mercoledì 23 marzo 2016

Da Zaventem

(...siamo così tanti, e così europei, che non poteva non esserci uno di noi lì. Per fortuna era dalla parte giusta, oltre i controlli. E a proposito del nostro essere veri europei, e non spregevoli europeisti, notiamo che forse oltre alle vittime c'è qualcun altro che merita rispetto: i belgi, e in particolare le loro forze di sicurezza. Anche qui in Francia hanno provato a sparlarne, ma si son presi delle belle rispostine, perché non è che Molenbeek sia l'unica qasba in Europa. Per capirci, io quando vado a Parigi abito spesso dalle parti di Barbès. E allora piantiamola con questa storia che i belgi sono inetti. Capisco fare l'Europa col terrore: cose così si son sempre viste. Ma farla insultando gli europei, veramente, mi sembra che passi il segno!...)




Caro Alberto,

io c'ero, a Zaventem, stamattina.

E se avessi preso il treno un quarto d'ora dopo probabilmente mi sarei trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Invece ho preso il diretto, ed ero già oltre i controlli di sicurezza.

Ti scrivo perché ho letto le riflessioni del post "Potevamo esserci noi", che condivido, e ho i conati di vomito dopo aver letto questo.

Niente di sorprendente, dirai. Tutto previsto. Chi te lo fa fare di leggere. Vero. E' stato il titolo a attirarmi.

E posso testimoniare che la polizia di questo stato "fallito" stamattina ha fatto un lavoro eccellente.
Che nell'enormità di quel che è successo, a Zaventem, la situazione è stata gestita bene. Che i mezzi d'informazione drammatizzano il racconto. Che le persone sono state curate, guidate e assistite. E hanno reagito senza isterie (sempre nell'enormità di quel che è successo).

E ti garantisco che mi stavo rendendo conto perfettamente di quel che accadeva. I minuti passati dall'ordine di evacuazione all'arrivo al punto di raccolta messo in sicurezza e coperto da tiratori non sono stati brevi. Perché, più che a quel che è stato, pensavo a Fiumicino 1985. O a due cose combinate. Mi sono trovato a camminare scrutando potenziali minacce e possibili ripari, come mi è stato insegnato tanti anni fa e come non mi sarei sinceramente mai immaginato di trovarmi a fare realmente: ovvero con quello stato vigile che non lascia spazio ai pensieri e non fa sentire il freddo, il caldo o la sete.

Poi, si cerca di fare quel che si deve, di aiutare chi si può e di tornare a casa. Verso sera.
Posso testimoniare anche che in questo stato "fallito" ci sono linee di pensiero diverse. Un'anima francese, quella che a Parigi ha reagito come in un film d'azione americano mettendo a ferro e fuoco un quartiere, rischiando di ferire civili e portando a casa solo morti talmente dilaniati che han dovuto identificarli con la prova del dna, dimenticando che i morti diventano eroi, ma non danno informazioni e non collaborano. Un risultato raggiunto facendo tutto, ma proprio tutto il contrario di quello che, sempre tanti anni fa e a un livello senz'altro di infarinatura superficiale, mi è stato insegnato si deve fare in questi casi. Un'anima che finora non si è affermata, salvo in alcune azioni dimostrative (come la chiusura della metropolitana). E un'anima più riflessiva, che con un lavoro paziente (e qualche contrattempo) è riuscita a individuare e arrestare (senza ucciderlo) chi può tornare utile a costruire conoscenza. Ecco, forse non è un caso che le due cose siano collegate. Perché la radicalizzazione dello scontro fa comodo a chi vuol creare scompiglio o ottenere facile consenso. Non a chi vuol risolvere problemi.

A margine, per quanto può servire e in ordine sparso, noto: credo poco alla tesi (espressa anche da alcuni media belgi) che chi sapeva non ha parlato. Va bene tutto, anche la vocazione al martirio. Ma nel momento in cui ti arrestano e sai che sta per succedere qualcosa che accadrà quando tu sei loro e che dopo che sarà accaduto ci sono buone probabilità che prevalga l'anima francese, be', meglio il cianuro; stamattina l'aeroporto era sorvegliato, c'erano diverse pattuglie armate. Più che la settimana scorsa e più o meno come a novembre, durante i giorni caldi. Non è servito, naturalmente. Perché può servire solo per ridurre i danni di una situazione tipo Fiumicino 1985. Contro quel che è successo oggi l'unico rimedio è obbligare a viaggiare senza bagaglio. E magari a torso nudo e scalzi. O i check point all'israeliana, poco adatti però a una situazione in cui non c'è una divisione netta; la storia del divieto di perquisizioni notturne. Vero. Certo. Ma, mi facevano notare (e io concordo) che non è che il divieto impone di presentarsi solo dopo l'alba. Si può essere lì da prima. Si può aspettare, seguire i movimenti. Insomma, sembra un po' un pretesto per far polemica; le schede telefoniche (pochi ne hanno parlato), quelle sì sono (o sono state) un problema: quando ho preso la mia, nessuno mi ha chiesto niente, se non quindici euro. Ora chiedono la carta d'identità elettronica. Se sei residente in Belgio. E se non lo sei?

L'ultima, a scanso equivoci. Non l'ho ancora letta, non l'ho sentita, ma la prevengo: è successo al banco dell'AA.  Un obiettivo simbolico. Una dichiarazione di guerra all'occidente. No: semplicemente il più facile da raggiungere appena usciti dagli ascensori e/o dalle scale mobili. Perché io credo a molto, non a tutto. E tra le cose cui faccio fatica a credere è che nella testa di chi ha deciso di fare una cosa del genere a sè stesso e agli altri ci sia anche spazio per riflettere su come andarsi a mettere nel miglior modo possibile. Anche se nessuno può saperlo.

Un caro saluto e grazie. Il sonno stanotte non arriva. Ma mi sento meno solo.

G.

(...bene. Domani parliamo di qualcos'altro...)

(...altro grande classico: i morti di serie A, e quelli di serie B. Uno dei loro genitori si indignava in televisione, e così mi sono reso conto che anch'io me li ero dimenticati. Sarà anche che ormai ci si abitua in fretta a tutto...)

74 commenti:

  1. altri che meritano un pensiero a mio avviso sono i feriti, sono 250, i medici dicono che hanno dovuto fare parecchie amputazioni, braccia gambe, testimoni dicono di aver visto alcuni con tutti gli arti maciullati, (fonte Rainews24) insomma non si tratta di ferite superficiali, le bombe questo fanno...

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    1. Nel 1945 la portaerei americana USS Franklin incassò un colpo pesante da un attacco kamikaze che portò via più di 300 uomini; in quell'occasione alcuni marinai testimoniarono di aver visto medici e assistenti di sanità operare e amputare, direttamente sui ponti sconquassati, con lamette da barba e accette. La guerra è anche questo, anche se poi si fa finta di nulla, o si dimentica: ma andrebbe ricordato, soprattutto a chi ne abbia una visione asettica e formale.

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    2. Tanto son solo poveracci figli di poveracci a perdere pezzi. La vera oscenita' della guerra.

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  2. Da piccolo avevo la passione per Hercules Poirot.
    L'unico personaggio che riusciva a tenermi sveglio nella lettura, a 10 anni, fino alle tre di notte.
    Ero perfino convinto che questo piccolo grande Belga sia esistito veramente.

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    1. Sì, alessandro, ma era l'epoca degli Hercules c 130. E i bambini, si sa, si impressionano facilmente.

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  3. "No: semplicemente il più facile da raggiungere appena usciti dagli ascensori e/o dalle scale mobili."

    E c'è (c'era) lo starbucks che apre alle 7 e che è sempre pieno di gente. Giovedi pomeriggio ci ho preso il mio ultimo cheesecake e sono felice (a parte che per me) che le due gemelline bionde, vorse svedesi, sedute accanto a me siano a casa. E mi viene da pensare a chi invece a quell'ora faceva colazione.

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  4. Solidarietà per tutte le vittime di eccidi a qualunque latitudine si perpetrino. Incommentabile la tesi sostenuta nell'articolo che, comprensibilmente, l'autore del post esecra. Un "se la sono andata a cercare" sull'assunto ed indimostrato presupposto dell'inferiorità degli apparati di uno Stato sovrano. Vorrei usare parole forti. Mi astengo. È il momento del silenzio, del rispetto per le vittime, della speranza per i feriti.

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  5. Parlavi di vomito, G.
    Ti elenco gli emetici freschi di giornata:
    - Gr3 delle 13.45
    - Corrispondente da Bruxelles del tg di La7 (varie edizioni)
    - Il trio Gruber-Cacciari-Giacalone (Libero) a Otto e mezzo: leitmotiv... indovina? Più Europa.
    Ah, ovviamente 3 su 3, ma se avessi seguito 15 programmi avrei fatto comunque bingo.
    Unica frontiera, unificazione dei sistemi giudiziari, dell'intelligence e del diritto penale, esercito comune, che altro? Ah, sì, Europa (questa!) patria della civiltà, e se cade Schengen finisce tutto, €ro compreso e sarebbe una sciagura Signora mia...
    Immondi.

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    1. di tutto questo ho visto solo otto e mezzo.
      Il trio era davvero inascoltabile.
      Che schifo!

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    2. Radiouno, bianco e nero di ieri sera. Purgatori (giornalista e scrittore) sosteneva la tesi del Belgiopaesefallito, Dassetto (Fondatore del centro di studi islamici in Belgio, politologo, ex professore, residente in Belgio) sosteneva la tesi opposta. Chi di loro era più competente in materia? Chi di loro veniva maggiormente messo in discussione? A voi la risposta.

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  6. però come in tutti i macelli , cose strane ci sono parrebbe , per esempio il video mostrato con ampi commenti alla tv parrebbe fosse il video di un attentato del 2011 da parte di ceceni a mosca. francamente l'ho visto ed è uguale solo tagliato ingrandendolo un po e fatto diventare in BN , certamente non avendo nulla da far vedere si sono inventati questa cosa macabra , poi un mese prima proprio li in belgio con 200 figuranti hanno inscenato un attentato nella metro , combinazione negli stessi punti che si sarebbero sentite delle detonazioni successivamente all'attentato vero e proprio in ultimo una considerazione , è almeno strano che 2 che fanno rapine in banca e rubano auto a mano armata, decidano così bellamente il martirio , si che la mente umana è strana , ma a me il dubbio viene , come la prontezza del 'più europa' ad un minuto dopo , mentre di uno sciopero nelle 48 ore precedenti dei controllori di volo francesi , non si trovava nessuna notizia se non restando a terra in aereoporto e visto che sulla francia ci passa buona parte del traffico aereo europeo , così hanno bloccato tutti ma per non gridare più europa e meno diritti ai controllori francesi si sono barricati in un assordante silenzio .

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  7. Dev'essere un vero e proprio vizio. Durante la Grande Guerra in Italia ci si prendeva gioco della Milizia Territoriale: erano male armati e si presentavano meno marziali dei fanti di linea. Andando a memoria, attribuisco a Carlo Salsa il merito di aver inserito nelle sue memorie dal Carso la riflessione secondo cui, quando passava la Territoriale, più o meno tutti se ne facevano gioco: poi però, quando anche i loro corpi sbrindellati pencolavano dal filo spinato intatto, accanto ai corpi dei battaglioni di prima linea, non c'era più nessuno a farsi beffe di loro.

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  8. E’ che l’Italia ha paura e allora esorcizza in questa maniera quel che pare presto diverrà quasi una consuetudine, in tutta Europa.

    Quando poi toccherà a noi forse diremo che l’efferatezza coglie a tradimento… che la crudeltà ci avrà sopraffatto, in maniera ineluttabile.

    Chissà forse avrei potuto esserci anch’io e la mia famiglia lì, ma mio padre decise di prenderci noi bimbe e la mamma, con i mobili già allora comprati sottomano, la sua silicosi inseparabile, la pensione fresca di legge e frutto del sacrificio di Marcinelle, - io nacqui a dicembre di quell’anno -, e nel 59 ci riportò tutti a casa.

    Quando anni dopo, da ragazza, tornai a rivedere il mio paese straniero natio me ne innamorai. Tempo fa desiderai di essere rimasta li’, almeno avrei avuto un welfare in mancanza di questa pensione ormai divenuta un miraggio, in cambio di questo mio “invecchiamento attivo” in fabbrica.

    Invece mi accorgo che non c’è un posto dove fuggire, solo samarcande.
    La vera vittoria credo sarà quella di comprendere che solo dentro di noi è il punto sicuro e fermo da individuare e attivare e difendere, a tutti i costi, ovunque si viva.

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    1. Grazie per il tuo intervento. Mi ci trovo in pieno anche se io appartengo ad una generazione dopo e mio nonno si ammalo' prima di raggiungere l' agognato traguardo e fu rimpatriato.
      Rimanere e lottare in nome della propria identita' pur rispettando chi non ha la stessa consapevolezza.

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    2. Cara Sofia mi è piaciuto leggere la tua testimonianza. È vero: non si sa più dove fuggire per avere una vita decente. Ma nessun punto sicuro può esistere dentro di noi quando ci vengono tolti i fondamentantali punti che rendono degna quindi sicura la vita: poterci nutrire in modo sano, poter essere curati e pagati, insieme ai nostri familiari, anche quando siamo malati e invecchiati, poter vivere in una casa decente, poterci scaldare e lavare, poter avere accesso all'istruzione, poter realizzare la propria vita nel lavoro come nel tempo di non lavoro. Il resto è un'illusione, non saremo mai più forti. Ci schianteremmo nella fatica di una vita dura, come quella dei nostri avi, e ci diremmo allora che è perché "ci manca il punto sicuro dentro di noi". No. Le condizioni di vita, vale a dire economiche e sociali, sono fondamentali per permettere che un punto tale possa realmente esistere. Come altri hanno scritto qui, per permetterci di pensare; ed è per questo che le condizioni che lo permettono (riassunte e stabilite ad esempio nella Costituzione italiana, artt. 32-47) stanno venendo demolite ad una ad una, tra una mitraglia e l'altra, la UE come docile mezzo d'assalto spietato. Purtroppo la UE non fa il kamikaze nella sua missione di morte. In quei palazzi nessuna distruzione arriva. Esecutori e mandanti hanno già contrattato la propria salvezza, che almeno non convincano le vittime di essere i propri carnefici.

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    3. @Pellegrina Il problema della vita: non c'è più religione, signora mia, stiamo troppo comodi! Ma con la 'durezza del vivere' ritornerà, punto sicuro dentro di noi. E forse tornerà anche Mao - come si dice dalle mie parti.

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    4. Mi pare che Sofia non intenda la ricerca del punto sicuro entro se stessi (1) come un ripiegamento fatale e fallace, o un abdicare ai diritti fondamentali d'una vita dignitosa. Colgo nelle sue parole l'idea di saper trovare e coltivare uno spazio interiore forte a prescindere, che è poi la stessa facoltà per cui il condannato a morte, innanzi a quella ineluttabilità del momento, trovi il coraggio o la tranquillità (curioso il fatto che in simili condizioni i termini possano essere sinonimi) di tenere lo sguardo alto al di sopra dei propri carnefici. Lo direi un atteggiamento assai differente dalla remissività, dall’autorazzismo, dalla rinuncia o dalla rassegnazione: nessuno ricerca una siffatta prova di proposito e men che meno la vorrebbe rendere collettiva – se dunque lo fa, riguarda esclusivamente se stesso -, pur tuttavia è una dimensione reale che trova testimonianza, alta e drammatica, in molti nostri predecessori (basterebbero gli esempi di Seneca e Boezio, sempre che anche per loro non si ritenga mirassero al cercarsela da sciocchi). Constatare realisticamente che ogni bene economico o sociale possa esserci tolto (perché, la storia e l’osservazione diretta cosa insegnano? Ci può essere tolta la vita in strada per due lire) non significa affatto considerarlo una legge storica o esistenziale inevitabile, quanto piuttosto una possibilità costantemente incombente: gli sforzi civili, sociali e culturali dovrebbero di ciò tenere conto, piuttosto che vantare i propri successi come se avessero prodotto traguardi irreversibili, per cercare dunque di eludere quanto più possibile l’agguato della prepotenza e dell’assenza di giustizia. Se le condizioni economiche e sociali dipendessero da se stesse, e noi unicamente da quelle, ci saremmo già consegnati, legati mani e piedi, a coloro che altro non vedono, perciò capaci di esercitare quella forza bruta e violenta che appartiene alla medesima natura della sola materialità economica e del solo benessere fisico: nessuno vuol disprezzare ambedue e tutti noi, lecitamente, ambiamo al necessario in entrambe, ma considerarle come le uniche cose riconoscibili e fondanti espone direttamente al ricatto perenne di chi possa essere in grado, di volta in volta, di gestirle e manipolarle.

      (1) “Dentro ho posto ogni bene; non aver bisogno della felicità è la vostra felicità” - (Seneca, De Providentia, 6,5). Ricordiamo che Seneca non rinunciò alla vita sociale e anzi partecipò attivamente, e per ampio tempo, a quella politica e culturale, peraltro in mezzo a certi potenti soggetti da considerarsi quantomeno “preoccupanti”: ciò che fu poi causa diretta della sua morte stoica.

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    5. Grazie a voi Gianna e Pellegrina.

      Penso che prima della propria identità ci sia una nostra “umanità” da conquistare, prima di essere italiani, belgi, francesi, europei….., in mancanza nessun patriottismo ha concretezza ma si riduce a sterile ideologia e a impotente sentimento.

      Per me l’identità è un sano individualismo etico, che trova espressione nella cultura e nelle radici della propria terra e solo poi nello scambio, nella condivisione, nel confronto con gli altri di diversa cultura.

      Porre infatti come base di partenza la multiculturalità è un inganno, una grande illusione, là dove tutto è diretto a far dimenticare e porre nell’oblio, nella impotenza, nella condanna e mistificazione la propria libertà individuale, il proprio io, ossia colui che solo può agire.

      Una nuova cultura va insinuandosi nelle menti, ma anche nelle anime, per impedire ciò che oggi, in questa epoca, è piu’ essenziale e necessario alla sopravvivenza interiore ed esteriore dell’uomo.

      Le giuste condizioni di una vita dignitosa e di opportunità per ognuno anch’esse possono solo scaturire da una volontà in nuce, quella che veramente origina le giuste creazioni e azioni degli uomini. Ed è, io penso, quello di questa “volontà” il mistero da conoscere, svelare e rendere vivo, mantenere vivo, in modo tale che si decretino e si dispieghino in maniera efficace, non solo transitoria e quindi inutile, tutte le attività umane.

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    6. Sì Citodacal.

      In più ho la convinzione che quel che esiste nascosto in noi sia solo un seme, che l’uomo debba, con la giusta metodologia e impegno lavorare anche in quella dimensione: così come crediamo che l’impegno e la nostra intelligenza debbano applicarsi nelle nostre attività esteriori allo stesso modo dobbiamo impegnarci , strenuamente e quotidianamente lavorare affinchè la forza e il coraggio necessari siano stimolo e nutrimento continuo del nostro vivere: anche operare questa scelta fa parte della nostra libertà.

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    7. Vorrei sottolineare che le mie parole non erano una critica a quanto esposto da @Pellegrina, che condivido. Piuttosto, erano uno sguardo sconsolato sul medioevo prossimo venturo.

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  9. Il rivoltante editoriale dell'Annunziata (e non solo) è veramente rivoltante. Lavoro e frequento da anni cittadini Belgi e ho visitato le loro città più importanti. Come tutti hanno i loro difetti. Ma l'idea di uno Stato fallito non mi ha mai sfiorato, come neppure quella di avere forze dell'ordine non all'altezza di uno Stato moderno e civile. Leggevo oggi un commento su Twitter del tipo "Se ad ogni strage di cittadini europei sentiamo intonare la canzoncina del più Europa, è evidente che per gli Europeisti l'unico Europeo buono è quello morto". Vero.

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    1. Per una volta un twittatore non solo leggibile, ma genio assoluto! Questa me la rivendo immediatamente. Grazie.

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    2. Si potrebbe invitare l'Annunziata a leggere il documento di Robert Kennedy riportato oggi da Vocidallestero: forse potrebbe anche pensare che lo stato fallito siano gli Usa. Perché no?

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    3. @tito
      Magari già dall'11 settembre, e a prescindere da come la si voglia intendere: se non si sono fatti cogliere coi calzoni calati, hanno dovuto polverizzare qualche migliaio di inconsapevoli concittadini per difendere gl'interessi nazionali.

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  10. Allucinante comunque dalle televisioni sembrerebbe che siamo tutti spacciati. Ci vogliono totalmente sclerati..!

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  11. Sono senza ritegno non hanno perso occasione per partire alla carica con l'esercito europeo, renzi col suo solido modo da guitto se ne è uscito con l'fbi europea i media quasi tutti la propongono come un guerra.
    Temo la svolta autoritaria sia imminente.

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    1. Secondo me invece non cambia una mazza, in attesa dei fatti guidati dall'inerzia del sistema euro. L'fbi europea , come il ministro unico europeo e tutte le buffonate simili, sono solo corollari del "piú europa" buoni per andare in tv e temporeggiare su tutto, in attesa che il successivo tronista riprenda il ritornello.

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  12. Caro Alberto,
    non è un problema di inettitudine, ma di mala fede.

    Chi (come me) ha vissuto a Bruxelles negli ultimi 5 anni ricorda bene le manifestazioni organizzate manu militari fra il 2012 e il 2013 in Place de la Bourse ogni venerdì e ogni fine settimana da un gruppo di manifestanti dalle colorate verdi bandiere in favore della rivolta "democratica" in Siria. Per 3-4 ore venivano cantati slogan da stadio in arabo e francese, davanti ad un pubblico disattento e una polizia compiacente. Erano i nostri alleati, allora. Anche se venivano da Moolenbeek.

    Per anni, il Belgio è stato la riserva di una volenterosa carne da cannone che andava a combattere guerre sporche in Siria o altrove. Prova tu, Alberto, a organizzare da casa tua una filiera di guerriglieri anti-euro che vanno a fare la resistenza a Bruxelles. Dopodomani avrai i Carabinieri in casa. Ora, io non credo che la polizia belga (o francese) sia meno efficiente dei nostri Carabinieri. Né credo che i servizi belgi, per quanto non si parlassero con quelli francesi, non sapessero. Altroché se sapevano. Forse addirittura avevano la consegna di incoraggiare. Noi siamo democratici, dobbiamo abbattere i dittatori sanguinari.

    Ora, da che mondo è mondo, i reduci sono un problema per i Paesi da cui provengono, e in cui ritornano. Noi in Italia lo sappiamo (o lo sapevamo) bene. Non vorrei che sia troppo tardi. Non vorrei che a qualche apprendista stregone che ora fa la voce maschia (Hollande) le cose fossero già sfuggite di mano.

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    1. Sarebbe interessante sapere da dove arriva il materiale bellico, il che è un problema che riguarda il Belgio molto meno di altri. Voi avete letto Dostoevskij, avrete frequentato qualche grosso criminale nella vostra vita; io ne ricordo uno che mi disse "Per quanto ne so dal Porto di Rotterdam qualche volta passano anche merci legali"; su internet le informazioni a conforto della tesi ci sono, però niente di ufficiale, nulla di dichiarato dalla polizia (mentre su Gioia Tauro è tutta una poesia di inchieste. Questi italiani!).

      Se è vero come si dice che alcuni dei terroristi sono reduci dalla Siria, allora c'è anche questa come possibilità, che le abbiano portate con sé, ma rimane un fatto: può capitare che qualche cosa di illegale o pericoloso che arriva in un porto possa passare inosservato (si veda il mio amico), ma un modo per non farlo andare in giro per l'Europa sarebbe il controllo alla frontiera nazionale. Anche perché dove meglio ci si muove e dove c'è più spazio ci si nasconde più facilmente.

      Dopo di che i nostri governi hanno letteralmente sparecchiato il Medio Oriente, senza avere il tempo di spiegare ai superstiti in loco i vantaggi di una vita senza averi né prospettive, lasciando quindi che montasse una comprensibile rabbia. Non paghi di averci messo in pericolo ci dicono pure che adesso ci vuole più Europa e meno frontiere.

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  13. Devo dire che, dopo tanti anni da "Bagnai boy", sentirla su radio uno mi ha regalato un'emozione veramente autentica!

    P.S: non oso pensare che succedera'se un giorno la vedo da Vespa...

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  14. Maggio 1984:sono a Parigi per una settimana di vacanza. Per esplorare la città, prendo l'abitudine di scendere una o due fermate prima della mia. Così una volta sono scesa a Barbes-Rochechouart. Era una terribile casba già da allora. Ero veramente spaventata, ho quasi corso per uscire dal quartiere. Tutti i problemi di oggi esistevano fin da allora. Nessuno era capace di vederli e di capire come sarebbe finita?

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  15. combattere il terrorismo come combattere i nazionalismi! :)

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  16. Non dimentichiamo nemmeno i morti di serie C in Africa e di serie D in Grecia, Italia e non so dove.

    (ovviamente non mi riferisco a questo blog).

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  17. Vorrei lanciare un appello affinché cessi il bombardamento che immancabilmente segue ogni attentato terrorista in Europa. Non quello con missili, aerei e droni effettuato da Russia, USA, Francia, Qatar, Arabia Saudita, Turchia e Regno Unito (e altri amici della Siria, dell'Iraq e della Libia), bensì il bombardamento mediatico a tappeto sulle opinioni pubbliche europee, che per lungo tempo monopolizza l'informazione, fino a ridurre in macerie la nostra coscienza critica: per favore, abbiate pietà di noi!

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    1. Ma perché dovrebbe cessare, han fatto l'attentato apposta... Ok questo è un pensiero xomplottista, ma solo un ingenuo può pensare che spendi milioni di dollari per inviare (per sbaglio) all'Isis "ten-thousands of tons" di armi (l'ha ammesso Biden) e poi quelli fanno (per sbaglio, eh) qualcosa che tu proprio non vuoi...

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  18. Mario Calabresi nel suo editoriale di oggi su Repubblica: Solo l'Europa unità può salvarci dai terroristi" (solo per stomaci forti):

    http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/24/news/terrorismo_europa_unita-136189958/?ref=HRER2-1

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    1. Non ce l'ho fatta, mi spiace.
      Dopo 10 righe, conato violentissimo.
      Chiedo pietá.

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    2. Tra l'altro ci si dimentica che agli occhi dei non occidentali (cioe' praticamente agli occhi dei Governi di tutto il mondo, con la sola esclusione dei Governi UK/USA/Israele/EU) questi continui appelli all'unita', in funzione sempre rigorosamente 'difensiva' e di 'antiterrorismo', costituiscono invece la prova provata piu' evidente della volonta' politica di aggredire e di dominare.

      Chi propala e persegue il mito della propria invulnerabilita' lo fa solo perche' vuole imporre la sua dominazione, illudendosi cosi' che gli avversari si piegheranno ai propri diktat per timore di essere colpiti (nuclear first strike) senza poter reagire adeguatamente.

      Succede pero' immancabilmente come nel caso dello scudo anti-missile-balistico (ABM).

      Oltre venti anni di investimenti colossali nello scudo ABM in occidente, contro minacce del tutto immaginarie (basti pensare che nei primi anni novanta l'URSS aveva praticamente smantellato l'arsenale nucleare offensivo e solo gli USA potevano ancora vantare una 'triade nucleare' veramente efficiente), culminati nel 2001 col recesso unilaterale USA dal trattato anti-ABM del 1972 (gli imbecilli si erano illusi di aver vinto e di poter spostare impunemente ad est il confine NATO), hanno indotto invece la Russia a sviluppare (nonche' dimostrare pubblicamente, offrendolo lo scorso anno anche alla Cina), il novello RS-26(undicimila Km di gittata, quattro testate nucleari indipendenti da 300 KT capaci di manovrare ognuna come missili cruise nella fase finale di avvicinamento al bersaglio, contro cui non esiste oggi difesa).

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    3. Veramente fa ribrezzo questo uso strumentale -da parte di Calabresi- degli attentati.

      Mi domando veramente che europa unita possa nascere su queste basi: crisi economica come metodo di governo e uso strumentale del terrorismo islamico. Ma stiamo scherzando? Possibile che sia svanito, in questo continente, anche l'ultimo briciolo di buon senso?

      Ammesso e non concesso che nasca qualcosa, non potrà che essere una nuova Jugoslavia, che non durerà più di mezzo secolo prima di essere travolta da fisiologiche spinte centrifughe. Ed è probabile che la fine avverrà con violenza: la stessa violenza, in fondo, che è stata necessaria per crearla.

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    4. Scusatemi per avervi segnalato questa spazzatura. Lo so che non lo devo spiegare a voi ma la cosa veramente paradossale dell'articolo del Calabresi è che si contraddice più volte.

      Prima prende come esempio d'efficienza contro il terrorismo l'integrazione fra i singoli stati USA, dove, peraltro, è avvenuto il più grave attentato della storia (l'undici settembre 2001) che, qualche riga dopo proprio lui cita sena rendersi conto, evidentemente, di quanto sia paradossale la sua teoria sulla sicurezza.

      Ma soprattutto, io penso, nella mia ignoranza, che se il Belgio e la Francia hanno problemi con dei loro cittadini che viaggiano tra la madre patria, dove fanno degli attentati, e la Siria, dove combattono con l'ISIS contro l'esercito regolare, la collaborazione non dovrebbe avvenire tra i governi di questi paesi e quello siriano? No? Sarà perché in Siria l'ISIS combatte contro Assad?

      The answer my friend is blowing in the wind...

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    5. Da un punto di vista patologico la lettura di questo benemerito blog è un toccasana per la mente ed il cuore, ma per fegato e stomaco...

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    6. Lorenzo, e te pensa che culturalmente ci sono molte più "similitudini" tra un Croato ed un Serbo (non per ultima la lingua), di quante potranno mai essercene, neppure forse dopo 500 anni di unione, tra un Austriaco ed un Irlandese. Tanto per dire.
      Altro che Jugoslavia!

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  19. Due riflessioni a cappero.
    Un tema ricorrente in questo blog è che c'è una guerra anche se non se ne accorge nessuno (o quasi).
    L'ho pensato dai tempi dello spread che saliva alle stelle, prima della defenestrazione di Berlusconi. I titoli dei giornali erano inequivocabilmente titoli di guerra. Quale? Con chi? Lo chiedevo a un amico "che sapeva" e lui mi rassicurava, ma l'evidenza era innegabile. Io non sapevo niente, da bravo lettore di Repubblica, ma questa domanda è stata forse la chiave che mi ha aiutato a capire tante cose.
    Oggi diventa impossibile nascondere il fatto e allora si ammette che la guerra c'è, ma è un'altra. È uno "scontro di civiltà" un "fatto epocale" (come le "migrazioni"), qualcosa d'imperscrutabile che va fronteggiato affidandosi ai "saggi" che stanno lassù e parlano con le voci dei media.
    Un'altra cosa è la pioggia ossessiva di simboli: le matite, i gessetti per terra, le mongolfiere sul Po... non sono cominciati ieri, ma diventano sempre più martellanti. E spingono vigorosamente i fatti nell'irrazionale e nel magico, con annessi tabù (Engels leghista, ecc.).
    Le prescrizioni del pensiero unico - propaganda di guerra (sempre ottimo "L'officina della guerra" di Antonio Gibelli) diventano sempre più stringenti.

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  20. Dopo l'ovvia premessa che qualsiasi omicidio è da condannare e non ha giustificazioni, faccio notare che potevamo essere anche dall'altra parte.
    Se solo avessimo avuto la sfortuna di nascere nella striscia di Gaza o in un qualsiasi paese "islamico" cosa avremmo fatto? Come ci saremmo comportati? Saremmo tra i disperati migranti? Tra gli emarginati dei ghetti? Saremmo morti sotto un bombardamento di democrazia NATO? Avremmo saputo tenere a bada il desiderio di vendetta?
    Che differenza c'è tra Hollande (per dirne uno a caso) che ordina più raid e un terrorista? (a parte la disparità di mezzi)

    Se queste cruente azioni non devono essere strumentalizzate, non devono neanche essere considerate come fatalità, quindi onestà vuole che ci si chieda come e perché siamo arrivati a questo orrore.

    Nessuno è esente da colpe ma la bilancia, a mio modo di vedere, pende nettamente verso singoli paesi europei , EU, NATO e USA (in ordine crescente di responsabilità).
    E sempre i medesimi nel tentativo di creare un nemico cercano, come ha detto Fusaro, di spostare l'attenzione da una dimensione verticale alto/basso a una orizzontale poveracci contro derelitti, vittime contro vittime.

    Ieri alla tv ho sentito un "islamico" domandare: perché quando queste cose le fanno gli USA/NATO si chiamano missioni umanitarie o guerre (con connotazione positiva, come se una guerra potesse avere una connotazione positiva specialmente quando la si va a portare a casa d'altri) e se le fanno dei musulmani si chiamano terrorismo?
    E aggiungo che tali "missioni" hanno fatto più vittime tra i civili di tutti gli attentati di matrice islamista.
    Avremmo potuto essere a Zaventem ma anche qui o in Ucraina o in qualsiasi dittatura appoggiata dagli USA.

    Non è una guerra di religione, ma di prepotenze e di reazione alle prepotenze. Non è il Belgio a essere fallito, ma tutta la falsa ideologia della "superiore" civiltà occidentale.

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    1. No, non ci credo. Se ci fosse un briciolo di soffio idealista, una parvenza di idea, di visione, si farebbero esplodere in Svizzera, davanti alle banche...

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    2. Questo presuppone che loro abbiano una conoscenza del "nostro" mondo migliore di quella che noi abbiamo del "loro". Cosa che mi sembra altamente improbabile.

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    3. Gli islamisti hanno un progetto politico-religioso, e lo dicono a chiare lettere: perchè non credergli? Perchè pretendere di saperla più lunga di loro sulle loro motivazioni?
      Hanno effettivamente e chiaramente designato come nemiche le società europee: serve l'esplosione di un'atomica in una città europea, per accorgersene? Il fatto che le nazioni europee, quasi tutte, abbiano partecipato alle sciagurate aggressioni agli Stati del Levante guidate dagli USA è vero, ma non è questo il punto o la ragione principale di quanto avviene. Questi attentati su suolo europeo, e la guerra condotta in Siria dagli islamisti dell'ISIS, NON sono una reazione all'aggressione occidentale; se l'aggressiione occidentale non ci fosse stata, attentati e tentativi di sedizione in Levante ci sarebbero stati egualmente, anche se avrebbero probabilmente avuto minore successo (senza l'appoggio di USA & C. che hanno usato gli islamisti per scalzare i governi arabi nazionalisti, questi ultimi avrebbero resistito). Come gli Stati occidentali hanno voluto strumentalizzare gli islamisti, così gli islamisti hanno voluto strumentalizzare gli Stati occidentali (succede sempre così, si scopre quale strumentalizzazione ha avuto successo solo alla fine). In questo senso, è vero dire che noi europei "ce la siamo cercata". Ce la siamo cercata per due ragioni: uno, che abbiamo contribuito al rovesciamento degli Stati nazionalisti arabi, rafforzando l'islamismo salafita; due, che abbiamo favorito una sciagurata immigrazione di massa che ha prodotto cento cittadelle islamiche in Europa, cento Belfast islamiche dove comandano gli imam salafiti e i caid della droga, e dove gli islamisti trovano protezione, consenso, reclutamento, asilo.
      Quanto precede per dire che è giusto comprendere le dinamiche storiche, non è giusto interpretare l'attacco islamista in termini di pura reazione a un sopruso. Qua i soprusi non c'entrano niente: la storia è storia di soprusi, e il mondo arabo non ne va esente. Gli islamisti ci hanno designato come nemici in blocco: non fanno distinzioni fra europeisti e antieuropeisti, tra favorevoli e contrari all'aggressione all'Irak, etc. Se qualcuno ti designa come nemico, anche se ha ottime ragioni (e di solito pensa sempre di averle) l'unica cosa che puoi fare, se non vuoi arrenderti alla sua aggressione, è designare come nemico lui, e comportarti di conseguenza, cioè combatterlo.

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    4. Di questo passo, Roberto, affermerai che le crociate erano guerre di religione!

      Credo che le guerre siano sempre e solo causate da interessi economici, mentre la religione è la facciata. Ciò non significa che i poveretti siano convinti di combattere in nome di dio perché istigati al fanatismo: un disperato si attacca a qualsiasi cosa prometta loro un riscatto o una speranza mentre la massima aspirazione dei credenti benestanti è spettegolare e "ostentarsi" in chiesa la domenica, più difficile convincerli a farsi saltare in aria.

      Poi intendevo esattamente guardare alla storia: la questione medio-orientale non è recente e, almeno dal colonialismo, è un susseguirsi di atroci e cruente prepotenze occidentali e di violazioni al diritto di autodeterminazione a cui si sono aggiunti finanziamenti USA a questa o quella parte (talvolta a entrambe contemporaneamente) perché si distruggessero l'un l'altra. Chiaro che poi queste parti abbiano cercato di strumentalizzare a loro favore la faccenda.

      Il fatto che non facciano distinzione tra occidentali-nemici e "comprensivi" è normale. Loro fanno distinzioni?. E noi gli andiamo appresso.
      Probabilmente diffidano così tanto di noi che non credono che possa esistere qualcuno che capisca le loro motivazioni. Ma se anche volessero distinguere cosa potrebbero fare? Citofonare di casa in casa?

      Io penso che il terrorismo sia solo la risposta asimmetricamente povera ad azioni militari e politico/economiche molto più ricche, organizzate e sofisticate. L'immagine emblematica è una manciata di disperati che lanciano pietre contro carri armati.

      Ma è la tua conclusione "dente per dente" a lasciarmi più scettica: se questa catena di odio non la spezza nessuno non potrà che autoalimentarsi fino all'estinzione di uno dei due contendenti. Se siamo davvero più civili smettiamo di dimostrare il contrario.

      ps
      grazie a Pieluigi Lecce x il link al video.

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    5. "Gli islamisti hanno un progetto politico-religioso, e lo dicono a chiare lettere: perchè non credergli? Perchè pretendere di saperla più lunga di loro sulle loro motivazioni?"

      Gli americani dicono che gli USA sono la terra delle opportunità (il "sogno americano") oltre che l'esempio più riuscito di democrazia.
      Il FMI dice di favorire i paesi in via di sviluppo.
      La nato si definisce un'organizzazione per la collaborazione nella difesa.
      Mentre gli europeisti dicono di avere un progetto di pace, civiltà, democrazia e benessere (il "fogno europeo").
      Tu ci credi?

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  21. Vorrei segnalare un presunto episodio di sciacallaggio mediatico avvenuto sul TG di Sky, quello con le mignotte intorno (in senso geografico ovviamente).
    Riproponendo per l'ennesima volta la tragedia delle studentesse di erasmus in Spagna (con tutto il rispetto, ma se accadeva un analogo incidente automobilistico in Perù, con giovani in gita turistica, ci sarebbe stato lo stesso battage?)il giornalista ha affermato che il sogno di una delle povere ragazze decedute, sarebbe stato quello di veder coronato il sogno europeo...
    Quante possibilità ci sono che si possa trattare di una notizia completamente falsa o falsamente indotta (che è la meme chose)?

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    1. Veramente rivoltante. Io da un po' di tempo seguo i notiziari su Pandora TV. Sono un po di parte (sovietica) ma meno retorici e stucchevoli.

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    2. sovietica… fantastico lapsus froidddiano :-))))))))))

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  22. Io in questi giorni vedo soprattutto il terrorismo culturale di molti giornali e trasmissioni televisive, che come fosse niente "dimenticano" che a questi signori le armi e gli esplosivi le abbiamo date noi tramite la Turchia ed altri alleati (come ha ammesso il vicepresidente Biden in un'intervista che non è ancora sparita dal sito Cnn), e che mentre mostrano la vergogna degli immigrati trattenuti dalla Turchia dietro nostro pagamento (di miliardi) non rilevano che questi rifugiati, e migliaia e non decine di morti, sono stati prodotti proprio grazie alle armi e al petrolio contrabbandati anche grazie all'amico Erdogan...

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    1. Dal potere bisogna aspettarsi di tutto senza stupirsi:
      per me, il trinomio caos migratorio+attentati+brexit
      può servire a spezzare l'Unione Europea perchè agli Amerikaner&Co. non va più bene, non basta più e hanno "altri progetti"...quali? Mistero.
      Non è facile disfare la pur vacillante Unione Europea(e l'Euro) senza far perdere la faccia(cioè evitando di ammetterne il fallimento economico) alle elite che la sostengono-incarnanano: tutto può servire, anche qualke centinaio di morti, non bisogna stupirsene,il pragmatismo anglosassone è esente per legge (la legge la fa lui, ovvio)da limiti morali.

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  23. A proposito di strumentalizzazione dell'evento, mi è sembrato molto interessante questo articolo del Fatto, soprattutto nella parte finale (oltre ai dati riportati):

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/24/isis-e-se-i-nostri-governi-smettessero-di-finanziarlo/2573473/

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  24. Ormai siamo alla follia: la Turchia che espelle un cittadino belga perchè presunto terrorista, il quale poi va a Bruxelles (espulso dai turchi come indesiderato) e mette varie bombe all'aereoporto internazionale (con l'aiuto del terrorista ricercato numero 1 al mondo) senza che i belgi abbiano mai sospettato nulla, prima di vedere la sua faccia sui monitor dell'aereoporto!
    Ma è credibile?

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  25. Giustamente, considerato tutto questo, Salah Abdeslam ha chiesto di essere estradato in Francia al più presto!!! Ha colto la mala parata!

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  26. Devo intervenire. Chiedete a un docente universitario provvisto di coscienza (me). L'Erasmus è una forma di turismo degradante e pompatissima (anche con opportune politiche premiali universitarie) che ci sbatte ogni anno sui banchi centinaia di ragazzi a tutto intenzionati fuorché studiare. Nella mia città si ubriacano due volte alla settimana e insozzano di vomito le macchine parcheggiate davanti al ritrovo discotecaro. Siamo continuamente 'consigliati' di promuoverli anche se non sanno una parola di italiano. La gente deve starsene a casa propria a studiare seriamente. Per le lingue ci sono i corsi estivi. Questo è uno dei tanti aspetti del disastro culturale di cui sono responsabili gli euroburocrati da trent'anni a questa parte.

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    1. Con le dovute eccezioni, confermo. Resta peraltro un sistema classista, perché non copre tutti i costi, quindi salta chi può.

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    2. E io che sono rimasto al naturalista che disegnava da sé, talvolta con fanciullesco e spontaneo entusiasmo, specie vegetali e animali, oppure al filosofo che viaggiava (e non in prima o seconda classe, magari schiavo dei pirati, come accadde a Diogene) per apprendere direttamente la saggezza di altre tradizioni...
      (domani trasloco su un asteroide, alla disinteressata ricerca dell'ennesimo elemento da aggiungere alla Tavola Periodica)

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    3. L'Erasmus è davvero un Μωρίας 'Eγκώμιον

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    4. Davanti a questi maestri, questi numeri e a questa fondamentale puntata di ottoemezzo, bisogna togliersi tanto di cappello(testualmente dal tempo 09':50").:
      "rimane il fatto che bisognerebbe sempre fare precedere queste cose da una sorta d'atto d'amore e di riconoscenza per quello che l'Europa ha portato, cose molto precise; quando tu hai portato, attraverso l' Europa da 87 milioni di ragazzi attraverso l' Erasmus, che sono i soldi meglio spesi d' Europa e non sono i figli dell' alta borghesia e delle elite, sono ragazzi normalissimi in tutta Europa, tu hai scongiurato le guerre per sempre..."
      Di cosa vogliamo parlare ancora? Norimberga, Piazzale Loreto non arriveranno perchè lo dice Alberto49, ma perchè siamo di fronte al nazismo ed al minculpop!

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    5. Non voglio essere irriverente nei confronti di un professore provvisto di coscienza, ma abbiamo avuto tutti vent'anni. Ci siamo divertiti e ubriacati tutti. Alcuni di noi lo hanno fatto anche in Erasmus, è vero. Però, almeno quando ebbi questa bellissima esperienza io, avevamo dei limiti. Per quello che mi risulta, nessuno veniva promosso senza sapere una parola della lingua del paese che li ospitava, e anche in Italia avveniva la stessa cosa. E, a proposito, ricordo un professore che alla prima lezione fece un bel discorsetto agli Erasmus.

      Ho grande rispetto verso i professori ma, evidentemente, se le istituzioni, e gli uomini maturi che ne fanno parte, non sanno mettere dei paletti ad un gruppo di giovani, forse il problema è più ampio di un programma di studi all'estero.

      Riguardo a quanto dice il Prof., e cioè che è un programma classista, io ricordo di aver lavorato un anno per potermelo permettere, anche perché i soldi della borsa arrivavano sempre in ritardo. Certo, quelli erano tempi diversi e io abitavo in una città dove il lavoro non è mai mancato (fino ad oggi).

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    6. Guarda che le nostre due esperienze sono compatibili. Io ho seguito studenti italiani all'estero (per esempio a Rouen) dove si sono integrati benissimo. Ho avuto studentesse belghe a Pescara (da Liegi) e si sono integrate benissimo (ma per motivi di famiglia sapevano la lingua).

      L'orientamento attuale, prima che i soldi finissero, era di insegnare in inglese per "attrarre" gli studenti. In certi istituti tedeschi, se uno arriva e non sa il tedesco, il corso veniva tenuto in inglese. Tu vorresti studiare il lettone?

      Fatte salve le luminose eccezioni, normalmente quando gli studenti mi presentano i programmi che svolgeranno all'estero trovo lammerda o una minestrina riscaldata. E nota che quello che insegno io (economia internazionale) si studia dappertutto. Dico sempre di sì e convalido il loro esame perché sono del parere che andare in giro faccia bene. Ma non per studiare. I giovani dei quali parli sono maggiorenni, quindi i paletti se li devono mettere da soli dove desiderano.

      Degli Erasmus spagnoli "io soy erasmus" ne ho già parlato migliaia di volte, e di come chiedessi loro: "Ma il vostro debito estero quando cazzo lo pagate?" Questo però solo ai ragazzi, perché le ragazze, quelle carine, le vedevo due volte: all'inizio, e alla fine del corso, quando chiedevano che gli verbalizzassi una bocciatura.

      Amor omnia vincit.

      Peraltro, il tuo commento aggiunge un tassello importantissimo al quadro dell'Erasmus e della sua perversione: è un programma che diventa tanto più classista quanto più la crisi economica fa aumentare la divergenza fra paesi. Nelle "città dove il lavoro non è mai mancato", oggi, il lavoro comincia a mancare. E quindi se i soldi non ce li hai, non ci vai.

      Colgo l'occasione per ricordarti che per tua fortuna io non ho mai avuto vent'anni. Chi non li ha avuti a vent'anni rischia normalmente di averli a 50. Ma io ora ne ho 53, e escludo quindi di poterli mai avere, questi fantomatici 20 anni. Per cui moto, droga, sesso promiscuo, e tutte le altre simpatiche manifestazioni di "libertà" concesse dal sistema credo proprio che in questa vita me le risparmierò. Naturalmente il mio karma mi farà rinascere coniglio, e mi divertirò moltissimo (fino alla pentola).

      Pigé?

      Per tutto il resto c'è Giovinia...

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    7. Scusate ma cosa centra l' Erasmus con l' euro? Come per tutte le altre puttanate che si fanno in questo povero continente s-governato da gente mai eletta e con una moneta emessa da una banca centrale aliena, perchè è indipendente solo per i paesi che non siano quelli del core (a proposito di BCE, attenzione a novembre 2019, voglio fra l' altro rammentare ai pirla nostrani, ammesso che ci si arrivi con l' euro; il perchè lo capiranno anche loro)? Io continuo a non capire come si possa continuare a parlare di cose che sarebbe bene fossero fatte con le proprie divise, come daltronde avviene per molti paesi che partecipano alla UE.

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    8. Vorrei un momento capire: avere venti anni significa andare in giro per l'Europa a sballarsi o a fare amicizie (leggasi: turismo sessuale, absit iniuria verbis) con la conseguenza di non apprendere nemmeno una lingua euro-pea per utilizzarla a scopi che siano altri da quelli meramente ludici sive erotici? Io i miei venti anni li ho impiegati meglio, anche nel senso piacevolmente deteriore di cui sopra: e i risultati si vedono ades-so che ho la stessa veneranda età del padrone di casa. Non metto in dubbio che possa essere stato nelle intenzioni e nei fatti anche un mezzo per i giovini di aumentare il proprio bagaglio culturale (quantun-que io nutra fieri dubbi in proposito), ma dall'esperienza che si ha della media della "generazione Era-smus" è che essi abbiano nei loro venti anni una perdita di tempo - ancorché piacevole, beninteso.

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    9. A vent'anni avvertivo lo stesso disagio di adesso che ne ho cinquantacinque (perlomeno ora nessuno ripete che sono nato già vecchio, oppure morto, anche se non ho scritto le cose che Michelstaedter mise su carta a quella età; nel frattempo però ho maturato la presuntuosa e indecente convinzione che siano graditi agli dei coloro che muoiono giovani e quelli che nascono vecchi...)(1). Eppure alcune cazzatine le ho fatte, a suo tempo; ma erano sostanzialmente frescacce alla Ragazzi della Via Pal ed anche le mie compagnie, allorché ci si accorgeva d'aver traboccato, si preoccupavano di come rimettere le cose a posto (storica la battaglia notturna a lastre di ghiaccio durante un Capodanno, proseguita dentro la casa dell'amico, in un piccolo paesino montano del trentino, oppure la secchiata d'acqua che, invece del semplice bicchiere pieno, il proprietario di un'altra abitazione riversò sulla testa di un partecipante, e in casa propria, durante l'ennesimo "scontro" collettivo in versione liquida; ci furono anche i gavettoni, e pure pubblici, per le strade di Ferragosto in varie località balneari - in questi casi le esigue presenze femminili osservavano perplesse e saggiamente si astenevano, tranne che in rare occasioni). In ciò soprattutto concordo col punto di Wendell Gee: avevamo dei limiti, e meno male che c'erano. Oggi questi saggi "limiti" di contenimento danno invece fastidio, come lesivi della libertà individuale (perché se la stessa libertà non è esercizio consapevole di responsabilità, anche negli atti ludici, è il caravanserraglio): a venti come a cinquant'anni. Ma, similmente al modo illuminato con cui il "giovane" Mughini faceva osservare al "vecchio" Fusaro: "è la globalizzazione, e non ci si può opporre!".

      (1) Il nome Lao-tzu (eminente saggio taoista) viene in genere tradotto come "vecchio maestro", oppure "vecchio giovane".

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    10. Io vorrei far osservare ancora un paio di cose, la prima è che le condizioni economiche delle famiglie e in generale del Paese sarebbero state sicuramente migliori senza l'euro (su questo chi è qui, credo sia d'accordo) e pertanto le condizioni economiche medie e la qualità di eventuali soggiorni di studio all'estero, frutto di scelte ponderate, sarebbero state di gran lunga migliori.La seconda è che sostanzialmente si va all'estero perchè la scelta è sostanzialmente una scelta obbligata e disperata, ovvero derivante dalla patologia occupazionale determinata dall'euro (anche per questa terribile patologia, chi sta qui, credo non debba avere più dubbi).

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  27. Sapete cosa vi dico; Queste merde continuino pure a fare dell'informazione e della divulgazione priva di fondamento storico uno strumento di terrore. Ma in fondo una cosa essenziale cari amici rimane; In fondo questi poveracci che lavorano a Matrix o o a Virus o la zanzara, (pensiamo solo ai nomi di questa merda!!) e che divulgano questa merda, si rendono loro stessi benissimo conto che la coperta alla fine è, e rimarrà nonostante tutti i loro sforzi CORTA! dimenticano che il capitalismo col suo consumo oltre a plagiare il nostro comportamento e ad omologare le nostre coscienze ci ha dato comunque bene o male la possibilità di studiare di confrontarci nelle università, in giro per il mondo, sui libri... e di sviluppare un pensiero scientifico. Siamo milioni e molti amano ancora la cultura e tutti noi abbiamo una coscienza che in qualche modo rimane nostra nonostante il catechon che il Potere ineluttabilmente crea. E credo che bene o male qualunque italiano, tedesco, francese, belga, se spegnesse per un attimo la telecamera del cervello e si mettesse a fare due conti e a ragionare scientificamente comincerebbe da qui, esattamente da qui dove siamo noi. E basterebbe che noi riuscissimo in qualche modo a far entrare nelle loro vite la bellezza del ragionare e l'unica cosa per cui forse vale la pena di vivere e lottare ( intendo la diversità), e il vuoto che creano, piano piano andrebbe a scemare.
    Continuando a soffrire per scoprire le carte placheremo la paura, e anche se la menzogna sembra più forte di tutto, e sembra schiacciarci, la coperta è corta, e le leggi della fisica non danno scampo. Il mio caro papà diceva sempre: "la verità è come un sughero: prima o poi verrà a galla." Solo che io voglio imparare di più e vorrei che ci incontrassimo perchè a novembre al goofy raduno non c'ero e mo sto a rosicà! Non è possibile organizzare un meeting a breve? Grazie a tutti voi.

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  28. io sono pusillanime ed ho vissuto nel grigiore sociale quindi di fregnacciate nemmeno a pagarne (poi qualche cavolata ho incominciato a commetterla dopo i 30 anni).
    Per quanto riguarda le "cavolate" di fare famiglia (non lo è, significa dare un senso a molte cose), ho sempre avuto il terrore di non poter dare poi un tetto ai miei figli.

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  29. Grazie per tutti i vostri commenti. Mi aggiungo alla gloriosa schiera di chi non ha mai avuto vent'anni.
    Buona Pasqua.

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    1. Anche io! :-)
      Lavoravo già a 16 anni. A 20 pensavo solo ad imparare un mestiere e farmi una posizione.
      Ho cominciato a vivere i 20 anni quando già ne avevo 32!
      Tuttavia mi sono rifatto alla grande, mai avute così tante relazioni come in quel periodo! :-D
      Buona Pasqua.

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