigeni europei (sostituire un po' di popolazione autoctona piddina con gente come questa non sarebbe male...).

    Ho notizie certe da missionari in Africa che molti emigranti partono da quelle terre senza avere la minima idea su cosa andranno incontro (nel deserto prima ancora che arrivare ai barconi), anche a causa del cosiddetto "orgoglio africano", che impedisce a coloro che ce l'hanno fatta di dire a quelli che sono rimasti a casa come stanno veramente le cose. L'opera dei missionari è ora ampiamente rivolta a fare corretta informazione alle popolazioni locali sui rischi del viaggio e sui problemi cui andranno incontro una volta che saranno eventualmente arrivati: pare stiano iniziando a raccogliere i primi risultati, dissuadendo molti dal partire, ma rispetto alla consistenza del fenomeno è un po' come cercare di fermare il vento con le mani. Penso sia utile precisare che quelli che non fanno corretta informazione sono prima di tutto gli “agenti” delle “agenzie di viaggio” (non è una battuta, sono proprio organizzate così: una rete di personaggi che battono il territorio vendendo illusioni a caro prezzo per conto dei loro mandanti) e che questi onesti lavoratori sono ovviamente tutti Africani, così come le loro vittime ed i loro mandanti.

    Generalizzare sull'immigrazione è un errore, perché molteplici sono le cause che la generano. Il problema è che le conseguenze vanno tutte a convergere in un unico punto: creare disordine e fomentare la guerra tra poveri.

    Però, per favore, evitiamo di dare del razzista a Salvini (anche se capisco che, per certe mentalità, tutti i salmi devono finire in gloria): sostenere che in circolazione ci sono solo “due facce di una stessa medaglia: da una parte le forze che proteggono il capitale, dall’altra quelle che non presentano un’alternativa credibile”, mi ricorda tanto il vecchio “né con lo stato né con le BR”.

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  15. Mi scusi Prof.se utilizzo questo spazio.Vorrei precisare che i miei tweet incriminati erano messaggi in generale e non riguardavano critiche a Lei o ad altri.Certo,in rete gli equivoci sono all'ordine del giorno lo so bene perchè son stato per anni amministratore di un bellissimo forum).Distratto com'ero da Pure Chess Grandmaster non ci ho nemmeno pensato su.Mi spiace,non le chiedo di sbloccarmi perchè effettivamente ammetto che la sua interpretazione non fa una piega,ma mi creda,non era quella la mia intenzione.I leader,i bizantinismi erano diretti a politici in generale non a Lei o a Luciano Barra Caracciolo col quale mi son permesso di scherzare sui MIA.
    Non la disturbo oltre,la mia stima rimane intatta.
    Forza e coraggio,capisco bene quanto è dura per Lei e mi spiace disturbarla ora anche quì.
    Cordialmente la saluto.

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    1. Io non so nemmeno a cosa tu ti riferisca. Vedo solo che sgomiti molto, e l'eccesso di zelo è una malattia pericolosissima, dalla quale mi difendo come posso.

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    2. Non era Lei l'oggetto delle contestazioni nei tweet Prof. E' un equivoco...l'oggetto erano i politici.I tweet si prestavano a fraintendimenti,lo capisco,ma non mi permetterei mai di dirle cosa fare e contestarla in quel modo.Sarò un rompiscatole ma non fino a quel punto.Mi creda.Ho molto tempo a disposizione e pensavo fosse utile un'attività di influencer coordinata e per questo "sgomitavo".Ma finisce qua,non ho avuto riscontri.Sono inchiodato al PC per motivi di salute se non me ne andrei su per colline volentieri ma tant'è...Rileggendo i tweet non posso che darle ragione ma erano l'esatto opposto di quel che sembra.Nelle mie intenzioni.Mi asterrò dall'uso dell'@ col suo nome in quanto so di essere un tantino metaforico,criptico e ipercritico.Sono originario di Ferrara,come Sgarbi:spero che abbasti.E mi scuso con gli utenti per l'invasione di campo.Non pensavo pubblicasse anche questo post.
      Grazie per l'attenzione.

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  16. Dopo aver letto questa lettera mi son fermato a riflettere qualche minuto.
    Mi riconosco in queste parole come non posso esser indifferente a coloro i quali viene fatto danno,a volte letale,da una piccola parte degli emigranti.
    Le malsane decisioni prese a tavolino da politici e affaristi ci hanno indotto a detestarci e odiarci a vicenda.La mia esperienza diretta risalente agli anni 80 è molto diversa dal frame razzista di oggi.Egiziani,tunisini,palestinesi,cileni,colombiani e alcuni mi son rimasti amici.Uno scappava dalla dittatura,un'altro si era beccato una pallottola dai militari colombiani durante uno scontro con M19 (ma come potrei dimenticare Luigi,una forza della natura con il viso da indio?).
    Si insomma,allora si poteva guardare al futuro con speranza e ce la si faceva a "integrarsi"!.
    E allora,cosa c'è di più distruttivo,per ogni essere umano,dell'ineluttabilità?
    Penso che sia questo che dobbiamo combattere,ghettizzare e costruire campi di concentramento alimenta solo odio.
    Per nostra sfortuna non abbiamo avuto figli ma al 20enne che sarebbe oggi,visto come sono andate le cose personali e sociali,dovrei aiutarlo ad andare via,appunto,via.Emigrare da un'altra parte.Oppure,se stai quì dovrai lottare con le unghie e coi denti.
    Un gran bel casino.

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  17. Seleziono cacao in Africa occidentale e tutti i container passano per l'interporto Bolloré, per lo stoccaggio. Bolloré e di solito vengono caricati dal molo Bolloré con braccio container Bolloré. Sono obbligati ad usare una moneta stampata a Parigi vincolata a cambio fisso con l'Euro e di solito se provano ad esportare direttamente senza passare dagli esportatori privati, il cacao non arriva (esperienza personale). Studiassimo meglio quello che succede in Africa capiremmo meglio che la sovranità dello stato andrebbe difesa con i denti. Oltre a dover accettare che spesso sui servizi in monopolio pubblico é molto ma molto meglio.

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  18. Vivo in una cittadina che e' stata tra le prime ad essere 'invasa' e che negli ultimi mesi e' diventata una sorta di campo a cielo aperto. Questo probabilmente perche la nostra storia (millenaria) racconta di continui flussi di popoli che a volte si sono anche insediati altre no. Insomma la nostra e' una cittadina abituata ad inserire gruppi provenienti da culture diverse. Mi rendo conto che ad oggi siamo diventati un laboratorio sociologico. Negli anni dall Africa sono fluiti diversi gruppi etnici con caratteristiche culturali profondamente diverse tra loro. Ma fondamentalmente sono fluiti gruppi di persone con scolarizzazione diversa e specialmente negli ultimi 2/3 anni con un livello di scolarizzazione altissimo. Devo testimoniare che quasi mai o in minima percentuale si vede negli occhi degli arrivati la disperazione. Di solito c'e' la determinazione di chi ha strumenti e voglia di farsi valere. Quei gruppi ripartono subito poiche' sicuramente saranno gia' destinati a lavori di responsabilita' C'e' un povero cristo ritengo afgano, solo, che ha imparato ad usare abiti occidentali ma il giorno della festa ama passeggiare con l unico abito che ha conservato, che e' un anno che sta qui. Non si e' integrato minimamente con gli indiani che da circa 15 anni hanno rimpiazzato i nostri operai di una fabbrica di qui. Scusate le lungaggini. Tutto questa narrazione per dire a chi parla di masse dall'Africa di migranti ignoranti che non e' cosi. Si tratta di gruppi ben selezionati e diversificati che vengono inseriti a TUTTI i livelli di lavoro dipendente. Samuele ha premesso di essere di formazione cosmopolita. Per lui che si trova in Inghilterra i piu' bisognosi sono a Calais. Chi si e' sentito messo in mezzo probabilmente non ha ancora incontrato nella sua vita la durezza del vivere. Grazie dell' attenzione.

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  19. L Africa non e' un continente poverissimo anzi. Non e' una massa informe di ignoranti anzi ed ha una classe di governanti molto simile alla nostra. Si sta facendo confusione tra i libici i siriani, gli africani subsahariani gli afgani...Scusate ma sono rimasta esterrefatta dal pressapochismo di diverse persone che scrivono. Mi ero fatta un opinione diversa. Non si finisce mai di imparare

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  20. Bellissima lettera. Grazie Prof per averla pubblicata. Sia i migranti che noi siamo vittime, i migranti di più, perchè abbandonano il loro paese. Alcuni per necessità ed alcuni, come aveva riconosciuto un migrante nella lettera, non sono però buone persone. Sicuramente non ne guadagnano i paesi di partenza che perdono risorse e nemmeno i paesi di destinazione.

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  21. Da sempre le persone emigrano per stare meglio. Su questo nulla da dire, ci mancherebbe.
    Ma il mio timore riguarda la sempre più probabile evoluzione del fenomeno migratorio, indotto e non certo solo spontaneo.
    Si arriverà al momento in cui ci metteranno gli uni contro gli altri ( noi e i migranti economici ).
    Non mi pare che l'europa e l'Italia in particolare, siano crescendo e aumentando il loro benessere.
    Cosa succederà allora?

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  22. Lettera molto bella, grazie di aver condiviso l'esperienza. Non riesco a capire chi la critica. E' un racconto di quel che Samuele ha visto a Calais. A prescindere dalle proprie opinioni sull'immigrazione e le sue cause, la realtà dei fatti è quella, c'è poco da discutere.

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  23. Bellissima lettera, grazie.
    Per una serie di ragioni affascinanti ma infinite, la società ha via via abbandonato lo studio e la pratica dell'empatia, o della spiritualità intesa come radice comune a tutti gli esseri viventi.
    Fino a quando non sarà consuetudine parlare di educazione spirituale (che tutto è tranne l'ottuso indottrinamento di qualsivoglia religione), fino a che non sarà automatico e ovvio l'immedesimarsi nella vita altrui, finché non sarà superfluo il giudizio, continueremo ad assistere alle dinamiche che ciclicamente fanno crollare intere civiltà.
    Perché la questione non è solo quanto siamo bravi a far di conto per tenere su la torre, ma quanto siamo bravi a costruirla su un terreno affidabile: e questo terreno è magnificamente interiore. Implica la necessità di far si che ogni essere umano abbia la possibilità di osservarsi ed imparare a capirsi, per poter comprendere l'altro e di conseguenza non sentire l'esigenza egoica di reputarsi migliore o peggiore.

    Come ci ha spiegato bene in questi anni questo blog, non è ovviamente un bel QE a salvare l'Europa, ma non è neache uscendo (seppur saggiamente) da un sistema a moneta unica che si risolve l'attitudine all'individualismo, ma anche questo Bagnai lo sa bene, è un musicista.
    Voglio dire, se negli ultimi 30 anni gli studenti avessero imparato a scuola anche le basi di come funzioniamo dentro,capendo cos'è che ci fa "reagire" e non "osservare", oggi non troveremmo così tanta difficoltà nel far capire l'assurdità del sistema Euro: sarebbe comprensibile a tutti il fatto che uniti non significa legati a forza.
    La fascia cosiddetta istruita, "de sinistra", ha enormi difficoltà a capire chi dice "guardate che forse questa bella nave europea sta andando verso un magnifico iceberg", non perché non ha l'istruzione tecnica per farlo (basta saper leggere), ma perché non ha i mezzi spirituali (o umani, vedete voi quale termine preferite) per non reagire istintivamente alla paura che deriva dall'ammettere che questo matrimonio europeo si basava su fondamenta poco stabili.

    va beh, ho divagato,
    comunque bellissimo post, grazie!

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  24. P.s.: just in case, e per non fare torto a nessuno: i commenti a questo post mi dicono molto non solo dell'inefficacia politica della sinistra, ma anche di quella della destra. Inutile: la politica vi piace tanto, siete tanto bravi, dispensate tanti consigli, ma poi...

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  25. Caro Professore, una delusione. Non da Lei (beh sì un pochino pochino anche, forse troppo permissivo?), ma da alcuni signori frequentatori del blog. Ma come, mi dico, se si parla di economia (giustamente) si pretendono fonti per le affermazione(e se no si viene bastonati), mentre nell'argomento rifugiati, tutto va bene?
    Non voglio fare nomi, ma certi interventi hanno la superficialità di un tg italico, o di un quotidiano (uno qualunque) italiota.
    Sui rifugiati dalla Siria, ad esempio, si dovrà andare qua, immagino

    http://data.unhcr.org/syrianrefugees/regional.php

    da dove emerge che questa "marea" è di meno di 5 milioni di persone, dei quali solo un milione circa è arrivato in Europa, il resto, come è prevedibile, staziona "vicino a casa", per quanto possibile. La popolazione europea cos'è, 6-700 milioni? I Siriani ci stanno dunque "invadendo"?....Mah, la matematica è matematica, l'algebra è algebra, a me 1 su 700 dà lo 0,01%, se ci troviamo in 10.000 europei allo stadio, uno di questi in realtà è un siriano rifugiato, 9.999 persone che chiacchierano e si bevono un drink, mentre parlano male di quel poveraccio seduto all'angolo, questo rifugiato che era meglio se ne stesse a casa sua a farsi ammazzare (lo dico per assurdo e per amore della polemica).

    Ho fatto l'esempio siriano, sarebbero da aggiungere i rifugiati in fuga da altre tragedie, ma alla fine tutto servirebbe solo a dimostrare l'abituale ignoranza dei media e la consueta impotenza e incapacità dell'Europa, direi.

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    1. Mi friggono le mani, Professore se crede non pubblichi, mi rendo conto che questo argomento è perfetto per il classico flame da bar internet, ma... Caro Cappelletti, tolto il fatto che i siriani hanno seguito la rotta balcanica e sono approdati quasi tutti nel Nord Europa (e rappresentano quindi un "problema" che nella fattispecie poco o nulla ci tange qui in Italia) lei che ama la matematica e la elogia con le percentuali, ci può spiegare per quale motivo il 90% dei "rifugiati" che sbarcano in Italia è di sesso maschile ed in età da leva militare? E come mai il sottoscritto, data la disastrosa ed ormai pluriannuale devastazione libica, non ha mai sentito parlare di un singolo rifugiato libico sbarcato in Italia in fuga dalla sua guerra civile?

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    2. Dunque. Qui nessuno credo parli di invasione, e se vuole farlo può anche cambiare blog. D'altra parte banalizzare il fenomeno facendo delle medie (anche quando siano corrette: peraltro la popolazione dell'UE è di 500 milioni) è errato, perché non si tiene conto del fatto che il fenomeno si concentra in alcune regioni, che alcune potenzialmente ne beneficiano mentre altre prevalentemente ne scapitano (quelle "di passaggio" come la nostra senz'altro, e fai bene a ricordare come lo siamo diventati). Inoltre, se è penoso il livello di tutti i giornali (favorevoli e contrari), vorrei che chi invita ad approfondire lo facesse avendo approfondito. Non si può prescindere dal lavoro della Greenhill e Carlo mi sembra che lo faccia allegramente. Il punto è quello di capire quali sono i moventi che spingono queste persone a cambiare paese. Chiaramente se si mettono a sistema le dichiarazioni di Sutherland e l'articolo della Greenhill emerge un quadro inquietante. Il dato più sconsolante però è l'ostinato rifiuto della sinistra "cosmetica" di ammettere che il traffico di uomini è un'arma del capitalismo. Gli atteggiamenti isterici dei fallaciati permettono agli utili idioti del capitale (fra i quali per il momento NON annovero Carlo) di prendere il sopravvento dialettico ostentando superiorità morale. Il fatto è che qui c'è un problema etico (nessuno di noi lascerebbe morire un proprio simile) ma anche un problema politico, e su quest'ultimo mi sembra che la consapevolezza vacilli da tutte le parti, perché posto che la struttura economica del problema è evidente, chi vuole combattere certi disegni deve sfruttare la forza dell'avversario.

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    3. "il traffico di uomini è un'arma del capitalismo". Da incorniciare. Invece, il sinistro moderato ti colpevolizza, loro son poveri e disperati per colpa tua ricco occidentale predatore (e torna a sorseggiare lo spritz con aria pensosa). Il sinistro idealista vaneggia di masse crescenti di proletari sfruttati che quindi faran la revolución (e torna a tracannare il chinotto con aria sognante).

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    4. Però è di Maximilian Forte, che conoscerete al #goofy5.

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  26. A me non piacciono le persone, e la statistica mi da' ragione. Ma il vero arricchimento, le esperienze intense, le hai con le altre persone. Bel problema.

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  27. Scusi professore, la matematica è la matematica ma bisogna saperla usare, mi è saltato uno zero, evidentemente, e ilmio discorso non fila più...1 su 700 è lo 0,14% e non lo 0,01%, evidentemente, ma se ho la calcolatrice e la uso male, queste poi sono le figure.
    Che non modificano il mio discorso, che porta a 1-2 siriani rifugiati ogni 1.000 europei.
    Scusi lo svarione.

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    1. Tanto la figurella non l'hai fatta sull'aritmetica, ma sulla tua pretesa di moderare il mio blog.

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  28. Ho letto con attenzione la lettera di Stefano Tofano.
    Mi compiaccio che abbia trovato risposte alla sue domande sul blog del prof, come d'altronde le trovai io quando inizio a leggerlo.
    Tuttavia, permane un ostinato piddinismo di fondo che si traduce nel riflesso pavloviano Salvini -> razzista.
    In tempo di pace, le uniche armi che abbiamo per combattere questa guerra non dichiarata sono l'informazioe (e questo blog e' una fonte primaria e fondamentale) ed il voto. Stefano, per sua stessa ammissione, non vota piu' PD. Pero' non vota Lega, perche' Salvini dice le parolacce e si mette le dita nel naso. Chi rimane? Gli ondivaghi pentastellati? Forza Italia, che "il vero problema e' il debito pubblico"?
    Io vengo da una passata esperienza di militanza nella Lega Nord, a cavallo tra la fine degli anni '90 ed i 2000. Nella sezione locale ero famoso perche' criticavo sempre gli eccessi di dirigenti e militanti. Prima delle manifestazioni, ero solito esortare i miei compagni di partito a non indossare elmi vichinghi e a non dire parolacce, perche' di tutta la giornata i giornali scriveranno solo di quello tralasciando i contenuti politici. Ora mi sono riavvicinato alla Lega "salviniani", perche' e' l'unico partito che parte dell'€ in maniera chiara grazie soprattutto al lavoro del prof.
    Alle ultime elezioni europee votai e feci votare Claudio Borghi Aquilini. Sfortunatamente non ottenne il seggo, nonostante il nuon numero di preferenze. Si e' sprecata un'occasione per avere al parlamento europeo un personaggio di spessore. Forse qualcuno non l'ha votato perche' "Borghi e' tanto una brava persona, ma Salvini dice le parolacce..." ?

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  29. Domanda:
    Allora esiste un filo conduttore tra il variegato fronte del No, che vede Salvini accanto a D’alema? Sono tutti “conservatori”?
    Risposta:
    “Il filo conduttore del fronte del No non c’è. Semplicemente si deve resistere, non c’entra il conservatorismo e non c’entra Salvini. La Storia ha visto tanti casi di alleanze fra forze “nemiche”.

    Intervista a Luciano Canfora.

    Se il problema è comune affrontarlo non dico uniti ma facendo un fronte unico non sarebbe male.
    Il riferimento di Canfora è sulla sovranità.
    L'immigrazione è un problema altrettanto grande e su questo blog se ne sono sviscerate le cause e gli scopi.
    Chi ne subisce di più le conseguenze sono gli immigrati e, a cascata, i residenti (chi usufruisce dei vantaggi lo abbiamo capito).
    I metodi e le parole di Salvini non vi piacciono?
    Neppure a me, ma il problema rimane e va affrontato.
    Quello che ha fatto Samuele Tofano ha tutta la mia ammirazione e il mio plauso, se fossi stato li avrei cercato di fare altrettanto, magari non riuscendoci.
    Ma non può essere la soluzione a questo dramma, come non lo sono i muri che lo lasciano al vicino alla faccia della comunità.

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  30. ..sulla scia dei commenti di piva e Panzeri:

    Non chiamerei piddinismo quello di Samuele, che ha la mia stima ma, sì, il problema resta:
    possiamo schifare la Lega quanto vogliamo, ma porre un veto assoluto, se non è un cedere all’ideologia, è cmq mancanza di senso pratico. La mia vita elettorale ricalca quella di Samuele, (prima di passare per il m5s e poi disintossicarmi qui..), eppure comprendo il concetto del “pezzo di strada assieme”, per affrontare un pezzo del problema (euro). Di norma si tira in ballo la condizione necessaria ma non sufficiente ponendo l’accento sul “non sufficiente”, ma forse ogni tanto giova accentare il “necessaria”…E cmq l’enorme problema immigrazione, che non potrà essere gestito in maniera indolore per alcuno, vogliamo provare a gestirlo o lo lasciamo gestire? euro-sovranità-possibilità di gestire qualsiasi cosa (nei limiti, certo), sappiamo essere legati: non tutti, però, devono necessariamente aver argomenti validi su tutto.

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  31. Da un po' di tempo mi frullano in testa alcune considerazioni, che tenevo per me sia nel timore che fossero "lievemente" imprecise, sia per non dare ulteriori cartucce alla varia disumanità che potrebbe attaccarci, da desinistra ("ecco a cosa mirano i no-euro, fascioleghisti!") o da dedestra ("la Lira per cacciare i necri!!1!").
    Insomma, ho paura che ad unire certi puntini si faccia più danno che altro: Prof, decida lei se pubblicare e io seguirò la linea.

    Il punto che vorrei sollevare è dapprima economico: esiste un collegamento diretto (magari un rapporto causale) fra moneta forte, rimesse e immigrazione economica?
    E poi è politico: se tale rapporto esiste, conviene parlarne?

    Confesso che il collegamento a me sembra ovvio: mi ha detto micuggino che gran parte degli immigrati (magari al netto dei siriani) vengono in Europa per mandare rimesse nei paesi d'origine e così assistere le loro famiglie. Accettano salari da fame e condizioni di vita indecenti, perché mettendo da parte anche solo 50 euro - che qui comprano 20 kg di pane - da loro possono fare meraviglie; in Costa d'Avorio (conti fatti sul tovagliolo) 50 euro diventano franchi CFA per 160 kg di pane.
    Immaginiamo che i 50€ diventino 50 Turnìsi: ci si potrebbero ancora comprare 20 kg di pane, in Italia. Ma a causa della svalutazione verso il franco CFA, in Costa d'Avorio quei 50 Turnìsi ora varrebbero "solo" 100 kg di pane.

    Questo ha un effetto sulle decisioni individuali dei migranti (uso il participio presente sia per cogliere la dinamicità della situazione sia per includere i nostri emigrati), e specialmente di quelli a "minor valore aggiunto".
    Anzi se è vero che gli effetti sul mercato del lavoro sarebbero molteplici, uno mi sembra particolarmente importante: gli immigrati non potrebbero più accettare salari "così tanto" diversi da quelli italiani.
    Se ciò è vero e se accettiamo il fatto (credo innegabile) che il disagio dovuto al fenomeno migratorio aumenterà, allora le forze politiche di qualsiasi colore farebbero bene a parlarne: sia pure solo per fingere interesse per gli elettori in difficoltà.
    Volendo fare gli estremisti, ciò potrebbe essere scintilla e carburante per una nuova stagione di lotte sociali. O di sinistra vera (se si crede che politiche veramente inclusive siano propedeutiche a maggiori diritti per tutti)... O davvero di destra (se si fa il comizio razzista, salvo guadagnarci tenendoli nello scantinato a lavorare in nero e senza diritti). Qualcuno più illuminato potrebbe persino usare il cambio come strumento soft per tenere sotto controllo, senza filo spinato, le dinamiche che oggi vengono dipinte come "epocali" e "inarrestabili", trasformandole in opportunità gestibili.
    Che ne pensate?

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  32. Leggo da alcuni che io non apprezzerei Salvini "perché dice le parolacce" - veramente pensate sia così?
    Ho ascoltato abbastanza suoi discorsi in tv, ho letto molti suoi tweet e post su FB per potermi fare un parere personale, il più possibile, mi auguro con una bassa dose di pregiudizio. Almeno credo di fare lo sforzo di evitare giudizi a priori.

    Salvini non è un personaggio che ritengo né intelligente, né acuto, né portatore di una visione chiara. E non mi piace il modo in cui si schiera la sua Lega, su molte questioni. Chi allora? Ma attualmente direi nessuno! Faccio molta fatica a trovare un referente politico accettabile.
    Poi se qualcuno mi parla dell'alleanza tattica in nome dell'uscita dall'euro, seguirò la cosa con attenzione.

    Al contrario posso dire che oggi, ad esempio, ho trovato molto fastidioso il modo nel quale Salvini è stato attaccato per il suo commento alla morte di Ciampi, che non ho trovato offensivo (almeno quello che ho letto nel tweet), duro, ma tutto sommato rispettoso della morte di una persona. Ecco, mi fa schifo la reazione del PD, la proposta di un esposto in procura, il titoletto di Repubblica. E lo dico sinceramente. Poi però mi permetterete di non votarlo.

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    1. Ci mancherebbe altro.
      Spero che un giorno ognuno di noi possa scegliere qualcuno di decente, senza necessità di doversi tappare il naso o altro.

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  33. ... e poi credo sia poco interessante la mia preferenza di voto, la mia opinione su Salvini e tutto sommato quanti voti potrà prendere lui (ma quando andremo a votare poi?), per il futuro dell'Italia e dell'Europa, che mi paiono inseriti in dinamiche più grandi, che temo faremo molta fatica a condizionare col nostro voto, almeno nel breve periodo.

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    1. Totalmente d'accordo. Anche sopra. Sulla base delle tue informazioni è senz'altro una presa di posizione ragionevole. Avrei voluto parlarne domani, ma non so se ci arrivo.

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  34. Se lascio la mia città andando verso SudEst, su una certa strada, dopo una decina di km passo per la località Borgo Mezzanone; se invece vado verso NordOvest trovo, a una 40ina di km, nelle campagne del comune di San Severo, erroneamente ritenute di Rignano Garganico, una radura dove sorge un c.d. ghetto.
    Tali luoghi sono divenuti noti al pubblico da poco, ma essi non sono nuovi.
    Sono cose vecchie. Non solo per l'origine dei centri abitati: p.e. Borgo Mezzanone è una frazione nata nel passato, come altre, dall'aggregato di case, in terra di latifondo secolare, per braccianti che si ritiravano dalla terra del padrone in paesi-dormitori radamente sparsi nella pianura.
    Fra il Borgo e la costa il panorama tutt'intorno non presenta il profilo di qualche paese fino all'orizzonte: questa sorta di prateria coltivata a grano, pomodori, vigneti, ulivi, è lo scenario.
    Sono cose vecchie anche per il tempo del fenomeno che ha suscitato clamore nei notiziari: si tratta di una 20ina d'anni.
    E' infatti una 20ina d'anni che la popolazione del Borgo è mutata, ora costituita prevalentemente da immigrati, specie Africani ma anche Slavi ecc., dediti a ogni genere di manovalanza; 20 anni in cui i mediatori del bracciantato (irregolare, cioè i "caporali") parlano lingue straniere (o son proprio stranieri), i custodi di masserie non sono più Italiani, le strade extraurbane sono presidiate per km e km da prostitute slave e nere, in generale è diventato più usuale incrociare immigrati anzichè compaesani nei campi.
    Il "ghetto di Rignano" è invece una vera e propria baraccopoli, senza opere urbanistiche, eppure impiantata ormai da circa un decennio: la sua varia umanità s'incontra da una decina d'anni presso stazioni di pullman e treni locali, dove si muovono per le ore lavorative quegli immigrati che poi si ritirano nel "ghetto" alla sera.
    In entrambi i casi non sono qualche centinaio: sono migliaia. Cui s'aggiungono altre centinaia che hanno mutato la popolazione e, ormai, le scolaresche di altri vicini paesi.
    Questo quadro serve per una valutazione di massima su certe conseguenze degli attuali flussi migratori, non rilevando in merito le questioni di (in)giustizia o l'esser migranti economici anziché profughi.
    Nel nostro stato di diritto vige la normativa che impone che una prestazione d'opera sia congruamente retribuita e contribuita (per pensioni e sanità), e un connesso regime giuridico repressivo per violazioni di tali norme.
    Però alla legge formalmente vigente non corrisponde effettività: nella misura in cui non si riesce o non si può, per oggettivi limiti di mezzi o impedimenti materiali (anche ambientali e sociali), imporre l'ottemperanza degli obblighi accade che una gran parte del mercato della manodopera sia irregolare e mantenga lavoratori "in nero".
    Questa è la terra del sindacato di Di Vittorio ma anche di padroni disonesti (beninteso: una parte, non tutti) che sfruttano i lavoratori: è un dato di natura e d'esperienza che quanto più un padrone disonesto ha facilità e agio a procurarsi uomini disponibili a rinunciare a tutele e garanzie allora tanto più costui impiega questi uomini al posto di quegli altri che perseguono giuste condizioni.
    Questi immigrati in questi luoghi, in massima parte "clandestini", ovviamente poveri e bisognosi, sono per necessità gente disposta a tutto pur di procurarsi da vivere: siccome questi sono disponibili a qualsiasi trattamento e soggezione in cambio di una misera paga, accettano condizioni di lavoro invece rifiutate da cittadini che hanno l'aspettativa di realizzare rapporti regolari e diritti. Cittadini "ai quali hanno insegnato" che la società DEVE attuare certe condizioni di lavoro, cui essi DEVONO aspirare: insegnato questo, poi però hanno creato situazioni geopolitiche che hanno materialmente ribaltato le condizioni.
    Questo è un fatto, lo vedo per strade e campagne, sulle facce di stranieri segregati e d’Italiani disoccupati per non divenire schiavi.
    Credo ci sia da meditare.

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  35. Forse sarebbe meglio non usare le parole - quindi l'armamentario concettuale - del nemico: migranti sono, al massimo, le specie animali che compiono migrazioni, non gli uomini. "Immigrati" o "immigranti" non sono parolacce. Se il problema è l'ideale liberista della mobilità del fattore lavoro, ovvero l'immigrazione (ovvero l'emigrazione, se la guardiamo dall'altro punto di vista) come norma di vita, allora la faccenda non riguarda solo gente proveniente dall'Africa e dal vicino Oriente che viene in Europa e finisce ammassata in campi di concentramento. Riguarda, ad esempio, anche l'emigrazione da Paesi UE ad altri Paesi UE (tanto per citare: dalla Romania in Italia) e l'emigrazione dall'Italia verso altri Peesi, in UE o meno. Tra l'altro, a chi sostiene la tesi della scarsa consistenza dei flussi immigratori in Italia consiglio la lettura della relazione ISTAT sull'immigrazione in Italia 2008-2013 (è un po' datato, ma è inequivocabile) e delle relative appendici (dove, tra l'altro, non solo si tiene conto solamente degli immigrati censiti, come ovvio, ma NON si considerano gli immigrati in Italia da Paesi UE): http://ucs.interno.gov.it/FILES/AllegatiPag/1263/Immigrazione_in_italia.pdf ; http://ucs.interno.gov.it/FILES/AllegatiPag/1263/Immigrazione_in_italia_Appendici.pdf.
    Tralascio il problema della distorsione del sentimento di pietà e dello sfruttamento dei "buoni" sentimenti, si andrebbe troppo lontano.

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  36. L’immigrato compie una scelta (spontanea o spintanea che sia), mentre gli animali migratori seguono il loro istinto naturale. La sostituzione di “immigrati” con “migranti” è una truffa intellettuale, che serve a veicolare la percezione psicologica che anche le “migrazioni” umane siano un fatto naturale e pertanto ineluttabile. Tutta acqua al mulino del TINA, che trova la sua apoteosi nella seguente affermazione della professionista della solidarietà sig.ra Boldrini: “i migranti oggi sono l’avanguardia di questa globalizzazione, e ci offrono uno stile di vita che presto sarà uno stile di vita molto diffuso per tutti noi”. Dubito che la sig.ra mettesse nel mazzo anche se stessa: in quanto professionista della solidarietà sta dalla parte del giusto - e, soprattutto, dalla parte giusta – e quindi non corre il rischio di dovere cambiare stile di vita (almeno fino a quando non spunteranno i forconi).

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  37. L'immigrazione è voluta, e in molti casi anche organizzata, dal grande capitale per abbassare i costi salariali destabilizzando la coesione culturale e sociale delle società in cui arrivano gli immigrati. I volontariati sono lodevoli ma quasi irrilevanti. Chi arriva da noi questo lo sa, e lo sanno anche i nostri dirigenti, salvo i più sprovveduti. Non c'è niente da fare, salvo limitare al massimo l'immigrazione, integrare al massimo chi è già qui, con ogni mezzo, per evitare una società multiculturale senza coesione e quindi preda dei soprusi dei più potenti e delle violenze create dai ghetti e dalle diverse identità o comunitarismi in competizione tra loro

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    1. Questo mi sembra un punto molto interessante. Dunque: statonazzzionebbrutto perché porta la guerrabbrutta, quindi abbattiamo le frontiere, e alla fine cosa otteniamo? La privatizzazione del conflitto, che si sposta dal livello delle entità statuali a quello dei ghetti contrapposti. Sì, mi sembra chiaro che di questo tipo di dinamiche il capitalismo più distruttivo benefici a dismisura. La mancanza di coesione fra lavoratori è il suo alimento. Per questo vi esorto a NON entrare nel frame della crociata. Per ogni santino della Fallaci che circola su Twitter, Soros ha tre orgasmi.

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  38. Già. Abbattere le frontiere è idiozia. Odiare gli immigratibrutti altra follia che divide la società facendo il gioco dei potenti (società impaurita, abbassamento dei diritti, lotte tra opposti integralismi, ecc). Bisogna avere meno immigrazione o nulla, ma senza odio.

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  39. Questa testimonianza costringe a tornare su riflessioni cogenti che ci attanagliano da anni.
    Mi scuso se ho letto i commenti molto velocemente ma, credo che Sivia, Bagnai e Diamanti (ovviamente Samuele) abbiano fatto emergere in maniera cruda ed irrisolvibile le contraddizioni umane alle quali ci costringe ciò che Alberto B. a volte definisce "la radice del male", che probabilmente nutre contestualmente sia le élite, che i volontari.
    Non credo di avere nulla da aggiungere, se non ringraziare questa comunità per questi continui stimoli UMANI.
    Altro luogo di tale profondità di pensiero mi riesce difficile a trovarlo. Il Pedante ovviamente è compreso,

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