lunedì 10 agosto 2015

La notte di S. Lorenzo (#goofy4)

(...approfittatene: questo è uno dei rarissimi esempi nella vicenda umana in cui la storia la scrive il perdente...)


Mais tandis que, une heure après son réveil, il donnait des indications au coiffeur pour que sa brosse ne se dérangeât pas en wagon, il repensa à son rêve, il revit comme il les avait sentis tout près de lui, le teint pâle d'Odette, les joues trop maigres, les traits tirés, les yeux battus, tout ce que—au cours des tendresses successives qui avaient fait de son durable amour pour Odette un long oubli de l'image première qu'il avait reçue d'elle—il avait cessé de remarquer depuis les premiers temps de leur liaison dans lesquels sans doute, pendant qu'il dormait, sa mémoire en avait été chercher la sensation exacte. Et avec cette muflerie intermittente qui reparaissait chez lui dès qu'il n'était plus malheureux et que baissait du même coup le niveau de sa moralité, il s'écria en lui-même: «Dire que j'ai gâché des années de ma vie, que j'ai voulu mourir, que j'ai eu mon plus grand amour, pour une femme qui ne me plaisait pas, qui n'était pas mon genre!» 














































Vi avevo fatto una promessa, lo ricordate? Ah, no!? Bè, ve ne ho fatte tante. Io mi riferivo a questa promessa, quella di parlarvi di un altro anniversario.

Esattamente venti anni fa, minuto più minuto meno, un treno riportava me e Roberta verso Roma da Fribourg. Era l'inizio della nostra convivenza, cioè la fine della mia relazione con la gentile creatura cui, con la magnanimità e la proprietà di linguaggio che le sono proprie, Roberta aveva imparzialmente e irrevocabilmente affibbiato il nomignolo di "la stronza".

(...S.A.R. passa, mi vede ridacchiare da solo, presente quello che sta per succedere e mi liquida con un: "Sei patetico!"... Ma io scrivo solo se mi diverto - però non mi diverto solo se scrivo...)

Oddio, non che non ci fosse del vero.

Ma insomma, voi siete uomini di mondo (donne di mondo suona male), e quindi vi immaginerete che a monte di ogni sofferenza ce n'è un'altra, e questa catena di sofferenze non si riesce a spezzare perché ognuno si concentra sull'unico anello che ha a disposizione: se stesso. Diciamo che esisteva un insieme di misura non nulla di punti di vista dai quali il nomignolo poteva sembrare tecnicamente corretto. Certo, lei (la stronza) non aveva fatto nulla per rendermi la cosa facile, né per rendermela impossibile. Ma va anche detto che io le ero piombato in casa out of the blue sky. L'avevo conosciuta a vent'anni ai corsi di Urbino (aneddoti che ci lasciamo per un'altra occasione), era stato un colpo di fulmine, perfettamente sincrono a quello della mia dante causa di allora per un giovane e prestante insegnante di flauto. Sicché, quando la dante causa (attuale fan di Giulietto Chiesa: che salvata che mme sò dato!) mi notificò che c'era un problema, Houston (cioè io) rispose che i problemi erano due, e quindi si annullavano: le diedi la mia fraterna benedizione (e continuai poi a Roma a farci un giro ogni tanto, ma questo non vi interessa - se escludiamo Baroni e Previti).

Però io avevo proprio perso la brocca, e quindi tornato a Roma, lacerato da una passione che oggi mi sembra, più che distante, inconcepibile, invece di una lettera d'amore, all'indirizzo che mi era stato dato spedii me. Diciamo che a quell'epoca tendevo a confondere sesso e amore. Non ho mai capito benissimo la differenza, ma suppongo che ci siano blog nei quali viene approfondita con dovizia di dettagli. Fatto sta che all'epoca pensavo: "Abbiamo scopato, quindi mi ama". Così, per farla breve, questa, che aveva tutt'altri cazzi per la testa (in senso ovviamente non figurato) si vede piombare in casa un Untermensch italiano (era adornata dal lieve razzismo delle zurighesi dello Zürichberg). Un po' interdetta, ma probabilmente anche compiaciuta, da tanta passionalità italiana, non ebbe il coraggio di sbattermi la porta sul muso. E così andammo avanti per una dozzina d'anni (a spanna).

Ora, c'era un evidente problema strutturale. La giovine soffriva a sua volta di un amore infelice. Proveniente da una famiglia bene della svizzera tedesca, si era innamorata del rampollo un po' guascone di una famiglia romanda, il quale, a sua volta, era infelice di suo, poiché (si narrava) suo padre, un artista, un giorno era uscito di casa per fare un esperimento come quelli di Leonardo, ma riuscito un po' peggio, da un ponte che, a un rapido controllo, vedo essere ancora di moda da quelle parti.Ora, essendo che il padre di Laurent (così si chiamava il rampollo) non faceva l'ingengngniere, suppongo che il suo desiderio di sperimentare l'ebbrezza del volo dal ponte fosse a sua volta determinata da una qualche infelicità, della quale nulla so, se non che, con quasi assoluta certezza, sarà capitata a valle di un'altra infelicità, che a monte ne avrà avuta un'altra ancora.

La famosa catena di affetti.

Insomma, la posizione di... scusate: della stronza (c'è stata la damnatio memoriae) era piuttosto chiara: io amo Laurent che un po' mi tiene e un po' mi lascia, per cui tu un po' stai e un po' levati dai coglioni, ma comunque sappi che io non ti amo. Punto.

Altrettanto chiara la mia: Amor omnia vincit. E quindi, testardo (Scanavacca! Si contenga!), proseguivo le mie "aller-retour" con Friburgo, dove cercavo di stare il più possibile. Suppongo che i miei genitori fossero perplessi, ma anche loro, più che da vincolo esterno, agivano da lender of last resort. E così la storia andava avanti. Naturalmente, quando ero a Roma, io, essendo vittima di un amore infelice, mi davo da fare per proseguire la simpatica catena, attraverso un'opportuna segmentazione delle mie serate. In prime time c'era la donna cui facevo la corte, in seconda serata quella che me la dava (ma solo se me la prendevo, cosa sulla quale ci sarebbe tutto un discorso da fare a Previti - ma non a Baroni), e in terza serata S.A.R. (ormai si può dire, è passato così tanto tempo: sed haec prius fuere...). Diciamo che facevo di meglio per rinsaldare la mia autostima sbriciolata dalla stronza.


Ora, io ero animato da sentimenti puri. Avevo pure pensato di finire gli studi a Fribourg (sì, proprio lì dove il mio inquisitore di riferimento, fra Riccardo o.p., ha appena consegnato la tesi di dottorato: ma all'epoca non pensavo che avrei fatto il teologo...), le avevo proposto di trovarmi un lavoretto, di mantenermi lì, di smettere di fare il turista. Ma avevo trovato la Eiger Nordwand. E così tiravo a campare. Nel 1985, finiti gli esami (economia internazionale e econometria), la chiamai per dirle che stavo per salire a Fribourg. Dall'altra parte la Eiger Nordwand a gennaio. Capii subito che qualcosa non andava. Ovvia domanda: "C'è un altro?" (sottinteso: oltre al solito altro). Dall'altra parte del filo (perché allora c'erano i fili) un eloquente silenzio assenso. Depongo la cornetta, frantumato, e mi appresto ad andarmene all'Elba coi miei. Pochi giorni prima di partire mi arrivano due sue lettere. Io, senza aprirle, vado alla posta di piazza Mazzini e faccio un formale rinvio al mittente. Dopo di che, porto la mia Wunde al sole dell'Elba, dove avevo appena trovato modo di mettere a frutto le mie conoscenze di tedesco, quando mio fratello arriva da Roma e mi porta un'altra lettera della sullodata stronza, sulla cui busta era scritto: "Questa non la rimandare indietro" (in francese, perché essendo io italiano e lei germanica parlavamo nella lingua dell'amore, con scarsi risultati...).

E così riprendemmo per un'altra decina di anni.

Ma il fatto è che, anche se io non volevo ammetterlo, non c'erano spazi. Io ormai avevo costruito il mio percorso in Italia: qui sarei potuto diventare ricercatore, in Svizzera ormai solo lavapiatti. E d'altra parte, la stronza in Italia sarebbe senz'altro venuta a vivere, purché le avessi trovato a Roma una fattoria toscana sulle rive di un lago svizzero, con un paio di tremila alle spalle.

Mentre io stavo per dare contro il muro in questo vicolo cieco, ostinandomi a fare la cosa sbagliata, dall'altra parte qualcuno aveva fatto la cosa giusta: S.A.R., stanca della terza serata, aveva finalmente trovato il coraggio di mandarmi a fare in culo. L'avevo fatta sporchissima, credo apposta: avevo chiesto alla sua migliore amica il numero di una che mi piaceva. La certezza che S.A.R. sarebbe stata immediatamente informata dalla sua sagace intelligence non mi aveva trattenuto nemmeno un istante. E così S.A.R. venne a casa mia per dirmi la verità, cioè che ero uno stronzo (del resto, stavo con una stronza: similia similibus), e partì per Londra. Io feci la riflessione del fauno:

Tant pis ! vers le bonheur d’autres m’entraîneront
Par leur tresse nouée aux cornes de mon front

...solo che di bonheur ce n'era poco, e di "cornes de mon front" più del necessario.

A un certo punto, il caso mi fece incontrare S.A.R. Sergio Siminovich mi aveva chiamato per fare un concerto, e S.A.R., che non vedevo da tempo, cantava da soprano in "Du aber Daniel". Sì, cantava ques'aria, forse la più bella di Telemann, che significa: molto bella. E io ascoltando la sua voce limpida ero rapito (nei limiti consentitimi dalla mia attività di continuista) da questa riflessione: "Ma perché io devo fare del male a S.A.R., che è così bella, ed è pure intonata, e non mi scassa i coglioni con i suoi complessi, e devo continuare a stare appresso a quell'altra? Non può funzionare così...".

Ah, sì, perché c'è un dettaglio che va detto, altrimenti la storia non si capisce. La stronza era una collega musicista, pianista. Di talento non eccelso, insegnava in coservatorio all'equivalente dei nostri preaccademici attuali, a avrebbe dovuto fare la virtuosité, il diploma finale, che però non fece mai. Io, a quei tempi, vivevo di musica. Era impossibile tenermi lontano da uno strumento. Per me la musica era un bisogno, o una maledizione (ein Fluch). Per lei una professione (ein Beruf), per la quale si sentiva inadeguata, vivendo la sua inadeguatezza con un senso di colpa radicale e irreprimibile che scaricava su di me. La mia gioia di esprimermi con i suoni era un costante rimprovero per lei, che invece viveva come una soma insopportabile il dover studiare per essere utile ai suoi allievi e apprezzata dal suo maestro. Ma io, a quell'epoca, non avevo né allievi né maestri. Semplicemente, suonavo, ero me stesso e felice di esserlo. Ci sono però persone che non riescono proprio ad allietarsi dell'altrui felicità...

Fu così che a fine concerto mi avvicinai a Roberta che non vedevo da forse un anno (se lo chiedo a lei sa anche il numero di ore), circondata da quelle (demi-) vierges courroucées delle sue amiche, che stendevano intorno a lei un impenetrabile cordone sanitario (dai loro sguardi esalava un tetragono: "Guarda questo stronzo che torna a provarci, speriamo che quella cogliona lo mandi al diavolo"...) e le feci un complimento.

Siccome io i complimenti li faccio solo se ne sento il bisogno, solo se sono sinceri, accade che siano generalmente bene accolti, e così fu. S.A.R. mi diede il permesso di frequentarla, e io cominciai a corteggiarla, cosa che, in buona sostanza, non avevo fatto mai, considerandola, come dire, una variabile totalmente dipendente dai miei voleri, totalmente endogena alle mie voglie.

Ma rendendosi esogena, ponendomi di fronte alla necessità di espugnarla, S.A.R. aveva dato un passo diverso alla nostra lunga relazione. E anch'io avevo cominciato a riflettere su un problema strutturale, un altro: alla fine, quando le avevo fatto male (ed era successo) lo avevo fatto solo perché mi sentivo in colpa, e questo senso di colpa si trasformava in un desiderio di difenderla da se stessa, cioè da me, che inevitabilmente aggravava la sua e la mia situazione. Le mie politiche di austerità, insomma, innescavano una spirale deflazionistica, in fondo alla quale c'era in ricorrente default. Presa la decisione di corteggiarla, di averla perché la volevo (e non perché era lì), e di fottermene se questa cosa le faceva male, tutto andò per il verso giusto (più o meno). Cominciammo a farci del bene.

A questo punto, la strada era segnata.

Un giorno litigai ferocemente con mio padre, per non so bene quale motivo (così farà un giorno er Palla con me): me ne andai di casa e chiesi a Roberta se potevo venire a stare da lei. La sventurata rispose. Due giorni dopo, noleggiai un Ducato, andai a casa dei miei mentre non c'era nessuno, svuotai con l'aiuto di un amico di canottaggio la mia stanza e portai tutto nell'appartamento di Roberta, allora praticamente vuoto.

La stronza nulla sapeva: ci sono le asimmetrie informative, sapete? Lei era il principal, quello che non sa tutto, e S.A.R. era l'agent, quello che ha l'informazione completa. Quasi completa, perché quando due settimane dopo dovetti andare a Friburgo, le dissi che andavo da mia nonna (a quei tempi c'era ancora). Lei capì che le mentivo, ma mi lasciò andare. Era abbastanza sicura che se le mentivo fosse per non ferirla, e che non avrei toccato la stronza nemmeno con un fiore (come in effetti fu). Poi tornai a Roma, con dei valigioni belli carichi delle tante cose che avevo lì, a casa appunto della stronza. Ma non era finita. A luglio ripartii, questa volta dicendole dove andavo e assicurandole che andavo solo a prendere le mie cose. Le sue amiche erano in tutti gli stati: "Questo stronzo viene ad attaccare il cappello a casa tua, se ne va a scopare la stronza e tu lo lasci fare!" Ma Roberta aveva capito che io avevo preso una decisione (per inciso, credo che il 99% dei matrimoni delle amiche che la ben consigliavano sia poi scoppiato come un palloncino: medice cura te ipsum... Si è capito che l'ho detto con soddisfazione? Bene: ricordatevelo: so aspettare...).

Così, io andai su. La stronza partì per un giro in montagna nel quale io non ero previsto. Io chiamai S.A.R., lei venne, mi aiutò a fare i pacchi, io lasciai una lettera che non era quella che avevo cercato di scrivere per due settimane, S.A.R. la rilesse e ne corresse l'incipit (esigendo un più formale "Chère Elisabeth..."), e partimmo.

Credo che S.A.R. fosse molto tesa. Io di meno: l'informazione completa l'avevo io. Ero felice, e tale sono rimasto. Vent'anni dopo ho due figli splendidi, che parlano la mia lingua, e una donna che mi sopporta. Ora la porto a cena, col vostro permesso. Er Palla si è offerto di occuparsi della sorella, pensate un po'...

Poi ci sono le coincidenze. Il quarto incomodo, nel 1985, si chiamava Albert, come me. La stronza era caduta in piedi: due compagni con lo stesso nome sono una bella Versicherung (del resto, lei era svizzera).

E la notte in cui io partii, lasciando di me solo una lettera, era la notte di S. Laurent, cioè l'onomastico di quell'uomo che mi aveva fatto tanto soffrire, per il tramite della stronza, perché a sua volta ecc.

Che poi è anche la notte nella quale sono lieto di annunciarvi il #goofy4...



(...e dopo tanto romanticismo mi metto in modalità Mr Krebs. Il mo Krusty Krab vi aspetta, ma... ricordate! La vendita dei biglietti inizia solo dopo le 21: bisogna che il sole tramonti, e il treno lasci la stazione di Berna...)

49 commenti:

  1. alcune note:

    "alla fine, quando le avevo fatto male (ed era successo) lo avevo fatto solo perché mi sentivo in colpa, e questo senso di colpa si trasformava in un desiderio di difenderla da se stessa, cioè da me, che inevitabilmente aggravava la sua e la mia situazione."

    mica l'ho capita, sembra una paraculata..

    e sul "ma solo se me la prendevo" in effetti necessito di spiegazioni


    RispondiElimina
    Risposte
    1. "[...] ma suppongo che ci siano blog nei quali viene approfondita con dovizia di dettagli [...] ". Certamente. Questo. Comunque uno dei problemi di fondo è che le ragazze della buona società ( dunque anche il sottoscritto) vengono educate all'insostenibile certezza che l'Amore, quello vero, quello autentico, quello che sarà la garanzia della loro eterna felicità, verrà senz'altro da esse riconosciuto, vividamente percepito al momento opportuno, per il presentarsi di determinate caratteristiche che solo quel tipo di Amore può possedere ( si noti ivi l'uso che il Baroni fa del discorso indiretto libero a guisa del Verga): una sensazione precisa, pervasiva, senza tentennamenti da parte di entrambi, insomma la totale e totalmente sconvolgente sensazione che ci si trovi davanti alla persona giusta con chiarezza e pienezza dei sensi. Aspetta e spera, mi verrebbe da dire. Di molte cose non ho capito una beneamata fava, ma di questo, qualcosa, si. Perchè è tipico delle idealizzazioni, cui pare proprio non si riesca fare a meno. Resta il fatto che questo ideale è destinato presto a raggiungere l'insoddisfazione in chi è cresciuto in esso. I rapporti umani non conoscono l'ideale. E si finisce per rimanere perennemente insoddisfatti, e arrivati ad un certo punto, magari per scegliere qualcuno con cui fingere di avere quel rapporto così perfetto. Il senso di colpa, lì poi, non muore certo di freddo. Se solo accettassimo che questo ideale non esiste già ci faremmo un bel favore. Come umanità dico. E infatti le "amiche" del suo racconto lo attestano: se Rockapasso, comunque nella fragilità data dalla legittima insicurezza del momento, avesse dato retta a loro, e cioè che l'uomo giusto si riconosce per determinati atteggiamenti, si sa! la storia sarebbe andata diversamente, per chi mi ha capito, probabilmente peggio. Ha avuto un incosciente coraggio: vista nei termini in cui la vedo io nemmeno poco. C'è intenzionalità nelle nostre scelte dunque? si, no, entrambi forse!

      PS Fatto il pippone ( però è colpa sua, io gliel'ho detto che sono instabile) sono d'accordo col Previti sulla prima nota...

      PS2 i Fratelli Goncourt non avrebbero saputo scrivere meglio questa storia...

      Elimina
    2. Riflettendoci un attimo meglio dei fratelli Goncourt è troppo: " [...] Paul Lacroix mi conferma nella confidenza che mi aveva fatto Gavarni sulle economie di Balzac nel consumo
      del suo sperma. Le cerimonie preliminari e i trastulli dell'amore fino alle soglie dell'eiaculazione: benissimo! Ma niente
      di più! Lo sperma era per lui una emissione di pura sostanza cerebrale e una specie di dispendio, di perdita, attraverso il
      pene, di una creazione; e una volta, in seguito a un colpo sfortunato che gli aveva fatto dimenticare le sue teorie, arrivò
      da Latouche gridando: «Stamattina ho buttato via un libro!» [...] "

      (p. 91, martedì 30 marzo 1875 )

      Elimina
    3. Ps: per quanto riguarda il: "Ma solo se me la prendevo" non ci ha azzeccato, il giurista nerd ha necessitato qualche spiegazione.

      Elimina
    4. Ma porc... non ti avevo rinchiusa nell'Ala Est?
      Comunque hai dimenticato un "di" prima di qualche.
      Invece ci ha preso in pieno. Rassegnete. In confronto Wellington è stato un dilettante, Temistocle e Alessandro du de passaggio. Ma proprio in pieno c'ha preso. Te concedo solo er fatto che con te in effetti è andata in modo del tutto particolare, non eri decisamente una seconda serata, lo sai; anzi tutt'al più ero io la terza; glielo racconterò prof., un giorno magari. Mo' però non scateniamo un flame sesso forte vs. sesso debole. Altrimenti vinciamo e poi ve incazzate.

      Elimina
  2. EVVAI !!! Comprati.
    La lunga attesa dalle 19.30 è servita.
    Ovviamente ho sopportato gli insulti della mia compagna che si sono distinti dal:
    la prossima volta fai un figlio con Bagnai al secondo me un pazzo scatenato...
    Comunque ci sono.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. @Davide

      Il mestiere di Goofysta richiede sprezzo del pericolo e determinazione. Ci vediamo a Pescara.

      Elimina
    2. Assolutamente difficile.
      Non vedo l'ora di conoscerti di persona.
      Un saluto

      Elimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ...la netiquette, questa sconosciuta...

      Elimina
    2. Mi dichiaro colpevole (prolissità, fuori tema, etc.) sconto la pena della figuruccia intrinseca alle mie sciocchezze pubblicate, e faccio voto di morigerato silenzo e studio.
      Sotto sotto lo sapevo di sbagliare, ma l'emozione di trovare finalmente un luogo dove l'economia è vista senza paraocchi è stata troppo forte - avete redento un repubblichino vincolista di mezz'età, ve ne rendete conto? - e non ho potuto fare a meno di premere il tastp "pubblica".
      auguri
      Filippo

      Elimina
  4. Per me questa storia è tanto tajo! Persino meglio dde Bbiutiful!

    RispondiElimina
  5. Personalmente nasco poeta (e, con buona probabilità, tale morrò... di fame!), perciò non posso restare insensibile dinanzi a questa pagina da I dolori del giovane Bagnai - stemperati, oltretutto, da un'ironia che Pennac ha opportunamente definito "irriducibile espressione dell'etica". Solo, non posso compenetrarmi a dovere poiché, sul tema coppia e famiglia, mi ritengo un mezzo abolizionista, seguace fanatico del compianto Marcello Bernardi. Una pietra miliare su tutte, La maleducazione sessuale: testo di formazione che se la gioca, per quel che mi riguarda, con L'Italia può farcela. (E sia detto senza captationes benevolentiae di sorta.)

    Alessandro

    RispondiElimina
  6. Grazie professore: una volta tanto un post "tecnico" che posso capire al volo senza dovermi impegnare nella lettura. Mi piacerebbe farle qualche domanda indiscreta: posso osare?

    RispondiElimina
  7. Caro Professore e allora scrivilo questo romanzo della tua vita, ne hai tutto il diritto dello scrittore di razza. Come cavia ti posso dire che l'esperimento è riuscito: mi hai fatto piangere e ridere, divertire e riflettere (mi ricordi in parte Stendhal).
    Piccola nota: siccome siam stati tutti e due in aeronautica pensavo che con S.A.R. non intendessi Sua Altezza Reale ma Search And Rescue, (da cambiare in Search And Destroy). Piccola svista presto corretta. Non mi dilungo complimenti, ho fretta per andare a comprare i biglietti. Un caro saluto e sempre grazie.
    P.S.: se il tuo passato in Aeronautica è da nascondere non pubblicare, ma penso invece che tu, a livello personale, ne sia orgoglioso. Poi se l'Arma è al servizio dell'imperialismo occidentale non è colpa nostra.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Perchè a me c'è scritto anche "elimina" e agli altri no?
      Lo devo eliminare io? (Per via della aeronautica ecc ecc).
      Signore dammi un segno!

      Elimina
    2. Allora non sono l'unica che piange e ride leggendo? :)
      Grazie prof, ancora una volta.
      (E grazie a S.A.R., donna generosa, paziente e saggia... se ci fosse stata "la stronza" a risucchiare come un buco nero le sue energie oggi lei, prof, non sarebbe qui per noi, credo..)

      Elimina
    3. @libero vichi

      Credo funzioni ad personam e in automatico: solo il singolo
      estensore del commento vede la voce "Elimina", ad uso e consumo
      suo proprio, perché solo
      l'estensore può decidere, quando
      vuole, di "eliminare".

      Così credo che solo io vedrò il presente commento, se
      pubblicato, in quanto solo io potrei stabilire di cancellarlo. Dunque
      nulla di personale da parte del
      Prof nei tuoi confronti, almeno,
      non a livello dai far comparire
      vendicativamente la scritta
      "Elimina" proprio sotto il tuo
      commento.

      Se poi ti rimbrottera' per aver svelato un suo tratto vagamente dannunziano, non so dire...
      Ricordiamo, per tracciare differenze, che l'"altro" scrittore amava i movimenti dal basso e
      anche dall'alto, come emergere con un sommergibile mignon nella baia di Buccari e volare su Vienna lanciando volantini...

      E chissà che un giorno, dal "cielo sopra Berlino", o Bruxelles o Francoforte, non piovano volantini con l'incipit del terzo libro :-)

      Elimina
    4. Chiedo scusa per il "lapsus cerebri", in effetti bastava riflettere un attimo. ("Elementare Watson")

      Adriana grazie mille, ho solo fatto una brutta figura, però sono contento di aver suscitato la risposta di persone persone in gamba, pazienti e spiritose come voi.
      In quanto a Dannunzio mi pare che il prof. abbia con lui più di una affinità: plurimi amori burrascosi a parte, Pescara, Roma, Aeronautica Militare, uomo di mare, (o almeno di lago, come velista), scrittore prolifico, gaudente (arrosticini ecc. ecc) e altro che saprà solo lui ma, meglio e più del Vate, niente militarismo e interventismo, sia lode a lui.

      Elimina
    5. libero,
      grazie della risposta alla risposta.

      Le affinità di cui parli le considero più esteriori che altro, perché il Vate parla(va) cioè scrive(va) in maniera per me vuota e pomposa e "troppa".
      Ovvio che alcune immagini - parole della poesia sono alte, concentrate e di notevole sensibilità estetica, ma bisogna proprio andare a cercarle, nella pletora delle sue interminabili scritture comprese quelle della poesia, per isolarle da tanta ampollosità e spesso, a mio parere, vacuità.

      Invidiabilissima la facilità nello scrivere.
      Segnalo che fu lui a dare il nome a "la Rinascente".

      Ciao!


      Elimina
    6. Nel frattempo mi sono accorta di una lacuna nel mio commento su "Elimina":

      "Così solo io vedrò il presente commento, se pubblicato, CORREDATO DELLA VOCE "ELIMINA".

      Il tutto maiuscolo è la parte "saltata" dal colpevole smart con cui scrivevo. Si sa che la colpa è sempre degli altri, non di quella che dorme figendo di essere sveglia...

      Elimina
  8. Arbè, per molti versi la tua vicenda mi ricorda qualcosa.
    Per esmpio Karin, l'intermezzo bellico, Julie, e poi la tranvata per la dolce creatura che da 45 anni accompagna le mie peregrinazioni geografiche e non solo, e asseconda, tutte le mie iniziative, comprese quelle più sciagurate.
    Io sono sempre stato troppo distratto per potermi permettere, diciamo, sovrapposizioni.
    Così ho sempre affrontato un problema alla volta, un nemico alla volta, una relazione alla volta, una mattata alla volta.
    Ma alla fine sono sempre sono sempre qui, treu wie eine deutsche Eiche, come si diceva una voltaq.
    E provo sempre una grande soddisfazione quando mia figlia (27) o mio figlio (26) mi dicono: "papà, ma quando ti deciderai a mettere la testa a posto?".

    Per i biglietti procedo in giornata.

    Auf bald!

    RispondiElimina
  9. A proposito di San Lorenzo, credo non possa mancare questa citazione:
    "San Lorenzo, io lo so perché tanto
    di stelle per l'aria tranquilla
    arde e cade, perché si gran pianto
    nel concavo cielo sfavilla"
    eccetera.
    Peccato che ieri notte una spessa nuvolaglia nera ricopriva il cielo. Vabbe', confido in stanotte.
    Ps.1: Denis De Rougemont diceva: "L'amore felice non ha storia". Ma solo in letteratura, naturalmente.
    Ps. 2: "Abbiamo scopato, quindi mi ama". Longtemps io invece sono andato avanti con questa certezza: "Non abbiamo scopato, quindi mi ama"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo Fellini, invece: "Mi ha concesso l'intimità posteriore, quindi mi ama" (Amarcord)

      Elimina
  10. Un saluto alla comunità di Goofynomics.
    Quest'anno -nell'ottica del "gesto eclatante" ma utile a qualcosa- ho organizzato il #Goofypullman" !!
    Partenza da Pisa e tappe a Firenze e Bologna, poi dritti fino alla costa adriatica e giù fino a Montesilvano.
    Costo del biglietto 40 € (da rivedere in +/- 5€ a seconda che si salga prima o dopo) comprensivo di viaggio A/R con pullman Gran Turismo classe media dotato dei normali confort.
    Mi è parsa idea utile per risparmiare sul viaggio ed evitare inutili sfacchinate per chi abita lontano da Pescara. Eppoi è l'occasione per conoscerci, socializzare e, per chi è habitué, di rivederci.
    Per opzionare il biglietto e fornire tutti i dettagli, scrivetemi alla mia mail: vittoriobanti@tiscali.it, considerando che una quindicina di posti sono già andati con gli amici di twitter.
    P.S.: i soldini risparmiati non sono sufficienti a -che so- cambiare stile di vita o regalare l'anello di fidanzamento, è chiaro! Però potrebbero essere investiti in qualcosa di più utile (vedi post precedente, capisciammé) ;-)
    -------------
    Prof. la verità la sospettavamo da tempo: chi dobbiamo ringraziare per tutto quanto, è solo Rockapasso (già SantaSubito fin dai primi post); se non era per lei tu facevi il musicista a tempo pieno e l'economista a tempo perso, anzi: a tempo perduto... a star dietro a "lastronza"!! :-D

    RispondiElimina
  11. Prof. io mi ero commossa già leggendo il post con la sua dedica dell' IPF..... so' donna, so' senzzzibbbile alle storie d'amore!


    Questa mattina al mio risveglio il mio maritino mi ha fatto trovare la prenotazione di 2 biglietti per il Goofy4... e io lo amo anche per questo!

    RispondiElimina
  12. Carissimo topo player credo che ti sei scoperto, sei uno dei gestori del M.E.S.



    Musica Economia Soraca

    RispondiElimina
  13. Oh, what a night.


    (Alessandra/Cassandra Lupa ululante da Firenze. Caro Prof., mi è venuto di mettervi su questa canzone. References Frankie Valli & The Four Season via "Jersey Boys" regia di C. Eastwood)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. verrebbe da rileggere G Marquez (100 di solutiniine) ,, " que(l)a confonde il cazzo con l'equinozio .. "

      Elimina
    2. Sai @poggiopoggiolini, mi sono vista i partecipanti al Goofy4 (relatori compresi) - su base volontaria s'intende - mentre ballano la coreografia di questa canzone. Wow!

      (Alessandra/Cassandra Lupa ululante da Firenze. G. G. Márquez non è mai stato il mio tipo e per l'equinozio, non me ne parlare: uno lo nacqui, poi la Terra a girare s'è messa di traverso e sarà per questo che a volte son confusa e guardo le stelle).

      Elimina
  14. Tutti questi particolari piccanti mi hanno convinto a fare un'ulteriore donazione ad Asimmetrie.
    Dopo il tramonto e IPF qualcosa tipo 50 sfumature di...Gigio non strebbe male, anzi!
    E la ...Lira si impenna!!

    RispondiElimina
  15. Non avevo letto (causa mia assenza dal blog a singhiozzo nel tempo) ancora la frase attribuita ad un economista di sinistra, tal Aristide, che diceva nell' agosto 2010 la frase:
    “caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa.”, frase che nel tempo è stata più volte utilizzata sui blog da parte di molti che evidentemente l' hanno ritenuta particolarmente importante e significativa.
    Debbo dire che ha raggelato anche me, anzi agghiacciato anche me per la particolare mostruosità del contenuto, credo che mostruosità in senso lato (con ogni estensione sinonimica), sia il sostantivo giusto per la descrizione di quanto contenuto nella frase, ma non potendo sapere chi sia Aristide, se possibile vorrei sapere se la persona che si cela in Aristide sia solo un deprecabile, perchè consenziente con chi ha attuato l' abominio, ma onesto economista, perchè ha detto ciò che sapeva, oppure se sia un economista istituzionale che ha anche determinato, per la sua posizione ed il suo ruolo, l' esito descritto nella frase. In questo caso vorrei, prima di morire, sapere se un mostro del genere è in mezzo a noi e se tale delinquente appartiene ancora al nostro popolo o si è ritirato in un eremo ad espiare la sua inespiabile colpa, su questa Terra (essendo io Cristiano, debbo considerare per lui, la possibilità di espiare nell' aldilà).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io chi sia Aristide non lo so e non voglio saperlo, ma la risposta è troppo facile: pensa e vive esattamente come prima.

      Elimina
    2. Io e con me molti altri, credo, invece saremmo interessati a conoscere questo personaggio e sapere cosa faceva quando disse la frase, frase in cui vedo la possibilità di diversi capi di imputazione e addirittura la possibilità di una azione collettiva; credo che tu comprenda perfettamente che ci siano tutti gli elementi per una denuncia penale e per richiesta di forte risarcimento. Lo vedrei volentieri in galera o a raccogliere stracci e cartoni per coprirsi durante l' inverno.
      Ma sarà forse impossibile, oggi, sapere chi è, di questo ho certezza, ma la cosa sarebbe invece interessante. Spero solo che venga fuori il suo nome, dopo che l' euro sarà smantellato; non so dire se sarà auspicabile per me che ciò avvenga prima o dopo la mia dipartita, perchè la gioia del verificarsi di tale evento sarà accompagnata da qualche problema che oggi non è ancora dimensionabile, ma che nel tempo sarà sempre più macroscopico. Bel dilemma per e per questo ti invidio!

      Elimina
    3. Caro Alberto49, Aristide non so chi sia nè come stia e cosa faccia dal 2010 ad oggi. Ma che bisogno c'è di sapere chi è Aristide? Alla bisogna c'è Prodi (2001 FT). Diceva le stesse cose, sappiamo cosa ha fatto e come sta: benone! Anzi secondo me ci gode pure!

      Elimina
  16. Da Repubblica online: "Pechino svaluta e affonda le Borse europee
    colpo a export, giù i listini Francoforte e Parigi. Yuan 'deprezzato' per rilanciare l'economia".

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono forti questi cinesi: riescono a comandare cosa fare alla loro moneta. Perché non impariamo da loro come si fa invece di stare dietro alla bce

      ps ;)

      Elimina
    2. E ora la merzeddezzzz a chi la vendono? Ah! Già giusto, basta comprimere di nuovo i salari di Franz (e di conseguenza i nostri) ed il gioco é fatto...

      Elimina
  17. Prof...perche' , solo vagamente, come assonanza, a un certo punto della lettura mi e' balzato agli occhi Nanni Moretti con : " Mi si vede di piu' se vengo o sto in disparte, o se non vengo ..." e la chiosa finale : "Dio come sono fatto male..come sono fatto male..". Ecce Bombo lo trovo ancora opera seminale della mia generazione...i girotondi molto meno. O Fortunatos nimium..........

    RispondiElimina
  18. Riguardo al fatto che Rockapasso dica che "non ti ricordi niente" desidero solidarizzare con te! È Lei che non si ricorda e tu ricordi tutto benissimo. Te lo dico così, tra me e te, da sciagurato Egidio a sciagurato Egidio.

    RispondiElimina
  19. E comunque dopo questo post sento che si sta passando dalla fase di apprendimento teorico, alla fase più squisitamente operativa, insomma siamo al riscaldamento, allo stretching, cioé ai necessari prodromi alla discesa in campo!

    RispondiElimina
  20. Allora, se nel lungo periodo sarò sicuramente morto, nel medio non so se potrò partecipare al Goofy4: in ogni caso, per costringerla a riservare una sala più grande, ho comperato il biglietto (e ora sono solo 75 i posti disponibili!)

    RispondiElimina
  21. Da "Du côté de chez Swann". Sentivo il riaffiorare di un vago ricordo dopo il post, ho scartato una caramella Rossana:

    " [...] Comme les différents hasards qui nous mettent en présence de certaines personnes ne coïncident pas avec le temps où nous les aimons, mais, le dépassant, peuvent se produire avant qu'il commence et se répéter après qu'il a fini, les premières apparitions que fait dans notre vie un être destiné plus tard à nous plaire, prennent rétrospectivement à nos yeux une valeur d'avertissement, de présage. [...] "

    in effetti. Poi 5 righe più giù dice:

    " [...] Les intérêts de notre vie sont si multiples qu'il n'est pas rare que dans une même circonstance les jalons d'un bonheur qui n'existe pas encore soient posés à côté de l'aggravation d'un chagrin dont nous souffrons. [...] "


    RispondiElimina
  22. Huh, l'Aristide, altro che ostracismo gli darei.
    Una settimana di vacanza - gratis, of course - a Guantanamo, fare due chiacchiere con il sottoscritto e con il mio collega Col. Chuck "Bonemincer" Moore.

    RispondiElimina
  23. Aggiungo un dettaglio:SAR è un acronimo che, negli ambienti che pratico, sta per Search And Rescue.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.