mercoledì 17 settembre 2014

La persistenza della crisi

Parlo con un imprenditore di Pescara (settore: web marketing). Mi parla di sua cugina (e qui ovviamente voi farete un sorriso, pensando al micugginismo). La cugina è imprenditrice del tessile. Gli ha detto che grandi case di moda (non faccio nomi) stanno rilocalizzando in Italia. Voi direte: be', certo, dopo la legnata ai salari forse a questo punto gli conviene. Sì, ma non c'è solo questo tipo di dinamica (che invece gioca fra Cina e Stati Uniti: il Pil pro capite cinese, grazie alla crisi statunitense, è passato dal 20% al 60% di quello americano). C'è anche un fattore più sottile. Prima esisteva la classe media. Il vestito di marca, ma di qualità non stratosferica (diciamo, da 2000 euro), qualcuno poteva permetterselo, se ci teneva. Allora delocalizzavi, poi reimportavi, e vendevi. Ora la classe media non c'è più. Di vestiti da 2000 euro se ne vendono sempre di meno, ma per ogni 9 vestiti da 2000 euro che vendi in meno, capita che ne vendi uno da 20000 euro in più: la disuguaglianza premia chi produce per il top di gamma. Solo che l'operaio rumeno, con tutto il rispetto, ancora non ha il capitale umano sufficiente per posizionarsi su quella fascia, e quindi le imprese, dovendo inseguire i ricchissimi, in assenza dei benestanti, rilocalizzano per potersi permettere la qualità necessaria.

Tutto bene?

Certo no, non è un racconto a lieto fine, è una storia di disuguaglianza e di distruzione della socialdemocrazia occidentale, ma questo lo sappiamo. C'è poi un altro dettaglio. Nel frattempo, chi, in Italia, ha resistito, ovviamente viene premiato: un altro imprenditore che ho incontrato oggi (settore: alberghiero) mi diceva: "Abbiamo avuto un anno eccezionale, ma certo siamo stati premiati dalla crisi dei nostri concorrenti, che hanno chiuso". Stessa cosa mi diceva un altro imprenditore abruzzese a Roma (settore: ristorazione): "Prima in questo quartiere c'erano due taverne abruzzesi, ora ci siamo solo noi, quindi lavoriamo bene, ma solo per pagare le tasse: stiamo cercando di muoverci in Inghilterra". Con però un problema in più: se hai un albergo o un ristorante a grandi linee la tua filiera è rimasta più o meno in piedi. Ma se sei in un settore ad elevata specializzazione e i tuoi fornitori sono falliti (esempio: ti mancano i filati di qualità, se sei nel tessile), cosa fai? Hai tanta domanda perché i concorrenti sono morti (in senso più o meno figurato), ma non riesci a soddisfarla perché hai colli di bottiglia dal lato dell'offerta.

Ecco: chi ha resistito viene premiato dalla domanda, ma spesso questo non gli risolve il problema, perché non riesce a soddisfarla. Come ci diceva Piergiorgio Gawronski a Roma il 12 aprile scorso, la persistenza della crisi sta disgregando il nostro tessuto industriale. E una filiera non si ricostruisce dall'oggi al domani.

Ma tutto questo Renzie non lo sa.

5 commenti:

  1. La distruzione del potenziale produttivo riguarda tutti i paesi europei, chi più chi meno ( vero prof.? ).
    I movimenti centrifughi, da quest'europa, sono destinati ad aumentare, non fosse altro che la popolazione europea è demograficamente in declino è con progressivo innalzamento dell'età media.
    Con questa situazione, come dare toro a chi non vuol far figli?
    Stanno edificando l'inferno in terra.

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    1. dare toro a chi non vuole figli? mi sembra un po' esagerato a meno che la moglie non si chiami Pasifae. Scherzo, ma è vero che prima di fare figli ci pensano parecchio, ma altrove si continua a proliferare

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  2. Già nel 2005 gli analisti di Citigroup, noto covo di sovversivi, in una serie di tre controversi rapporti sulla plutonomia, preso atto della crescente disuguaglianza, suggerivano alle imprese loro clienti di abbandonare i mercato di massa e concentrarsi sui beni di lusso.

    Potete scaricare i tre rapporti ad esempio qui (ma nel caso vengano cancellati basta cercarli con parole chiave plutonomy citigroup report).

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    1. Tra l' altro l' Italia, o meglio, "il sistema paese" Italia è un boccone molto ghiotto proprio (anche) per questo.

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  3. Grazie prof.

    Quello che lei ha appena descritto lo sto sperimentando anch'io nel mio piccolissimo, fra i miei clienti (sono commercialista).

    L'euro ha distrutto/sta distruggendo una quantità impressionante di conoscenze, esperienze, saper fare, voglia di lavorare/intraprendere… oltre a tutto il resto è un genocidio dell'intelligenza.

    P.s.: appena posso partirà un'altra (piccola) offerta a Asimmetrie, oggi l'UNICO antidoto a questo delirio

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