mercoledì 25 giugno 2014

Svalutiamo! (ma l'euro, mi raccomando, non la lira)

Come sapete, e come ho già avuto modo di stigmatizzare altrove, va ora molto di moda sostenere che se l'Italia si ritirasse dall'euro sarebbe un disastro perché la nuova lira svaluterebbe (distruggendo i nostri risparmi), ma d'altra parte bisogna che l'euro si svaluti, perché un euro troppo forte distruggerebbe la nostra economia.

Ci siamo più volte divertiti alle spalle degli imbecilli che non capiscono la differenza fra valore esterno della moneta (il cambio) e valore interno (il potere di acquisto). Natura matrigna ha i suoi torti, i media hanno i loro, noi siamo democratici, la genetica no, ma non voglio tornare a parlarvi di questa cosa: non voglio cioè per l'ennesima volta ripetervi gli ovvi motivi per i quali uno sganciamento, una svalutazione della lira, non sarebbe un disastro (a meno che voi non facciate la spesa a Duisburg tutte le mattine). Basta. Chi ha capito ha capito, chi non ha capito è inutile.

Mi preme invece farvi notare una cosa altrettanto ovvia, ovvero che una svalutazione dell'euro non sarebbe una panacea, e questo, ovviamente, non perché distruggerebbe i nostri risparmi. Lasciamo ai cialtroni del "la svalutazione della lira distruggerebbe i nostri risparmi" l'onere di spiegare perché mai una pari svalutazione dell'euro non lo farebbe. I motivi, altrettanto ovvi, per i quali una svalutazione dell'euro non sarebbe una panacea sono altri, ma vedo che fra voi serpeggia un equivoco, che forse vale la pena di dissipare prima di affrontare il tema.

Vedete, questo blog, va detto (con assoluta e programmatica immodestia) è un pochino come la proverbiale O di Giotto. Voi venite qui, vi sembra tutto semplice e coerente, e questo vi spinge a fare due errori.

Il primo è leggere una A, la A di Alberto, dove invece c'è una O. Niente (o quasi) di quello che trovate qui è una mia "teoria", una A di Alberto. Semplicemente, si tratta di una buona spiegazione/esecuzione di teorie (o lettere dell'alfabeto) altrui.

Il secondo è pensare di aver capito tutto, e che non ci sia più altro da capire. Certo, una O la sappiamo fare e soprattutto leggere tutti, e tutti sappiamo come deve essere: tonda. Va da sé. Così come sappiamo come deve essere una spiegazione: chiara, e non paternalistica. E anche le sonate di Mozart sembrano tanto semplici. Ma avete mai provato a scriverne una? Dietro ogni singola parola di questo blog ci sono alcuni decenni di studio, di ricerca, di sperimentazione anche espressiva, di successi e frustrazioni didattiche e scientifiche, tutti ugualmente metabolizzati, alla ricerca del buono e poi dell'ottimo...

Mi fanno quindi un po' sorridere di tenerezza (tenerezza, specifico, che non è né la compassione che meritano alcuni, né il disprezzo che meritano altri) quelli che, come ieri valsandra, se non ricordo male, dicono cose del tipo: "Be', tanto si è capito che qui ormai quello che di economia si poteva imparare si è imparato, quindi...". Perché vedete, ve lo spiego: quello non è un cubetto di ghiaccio, è un iceberg. Cosa significa? Significa che quello che vedete, o credete di poter vedere e capire voi, di quanto avete trovato qui, è una porzione esigua ed insignificante del percorso che dovreste fare se voleste veramente capire qualcosa, in profondità, nelle sue articolazioni tecniche, come tutti avete la capacità intellettuale e alcuni avrebbero anche l'interesse di fare. La sindrome di Dunning-Kruger, sapete? Il fatto che io abbia fatto sorgere in voi una simile illusione (l'illusione di aver ormai capito tutto) torna a vostro e mio merito: voi avevate una curiosità, e questo è il primo dei meriti, e io ho provato a soddisfarla facendovi un discorso coerente e adeguato al vostro livello di preparazione, senza trattarvi però da fessi. Lo avete apprezzato, siamo diventati amici.

Ma tre anni dopo, quanti di voi ancora sanno cos'è una elasticità, nonostante io ve lo abbia spiegato più e più volte?

Hai voglia di be' ova...

Da imparare ne avete ancora molto, quindi, vi prego, prendete esempio da me: siate immodesti, ma umili, e continuate a farvi il mazzo come faccio io, perché se quando incontrate un piddino lui rimane della sua idea la colpa è sì, certo, di madre Natura, ma non escludete l'ipotesi che sia anche vostra, e che la resilienza del piddino dipenda dal fatto che voi non abbiate ancora capito che quello non è un cubetto di ghiaccio: è un iceberg, la cui sommersa immensità vi è finora rimasta nascosta. Quando capirete quanto sono complesse le cose, apprezzerete meglio lo sforzo fatto per rendervele accessibili (e, magari, qualcuno si collocherà meglio nel sistema di Linneo).

Tornando al punto, dato che l'ordine di grandezza del fenomeno temuto o auspicato è più o meno lo stesso (intorno al 20%), può essere utile andare a vedere cosa accadrebbe all'economia italiana nel caso di riallineamento dell'euro e nel caso di riallineamento della nuova lira. Il modello econometrico che stiamo sviluppando in a/simmetrie consente di farlo perché rappresenta il commercio estero dell'Italia non in termini aggregati (esportazioni e importazioni complessive), ma in termini bilaterali considerando sette diversi partner commerciali: (1) il centro dell'Eurozona; (2) la periferia dell'Eurozona; (3) gli altri paesi europei; (4) gli Stati Uniti; (5) i paesi OPEC; (6) i BRIC; (7) il resto del mondo. Per ognuna di queste destinazioni/provenienze sono state stimate equazioni che rappresentano le esportazioni/importazioni, ottenendo una rappresentazione accurata della reattività del nostro commercio ai prezzi relativi bilaterali (tassi di cambio reali bilaterali), e al reddito italiano e delle aree partner.

In altre parole, mentre nei modelli econometrici più usuali la struttura è quella a due paesi (il paese rappresentato, e un "resto del mondo" indistinto, dal quale provengono tutte le importazioni e al quale vanno tutte le esportazioni, con pari reattività al prezzo quale che sia l'origine o la destinazione finale), nel nostro modello la struttura del blocco commerciale è a otto paesi, il nostro, più le altre sette regioni elencate sopra (delle quali una sola, gli Stati Uniti, coincide con una nazione, mentre gli altri sono aggregati di nazioni più o meno omogenee ma comunque dotati di un minimo di significato in termini economici o geopolitici).

Ah, naturalmente questa cosa non si è fatta in un giorno, e non si è fatta da sola. Siamo grati agli amici che ci hanno fatto critiche costruttive su Twitter. Se magari ci avessero anche dato una mano... Ad esempio, certamente il dottor Bessi avrebbe aiutato Christian a trovare un modo più elegante per scrivere la procedura EViews che implementa lo stimatore di Hatemi-j (2008): fornisco le prime righe del listato, aspettando un suo contributo costruttivo:


if @left(%0, 3) = "log" or @left(%0, 3) = "LOG" then
    %0=@mid(%0,5,@length(%0)-5)
    %open0="log("
    %close0=")"
endif

if @left(%1, 3) = "log" then
    %1=@mid(%1,5,@length(%1)-5)
    %open1="log("
    %close1=")"
endif

if @left(%2, 3) = "log" then
    %2a=@mid(%2,5,@length(%2)-5)
    %2=%2a
    %open2="log("
    %close2=")"
endif

if @left(%3, 3) = "log" then
    %3=@mid(%3,5,@length(%3)-5)
    %open3="log("
    %close3=")"
endif

if @left(%4, 3) = "log" then
    %4=@mid(%4,5,@length(%4)-5)
    %open4="log("
    %close4=")"
endif

'***************  FINE CONTROLLI PRELIMINARI ************************

if !new_page = 1 then
    group z_variables_!tmp {%0} {%1} {%2} {%3} {%4}
    alpha z_series_!tmp

    for !i = 1 to z_variables_!tmp.@count
        %my_series = %my_series + " " + z_variables_!tmp.@seriesname(!i)
    next

    z_series_!tmp = @replace(%my_series, "+", " ")
    %my_series = z_series_!tmp(1)
    z_series_!tmp = @replace(%my_series, "-", " ")
    %my_series = z_series_!tmp(1)
    z_series_!tmp = @replace(%my_series, "*", " ")
    %my_series = z_series_!tmp(1)
    z_series_!tmp = @replace(%my_series, "/", " ")
    %my_series = z_series_!tmp(1)
    z_series_!tmp = @replace(%my_series, ")", " ")
    %my_series = z_series_!tmp(1)
    z_series_!tmp = @replace(%my_series, "(", " ")
    %my_series = z_series_!tmp(1)

    delete z_*_9999
    pagecopy(page="HatemiJ") {%my_series}
endif



Come? Niente suggerimenti? Che delusione! E io che pensavo che, essendo così delusi dalla scarsezza di risultati raggiunti da a/simmetrie (a proposito, di questa scarsezza parleremo l'8 luglio, perché i risultati invece sono talmente tanti che non ho tempo nemmeno di riportarveli...), pensavo, dicevo, che voi aveste già fatto di meglio. No!? E allora de che stamo a parla'? Ho mai preteso, io, di saper innestare un ciliegio? Me ne guardo bene, e rispetto chi lo fa. A mia volta, il rispetto lo pretendo, ma solo da chi è suscettibile di offendermi. Chi di voi ha mai preteso il rispetto di un ghiozzo? Già su una tracina si potrebbe discutere, perché in effetti quello che lei pensa di noi rischia di avere una qualche rilevanza...

Ma lasciamo questa tempesta in un bicchiere di pignoletto per tornare al punto.

Il fatto di avere una struttura del commercio a otto paesi (che non si è costruita né da sola né in un giorno) permette, evidentemente, di considerare effetti di prezzo e di reddito differenziati per ognuno dei sette paesi partner. Quindi si possono studiare ipotesi del tipo: cosa succede all'Italia se la Cina riparte ma gli Usa stanno fermi (o viceversa)? Cosa succede all'Italia se gli Stati Uniti svalutano? E, naturalmente: cosa succede all'Italia se l'euro svaluta (e quindi l'Italia svaluta rispetto a tutti i partner, tranne quelli dell'Eurozona), o se invece a svalutarsi è la "nuova lira" (e quindi l'Italia svaluta rispetto a tutti i partner, compresi quelli - o alcuni di quelli - dell'Eurozona).

Questa è la domanda che ci siamo posti nello studio che ho pubblicato oggi, cioè ieri, in forma preliminare sul sito di a/simmetrie.

Prima di darvi la risposta, che è ovvia e che approfondirete nel documento tecnico, se lo desiderate, vi fornisco intanto qualche essenziale caveat utile per interpretare i risultati. Questi risultati sono preliminari (a noi servono soprattutto come diagnostica del modello) per una serie di motivi, alcuni ovvi e altri meno ovvi:

1) perché sono ottenuti simulando il solo blocco del commercio estero (comprese le equazioni dei deflatori), insieme alle identità del reddito nazionale, ma senza gli altri blocchi del modello, per cui considerano l'impatto sul reddito nazionale di un aumento delle esportazioni nette, ma non considerano la spinta inflazionistica derivante nel medio periodo dal conseguente aumento dell'occupazione;

2) perché lo scenario di svalutazione della "lira" prevede che il riallineamento avvenga in pari misura rispetto a tutti i partner, mentre è verosimile che la svalutazione sarà maggiore verso il nucleo dell'Eurozona che verso gli Stati Uniti, e che verso la periferia dell'Eurozona ci potrebbe essere addirittura una rivalutazione, nel caso molto probabile che l'uscita dall'Italia determini una frattura totale dell'Eurozona.

Queste due precauzioni suggeriscono che i risultati degli scenari considerati, e in particolare di quello di svalutazione della lira, potrebbero essere distorti al rialzo, cosa che verificheremo nelle sedi opportune proseguendo con la ricerca.

Il punto però è un altro. I risultati delle nostre stime, che non sono particolarmente originali se non per la scelta di disaggregare il commercio nel modo che vi ho detto sopra, confermano un paio di regolarità empiriche che studi come quello di Langwasser (2009) o di Hooper et al. (2000), o di DG-ECFIN (2010), avevano già acquisito (riferimenti nel documento tecnico).

Il primo è che i flussi commerciali italiani sono fortemente elastici ai prezzi relativi. Il secondo è che anche le elasticità al reddito sono particolarmente elevate, soprattutto per quanto riguarda le importazioni dai paesi a noi più prossimi. Per vostra comodità, vi riporto la tabella che nel documento tecnico riassume le elasticità di lungo periodo:


Come vedete, le condizioni di Marshall-Lerner sono rispettate verso tutti i partner commerciali, tranne i paesi OPEC, per l'ovvio motivo che le importazioni da essi sono molto poco elastiche ai prezzi (e grazie! Se devi andare al lavoro la benzina la devi comprare, e quel che costa costa...). Quindi è chiaro che rispetto ai paesi OPEC una svalutazione ci danneggerebbe. Ma sapete qual è il peso dell'OPEC sul commercio italiano? Una cosa intorno al 7%. Rispetto a quella quisquilia, a quella pinzillacchera del restante 93% una svalutazione ci avvantaggerebbe, e questo non lo dico solo io: come avete visto leggendo questo blog, lo dice perfino la DG-ECFIN (e il link è sopra).

Venendo al secondo punto, la disaggregazione per aree ci permette di cogliere una regolarità piuttosto ovvia: le elasticità delle importazioni al reddito sono più alte nel caso di partner più vicini a noi. Insomma: se guadagniamo di più, ceteris paribus, spenderemo i nostri soldi nel negozio più vicino (la Germania) piuttosto che in quello più lontano (la Cina).

La conseguenza di questo bel discorZetto qual è? Direi che è piuttosto intuitiva. Un riallineamento dell'euro verso il basso ci avvantaggerebbe verso quattro delle sette aree considerate nel modello: verso l'OPEC no, perché il petrolio ci costerebbe di più, e ovviamente verso l'Eurozona (core e periphery) no, perché non riallineeremmo. Avremmo incrementi di esportazioni verso gli altri paesi europei, gli USA, i BRIC, il resto del mondo. Il punto però è che l'incremento di reddito così ottenuto si scaricherebbe in modo più che proporzionale in importazioni dall'Eurozona, per cui il vantaggio ottenuto verso i paesi terzi verrebbe compensato da uno svantaggio nei riguardi dei nostri partner più prossimi, che da soli fanno più di metà del nostro commercio.

Nel caso di riallineamento della "lira" (cioè di riallineamento erga omnes), certo che l'aumento del reddito interno ci spingerebbe ad acquistare di più in Germania: ma la rivalutazione della valuta tedesca favorirebbe un effetto di sostituzione delle importazioni (diventate più care) con prodotti nazionali, per cui i nostri conti esteri non verrebbero "piombati" dalle importazioni provenienti dal Nord: avremmo anzi un effetto prezzo positivo (promozione export, sostituzione import) proprio verso questi paesi, che da soli fanno circa il 40% del nostro commercio.

L'entità di questi effetti la trovate nel documento tecnico.

Il punto fondamentale è che il riallineamento dell'euro non può fare pressoché nulla per rilanciare l'economia italiana. Gli effetti di reddito verso i partner europei sono talmente rilevanti, nel breve periodo, che un riallineamento dell'euro ha sul saldo commerciale italiano un effetto J che dura quasi quattro anni, nelle nostre simulazioni (certo perfettibili, certo eseguibili più rapidamente, con l'aiuto dei tanti amici che autorevolmente ci criticano, ma fatte di numeri e non di aria fritta come tanti simpatici dibbbbattiti de destra e de sinistra). Guardate che questa cosa non è affatto così strana come sembra. Se ci pensate noi, dall'aggancio con l'ECU nel 1997, abbiamo visto sprofondare inesorabilmente il saldo delle partite correnti, fino a quando Monti non ha fatto una manovra correttiva che ha appunto sfruttato l'effetto reddito: tagliare i redditi italiani per abbattere le importazioni. In questo periodo il cambio dell'ECU-EUR verso il dollaro ha fatto di tutto: è salito, è sceso, a volte per importi consistenti e in tempi rapidi. La traiettoria delle partite correnti italiane non si è fatta né in qua né in là (perché dipende da altro: dal cambio reale bilaterale con la Germania, per lo più).

Quindi, come sempre, quando si simula un modello costruito con i dati, non ci si trova altro se non quello che è nei dati, ovvero la verità fenomenica del fatto che un riallineamento del cambio della moneta unica per l'Italia è un gioco a somma nulla, anzi, nei primi quattro anni negativa, che è poi quello che abbiamo visto accadere nel decennio e passa precedente.

Di più: qualsiasi espansione della domanda interna, ottenuta aumentando le esportazioni verso i terzi (ipotesi "svalutiamo l'euro") o espandendo la spesa pubblica (ipotesi "battiamo i pugni sul tavolo") sarebbe disastrosa per i conti esteri italiani, soprattutto nel breve periodo, rimettendo l'Italia in mezzo a una crisi di bilancia dei pagamenti. Questo, ovviamente, a meno che la Germania non faccia quello che non vuole fare.

Quello che vuole fare lo sappiamo: darci lezzzioncine e accordarci graziose concessioni, del tutto irrilevanti dato che il pareggio di bilancio, prima, ce l'ha fatto mettere in Costituzione. Quello che non vuole fare, anche: una politica distributiva più equa a casa sua, che distribuendo fra i propri lavoratori i guadagni di produttività consentisse loro di spedere di più, trainando con la loro domanda le nostre economie.

Finché l'euro non si riallineerà sarà viceversa Davide a trainare Golia. Fino al momento dell'inevitabile sassata, per la quale aspettiamo fiduciosi il contributo dalla cabina di regia della SStoria.

Tutto chiaro?

No?

Bene: intanto elaborate il lutto (i vari lutti: gli amici che ci hanno lasciato, la nazionale che ha perso...), poi domani ve lo spiego meglio. I cani latrano, la carovana continua ad avanzare...



P.S. del 26 giugno 2014: Il solito tsunami di espertonismo si è scatenato sul frammento di codice preliminare del buon Christian (parola chiave:

Framménto (ant. fragménto) s. m. [dal lat. fragmentum, der. di frangĕre «rompere»]. –

1. Ciascuno dei pezzi in cui s’è rotto un oggetto, o, più genericam., piccola parte staccatasi o tolta da un oggetto: un f. di vetro, di ceramica; un f. d’osso; un f. del frontone del Partenone; esaminare al microscopio un f. di tessuto; frammenti di fissione nucleare, i due, o più, nuclei leggeri che si originano dalla fissione di un nucleo atomico pesante.

2.

a. Parte di opera letteraria pervenutaci mutila: i f. degli storici greci; i f. di Saffo, di Alceo; anche, singolo brano di un’opera concepita frammentariamente e che, per ragioni artistiche o per altro motivo, non abbia avuto una sua esteriore unità: i f. delle «Grazie» del Foscolo.

Vedo che a ironia state messi male, e anche a capacità di NON fornire consigli NON richiesti. Male, malissimo! A me interessava sinceramente il parere del dottor Bessi, e solo il suo. Stranamente non è arrivato, e questa cosa mi ha stupito, perché vedo che dall'alto delle sue competenze è intensamente impegnato in un'opera di referaggio accademico della produzione scientifica di a/simmetrie, opera di peer review che vi esorto a seguire con attenzione, onde capiate quanto difficile è il mio lavoro, e quanto è in effetti mite il mio carattere. Quando ci servirà qualcuno che ci programmi in c++ la sveglia del telefonino ora sappiamo a chi chiedere. Il codice definitivo, nella sua interezza, NON è a disposizione di chiunque, per ora, ma se andate sul sito della Estima trovate qualcosa che può servirvi come punto di partenza (io normalmente programmo in RATS procedure di tipo econometrico, ma a Christian ho chiesto di usare EViews per metter su il modello in un ambiente integrato). Quanto al simpatico Gretl, vi ricordo che è sviluppato appunto dall'amico Riccardo Jack Luchetti, ottimo gezzista. Io suono un altro repertorio, lievemente più europeo. Unicuique suum: io ho Bach perché me lo merito.

E voi?

Svejaaaaaaaaaaaaaaaa!



65 commenti:

  1. Ci sono studenti di economia con la media del 26 che non capiscono la differenza fra valore esterno della moneta (il cambio) e valore interno (il potere di acquisto).
    Cito testualmente:

    "Qual è la differenza tra tagliare i salari e svalutare la moneta con la quale li paghi, rispondi a questa domanda. Dimmi perché un salariato con lo stipendio svalutato dovrebbe stare meglio di uno con uno stipendio tagliato."

    http://www.italiansubs.net/forum/cogito-ergo-sub/uro-s-uro-no-dibattito-aperto-sulla-moneta-unica/msg4692293/#msg4692293

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  2. Chiaro che l'argomento, fuori dalle discussioni da bar, è molto complesso.

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  3. Beh se proprio vogliamo essere pignoli... non ho mai programmato Excel, ma insomma i linguaggi si somigliano un po' tutti:
    1) la variabile %2a e' inutile, infatti negli altri 4 casi non c'e' un'assegnazione simile
    2) copia-incolla del codice e' bruttino... fare una routine? Anche perche' poi se ci si sbaglia occorre correggere in N posti
    3) Nella prima variabile controlla che 'log' sia scritto in minuscolo o maiuscolo, negli altri casi no: e' voluto?
    4) le variabili %openN e %closeN sono definite tutte allo stesso modo, non basterebbe definirle una sola volta tipo %open="log(" e %close=")" e riutilizzarle?

    Prof, adesso forse rivalutera' il codice open-source... tipo Linux. Il codice open-source e' un po' come i paper: e' peer-reviewed.

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    1. Questo è EViews, non Excel... Dammi retta, lascia perde...

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    2. Qualunque programmatore di esperienza (degno di questo nome) nota una certa ridondanza in quel frammento di programma. Per il resto delle osservazioni sarei più cauto: essendo un frammento manca il contesto.

      Resta da stabilire se la ridondanza è dovuta a limiti intrinseci del linguaggio di programmazione di EViews o all'inesperienza del programmatore. Propenderei per la seconda ipotesi: vedo un gran lavorio di manipolazione di stringhe di testo, probabilmente propedeutico alla creazione di tabelle e/o grafici; difficile non si possa fare meglio, anche nel caso in cui il linguaggio sia limitato.

      Ci sono più motivazioni correlate per cui la concisione del codice sorgente di un programma è una qualità positiva, soprattutto se il programma non è usa-e-getta, ma non credo che sarebbe interessante per la maggior parte dei lettori del blog, quindi mi astengo da entrare nei dettagli.

      Questa ovviamente non è una critica al lavoro di Christian (il cui mestiere non è la programmazione) ma di quella sottocultura del impara da solo X in Y giorni: ci vogliono molti anni di studio e/o pratica per sviluppare, in un vasto ambito di settori, una discreta competenza. Minimo all'incirca dieci secondo Peter Norvig, che in Teach Yourself Programming in Ten Years cita vari studi.

      Insomma anche questa, riguardo l'apprendimento e la competenza, non è una balzana teoria di Bagnai, ma un fenomeno conosciuto e studiato.

      P.S.: Alberto se serve un aiuto con la programmazione, per quegli aspetti di contorno che non riguardano economia/statistica, fammi sapere. Non che sia ansioso di mettermi a bestemmiare con EViews, però un contributo utile credo di poterlo dare.

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    3. Tiziano, se hai voglia e tempo (che a mè manca) potresti usare Gretl - http://gretl.sourceforge.net/ - svolge lo stesso lavoro di EViews. Gretl ha un vantaggio è open-source. Nel suo codice scorre anche ingegno italico (uno degli sviluppatori è il Prof. Lucchetti pure lui econometrico e... contrabbassista jazzzzz). Gretl non ha nulla da invidiare all'altro.

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    4. @piero: come vedi le mie considerazioni NON dipendono dal linguaggio

      @CorrettoreDiBozzi: il principio e' chiamato
      DRY (Don't Repeat Yourself) ed in particolare Abstraction principle che ne e' un corollario, " is a basic dictum that aims to reduce duplication of information in a program (usually with emphasis on code duplication)". Sono pienamente d'accordo con te: programmare e' un'arte e non si smette mai di imparare. Odiavo quelli che pensano che i programmatori siano i "tecnici che fanno funzionare le stampanti" (della serie ah tu sei informatico? Puoi venire a casa a mettermi apposto il router?); un po' come se chiedessi al Prof: "ah lei e' economista? Puo' venire a fare le buste paga per la mia azienda?" Vabbe'...

      @Maurizio Merlini: no, non ho tempo; quel poco che ho lo dedico alla lettura
      della bibbia del C++ 11 con le sue 1368 pagine, che e' il mio pane quotidiano, nel senso che lo uso per lavorare e mi paga la pagnotta.

      Infine vorrei dire che non metto in dubbio la validita' numerica della simulazione, ma visto che il prof ha chiesto suggerimenti....

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  4. Un solo appunto: avevo già scordato la partita, perché l'ha citata? Già non ho digerito il cinese di ieri ed ora anche il pancake é a serio rischio.

    Ps. Grazie del modello, nuovo materiale da divulgare anche se penso ne usciremo in modo assolutamente populistico. Purtroppo la maggioranza non capisce una sega e una sega VUOLE capire..... Mi si perdoni il pessimismo.

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  5. PS:
    giustamente il post (sublime) merita dei commenti

    a) continua a valere la legge di Goofy o meglio l'ironia legata a goofy ovvero l'asimmetria dei ragionamenti di questi soloni collaborazionisti.
    LA LIRA NON PUO' SVALUTARE MENTRE L'EURO SI'.

    b) molto prosaicamentemi vien da ridere quando si parlava di svalutazione e "semilavorati" per cui la cosa non sarebbe fattibile.
    A questo punto cosa risponderebbero loro? che hanno ragione!
    ma immagino cambierebbero idea
    PS a questo punto: è ovvio che uscire non basta! serve ricreare con massicci investimenti pubblici delle belle filiere produttive-commerciali in modo da papparsi gran parte del valore aggiunto.
    ma ancora una volta questi soloni non lo capiscono o meglio fanno finta di non capire e instillano concetti falsi e tendenziosi

    RispondiElimina
  6. Ovviamente non si può che concordare, anche con le premesse metodologiche che mi sembrano ineccepibili....

    Un dubbio che mi pongo (ma in realtà vorrei più un conforto): è possibile desumere da qualche database la dinamica della caduta della quota salari dei lavoratori tedeschi negli ultimi vent'anni? Come sappiamo dalle nostre letture(...sommessamente smacchia la medaglia...) è stato il principale artefice del contenimento dell'inflazione nell'area del marco;
    e se, un'eventuale riattivazione delle rivendicazioni salariali in detta area possa
    ottenere effettivi inflattivi oppure continui ad attrarre (come sta ahinoi succedendo) lavoratori dall'estero che vadano a deprimere di nuovo il meccanismo di Phillips. Cioè quale effetto preverrebbe secondo lei?
    Evidente che è una pura masturbazione intellettiva, però sarei curioso di sapere se qualcuno l'abbia già studiata.

    Solo stima, continui forte così.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao,

      secondo alcuni calcoli, come quelli fatti dall'economista H. Flassbeck, occorrerebbe un aumento dei prezzi dell'ordine de 4,5% annuo in Germania, ceteris paribus, per almeno 15 anni, prima di riavere un equilibrio tra i grandi paesi europei.
      Purtroppo un 4,50% in più all'anno in Germania non avverrá mai. Al massimo arriveranno delle briciole, che so 1% ogni due anni...

      Per quanto riguarda inviace la caduta della quota salari tedeschi, fenomeno tuttavia comune in tutti i paese OCSE, ti inserisco questo link

      http://www.boeckler.de/pdf/p_wsi_report_10_2013


      Ciao

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  7. Se gli studenti in questione hanno avuto "professori" come Mario Monti la cosa non mi stupisce affatto :)

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  8. Prof solo un piccolo refuso: "nel caso molto probabile che l'uscita dall'Italia determini..."

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  9. E chi non capisce adesso è perchè non vuole capire...
    complimenti per il lavoro... e per il taglio dei capelli :-)

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  10. Questo paper della Banca d'Italia del 2010 si occupa di elasticità di prezzo dell’export italiano in confronto a 4 altri grandi paesi UE.
    http://www.bancaditalia.it/pub...

    La tabella 8 mi pare particolarmente rilevante!
    ...Exports to Italy from the other three countries [Spagna, francia, Germania] tend to be the only case where high export shares are associated with relatively high demand elasticities.

    Non sono sicuro, ma a me pare che faccia il paio con quanto detto nel post:
    “le elasticità delle importazioni al reddito sono più alte nel caso di partner più vicini a noi. Insomma: se guadagniamo di più, ceteris paribus, spenderemo i nostri soldi nel negozio più vicino (la Germania) piuttosto che in quello più lontano (la Cina).”
    Se non ho frainteso il paper BI, questo è particolarmente e drammaticamente vero per L’Italia (leggendo la tabella ho pensato: "ah, ecco perché siamo nell'euro!")

    Incollo anche le conclusioni del lavoro:
    Italy’s manufacturing sector shows a peculiar specialisation structure compared with the other main euro-area countries. This has been the subject of a long debate, with several observers arguing that it is an important weakness factor, exposing Italian exporters to increasing competition from emerging countries. On the other hand, it is hard to reconcile this argument with evidence pointing to significant pricing power enjoyed by Italian firms, including those producing traditional goods [ ! ]. This paper contributes to the debate by implementing a novel methodology which enables us to assess whether the sectoral and geographical composition of Italian exports exposes them to markets with a more price-elastic demand, relatively to the other main euro-area countries.

    RispondiElimina
  11. Professore,
    se come preliminare di un sganciamento soft, attuassimo limitazioni sul flusso di capitali e di merci verso l'Eurozona cosa accadrebbe ?
    Potrebbe essere che beneficeremmo di una svalutazione dell'Euro senza conseguirne un deficit nel bilancio delle partite correnti ?
    A quel punto probabilmente gli altri stati farebbero lo stesso con noi, quindi l'equilibrio come si sposterebbe ?

    Potrebbe essere un'idea affrontaro l'uscita dalla moneta unica come una serie di passaggi:

    - Ritorno dei controlli sul flusso di capitali
    - Ritorno della dogana
    - Introduzione di una moneta complementare chiamata Lira
    - Viene data la possibilità di convertire volontariamente i conti correnti, con la promessa che se la stessa cosa verrà fatta fuori tempo massimo sarà soggetta a tassazione. NON SI OBBLIGA nessuno a convertire.
    - Lo stato inizia ad accettare anche le Lire per il pagamento di alcune tasse, via via sempre di più. Conseguentemente una percentuale sempre maggiore degli stipendi pubblici viene erogata in lire.
    - Fase finale: tutte le tasse devono essere corrisposte in lire. La banca centrale è sotto il controllo pieno dello stato.

    Nel frattempo l'Euro che farebbe rispetto alle altre valute ? La speculazione tenderebbe a portarlo giù per la paura di una dissoluzione completa, nel frattempo l'attivo della bilancia commerciale tedesca tenderebbe a portarlo su. L'equilibrio quale sarebbe ?

    Potrebbe funzionare ?

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  12. Perfetto, questo era lo studio al quale stavi lavorando e che avevi preannunciato da tempo sull'evidenza dell'effetto sulla bilancia dei pagamenti di una politica espansiva, che riporta il paese in posizione debitoria netta.
    Ora mi pare chiaro che con le dichiarazioni di Draghi del 2012 e la politica di distruzione della domanda interna di Monti l'italia è in coma farmacologico.
    Viene mantenuta in questo stato a partire dalla presidenza Letta, facendo finta di fare riforme inutili ab origine e temporeggiando dovendo però aumentare progressivamente il carico fiscale a causa della perdita di gettito delle continue cure al bilancio pubblico.
    Tutto ciò in attesa che la Germania faccia quello che non vuole fare, aspettando che le cose precipitino.
    Non c'è che dire, la storia giudicherà queste persone.

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  13. Ho studiato abbastanza cose tecniche (diritto e percussioni fra tutte) per non saper bene del livello di apprendimento "ormai ho capito tutto" ed eviterne il tranello.
    Spero di essere in grado di comprendere il paper ed il relativo modello che sono in abstract estremamente interessanti.
    Le chiedo per mia curiosità: è probabile che, come è accaduto nel 1993/94, i beni esteri, soprattutto dell'area intraUE, in caso di svalutazione della lira e quindi di uscita dall'euro, possano non aumentare più di tanto, preferendo i produttori esteri diminuire un po' il loro profitto, pur di non perdere quote di mercato? Ed è probabile come penso che ciò non avverrebbe con la svalutazione dell'euro riguardo ai produttori extra UE, perché avrebbero comunque un aumento di redditi in alcuni Paesi che compenserebbe la diminuzione dei consumi degli altri?
    Già adesso stiamo perdendo appetibilità come mercato di consumatori e le aziende estere fanno i loro piani strategici e di prezzo senza contarci.
    Sono ragionamenti a braccio da profano...

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  14. DIFETTI DI LOGICA EURISTA
    Case in point : Il Resp. del Serv. Estero di una banca, rivolgendosi ad una platea di esportatori, immediatamente dopo aver auspicato una correzione del cambio eccessivamente elevato dell'Euro, e apparentemente senza rendersi conto della contraddizione, ha affermato che l'uscita dell'Italia dall'Euro sarebbe inutile perchè nell'economia globalizzata e con gli intrecci delle supply chains ecc. ecc. Adesso anche i macellai parlano di catene del valore globali che vanificherebbero ogni manovra del cambio. Ma ci rendiamo conto delle implicazioni di un'affermazione del genere ? Equivale a dire che secoli di teoria economica sono da considerare superati e i prezzi non sono più un segnale di mercato significativo. Quali studi (“where is the analysis” dice Jens Nordvig nel suo The Fall of the Euro) corroborano questo che sta diventando una specie di dogma condiviso da esperti e inesperti ? Michael Pettis (The Great Rebalancing, 2013) sostiene che, viceversa, la manovra del cambio è sempre efficace perchè interviene sulla relazione fra risparmi e investimenti.

    Altra obiezione : Le esportazioni italiane vanno bene. E' vero, l'export è la sola componente del Pil che si difende. Ma fino a che punto e a che prezzo ? A fine 2013 l'export non era ancora tornato ai volumi ante crisi. E in ogni caso la dinamica favorevole delle esportazioni non ha impedito all'industria di perdere un quarto della produzione. Sulla base della mia esperienza con aziende esportatrici, mi piacerebbe anche sapere quali profitti si stiano realizzando sulle vendite all'estero, quando esportare diventa una scelta obbligata per sopravvivere, a fronte di una domanda interna moribonda. In queste condizioni, il miglioramento registratosi nella bilancia commerciale è dovuto in massima parte alla compressione dell'import (che se avessero ragione i teorici delle global supply chains non si dovrebbe verificare, visto che “quello che importiamo serve per esportare”), e la sostenibilità dell'export è tutta da verificare se come temo la sua redditività è bassa.

    Tesi più sofisticata, ma intrecciata con le precedenti : Nel mercato globale la concorrenza si fa sulla qualità, sulla tecnologia, sul servizio post vendita e non più sul prezzo. Vale quanto ho detto sopra circa l'enormità di negare rilevanza al meccanismo dei prezzi. Vale la sottolineatura che le buone performance dei nostri esportatori non hanno impedito che si perdesse (per ora) un quarto della nostra industria, col rischio che le imprese-che-non-competono-sui-prezzi si riducano ad un fenomeno di nicchia.
    Aggiungo che il Paese che maggiormente impersona la maestria tecnologica, la Germania, pensò bene nei primi anni 2000 di dotarsi, con Agenda 2010, di un considerevole vantaggio competitivo – guarda caso – proprio in termini di costo (del lavoro !).

    Infine : Uscire dall'Euro non serve perchè i nostri problemi non sono causati dall'Euro. Il procedimento logico è esattamente l'opposto : proprio perchè “abbiamo tanti problemi” non dovremmo stare nell'Euro. E la scommessa che stare nell'Euro ci avrebbe “costretti” a diventare virtuosi come la Germania si è rivelata – appunto – una scommessa sbagliata. Ora, continuare a stare nell'Euro non fa che aggiungere problemi ai problemi che già avevamo, mentre uscire equivarrebbe semplicemente a prendere atto che non ci possiamo permettere di restare.

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  15. Caro Prof,

    la tentazione di sentirsi economisti dopo aver studiato i suoi post esiste e tale sindrome significa solo che lei fa bene il suo lavoro, cioè il professore. Tutti i professori bravi hanno la grande abilità di rendere semplice ciò che è complesso, mentre quelli meno bravi complicano le cose semplici a beneficio dell' "intellectual prestige" che gli serve a far colpo sulle fanciulle del primo banco, come dice lei.
    In un'epoca in cui una salumeria è una "start-up innovativa per vendere on-demand salumi sliced", la chiarezza e la coerenza dei suoi discorsi saranno sempre confusi con la semplicità e genereranno sempre la sensazione di non richiedere approfondimenti, nella mente di chi ne intuisce la correttezza.... lasciamo stare quelli che non vogliono capire.
    Ciò premesso, io aggiungo che, dal mio personale punto di vista, il suo merito principale, nell'ambito del dibattito sull'euro, è stato quello di evidenziare che il problema principale che ha l'Italia NON è economico ma POLITICO. La crisi economica profonda che stiamo vivendo è solo un corollario della crisi politica che attanaglia il nostro paese da almeno 40 anni. L'insegnamento fondamentale che ho fatto mio, leggendo i suoi post, è che tale crisi politica deriva dal profondo disprezzo che parte della classe politica italiana, in particolare parte dell'ex partito comunista e parte della ex DC, quelli che oggi si chiamano PD per intenderci, ha avuto nei confronti dei cittadini italiani, ritenuti colpevoli di aver dato consenso ad una classe dirigente corrotta in cambio di una politica clientelare. Si può anche dire che questo messaggio è in realtà solo la forma esteriore che ha assunto la riscossa delle classi sociali dominanti dopo gli anni '80 che vedono la fine delle politiche economiche iniziate dopo la fine della seconda guerra mondiale. E' il messaggio ideologico della restaurazione politica iniziata negli anni '80.

    Da quì l'enfasi posta sul tema della corruzione, la nascita di mani pulite grazie alla quale l'Italia è entrata nell'euro com'è entrata, incaprettata e senza sovranità, dopo essersi privata di quel grandissimo patrimonio pubblico, costituito dalle aziende dell'IRI. Da quì anche il teorema del vincolo esterno che in fondo accomunava Berlinguer ed Andreatta, i cui eredi, non a caso, siedono nei posti di comando della politica italiana da vent'anni.

    Dei suoi tanti post io questo voglio che mi rimanga in testa..... questo credo sia quello che serva capire per uscire dalla crisi. Il resto, credo, è solo roba che si studia sui libri di testo del secondo anno e che anche un Ingegnere, che, con voce sommessa, affermo di essere, può capire.

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    1. Da buon Ingegn(i)ere, in più prudente aristotelica fase acustica, sottoscrivo in toto.

      Grazie prof. Bagnai

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    2. @ toti tot

      Condivido in pieno il tuo post, vorrei solo far notare una cosa:

      "il problema principale che ha l'Italia NON è economico ma POLITICO"

      Io, come molti altri goofysti, non sono e non sarò mai un economista. Ad essere sincero, dubito che qualcuno creda seriamente di potersi anche solo "sentire" un economista, sebbene la tentazione sia forte.
      Il merito del prof. Bagnai è quello di averci fornito le giuste chiavi per poter capire i collegamenti tra la POLITICA e l'ECONOMIA, e penso che questo fosse il suo obiettivo di fondo.
      Usare quelle chiavi per sentirsi "migliori", ricordarsi a memoria la formula dei saldi settoriali per sorprendere il nostro interlocutore per esempio, lo trovo poco saggio.
      Usarle per aprire delle porte e lasciare che l'interlocutore sbalordisca per quel che vede al di là delle porte e non per come noi utilizziamo le chiavi, questo lo trovo molto saggio.
      E comunque:
      "Se incontri il Buddha per strada, uccidilo!"

      Chinacat

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  16. OT - L'Austria (membro 'core' della EU) ha scelto di fregarsene dei diktat di USA ed EC/EU e di firmare l'accordo per la costruzione del nuovo gasdotto dalla Russia con Putin.
    Quanto invidio i Paesi in cui i governanti sono attenti 'in primis' ai propri interessi nazionali!
    http://www.reuters.com/article/2014/06/24/austria-russia-southstream-idUSL6N0P53C620140624
    http://www.zerohedge.com/news/2014-06-24/putin-scores-another-historic-victory-austria-signs-south-stream-pipeline-deal-defia
    Il grande scacchista continua ad umiliare i miseri 'checkers' occidentali.

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  17. Ma anche ci fosse la volontà di svalutare l'euro - cosa che Weidmann ha escluso - mi spiegate come sarebbe possibile svalutare una moneta di una area economica, l'eurozona, che continua nonostante la immane crisi e grazie alla Germania ad avere un surplus delle partite correnti?
    Come la prenderebbero i partner commerciali, USA in testa ?
    Alla faccia delle mitiche svalutazioni competitive della lira ! Almeno quelle avevano lo scopo di riequilibrare periodicamente i deficit delle partite correnti

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  18. Parlando della vastità delle cose ancora da dire circa una materia, quale è l'economia, che di argomenti ne contiene a bizzeffe, personalmente una questione che vorrei venisse più approfondita e di cui non ho mai sentito parlare neanche qui sul blog (che però seguo costantemente solo da inizio anno) è la seguente: "dati per assodati i vantaggi che comporterebbe una svalutazione della lira sulla bilancia commerciale con l'estero in termini di maggiori esportazioni, in che modo questi vantaggi si rifletteranno in un aumento del commercio per chi non ha rapporti con l'estero (per esempio il piccolo-medio imprenditore che ha uno o più negozi di vendita al dettaglio di calzature e abbigliamento, settore tra i più in crisi) e vive esclusivamente della domanda interna? Si è così certi che un miglioramento della bilancia commerciale sia sufficiente per risollevare dalla crisi queste imprese che peraltro vivono della competizione di prezzo con i prodotti "cinesi" e con la competizione sleale e invincibile della grande distribuzione (e questi, euro o non euro, sono dati di fatto esistenti a prescindere dalla valuta)?" Grazie

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    1. Ciao, forse fai un pò di confusione tra piccolo imprenditore che vende prodotti (colui che ha uno o più negozi di vendita al dettaglio ) e piccolo imprenditore che produce (imprese che vivono della competizione di prezzo con i prodotti cinesi). Comunque l' imprenditore che vende (prodotti italiani,cinesi o tedeschi) sarà avvantaggiato dalla ripresa della domanda interna conseguente all' aumento delle esportazioni. Imprese che esportano di più, lavorano di più, assumono più persone e c'è più gente che può spendere. Il problema è, come spiegato dal Prof., come evitare che questa maggiore spesa si rivolga a prodotti tedeschi/cinesi/coreani/indiani/bulgari ecc. e non italiani. Ecco che torna utile una moneta "svalutata" che consenta all'impresa che produce di competere anche dal lato dei prezzi. E tornerebbe utile, aggiungo, l' intelligenza del consumatore italiano che finalmente si decida a privilegiare il prodotto made in italy anche se costa un pò di più. (dall' intimo al succo di frutta)

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    2. Caro Giulio, mi permetto di provare a chiarire il tuo dubbio. Credo che la risposta sia contenuta nel post quando il professore accenna all'inutilità della strategia di espandere la spesa pubblica (ipotesi "battiamo i pugni sul tavolo"), che sarebbe disastrosa per i conti esteri italiani. Solo nel caso di allentamento del vincolo della moneta unica (ritorno alla flessibilità della valuta nazionale), si aprirebbe uno spazio importante per implementare una decisa politica economica espansiva che non massacri i conti esteri. Ovviamente della robusta ripresa economica che auspicabilmente seguirebbe ne beneficierebbero tutti.

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  19. Grandissimo Alberto! Complimenti... Tutto molto chiaro!
    Il problema del paese è che menti come la sua siano tenute in panchina o meglio non convocate! Del resto la disfatta della Nazionale di ieri docet! Siamo un paese senza gioco di squadra e senza gioco, che fa uscire le due punte per arroccarsi in difesa di un misero 0-0, pensando di cavarsela. Il paese è pieno di talenti veri come Lei Alberto, talenti che possono riportarlo al rango che merita.

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  20. Probabilmente c'è un errore nel codice nel calcolo delle condizioni di ML in tabella: non viene convertito in valore assoluto il valore dell'elasticità dei prezzi delle importazioni. Prendendo i valori degli stati europei senza €, il risultato dovrebbe essere 1,97 invece di 1,03.
    Negli altri sembra tutto ok perchè il valore dell'elasticità dei prezzi all'import è positivo.
    Cmq la sostanza non cambia.

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  21. Aggiungerei una banalità: in molti settori industriali (auto, meccanica,chimica, farmaceutica, etc) noi e i tedeschi siamo concorrenti sugli stessi mercati, europei e non. Una svalutazione dell'euro mantiene le aziende tedesche con una moneta sottovalutata e le nostre con una moneta sopravvalutata. La storia della soglia del dolore è sacrosanta, ma tra avere il boia che allenta il cappio e non averlo al collo la differenza è sostanziale.

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  22. A parte questi bellissimi algoritmi, la mia passione, ho appena letto conferma di quello che il Prof. ci raccontava sui "simpatici" cugini, guidati da quell'arzillo mattacchione/cetriolone di Francois:

    http://www.wallstreetitalia.com/article/1704471/francia-la-situazione-e-allarmante.aspx

    E' un film che noi conoscevamo gia' grazie al diabolico Toscanaccio !!!!

    P.S. Non e' che goda in questo momento, ma non nego che questo sad fact of their life mi metta allegria, perche' se salta questo tappo di champagne.....poi si stappano ben altre bottiglie. E qui io gooofo alla grande!

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  23. Da G. Bergamini: "Nel mercato globale la concorrenza si fa sulla qualità, sulla tecnologia, sul servizio post vendita e non più sul prezzo." E' davvero da inserire nell'elenco degli inutili slogan. Lato consumer, sappiamo bene che non e' cosi'. L'obsolescenza accelerata dei vari prodotti tecnologici spinge verso un forsennato usa-e-getta anche per grandi eletrodomestici quali le lavatrici. E se usa-e-getta deve essere, allora compro quello che costa meno, rimpinzando il pianeta di rottami e fabbriche 7/24 per produrli. Non molto differente anche nell'alta tecnologia, la massiccia penetrazione di sistemi di telecomunicazione cinesi in EU e' avvenuta grazie al puro, sporco prezzo.

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  24. Anche io mi ritrovo spesso a pensare come l'amico Valsandra.
    Alla fine di ogni post ritengo sempre di aver capito buona parte di quanto riportato, ad esempio, in questo articolo, già dal titolo avevo intuito lo scenario che si sarebbe presentato.
    È quando mi ritrovo a "divulgare" che mi rendo conto di non aver capito un cazzo. Spesso non riesco, d'emblée, a ribattere con convinzione alle piddinate, anche solo del livello del manualetto di bastaeuro.org.
    La mia spontanea reazione di fronte ad un mulo che davanti ai numeri obietta "sono opinioni, l'economia non è una scienza esatta" è appenderlo al muro e fargli capire che l'essere a dieci centimetri da terra non è un'opinione ma un dato di fatto, opinabile è che per lui questa possa essere una condizione gradevole.
    Dopo, rimuginando, mi vengono in mente le risposte giuste che avrei potuto dare e allora me la prendo con la mia indole arcigna, ma è solo un'illusione, la realtà è che non sono padrone della materia, mi manca la massa immersa che non riesco a vedere, mi manca la qualità.
    Ci rinuncio, torno in riva al fiume, se un giorno dovesse servire anche la quantità allora magari il mio quintale potrebbe tornare utile.

    Sul codice mi permetto di consigliare.
    Non conosco EViews, ma il sorgente mi pare corretto, se siete interessati ad un'ottimizzazione, a prima vista mi pare che si potrebbe sostituire, se il linguaggio lo permette, la sequenza di @replace con una annidata del tipo
    @REPLACE(@REPLACE(@REPLACE(@REPLACE(@REPLACE(@REPLACE(%my_series, "+", " "),"-"," "),"*"," "),"/"," "),")"," "),"("," ") (sintassi corretta con beneficio di debug :-))
    Ma non è detto che i tempi di elaborazione saranno minori, è da provare.

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    1. Massimo, ti quoto soprattutto quando scrivi "È quando mi ritrovo a "divulgare" che mi rendo conto di non aver capito un cazzo. Spesso non riesco, d'emblée, a ribattere con convinzione alle piddinate, anche solo del livello del manualetto di bastaeuro.org."

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    2. Non dimenticate la Prima Legge di Hammond: "mai discutere con un idiota: ti trascina al suo livello e poi ti batte con l'esperienza". L'esperienza consiste in un illimitato bagaglio di luoghi comuni, difficili da smontare per chi, come la maggior parte di noi, non e' del mestiere. Nella mia piccola esperienza, l'argomento piu' blindato - di fronte alla macchinetta del caffe' - a favore delle tesi del Prof e' il riferimento al passato, dove nonostante mafiacorruzioneinflazione si stava tutti meglio. Alzate pero' subito gli scudi che vi arriva una faserata di ciiiina, rispondete al fuoco con bombe numeriche sull'import/export...

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  25. OT: ho come l'impressione che comincino a temere il futuro. Se l'analisi del messaggio di Renzi fatta da Scenarieconomici è corretta, sta succedendo qualcosa nel PD. La paura del pantano. Hanno scelto la moneta (quella degli altri...), ma si rendono conto (solo?) ora di non poter contrastare il declino se non cambia qualcosa a Bruxelles o a Berlino. I primi timidi (e inutili) tentativi di sbattere i pugni sul tavolo. La cosa che mi colpisce è in realtà che così Renzi (o chi ha realizzato il testo per lui) dimostra che la dirigenza piddina sa (è consapevole, non ignara). Sa delle conseguenze. La cosa bella è che ora hanno paura.

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    1. E' che batte i pugni sul tavolo che non c'è

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    2. E infatti grazie ai pugni sul tavolo che non c'é, e alla voce alta (al di sopra dei 20 kHz), il fuoriclasse della politica italiana è riuscito ad ottenere il pareggio di bilancio nel 2015...
      Comunque era così incazzato e determinato nei suoi propositi che ha appoggiato Juncker per fare un dispetto. A chi non s'é capito...
      Mi rimangio il discorso sulla paura. Questi del PD sanno cosa stanno facendo, conoscono le conseguenze (compresi i possibili futuri problemi di ordine pubblico in conseguenza del disastro sociale), ma non capiscono che tirando troppo la corda questa prima o poi si spezza. Renzi le racconta, ne racconta così tante che qualcuno dovrebbe rammentargli la fiaba di Pierino e il lupo...

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  26. Rileggendo anche l'articolo linkato mi è venuta in mente una cosa, magari sarà una delle boiate da ingengnere che tanto ti piacciono.
    Ma in BCE la conoscono questa condizione di Marshall-Lerner? Perché se così fosse basterebbe poco per trovare un range di svalutazione ideale per tutte le economie dell'EZ.
    E se fosse impossibile allora dovrebbero dire (scusa ma nel mio settore funziona così) se la cagata è la regola o la moneta unica.

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    1. @Massimo Impegno
      in bce sanno della condizione di Marshall-Lerner, certo che lo sanno.
      La verità è che in bce ed a brussel, vogliono consapevolmente non rispettare certe leggi economoche, e tutto a dispetto dei santi, come si suol dire.

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  27. ....mentre gli altri (s)parlano, qui ci sono i numeri....come sempre....

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  28. E la Grecia, con l'algoritmo Samaris-Samaras, arriva agli ottavi di final....

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  29. dunque... la prima parte del codice può essere sussunta come segue:


    for !i =0 to 4
    if @left(@lower(%{!i}), 3) = "log" then
    %{!i}=@mid(%{!i},5,@length(%{!i})-5)
    %open{!i}="log("
    %close(!i)=")"
    endif
    next


    l'ho provata su eview e direi che funziona. è un po' più robusta dell'originale perché aggiunge il @lower che rende il "log" case-insensitive (puoi scrivere "log", "LOG", "Log" etc.) ed è, me lo si concederà, un tanticchia più elegante.
    per rendere pari (quando non miglior) servigio sul resto, mi servono però istruzioni su cosa precisamente debba fare (la sintassi z_qualcosa!qualcosaltro risulta indigesta al mio interprete e la mia fantasia non basta perch'io mi figuri quale fosse l'intento)...
    cordialità assortite,
    m.

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    1. Ma qui usi un dispositivo di meta-programmazione (quel {!i} che ho appreso chiamarsi Replacement Variable in EViews) per simulare un vettore di stringhe, dove l'indice diventa parte dell'identificatore delle variabili (quella serie di %open1, %open2, ..., %openN - stessa cosa per %close).

      Funzionerà anche ma ho letto che il linguaggio ha un tipo tabella, sarebbe più opportuno usare quello. Comunque non ha molto senso dare delle indicazioni senza vedere tutto il programma, sapere cosa deve fare e quali dati deve elaborare.

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    2. Il @lower() è decisamente più elegante. Quel ciclo, però, non funziona su EViews 5.

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    3. E gnente, nun c'arivate proprio... Gentile utente, la invitiamo a leggere il post scriptum del presente post. Cordially... and good day!

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    4. ah, usi eviews5... pardon, mi ero scaricato il 7.
      @correttoredibozzi: sì, è metaprogrammazione, che eviews usa intensivamente (infatti ha quella simpatica sintassi compatta con le {}). certo che ci sono varie forme di array, mi sono limitato a scrivere un codice esattamente equivalente, inclusi i nomi delle vaiabili in ingresso e uscita dal pezzo (equivalente su eviews7, ahimè).
      @bagnai: al di là delle tue personali polemiche con un tizio di nome bessi, il disintereresse verso le quali non chiamerei 'mancanza di ironia' (che comunque mi manca), se a chr fa comodo la mano de un profesionista, a disposizio'. altra materia, altra caterva di competenze, e sarei felice di dare modestissima contropartita a tutto ciò che di utile ho trovato su questo blog.

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    5. Caro, la polemica non è meramente "personale", perché l'amico, se vai a vedere, dà dei fessi a voi (oltre a diffamare). Quel codice è la prima cosa che mi è capitata sotto il mouse, è roba di anni fa, e naturalmente serviva a far capire a chi non capisce niente che non capisce niente. Era fatalità che fosse usato anche da qualcun altro per far capire che capisce molto.

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    6. ops, i beg your pardon. del resto immagino esista una via più propria per offrire manovalanza volontaria (sempre che l'opzione sussista in generale), e sarei lieto di seguirla se ben indirizzato.

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  30. A proposito di sistemi complessi.
    Da Wikipedia: “In fisica un sistema complesso è un sistema in cui le singole parti sono interessate da interazioni locali, di breve raggio d'azione, che provocano cambiamenti nella struttura complessiva. La scienza può rilevare le modifiche locali, ma non può prevedere uno stato futuro del sistema considerato nella sua interezza. Come dice Edgar Morin "nei sistemi complessi l’imprevedibilità e il paradosso sono sempre presenti ed alcune cose rimarranno sconosciute"”
    In soldoni se le variabili che intervengono in un certo fenomeno sono numerose è ovviamente complicato considerare il loro effetto sullo stesso tramite funzioni matematiche.
    Tali funzioni potrebbero magari anche essere scritte ma potrebbe non esistere un calcolatore così potente da eleborarle in tempo utile facendo muovere tutte le variabili insieme.
    E se poi le stesse funzioni che descrivono i rapporti tra le variabili variano magari in dipendenza da un fattore psicologico ? Come per esempio la propensione all’acquisto di un certo lavoratore che non sa se domani mattina troverà ancora la azienda in cui lavora in piedi ?
    Se ci spingiamo troppo oltre in questo tipo di valutazioni arriviamo alla teoria del caos secondo la quale una farfalla che sbatte le ali a Tokyo potrebbe causare una tempesta a New York.
    Ma torniamo con i piedi per terra che di fesserie ne ho già probabilmente dette troppe.
    Mi ricordo che quando in terza ITI simulavamo il comportamento di una sfera che scendeva su di un piano inclinato con il Pascal e l’Apple II E, non tenevamo di conto della velocità del vento !
    Penso che sia fondamentale sapere ben stimare quale possa essere l’impatto di una variabile su di un sistema per decidere se considerarla o no nel nostro studio ai fini di trovare in tempi ragionevoli delle informazioni utili alla nostra causa.
    Ma poi le valutazioni quantitative sono così importanti ?
    La prima cosa da capire è la direzione in cui andare, quanto andarci vediamo, potremmo anche un po’ sperimentare e vedere cosa succede.
    E poi la direzione in cui andare ormai la conosciamo, grazie naturalmente a persone che hanno fatto o saprebbero fare studi su sistemi complessi, grazie a professori che conoscono molto bene la materia che insegnano, grazie a esempi che nella storia abbondano.
    Il perché non andiamo però nella direzione giusta è più un mistero religioso che non una conseguenza di errori di calcolo, anzi ho paura che i calcoli non li abbia sbagliati proprio nessuno !
    Una nota a riguarda del fatto se sia sufficiente oppure anche solo auspicabile svalutare l’euro piuttosto che dissolverlo e fare avere comportamenti diversi a più monete all’interno della attuale eurozona.
    Ma se ce lo dice anche Draghi qui !!!
    Con l’euro non sono possibili che piccoli e del tutto insufficienti (per qualcuno ) aggiustamenti, che altrimenti per altri potrebbero essere delle catastrofi.
    Come lei ci insegna da ormai un bel po’ di tempo l’euro non può, ovviamente, annientare le asimmetrie generate da lui stesso all’interno dell’eurozona, come non può farlo nei confronti delle asimmetrie che intercorrono tra i vari paesi dell’eurozona e il resto del mondo se queste sono troppo diverse tra i vari paesi membri.
    Se queste asimmetrie sono il nostro problema, è chiaro che è l’euro il nostro problema.

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  31. Professore lei mi ricorda il medico inglese Jonh Snow, che nel 1854 prevenne un epidemia di colera a Londra, intuendo che tutti quelli che bevevano l' acqua del pozzo di Board Street morivano dopo pochi giorni di colera; a posteriori o per quelli che lo comprendono è assolutamente ovvio che se tutti quelli che muoiono hanno bevuto dal quel pozzo, per ragioni di evidente evidenza empirica, si vede che il problema è nel pozzo, che l' acqua è avvelenata. Ora però vorrei che considerasse una cosa, lei crede che il dottor Jonh sia riuscito a far chiudere il maledetto pozzo, salvando tantissime vite, andando ad urlare lezioni di microbiologia sperando che le persone comprendessero i fondamenti di microbiologia e poi magari spiegando anche le modalità con cui la malattia distrugge il corpo o lei crede che abbia semplicemente detto :"guardate chi beve qui, muore, è ovvio, tutti i morti hanno bevuto quest' acqua!". Ora io sono perfettamente conscio che lei è un accademico, che preferisce approcci tecnico-scientifici alla sua materia, però lei è quello che è riuscito a portare il dibattito su una possibile uscita dal euro in televisione, comprendo che lei ha la sua integrità intellettuale e crede nelle sue capacità di economista, ma lei si è chiamato ad un ruolo più grande, e non può che non rispondere alla chiamata, lei è un grande oratore, e se cercasse di essere meno accademico e più "populista" potrebbe davvero farcela(ovviamente non da solo come uomo della provvidenza) a farci uscire da quest' incubo.

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  32. Orcocane prof. quella di Jack non la ricordavo proprio.
    Mah, vecchia? O forse non riesco più ad essere multitasking come Lei...
    Me lo segno, Jack continui col Jazzzzz.
    Preferisco Bach!

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  33. [Modalita' espertone (m)nerdoso ON]
    Paradossalmente se si dovesse programmare la sveglia del cellulare si utilizzerebbero tanti linguaggi ma non il C++, infatti:
    - gli Apple-phonini si programmano in Objective-C
    - Gli Android-phonini si programmano in Java
    - Gli Windows-phonini si programmano in C# (pronuncia 'si sciarp', da non confondersi con 'si sciape', ovvero sei uno sciapetto)

    Invece sia RATS che Eviews sono scritti in C++.
    [Modalita' espertone (m)nerdoso OFF]

    #checciparloaffareconvoi


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    1. E gnente... È come pescare con la dinamite... Ma tipo rileggere Swift?

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    2. ahah, caro alberto, se vuoi liberarti dei nerd, temo che attizzare con post-scripti che contengono la parola "cippiùpiù" non sia una grande strategia!

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    3. Ma figurati... A me fa piacere vederci così attivi...

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  34. Grazie @a perfect world. Bella questa legge di Hammond. Cercherò di applicarla.
    Lascia perdere, Tiziano, non sei mica un botanico. Quando in Economia inventeranno il wizard ti potrai vendicare.
    Ha offeso professore, altro che Swift.
    Se uno ha problemi con il suo idraulico di fiducia in genere non mette un annuncio sul portone dicendo che ha una perdita in bagno. Per carità, liberissimo di farlo, soprattutto se subliminalmente intende altro, però poi deve accettare anche lo sciame di, fors'anche sedicenti, tecnici che inevitabilmente romperanno le balle al citofono, specialmente se riporta anche il comportamento di un sifone che in realtà funziona.
    Che il messaggio fosse indirizzato al dottor Bessi era lapalissiano, l'ironia anche, è lo spam di un pezzo corretto del listato che è stata interpretata come una richiesta di aiuto. Questo, e solo questo, ha generato gli OT.
    Pertanto, sapendo che lei conosce i suoi polli, sono spiacevolmente stupito dai suoi commenti.

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    1. Sinceramente non sapevo che fossero così tanto polli. Ma tu sei qui solo da maggio... Evidentemente non hai ancora capito dove ti trovi.

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  35. Gli interventi di Bagnai sempre tecnicamante avvincenti (anche se alle volte un po' spocchiosi ma non è l'unico caso) si possono sintetizzare col fatto che l'Italia si avvantaggerebbe dalla svalutazione di una moneta propria rispetto alle altre (o altra) europee.
    Per un po' mi ha convinto. Ma poi ho pensato questo. I casi sono 2.
    1. Uscaimo dall'€ e facciamo una svalutazione una tantum es: -20% rispetto all'€ e poi il rapporto rimane lì. Si tratta di un nuovo cambio fisso con altri rapporti. Ok, ci sarebbe un momentaneo vantaggio per le aziende esportatrici e per l'occupazione ma visto che ormai siamo dentro l'Euro non mi sembra il caso di imbarcarci nella molto dubbia impresa dell'uscita dall'€ solo per fissare un nuovo rapporto di cambio. E se i problemi strutturali rimangono dopo un po' si vorrà svalutare ancora. Meglio cercare competitvità su altre strade (magari buttare in galera i corrotti o combattere la criminalità organizzata o riformare la P.A.) così ci guadagniamo 2 volte.
    2. Vogliamo una svalutazione continua, prima -10% poi un altro -10% poi ancora -10% e così via. Questo significa inflazione sempre alta, nessuno che compra il nostro debito, cercare competitività attraverso il cambio invece che attraverso la qualità dei prodotti e prodotti esteri che diventano sempre più cari. E' una resa: visto che non riusciamo a prdurre roba buona vendiamo a prezzo stracciato.

    Conclusione: forse è stato un errore entrare nell'€ ma adesso sarebbe ancora peggio uscirne mentre è l'occasione di darci una regolata e portarci su livelli di efficienza produttiva più alti.

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    1. L'aspetto più avvincente del suo commento invece è quello antropologico. Lei interviene in un dibattito del quale palesemente ignora i risvolti tecnici e politici, dice ex cathedra due o tre luoghi comuni che farebbero sorridere di compassione il più disattento dei miei lettori (e che la letteratura scientifica smentisce), e poi accusa me di spocchia!

      Le chiarisco un concetto: la mia non è spocchia, è disprezzo (misto a fastidio). Un buon dizionario la aiuterà. Stia con le sue convinzioni, non è certo mia intenzione convincerla.

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  36. @Luigi Derossi
    lei fallisce in toto la sua analisi

    1) la svalutazione non è una decisione del tipo "vado a comprare la pizza invece del pane".
    questo perché semplicemente si tratta di decidere di mettere la propria "moneta" sul mercato.. Insomma, capisco che sia sempre questione di scelte, ma su piani differenti

    2) premesso il punto 1), sarà il mercato a prezzare la nostra lira e saranno gli altri che dovranno difendersi e non noi!
    con 'sta storia della difesa ad oltranza quando invece siamo all'attacco e viceversa.
    Dominick Salvatore ricorda la stessa cosa sul prezzamento della lira-marco quando bisogna entrare nell'euro.. avevamo tutto da guadagnare e potevamo cambiare anche a 2.100 lire invece di 1936,27 (vado a memoria sul numero scaturente dall'algoritmo ell'economista)

    3) quando si svaluta si svaluta!
    e se avesse letto i contributi di goofy e asimmetrie dovrebbe sapere che esiste un'ondata iniziale di svalutazione poi un'altra perché l'inflazione si accumula.
    EMBE'?
    da quando l'inflazione (normale, strutturale) è male?
    ecco.. prendi un assunto falso e allora ci costruisci i castelli di carta.

    4) riforme strutturali.
    Certo che ne servirebbero e subito!
    nazionalizzazione BdI, separazione competenze banche, controllo movimento dei capitali, nazionalizzazione delle banche fallite e di altri asset strategici, piano industriale.
    OPS, un piano industriale che ci è stato vietato con l'ingresso nello SME e con il divorzio.
    Cacchio, questa le sfuggiva però

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