giovedì 26 giugno 2014

Una provocazione intelligente

Ricevo da Dino Cofrancesco una provocazione intelligente:

Il Professor Alberto Bagnai, nel denso saggio Il tramonto dell'euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa (Ed. Imprimatur) fa molta, giustificata, ironia sulle teorie del complotto, che vorrebbero spiegare realtà complesse facendo riferimento a strategie occulte. Leggendo il suo libro, però, si viene a sapere che l’attuale crisi economica risalirebbe alla massiccia offensiva contro i diritti dei lavoratori, iniziata da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher. L’Unione Europea e la zona euro, a suo avviso, sarebbero la malefatte di un liberismo fermamente determinato ad allargare la forbice tra capitalisti e proletari. Non ho la competenza di Bagnai, che, nel suo saggio, cita migliaia di economisti, ma non posso non fargli una domanda: come mai i guru del liberismo—da Piero Ostellino a Vaclav Klaus, Il pianeta blu, Ed. IBL—sono così critici nei confronti degli eurocrati accusati di riprodurre vecchi modelli dirigistici di stile sovietico?

A differenza dei colleghi "de sinistra", Cofrancesco non fa finta di non capire cosa ho scritto nel mio libro (tralascio l'ultima generazione di #cialtrini, quelli che "tu hai detto che è solo colpa del divorzio": sufficit diei malitia sua...). Di questo gli sono grato, anche se è l'ovvia conseguenza del fatto che non essendo lui "de sinistra" non si è sentito spiazzato dal mio lavoro. Lo fosse stato, probabilmente sarebbe stato intellettualmente disonesto anche lui come tanti altri, per mero istinto di conservazione, per mera difesa della propria market share. Questo solo per mettere le cose nella giusta prospettiva.

Tornando alla sua domanda, però, a me pare intrinsecamente mal posta, direi intrinsecamente contraddittoria.

E a voi?


(with all due respect, non metterei Ostellino sullo stesso piano di Klaus, ma forse sbaglio, perché Ostellino non so chi sia).

























(...appunto...)

46 commenti:

  1. "Come mai i guru del liberismo da .... a Vaclav Klaus, Il pianeta blu, Ed. IBL—sono così critici nei confronti degli eurocrati accusati di riprodurre vecchi modelli dirigistici di stile sovietico?"

    Vaclav Klaus spiega molto bene qui le ragioni del suo criticismo:
    http://www.klaus.cz/clanky/3595

    IMHO il punto che sembra non aver sufficientemente colto il Prof. Cofrancesco e' che, a prescindere dalla scuola di pensiero di chi voglia analizzare in buona fede lo stato della EU/EC/Eurozona, la conclusione a cui si giunge e' univoca: occorre smantellare tutto quello che e' stato fatto da Maastricht in poi (quindi anche l'unione monetaria) per poter cercare di riavviare il processo di integrazione Europea.

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    1. Il punto che il professor Cofrancesco da pensatore liberale all'italiana non coglie è etimologico: "liberale" viene da libertà, per cui non è assolutamente strano che un liberale critichi politiche liberiste, che sono di per sé foriere di schiavitù. Ma ognuno si regola come crede, va da sé. Solo in Italia i liberali difendono il liberismo, il che dà una percezione chiara e distinta del nostro essere una colonia culturale. Fare di qualcosa, fosse pure la libertà, un'ideologia, cioè un "ismo", è contrario alla mia concezione di libertà. Quindi è perfettamente normale che un "liberista" sia "europeista", ma è altrettanto ovvio che non potrà essere un europeo, ed è altrettanto ovvio che un liberale non potrà mai essere "europeista", mentre potrà esserlo un fascista, tanto per dire (senza allusioni alle prese di posizione del prof. Cofrancesco che sinceramente non mi riguardano).

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    2. Vorrei ancora intervenire su una questione divenuta per me insopportabile: il complottismo. Vorrei chiedere: che cosa si intende per complottismo? Che cosa ci mettiamo dentro questa nozione sfuggente, ossessiva e irrazionale: l'attentato alle torri gemelle e l'euro? Stiamo scherzando spero. Posso chiedere poi che cosa è il complottismo in una discussione storica: forse i l riconoscimento che ci sono interessi contrapposti, visioni del mondo diverse, persistenze storiche specifiche, che indirizzano le scelte di qualcuno? Oppure dobbiamo credere che i fatti economici sono fatti di natura ed è in errore chi non si adegua a quella realtà? Il trattato di Maasrticht non è un "complotto", è un atto di "forza", è la forma giuridica di interessi prevalenti e prevaricanti, corrispondenti a interessi economici, politici e ideologici precisi. Se poi qualcuno si è ritrovato a malpartito pur pensando di aver contibuito a creare un meccanismo a lui favorevole (leggi Francia), la colpa sta nel non aver valutato le conseguenze di quanto stavano proponendo. Perché usare la categoria del complottismo, per spiegare scelte e fatti storici? Oppure dobbiamo consigliare la lettura del discorso diretto di Pericle nel secondo libro di Tucidide, peer far capire a uomini di cultura, che cosa è la politica, la guerra, il dominio? Infine, siccome credo di essere stato un liberale in anni lontani, vorrei chiedere ad altri liberali: perché non siete inorriditi di fronte a due fatti MAI verificatisi nella storia dell'UMANITA', una moneta senza stato e un cambio assolutamente fisso (forse il Principe lo avete letto no)? Avrei molto altro da chiiedere ai liberali, per esempio se ricordano Liberismo e Liberalismo di Benedetto Croce, ma er oggi lasciamo perdere.

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    3. @ Alberto Bagnai
      Centro pieno, caro prof.: la libertà non è un'ideologia, e questo senza ancora entrare nell'ambito metafisico ch'è proprio della libertà priva d'ogni "ismo". In questo senso nessuna legge potrà mai essere rappresentativa della libertà, essendo al più una temporanea concessione di libertà, parziale, necessaria, auspicabile, condivisa, ma mai completa ed esaustiva: una libertà che può essere dissezionata in parti, venduta un tanto al chilo e contrattata, che non trova se stessa in se stessa, come può essere vera libertà? Se ogni libertà siffatta è dopotutto parziale, almeno lo si sappia, si viva per ciò che effettivamente è, senza lasciarsi abbindolare dalle abili sirene che vendono una libertà creata a tavolino, ove gli stessi margini di libertà son stati già decisi per far provare la "sensazione" di libertà - ma non la libertà.

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    4. In Italia i liberali difendono il liberismo, e non da oggi: Einaudi, la figura liberale più "masiccia" della recente storia italiana, era decisamente per il liberismo e il cambio fisso.

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    5. Be', i filosofi dovrebbero sapere la differenza tra anarco-liberalismo di scuola americana (Chicago-tea party) e ordoliberalismo di scuola tedesca (con commistioni austro- Hayekiane), che è più simile all' -ismo che impronta gli europeisti.
      La domanda contiene un ragionamento circolar-comparativo assai fallace, pertanto, è mal posta. Si possono comparare solo domini equivalenti (O e H citati, probabilmente sono semplici lassaizfaristi di stampo fisiocratico, senza troppe distinzioni), altrimenti si arriva alla frase di Ezra Pound (peraltro ironica) che suona: "Non è vero che tutti i liberali sono usurai, ma come mai tutti gli usurai sono liberali?"
      Ma il vecchio Ez aveva letto Dante, che sapeva riconoscere i veri liberali

      libertà va cercando, ch'è sì cara,
      come sa chi per lei vita rifiuta.
      Tu 'l sai, ché non ti fu per lei amara
      in Utica la morte, ove lasciasti
      la vesta ch'al gran dì sarà sì chiara.

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    6. @Bagnai copia-incollato on my FB

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  2. Ostellino l'ho letto qualche volta mio malgrado, trovandolo insopportabile, mentre di Klaus non so niente, quindi lo dico con grande franchezza e umiltà: parlo da ignorante. E tuttavia, questa domanda mi ricorda un po' l'obiezione-tipo dei miei amici piddini (quasi tutti): ma la pensi come Salvini! Ma la pensi come la Meloni! Ma la pensi come la Le Pen! Ma nessuno presentabile è contro l'euro!
    Ma, scusate, a me che me ne importa di Ostellino e di Klaus? Ostellino mi sembra uno di quelli per cui neanche Reagan era abbastanza liberista, quindi perché dovrei stupirmi se critica il dirigismo dell'Ue, ma poi, comunque, che c'entra? Mi sembra che qui sia stato più volte spiegato quanto la costruzione dell'Eurozona sia contraddittoria anche dal punto di vista del pensiero liberale, visto che abolisce il funzionamento del mercato in un campo importante come quello delle valute, quindi, perché dovrebbe essere una contraddizione che gli eurocrati siano criticati anche dai "guru del liberismo?"
    E ancora, quando un modello fallisce, è del tutto normale che chi non ha saputo o voluto prevederlo inizi a diistribuire colpe non al modello in sé ("Abbiamo fatto l'euro e abbiamo fatto una cazzata") ma a errori di chi l'ha applicato ("Ma la colpa è degli eurocrati... della Merkel... della Germania... della rigidità delle regole...").
    Concludo: a me, dopo Goofynomics, a torto o a ragione argomenti del tipo di questo Cofrancesco mi scivolano come acqua su una foglia. Magari sbaglio, ma in fondo scegliere un pensiero è sempre un rischio: bisogna correrlo.

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    1. Con i piddini prova a difenderti con questo:
      Reductio ad Hitlerum

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    2. Grazie, anche divertente. La userò per il mio amico più piddino, ma così piddino che ogni tanto mi viene da pensare che il prof si sia ispirato veramente a lui (non c'è luogo comune piddino che non mi abbia usato contro).

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  3. Premesso che

    A) personalmente, a livello filosofico, trovo estremamente interessante l'analisi del Prof. Diego Fusaro (http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=46380):

    "L’invasione totalitaria del reale e del simbolico da parte delle prestazioni “sensibilmente sovrasensibili” della forma merce e del dilagante fanatismo dell’economia non più contrastato dal 1989 è oggi ugualmente condivisa, in quanto vissuta come inevitabile, nel quadrante destro della politica, come nel sinistro. In quanto totalizzante, il capitale si riproduce a destra in economia (egemonia del liberismo più indecente, smantellamento del welfare state e privatizzazione dei beni comuni), al centro nella politica (nella forma di interscambiabili raggruppamenti di centro-destra e di centro-sinistra), a sinistra nella cultura (contestazione antiborghese, individualismo libertario, edonismo senza misura, smantellamento dei valori, difesa a oltranza del nichilismo).
    Dalla natura totalitaria dell’odierno capitalismo speculativo, in cui le forze politiche un tempo opposte condividono lo stesso orizzonte contraddistinto dal monoteismo idolatrico del mercato, emerge con limpido profilo quella che è stata qualificata come la natura inservibile delle due categorie di destra e sinistra (cfr. C. Preve, Destra e sinistra: la natura inservibile di due categorie tradizionali, C.R.T. 1998). Si tratta di una dicotomia valida unicamente in quella che in altra sede (Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo, Bompiani 2012) ho definito come la “fase dialettica” del capitalismo.
    Oggi la dicotomia non esiste più, se non come protesi ideologica di santificazione apologetica dell’esistente: l’opposizione tra una destra e una sinistra che, dietro l’apparente contrapposizione, veicolano la stessa visione del mondo contribuisce a rendere indecifrabile l’essenza del nostro tempo."

    B) trovo inappropriato/rischioso (per il successo della causa comune intendo) riferirsi alle categorie fascismo/comunismo quando il vero avversario e' invece l'entita' che comprime a livello planetario la quota salari - cioe' il 'capitalismo trionfante' (https://www.youtube.com/watch?v=72wjDH8bmk0).

    Siccome anche le varie scuole di pensiero economico riflettono una qualche filosofia di fondo, molto spesso taciuta per fini ignobili, penso possa tornare utile ai lettori riflettere per conto proprio su questa tabella orientativa:

    http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user3303/imageroot/2014/06/20140625_econ.jpg

    Concludo osservando che nel caso EU/EC/Eurozona, a qualunque scuola di pensiero economica si appartenga, si arriva sempre alla stessa conclusione: occorre smantellare tutto il dopo Maastricht.

    Solo in termini di 'capitalismo trionfante' si puo' arrivare a sostenere l'attuale progetto EU.

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    1. umilmente per completare il quadro e lo schema consiglio anche il simpatico e umano ken wilber A Theory of Everything

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  4. La moneta non è una concessione, bensì una imposizione di una nazione più forte nei confronti di una più debole.
    Chi comanda impone il pagamento delle tasse nella propria moneta, esercitando il potere che detiene nei confronti dei sudditi.
    Se una nazione impone l’uso di una moneta estera ( che può esserlo nei fatti anche se formalmente non lo sarebbe, per il semplice fatto che in base a come è gestita fa interessi di altri ) si presenta più come sistema dittatoriale che non come democrazia.
    L’euro ci assomiglia molto a quanto sopra descritto e che va non proprio nella direzione nella “libertà” nella sua numerose accezioni e declinazioni.

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  5. Dino Cofrancesco... Quanti ricordi!
    Ho fatto ben due esami con lui.
    Memorabili gli aneddoti sulle sue abbuffate di tordi a Trastevere con Altiero Spinelli...
    Nonostante queste frequentazioni, tuttavia, mi pare di aver letto recentemente qualche sua presa di posizione piuttosto realistica sul destino del Fogno europeo.
    Più che altro bisognerebbe chiedergli, a lui pensatore “liberale” (anzi, “libbbberale” come soleva dire), quale sia il suo rapporto con il liberismo.
    La teoria su cosa siano i “liberali” e cosa i “liberisti” me la ha spiegata proprio lui: solo che di lì in avanti di liberisti ne ho conosciuti tanti, di liberali nemmeno uno...

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  6. L'obiezione del prof. Cofrancesco mi sembra solo il tentativo di cominciare a mettere le mani avanti in vista della imminente liberazione.... Egli sembra voler comunicare il messaggio secondo cui i veri liberisti, non i travestiti. i mascherati, quelli che vanno in giro solo l'etichetta di liberista non avendone i requisiti, non hanno mai voluto l'euro e l'UE perchè sapevano che avrebbe condotto a crisi economiche e democratiche. Quindi domani basterà dire di appartenere alla gruppo dei VERI LIBERISTI per rifarsi la verginità e sostenere che lo si era sempre detto.

    Tutto ciò mi sembra molto interessante perchè i distinguo sono un passo importante nel cammino che ci porterà fuori da questo manicomio nel quale ci hanno rinchiuso..... Io mi sento dire al prof. Cofrancesco che il suo tentativo è apprezzabile, intellettualmente e comunicativamente molto efficace, ma ha il difetto di colpire l'immaginazione solo di una fetta dell'opinione pubblica di questo paese, quella che ancora ritiene che le parole che finiscono in "ismo" significhino qualcosa e servano effettivamente a comprendere le dinamiche della vita. Gli altri, di cui molti presenti su questo blog, hanno imparato piuttosto a memorizzare i nomi ed i cognomi di quelli hanno appoggiato questo regime. A questi non basterà dire di essere un "VERO LIBERISTA" per salvarsi dal disprezzo.

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  7. Per dirla alla Bersani: Oh ragassi...non è che i liberali son contenti se la plebe va in merda eh...

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  8. Non vedo la contraddizione invocata da Cofrancesco: a me pare che nell'ordo-liberismo il burocratismo euro-sovietico vada a braccetto con il neoliberismo selvaggio.
    A proposito di onestà intellettuale, immagino che l'identificazione tra liberismo e liberalismo sia involontaria...

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  9. L'unica risposta che mi viene da dare a Cofrancesco, per quel poco che ne ho capito, è che essere liberisti non vuol dire sostenere un sistema che non funziona, e che la stessa scienza economica mainstream considera fallimentare. Se poi la critica non è diretta al sistema stesso ma solo a chi la applica, beh, è l'obiettivo che è sbagliato, o meglio, non si è capito che chi la applica utilizza un progetto politico con fini politici che con il liberismo non c'entrano nulla.

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  10. Sarà che sono strano ma leggendo il suo libro, aldilà delle cose non conoscevo e Lei mi ha così ben spiegato, mi son detto: finalmente qualcuno che parla di cose veramente di sinistra....

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  11. ...e che appunto il limite degli "ismi" sia proprio l'asintoto? Le cose vanno male perche' non si e' mai abbastanza *isti, liber/comun/fasc/dirig/decresc/bagna oops no, in questo siamo stati ben avvisati :-)

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  12. L'obiezione del prof. Cofrancesco mi sembra solo il tentativo di cominciare a mettere le mani avanti in vista della imminente liberazione.... Egli sembra voler comunicare il messaggio secondo cui i veri liberisti, non i travestiti. i mascherati, quelli che vanno in giro solo l'etichetta di liberista non avendone i requisiti, non hanno mai voluto l'euro e l'UE perchè sapevano che avrebbe condotto a crisi economiche e democratiche. Quindi domani basterà dire di appartenere alla gruppo dei VERI LIBERISTI per rifarsi la verginità e sostenere che lo si era sempre detto.

    Tutto ciò mi sembra molto interessante perchè i distinguo sono un passo importante nel cammino che ci porterà fuori da questo manicomio nel quale ci hanno rinchiuso..... Io mi sento dire al prof. Cofrancesco che il suo tentativo è apprezzabile, intellettualmente e comunicativamente molto efficace, ma ha il difetto di colpire l'immaginazione solo di una fetta dell'opinione pubblica di questo paese, quella che ancora ritiene che le parole che finiscono in "ismo" significhino qualcosa e servano effettivamente a comprendere le dinamiche della vita. Gli altri, di cui molti presenti su questo blog, hanno imparato piuttosto a memorizzare i nomi ed i cognomi di quelli hanno appoggiato questo regime. A questi non basterà dire di essere un "VERO LIBERISTA" per salvarsi dal disprezzo.

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  13. Più che intrinsecamente contraddittoria la domanda mi sembra denotare una confusione intrinseca, con tutto il rispetto.

    Il liberal-liberismo (pare che solo nella lingua italiana abbiamo due termini per distinguere l'aspetto politico e quello economico) puro del laissez faire, quello che secondo Karl Polanyi consisteva nell'utopia dei tre "mercati" del lavoro, della terra e della moneta che si autoregolano, è collassato nella crisi degli anni '30.

    Einaudi è un esempio di questo tipo di liberal-liberismo, ad esempio propose nella Costituente di reintrodurre una moneta ancorata all'oro!

    I liberal-liberisti critici degli eurocrati propongono quindi una critica ottocentesca.

    Il modello dirigista dell'UE, o meglio della zona euro, ha in comune con l'Unione Sovietica solo il fatto di essere dirigismo, che però ha in comune anche con il nazismo, con il fascismo, con il colbertismo, con il cosiddetto mercantilismo, con la tradizione delle corporazioni delle arti e dei mestieri, con l'ordoliberismo... insomma è la notte nella quale tutti i gatti (o erano vacche?) sono neri.

    Tramontata definitivamente l'epoca nella quale l'economico dominava sul politico (ammesso e non concesso che sia mai esistita, e con buona pace di chi sostiene il contrario :) siamo, nella zona euro, nell'epoca, per gentile concessione della Bundesbank che ha offerto il suo modello, del dominio della politica monetaria sull'economia e sulla politica politicante.

    In breve, riconosciuta l'impossibilità di un mercato della moneta che si autoregola, e la possibilità che l'assenza di regolazione conducesse alla fine del sistema, il sistema stesso è stato configurato in modo tale che la politica monetaria fosse sottratta agli Stati per essere affidata a una tecnocrazia espressione degli interessi del capitale finanziario.

    Gli interessi del capitale finanziario sono gli interessi di chi ha un capitale monetario dal quale intende ricavare, prestandolo, una rendita, oltre che potere e distinzione sociale (questi ultimi consentono solo giochi a somma zero: se il potere di qualcuno aumenta, quello di qualcun altro diminuisce; se le mie condizioni di vita sono molto migliori delle tue, le tue sono molto peggiori delle mie).

    Non solo il rentier non è morto di eutanasia, ma la sua avidità eretta a norma del sistema uccide il lavoratore, l’imprenditore e il capitale fisico.

    Non a caso mentre la Federal Reserve ha tre obiettivi (tassi di disoccupazione, di interesse a lungo termine, e di inflazione) la BCE invece ne ha uno solo (il tasso di inflazione).

    P.S.
    Eh già, anche “IL capitalismo” non esiste.

    P.P.S.
    Un complotto per definizione deve avvenire nel segreto, tramando in modo occulto: qui è tutto alla luce del sole...

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  14. Per sistemi che derivano da una matrice comune, certi inconvenienti sono inevitabili.

    Estinzione dello Stato
    Fissazione dei prezzi da parte dello Stato (UE, URSS)
    Economia pianificata
    Stato (UE, URSS) commerciale (quasi) chiuso
    Piano di approvvigionamento delle imprese

    ps J.G. Fichte: Stato commerciale chiuso, Dottrina del diritto

    pps tiro fuori l'ombrello, potrebbe piovere

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  15. Parla come mangi. Se non altro digerirai meglio

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  16. Si puo' essere anche liberisti ad oltranza, si puo' anche legittimamente credere che lo stato debba essere il più snello possibile e che lo stato sociale debba essere smantellato o ridotto ai minimi termini, si puo' anche essere per l'indipendenza della banca centrale ecc. ecc...il punto mi pare un altro:
    CHI LO DECIDE? Lo decide il popolo libero e sovrano attraverso libere e sovrane istituzioni NAZIONALI, oppure lo decidono un manipolo di oligarchi attraverso una struttura sovranazionale anti democratica per definizione?
    Le nazioni sono nate con la rivoluzione francese e con quella americana per dare sovranità al popolo e rappresentanza ai cittadini che pagano le tasse. Mi dispiace cari colleghi ultra liberisti italiani, ma non si puo' essere liberali e neanche liberisti senza essere democratici! La ragione per cui è nata la società liberale è strettamente correlata al concetto di sovranità nazionale e di rappresentanza dei cittadini contribuenti, e l'UE rappresenta tutto il contrario...
    Inoltre, per restare sul terreno del liberismo puro, non mi pare che la costituzione di regimi di cambio fisso tra nazioni diverse possa essere definita "liberista" in maniera cosi' univoca...anche qui torna il concetto di "nazione" che non puo' essere sganciato da quello di "democrazia liberale". Se un insieme di cittadini di territori diversi si riconosce come una sola comunità e si organizza in uno stato nazionale, è chiaro che questo stato nazionale potra avere una sua moneta "unica" per tutto il suo territorio, con tutto cio' che questo comporta. Ma se questi cittadini di territori diversi non sentono di appartenere ad una medesima comunità allore sorge il problema della DEMOCRAZIA. Chi decide sulla moneta? Chi impone le leggi?
    Non per nulla Milton Friedman attaccava il progetto eurista soprattutto sul versante della tenuta democratica.

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  17. Mah, il popolo libero e sovrano "decide" quello che dice la tv, e/o non vota. L'euro puo' essere terminato solo dall'alto, quindi si deve formare e prevalere una od un gruppo di oligarchie anti-euro, ovvero che ha nei propri particolarissimi interessi (che casualmente possono coincidere con gli interessi della maggioranza) lo smantellamento della moneta comune. Esiste?

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  18. Ostellino è uno che se domani, ragionando per assurdo, in Italia andassero al potere i Soviet andrebbe in giro con il colbacco e la Pravda in tasca. La riflessione di Klaus era invece basata sul fatto che l'Ue ricorda troppo da vicino il passato comunista del suo paese. In tal senso Klaus espresse un “disaccordo di fondo con il modello europeo di integrazione” basato “su aspettative ingenue ed eccessivamente ottimistiche”, ­che ha sottovalutato “le conseguenze antidemocratiche derivanti dalla liquidazione degli Stati nazionali e dal trasferimento del processo decisionale a Bruxelles”.
    Comunque, se ci si vuole occupare delle critiche all'€ bisogna considerare che negli ultimi tempi sono cresciute in maniera esponenziale. Kevin O'Rourke, ad esempio, economista che insegna a Oxford ed iniziale sostenitore della moneta unica, recentemente ha scritto un articolo sulla rivista trimestrale del Fmi per rimarcare che «L’euro è una cattiva idea, come era stato sottolineato già due decenni fa, quando la moneta fu ideata. L’area monetaria è troppo grande e diversificata [...] La mobilità del lavoro tra i paesi membri è troppo limitata per rendere la migrazione dalle regioni in crisi a quelle in espansione un’opzione valida di riequilibrio. E non ci sono praticamente meccanismi fiscali per il trasferimento di risorse tra le regioni, in caso di shock che colpiscano alcune aree dell’area monetaria più duramente di altre».

    Jens Nordvig, direttore delle strategie valutarie di Nomura Securities, nel suo “The fall of the euro - reinventing the Eurozone and the future of global investing”, afferma che «La creazione dell’euro è stata un azzardo incauto! Molte debolezze nelle fondamenta dell’euro erano prevedibili, e infatti erano state previste da tanti prima che la moneta unica fosse varata. Ma i leader europei che capeggiavano il processo di creazione della moneta unica hanno messo da parte tutti gli argomenti contro di essa. Volevano l’euro, quali che ne fossero i difetti e i rischi».

    Niall Ferguson, storico britannico di orientamento conservatore che insegna ad Harvard, nel maggio 2013 ha scritto un articolo per ribadire che «Dopo il 1980 l'Ue ha registrato una crescita superiore a quella degli Usa solo in 9 anni su 32, e con un tasso di disoccupazione costantemente più alto di quello americano. [...] E in aggiunta a tutto questo abbiamo l'unione monetaria: il più grande degli esperimenti falliti».

    Lo scorso aprile il Ceo e co-fondatore di Saxo Bank Lars Seier Christensen afferma nel suo blog TradingFloor.com che «l'euro è "un esperimento pericoloso, irresponsabile che non deve essere mai più ripetuto"».

    Potremmo andare avanti per ore, ma qui sono cose risapute. Magari potranno incuriosire il
    professor Cofrancesco e indurlo ad approfondire il tema.

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  19. “Sancio, ch'era stato attentissimo al ragionamento del cugino di
    Basilio, gli domandò:
    — Mi dica, signore, così Dio le conceda buona fortuna nella
    stampa dei suoi libri, mi saprebbe dire, se lo sa, dal momento che sa tutto, chi fu il primo che si grattò il capo? Per me ritengo che dovett'essere il nostro padre Adamo.
    — Può ben darsi — rispose il giovane; — perché non c'è dubbio, Adamo ebbe capo e capelli; ed or così essendo, ed anche essendo stato il primo uomo del mondo, qualche volta si sarà pur grattato.
    — Così credo io — rispose Sancio; — ma mi dica ora: chi fu al mondo il primo a far capitomboli per aria.
    — In verità, mio caro — rispose il giovane, — non so dirlo con sicurezza per ora, finché non ci abbia studiato su. Ci studierò quando sarò tornato dove ho tutti i miei libri, e potrò accontentarvi allorché ci vedremo un'altra volta, poiché non dev'essere già questa l'ultima.
    — Orbene, veda, signore — riprese Sancio: — non si dia disturbo per questo, ché adesso ho scoperto quanto le ho domandato. Sappia che il primo nel mondo a far capitomboli per aria fu Lucifero, quando fu scacciato o buttato giù dal cielo che, capitombolando, venne fino all'inferno.
    — Hai ragione, amico — disse il giovane.
    E don Chisciotte:
    — Questa domanda e questa risposta non è tua, Sancio: devi averla sentita dire da qualcuno.
    — Stia zitto, signore — protestò Sancio; — davvero che se mi metto a domandare e rispondere non la finisco di qui a domani.
    Sì, proprio, che per domandare stupidaggini e per rispondere stramberie avrò bisogno di andare a cercare chi mi aiuti, dei vicini!”

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  20. I c.d. guru del liberismo (compresi quelli nostrali all'amatriciana) quando si tratta di Europa spostano sempre più in là l'asticella del loro -ismo e sono in prima fila a stracciarsi le vesti perché le imposizioni della troika (che criticano solo perché ritengono non completamente prona al loro credo) non sono ancora sufficienti a placare la loro sete di vendetta contro le conquiste delle (fu)-socialdemocrazie europee, il cui ritmo di demolizione non gli appare abbastanza rapido
    Ricordiamoci sempre che per tali loschi figuri la Grecia è il più grande successo dell'euro ...

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    1. E inoltre ricordiamoci che la povertà imposta non è democratica.
      E neppure quella non imposta ma consustanziale a una società, mentre la povertà SCELTA come sistema individuale di vita non rientra nel dualismo democrazia-non democrazia.

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  21. Non si è mai vista nella Storia la libertà completa ed esaustiva,è una chimera,come la democrazia come intesa da molti.....ma non è nemmeno giusto accontentarsi di una libertà parziale,in cui i gradi di questa parzialità possono essere molto diversi.
    Sappiamo che stiamo inseguendo l'araba fenice.....ma il nostro pensiero ed azione devono cercare di approssimarsi sempre a questo obiettivo,pur sapendo che non lo raggiungeremo mai.

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  22. prossima volta che capito in biblio mi cerco INTELLETTUALI E POTERE. giusto per cercare di capire la causa della domanda prima di rispondere.

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    1. Riprendendo Gramsci, non si potrebbe dire che gli intellettuali organici alla classe dominante diventano intellettuali dominanti, nel senso che ispirano e occupano il mainstream?
      E che - corollario non ricordo se già gramsciano - quelli organici ai diversi livelli o alle diverse declinazioni degli interessi della classe dominante - cioè ai diversi, e talora contrapposti, gruppi di interessi all'interno della classe dominante - sono, detti intellettuali, dominanti in settori diversi delle istituzioni e della comunicazione? (es: università, editoria, stampa).
      Della serie "Meditazioni fugaci del dopocena davanti al computer".

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  23. Mi viene in mente l'ironica rappresentazione della coalizione di centrodestra che alcuni anni fa si chiamava "La Casa delle Libertà" trasformata nella "casa delle libertà". C'è confusione tra liberismo e liberalismo. Questo perchè i principi di fondo del liberalismo sono stati piegati strumentalmente agli interessi del grande capitale il quale per sua natura concede spazi di libertà solo a se stesso. La dove il suo progetto prende forma si rivela la natura autoritaria e illiberale. WTO, Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale, ne sono gli esempi più evidenti.

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  24. OT: Prof. Bagnai, ieri sera al Tg2 parlando di musica classica, hanno fatto vedere lei che suonava...Vuoi vedere che alla fine intraprenderà la carriera musicale!? ;-) un saluto

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  25. Viva i liberal-keynesiani a cui credo di appartenere.

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  26. OT - Sono in arrivo altri successi......
    http://en.itar-tass.com/world/737990

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  27. A me la risposta sembra semplice. Per applicare il disegno liberista sui capitali e sul lavoro, han dovuto tirare su un carrozzone sovranazionale pieno zeppo di burocrazia sui dettagli. Klaus va contro il carrozzone, vorrebbe la UE ancora piu' liberista di quanto lo e' gia'. Evidentemente, portare i luoghi decisionali lontanissimi dall'elettorato per lui non e' abbastanza.

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  28. Visti diciamo "da fuori", i liberali italiani sono sempre stati visti come abbastanza... singolari:

    "In the heart of Rome beside the Capitol, confronting the Piazza Venezia, stands the Victor Emmanuel monument. In Rome, which until 1945 was so often accorded the adjectives 'eternal' or 'imperial', the monumentissimo (as sardonic socialists labelled it) is the most public, most theatrical and most excessive architectural
    celebration of post-Risorgimento Italian patriotism, nationalism and perhaps imperialism.
    This book asks why the Victor Emmanuel monument, planned after 1878 and opened in 1911, was a structure raised by Liberal and not Fascist Italy."

    (dalla prefazione a "Italy, the Least of the Great Powers: Italian foreign policy before the First World War" di "R.J. B. Bosworth, Senior Lecturer in European History, University of Sydney)

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  29. Ottimo il commento su Ostellino. Il migliore possibile.
    Nella vita occorre selezionare (tempus fugit!) e questo è il metodo da seguire.
    Anche il filologo Gianfranco Contini operava così: non gli piaceva Elsa Morante e allora (tempus fugit) non le dedicò manco una riga nella sua Storia letteraria.

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    1. Il filologo ha i suoi filtri, giustamente. Nelle scuole magari servirebbe filtrar via il Manzoni a favore della Morante, tempus fugit appunto.

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    2. Mi dispiace, non sono d'accordo. Anche Marinetti pensava che un'auto lanciata in corsa fosse più bella della Venere di Milo. Si è così condannato ad essere una nota a piè pagina nella storia della cultura occidentale. L'arte, come la ricerca, si costruisce partendo dai classici. Se i poveri libberisti alla "frontiera della ricerca" toppano serialmente le loro previsioni, è perché non hanno mai letto né Smith né Keynes. E se voi ascoltate me e non altri "intellettuali", è perché gli altri hanno letto Elsa Morante, ma non rileggono Manzoni (né Bach). Tutto qui.

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  30. Crofrancesco prima "accusa" Bagnai di dipingere uno scenario più o meno interpretabile come complottista nel Il Tramonto dell'Euro (offensiva dei lavoratori iniziata da Reagan e Tatcher e portata avanti in maniera occulta fino ad oggi) poi "difende" (sotto forma di domanda retorica) esponenti liberisti che, a quanto pare, si lamentano dell'esistenza di ideali di stampo sovietico nelle leaderships d'europa.

    La contraddizione risiede nel fatto che gli stessi esponenti liberisti citati da Cofrancesco si ritrovano a delineare uno scenario più o meno interpretabile come complottista quando ipotizzano un'occulto disegno che lega le varie istituzioni europee agli stessi ideali (mai dichiarati).

    In sostanza: accusa Bagnai di essere complottista citando personaggi che, usando il suo stesso metro, possono essere considerati altrettanto complottisti.

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  31. @Adriana
    tempo fa leggevo sugli alti dirigenti italiani e a quale affiliazione appartengono.
    A memoria, si diceva che l'unico che era fuori corrente era Mastropasqua (presidente INPS).
    infatti dopo 3 gg c'è stato lo scandalo per farlo dimettere.
    la mia convinzione è che questo progetto di "sbarco" sia lungo una 40ina d'anni (per lo meno dopo il fallito colpo di Stato) e una cosa che mi chiedo oltre alle dinamiche di tangentopoli è il perché della P2 (ovvero, se questi erano il "potere" perché hanno fatto questa fine)?

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    1. gli obiettivi sono stati comunque realizzati e quel mezzo è risultato obsoleto.
      mia opinione, no citazioni, no fonte, no argomentazione, non gliela faccio.

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  32. Uno degli aspetti che rende più simile all' URSS che non agli USA, penso sia questo. Mentre negli USA 50 stati si trovano alla pari (si, anche lì ci sono stati più ricchi), si consideri il senato. Nell' URSS esisteva una sfacciata prevaricazione dello stato più forte, la Russia, nei riguardi degli altri. La cosa interessante è che anche in URSS, nelle altre repubbliche, zelanti funzionari lavoravano ad un' internazionale operaia guidata dalla benevola madre Russia.

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