domenica 17 gennaio 2016

Contributo alla storia finanziaria dell'unità d'Italia

(...sottotitolo: ma oggi c'è la Cina...)

Guglielmo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Polonia e netiquette": 

Buongiorno, il collegamento che ha fatto nel post tra Unità d'Italia e processo di integrazione europeo mi ha spinto a fare una ricerca in rete. Ho trovato questo testo "LA PRIMA LEGISLATURA DEL REGNO D'ITALIA
STUDI E RICORDI DI LEOPOLDO GALEOTTI
GIÀ DEPUTATO AL PARLAMENTO.
SECONDA EDIZIONE (1886) disponibile qui http://www.eleaml.org/ne/storia/01_galeotti_1866_bilancio_prima_legislatura_regno_italia_2015.html Non sono riuscito a leggerlo tutto ma ho trovato sconvolgente alcuni parallelismi con i fatti contemporanei. Qui riporto un passaggio del capitolo XVII intitolato " Il debito pubblico e la moneta" :
" La unificazione del debito pubblico dei cessali Stati, era necessaria, come misura politica, onde immedesimare nelle sorti d’Italia l’interesse di lutti i creditori, e come misura finanziaria, onde sul mercato interno ed estero non ci fosse nessuna concorrenza fra i titoli vecchi e i titoli nuovi. Questa operazione venne immaginata e condotta felicemente dal ministro Bastogi, che aprì il gran libro del debito pubblico, riunendo lutti i debiti irredimibili in due grandi categorie, l’una di rendita consolidata 5 per 100, l’altra di rendita consolidata 3 per 100, lasciando in una terza categoria gli altri debiti redimibili, e sostituendo ai titoli antichi della doppia rendita consolidata, la necessità di un titolo nuovo. Il cambio dei titoli dentro il termine di un anno che la legge assegnava, venne compiuto quasi totalmente senza che niuno se ne accorgesse. E quindi, da quel giorno, non fu altrimenti visto sul mercato se non che il titolo del Regno d’Italia, senza concorrenti e senza rivali. Era questo il segno più esplicito e meno equivoco sul mercato estero della unità dello Stato, che veniva in tal modo riconosciuta dai banchieri, prima che lo fosse dai Governi.
Altra operazione anche più delicata e più difficile consisteva nel sostituire alle diversissime monete circolanti per le province d’Italia, una nuova moneta che avesse per base il sistema decimale, e che, portando l’impronta del nuovo Regno, facesse sparire le tracciò delle antiche signorie, nelle quali era stato diviso. E questa pure era una necessità reclamata anche dai bisogni commerciali, nulla nuocendo di più allo svolgimento dell’industria, quanto il dover mutare ad ogni passo l’istrumento più indispensabile delle contrattazioni, e gli elementi primordiali del calcolo."

Oltre all'idea che i cambi di moneta nuocessero all'industria mi ha colpito soprattutto il passaggio sul riconoscimento dei mercati ancor prima che dei Governi ("unità dello Stato, che veniva in tal modo riconosciuta dai banchieri, prima che lo fosse dai Governi"):sembra proprio che alla base dell'unificazione ci siano quei fenomeni che lei sta denunciando 



Postato da guglielmo in  Goofynomics alle 17 gennaio 2016 10:10




(...si apra la discussione, ma che c'è da discutere? Solo i più corrotti e cialtroni fra i miei "colleghi", quelli ECB- o Goldman Sachs-sponsored, per capirci, possono rifiutarsi di ammettere che stiamo assistendo a un film già visto. Lo fanno per crassa ignoranza, perché pagati per farlo, e perché questo gli consente di vendere aria fritta su rubriche "prestigiose", come fosse brillante ricerca. Ma è solo un film già visto, e anche se questa volta lo sceneggiatore è americano, non ci sarà un happy ending...)



104 commenti:

  1. Molto attuale la premessa : "Una ricostruzione dei primi anni di vita unitaria che ha tutte le cartteristiche di una storia militante ma essendo di parte liberale non lo troverete scritto da nessuna parte.
    I testi di parte borbonica non vengono presi in considerazione in quanto non obiettivi. Ancora oggi, dopo oltre 150 anni!"

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    1. Sto leggendo un libro di Nicola Zitara : L'invenzione del mezzogiorno sulle vicende dell'Unità d'Italia.
      già dalla prima tabella ci si rende conto che il Sud era un concorrente del Nord.
      i dati a disposizione riguardo la demografia (in aumento)confermano questo. tutto sommato si stava bene.
      il libro è pieno zeppo di tabelle andrebbe letto tutti insieme al campo base di "Libberopoly" (da lì è arrivata la dritta).
      è stato un ottimo acquisto.
      per prima cosa è stata cassata con un tratto di penna la banca centrale dei borboni e da li in 6 anni è venuto giu tutto.
      vi mostro una tabella , così , tanto per....

      https://drive.google.com/file/d/0BzD1DN3xFVirWXlZTlQtZU5tTTQ/view

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    2. Andremo sulle montagne e scriveremo il Manifesto di Libberopoly.

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    3. Leggendo Zitara si capisce anche perché, in tutte le occasioni esprima decisa contrarietà all'ingresso del Sud nell'Unione Europea.

      Anche le sue considerazioni sulla separazione dall'Italia le trovo ben motivate sul principio della "ricostruzione della piena occupazione e dell’effettiva produzione nel paese meridionale".

      In ogni caso, in "L'unità d'Italia: nascita di una colonia" ci parla della trappola del "circuito chiuso della miseria (più sfruttamento - più povertà - più emigrazione)" che ci ricorda questo(https://www.youtube.com/watch?v=Z968xjGX0sQ)

      E all'interno ci sono citazioni prese da P. Cinanni, "Emigrazione e imperialismo", che già nel 1968 scriveva:

      "La manodopera straniera è divenuta un fattore indispensabile per l'industria tedesca e rappresenta un enorme vantaggio per l'economia del paese. Se la Repubblica Federale vuole continuare ad aumentare il suo potenziale economico, deve continuare ad importare la manodopera straniera senza la quale l'incremento della produttività attuale sarebbe inferiore dal 15 al 20%, così si esprimeva il prof. Balke, presidente dell'associazione del Padronato tedesco".

      Per conto mio sto raccogliendo tutti i contributi su una pagina facebook (https://www.facebook.com/groups/880913078661985/?ref=ts&fref=ts) soprattutto per un motivo: perché non se ne può più del "meridionalismo" euro-trasformista e sponsored (a cominciare da Aprile)

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  2. L' Anschluss .... del Regno delle Due Sicilie.
    L'unificazione piemontese e il futuro d'Italia.

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    1. Mazzini come Spinelli
      Cavour come Kohl.

      Napoleone III come.... Mitterand

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  3. Un tema da tempo ben noto, non solo a noialtri iGGnoranti ma anche a Lei, caro Professore, dal momento che mi pare trapelasse con indisponente impertinenza da non pochi passaggi di suoi ragionamenti condivisi.
    I piemontesi però (e lo dico da napoletano - piagnone - che questa Storia pur ha INCISA sulla pelle), al confronto di QUESTI, che pur hanno seplicemente replicato lo schema di base.. erano dei poveri DILETTANTI.
    La riverisco.

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  4. la parte d'Italia con più' manifatture, più' tecnologicamente progredita, e con un surplus di bilancio perdipiu' in oro, era il Regno delle Due Sicilie. La Banca più' importante, per dimensioni e prestigio internazionale, il Banco di Napoli, all'unificazione. Che il Sud sia diventato un deserto industriale e' un processo identico a quello dell'euro. La lira fece al Sud d'Italia quello che l'euro sta facendo al Sud d'Europa, ne più' ne meno...percorso gia' tracciato.

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    1. Fatto salvo il fatto che le imposte pagate dal nord Italia hanno consentito una se pur clientelare sopravvivenza del Sud. E le imposte dei Tedeschi invece dive stanno?

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    2. Esatto, ma ai krukki non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello di dare il via libera ai trasferimenti interni.

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    3. Lei Mirco ha ragione, ma sorvola sul fatto che per i primi anni d'Italia andò tutto bene.
      Ma il problema si manifesta quando vengono per due anni di seguito, due anni di carestia, e senza grano, nel Sud( ex regno delle due Sicilie, che peraltro aveva, mi risulta, un'eccellente marina), perde terreno "pur'anco la manifattura", appresso a una crisi credo, di bilancia nei confronti del nord [le risorse sono drenate verso nord]

      "(gutturali dolci)Ggiuro, a me questa ehonomia fatta a birilli mi infastidisce, e di molto. Non eravamo decisi, che noi eravamo 'hompetivi in certi settori, noi? e poi che fai, arriva una c'hrisi e mi perdi di 'hompetitività? mo non ti taglio solo il costo del lavoro, ti fo' anche una bella revisionata alle adenoidi, con due dita nel naso, così, a mossa della g'iacchetta (ogni riferimento alle municipali romane è puramente casuale, e inopportuno).

      Buona domenica a tutti. Vado a farmi una polenta, con sugo di pajata, tanto per ribadire l'identità culturale, acquisita col sangue della gente, del mio paese. Vorremo mica ricomincià da capo?

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    4. Va anche detto che la guerra commerciale di Crispi con la Francia inflisse il colpo di grazia all'economia meridionale.

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    5. @ emilio
      no, non si comincera' da capo.
      una mossa intelligente dei primi del novecento e' stata la migrazione interna che ha permesso il fondersi delle diverse culture attraverso il matrimonio:
      ricordiamoci che se "Milano avesse lu mare sarebbe una piccola Bare". non devo tradurre, vero?
      al punto che di milanesi al centopercento e' rimasto solo mio padre e pochi altri.

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    6. No, vi prego. Stiamo ricominciando da capo. No.
      No, per rispetto di Alberto e per rispetto di tutti, no.
      No e no. Per Giuda (!), la finiamo? I, ha implicato i.Mer., pressapoco come oggi, E implica I. Credo ci si possa fermare qua. Un abbraccio enorme a tutti. Emilio

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    7. @occhiodifalco

      Good point. Sono totalmente d'accordo. In effetti, a livello europeo si è cercato di creare il "punto di non ritorno" con la generazione Erasmus (cioè mandando i nostri studenti a scopare in università generalmente peggiori delle nostre). Poi però sono finiti i soldi, ed è finita anche l'integrazione sessuale (perché per quella fiscale i soldi non ci sono mai stati). Va anche detto che l'integrazione sessuale senza integrazione culturale dopo un po' scade nel turismo sessuale, quindi diventa un'esperienza, come dire, un po' avvilente. E qui entra in gioco il fatto che fra italiani alla fin fine una lingua neolatina in comune ce l'abbiamo. Già con le splendide svedesi o danesi (extra-eurozona, peraltro) o le finlandesi qualche problemino sorge...

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    8. Però, anche in Germania credo che parlino tutti la lingua tedesca ma forse quelli dell'Est non risolveranno i problemi sposandosi a Ovest...

      Per questo Zitara ha parlato di ragioni del separatismo che non si rifanno al concetto di nazionalità ma sono squisitamente economiche.



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    9. @gaetano Su questo Vladimiro ha posto la pietra tombale. Ma, mi dice "mi cuggino", che il problema di Danzica, i fratelli tedeschi lo sentono ancora, e "le politiche di destra che avvantaggiano la destra", sotto questo aspetto non aiutano. In Germania ovviamente, non in Polonia. E mio cuggino è un Punk. Se l'ha capito lui...

      La Roma bene, è trapiantata a Brussels. Se non lo sapevate, sapevatelo; e rispondetevi, alla domanda domanda che stavate per porvi (tanto c'avevo pochi nemici, volevo giusto aggiungerne qualcuno, così, per non far sentir solo Bagnai. Solo che lui c'ha la contraerea ormai, io c'ho il fucile col tappo....ahahahahahah)

      @occhiodifalco Hai ragione. Però i ragazzini migravano per sussidiarsi e sussidiare le loro famiglie, non andavano sussidiati, collo sfintere a bagnomaria. Se non ho capito male, quello che il professore cerca di conculcarci, è che qui (in Zooropa, ma gli u2 l'avevano capito nel '93)c'è un grosso problema, innanzitutto, di metodo. Qui siamo noi a fare il nodo, bello largo, sia mai che sopravviviamo, a insaponare la corda, e a sceglierci il tirapiedi.
      Buonasera, se possibile. Oramai, io le buonesere, me le ricordo; le chiamo per nome.

      P.S.
      Nota personale. Sto frequentando una ragazza molto più giovane di me (che sono comunque abbastanza giovane, tutto sommato :-D ).
      Loro, non hanno proprio idea di che diavolo stia succedendo. Questi, la democrazia non l'hanno proprio mai vista (io stesso, ne ricordo proprio poca, ma l'ho studiata).

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  5. Nulla di nuovo sotto il sole, principio di una scienza nuova:
    "Leopoldo conte di Siracusa [zio del re Borbone]... alla nuova dello sbarco di Garibaldi sul continente convitò a banchetto gli uffiziali della flotta sarda."
    Giacinto De Sivo, "Storia delle Due Sicilie", vol. II, p. 196

    https://books.google.it/books?id=hYORAwAAQBAJ&pg=PA196&lpg=PA196&dq=conte+siracusa+offre+banchetto+garibaldi&source=bl&ots=2oA_COIm39&sig=1hfyOyMf9Prk19RyrKp-FfzylOw&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjyr5y53rDKAhWH6xQKHQJeCEAQ6AEIKzAA#v=onepage&q=conte%20siracusa%20offre%20banchetto%20garibaldi&f=false

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  6. Non confondiamo un processo storico giusto e utile come l'Unità d'Italia con un progetto, quello degli Stati Uniti d'Europa, anacronistico e sbagliato. In occasione dei 150 anni dell'unità nazionale, Giancarlo Vecchi ha scritto un libro bellissimo pieno di dati statistici dal titolo "In ricchezza e in povertà" sottotitolo "Il benessere degli italiani dall'Unità ad oggi", di cui consiglio la lettura a tutti. Ebbene, 150 anni fa l'età media degli italiani era di circa 30 anni, oggi siamo tra i più longevi al mondo, la mortalità infantile era venti volte più alta di adesso, gli italiani erano mediamente più bassi di circa 15 cm, ora siamo dei "giganti" rispetto ad allora, anche dal punto di vista economico e il reddito del Sud è aumentato di dieci volte. Questi sono solo alcuni dei dati più eclatanti di un generale ed enorme miglioramento delle condizioni di vita nel nostro Paese, che da povero e arretrato si è trasformato in una delle più grandi potenze economiche mondiali e che fa strame di tutto il vittimismo e l'antistoricità delle schiere di neoborbonici, neomeridionalisti, neomelodici e chi più ne ha più ne metta, che infestano da qualche anno il sud d'Italia. D'altra parte, la teoria delle aree valutarie ottimali ridicolizza anche l'immagine di un sud "paese del Bengodi" che gli stessi dipingono, distrutto dai piemontesi cattivi: se è vero che le unioni monetarie danneggiano i territori economicamente più deboli, il Sud era economicamente più debole del Nord. Punto. Bisogna perciò interrogarsi solo sul perchè del persistere di queste differenze, nonostante i fiumi di denaro che lo Stato Centrale ha indirizzato nei decenni passati verso le regioni meridionali. Borghi, quindi la Lega, propone su questo sito di creare due monete, cioè separare il nord dal sud. Io sono ferocemente contrario a questa ipotesi che trova decerebrati consensi anche nel meridione, non solo perchè ho un'intero reparto della mia libreria dedicato a Garibaldi e ai Mille e conosco le sofferenze e i sacrifici che i nostri antenati hanno fatto per tenere unito e far crescere questo Paese, ma perchè temo che dietro queste rivendicazioni possa esserci un preciso progetto politico fomentato dalla criminalità organizzata, che avrebbe molto da guadagnarci con una frantumazione nazionale: che bello, niente più art. 41 bis, magistratura, politica e forze dell'ordine completamente asservite.

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    1. Non sono d'accordo, soprattutto in termini metodologici.

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    2. Progetto GIUSTO E UTILE?
      Sto già incazzato. Il resto non l'ho nemmeno letto e non lo VOGLIO leggere.

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    3. E allora per coerenza dopo la fine dell'euro che si realizzi la fine della lira.

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    4. gentile Unknown... ne riparliamo piu tardi nel mio post che il prof. Bagnai spero vorrà pubblicare, quando, tra le altre info e dati econometrici, darò giustizia al cognome di origine lucana che porto, ormai colà quasi estinto, ma molto diffuso oggi sia nelle "Americhe" che nelle fosse comuni dell'esercito piemontese sparse nei boschi della lucania.
      DATI ALLA MANO scavati con le unghie negli archivi ancora sottoposti i più a segreto militare...

      PS: perdoni l'enfasi prof., non ho retto :(

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    5. @Alfonso Liguori

      Alfonso, non ti arrabbiare, e leggi serenamente il resto; qui ci sforziamo di esercitare il libero dibattito, che consiste appunto nel lasciare che ognuno esponga la propria interpretazione dei fatti. C'è solo una categoria di persone che non hanno diritto di parlare: chi nega un fatto attestato e documentato.

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    6. disse l'ultimo dei borboni che pure aveva contribuito con la sua inerzia alla distruzione del regno : i piemontesi non vi lasceranno neanche gli occhi per piangere. Non è stata solo una battuta. Il re Francesco che non si era adattato alla guerra di rapina ai danni dello stato pontificio suggeritagli dal Cavour.

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    7. @UNKNOWN I fiumi di denaro sono serviti per corrompere le elite locali meridionali affinchè tenessero sotto controllo la popolazione. il post unificazione fu molto traumatico per il sud, ci furono rivolte della popolazione chiamato brigantaggio dai dominatori, la più grande emigrazione da territori del sud italia mai avuta nella storia ( strano, come mai non c'era emigrazione prima dell'unificazione), sviluppo dei SEPOY locali(chiamata mafia, presente anche prima dell'unificazione ma sviluppatasi notevolmente dopo l'unificazione). Se vuoi capire cosa sono i sepoy leggiti il blog di Quarantotto. Lo sviluppo economico dell'italia è avvenuto quando l'italia era già colonia americana, in quanto agli americani serviva uno sbocco alle loro merci dopo la seconda guerra mondiale( il cosidetto piano marshall). Non mi interessa se il sud era più povero o arretrato(il regno delle due sicilie aveva enormi contraddizioni, molta povertà ma settori industriali all'avanguardia, fu il primo stato europeo a costruire una ferrovia anche se era frutto di un capriccio del re). Il sud è stato ANNESSO.ANNESSO. Punto. L'unità d'italia è stata costruita con una politica coloniale.PUNTO. Tutte le capziose quanto inutili discussioni sul sud italia, questione meridionale e meridionalismo sono solo parole gettate al vento se non si parte dal pressuposto che il sud italia è una COLONIA. Come oggi è l'italia nell'UE E nella sfera anglo americana.

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    8. "L’aspettativa di vita è cresciuta per uomini e donne, da 77 a 79,1 anni per gli uomini, fra il 2000 e il 2010, da 82,8 a 84,3 per le donne nello stesso periodo." http://www.fondazioneveronesi.it/articoli/altre-news/italia-ecco-la-mappa-della-lunga-vita

      Secondo il suo ragionamento dovremmo tenerci l'euro perché tanto viviamo tutti più a lungo e chiudere il dibattito qui

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    9. È molto probabile che dopo qualche anno la rottura dell'eurogabbia, visto il perdurare dell'arretratezza del sud, qualcuno riprenda la vecchia bandiera dell'indipendenza della Padania.
      Tutto dipenderà dalle future classi dirigenti italiane e di come gestiranno il dopo.
      Ma ho l'impressione che sarà motivo di dibattito di occhiodifalco jr.

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    10. In centocinquant'anni quanti tentativi di demolizione del Risorgimento sono stati fatti? Prima di tutto nelle coscienze. Fatti storici epocali come l'unità d'Italia credo non possano essere compresi se non con uno studio approfondito, serio e libero da preconcetti e soprattutto senza fare dietrologie e solo attendendosi al contesto storico europeo. Cosa ne sarebbe dei vari stati se i Savoia non si fossero accollati quel compito storico di unificare il paese di Dante e Machiavelli, compito peraltro rigettato da altri signori regnanti? Non dimentichiamo che l'annessione dei vari stati fu sempre preceduta da plebisciti popolari, non dimentichiamo che in quegli anni il fervore nazionale era un fatto culturale molto diffuso anche nel popolo, che voleva innanzitutto liberarsi dell'oppressore e sfruttatore straniero, non dimentichiamo che un'agiografia che dipingesse a contrario gli ex stati italiani come il paradiso in terra, sarebbe una falsificazione storica. Come giudicare lo stato di miseria e ignoranza in cui volutamente era lasciato il popolo negli stati clericaleggianti, eredità storica secolare che il regno d'Italia si trovò a fronteggiare? Non ricordo il nome dello storico che scrisse che la scelta accentratrice fu l'unica praticabile, alle condizioni date in cui si trovava l'Italia all'indomani dell'unificazione. È ovvio che un paese neonato abbia poi bisogno del mercato, ma non credo si possa fare un parallelo con la situazione odierna. Un'opinione è e resta un'opinione. La ricerca è altra cosa. Quanto alle opinioni, la mia è che il processo di unificazione europea sia un processo voluto da élites reazionarie molto potenti che mirano a indebolire le nazioni fino a farle collassare. Va da sé che reputo questo processo pericoloso e senz'altro contrario agli interessi delle classi meno abbienti e della piccola borghesia, interessi che sono meglio tutelati in un contesto statuale coincidente con la nazione. Credo che reagire a questa pressione accentratrice voluta dall'alto,tornando indietro, cioè ad un'Italia divisa, faccia solo il gioco di queste élites. Siamo italiani, lombardi o veneti, marchigiani o laziali, sardi o siciliani, e tutti gli altri, siamo comunque italiani. Avanti di questo passo rischiamo di ritornare indietro, sotto il dominio e l'oppressione straniera, e la divisione interna non farebbe che favorire questa recessione storica.

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    11. La fonte, forse non è delle più autorevoli, tuttavia, da meridionale, mi permetto di richiamare il seguente passaggio del libro di Pino Aprile intitolato “Terroni" che, nel capitolo dal significativo titolo di "Dispari opportunità", espone una serie di dati che erodono le granitiche certezze di Unknown circa lo stato di arretratezza del Sud in epoca preunitaria: "Il Piemonte era pieno di debiti; il Regno delle due Sicilia pieno di soldi; i titoli di Stato del primo, alla borsa di Parigi, quotavano il 30% in meno del valore nominale; quelli del secondo il 20% in più; [...] l'impoverimento del Meridione per arricchire il Nord non fu la conseguenza, ma fu la ragione dell'Unità d'Italia; la ragione dei pratici, quella dei romantici era un ideale" (Aprile P. Terroni. Piemme, 2010; 94). E non solo. Si legge su un testo di un autore meno nazional-popolare e certamente più tecnico: "Grazie alle rimesse degli emigrati meridionali l'industria del Nord fu finalmente in grado di importare le materie prime e i macchinari di cui aveva bisogno per svilupparsi senza far precipitare il paese in una crisi di bilancia dei pagamenti" (Cipolla CM. Storia facile dell'economia italiana dal Medioevo ad oggi. Oscar Mondadori, 1995; 118). Ed ancora: "l'unificazione monetaria italiana si svolse all'insegna dell'egemonia piemontese e perciò di quella francese; [...] gli effetti negativi dell'introduzione del liberismo sul debolissimo organismo dell'industria italiana non tardarono a farsi sentire: persino l'industria tessile ne soffrì, particolarmente nel Mezzogiorno" (Cipolla CM, op. cit., 119 e129). E per tornare ad Aprile: "Nel 1860, tutto è giustificato dal fine: "Costruire un Paese": la frase dà un brividino, eh?" (Aprile P., oc. cit., 111). Direi di sì: non ricorda, infatti, il "Ce lo chiede l'Europa"? Al termine di quel processo che portò al rafforzamento del triangolo industriale italiano, Francesco Saverio Nitti commentò: "è accaduto che le origini della prosperità di alcune regioni - Lombardia, Liguria e Piemonte, n.d.r. - si sono volute vedere non dove erano, nelle dogane, nella finanza e nella politica, ma in una superiorità etnica che non è mai esistita" (Aprile P., op. cit., 126). Come non vedere l'attuale parallelismo con certi discorsi che si sentono ai giorni nostri e che mirano a valorizzare la presunta superiorità morale e civile della Germania rispetto al solito "se so magnati tutto" visto come unico modello di sviluppo del Sud di ogni epoca? Quanto al ‘persistere delle differenze nonostante i fiumi di denaro’, mi permetto di suggerire la lettura di un libello scritto dal Prof. Paolo Savona e da un suo collaboratore (Farese): "Il banchiere del mondo. Eugene R. Black e l’ascesa della cultura dello sviluppo in Italia. Rubbettino, 2014". In quel testo, di agevole lettura, viene chiarito come il divario tra le due realtà si sia ristretto proprio in concomitanza con le migliori (iniziali) politiche di pieno impiego nel Meridione promosse dalla Cassa del Mezzogiorno finanziata dalla Banca Mondiale, in un periodo in cui la Banca d'Italia era ancora felicemente coniugata con il Tesoro.

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    12. @Celso
      Caro Celso, io non mi incazzo per la falsità dei dati forniti, ma per la tipologia di ragionamento. Dire che il progetto è stato GIUSTO e UTILE ha lo stesso sapore di quando mario monti (volutamente minuscolo) dice che “il popolo italiano deve essere educato”. Mi incazzo quando c’è qualcuno che pensa che i popoli non siano in grado di governarsi da soli, mentre c’è qualcuno che sa quello che va fatto per il loro bene e gli cala un bel progetto dall’alto (che poi nel caso dell’UI pare sia stato organizzato dai grandi gruppi finanziari, inglesi, con cui i Savoia-Carignano erano micidialmente indebitati).
      Ma allora, se siamo a questo, vuol dire che qui abbiamo letto e discusso e appreso per nulla!
      A casa mia, i popoli fanno ciò che vogliono, a loro rischio e pericolo: i polacchi vonno ‘a destra? I catalani se vonno staccà? I veneti vonno ll’indipendenza? E chi pò dicere, chi se pò permettere ‘e dicere ca so’ strunzate, in base a cche, cu quale autorità? Chi è ‘o patrone d’ ‘a morale, e ‘e chello ch’è giusto?
      Si vaco a leggere, ngoppe ‘e nave austriache a Lissa ce steveno i veneti ca mannavano affanculo ll’italiane; e si vaco a leggere, pure i torinesi, quanno ce stette ‘a carestia negli anni ’50 ‘e ll’ottocento, rimanettero futtute da Camillo ‘e Càvur, ca s’accattava ‘o grano cu ‘e sorde d’ ‘o stato e po’ ll’annascunneva dint’ ‘e silòs suoje; ll’assaltajeno ‘a casa, a chillu Càvur, ‘e piemuntise affamate. Sta scritto ngopp’ ‘e giurnale piemuntise ‘e ll’epoca.
      ‘A storia ormaie sta scritta, e nun ce sta abbisogno d’ ‘a discutere. Chi sape leggere pò leggere. Nun è chesto ca mme preme.
      Io sono italiano e mi sento italiano, e vorrei semplicemente che per risolvere i problemi del Sud una volta per tutte, venisse fatta la giusta diagnosi per trovare la giusta cura. Punto!
      Secondo me – ma devo essere un italiano ingrato – la vita media s’è allungata perché hanno trovato... gli antibiotici, non perché c’è stata l’Unità.
      Che il meccanismo UI/ UE sia lo stesso, l’ho capito molto tempo fa, anche prima che Alberto ce lo dicesse chiaramente, perché proprio da Alberto ho imparato a unire i puntini. Non capirò mai una mazza di economia, ma questo l’ho capito presto, sulla pelle mia e della gente della mia terra.
      Quello che temevo, anche in questo caso – scusatemi – si è avverato: si guarda il dito invece della Luna. Si parla troppo di Nord e Sud (spesso in modo autoreferenziale/territoriale) invece di guardare al meccanismo che ha solo cambiato forma, ma resta perfettamente uguale.
      Sai, Celso, qual è il malessere che mi ha provocato questo post? Ripensare a tutti quegli intellettuali "meridionalisti/revisionisti" che hanno studiato e pubblicato sulla storia dell’Unità, i quali, per quanto tu glielo metta sotto il naso, non vedono o non vogliono vedere la replica del meccanismo. Hanno una controprova storica, eppure non vogliono vedere.
      E allora mi chiedo: ma che cazzo ce simme ‘mparate? Niente! Ma “d’ ‘o niente nasce ‘o niente” dice Re Lear (tradotto da me!).
      Zitara se n’è andato troppo presto. Solo e vedendosi riconosciuto molto poco di un lavoro enorme. Forse lui avrebbe capito, e continuato a scrivere e combattere; a questo punto non solo per il Sud, e credo sarebbe qui a discutere con noi.
      Ma è andata così, e andiamo avanti. Il resto è fuffa... quando, però, non mi fa incazzare.

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    13. "Salvatore De Crescenzo,il boss a cui il ministro Liborio Romano affida il compito di controllare l'ordine pubblico quando il generale Giuseppe Garibaldi entra a Napoli con le camicie rosse"N.Gratteri-A.Nicaso,Dire e non dire,pag.121.
      "Il 14 luglio dello stesso anno il Romano divenne anche ministro dell'interno e direttore di polizia. In tale difficile fase, mentre l'Esercito meridionale cominciava a risalire la penisola, Romano iniziò a prendere contatti segreti con Camillo Benso conte di Cavour e con Giuseppe Garibaldi per favorire il passaggio del Mezzogiorno dai Borbone ai Savoia.
      Fu lo stesso Liborio Romano a spingere il re Francesco II di Borbone a lasciare Napoli alla volta di Gaeta senza opporre resistenza, per evitare sommosse e perdite di vite umane. Il giorno dopo, il 7 settembre 1860, andò a ricevere Giuseppe Garibaldi, che giungeva a Napoli quasi senza scorta, direttamente in treno, senza che vi fosse alcun tipo di contrasto e accolto da festeggiamenti di piazza[1].
      Risale anche a questo periodo il suo coinvolgimento con la camorra napoletana, «in virtù della sua organizzazione e del suo potere di controllo territoriale»[2]. Il Romano, infatti, nonostante il suo ruolo, assegnò al capo indiscusso della camorra di allora, tal Salvatore De Crescenzo[3] detto “Tore ‘e Crescienzo” e ai suoi affiliati, il compito del mantenimento dell'ordine pubblico nella capitale e di favorire l'ingresso in città di Garibaldi[4], invitandoli ad entrare nella "Guardia cittadina", in cambio dell'amnistia incondizionata, di uno stipendio governativo e un "ruolo" pubblicamente riconosciuto[5]. Eventi che portarono il De Crescenzo ad essere considerato come "il più potente dei camorristi"[6].
      Così scriveva nel 1868 lo storico Giacinto De Sivo: «La rivoltura del '60 si dirà de' Camorristi, perché da questi goduta. [...] Il Comitato d'Ordine comandò s'abbattessero i Commissariati di polizia; e die' anzi prescritte le ore da durare il disordine. Camorristi e baldracche con coltelli, stochi, pistole e fucili correan le vie gridando Italia, Vittorio e Garibaldi […]. Seguitavanli monelli e paltonieri, per buscar qualcosa, gridando: Mora la polizia! Assalgono i Commissariati»[7].
      In divisa, armati e con coccarda rossa, il De Crescenzo e i suoi uomini ebbero anche l'incarico di supervisionare il plebiscito di annessione, vigilando le urne a voto palese (21 ottobre 1860)[8]. Secondo la testimonianza di Giuseppe Buttà, cappellano militare dell'esercito borbonico, «Dopo il Plebiscito, le violenze de' camorristi e dei garibaldini non ebbero più limiti: la gente onesta e pacifica non era più sicura né delle sue sostanze, né della vita, né dell'ordine […]. I camorristi padroni di ogni cosa viaggiavano gratis sulle ferrovie allora dello Stato, recando la corruzione e lo spavento nei paesi vicini.»[9].
      Scriveva, a tal proposito, lo stesso Romano nelle sue Memorie: «Fra tutti gli espedienti che si offrivano alla mia mente agitata per la gravezza del caso, un solo parsemi, se non di certa, almeno probabile riuscita; e lo tentai. Pensai prevenire le tristi opere dei camorristi, offrendo ai più influenti loro capi un mezzo di riabilitarsi; e così parsemi toglierli al partito del disordine, o almeno paralizzarne le tristi tendenze»[10]. Fu creata, così, una «specie di guardia di pubblica sicurezza», tra i suoi membri c'erano i camorristi organizzati in compagnie e pattuglie, per controllare tutti i quartieri della capitale[11][12]."Wikipedia!

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    14. Se c'è un modo di impostare un discorso patriottico che non sia nazionalista - cioè proiettato verso l'indipendenza, non verso la sottomissione altrui - è tramite l'interiorizzazione della questione meridionale come COLONIALISMO, esattamente come dice Giovannelli.
      Capire questo potrebbe essere un buon vaccino contro rigurgiti nauseabondi.
      Esempio a contrario: in una delle sue pagine più disgustose Benedetto Croce scrisse nella "Storia d'Italia" che la Libia (1911) si doveva prendere per dare uno sbocco di emigrazione ai contadini del Sud (leggeva il Corriere, secondo cui la terra libica produceva il doppio di quella campana...) e per cementare col sangue l'unità da poco raggiunta.
      Si vede che la storia del sangue ha funzionato, caro Unknown, ma funziona basandosi su un meccanismo psicologico che è anche una fallacia logica, quella dei sunk costs - costi affondati - molto pericolosa in economia, al punto che ogni testo serio mette in guardia contro di essa. Per capirci, i morti sono morti, e lottare per ciò per cui sono morti non li riporterà in vita. Siamo noi a dover giudicare per cosa lottare. Peraltro, se credi che possano giudicarci da lussù, sii pur certo che non vorrebbero che i loro nipoti crepino per un ideale che sicuramente nell'Altrove è ben sbiadito...

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    15. A coruzione ai tempi del borbone.

      L'esercito libberatorio ed il vinculo esterno lo stiamo vivendo tuttora.

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    16. @lou

      Due cose. Il fatto che ci siano state adesioni plebiscitarie mi lascia un po' freddo. Concordo col dato che dietro a certe rivendicazioni si agita il fantoccio della simpatica "Europa delle regioni": famo er mega stato distopico, ma separiamo la Catalogna dalla Castiglia. Non credo sarebbe un buono scambio. Nota però che a questo modus operandi a Bruxelles non crede più nessuno, a quanto mi pare di capire (se ne parlava al convegno sul federalismo cui andai a novembre).

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    17. @lou i plebisciti unitari, da quello che ho letto in rete, erano rivolti a popolazione maschile sopra i 21 anni (e l'Enciclopedia Treccani aggiunge "capaci di leggere e scrivere"). Sia ben chiara una cosa:non ritengo l'Italia metafisicamente indivisibile ma neppure sono certo del fatto che si debba disgregare. Non studio storia né economia e non saprei dare in giudizio in merito, penso solo ( e per questo ho linkato il testo) che per evitare decisioni prese sull'onda delle passioni, sia meglio avere sotto gli occhi tutti gli elementi storici disponibili possibili in uno spazio come questo in cui si può ragionare, prima che le cose precipitino.

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    18. @unknown
      Il reddito del sud sarà anche decuplicato dall'unità d'Italia ad oggi ma non abbiamo nessuna controprova di cosa sarebbe accaduto al pil meridionale nel caso il Regno delle due Sicilie fosse rimasto in piedi. Io sono abbastanza convinto che il Pil del sud sarebbe cresciuto in maggior misura rispetto a ciò che è stato durante il periodo unitario.
      Per contro, non sono altrettanto sicuro che il pil di tutta l'Italia nel suo insieme sarebbe cresciuto in maggior misura di come è cresciuto nei 150 anni post unitari se fossero rimasti in piedi i vecchi staterelli (i quali, oltretutto, erano anche sottoposti al controllo più o meno diretto di potenze straniere non scordiamolo mai).
      Il paragone con l'Europa è comunque fuorviante, noi possiamo ragionare come NAZIONE l'Europa no, e il discorso finisce qui.

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    19. Infatti prof anche la catalogna che vuole staccarsi vuole rimanere nell'euro, questi indipendentismi nell euro e' un altra strategia per disgregare gli stati piu' Grossi e fastidiosi da parte dell'eurocrazia con la strategia divide e impera. Una Vera indipendenza e' un altra cosa

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    20. Gentilissimo @Lou

      Sto per sentirmi male. La smetta! La prego di documentarsi prima di vomitare boiate!

      (Cit) “Cosa ne sarebbe dei vari stati se i Savoia non si fossero accollati quel compito storico di unificare il paese di Dante e Machiavelli, compito peraltro rigettato da altri signori regnanti?”

      Gli stati pre-unitari erano TUTTI a favore di una federazione di tipo elvetico. L’unico a non volerla era la “sparta d’italia” , il piemonte, che fin dai tempi dei savoia-Carignano volevano solo un allargamento del piemonte Ultra Indebitato con gli inglesi. PUNTO. E’STORIA , SI DOCUMENTI CAZZO!.

      (Cit) “Non dimentichiamo che l'annessione dei vari stati fu sempre preceduta da plebisciti popolari, non dimentichiamo che in quegli anni il fervore nazionale era un fatto culturale molto diffuso anche nel popolo, che voleva innanzitutto liberarsi dell'oppressore e sfruttatore straniero”

      Faccia un giro in qualche archivio, come noi abbiamo fatto a suo tempo decenni fa, o anche su google e troverà le schede per le votazioni dei plebisciti. Manca il NO…
      Inoltre, si recò al voto il 2% della popolazione. Scortata dalla camorra, neo assunta dagli invasori, come si conviene in ogni invasione in terre straniere.

      SI DOCUMENTI, e se vuole siamo qui per aiutare: https://www.youtube.com/watch?v=dp3Dq6KKgUk

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    21. Mio padre e' brianzolo,mia madre pugliese,quindi so benissimo cosa hanno passato i meridionali(e la mia famiglia).A Foggia,il boom economico non l'hanno visto manco di striscio,mentre in Brianza avevano un disperato bisogno di manodopera.Mettiamoci una(grossa)pietra sopra e andiamo avanti,tornare indietro sarebbe un progetto anti-storico.
      Però qualche sassolino dalla scarpa me lo vorrei togliere,del tipo:-"Ragazzi,l'Unita' d'Italia e' stata possibile anche grazie all'apporto dei mafiosi"-"Prof,ci sta dicendo che c'è stata una sorta di trattativa tra Stato e mafia?"-"Già..."-"E perché Storici accademici e professionisti dell'antimafia non ne accennano mai?"-"Ragazzi,dovete sapere che non sempre dal letame nascono fior".

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  7. Grazie per la segnalazione: lettura molto interessante.
    Per i meno pratici con le edizioni digitali, al link potete trovare il testo digitalizzato e scaricabile in pdf:

    https://books.google.it/books?id=_Gc5AAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=la+prima+legislatura+del+regno+d%27italia&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q=la%20prima%20legislatura%20del%20regno%20d'italia&f=false


    Per dovere di cronaca va anche detto che, a differenza di quanto ha preceduto l'euro, la circolazione monetaria in antico regime in Italia (ma non solo) era un ginepraio in cui era piuttosto difficile raccapezzarsi: circolava una discreta quantità di valute diverse, nessuna di quelle su basi decimali ovviamente e, anzi, basate in molti casi su sistemi di numerazione diversi tra loro. Mi chiedo se e come si potesse trovare una diversa via all'integrazione.

    Detto questo, il "film già visto" ci sta tuttissimo.

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    1. Bè, certo... http://www.albamediterranea.com/index.php?Itemid=50&option=com_content&id=138%3Afiscalita-debito-pubblico-e-finanza-locale-nello-stato-pontificio-del-cinque-e-seicento-angela-maria-girelli-bocci-universita-la-sapienza-roma-madrid-23-aprile-2008&catid=1%3Aultime&view=article (Hai avuto una gran sfiga...).

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    2. Errore mio: mi cospargo il capo di ceneri. Alcune su base decimale, altre no.

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    3. ...sto studiando la storia economica della Roma del '500 per l'evento cattocomunista di metà luglio: altrimenti saresti passato inosservato!

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    4. E sfiga sia! Mi pare di capire però che il computo su base decimale riguardasse la moneta di conto su ducato d'oro e baiocco, mentre i tagli più piccoli mantenevano rapporti diversi. Grazie per la segnalazione, approfondirò!

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    5. @Simone Lonardi: In realtà le monete "da computo" hanno una storia pregressa ancora più lunga e affascinante, e datano a molto prima del Rinascimento. I banchieri medievali (e quindi, più fiorentini che romani) potevano così tenere i conti e fare i calcoli in moneta immaginaria e fissa, traducendoli poi nelle millanta monete concrete che incassavano e pagavano. Un meccanismo simile allo Swift attuale, con la differenza che la moneta da computo usata come unità di misura generale era astratta, mentre oggi il dollaro è una moneta concreta.

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    6. Mi inserisco in questo dibattito "infilando un piede nella porta" (cit. Churchill) perché ho appena finito di leggere il libro di Carlo Cipolla sulla storia monetaria fiorentina del 1300.
      All'epoca il sistema monetario delle principali città italiane era bimetallifero, cioè con alcune monete in oro e altre in argento. Naturalmente, il tasso di cambio fra oro e argento era quasi sempre flottante.
      Immaginate le implicazioni di ciò se eravate un dipendente con salario in moneta argentea ma mutuo in moneta aurea, oppure un industriale che vendeva prodotti in moneta aurea ma pagava le maestranze in argento.

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    7. Certo, questo è un dato abbastanza costante nella nostra storia monetaria. Ad esempio, a Roma c'erano gli scudi di conto su base decimale, poi gli scudi d'oro e le piastre d'argento (e altre monete divisionali). Peraltro, abbiamo accennato a questo aspetto quando abbiamo parlato del gold standard. Siccome la periferia del sistema (paesi mediterranei ed emergenti, tipo Brasile e Cina) adottavano il tallone argenteo o il corso forzoso, non è che i cambi fossero proprio fissi nemmeno in quel periodo, anzi! Ne parlo in IPF.

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  8. Se è così la soluzione è molto semplice. Affinchè si faccia giustizia storica non solo l'Europa si deve dividere ma anche l'Italia lo deve dividersi. Se le basi sono marce uguali e se bisogna soddisfare la sete di giustizia o si ha il coraggio di bere l'intero calice o lo si beve solo a metà.

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    1. A parte il fatto che questo tono sentenzioso e moralistico non mi trova molto in sintonia, umilmente chiedo: se si sono divise Repubblica ceca e Slovacchia, perché non potrebbero separarsi Nord e Sud? Fammi capire: voi siete quelli che il nazzzzionalismo è brutto ma la Repubblica è una e indivisibile? Parliamone. Se ci abbiamo messo il pareggio di bilancio, in Costituzione, forse possiamo metterci cose meno irrazionali. Come sapete, il mondo va in direzione di un frazionamento della sovranità statuale (Alesina, 1997), e ci sono ottimi motivi a supporto. Quindi...

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    2. L'arroganza dei libbbberali (di quelli con le 4 B) si sostanzia nella convinzione che, prima del loro avvento, vi sia stato il vuoto cosmico e che dopo di essi tutto rimarrà eterno. Un immenso screenshot della storia.
      Ma tutto è in divenire. Anche la loro era passerà. E speriamo di sopravvivere al loro ultimo rantolo..

      PS: notare quale Nazione in tutta l'europa ha mantenuto intatti i suoi confini fin dall'anno 1100...

      https://www.youtube.com/watch?v=7QskkjyLiVY

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    3. Ma questo Alesina è proprio un genio! Non solo aveva predetto che l'euro sarebbe stato un disastro, ma ha anche visto giusto in merito ai fenomeni indipendentisti.
      Ma allora io che cacchio me ne resto a fare in questo blog? Me ne vado direttamente a leggermi quello di Alesina, benedettiddio!
      Scusate il disturbo e tali saluti,
      Come diceva il brigante Crocco Hasta la victoria siempre!

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    4. @Luca

      Secondo teoria (e purtroppo solo quella) uno stato è diretta conseguenza ed espressione di una nazione. Il contenitore ed il contenuto.
      Uno stato (il contenitore) si compone di regolamenti, confini, leggi, esercito, moneta...
      Una Nazione (il contenuto) si sostanzia di un popolo che condivide lingua, usi e costumi, stile di vita e tipo di economia.
      Mi si perdoni l'approssimazione per brevità.

      Tutto quanto disobbedisce a queste semplici regolette genera squilibri e tensioni (guerre).
      Nel passato come anche oggi, grandi (o piccooli) pensatori, spessissimo pungolati da stati fomentatori e retrostanti grandi poteri economici, hanno sempre turbato il naturale equilibrio delle società umane a scopo prettamente predatorio.
      Ebbene si, nonostante I 4 milioni di anni della nostra specie, la nostra parte ancestrale del cervello ancora prevale. L'erba del vicino… ha presente? ;)

      Con l'unità d'italia, così come per l'unione europea, l'intento è sempre il medesimo. Predazione. Mascherata di buoni propositi velleitari. E condita di sovvertimento della razionalità.

      L'unità (italiana, europea, mondiale, sistema solare..) non è un valore. E'un concetto privo di senso. Non ci si unisce in uno stato perchè qualcuno lo ha deciso a tavolino. O si è Nazione (e quindi stato) oppure non lo si è. P-U-N-T-O. L'italia non è una nazione, l'europa tanto meno.
      Tutto il resto è violenza. O voi credete nella violenza “a fin di bene”?!? Ovvero paternalismo fascista? :D

      Concludendo:
      A) L'unità d'italia ha unito gli stati che della penisola che furono sempre divisi.
      B) Come si può dividere qualcosa che non è MAI stato unito?
      A+B) ==> E'strano come una discesa, vista dall'alto, sembri una salita… Goofynomics!!

      PS: Grazie prof. Bagnai…. Per la Sua pazienza ! :/ Il sangue bolle...

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  9. Come diceva il giudice Falcone: Bisogna seguire i soldi.

    Ora seguendo la pista del denaro si scopre che i Savoia erano indebitati con le banche inglesi 20 volte il debito degli altri stati della penisola italica. Siccome allora era in vigore il gold standard (non si poteva stampare se non avevi l'oro in cassa) quando i britannici capirono che i reali sabaudi non avrebbero mai potuto restituire il dovuto pensarono bene di andare a prendere l'oro dove ce n'era in abbondanza cioè dai Borboni visto che avevano i forzieri stracolmi. Non potendo dichiarare guerra ai regno delle due Sicilie ben sapendo che non sarebbe stata una passeggiata (la flotta borbonica era la più forte del mediterraneo e schierandosi a Gibilterra avrebbe impedito l'accesso alle forze britannniche). Si inventarono allora l'unificazione dell'Italia che dal punto di vista economico prevedeva la messa in comune di tutti i debiti e crediti dei vari stati e come per magia i Savoia rimpinguarono i forzieri e poterono così azzerare il debito.

    Per inciso, i due piroscafi garibaldini (il Piemonte e il Lombardo) non sarebbero mai riusciti a oltrepassare la linea difensiva della flotta borbonica se gli inglesi non avessero prima adeguatamente corrotto(sempre questione di soldi alla fine...) i comandanti delle navi borboniche e successivamente scortato via mare i Mille.

    qui

    qui

    C'è molto altro basta cercare... alla fine è sempre una questione di soldi.

    PS sempre dello stesso filone gli assassinii di Abramo Lincoln, James Garfield, William McKinley, John Fitzgerald Kennedy e Aldo Moro

    Altri link interessanti sull'argomento

    qui
    qui

    e soprattutto

    questo

    Queste storie non si trovano negli usuali libri di testo perché a livello mondiale la maggior casa editrice di testi scolastici (soprattutto storia ed economia) è la McGraw-Hill che essendo ben introdotta nel mondo della finanza ce la canta e ce la suona
    come meglio le aggrada. (non è una caso che dagli atenei siano scomparsi i testi miliari di politica monetaria).

    Standard & Poor’s
    Fondata nel 1860 è presente in 23 paesi e impiega circa 10.000 persone.
    Rappresenta il 39% della quota di mercato del settore rating.
    La sua sede principale si trova a New York.
    La proprietà è di McGraw-Hill Companies Inc., il colosso delle comunicazioni, dell’editoria e costruzioni, presente in quasi tutti i settori economici.
    Il presidente di McGraw-Hill è Harold McGraw III, membro del Board of Directors della United Technologies (multinazionale statunitense dell’aviazione e armamenti) e membro del Committee on Directors Affairs della Conoco Phillips (colosso del petrolio ed energia).
    Gli azionisti della McGraw-Hill sono[3]:

    - Capital World Investors (10,26%),

    - The Vanguard Group Inc. (4,58%),

    - BlackRock Fund Advisors (4,47%),

    - State Street Global Advisors (4,25%),

    - Oppenheimer Funds Inc. (4,04%),

    - JANA Partners LLC (3,48%),

    - e decine di altri investitori.

    Al primo posto tra gli azionisti di McGraw-Hill, figura il Capital World Investors: una delle più grandi società di gestione del risparmio U.S.A.[4].
    Oggi Capital è il primo azionista di McGraw Hill (il gruppo che controlla Standard & Poor's) e nello stesso tempo è anche il primo socio della concorrente Moody's.[5]


    fonte

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  10. "La guerra civile americana fu, in effetti, ciò che potremmo definire la rivoluzione nazionalista americana, la nascita di una moderna, omogenea nazione, analogamente a quanto era appena azvenuto in Italia e stava per avvenire in Germania. E di tale nazione Abraham Lincoln fu il Cavour e il Bismarck e logicamente anch'essa, come le altre due citate, si fece, secondo la definizione bismarckiana, "con il ferro e col sangue"; né poteva essere differente. Negli Stati Uniti come in Italia e in Germania vi erano potenti gruppi i quali non desideravano affatto venire inseriti nella nuova nazione che essi continuavano a sentire estranea e anche oppressiva e che, ben lungi da dare il proprio consenso, dovettero essere "addomesticati" con l'uso della forza"

    Raimondo Luraghi, La guerra civile americana.

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  11. forse Cirino Pomicino ha ragione : difficile che gli economisti salvino il mondo dopo che i politici lo hanno irrimediabilmente rovinato

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  12. Vedrei il nesso se l'Italia avesse preso militarmente i paesi del nord per poi costringerli a forza di botte a caricarsi il suo debito ed a trasferire tutte le loro riserve a Torino.

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  13. Secondo quali fonti il meridione era la parte più ricca d'industrie d'Italia? Secondo quali fonti era la parte più progredita?
    A parte le poche eccellenze dei giardini mediterranei e di qualche manifattura, il meridione andava avanti col latifondo estensivo. La questione meridionale ha radici medievali, e l'unità d'Italia, con le sue politiche liberiste e poi protezionistiche, l'ha solo peggiorata. Senza dimenticare come l'arrivo del grano americano in Europa abbia mandato definitivamente in crisi tutte le campagne del continente

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    1. ...e lo sviluppo delle navi a vapore, con scafo metallico, ha dato un vantaggio ai cantieri del Nord. Orsù, giovini: chetatevi... Thx.

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    2. Rispondendo alla prima domanda, direi che si evince dal link postato da giuseppe m.,in tabella alla voce manifattura.
      Per la seconda,qui:
      http://www.paolomalanima.it/default_file/Articles/Daniele_%20Malanima.pdf,(pag.29),
      viene dettagliata una serie storica del pil p.c. di nord e sud, da cui si ricava in modo abbastanza evidente come la guerra commerciale con la Francia sia stata un punto critico nella creazione della questione meridionale.
      Queste fonti possono essere contestate, ma la tua affermazione "la questione meridionale ha radici medievali" è senz'altro apodittica.

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    3. A prescindere che il Professore consideri Wikipedia la fonte di sapere piddino, resta il fatto che molte voci sono corrette, esaustive e ben scritte (specie quelle mie :). Ti suggerisco quindi di leggere Il Revisionismo sul Risorgimento, dove potrai trovare tutte le fonti che cerchi.

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    4. La questione ha origini ancora precedenti,pare che al sud già le scimmie fossero meno capaci e più proprnse alla corruzzzione di quelle del nord.

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    5. Come dice un mio caro amico, quando voi vivevate nelle caverne noi eravamo già... bè, questa però non posso dirla, altrimenti si apre un altro fronte...

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    6. Scusate: tutte le voci di Wiki che state linkando sono oggetto di discussione. Commenti?

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    7. Le prime locomotive della penisola venivano costruite nello stabilimento di Pietrarsa (a pochi km da Napoli) . con il ferro delle grandiose ferriere di Mongiana (Calabria), e venivano vendute alle ferrovie che anche il resto della penisola iniziò a costruire.

      LA fabbrica di Pietrarsa ha una gemella in Russia. Lo Zar, in visita alla amicissima nazione Napolitana, rimase folgorato dalla bellezza e avanguardia del complesso e volle una fabbrica identica.

      Immediatamente dopo l'unità la produzione di Pietrarsa fu ridotta fino alla chiusura. Nelle manifestazioni degli operai persero la vita in 15, fucilati dai bersaglieri piemontesi.
      I macchinari di Pietrarsa furono trasferiti in belcco a Genova, in quella che diventò la BREDA costruzioni meccaniche.

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    8. Io mi desto dall'intorpidimento del semplice lettore: i link valgano di commento.

      A questa pagina:
      https://lists.wikimedia.org/pipermail/wikimedia-l/2016-January/080745.html

      è scritto, fra l'altro:

      "I note we now have on the board:

      * Jimmy Wales, who has served as a member of Google's "Advisory Council"
      * Denny Vrandecic, who is a Google employee
      * Guy Kawasaki, who has served as special advisor to the CEO of the
      Motorola business unit of Google
      * Kelly Battles of Bracket Computing, which partners with Google Cloud
      Platform
      * Arnnon Geshuri, who served as Senior Director of HR and Staffing at Google

      Did I miss anyone?"

      Ci sono molte altre pagine, ad esempio:
      https://meta.wikimedia.org/wiki/User:Midom
      e
      https://lists.wikimedia.org/pipermail/wikimedia-l/2016-January/080820.html
      che sono interessanti da consultare al riguardo.

      Approfitto anche per ringraziare con sincera ammirazione il professor Bagnai, per l'indefesso impegno profuso nel salvare tanti poveri cervelli, il mio compreso, dall'anossia intellettuale.

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  14. Io ho comprato, ma devo ancora leggere "lo sviluppo dell'economia italiana" di Augusto Graziani. L'ho preso perché lo citava un utente sul blog del Prof. Barra Caracciolo. Una buona scelta?

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  15. Dato che i giovini hanno da imparare, sentiamo un veglardo ultra90enne sull'Europa:
    «L' Europa non esiste. Non si è mai visto un edificio politico più stupido di questa Europa. È un mostro. Non è neppure in grado di fermare l' immigrazione di persone che lavorano al 10 per cento del costo della manodopera europea, devastando l' economia continentale. Non è questa la mia Europa».
    Qual è la sua Europa?
    «Un' Europa confederale, composta solo dai primi sei/sette stati membri, il cui presidente dev' essere anche capo della Banca europea così da avere sia il potere politico sia quello economico-finanziario, e una sola Suprema corte come negli Usa. L' Europa di Bruxelles con 28 Paesi e 28 lingue diverse è un' entità morta. Un' Europa che vuole estendersi fino all' Ucraina... Ridicolo. Non sa neanche difenderci dal fanatismo islamico».

    link: http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/silenzio-parla-sartori-siamo-disastro-perch-ci-siamo-illusi-116804.htm

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  16. Salve, professor Bagnai. Potrebbe essere cosi' gentile da consigliarmi qualche lettura in merito alla questione meridionale. Sono un terroncello e negli anni ho sempre subito attacchi e battute razziste legate ai problemi del Sud Italia: le mafie, l'omerta' della popolazione e la carenza di senso civico che ci contraddistingue.

    Vorrei comprendere quali fattori abbiano realmente inciso nello scarso sviluppo del Sud Italia e le strategie necessarie a rilanciarlo....sempre vi sia la volonta' di farlo.

    Grazie, e buona domenica.

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  17. Ascoltando una lezione,su youtube,del professore Graziani lo stesso disse nel 1992 che la svalutazione poteva danneggiare il sud Italia proprio perché non era industrializzata come il nord e che la stessa poteva disincentivare il progresso tecnologico per le imprese settentrionali.Probabilmente in base a quello che disse Graziani molti economisti italiani di sinistra non vogliono scegliere la strada della svalutazione del cambio.Sul commento della politica monetaria di Andreatta Graziani(dove sostenne quello che il professore Bagnai ha ripetuto molte volte sull'utilità del disavanzo pubblico) è come se riconobbe che dopo il divorzio la strategia politica fu quella di incentivare le ristrutturazioni grazie al cambio fisso .Spero di aver capito male in quanto,su questo sono deluso, molti economisti eterodossi italiani vedono l'utilità dell'euro proprio su questa chiave di lettura scaricando la responsabilità sulle PMI.

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    1. L'argomento di Graziani un senso ce l'aveva: abbiamo dedicato diversi post (quelli sull'azero) a spiegare che la svalutazione penalizza chi è concentrato sul settore primario (mentre avvantaggia chi è concentrato sul secondario). Mi chiedo però se nel 1992 il Sud fosse veramente ancora quello del latifondo borbonico (qualche distretto industriale c'era, e ora non c'è più: vedi ad esempio quello del mobile imbottito fra Basilicata e Puglia), e soprattutto mi chiedo se penalizzare il Nord aiuta a sviluppare il Sud. Qui il punto è sempre il solito: se si ragiona così, allora in termini scientificamente rigorosi si deve concludere che si ha a che fare con un'area valutaria non ottimale, insufficientemente dotata di meccanismi di compensazione di tipo fiscale. Non so se Graziani la vedesse così, però non conosco il passo che citi e quindi non posso attribuirgli delle conclusioni su basi così labili.

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    2. Il commento sulla politica di Andreatta fu segnalato da Lei e si chiama "cambiare tutto per non cambiare nulla".Sulla svalutazione che potrebbe sfavorire il sud lo disse nella parte finale di questo video :http://m.youtube.com/watch?v=wfcOnJC2uVM

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  18. Niente di nuovo sotto il sole, anzi, di nuovo ci sono solo le dimensioni: Ho solo un dubbio: siamo sicuri che il Regno delle due Sicilie fosse periferia all'epoca?

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  19. Per chi volesse approfondire ulteriormente la questione, nei commenti a questo post dello scorso ottobre del blog Orizzonte48 ci altri dati e citazioni dei protagonisti del processo di unificazione in questione.
    Immagino che, dati i buoni rapporti fra i due "bloggers", questo tipo di pubblicità alla "concorrenza" risulti financo gradito e non sia ostacolato da #misureprotezionistichebruttenoivogliamolapace.

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    1. Approfitto del suo commento per rispondere @Mauro Lisanti 18 gennaio 2016 11.30. Documentarsi è senz'altro utile per aggiungere dettagli a ciò che si sa. Anche il sopra citato post sull'argomento é utile. L'unificazione comportò dei costi umani, sociali ed economici altissimi, documentati, lo sappiamo tutti ormai, ma allo stato attuale cosa propongono i neo meridionalisti nostalgici? Continuare a litigare fra italiani? Cui prodest? Confederazione? Non fu fatta, ci saranno state mille ragioni, a cosa serve adesso recriminare ai piemontesi queste scelte? È altrettanto severo nel recriminare ad austriaci e spagnoli lo sfruttamento secolare del sud Italia o l'avere spartito quelle terre per le ambizioni di potere delle loro nobili casate, mettendolo a ferro e fuoco all'occorrenza? Le spoliazioni non ci furono allora? Vede solo le colpe del regno sabaudo, mentre omette di vederne i meriti. Mettiamola così e concludo la discussione: fu una guerra con vincitori e vinti e i Borboni,i Lorena ecc. furono i vinti. (Strano, comunque, che solo in Italia ci siano questo genere di nostalgici!). OGGI i problemi del sud vanno risolti con la buona politica (economica).Io continuo a crederci.

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    2. RITORNO AL FUTURO ==> 2016 + 150 = 2166
      Lampo di luce intensa e Ssssbbbaaaaammm!!! siamo nel 2016! Leggo su GoofyNomics.EU un post che mi riporta a vecchie letture del trisnonno di me stesso:

      “Documentarsi è senz'altro utile per aggiungere dettagli a ciò che si sa. Anche il sopra citato post sull'argomento é utile. L'unificazione EUROPEA comportò dei costi umani, sociali ed economici altissimi, documentati, lo sappiamo tutti ormai, ma allo stato attuale cosa propongono i NEO-ITALIANISTI nostalgici? Continuare a litigare fra EUROPEI? Cui prodest? Confederazione? Non fu fatta, ci saranno state mille ragioni, a cosa serve adesso recriminare ai TEDESCHI queste scelte? È altrettanto severo nel recriminare a FRANCESI e INGLESI lo sfruttamento secolare del sud EUROPA o l'avere spartito quelle BANCHE per le ambizioni di potere delle loro nobili LOBBIES , mettendole a ferro e fuoco all'occorrenza? Le spoliazioni non ci furono allora? Vede solo le colpe della GERMANIA, mentre omette di vederne i meriti. Mettiamola così e concludo la discussione: fu una guerra con vincitori e vinti e GLI ITALIANI ,i GRECI ecc. furono i vinti. (Strano, comunque, che solo in EUROPA ci siano questo genere di nostalgici!). OGGI i problemi dell'ITALIA vanno risolti con la buona politica (economica).Io continuo a crederci. “

      ..ovvero: essere OrdoPiddini e non saperlo!

      La differenza tra 150anni fa ed oggi è l'aver tolto agli “invasori” il fastidio. La gente oggi si ammazza da sola!…


      “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterne gli errori” (Legga!!! : https://annavercors.wordpress.com/2011/12/15/chi-non-conosce-la-storia-e-destinato-a-ripeterne-gli-errori/ )

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  20. Il problema dell'autorevole esponente di quella che un tempo veniva chiamata la Corrente del Golfo non risiede tanto nella partecipazione, consapevole o meno, alle fasi di costruzione e recepimento del Trattato di Maastricht, quanto, piuttosto, nella convinzione propria di chi quel Trattato propiziò e firmò che "l'euro fosse il viatico per l'unificazione politica del Vecchio Continente" (Savona P. J'accuse, il dramma italiano di un'ennesima occasione perduta. Rubbettino, 2015; 9) e che fosse anche l'occasione per un'espansione di democrazia ottenuta secondo il modello della sussidiarietà. Occasione che, nella realtà, si è tradotta in una "cessione di sovranità che avremmo potuto usare in modo indipendente, ricevendo in cambio un esercizio peggiore della stessa", divenendo lo strumento di "continuazione del potere di gruppi ristretti", che "affermano di sapere che cosa deve essere fatto per il bene del popolo, identificando volutamente questo bene con il loro e sostenendo che il popolo non sa scegliere, valutazione tipica delle dittature" (Savona P, op. cit., 18-20). Una valutazione che, a ben vedere, scaturisce proprio da un'applicazione distorta del principio di sussidiarietà, che nella sua formulazione originaria postula che "non è giusto che il cittadino e la famiglia siano assorbiti dallo Stato: è giusto, invece, che si lasci all'uno e all'altra tanta indipendenza di operare quanta se ne può, salvo il bene comune e gli altrui diritti” (cfr. Leone XIII, Rerum Novarum, 1891) - ragion per cui se un ente inferiore è capace di svolgere bene un compito, l'ente superiore non deve intervenire, ma può eventualmente sostenerne l’azione -, e che nella sua declinazione speculare afferma invece che "un'autorità di livello gerarchico superiore si sostituisce ad una di livello inferiore quando quest'ultima non sia in grado di compiere gli atti di sua competenza” (cfr. Wikimm).

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  21. Se ci fosse questo parallelo con i fatti contemporanei, la UE, ossia la Germania, dovrebbe fare un'operazione analoga con i debiti di tutti. Ma non lo fa. Forse a monte c'è un progetto diverso, di dominio colonizzatore, non di unificazione/integrazione.

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    1. Bravissimo. Hai colto il punto dove le trame differiscono, e non è un punto secondario. Un abbraccio (vero).

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    2. Perché la replica non è sulla unificazione, ma sulla spoliazione

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    3. Ma anche, per il poco che so, la Germania ha dei crediti da riscuotere, il Piemonte aveva debiti (di guerra) di cui disfarsi.

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    4. La differenza è in questo:

      - il Nord Italia dopo 150anni ancora ha tra i denti l'osso DuoSiciliano e continua a sgranocchiarlo, sotto forma di braccia/cervelli/risparmio/beni. Saccheggio e sfruttamento. Un mercato di sbocco industriale, sovvenzionato dai contribuenti. 85% beni comprati al sud è prodotto al nord. Un waltzer che avvantaggia solo il capitale industriale del nord.

      - la Germania, una volta spolpato l'osso, lo sputerà via senza tanti complimenti. Saccheggio e basta. Non suò sovvenzionare un'intero continente a spese dei contribuenti tedeschi...


      "...e in effetti credo che chiunque in questa sala non desidera questi trasferimenti, preferirebbe evitare che ci fossero i presupposti per questi trasferimenti, ossi a che il sistema industriale non venisse distrutto..." (Goofy 2015)

      Parlava di Germania est (1990) e di SudItalia (1861).

      Di recente lo ha detto financeh Tremonti a "mezz'ora" dall'Annunziata: "la germania sta facendo all'italia quello che i piemontesi fecero al Regno delle Due Sicilie" ;)

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  22. Ho notato che, in qualsiasi luogo virtuale o reale, appena si inizia la discussione su questione meridionale e critica "revisionista" del risorgimento le cape si surriscaldano e cominciano a ribaltarsi i tavoli. Letteralmente ovunque. Qui non c'è eccezione.

    Riporto giusto due esempi i primi che mi vengono in mente: basta leggersi i commenti ai post di Alessandro Cannavale sul fatto quotidiano (c'è lo so è ingegnere....) e i commenti sulla pagina di Laterza del libro di Alessandro Barbero su fenestrelle.

    Ci deve essere qualcosa di scientifico sotto. Ne sono sicuro. E soprattuto la cosa lasciata fermentare potrebbe portare a qualcosa di preoccupante?

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    1. Perfettamente d'accordo con te. Abbiamo trovato la terza cosa che fa sclerare la gente, dopo la moneta e la corruzione. Qui mi limito a una considerazione sistemica. Da quando siamo nell'euro ovunque in Europa si sono accese le rivendicazioni autonomiste (alcune anche in anticipo: vedi cechi e slovacchi...). Che vorrà dire?

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    2. Di cosa stupirci? Il "celodurismo" in Italia si può far risalire almeno al Duecento. Così si esprimeva "fra' Salimbene [de Adam da Parma], nel comentare alcune parole che egli mette in bocca a Roberto Guiscardo sui siculi e gli appuli : « Nota quod Robertus appellavìt pedes ligneos, patitos, idest zoppellos, quibus utebantur UH siculi et appuli: erant enim homines cacarelli et merdazoli, parvique valoris. In gutture dixit eos loqui, quia quando volunt dicere: quid vis? dicitnt: Ke boli? Reputavit igitur eos homines viles et inermes et
      sine virtute et sine peritia artis pugna; »." (Benedetto Croce, Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, 1911, pag. 275).

      Allargando il contesto, lo storico tedesco Wolfgang Reinhard, nel suo 'Storia dello stato moderno' (Geschichte des modernen Staates. Von den Anfängen bis zur Gegenwart, 2007, pag. 89), nota: "Lo stato nazionale chiuso, divenuto il modello politico standard della modernità a partire dalla rivoluzione francese, non è che una finzione. Secondo un'indagine, nel 1971, su 132 stati soltanto 12 (equivalenti al 9,1%) erano formati da un unico popolo che comprendesse almeno il 90% degli abitanti. In tutti gli altri vivevano delle minoranze nazionali la cui somma superava il 10% della popolazione, e in 39 di essi (il 29,5% del totale) tale somma costituiva il 50% della popolazione. In teoria esistono soltanto stati nazionali, ma in pratica soltanto stati multinazionali.". Poi ha un rigurgito ventoteniano e conclude: "Tutte le brutali operazioni di unificazione del Novecento, il secolo nazionalista, sotto questo aspetto hanno cambiato ben poco. Evidentemente, è tempo di abbandonare l'irrealistico modello dello stato-nazione.".

      La morale è che una sincera opera di "integrazione" va svolta a partire dai propri vicini, giorno per giorno, e si deve iniziare col garantire loro la possibilità di non emigrare per poter trovare un lavoro dignitoso. Questo il patriota Enrico Mattei lo aveva capito benissimo.

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  23. Ok, conclusione tecnicamente ineccepibile @Lou, da manuale Macro.
    Piccolissimo problema: io NON voglio morire tedesco! (parlo per me, non so voi...)

    Nono sono un economista, “quindi” non farò pascolo abusivo. Studiando da appassionato “forzato” dai tempi bui contingenti, una frase però mi si è formata, in un misto di logica e rabbia:

    "Ogni popolo, secondo la propria storia-cultura-stile di vita, ha il sacrosanto DIRITTO di conservare la propria produttività marginale del lavoro”
    (…senza sentirsi dare del fancazzista dal tedesco o veneto di turno, che I testi del prof Bagnai non li ha mai letti e, pertanto, affoga nei luogocomunismi da bar)

    Ho il diritto di conservare la mia cultura millenaria e il mio stile di vita, ed eventualmente modificarlo in funzione di essa e con i miei tempi.
    Non ho alcuna intenzione di (ulteriormente, sic!) stravolgere la mia esistenza per diventare biondo con gli occhi azzurri ed avere 2 BMW ed una Mercedes in garage, senza peraltro avere il tempo per guidarle se non per recarmi a lavoro al fine di poterle mantenere ;)
    Ho già, come tutti voi, dovuto imparare nelle scuole di stato una lingua “ibrida” , con lo stesso metodo didattico che I francesi usavano nelle colonie africane. E vedere la lingua madre della mia Nazione ridotta a fenomeno folk, mentre l'Unesco la annovera tra I partimoni dell'umanità. A breve sarà folk anche l'italiano… l'inglese imperversa strisciante.

    Stati Uniti d'Europa? C'è un solo modo per ottenere questo magico risultato, ed è lo stesso usato dai piemontesi 155 anni fa, armati dalla corona inglese: fare -nuovamente- TABULA RASA (cit. A.B.) di noi indigeni, come avvenuto in USA, Australia (frequento…) , Regno Due Sicilie (lo nacqui), ecc…
    Vi alletta l'idea?!
    PS: da appassionato di archeologia ho appreso sul campo cosa sia una MONETA. Spesso ogni città ne coniava di proprie. E nessuno si è mai lamentato, nonostante non avessero calcolatrici tascabili. Ce la possiamo fare anche noi! ;)

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  24. Le dico cosa rivendico io..
    Rivendico il fatto di vivere solo (a parte l'aiuto immenso della mia amica) a 1500 km di distanza dalla mia famiglia.
    Rivendico il fatto di ricevere visite dai miei quando sono stato 9 gg ricoverato in ospedale (sia sempre lodata la mia amica).
    Rivendico il bisogno di avere una parola di conforto.

    PS: odio il sole della mia terra perché mi acceca ma vi assicuro che odio di più il grigiore di queste parti.
    E poi cavolo, si mangia di m.!

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    1. Ho un fratello yankee a 7000km che si è trasferito in america a 22 anni (cervello in fuga). Uno che 'non pensare che in america faccia il ricco.... non arrivo nemmeno a 100K$ all'anno ancora' (ne ha 33).

      Però a Natale gli ho fatto mangiare lo stinco con le patate, tutta roba comprata al mercato sotto casa, dove puoi anche scambiare quattro chiacchiere in dialetto con il negoziante. Si è messo a piangere per quanto gli piaceva.

      Gli ho detto di goderselo bene perchè c'è il rischio che l'anno prossimo al posto del mio caro vecchio macellaio ci sarà McDonald, e al posto dello stinco gli offrirò un Happy Meal.

      E poi mi ha detto che li di inverno fa -25.

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  25. Va be’, dico la mia. Mi scuso sin d’ora per la lunghezza.
    1) L’unificazione italiana è un fatto storico positivo, anche se il Risorgimento è davvero stato “un eroico sopruso”. Perché positivo?
    2) Perché un popolo italiano esisteva già, nella lingua e nella cultura; e perché la necessità storica dell’unificazione, sul piano politico, in Italia era chiara come il sole da secoli, e non solo agli spiriti magni: senza uno Stato abbastanza forte da garantire la difesa dei confini, gli italiani non vivevano liberi e felici, ciascuno all’ombra del suo campanile e nella culla del suo dialetto, ma erano alla mercé degli Stati stranieri, che infatti li dominavano in varie forme, diretta o indiretta, e certo non erano più buoni e più disinteressati dei Savoia: anzi.
    3) La forma e il modo dell’unificazione presentò limiti e difetti gravi. A mio avviso, i più gravi furono l’annessione del Sud e la sua trasformazione in colonia interna, e il fatto che l’unificazione avvenne contro la Chiesa cattolica, quando il cattolicesimo era la religione universalmente creduta e praticata dagli italiani.
    4) Sarebbe stato meglio scegliere un’altra via, per unificare l’Italia? Ad esempio, la via proposta da Carlo Cattaneo (graduale autonomizzazione del Lombardo-Veneto all’interno dell’Impero austriaco, progressivo distacco per via anzitutto economica) o da Pietro Gioberti (confederazione di Stati con a capo il pontefice)? Non lo so. Forse sì. Entrambe le vie consigliavano una unificazione sostanzialmente pacifica e consensuale dell’Italia. Le condizioni politiche per questa unione consensuale, però, nella realtà effettuale non si verificarono mai.
    [segue]

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  26. [segue dal post precedente]

    8) Conclusa l’unificazione, o se si vuole la conquista d’Italia da parte del regno di Sardegna, una parte d’Italia (geografica e sociale) ne ricavò immediati vantaggi, un’altra parte (geografica e sociale) ne ricavò immediati svantaggi. Avviene sempre così. Con lo Stato unitario, gli italiani condivisero alcuni benefici: protezione efficace dal dominio straniero (fino al 1943); vita istituzionale comune, senza discriminazione alcuna (tranne che sociale, come d’altronde anche prima); con il tempo e la dialettica politica, compensazione economica almeno parziale tra avvantaggiati e svantaggiati (di nuovo, sul piano sia geografico sia sociale). Ne è valsa la pena? Secondo me, sì.
    9) E veniamo all’oggi, e all’analogia storica con il processo di unificazione europea. E’ strutturalmente simile al processo di unificazione italiano? Secondo me, no.
    10) Una somiglianza autentica c’è. Anche nel caso dell’unificazione europea c’è un solo dato politico sul quale tutti coloro che la auspicano potrebbero e dovrebbero concordare: che anzitutto bisogna metter fuori d’Europa l’Impero statunitense.
    11) Il fatto che invece quasi nessuno di coloro che la auspicano concordi su questo dato politico elementare la dice lunga sul fatto che il processo di unificazione europea effettualmente in corso non è strutturalmente simile al processo di unificazione italiana. L’unificazione italiana fu fatta in vista dell’indipendenza della nazione italiana, ed ebbe come effetto collaterale o sottoprodotto il vantaggio di chi la compì, il regno di Sardegna.

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  27. [segue dal post precedente]

    12) Invece, l’unificazione europea non, ripeto NON viene fatta in vista dell’indipendenza d’Europa. L’unificazione europea così come effettualmente si dispiega viene fatta in vista della perpetuazione, sotto forma politica diversa, del dominio imperiale statunitense sull’Europa, e ha come effetto collaterale o sottoprodotto il vantaggio della Germania, che degli USA è mandatario subalterno. La quale Germania, al contrario del regno di Sardegna nel caso italiano, non ha l’indipendenza, i mezzi militari e la volontà politica di perseguire l’obiettivo dell’unificazione e dell’indipendenza d’Europa. Infatti, la Germania non fa mostra della minima intenzione di proteggere l’Europa dal dominio straniero, di garantire una vita istituzionale comune senza discriminazione alcuna a tutti gli europei, e tantomeno di compensare economicamente, almeno in parte, avvantaggiati e svantaggiati dall’unificazione. Il che accade certamente anche per certe peculiarità del popolo tedesco, ma soprattutto perché la Germania non può e non vuole unificare l’Europa e renderla indipendente e sovrana. Non potendo e non volendo, l’unica ragione per la quale essa ha voluto prendere l’egemonia sulla UE è il proprio immediato, nudo vantaggio, soprattutto economico; e non ha intenzione di rischiarvi neanche un’unghia, altro che l’esistenza.

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  28. [segue dal post precedente]

    13) L’altra fondamentale differenza tra il processo di unificazione italiana e il processo di unificazione europea è che un popolo italiano esisteva già anche prima, un popolo europeo no. Un popolo europeo può nascere solo in due modi.
    14) Modo tradizionale: in seguito a eventi storici di prima grandezza, e segnatamente attraverso a) un processo di federazione compiuto con la forza delle armi e delle idee da parte di potenza europea con vocazione imperiale, attraverso un susseguirsi di eventi bellici lunghi e sanguinosissimi b) un conflitto esistenziale vittorioso tra la nuova realtà politica europea e un nemico esterno, che accomuni nello sforzo decisivo i popoli europei e li fonda in una nuova unità di cultura, costumi e memoria.
    15) Modo postmoderno: con la dissoluzione e disgregazione delle identità nazionali, culturali, religiose, dunque anche comunitarie e individuali degli europei. In seguito a questa dissoluzione, nascerebbe effettivamente un popolo geograficamente etichettabile come “europeo”, che si differenzierebbe dal popolo geograficamente etichettabile come “americano” in base al differenziale di potenza delle sue istituzioni, e ad alcuni elementi folkloristici del suo costume, per esempio alimentare.
    16) E qui concludo ribadendo che secondo me, per le ragioni suelencate, l’unificazione italiana, con tutti i suoi difetti, fu un fatto positivo da conservare, e l’unificazione europea, con tutti i suoi pregi, un fatto negativo da distruggere.
    Fine. Grazie per l'attenzione.

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  29. Il popolo italico esiste da ben prima dell'unità d'Italia da prima dei papi e dei signori credo questo sia un fatto incontrovertibile.
    Partendo da questo paradigma è ovvio che fu un'atto sanguinoso e predatorio, ma dopo 155 anni vogliamo feramente discutere su chi ha fatto torto a chi? Perché se vogliamo seguire questa logica fino in fondo si torna ai comuni e alle signorie.
    Credo che il problema del sud si sia trascinato fin ora perché a nessuno conveniva risolverlo, quindi il riequilibrio delle assimetrie macroeconomiche nord/sud è un passo fondamentale per l'unità d'italia che non è ancora stato fatto.

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  30. @Vasarite Dazss
    Il suo discorso è il medesimo di coloro che "ma ormai c'è l'euro!! Che famo, mica tornamo alla liretta???"

    Il sud non si deve sviluppare, altrimenti per le imprese del nord che esportano prevalentemente nel mercato di sbocco meridionale è LA FINE.
    Metodo copiato e incollato oggi dalla Germania all'italietta tutta. E già vi vedo tutti a difendere domani il sacro valore dell' "Unità d'Europa". Tra un po di realizza davvero l'unità d'Italia... Tutti uniti in braghe di tela .,.

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    1. No non è la stessa cosa in primo luogo perchè un popolo esisteva già con l'unità lo si è riunito sotto un unica bandiera, che il sud abbia subito un aggresione che lo ha lasciato deindustrializato e impoverito non è in discussione come non lo è il fatto che sia stato lasciato cosi per 155 anni perché faceva comodo all'aparato industriale del nord.
      Il discorso è un'altro vuoi veramente che il sud si divida dal resto d'italia ammesso che ci sia il consenso della popolazione, lo sai cosa comporterebbe date le condizioni attuali? Se frequenti questo blog hai gli strumenti per arrivarci.
      La soluzione è una piano industriale nazionale che componga il conflitto di interessi tra nord e sud.

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  31. @Roberto Buffagni
    Scusa Roberto, ovvio che i popoli italiani avessero più affinità rispetto a quelli europei.
    Però.. però come si può trovare giusta una cosa che ha prodotto miseria e devastazione da una parte?

    Ormai è consolidata l'idea che si farà l'europa (non l'europa come continente ma come popolo) disintegrando tutto ciò che c'è ('na specie soft di USA insomma).
    Molti vedevano nella massa di immigrati qualcosa per abbassare gli stipendi, anche.
    Ma io da un anno a questa parte la ritengo un modo per soppiantare i "nativi".
    I racconti dei poliziotti e carabinieri in tal senso sono pazzeschi.

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  32. Scusa dimenticavo.
    Se uno volesse "protezione" non potrebbe unire parte delle proprie forze "militari"?
    Ecco, da ragazzino mi dicevano che l'europa serviva per questo ma invece..

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  33. Mi accorgo solo ora che dal mio lungo post precedente mancano tre capoversi. Eccoli.
    5) Qui c’è qualcosa da imparare: a mio avviso, questo. Che per comprendere e per fare la storia, non si può scordare mai che essa si dispiega nel regno della forza e del potere. Sembra un’ovvietà, ma è un grande mistero. Il regno della forza e del potere non è il regno del male, ma non coincide con il regno della giustizia o dello spirito.
    6) Nell’Italia prima dell’unificazione, c’era un solo dato politico sul quale potessero e dovessero concordare tutti coloro che la auspicavano: che anzitutto bisognava mettere fuori d’Italia l’Impero austriaco. Il solo Stato italiano che avesse la volontà politica, l’indipendenza, e i mezzi militari per tentare di raggiungere l’obiettivo era il Regno di Sardegna. Che tentò l’unificazione rischiandovi la sua stessa esistenza, sotto la guida di Cavour miracolosamente vi riuscì, e la compì anzitutto nel proprio interesse e a proprio vantaggio. Fu un limite, un difetto, una colpa? Certo. Però, nel regno della forza, cioè nell’effettualità storica, i liberatori e i federatori che agiscono gratis et amore Dei per l’esclusivo bene del liberato e federato non si sono mai presentati, per quel che mi risulta. Anche questa, che sembra un’ovvietà, è un grande mistero da meditare.
    7) Il regno delle Due Sicilie cadde per molte ragioni. Una di esse ci interessa da vicino anche oggi, questa: il tradimento delle classi dirigenti. Comprate con denari sonanti, persuase dallo spirito ideologico allora “moderno”, in vista di futuri vantaggi o per tema di future rovine, le classi dirigenti del regno duosiciliano – fatte salve le lodevoli, talvolta davvero eroiche eccezioni – diedero uno spettacolo abietto di slealtà, viltà, cinismo brutale, avidità cieca. Anche in questo, c’è un grande mistero da meditare: quanto potere la forza abbia sulle anime e le menti, ieri come oggi; sempre.

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    1. ....guardi che per realizzare il ciclotrone al CERN di ginevra non abbiamo dovuto invadere militarmente la Svizzera!
      E'bastato stipulare accordi tra stati. Chiaro ?
      QUINDI: Tutto può benissimamente funzionare, anche se la penisola italica riporta al suo stato originario, così come la catologna e altri ancora.

      E per le monete ognuna diversa poi?!?
      Beh, secoli fa ci riuscivano benissimo anche senza convertitore tascabile.
      Forse.. a quei tempi la matematica la si studiava ancora! ;) ;)

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  34. @ valsandra

    No, non ritengo "giusta una cosa che ha prodotto miseria e devastazione".

    Il mio lungo post precedente è incompleto. Ho inserito ora il brano mancante. Se leggi quel che ho scritto nei capoversi 5, 6 e 7 trovi anche il mio pensiero su questo tema.
    Quanto all'immigrazione di massa come "grand remplacement", sì, sono d'accordo con te. L'immigrazione di massa ha molte cause e molte conseguenze. I suoi principali committenti occidentali (committenti=coloro che la favoriscono materialmente e ideologicamente in vista di un proprio tornaconto materiale e/o ideologico) sono la grande industria e i promotori del progetto mondialista, tra i quali va annoverata (purtroppo) una parte rilevante della gerarchia cattolica, attuale Papa compreso. L'interesse immediato della grande industria è chiaro come il sole (dumping salariale, costituzione di un esercito di riserva di disoccupati PERMANENTE). L'interesse dei mondialisti lo è altrettanto: se il tuo progetto è un governo mondiale, il tuo nemico è chi lo ostacola, quindi anzitutto le identità culturali delle comunità e degli individui, che hanno base istituzionale nelle nazioni e negli Statio nazionali. Se l'attacco alle identità culturali avvenisse per via militare parleremmo di genocidio tout court (v. ad es. il genocidio dei nativi americani in Nordamerica). In questo caso, possiamo parlare di genocidio culturale. In entrambi i casi, l'obiettivo perseguito è sfilacciare la trama che tiene insieme un popolo fino a disperderlo in una congerie di individui sradicati. A sradicamento avvenuto, i superstiti vengono marginalizzati e/o integrati nella nuova identità imposta dai powers that be.

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  35. Volevo stare zitto, tanto quello che avevo da dire l'avevo detto, chi vuole capire, capisca. Però, nella lunga e ampiamente condivisibile intemerata del Buffagni ci sono un paio di cose che stridono con la realtà storica. Una è che il processo unitario avrebbe potuto essere guidato dal Papa: Pio IX, nonostante molti si illudessero, non aveva alcuna intenzione di farlo e quando gli levarono lo Stato Pontificio emise il famoso non expedit. Ma l'errore fondamentale è considerare una "annessione" l'Unità nazionale. Insomma, Garibaldi e i Mille sbarcarono a Marsala con il tricolore combattendo per l'Unità e l'indipendenza del paese. Il popolo stette con loro: tra i caduti di Calatafimi ci furono anche insorti siciliani e i palermitani fecero le barricate contro i borbonici. Quando Palermo fu conquistata, tutto il Paese fu pervaso da un entusiasmo senza precedenti e fiumi di denaro e di nuovi volontari arrivarono in Sicilia. La grandezza di Garibaldi fu proprio la capacità di dare un'anima popolare alla rivoluzione nazionale e Cavour, che aveva ostacolato fino all'ultimo la spedizione, lo ammise con una frase bellissima: "Garibaldi ha dato agli italiani il più bel regalo per un popolo: ha dimostrato al mondo intero che essi sono capaci di combattere e morire per conquistarsi una patria." A qualcuno potrà dispiacere, ma gli italiani sono un popolo. Un popolo un pò particolare, sempre pronto all'autodenigrazione come diceva il Gaddus scrittore spesso citato dal Professore, e contemporaneamente individualista a tal punto da pensare di poter risolvere i problemi in proprio. E non solo i farneticanti meridionali revanscisti: anche i veneti che predicano l'indipendenza, dimenticandosi che lo Stato nazionale riuscì a debellare la pellagra che li falcidiava come le mosche. Per me il tratto caratteriale nazionale si potrebbe definire "inquietudine esistenziale".

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    1. @ Unknown
      Grazie della replica.Rispondo alle obiezioni.

      1)Il progetto giobertiano di confederazione presieduta dal papa si dimostrò non realistico. E' un fatto indubitabile, e lo ricordo anch'io al punto 4 della mia intemerata: "Le condizioni politiche per questa unione consensuale, però, nella realtà effettuale non si verificarono mai."

      2) Verissimo che l'arrivo di Garibaldi al Sud fu salutato da entusiasmo popolare e afflusso di volontari. Il problema è che i volontari entusiasti credevano che l'arrivo di Garibaldi segnasse l'inizio di una rivoluzione sociale che mutasse i rapporti di proprietà e migliorasse le condizioni di vita dei più poveri: il che non fu (e probabilmente non poteva essere). Esemplare il caso del "Napoleone dei briganti", il bracciante Carmine Crocco, che divenne uno dei migliori capi della resistenza legittimista (nel linguaggio ufficiale di allora, "brigantaggio"). Dopo aver combattuto coraggiosamente come volontario tra le file garibaldine fino alla battaglia del Volturno, radunò un'armata di "briganti" e combattè prima per la restaurazione dei Borbone, e poi, definitivamente sconfitto il legittimismo, per se stesso e i suoi.
      Nell'immediato dell'unificazione - un immediato che durò almeno due generazioni - al Sud, e non solo al Sud, le condizioni di vita dei più poveri peggiorarono drasticamente. Le statistiche dell'emigrazione italiana nei decenni successivi all'Unità sono di un'eloquenza tremenda. Il primo censimento postunitario registra 23 MIL di italiani. Tra il 1860 e il 1885 ne emigrano 10 MIL (ripeto: DIECI MILIONI, quasi la metà). Tra il 1876 e il 1900 l'emigrazione proviene soprattutto da Veneto, Friuli e Piemonte. Dal 1900, soprattutto dal Meridione.

      Come ho scritto, sono persuaso che il Risorgimento e l'unificazione italiana siano stati eventi storici positivi, da difendere e conservare. Vi sono anche affettivamente legato per ragioni famigliari. Ma proprio per questo credo si debba sinceramente e onestamente studiare e ammettere limiti, difetti e vere e proprie colpe storiche di questi benemeriti processi storici, che come tutto ciò che nella storia avviene non ne vanno esenti. Ha fatto molto, troppo male alla causa del patriottismo e del nazionalismo italiano il rifiuto testardo e cinico di riconoscere le ragioni degli sconfitti. A tanta distanza di tempo, tutte le giustificazioni di quel rifiuto dovrebbero cadere: eppure - incredibile ma vero - gli armadi che contengono i documenti della "guerra al brigantaggio", cioè a dire della repressione della resistenza legittimista meridionale, sono tuttora chiusi e secretati. Non è così che si opera per l'unità della nazione e la fratellanza tra gli italiani.

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