sabato 4 aprile 2015

Il conflitto generazionale

(quando er Palla emergerà dalle nebbie cimmerie, troverà sulla sua porta questo avviso. Io intanto vado in palestra, e quando torno vi racconto cosa mi ha detto ieri. 'Natregggedia, glie mancheno ebbbasi...)


64 commenti:

  1. E immagino che quando avrà risposto a tutto, tu gli dirai: "I nomi, voglio i nomi!"

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    1. ...e Rockapasso osserverà da dietro lo specchio. Esatto, proprio così. Mi serve Celso nel ruolo di poliziotto buono.

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    2. Secondo la legge federale, il recluso ha diritto a una telefonata: Palla, chiamami al 001-freedom-from-goofy, ho sottomano il Rostovzev, Storia economica e sociale dell'impero romano, ti faccio uscire subito su cauzione (per il compenso, ti mando il bill a casa).

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    3. E' una trappola ! Se cita Hegel, allora l'evoluzione dell'Impero è stata tutta castacriccacorruzionebrutto.
      Se cita Rostovtzev, allora è tutto da leggere in base all'evoluzione dei contadini-soldati che hanno fatto 'a riformadarbasso, leggi alla voce ortottero
      Se cita Herder, i barbari protarono nuova linfa e quindi è Piddino
      Solo se cita Pirenne e la sua teoria per cui l'Impero era diventato un area stagante dal punto di vista economico, si può stare tranquilli che ha visto la luce.

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    4. ...e se cita Joseph Tainter (The collapse of complex societies)i è doomerista-malthusiano
      Il povero Palla è spacciato comunque.
      L'unica chance è appelarsi a un grande classico:
      https://www.youtube.com/watch?v=zyILPNMZUuM

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    5. Francesco De Martino, Storia economica di Roma antica: posso assicurare sul soggetto (ma non dico perché, anche se è facile capirlo)

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    6. @Alberto

      Al massimo posso lasciarmi andare a qualche suggerimento. Sebbene, per colpa del genitore1, stia dimenticando praticamente la storia antica (a una certa età il cervello sopporta solo una modica quantità di notizie; quindi, sopraffatto da un eccesso di offerta di nuove notizie, ne elimina molte delle vecchie). Tuttavia non posso passare sotto silenzio alcune leggerezze che si riscontrano già a una prima lettura nel programma esibito dal genitore1 con un fare francamente autoritario, che rischia di mortificare la personalità del giovane Palla. Le richieste del genitore1 nei confronti di quella infelice creatura sono eccessive: credo che ormai nessuno, in quasi tutti gli Atenei italiani, possa pretendere risposte adeguate a così gravi questioni. Si nota inoltre la persistenza di un nozionismo anacronistico e pernicioso, abbinato a un positivismo di corto respiro, sicuramente originato dagli interessi di ricerca settoriali del genitore1. Non si può non notare poi l'intenzione del genitore1 di far credere al discente che la storia sia una specie di teatro delle marionette, in cui l'agire di singole personalità possa avere un qualche reale significato, impedendo al giovane di capire che progressivamente nella storia si attua, attraverso gli spasmi di un difficile parto, un piano superiore di affermazione della libertà degli individui, che è giunta a piena maturità solo recentemente con l'istituzione della moneta unica e del mercato unico. Non gli si indicano gli snodi cruciali di antefatti epocali dell'attuale sistema: crollo della prima globalizzazione romana, apparente ritorno indietro con il ferreo medioevo (che Alessio mi perdoni, ma ho detto "apparente"), infine luminoso apparire della cometa carolingia, annuncio e promessa di un grande regno franco-tedesco, che solo i moderni, dopo innumeri traversie costate lacrime e sangue, hanno portato a compimento. Tutto appare slegato, irrelato e aneddotico in questo programma rimasto ancorato a un'ottica miseramente nazionalistica (e par di cogliere, in questo entusiasmo ingiustificato per una recitazione mnemonica, direi pappagallesca, degli imperatori romani, l'imbarazzante influenza di una personalità politica femminile, con la quale il genitore1 ormai da tempo si lascia cogliere in compagnia senza vergogna alcuna). Sarebbe auspicabile che il genitore2 si adoperasse, perché il ragazzo acquisisse chiara coscienza del fatto che il movimento della storia è a spirale, cioè che anche quando sembra tornare indietro in realtà avanza. Ciò educherebbe il figlio e spegnerebbe nel genitore1 l'idea che si stava meglio quando si stava peggio. Tuttavia, considerando che la storia è morta (insieme a Marx e al romanzo), lascerei in pace il ragazzo e lo farei giocare serenamente a pallone: stancandosi, non ha la possibilità di avere tanti grilli per il capo e per di più cresce sano e robusto. Così sarà pronto per un mercato del lavoro aggressivo e impietoso. Che non domanda certo l'albero genealogico giulio-claudio (e questo il genitorre2 lo deve spiegare al genitore1 ancora affètto da esibizionismo culturale piccolo-borghese).

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    7. @ Celso

      Quini in buona sostanza la ricchezza delle nazioni è un epoca che non ha ancora trovato la propria dimensione, in quanto quell'identità è stata ed è ancora vittima delle vessazioni paternalistiche neoimperiali (un neo ci sta sempre bene, pare sopra il labbro superiore).

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    8. Ah, buona pasqua a tutti.
      Io che Gesù è risorto ci credo, primo perché non costa nulla, secondo non si sa mai...

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    9. Mi dispiace non poter partecipare a questo interessante dibattito come vorrei, ma sono in un paese avanzatissimo e fortemente esportatore dell'Europa, dove per installare una connessione ADSL ci vogliono 25 giorni. Qui forse le liberalizzazioni non sono ancora arrivate come dovrebbero.

      Do tutta la mia solidarietà personale al povero ragazzo: io una lista del genere l'ho studiata solo per l'esame di storia romana e poi dimenticata. Sugli altri temi bisognerebbe aprire almeno un paio di conferenze per avere una stima inattendibile. È solo tortura nozionistica, ma lo terrà lontano da una laurea in storia e da un futuro parecchio incerto.

      A Celso: tu da buono storico sai misurare le parole (con un po' di ironia, il sale di un buon dibattito), più in basso leggo invece che l'inflazione di III-IV secolo era dovuta alla percentuale di argento contenuta nelle monete o che l'imperatore era il prestatore di ultima istanza dell'impero. Io non ce la faccio più, è un lavoro impari. La storia è campo di fantasie e interpretazioni perverse da parte di chiunque. Un giorno forse aprirò Goofystory e spargerò asfalto anch'io ;)

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    1. Mio buon Giuseppe tu lo sai la più carina in Galilea non era Betsabea ,ma Maria la donna ebrea .
      Che colpa hai avuto Tu se LUI non ti ha seguito mai , che aveva strane
      idee ,che è morto nel nome di Dio ed ha fatto piangere Maria .
      Mio buon Giuseppe tu lo sai , ai figli puoi insegnare quel che vuoi , ma
      poi vanno dove Tu non vuoi .

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    2. "Potevi aver dei figli tuoi/ e i figli contano, lo sai,/ gli puoi insegnare quel che vuoi,/ a volte vanno dove vai" (Georges Moustaki).


      "A volte" vanno dove vai; e anche sul poter "insegnare quel che vuoi" qualche dubbio permane.

      Siete una bella famiglia. Risolverete tutto.

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  3. Dalle nebbie cimmerie il mio, di figliolo, è emerso oggi alle 10,50. Solo che ha da tempo terminato gli studi. Quindi non so che ca... rtello appendere alla sua porta. Vabbe', Profe, so' ragazzi, e domani è Pasqua

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  4. Spero che il buon Palla impari presto a clonarti la Carta di Credito e il Bancomat!

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    1. Non ha senso farlo. Il numero di carta di credito si trova sulla carta di credito nel portafoglio genitoriale, comodamente accessibile nelle ore del meritato riposo del Cavajere Nero. Il codice di controllo è sul retro della stessa. Aprire un account PayPal richiede 10 minuti, farsi fare una ricaricabile da associarci una ventina in una qualunque filiale. Ed ecco pronto il kit del perfetto riciclatore. Con un po' di buona ingegneria sociale puoi fare tutto per telefono e, se sei particolarmente in gamba, coprire le tue tracce

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  5. Ma quanto è duro essere figlio del Prof.!!!!???? :D

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  6. Nonostante io stia di solito dalla parte dei padri e delle madri che pretendono - anche per mia vocazione a proteggere varietà umane rare compresa quella di me stessa mai genitore ma sempre arpia gentiliana, nonché gentile come atteggiamento con chi credo lo meriti (a mio democratico insindacabile giudizio),

    ecco che

    STAVOLTA

    mi sento di comprendere a priori il destinatario del cartello, avesse pure violato i principi del bon ton scolastico strabattendosene dello studio.
    Poi, può pure darsi che le sue - riferite da altri - dichiarazioni mi faranno attorcere le budella e vorrà dire che me la sarò cercata.

    E questa è assunzione di responsabilità individuale alla cieca, perciò incauta, ma, considerato ciò che ultimamente non ho capito sul lavoro, forse davvero incauta sono.
    E dire che mezzo scherzando dicevo che a volte non si sa se sia meglio capire o no e che cosa e di chi e con chi.
    Sorvolo sul romanzo da scemiscemi a cui nemmeno accenno anche per non far sfigurare una corporazione (sic) già parecchio vilipesa, oltre che per non andar fuori tema - due feticci personali, il tema e lo stare in, peraltro lesivi della dignità e della psiche di nessuno.

    Se non ritorno su questi schermi in quanto impegnata a reperire valuta straniera (euro) per acquisto di uovo e colomba,

    AUGURO

    a tutti

    una BUONA PASQUA

    certo meno deleteria della buona scuola che, tutti-ma-proprio-tutti, ci attende.

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  7. Un suggerimenti poetico: ma può servire 'A storia 'e Roma già da me citata in un precede post, anche se non è molto sviluppata. Posso trascrivere il passo riguardante l'insediamento di Augusto. Dopo i casini di Antonio e Cleopatra in Egitto Roma reagisce:
    Quanno Roma sapette sta pazzìa
    facette e campusante 'o capitano...
    Po' sotto 'o colpo manna 'a chella via,
    n'ato ca se chiammava Ottaviano.

    Fui n'acqua 'e maggio! Cu nu colp' 'e mano,
    Ottavio manna a Ntonio 'a Vecaria;
    po' arresta a essa e dice: Bella mia,
    sì schiava, e me te vengo a nu rumano..

    Sapenno 'a sorta soia, pe' nun suffrì,
    Cleopatra, allora, se mettette 'npiette
    'na vipera stezzita, pe' murì!...

    Ma.. p' 'o prufumo, p' 'a frischezza spasa
    pe' chelli ccarne, 'a vìpera dicette:
    - 'Stu piette nun se mozzeca... Se vasa....

    per la traduzione rimanderei a Martinet per via di una vena poetica molto più sviluppata della mia, anche se impetro la sua nomina a traduttore ufficiale che solo Ella può disporre, le nostre essendo scorribande nel suo territorio.
    A titolo di cronaca: ho dato il via alla seconda lettura di IPF.
    La prima la faccio molto veloce perché devo sapere come va a finire. La seconda invece è più meditata e senza fretta in modo che uno se la gode di più ... anzi due. Ma questa è un'altra storia! Buona Pasqua a tutti!

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    1. Caro Gianfranco Rotondo,

      ti ringrazio della stima concessami, ma oppongo un risoluto diniego alla mia candidatura - anche per acclamazione - all'ufficio di traduttore unico e massimo degli inusuali idiomi utilizzati in codesto autorevole sito, essendo già oberato di incombenze lavorative (per le quali, peraltro, mi vien data adeguata corresponsione: capisc' amme).
      Buona Pasqua alle riverite signore e agli stimati signori di questo sito, nonché al suo augusto proprietario.

      Martinet
      Dat Rosa Mel Apibus

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    2. Beati pauperes spiritu, eh, Martinet? ;-)(Tra l'altro, a proposito di traduzioni, sei d'accordo che significa "Beati i poveri IN spirito" e NON "Beati i poveri DI spirito"? Una bella differenza!

      Auguri di buona Pasqua a te e a tutti, prof in primis.
      La mia vacanza è particolarmente piacevole perché sto leggendo un libro bellissimo, conosciuto su questo blog (grazie ancora, Dragan), e lo consiglio a tutti: Il ponte sulla Drina, di Ivo Andrić.

      P.S.
      Ma poi, sbaglio o hai festeggiato in questi giorni anche il genetliaco? Se sì, come mi sembra di ricordare, auguri! Se no, auguri comunque. ;-)

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    3. Cara Nat,

      sì, giovedì era my birthday, grazie molte degli auguri (I'm flattered), anche se penso che dopo il mezzo secolo di età non sia tanto congruo festeggiare alcunché - I'm getting old, you know...
      In effetti, "spiritu" è ablativo ed indica il complemento di limitazione: il sintagma dovrebbe significare che la semplicità quando è relativa all'animo è ricchezza interiore, essendo quindi virtù cristiana; "povero di spirito" avrebbe avuto questo senso, ma col tempo ha acquisito una connotazione deteriore, del tipo "pusillanime" che in effetti viene da una morfologizzazione di "pusillus animus", ossia "animo meschino" già in Cicerone. Almeno così credo.
      Passerò le mie vacanze scrivendo il mio ultimo libro, questa volta molto avvincente per me, perché ho necessità di viaggiare per vedere manoscritti in diverse biblioteche europee: prima Sorbonne, poi Warszaw, quindi S. Petersburg.

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    4. Esatto, spiritu è ablativo di limitazione, mi dà fastidio quando questo passo viene usato per attribuire a Gesù non una lode di chi non è attaccato alle ricchezze, ma dei "semplici", quasi "sempliciotti", che qui proprio non c'entrano nulla. Bello girare per biblioteche a consultare manoscritti! La parte più bella della mia tesi, qualche secolo fa, sono stati i tre mesi passati a compulsare documenti del Quattrocento nell'archivio di Stato di Como... Mi piaceva da pazzi quando trovavo inseriti nei faldoni di atti notarili anche carte personali, la brutta di una lettera al padre, una poesiola in cui si prendeva in giro una ragazza che prendeva troppe medicine (nel 1470!), lo schizzo di un cagnolino in margine alla pagina... Ma il tuo libro sarà iperspecialistico? In caso contrario potrei persino tentare di leggerlo.
      Auguri.

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    5. caro martinet,
      ti faccio gli auguri per il compleanno, genetliaco, birthday (scegli tu la dizione più consona a te) e, se puoi, fai come me. Nato nel giorno dedicato a S. Giovanni Bosco, non essendoci ancora un S. Gianfranco (se aspettano me spero che ci mettano parecchio a decidere), ho sempre festeggiato una sola festa doppia. A tutti quelli che mi dicevano che avevo preso due piccioni con una fava, a parte che non mi hanno mai interessato i piccioni siamesi, ho sempre risposto che mi avevano fottuto un regalo! Comunque dopo i 50 ho sospeso 'u birtdei ed ho festeggiato da allora solo l'onomastico, cercando di applicare a fondo il pensiero di S. Agostino sul tempo. Per più di vent'anni mi è andata bene e spero che continui così. Del resto:

      innanzi a me non fuor cose create
      se non etterne, ed io etterno duro

      anche se spesso mi astengo da questa citazione che ora assume sempre più il sapore di una pubblicità al viagra!

      Ti auguro un buon viaggio, ma forse potevi risparmiatelo ora che è stata scoperta la biblioteca di dell'Utri. Ti prometto che non chiederò più la tua nomina a traduttore ufficiale del sito. Spero di cavarmela se dovessi continuare a fare citazioni in napoletano. Un'ultima te la propongo, ammesso che tu non la sappia già, come formula augurale da usare per i più grandi scassac..zzi che potrai incontrare, sperando che tu non la debba usare per me.
      "T' pozzen' fa 'na petriata 'nta 'nu vico stritte, scuro e che nu' sponta.

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    6. @nat

      Be', libro iperspecialistico...come dire, è un po' alla Dan Brown, parlo di esoterismo, di Oriente misterioso, e di tre personaggi, due francesi e un indiano, di Mongolia e di Tibet agli inizi del Novecento, di un avventuriero polacco fuggiasco in Siberia e braccato dai sovietici, di un marchese parigino con il penchant per l'occulto, di un indiano misterioso, di un magistrato francese nelle colonie dell'India meridionale glottologo en amusant, di una presunta città nascosta nell'Himalaya... Insomma, la storia di vari personaggi strani, ma molto interessanti - almeno per me: i passi nelle lingue antiche sono tutti tradotti dal sottoscritto (ci mancherebbe), ma è soprattutto un'avventura nei meandri della credenza nell'ignoto nell'Europa fin de siècle e inizio Novecento. In genere, quando scrivo, lo faccio con una certa lepidezza, perché ho terrore di far addormentare il lettore: ma fortunamente l'argomento trattato fa destare l'interesse - almeno spero.
      Girare per le biblioteche è cosa eccezionale, soprattutto quando scopri cose inedite, come tu dicevi: alla Sorbonne mi faranno pure l'onore di mettere l'indicazione del mio nominativo su un fascicolo perché ho messo in ordine i manoscritti ivi inclusi, che erano scritti in sanscrito e nessuno ci capiva nulla. Questa è l'unica immortalità che mi merito.

      @gianfranco rotondo

      Caro Gianfranco Rotondo,

      Ve voglio fa' na lettera a ll'ingrese,
      chiena 'e tèrmene scìvete e cianciuse,
      e ll'aggia cumbinà tanto azzeccosa
      ca s'ha d'azzeccà mmano pe nu mese...

      Grazie degli auguri, e per quanto riguarda il cir-casso sono sempre pronto alla traduziAUne. Riguardo a dell'Utri, mi astengo dal dir male visto che è mio omonimo; so per certo che era persona compulsivamente bibliofila: io ne so qualcosa, ma al contrario di costui io la mia biblioteca personale l'ho pagata tutta di tasca mia - puoi immaginare i costi...

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    7. Il polacco è Ossendowki?
      Dato l'argomento, una presentazione a Bologna è già prenotata

      Comunque, alla libreria Aseq (di fianco al senato), mi dissero ch'egli è stato l'unico senatore che vi sia mai entrato (no, in verità, anche Razzi che chiedeva che gli consigliassero un "libro antico" da regalare a Dell'Utri)

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    8. 1) Tak.
      2) Sì, Edoardo e Luca lo hanno detto anche a me.

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  8. Prof, sai bene che il punto 4) era una solenne fregatura, col sistema dei comizi centuriati.

    Con l'Impero il problema (sic) si attenuò, perché divennero (quasi) tutti sudditi.
    Gli altissimi papaveri avevano anche loro qualche piccolo problema, almeno dall'epoca di Domiziano in poi, che al confronto dell'essere sudditi stracciati e straccionati era niente: i membri del Consilium principis, che contavano quanto di volta in volta il princeps sempre più autocrate decideva, avevano l'obbligo di stare in piedi al suo cospetto, sempre che venissero dal princeps convocati come Consilium.
    Insomma, pur avendo prebende e seggiole, talvolta la seggiola dovevano dimenticarsela.

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  9. i figli sono ostaggi consegnati alla fortuna e si dice che si preoccupino di più della perdita del patrimonio di quella del padre...purtroppo so' pure pezzi e core oltre che emmerda

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  10. povero Palla, chissà che insegnanti noiosi avrà....

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  11. Avrei aggiunto, ma mi rendo che per il ragazzo sarebbe stato davvero troppo, come Roma avesse fatto fronte al problema della iper-inflazione legata alla svalutazione delle monete. In altri termini, con lo stesso argento stampavano monete che di facciata avevano un maggior valore.
    Credo che in ultima analisi, non potendo più espandersi, gli impetuosi costi delle amministrazioni centrali e dell'esercito non erano più sostenibili. L'esercito veniva pagato con moneta che non valeva più nulla e quindi amen.

    Cesare i suoi veterani li pagava con monete d'oro sonante.

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    1. Ma sì, libera l'austri-ano che è in te! Comunque per l'inflazzzzzione c'è un paio di secoli...

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    2. Credo che l'impero romano finì obiettivamente per mancanza di pecunia per pagare gli eserciti. La mancanza venne tamponata tagliando il quantitativo di argento nelle monete, sostituendolo con rame e metalli ancora meno preziosi, o riducendone addirittura il peso totale e cambiando il valore sulla facciata della moneta. L'inflazione che ne derivò spinse Diocleziano a promulgare editti che condannavano a morte quelli che alzavano i prezzi. Stranamente, nemmeno la minaccia di pena di morte funzionò. Semplicemente, i commercianti chiudevano bottega o tornavano al baratto. Arrestando il commercio internamente all'impero. Contestualmente, Diocleziano nel tentativo di tamponare i mostruosi costi delle macchina burocratica romana decentralizzò e divise in parti (moderno federalismo?) l'impero.

      Peccato che al liceo queste cose non me le insegnavano e dicevano "l'impero romano era diventato troppo vasto e complesso da gestire" . Improvvisamente? per tre secoli non era successo niente? eppure facevano molte più spedizioni militari.
      "C'erano i barbari che premevano da ogni dove". E prima no?
      "Avevano perso lo spirito delle loro origini". Insomma, erano diventati choosy, bamboccioni!

      Con questi insegnanti qua non è che poi uno si può aspettare di avere studenti critici.


      Più mi informo e più mi convinco che le monete (vere, virtuali, FIAT, cripto) hanno un ruolo centrale nel determinare il destino dei popoli.

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    3. @Lorenzo Marchetti

      Nel 33 ci fu una grandissima crsi finanziaria, a cui l'imperatore Tiberio mise fine facendo da prestatore di ultima istanza (col suo patrimonio personale).

      Alcuni storici osservano maliziosamente che fu grazie alla contrazione (per piu' di un decennio) della spesa per lavori pubblici che Tiberio riusci' ad accumulare il suo 'tesoro personale'.

      http://ideashaveconsequences.org/la-crisi-finanziaria-del-33-dc/leo

      IMHO fu il persistente squilibrio commerciale tra centro e periferia dell'impero che fece scoppiare la crisi.

      A differenza pero' della 'triste storia di centro e periferia' del Prof., al tempo di Tiberio era il centro (e non la periferia) che importava praticamente tutto dalla periferia, mentre nella periferia si accumulavano monete e crediti.

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    4. Interessante.
      Ma dissento su un punto: il centro percepiva oro, argento e rame dalle province. Senza contare i tributi in grano e altre commodities. L'impero romano si reggeva con la forza degli esercit e con un deficit di bilancio che veniva periodicamente rimpinguato invadendo altre regioni. (la ricchissima Gallia, l'Iberia, il feritle Egitto e la Dacia per l'oro). E c'era pure la schiavitù. Col cristianesimo anche la forza lavoro iniziava a costare di più.
      No denaro per pagare le legioni, no party. Oggi diremmo che i vecchi romani avevano rubato i soldi alle nuove generazioni...

      Spiace che gli storici capiscano poco di economia e che i libri di testo di storia siano pieni di nozioni e scarso acume critico.

      Giusto per parlare un po': si parla tanto di Roosevelt come un benefattore, ma nessuno, dico NESSUNO, che parli di come avesse requisito per legge l'oro del popolo americano per darlo alla neonata FED, e che il deficit di bilancio mostruoso che le politiche del New Deal avevano creato erano stati ripianati dall'oro che affluiva dall'Europa per comprare armamenti americani. Così come la disoccupazione che grazie alla guerra europea in USA di fatto scese al 4% dal 20% del periodo della depressione. Ancora una volta, i libri di storia non ne fanno testo e creano eroi ad arte.

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    5. Ravvisare le cause della decadenza e della caduta dell'impero romano d'Occidente è una vexata quaestio: c'è chi la nega come Peter Brown (Nascita dell'Europa cristiana) e chi ne vede le radici nel periodo classico, come credeva l'immenso Santo Mazzarino (La fine del mondo antico), che ebbi la fortuna di conoscere. La comparazione con l'impero d'Oriente è assai indicativa, inquantoché, pur vigendo gli stessi regimi fiscali, durò fino al 1453 d.C. A mio avviso (e non sono un fautore del Gibbon) le invasioni barbariche hanno comunque svolto un ruolo fondamentale, anche considerando la conseguenza di un ridotto gettito fiscale (non pagavano le tasse).

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    6. Per esempio il figlio d'arte Ward Perkins ha sostenuto giustamente secondo me che la caduta dell'Impero è giunta veramente in maniera rovinosa, non "indolore" come aveva sostenuto l'anglofilo Momigliano. E le radici del crollo vanno ravvisate secondo me da un lato nella pressione barbarica - ma essa esisteva già dai tempi di Augusto va da se - e dall'altro nel crollo demografico dell'epoca antonina a causa delle pestilenze che determinarono una vera e propria strage, uccidendo una buona percentuale di popolazione dell'Impero, cui si dovette sopperire con una politica di accoglienza delle popolazioni profughe per ripopolare zone lasciate deserte dalla pestilenza. Quello fu l'inizio della crisi. L'Impero cessa virtualmente già nel 3o secolo per poi sopravvivere grazie a abili riformatori come Diocleziano e Costantino, ma a questo non era già più romano, ma bizantino in quanto la capitale era divenuta Bisanzio.

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    7. Se arriva l'ennesimo commento mio simile ad altri miei, la cosa è da attribuirsi all'account Google che per parecchie volte non ha funzionato.

      Sarebbe da smettere di propalare che i barbari non distrussero nulla: aggiunsero casino a casino e distrussero eccome, visto che andar ad ammazzare gente qua e là non è non-distruggere.

      Fermo restando che sono contraria al portar la pace in casa d'altri con armi proprie, come Giulio Cesare in Gallia e altri altrove prima e dopo di lui, secondo un vizietto che sembra connaturato a quell'etnia e che, una volta o l'altra, potrebbe aver ingenerata la reazione di farla pagare a cotali pacificatori. Ma lasciamo perdere.

      Circa i barbari: alle anime sensibili che trovano brutta la parola, riduttiva, ingiusta, razzista e qualsivoglia altro aggettivo del noto repertorio, bisogna ricordare che erano popolazioni "germaniche" che se ne tirarono dietro altre, e così il piddino turnista, cioè di turno, raro su questo schermo ma sempre diffuso nella vita avrà di che riflettere.

      Inoltre: lo sapete che nel manuale di storia per le superiori, una nota antichista che compare come coautrice parla ogni due per tre, nel capitolo sul III secolo, dell'instabilità del governo dopo i Severi? Lei e il coautore dicono anche altro, ma l'insistenza sull'instabilità - che sembrerebbe fiorire come un fungo - richiama a me ormai prevenuta l'insistenza sull'instabilità dei prezzi a cui ovviare col bel modo che sappiamo.

      Sarò prevenuta e il tutto sarà un film del mio inconscio, ma ripetere instabilità instabilità instabilità forse un poco di piddinite rivela.

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    8. Mancano i dati, senza quelli restano solo le opinioni.
      E poi parlare di castacriccacoruzzzzione una quindicina di secoli dopo, come pare abbia fatto Hegel, fa veramente sorridere.

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    9. Io vedo nelle periodiche gravissime crisi della repubblica prima e dell'impero poi nient'altro che un conflitto di classe molto simile a quello cui assistiamo oggi. Ciclicamente l'aristocrazia della potenza sugli allori smette di cooptare homines novi e di tutelare la classe media (Cicerone e Trimalcione sono due facce della stessa moneta), e subito viene meno economia e potenza militare. Spesso vengono presi provvedimenti dal Cesare/Nerone di turno, ma quando non succede la decadenza arriva.
      Per quanto riguarda la disputa "monetaria" direi che il sesterzio era sicuramente iron-backed dalle legioni. Magari è vero che il centro importava tutto, ma ricordiamoci che il cursus honorum imponeva più passaggi in provincia, dove si tartassava - in sesterzi - e si rubava in maniera disgustosa per poi tornare a Roma e re-distribuire ai clientes per le successive elezioni. Un meccanismo efficiente, molto più stringente delle satrapie orientali - che battevano moneta. Che gran popolo questi romani! (Cit.)

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    10. @Cellai Infatti l'impero bizantino che era la periferia(ma in realtà il vero centro) resistette un altro millennio, mentre il famoso centro, trasformatosi in una macchina burocratica mangia soldi, implose. I barbari, inoltre diciamolo erano la soluzione low cost dell'epoca per mantenere l'ordine pubblico e i privilegi delle classi dominanti.L'impero romano li combatteva ma anche li faceva entrare per sostenere la loro moribonda economia. Comunque il declino dell'impero romano ha avuto gli stessi sintomi di quella attuale. Il collasso della classe media, il conflitto centro-periferia, macchina burocratica asfissiante, tassazione mortifica. La teoria dell'invasione barbarica non resiste, l'impero orientale(bizantino) , partizione dell'impero romano resistette per altri 1000 anni segno che i problemi erano altri non i bamboccioni (che all'epoca erano i sostenitori del cristianesimo)

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    11. L'impero bizantino sopravvisse in un contesto culturale completamente diverso. Più votato a matrimoni di convenienza che alla conquista.
      Più votato alla difesa dei confini chiari e facili da difendere che alla conquista. Più commercio che guerra. Meno rozzi dei romani sicuramente. L'impero bizantino era molto più piccolo dell'originale impero romano, e aveva un terzo della sua popolazione. La difesa era soprattutto affidata alla Marina bizantina.
      Contesti geografici completamente diversi; difficile fare un paragone.

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    12. A un certo punto l'impero d'Oriente pagò mi pare Attila o un altro delicato perché andasse a distruggere altrove e il tizio accettò, anche perché considerava l'Occidente più forte dell'Oriente e con esso voleva misurarsi.
      Ricordi da un saggio di Santo Mazzarino, e @martinet potrebbe confermare o smentire?, letto "qualche tempo fa".

      D'accordo con le differenze vistose tra i due imperi, senza contare che i contadini divennero soldati di milizie territoriali, cioè impegnati in prima persona per la difesa del loro villaggio e pertanto assai motivati.

      Per tornare a una delle grandi questioni agitate: in Occidente i barbari o popolazioni germaniche, quelle che poi formarono i regni detti romano-barbarici o romano-germanici (appunto), si imposero con la forza delle armi...e come altro?
      Esattamente come i Romani avevano fatto prima con i Latini, poi con i vari Italici e su su a seguire col mondo; ed è pur vero che poi ci fu l'alleanza tra classi dirigenti, quei gruppi superstiti, dei sottomessi con i conquistatori, ma proprio dopo, cioè dopo un bel po' di morti il cui numero non so precisare.
      Tale distruzione che imputiamo ai Romani, che non ci sono simpatici in quanto imperialisti ecc ecc, dovremmo forse perdonarla a non-romani?

      Lo chiedo con un poco di fastidio come risposta a una richiesta di dati che può darsi io abbia male intesa.

      Colgo l'occasione per segnalare, a proposito della tolleranza dei Romani in ambito giuridico, dunque ristretto, l'articolo anche di ottima scrittura di Giuliana Lanata, filologa classica e poi insegnante di Esegesi delle fonti del diritto romano, "Diritti locali - non locali" (400 a. C. - 600 d. C.)", in Storia d'Europa vol. II, Preistoria e antichità, pp. 1037 - 1068, edita, se non erro, da Garzanti.

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    13. Dovrebbe essere ne L'impero romano del 1956, o ne La fine del mondo antico. Le cause della caduta dell'impero romano del 1959, ma non sono sicuro perché i libri di Mazzarino sono sparsi nella mia biblioteca, quindi significa che non riesco ad averli se non dopo lunga opera di ricerca. Alcuni articoli magistrali del Maestro sulla politica monetaria nel periodo tardoimperiale si trovano nei due volumi de Il basso impero. Antico, tardoantico ed era costantiniana (pure questi libri, where did I put them? Jeesh...).

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    14. @ Adriana

      No, la mia non era una richiesta di dati e non era riferita a te, sennò avrei specificato, ed era anche mediamente ironica anche se era difficile capirlo.

      Ricordo ancora bene cosa ci disse il mio maestro alle elementari sulla caduta dell'Impero; "Si erano rammolliti e non dormivano più per terra." (tanto per capirci dove si va sempre a parare).
      Per questo ho richiesto i dati (che probabilmente ci sono) e ho citato Hegel.
      Quel che sorprende me, solo ora grazie a tre anni di Goofynomics, è che vi possa essere stato un arretramento così deciso che si trasformò nel medioevo e che durò così tanto.
      La società di oggi, fatti i dovuti distinguo di tipo tecnico e scientifico, è del tutto simile a quella.
      Speriamo non servano altri mille anni.

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    15. @ Sandro

      Sí ancora ricordo le becere spiegazioni della caduta dell'impero romano che ci proponevano alle superiori! (alle elementari una spiegazione terra terra ci puó anche stare). I romani erano diventati improvvisamente mollaccioni e rincoglioniti. Non erano piú i duri di una volta!

      In merito a quello che ci attende..credo che quando i QE's (quantitative easings) non funzioneranno piu', perché in ogni caso la gente non potrá piú fare debiti, assisteremo ad una recessione che durerá qualche decennio. Io me la sorbiró in parte, mio figlio se la subirá tutta. D'altronde, sono 50 anni che gonfiamo una bolla dopo l'altra.
      Non assistiamo ad inflazione perché c'e' la globalizzazione, che é un fattore deflattivo fortissimo, per cui mancano completamente riferimenti storici. Tassi sottozero, niente inflazione, disoccupazione in crescendo, assets ancora gonfiati. Mai stata una situazione globale cosí.

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    16. @martinet, sandro ceccato

      Grazie delle precisazioni.
      I libri di Mazzarino li cercherò, tempo permettendo, in qualche biblioteca civica o universitaria, sempre che nel frattempo non siano stati eliminati come non attuali, ah ah.

      Parlare del decadimento morale di una popolazione come causa del decadimento economico e di potere è purtroppo sempre facile e certo non si presta a quantificazioni.

      I dati del decadimento economico li penserei di lungo periodo - e anche per questo sono curiosa del terzo libro di Mazzarino ricordato -, poiché i barbari sembrano aver dato il colpo di grazia secco a qualcosa che ormai traballante era. Ma ormai da quando e perché?

      Ho appena cancellata una serie di ipotesi tra il frutto delle guerre ininterrotte non sufficiente a ripianare il costo delle guerre, il similgrillismo, il moralismo e la crisi demografica - che mi avventuravo a sciorinare da impunita, in realtà titubante, per dire, in sintesi, che non saprei quali elementi "aggregare" come ipotesi di crisi e soprattutto come ipotizzarne il peso reciproco nel lungo periodo.

      E come una studentessa poco solerte mi accorgo che qui permango nel vano tentativo di ritardare l'incontro sempre pesante con Montale, che è pur sempre uguale a se stesso, ma appunto.




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  12. Il vincolo interno.
    #iostoconErPalla

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  13. Palla, lascia perdere; è una trappola.
    Ti vogliono solo fregare.
    Dei libri impara solo i titoli e qualche data o evento importante. Fai finta di sapere, fatti furbo e vivrai felice come un piddino.

    Ps. Anzi fai una cosa, vieni da me che ho sempre pronta la mia play 4 su televisore 48 pollici. Poi di giochi sugli antichi Romani ne troviamo a decine..... ;-)

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  14. Ma a Pasqua non si dovrebbe essere più buoni? Ah, no. Quello è Natale...

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  15. Prof,nun se lamenti:
    https://m.youtube.com/watch?v=qOmOfLIjYQY
    Chi di vincolismo ferisce,di vincolismo perisce!
    #DAR

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  16. https://www.youtube.com/watch?v=fu5cqPySz2w

    nardone è una vecchia volpe , può darsi che dia qualche spunto

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  17. E un articolo sul deprezzamento dell'euro? Non diceva che non avremmo mai raggiunto la parità?

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  18. In difesa di Pallavicino Bagnai detto "Er Palla"

    Pare che la questione venga posta nei termini: "Palla non studia".
    Che sarebbe un po' come "Bobi non riporta il bastone quando glielo si lancia".
    Ora, sebbene sia oramai dato come ineluttabile destino di ogni cane quello di correre scodinzolante e con la lingua di fuori dietro il lanciato bastone, bisognerebbe comunque riconoscer a queste povere bestie il diritto, se non a fuggire dalla tirannia del fato, almeno a provarci. Forse Bobi ha tendenze anarco-insurrezionaliste, forse si tratta semplicemente di un adolescenziale senso di ribellione (e Bobi preferirebbe correre, magari, dietro a una cagnetta che a un bastone...), comunque sia rimane un punto nodale, e cioè che non fare esattamente proprio tutto quello che fanno gli altri è un atteggiamento generalmente denominato LIBERTA', ed è considerato un valore imprescindibile per la stessa sopravvivenza della Società, perchè è l'unica via attraverso la quale la Società stessa può evolversi e adattarsi a nuovi contesti, e siccome i contesti cambiano nel tempo (nostro malgrado), la libertà è assolutamente necessaria alla Sopravvivenza dell'organismo sociale.
    Quindi Pallavicino (in cui perfino il nome ci dice qualcosa sui genitori, ma al riguardo pudicamente mi taccio...) incarna in sè la figura d'epico eroe, nuovo Spartaco, o Orlando, o Don Chisciotte, e come quest'ultimo s'erge ad affrontare i mulini a vento di una cultura talmente svergognata nel suo asservimento al potere costituito da esser oggi oramai completamente priva di dignità, prigioniera di un manipolo di zoticoni ignoranti, e costretta oramai a riparare, nascosta, silenziosa e modesta, nelle menti e nei cuori d'un sempre più ridotto manipolo di isolati e socialmente disprezzati cultori e professori, per lo più malpagati vecchi straccioni malandati e muffi, curvi pelati con gli occhiali e la barba bianca. Persi custodi di un cupo e polveroso e buio labirinto di antichi mobili di legno scuro e tarlato.

    Che questa cultura, disprezzata, tradita e umiliata, rinchiusa su sè stessa, non rilucente nè scintillante, ma opaca e polverosa, non attiri particolarmente i giovani, non ne accenda di passione le menti e i cuori, mi pare solo naturale.

    Chissà, forse la strada del buon Pallavicino non è quella accademica, forse egli considera il proprio genitore esemplare sì, ma come esempio di ciò da cui nella vita bisogna tenersi debitamente alla larga, forse il suo futuro è altro, astronauta alla conquista dello spazio o Playstetionauta alla conquista del prossimo livello. Forse semplicente si trova in un lungo momento d'attesa, o forse non vuol far nulla perchè, con sottile sensibilità spirituale, partecipa del senso di quel senso di sospensione d'ogni attività lavorativa che sempre più permea la vita della maggior parte degli italiani, che se non sono studenti-non-studenti sono disoccupati o pensionati, ombre fugaci in un mondo la cui decadenza è palpabile ed è, per dirla come disse quel famoso tale "Grande Bellezza".

    O forse ha ragione lei, e in un giorno lontano, quando sarà anziano e logoro, sul dondolo con la gamba alzata per la gotta, in tutto e per tutto somigliante ai personaggi di cui sopra, un nuovo e più maturo Pallavicino arriverà perfino a ringraziarla per le pervicaci angherie che gli temprarono il carattere nei giorni della giovinezza: Ma mi pare non molto probabile, direi un 15%...

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  19. Voi ci ridete! Ma all'esame di Storia del Diritto Romano,a Pisa, una delle domande per il diciotto -e non partire militare- era: cronologia degli imperatori romani...

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  20. Be', se ci si accontenta di un insulso 18, insulsa sia la domanda.
    Io, che #nonsonoespertadidirittoma, avrei stronzamente chiesto i nomi dei maggiori giuristi prima del Corpus Iuris Civilis, che sono in numero molto minore degli imperatori.

    Colgo l'occasione di segnalare, a chi interessato, cose interessanti e scritte benissimo di Diritto romano a firma Giuliana Lanata, specialmente gli studi sulle Novellae di Giustiniano.

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