venerdì 9 maggio 2014

Meritocrazia (by Roberto Buffagni)

Sintesi: un ceto dirigente in lotta contro altri ceti dirigenti ha bisogno di cooptare anche i ragazzi svegli che vengono dal basso, perchè vuole vincere e per vincere non si può fare squadra coi soli figli di papà.

Un ceto dirigente che ha accettato la subordinazione definitiva rispetto ad altro ceto dirigente (protettorato, colonia) NON ha bisogno di cooptare ragazzi svegli che vengono dal popolo, perchè vuole solo continuare a spolpare il suo unico nemico, il popolo che dirige su mandato altrui: un nemico che spreme per conto proprio e conto terzi, e del quale deve garantire la mansuetudine pecoresca (in neolingua: la funzione del ceto dirigente subalterno è la mediazione del consenso). Questo ceto dirigente coloniale è disposto anche a vendere il proprio popolo sul mercato internazionale degli schiavi: si vedano i regni africani, che vendevano il surplus dei propri sudditi ai mercanti arabi, i quali poi li commerciavano in tutto il mondo (globalizzazione).

Ecco perchè il ceto dirigente americano (nel quale funziona eccome l'old boys network e il cronysm) è più permeabile ai meritevoli rispetto al ceto dirigente italiano.


(...che glie devi da di'? È perfetto. Ovviamente lo dedichiamo all'old boy Zingy...)

175 commenti:

  1. Mi unisco all'apprezzamento e lo condivido (io poi vado matto per pensieri del genere).

    [Sull'autore del pensiero non ho trovato niente, però...]

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    1. Io ho fatto una ricerca sull'autore e, se è lo stesso Roberto Buffagni, è già intervenuto su questo blog:

      http://goofynomics.blogspot.it/2014/01/mario-ah-mariooo-de-che-stamo-parla.html

      Credo che sia lo stesso Buffagni che ha scritto questi articoli sul blog conflittiestrategie.it:

      http://www.conflittiestrategie.it/cose-che-succedono-solo-in-italia-di-roberto-buffagni

      http://www.conflittiestrategie.it/unipotesi-sul-ruolo-del-pci-nel-caso-moro-di-roberto-buffagni

      Non ho la cultura, ne la competenza per giudicare le sue idee. Però ricordo che una volta, una persona perbene (ma con un pessimo carattere) mi diede una lezione sul valore estetico dell'onestà:

      http://goofynomics.blogspot.it/2014/03/ucraina.html

      Il mio umile parere è che questo Buffagni rientri in certi parametri estetici, e oltretutto ha un'ottima capacità di sintesi.

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    2. Grazie per le segnalazioni, gentilissimo.

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    3. Sono io quello. Grazie per la stima.

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  2. E poichè detta classe dirigente provvede al popolo sempre più scarso il "panem", deve provvedere almeno adeguati "circenses", assicurandosi la collaborazione di leaders cresciuti dal basso ma dotati di vero carisma, come il mitico Genny!

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  3. L'eliminazione del potenziale "ceto dirigente" di provenienza popolare viene da lontano. Lo snodo in Italia è stata la riforma universitaria degli anni ottanta (prima Iervolino, poi Ruberti, purtroppo entrambi campani), che ha drasticamente reso insostenibile per i ceti davvero popolari l'accesso all'istruzione superiore. L'apertura al mercato (soprattutto con la seconda) -teoricamente inclusiva di effetti positivi- esprimeva una radicale ridefinizione della missione dell'istruzione, accompagnata da retoriche contro l'università di massa ed incomprensione per l'essenziale necessità di favorire la transizione tecnologica con un livello molto più alto di istruzione diffusa.
    La mia antica militanza universitaria risale un poco in questa nota, ma credo sinceramente che quelle due riforme siano state uno snodo (la cornice del ragionamento potrebbe essere questa: http://tempofertile.blogspot.com/2014/05/transizioni-dalle-zone-umide-alle.html)

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  4. Post un po' criptico (neolingua, cronysm, old boys network), almeno per me; provo a tradurre: si sostiene che non c'è meritocrazia perché ci siamo venduti il popolo ad altri conquistatori? non l'ho mai vista sotto questo aspetto, anche perché richiede un "disegno" e una "progettualità" che secondo me non stanno in piedi. A mio avviso, è semplicemente una questione di miopia culturale: non c'è meritocrazia per due ragioni storiche:
    1. Mentalità cattolica: a differenza del protestante da noi vige l'idea della "provvidenza", insulso termine per dire che i problemi li risolve qualcun Altro, con la A maiuscola. Non è un caso che da noi la "esplosione economica" degli anni '50 e '60 sia più spesso rimpiazzata con "miracolo economico".
    Una visione provvidenziale porta inevitabilmente ad una mentalità "arrangiamoci per come possiamo", con un orizzonte temporale di pochi giorni. Al resto pensa 'u signuruzzu.
    2. mentalità clientelare: è dai tempi dell'antica Roma che i "clientes", ovvero quelli che chiedevano favori al patrizio di turno, bazzicavano fuori dalle ville signorili già alle prime luci dell'alba. Specialmente al Centro e al Sud Italia, è rimasta l'idea del favore accordato dal potente, oggi voto di scambio, anche per le cose più becere, come l'allaccio dell'acqua del contatore condominiale (non sto scherzando...è successo da me) per cui ci si rivolge all'amico del sindaco.
    3. Ignoranza finanziaria ed economica. E' effetto di una certa visione di sinistra per cui i soldi sono brutti e l'operaio è bello. Conseguenza di ciò, le masse rimangono ignoranti su cosa sia un flusso di cassa, con i loro soldi che bellamente finiscono nelle tasche di pochi, anno dopo anno. Invece, nel centro Europa(Calvinisti), dove è nata la Borsa (fine del '500) hanno un'ALTRA mentalità, che si è rivelata vincente rispetto ai paesi "latini".

    E francamente, da quinta potenza del mondo che eravamo, ora ci saremmo ridotti a fare da mediatori di popoli di schiavi? anche i francesi e gli irlandesi? ....diciamo che abbiamo sottovalutato le conseguenze di tante scelte, ma proprio perché siamo stati superficiali e ideologizzati per trent'anni.

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    1. Si sostiene una cosa diversa, del tutto opposta a quello che sostieni te. Tu sostanzialmente dici che le dinamiche economiche sono guidate da quelle "morali". Roberto dice che le dinamiche "morali" sono guidate da quelle economiche. Tu dividi gli uomini in super e sottouomini. Roberto la vede un po' diversamente. All'epoca dei clientes Seneca è venuto a Roma dalla Spagna, per dire. Prova a girare il cannocchiale...

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    2. @ Lorenzo Marchetti
      Scusa, traduco (ho scritto un po' frettolosamente in risposta a un altro post, ma poi Alberto ha gentilmente segnalato il mio intervento).
      Old boys network, cronysm = raccomandazioni, scambio di favori & parentele. Cose che sempre e dovunque sono esistite ed esisteranno.
      @ Alberto Bagnai
      Grazie della segnalazione, Alberto.

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    3. A volte mi rendo conto di essere una persona strana perchè semplice
      Siamo diventati la quinta potenza mondiale e abbiamo avuto il miracolo economico nonostante le nostre "mentalità e ignoranza", risalenti addirittura all'epoca romana, ma abbiamo perso tutto ciò a causa delle nostre "mentalità e ignoranza", risalenti addirittura all'epoca romana...
      Qualcosa non torna, anche perchè essere quinti al mondo non è un'impresuccia...

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    4. Sì vabbè, ancora Max Weber e le tare del Concilio di Trento. Uffa, ma
      quando ci entrerà in testa che la superiorità alemanna è frutto solo della troppa PATATA? (http://it.wikipedia.org/wiki/Federico_II_di_Prussia)

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    5. Va però detto, che se ci rapportiamo all'impero romano, dove comunque vigeva più che mai il concetto centro-periferia (anche se in chiave più burocratico-amministrativa che non strettamente economica), la penisola iberica era considerata tanto economicamente quanto culturalmente "centrale" e lo sarà fino all'invasione gotico-vandala. L'unica regione dell'impero ancora più centrale rispetto a quella iberica era (forse e dico forse) la Grecia. Quindi in questo caso non so se l'esempio di Seneca quale "cervello strappato alla sua nazione di origine" sia valido. Anzi, proprio il fatto che Seneca sia storicamente ricordato (al pari dell'imperatore Traiano, spagnolo anche lui) come tra i migliori intellettuali romani, ci fa capire quanto fosse vero ciò. Inoltre gran parte della ricchissima ed influente "classe equestre" romana veniva proprio da lì.

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    6. La regione tedesca economicamente piu' forte (e quindi meritocratica?) è la Baviera. Regione a maggioranza cattolica. Come la mettiamo?

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    7. Come quinta potenza si dava fastidio al manovratore. L'Italia si stava proiettando come potenza mediterranea, quindi appunto geograficamente con i popoli arabi e balcanici (es. negoziando le forniture energetiche direttamente con loro). I nostri superuomini che operavano in tal senso sono stati sostituiti da altri "superuomini". Forse e' qui che si annebbiano le relazioni causa/effetto, ovvero perche' (apparentemente) non abbiamo reagito alla proiezione atlantica? Perche' comunque avevamo tutti contro anche nella Casa Europa (Nord-Europa).

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    8. Inoltre, please, piantiamola con l'idolatrata meritocrazia che a volte o spesso è la meritocrazie del denaro "a prescindere".
      Domanda: se l'istruzione, anche superiore e universitaria italiana è (stata) finora non del tutto gratuita ma certo non gravata dalle spaventose rette dei licei, o equipollenti scuole superiori, e delle università meritocratiche delle "democrazie" in cui si paga tutto ma proprio tutto tutto, financo ci si salassa per un'influenza - e figurati quanto per un diploma o una laurea in posto come si deve.- ma, abbiate pazienza, chi è disposto a sottoscrivere che fa schifo, detta istruzione italiana, e a sostenere che ha prodotto diplomati e laureati tutti da schifo, compresi alcuni che scrivono e leggono qui?
      I meritocrati di mestiere, o meritocratomani di patologia (che ciascuno scelga il profilo in cui più si riconosce) dovrebbero riflettere, e i loro critici ripetere fino all'altrui nausea e isteria come farò io - noiosina e testarda la mia parte - che dove tutto si paga salato a prescindere dalla qualità, l'alta qualità - finora spesso inferiore alla media di qui - quasi sempre NON prescinde dal denaro impiegato obbligatoriamente negli studi.
      Che se c'è, c'è, se non c'è, non c'è (pseudo-Lapalisse) .- e senza tante manfrine sul fatto che in certe democrazie ci sono le borse di studio per i poveri e intelligenti se bravi, e soprattutto se sanno buttare da qualche parte qualche palla, nel senso di praticare uno sport altrove diffusissimo, id est NON il calcio. E se il povero ecc ecc deve giocare per vincere/mantenere la favolosa/favoleggiata borsa di studio, qualcuno mi dica quanto e come studia e quando si laurea, sempre che arrivi alla laurea non slogato/dopato - bieca illazione mia.
      Intendo che, in un sistema di istruzione NON fondamentalmente gratuito, il merito lo fa di necessità, novanta su cento, anzitutto il denaro che permette di frequentare quelle scuole sulla carta meritevoli che danno pezzi di carta - di diversa natura - ai meritevoli e non, che possono arrivarci a suon di carta, verde o altro colore.
      E se uno non è proprio piatto magari prima o poi si laurea perfino nella prestigiosa università grazie al denaro che gli permette di permanere nell'università prestigiosa ecc ecc e via mitizzando. Naturalmente dico ciò senza disconoscere in alcun modo molte conclamate mondiali eccellenze sia fra i centri di studio sia fra le moltissime persone di moltissime nazionalità e di ceto diverso.
      Le persone intelligenti, brave in qualche campo, capaci di mettere a frutto i talenti e anche dotate di un poco di ambizione certo emergono ecc ecc. Diciamo dunque una banalità, che a qualunque latitudine il denaro aiuta.
      Ma non si venga a dire che il denaro, in certi sistemi di scuole e non solo, non fa la differenza. La fa anche, non solo nello studio, perfino chez nous, cioè in un sistema da molti lamentato non meritocratico.
      Sospetto con cattiveria, eh eh, che molti lamentanti il non meritocratico si ritroverebbero a contare una s..a in un sistema autenticamente meritocratico, cioè che prescindesse dal "merito" del denaro, che certo non può tutto ma che mette in grado di tentare molte cose e, anche solo indirettamente, di riuscirvi.
      Qui si torna al discorso sulla nostra Costituzione ecc ecc, a cui, da ignorante in materia, ho osato richiamarmi qualche commento fa.
      Le puntualizzazioni e le delucidazioni e il di tutto di più si trovano nel libro di Luciano Barra Caracciolo.

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    9. Adriana ci spinge verso il passo successivo, cioè domandarsi: meritevole secondo quali parametri?

      Vi si allude soltanto ma è chiaro che meritevole è persona in grado di apportare un utile contributo al mantenimento dello status quo, disposta a giocare secondo le regole di chi comanda.

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    10. La concezione "provvidenziale" (cioè legata alla Provvidenza) è una struttura tipicamente agostiniana. Nei secoli rimane latente nel pensiero della Chiesa (accettata ma non strenuamente difesa, anche perché non ci furono mai dispute sul tema, interessando altri argomenti).
      Lutero, frate agostiniano, lo pone come tema centrale del proprio pensiero: la Chiesa cattolica, allora, per differenziarsi, si butta sulla sponda opposta, radicalizzando le differenze e sancendo la nuova posizione al Concilio di Trento, come testimonia Franzen.
      I protestanti in blocco (a parte i Valdesi, per ovvie ragioni) accettano in blocco la predeterminazione e la Provvidenza come suo braccio armato: l'espressione più radicale, la esprime Calvino, per il quale chi è predestinato non è obbligato a compiere buone azioni e la Provvidenza provvederà a favorirlo materialmente (le implicazioni politiche e socioeconomiche sono fin troppo ovvie). Per i cattolici, la Provvidenza interviene condizionatamente, per aiutare chi compie buone azioni. E' vero che il principale romanzo ottocentesco si permea sulla concezione della Provvidenza salvifica, è, però, ben noto, che l'autore era un ex protestante convertito.
      Incidentalmente, nell'impero romano le provincie orientali erano ricche e quelle occidentali povere. Infatti, dopo la divisione l'entità politica che riuniva l'Oriente è durata 1000 anni di più. L'Iberia era la regione più povera, sorpassata per qualche anno dalla Gallia Transalpina dopo la cura Cesare.
      Così, giusto per...

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    11. Se il cattolico giustifica il successo della provvidenza, il protestante giustifica la provvidenza del successo e quindi giustifica ogni forma di capitalismo e ogni agire umano che abbia successo, poiché è stato "approvato" da Dio stesso (ennesima variante del Gott mit uns, che dall’Ordine Teutonico passa ai re prussiani, fino a comparire impresso sulle fibbie dei soldati nazisti, guarda caso…). Senza essere né cattolico, né protestante, mi pare che la seconda giustificazione sia più sottilmente pericolosa, poiché stressa il concetto stesso di meritocrazia fino a riporlo sotto la protezione dell'approvazione divina, snaturando perfino il pur discutibile senso dell’ordalia medievale, ove il confronto tra contendenti era fisicamente diretto, pertanto meno assoggettabile a trucchi o maneggi d’ordine terzo. Nella deriva di natura protestante che ancora nutre buona parte degli Stati Uniti (il che non vuol dire coinvolga il protestantesimo in toto e qualsiasi individuo si dichiari protestante) l’essere più bravi significa che sia Dio ad appoggiare in quanto meritevoli, principio questo la cui applicazione sistematica esclude la validità di una pletora di pensatori, scienziati e intellettuali i quali, nel corso della storia, e a prescindere dall’essere loro laici o religiosi, hanno visto rigettare le proprie vedute perché troppo avanzate o non in sintonia col potere costituito, salvo poi rivelarsi interessanti e corrette, per essere rivalutate dopo decenni o addirittura secoli. Inoltre il concetto di meritocrazia corrente, in sé stesso, esula da tutta una serie di parametri ormai desueti, come l’affidabilità etica e l’onestà (anche intellettuale), poiché prende come punto di riferimento il solo risultato, ritornando al machiavellico “Il fine giustifica i mezzi”. Ma se il fine giustifica i mezzi, iniziamo a domandarci allora cosa giustifichi il fine, e forse il concetto di merito allargherà di un poco i propri tuttora angusti, prevedibili, e strumentalizzabili confini. Ne consegue che l’idea di merito dipenda dalla mentalità del tempo e dai valori della società che abita quel tempo, assumendo peraltro differenti valenze entro le componenti stesse della medesima società (del resto perfino la criminalità organizzata si fonda spesso sul merito, così come certe comunità carcerarie, e chi, all’interno di queste strutture, ottempera ai doveri previsti dalla scala di merito, acquisisce rispetto, prestigio e capacità di comando).

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    12. 1. qualcuno dovrebbe spiegarti che negli USA protestanti l'ascensore sociale per i meritevoli è fermo da 30 anni.
      http://www.globalproject.info/it/in_movimento/divario-sociale-crescente-poverta-esclusione-sociale-negli-usa/16903
      chi comanda si è convertito al cattolicesimo, o semplicemente l'ascesa sociale NON dipende dal credo religioso, ma dalle politiche economiche liberiste che la cancellano, abolendo il welfare state che pemette al più povero di avere le stesse opportunità del più ricco (o almeno cerca di attenuare le differenze)?
      2. clientele ) ti hanno già risposto sul fatto che nell'antica Roma l'esistenza dei clientes non era necessariamente ostacolo alla meritocrazia (tanto che persino gli schiavi se la potevano giocare e diventare anche più potenti degli imperatori, se erano capaci)
      3. "le masse rimangono ignoranti su cosa sia un flusso di cassa",
      certo, certo, il record mondiale di piccoli imprenditori (tra le grandi economie del pianeta) deriva dall'ignoranza economica di massa...
      "nel centro Europa(Calvinisti), dove è nata la Borsa (fine del '500) hanno un'ALTRA mentalità"
      quella che ha creato il fallimento di Lehman Brothers e lo scoppio della bolla finanziaria di cui LB era solo una parte? Eh, certo, i calvinisti sì che sono attenti a investire solo dove il ritorno è sicuro e basato su una valutazione realista....

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    13. La meritocrazia risponde ad una metrica, ovvero alla misura delle qualità che uno deve avere per ricoprire un certo ruolo. Essendo una metrica umana, non ha una legge fisica alle spalle che la qualifichi come universale, pertanto questi parametri variano a seconda del contesto storico e geografico. Essa non deve necessariamente identificarsi con il conto in banca, per cui più sei ricco, allora "più sei mejo". Quest'ultima è una distorsione del concetto di meritocrazia vista solo in termini finanziari. Merito tra i prof, merito tra ingegneri, merito tra medici.
      L'uguaglianza assoluta non esisterà mai, a meno di non vivere in uno stato totalitario che abolisca l'iniziativa, rendendo tutti uguali. Altrove ci hanno provato, mi risulta; e mi risulta che è finita male. Distruggere la libertà individuale per avere la massima uguaglianza collettiva. E se uno crea ricchezza, e sa come proteggerla e trasferirla alle future generazioni, educando i figli ad amministrarla, creerà un polo di attrazione finanziaria che si autoalimenterà. Ovviamente a scapito degli altri, specialmente in cicli di crisi. Ma qua finiamo su altri discorsi...

      Le risposte che leggo sono a mio avviso dominate dal sentimento, non dalla ragione: io sostengo che in Italia c'è scarsa propensione a riconoscere il merito rispetto ad altri paesi sviluppati, ciò non toglie che le logiche clientelari esistano dappertutto. Piove in tutto il mondo, anche nel Sahara, però in misura diversa, e un posto è arido, un altro è un perenne acquitrino.
      Solo, questa propensione al "favore" nel centro-sud è così radicato che dall'allaccio dell'acqua condominiale, a sistemare le panchine nel parco sotto casa, è un continuo rincorrere conoscenze. E' un fatto, senza scomodare Costantinopoli, Seneca, Calvino, Unità d'Italia e via discorrendo. Come se milioni di persone leggessero Seneca e si formassero su Kant. Mi sembra non vogliate vedere la realtà per quello che è rifugiandovi in belle citazioni che "fanno figo", ma che possono essere sconfessate in tre nanosecondi.
      E che c'entra questo con l'Euro? tutto e niente, quindi niente, per il principio dell'AND logico. Perchè a forza di sofismi si può anche dimostrare a parole che la terra è piatta.

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    14. Io credo come il prof. Bagnai nella divisione del lavoro e che qui si travisi un po' la realtà. Cercare risposte riguardo le dinamiche economiche attuali in un sistema economico e sociale di due millenni fa è francamente assurdo. Qualcuno pensa davvero che i clientes e i patrizi fossero gli antenati degli attuali mafiosi o politici? Se qualcuno mi dimostra un legame diretto sono pronto a presentarlo in sede accademica. Il sistema di clan longobardo o qualunque altra società antica non possono essere visti come in una prospettiva "meritocratica" (e chi sono i migliori? Loro avevano una risposta) moderna.

      La Spagna e il Medio Oriente durante l'Impero Romano erano sottomesse al volere di Roma attraverso la forza militare e la pressione economica e finanziaria. Definire la Spagna o la Grecia il centro dell'Impero Romano non ha senso: il centro politico-economico era Roma e il processo di rinascita delle province dopo le conquiste parte anche attraverso gli investimenti che arrivano dalle conquiste durate tre secoli. Solo quando l'autonomia delle province aumenta progressivamente, anche a causa della pressione sulle frontiere e delle riforme di Diocleziano, man mano il centro economico si sposta ad Oriente e a Bisanzio. Questa città non era altro che un modesto centro fino all'intervento imperiale, ad esempio. Tutto questo però deriva da un indebolimento del potere centrale e dagli investimenti nelle province mossi durante i primi secoli. Quanto pensate che possa aver alimentato ad esempio l'economia germanica il fatto che fossero stanziati migliaia di soldati sull'Elba o sul Reno? Un spesa enorme e questo può aver avuto un ruolo nello spostamento del centro politico occidantale da sud a nord. Non dovremmo cadere in definizioni semplicistiche, l'argomento è molto complesso.

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  5. Apparentemente OT ma....
    Pare che la Russia si stia preparando ad un 'all out effort' per chiudere definitivamente il problema dell'Ucraina, cioe' pare che stia considerando l'utilizzo di tutte le opzioni militari di cui dispone, missili nucleari inclusi.
    Questo e' un filmato propagandistico che hanno ritenuto di pubblicare sulle loro recenti esercitazioni a fuoco.
    https://www.youtube.com/watch?v=hb6plZWdhfQ#t=69
    Entro poche settimane, presumibilmente subito dopo le votazioni, l'est Ucraina fara' parte della Russia e l'occidente 'apprendista stregone' non sapra' piu' che fare per cercare almeno di salvare la faccia.
    Ad un secolo quasi esatto dalla Grande Guerra ci ritroviamo a rivivere il rischio di una guerra su larga scala in Europa.

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    1. Probabilmente il video da te linkato si riferisce a questa notizia (mi scuso ma l'ho trovata solo in russo):
      http://top.rbc.ru/politics/08/05/2014/922740.shtml?utm_source=newsmail&utm_medium=news&utm_campaign=news_mail1
      Credo che Putin stia "pacatamente" avvertendo l'occidente. Un pò come accaduto in aprile nel Mar Nero ad una fregata americana.
      http://italian.ruvr.ru/2014_04_27/Mar-Nero-e-il-marchio-nero-per-il-sistema-americano-Aegis-7206/
      Inoltre, vista la riluttanza a comprendere di EU, Nato e ovviamente USA, la Russia e la sua alleata Cina (su questa alleanza la stampa occidentale continua a tacere, nonostante siano le più grandi potenze militari al mondo dopo gli USA...) si apprestano ad effettuare esercitazioni congiunte proprio in questo mese.
      http://news.xinhuanet.com/english/china/2014-05/01/c_133303158.htm
      Ora non capisco cosa stia frullando nella testa di certi leader occidentali. Che gli USa si siano presi male perchè non sono più la prima potenza al mondo? Che abbiano paura della crisi in Europa che potrebbe rovinare i loro piani riguardo al ttip? Intanto in questo paese preoccupano maggiormente gli ultras... Giunti non a caso quando il discorso dell'euro ha iniziato ad invadere il riluttante dibattito politico...

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    2. @Simone: i leader occidentali che agiscono in Ucraina ormai sono solo quelli americani. Quelli europei fanno solo numero e si adeguano ai cablo di Washington, dopo il primo entusiastico - e spregiudicato - sostegno a EuroMaidan sono a rimorchio.
      Non sottovalutate lo zio Sam, le sue azioni non sono affatto illogiche o senza senno: l'obiettivo della crisi ucraina non e' l'ucraina, ma l'europa. Gli USA vogliono creare un fossato tre Europa e Russia, congelare i rapporti diplomatici ed economici franco e germano-russi, iniziare a tagliare gli approvigionamenti energetici da Mosca. Si chiama dottrina Brzezinski. Stanno spingendo i buoi europei dentro il recinto del ttip, chiudendo tutte le uscite alternative. In tutto questo, l'Ucraina e' un obiettivo secondario - il governo neonazi a Kiev e' "fortemente incoraggiato" a fare la guerra alla Russia, ma sara' lasciato al suo destino quando Putin lancera' le sue divisioni corazzate. Come in Georgia. Tanto meta' Ucraina e' gia' europea nel peggiore degli scenari (per Washington), perche' Putin si annettera' al massimo Est e Sud - anche lui sa che la parte orientale - cattolica e mitteleuropea - non accettera' l' occupazione russa, e che il destino politico di quel che rimarra' dell'Ucraina si giochera' nella regione centrale, quella di Kiev. Inoltre Putin usera' l'invasione come ultimissima carta: non puo' permettersi di perdere l'Europa, ne' che si consolidi il frame della Russia nemico principale degli europei, inoltre Mosca e' sull'orlo di una crisi economica. Quindi non credo che nel breve periodo rischiamo una guerra simmetrica - dando per scontato che quella in corso sia asimmetrica, con ampio uso di consiglieri militari, mercenari e forniture di armamenti da entrambe le parti. Ma magari alla prossima crisi ucraina, tra qualche anno, ne riparliamo. Sempre che nella confusione a qualche dottor Stranamore venga la fregola. Poco probabile, ma il caos e' l'anagramma di caso.

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    3. @Saint Simon: alcuni giorni fa avevo letto il tuo commento su orizzonte48 (fortezza europa) e ovviamente lo trovo molto interessante. Anzi illuminante.
      Quando scrivo leader occidentali, mi riferivo in realtà a quelli europei, visto che come dici tu gli americani hanno solo da guadagnare a soffiare sul fuoco.
      Partendo dal video linkato da Luca Cellai mi era solo venuta in mente la relativa notizia. E mi sono ricollegato anche agli interessi della Cina (avevo trovato un altro articolo, ma mi sono limitato a linkare quello delle esercitazioni congiunte).
      Le domande erano più retoriche che altro. Proprio avendo in mente la tua analisi. E infatti anch'io penso al fatto che Putin stia cercando di evitare l'intervento. Per quello ho parlato di avvertimento. Più che altro sono sempre più schifato dall'atteggiamento dei media.
      Invece mi ponevo una domanda da giorni e ora ne approfitto. Se a breve (relativamente parlando) dovesse dissolversi l'euro, come si comporteranno gli USA secondo te? E' possibile che l'avvertimento del leader del Pasok in Grecia (ossia che la Grecia potrebbe ridursi ad un campo di battaglia come l'Ucraina) sia dettato dalla consapevolezza di una possibile azione statunitense? Mi pare di capire che per realizzare il ttip sia necessaria l'area euro. Quindi gli USA potrebbero non vedere di buon occhio un suo dissolvimento. In ogni caso come possono fidarsi di una catapecchia che scricchiola? Io non credo che siano infallibili. E il mondo attualmente è più complesso di prima (da controllare). Quindi la sommatoria delle azioni dei vari giocatori in campo non porterà facilmente a quello che vogliono. Hanno già perso il controllo di diverse aree del mondo. E certamente vogliono mantenere il controllo sull'Europa. Secondo me non hanno valutato a dovere la reazione sociale, solo perchè per anni sono riusciti nel giochino. Ma l'hanno fatto un paese per volta. L'Europa è attualmente tutta un pò incasinata. E le cose non stanno di certo migliorando. Penso che alla lunga, cioè più il tempo passa più sarà difficile per gli americani realizzare i loro piani. Oltretutto le aree calde non fanno altro che aumentare. E nemmeno loro hanno la capacità di gestire tutto. Io credo semplicemente che non siano più la potenza egemone sul globo, ma ancora non l'hanno capito o non lo vogliono accettare.

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    4. @Simone: non credo che l'Euro sia un tassello essenziale della dottrina Brzezinski, sebbene quest'ultimo abbia sempre implicitamente supportato l'unione monetaria. Le critiche piu' aspre all'euro dagli anni '90 sono sempre venute dall'altra sponda dell'Atlantico; non si registrano eguali critiche verso l'integrazione economica e politica: c'e' sempre stata in parte dell'establishment statunitense la consapevolezza che l'Euro, con la tempistica con il quale e' stato introdotto, potesse essere un pericolo per il processo di unificazione (avevano ragione, lo vediamo adesso), ma fedeli alla dottrina Brzezinski si sono sempre mantenuti a relativa distanza: scelgano gli europei la forma e l'architettura dell'integrazione, l'importante e' che si uniscano e diventino come noi (e in questo l'euro, con la sua dinamica deflattiva implicita, non poteva che aiutare portando ad un piu' veloce smantellamento dello Stato Sociale in tutta Europa). Luttwak - altro consigliere molto ascoltato a Washington e buon conoscitore del Belpaese - con il suo solito stile molto diretto condanno' l'ingresso dell'Italia nell'euro fin dall'inizio, dicendo che sarebbe stata una catastrofe per gli italiani, per dirne una. E Luttwak e' sicuramente uno addentro alle varie cerchie decisionali americane. Quindi direi che l'euro ha aiutato il progetto euroatlantico, ma adesso sta diventando troppo ingombrante rischiando di far saltare l'integrazione europea e l'architrave che lo regge: l'asse franco-tedesco. l'euro ha compiuto la sua missione, adesso lo possono pensionare: procederanno per altre vie.
      Anche per il Ttip l'euro non e' strettamente necessario: quello che serve e' soltanto il porto delle nebbie di Bruxelles e gli "illuminati ottimati" della burocrazia dell'Unione Europea, dove le lobby europee e americane possono fare i loro giochi al riparo dai processi democratici degli stato nazionali. Basta che la firma sul trattato la metta la Ue per renderla de facto vincolante per i 27 membri. Molto meglio che intavolare 27 tavoli di trattative, con tutti i rischi che un simile processo comporterebbe per gli estensori del progetto.
      Infine, Se andiamo a vedere come funziona il Nafta (che e' la l'accordo piu' simile al ttip attualmente in essere) possiamo vedere che non c'e' affatto bisogno di una moneta unica o di un regime di cambi peggati: dollaro usa e canadese fluttuano tranquillamente per i fatti loro, solo il messico (che aveva un'economia molto piu' arretrata rispetto ai partner) ha un regime di cambio flessibile in una banda di oscillazione con il dollaro Usa (tipo sme pre-euro, ma con bande di oscillazione molto piu' ampie).
      Quel che posso intuire nella mia ignoranza e' che per il ttip il cambio fisso non serve. L'importante per il big business americano, molto piu' dell'annullamento del rischio di cambio, e' arrivare a togliere gli ultimi (pochi) dazi sui settori economici protetti dell'Unione e smantellare completamente la giurisdizioni nazionali europee su lavoro, salute e ambiente, che sono molto piu' efficaci del pericolo del cambio e dei dazi nel limitare le "capacita' di investimenti" di lorsignori. Su questo punto devo ringraziare (per l'ennesima volta) il prof, che una volta scrisse che quando uno stato vuole difendersi economicamente, altro che dazi: basta legiferare ad arte su regolamenti sanitari, legislazione del lavoro e codice civile e penale. Tutto questo verrebbe cancellato dal ttip, che prevede una corsa al minimo comun denominatore tra le varie legislazioni e addirittura la possibilita' per le corporations di portare gli stati di fronte ad un tribunale (ovvaimente fuori da qualsiasi processo democratico) nel caso si ritengano danneggiate da leggi in essere o in approvazione.

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    5. C'è uno sviluppo politico che nessuna amministrazione USA, di qualsiasi tendenza, può accettare serenamente: che la Germania riprenda inizativa politica, e vada nella direzione che le indica la geopolitica (come sapeva benissimo Bismarck): verso un'alleanza con la Russia; perchè minaccerebbe, molto più della Cina, il predominio mondiale statunitense.
      In un certo senso, la UE è un box che gli USA hanno regalato alla Germania, con l'intesa che restasse nella sua beata infanzia e non ne uscisse (noi mediterranei siamo i giocattoli della robusta, sgarbata Bambina Germania).
      Una frattura della UE rappresenta un reale pericolo per gli USA, perchè libera le energie tedesche. Di conseguenza, con varie sfumature gli USA sono a) da un canto, favorevoli a una soluzione accettabile del problema euro b) contrari a una implosione della UE c) ansiosi di mettere in campo il TTIP.
      Per le ragioni a) e b) sostengono, tenendoli "on the backburner" movimenti come il M5S, che da un canto intercettano i dissensi radicali, dall'altro spingono verso un'attenuazione dell'austerità e una mitigazione degli effetti dell'euro; e per le stesse ragioni hanno costruito e insediato Renzi. Per la ragione c) hanno parzialmente abbandonato le forze di più stretta osservanza bruxelloide, che frappongono troppi se e troppi ma alla stipula del trattato.

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    6. Ottima sintesi, Roberto. Solo alcuni dubbi: se e' vero che gli usa sono favorevoli ad una soluzione accettabile del problema euro, e assolutamente contrari alla dissoluzione della Ue (e queste sono certezze) il puntare sulla mitigazione degli effetti austerici e deflazionistici della moneta unica puo' soli aiutarli a guadagnare tempo...nel resto d'Europa, ma non in Francia dove si gioca la vera partita. Sappiamo tutti che l'euro non puo' stare in piedi senza un'unione di traferimento, e sappiamo benissimo che i nordici farebbero brillare le Alpi per andare alla deriva verso la Groelandia piuttosto che sganciare. Quindi, di cosa stiamo parlando esattamente? L'opzione piu' logica per gli usa puo' essere la disgregazione concordata dell'eurozona, perche' nel crollo disordinato della stessa i rischi che vada all'aria anche la UE sono molto alti, e questo e' esattamente quello che non vogliono. Eppure non vedo - o forse non ce lo dicono?- pressioni diplomatiche in tal senso, per adesso. Troppo presto? Ne riparliamo dopo il 26 maggio?
      Inoltre non capisco quali sono le forze di cui parla al punto c)

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    7. Grazie. Premesso che non ho informazioni privilegiate, secondo me:
      1) per gli USA, guadagnare tempo è essenziale, perchè ogni giorno che passa aggrava la crisi economica e soprattutto politica d'Europa; e (sempre secondo me) gli USA, con la "strategia del caos" che stanno praticando ovunque (perchè stentano a trovarne una più sensata) puntano a destabilizzare la UE e a farla gettare tra le braccia degli USA con il TTIP, riviltalizzando la NATO in funzione antirussa. L'Ucraina è la mossa decisiva per l'attuazione di questo progetto.
      2) le partite decisive, per gli USA, sono due, Francia e Germania. La più importante è la tedesca. In Francia, la partita diventa decisiva solo se e quando Marine Le Pen minaccia di conquistare la presidenza. In Germania, la partita è decisiva perchè se non sceglie di accodarsi agli USA nell'isolamento della Russia, compromette il progetto americano.
      3) le forze al punto c) sono le eredi dirette dei fondatori UE, che pur accettando l'atlantismo come quadro politico, vogliono accrescere l'autonomia UE. In Italia, sono gli eredi di Andreatta.

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    8. @SaintSimon e Roberto Buffagni: non dimenticate però il ruolo dell'Inghilterra in tutta questa situazione. Se prima della "crisi di Suez", prima che insomma cominciasse il processo (alquanto ambiguo) di decolonizzazione, Sua Maestà aveva tutti gli interessi in un'Europa divisa quale garanzia di non essere minacciata da nessuna potenza continentale europea, troppo occupate in una reciproca politica di "balance of power", e quindi poteva essa stessa dedicarsi con tranquillità al suo impero coloniale, dopo averlo perso, invece, si è trovata con un'Europa in ascesa economica i cui paesi non erano più in lotta fra loro, ed una Germania riunificata. Il TTIP in questo senso potrebbe essere la sua occasione per farsi "hub decisionale" tra le due sponde dell'atlantico e vero e proprio mezzo per riprendersi il proprio impero coloniale.

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    9. Non mi convince del tutto la "strategia del caos" di cui parla. Ok, la mossa Ucraina e' pensata esattamente per spingere la Merkel tra le braccia di zio Sam, siamo tutti d'accordo, ma la firma del TTIP non mitigherebbe il rischio di implosione scomposta dell'eurozona e conseguentemente della Ue. Anche Roubini sostiene che questo scenario - breakup scomposto dell'€zona e breakup della Ue - e' abbastanza probabile.
      Se la Ue va all'aria, anche l'accordo transatlantico e' inutile e la Germania e' libera di riprendere dove aveva lasciato con Bismarck.

      Sulla base di quel che sappiamo, formulerei tre ipotesi: 1. gli Usa vogliono arrivare alla firma del ttip prima di risolvere la crisi dell'euro, favorendone a quel punto la disgregazione 2. Gli usa vogliono arrivare alla firma del ttip prima del crollo dell'Unione, e non faranno nulla per fermarla 3. gli Usa stanno mettendo pressione alla Germania, oltre che per accettare il ttip, anche per l'Unione fiscale e politica.

      Francamente, la 2. mi sembre inverosimile. Contraddice 30 anni di politica estera atlantica ed e' anche una soluzione estremamente debole, perche', anche nel caso in cui il Ttip contenesse clausole di salvaguardia del trattato con i paesi (ex) membri dell'Unione, uno scenario drammatico come il crollo dell'Unione puo' aprire scenari imprevedibili per tutti.

      La 3. significa non aver capito nulla della Germania, e non voglio credere davvero che gli americani siano cosi' stupidi. Altrimenti allo zio Sam mandiamo le registrazioni di Bolkestein e Hans Olaf ad asimmetrie, e pure quella di Ska Keller a Ballaro'.
      Aggiungo anche che, se hanno puntato su Renzi per allentare l'austerita' hanno preso un granchio di svariati quintali, ma questo ci puo' anche stare - illudersi che gli Hans e gli Otto paghino per noi invece e' out of question.

      Quindi rimane solo la 1. Che ci starebbe anche: se l'euro fa crac, anche in maniera controllata, il processo di integrazione subira' come minimo uno stop momentaneo o un rallentamento, con una messa in dubbio delle istituzioni di Bruxelles, e queste difficilmente potrebbero firmare trattati epocali come il ttip a cuor leggero per svariati annetti, dato che sarebbero ampiamente delegittimati. Tuttavia gli Usa sanno benissimo che l'euro fara' crac in non piu' di 3 anni, sempre che prima non intervengano shock esterni. Questo spiegherebbe anche la fretta degli Usa nel far degenerare la crisi Ucraina e l'accelerazione degli eventi in concomitanza con le elezioni europee - oddio, e' anche vero che l'Ucraina stava per avviare le trattative per entrare nella comunita' economica euroasiatica, e questo Washington non poteva permetterlo.

      Quindi perche' no? Vuoi vedere che il piano e' proprio questo? A questo punto c'e' da sperare solo che la leggendaria ottusita' tedesca non ceda o che arrivi uno shock esterno in tempi brevi. E in ogni caso, sarebbe una ben magra vittoria per noi europei.

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    10. ho appena letto questo articolo su foreign affairs. è molto a proposito:
      http://www.foreignaffairs.com/articles/141404/michael-e-brown/natos-biggest-mistake




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  6. E l'economia nasce da sola o è connessa allo sviluppo di un popolo e della sua cultura?. Non parlo di morale, nè di etica, nè di primato di una specie, - e non mi piace essere etichettato così superficialmente- parlo di atteggiamento di un popolo. Seneca sarà pure venuto a Roma, ma Roma all'epoca era la New York di oggi, mentre la Spagna era provincia. Le cose sono cambiate.

    Sia la Spagna che il Portogallo si affacciavano sull'Atlantico, ma sono stati gli Inglesi a conquistare l'America, esportando un modello culturale che è diventato "de facto" lo standard. E non perchè siano migliori (migliore o peggiore ha un significato culturale e dipende dalla moda), nè superuomini. L'intelligenza di un popolo non si misura dalla tecnologia e dall'atteggiamento (Jarred Diamond in Armi, Acciaio e Malattie insegna) ma la forza di conquista sì.
    E la cultura del Centro Europa (dimostra che vali da quello che fai, quindi inevitabilmente più meritocratica) è più fattiva, pragmatica rispetto a quella del Sud Europa. Conseguenze del clima, della geografia, delle risorse? non lo so.
    Chiaramente trovi le singole eccellenze dappertutto, ma la generale mentalità clientelare, attendista e rassegnataal Centro-sud di Italia è qualcosa che fa spavento.

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    1. Si ma negli anni 90' gli facevamo il culo, al Centro Europa.
      Poi qualcuno, sicuramente con pragmatismo calvinista ha pensato che era ora di fare qualcosa...di correre ai ripari insomma. E al momento sembra che ci stiano riuscendo.

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    2. Anche io la pensavo come te prima di venire a vivere in Inghilterra, poi, dopo averci vissuto circa 10 anni, mi sono sostanzialmente ricreduto. Nonostante passi per meritocratica, l'Inghilterra è uno dei paesi più classisti del mondo (vedere statistiche sulla diseguaglianza), dove le conoscenze contano eccome, magari non per farti allacciare l'acqua, ma, per esempio, per ottenere i posti di lavoro più ambiti (nella finanza, nell'università etc.) sì. Il fenomeno c'è sempre stato, ma quando l'economia qui tirava era più facile riuscire a farsi avanti nonostante i raccomandati di turno perché c'erano più opportunità per tutti. Invece, ora che l'economia stagna, il problema dell'assenza di meritocrazia si sente molto di più. Penso che il problema del Sud sia più la mancanza di opportunità e di sviluppo economico che il fatto di essere un posto di per sé meno meritocratico del nord europa. Se la gente avesse opportunità, non avrebbe bisogno di chiedere favori al padrino di turno, che invece diventa un punto di riferimento indispensabile se le opportunità disponibili sono pochissime e bisogna competere con tutti i mezzi per avere successo.

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    3. Scusa Lorenzo, Henkel lo disse al convegno del 12 aprile, che negli anni novanta la loro classe industriale, lo assediava quotidianamente per farci entrare nell'euro. Eravamo ( e penso ancora siamo ) un pericolo per i calvinisti tedeschi, con tutti i nostri innegabili difetti ( ma chi non ne ha? ). Figuriamoci se fossimo "stati meglio", senza clientelismo diffuso.

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    4. Ci tengo a rispondere quanto meno all'ultima lieve imprecisione.
      Potresti ricordare quale spaventosa percentuale della popolazione del Sud Italia è stata costretta a emigrare, per esempio; poi ragionare sul fatto che certamente emigrano per primi i giovani e più intraprendenti. Un'intera popolazione viene livellata, nei decenni, verso la mediocrità. Ciò non ti fa pensare che FORSE la "generale mentalità" che rilevi non è affatto una sorpresa, ma è spiegabilissima semplicemente con motivazioni economiche?

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    5. Guarda, sono trentino. Sono vicino alla realtà tedesca dei sudtirolesi. Certamente è tutto più ordinato, bello, pulito. Ma la politica clientelare ti assicuro che non è appannaggio solo dei latini. Il metodo cooptativo è molto diffuso anche da quelle parti, almeno in ambito politico.

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    6. Mai pensato che la "mentalità" del Sud Italia (come quella di molti Sud coloniali) sia dovuta a 150 anni di unità in cui è stata trattata, parlando del solo contesto economico - senza voler entrare in altri contesti - come una colonia a cui vendere prodotti e da cui prelevare manodopera a buon mercato e voti? La lira dell'Italia unita (e il saccheggio delle casse statali e dei beni statali degli stati pre-unitari) può raccontarci qualcosa del futuro economico e sociale dell'eurozona. Allo stesso modo la storia della caduta del regno borbonico ci dice molto di una classe dirigente che si è letteralmente venduta in cambio del ruolo di "gestore coloniale". Il modello per la Germani dell'euro - come al solito - l'ha fornito l'Italia. PS: solo due dati per confermare in via intuitiva quanto scritto: la mafia non esisteva in sud Italia prima del 1860 e il boom di emigrazione da tutte le regioni conquistate (non solo Sud, ma anche Veneto) iniziò dopo l'unità.

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    7. che quei sistemi tanto meritocratici (la cosi detta meritocrazia è proprio il grimaldello che apre le porte al darwinismo sociale) abbiano figliato il nazismo, dunque, non è un puro caso...

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    8. la socità meritocratica (così detta) è per sua stessa natura classista!

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    9. @Simone
      Confermo quanto scrive Simone e rincaro la dose: in "Südtirol" il clientelismo e la corruzione sono ormai dilaganti. Intravvedo una causa nella complessità delle procedure, delle regole, della burocrazia, perché grazie ad esse chi ricopre cariche importanti, quando combina dei pasticci, se non sono particolarmente gravi o evidenti, può eludere perfino la sanzione morale da parte della cittadinanza.
      Ovviamente chi, come avviene su questo blog, analizza i fatti per quello che sono, chi approfondisce e spiega le dinamiche economiche, mediatiche, sociali, psicologiche, culturali o anche filosofiche dei fenomeni, non piace ai faccendieri della politica. Da molto fastidio, perché rompe un tabù, perché di fatto strappa dalle mani delle élite piccoli pezzi della loro foglia di fico.

      E dato che mi sono preso dieci minuti per scrivere, liberandomi per un attimo dalla schiavitù del lavoro, aggiungo anche che in Alto Adige l'Eurotismo ha raggiunto livelli scandalosi, quasi brutali. Per mesi e mesi, che dico, per anni l'Euro non esisteva sui giornali locali, l'eurotismo era di fatto omertoso. Tanto qui si stava bene, e molti ancora stanno bene o comunque se la passano meglio che in altre zone d'Italia, me compreso. Ma oggi, stranamente, il "Tageszeitung", un quotidiano locale in lingua tedesca, apre la prima pagina con il titolo: "Zurück zur Lira?", cioè “Ritorno alla Lira?”.
      Che bello, lo leggo subito! Era ora che si aprisse il dibattito anche da noi.
      Invece avrei fatto meglio a non aprire il giornale, perché c'erano solo le dichiarazioni di quattro babbuini tra politici e rappresentanti di categoria privi del senso della vergogna (una carenza diffusa tra i personaggi pubblici), che parlano di disastri, conseguenze tremende, cavallette, carriole, ma forse si sono dimenticati le punizioni divine. D'altronde nel 2011 buona parte del ceto dirigente locale (perché ormai così va chiamato) ha ritenuto essere di buon auspicio la venuta del signor Monti, avranno pensato: “finalmente arrivava l'agognata disciplina e un po' di rigore”, un rigore che però poi si è trasformato in un clamoroso autogol.
      Beh, l'articolo non sono riuscito nemmeno a leggerle per intero, per manifesta inconsistenza di logica e contenuti, non una affermazione che fosse argomentata con fatti, non una riga di approfondimento, nemmeno un accenno al funzionamento delle dinamiche economiche. Francamente avrei preferito leggere quattro pagine riportanti le disquisizioni di quattro sciamani intorno alle cause delle gastriti, almeno non mi sarebbe venuto il mal di pancia.
      La domanda sorge spontanea: Perché proprio ora un articolo del genere? C'è odore di finanziamento dall'EU.

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  7. http://www.repubblica.it/economia/2014/04/30/news/gli_italiani_e_l_euro-84875107/

    sondaggione di repubblica che alla fine mostra il grafico della svalutazione della lira del 580% (dal 70 all'ingresso nell'euro) rispetto al marco. Da notare come sono poste le domande del sondaggio

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  8. So di andara ot, ma volevo condividere con voi la mia impressione sull' intervento del prof a Class Tv, per capire se solo per me o anche per qualcun' altro il finto "capismo" (=volontà di capire) del conduttore nascondeva ben altre intenzioni. Mi sembrava che il conduttore fosse subdolamente schierato a favore dell’ euro, teso a dimostrare, dietra appunto una finta volontà di capire, la tesi che uscire dall’ euro non servirebbe a nulla. Vengono mostrati finalmente dei dati, ma solo per sostenere che una precedente uscita da un cambio fisso di fatto non era servita a risolvere i problemi della nostra economia e QUINDI l’ uscita dall’ euro oggi avrebbe lo stesso (non) effetto. Identico lo scopo della chiosa finale sul dare la colpa all’ euro = assolvere i politici incapaci. Il messaggio veicolato sembrava essere : visto che sostenere l’ uscita da un cambio fisso non serve all’ economia e per di più fornisce un alibi alla mala politica, meglio restare nell' euro.

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  9. Si puo' dire che quantomeno dovrebbe essere concesso parlare di meritocrazia soltanto ai self-made man (or women) , non ai figli di .. alla Colaninno jr o Marcegaglia jr, o comunque i figli di benestanti che devono parte del loro successo alle possibilità che hanno avuto nel poter frequentare le scuole migliori, MBA, etc, grazie alle disponibilità economiche della famiglia di origine?

    cioè finchè lo Stato non ricomincerà a fare quanto in suo potere per

    ".. rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

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  10. Prima lavoravo 8 e più ore al giorno. Per andare e tronare da lavoro mettiamo altre 2 ore e mezza. Mettiamo il sonno, e quel poco che rimaneva (tolto anche i vari impegni obbligatori tipo spesa ecc) me lo godevo come potevo.
    Ora sono cassaintegrato ed ho molto più tempo....e guarda un po', ho conosciuto lei. Cominciò a ragionare su certe tematiche, insomma, m'informo.
    Se un domani sarò licenziato, come probabile, avrò ancora più tempo, temoo anche per incazzarmi.
    Quindi mi chiedo: quanto potrà resistere una classe subalterna che ha come unico scopo spolparci? Che giudizio avrà la storia per le attuali figure?

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  11. Premesso che ragionando "a grana grossa" si lasciano passare anche dei bei sassi, comunque io me la sono sempre spiegata dividendo le persone in due categorie: quelli che sanno, o a cui piace trattare, e quelli che sono negati; alla prima categoria apparteniamo noi, i cinesi, gli indiani e altri (per semplicità non elenco), alla seconda europei del nord, americani, giapponesi e altri.
    Siccome non solo l'economia ma anche la vita sociale è scambio, dal modo di condurre uno scambio si riescono a intuire parecchie cose.

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  12. A sostegno delle asserzioni di Roberto, i risultati di una ricerca sociologica, esposti in un libro; da Sociation Today:

    «In our book The Meritocracy Myth (Rowman & Littlefield, 2004), we challenge the validity of these commonly held assertions, by arguing that there is a gap between how people think the system works and how the system actually does work. We refer to this gap as “the meritocracy myth,” or the myth that the system distributes resources—especially wealth and income—according to the merit of individuals. We challenge this assertion in two ways. First, we suggest that while merit does indeed affect who ends up with what, the impact of merit on economic outcomes is vastly overestimated by the ideology of the American Dream. Second, we identify a variety of nonmerit factors that suppress, neutralize, or even negate the effects of merit and create barriers to individual mobility.»

    ... e, come esempio concreto di come funzionano le cose anche da quelle parti, un paio di dati di fatto sull'ascesa di Bill Gates; tratto da How to Become As Rich As Bill Gates:

    «William Henry Gates III [meglio noto come Bill Gates] made his best decision on October 28, 1955, the night he was born. He chose J.W. Maxwell as his great-grandfather. Maxwell founded Seattle's National City Bank in 1906. His son, James Willard Maxwell [lo zio di Bill] was also a banker and established a million-dollar trust fund for William (Bill) Henry Gates III.

    In some of the later lessons, you will be encouraged to take entrepreneurial risks. You may find it comforting to remember that at any time you can fall back on a trust fund worth many millions of 1998 dollars.
    »

    «William Henry Gates, Jr. and Mary Maxwell [padre e madre di Bill] were among Seattle's social and financial elite. Bill Gates, Jr. was a prominent corporate lawyer while Mary Maxwell was a board member of First Interstate Bank and Pacific Northwest Bell. She [la madre di Bill] was also on the national board of United Way, along with John Opel, the chief executive officer of IBM who approved the inclusion of MS/DOS with the original IBM PC.»

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    1. Scusate: James Willard Maxwell è evidentemente il nonno, non lo zio, di Bill.

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    2. Fantastico! Era tempo che riflettevo sul concetto di meritocrazia. Non conoscevo questo studio. Ottimo!
      Della meritocrazia ho sempre avuto paura. Il problema è chi ha il merito di decidere chi è meritevole. Cioè si tratta sempre di una scelta basata su presunti meriti che sono una convenzione sociale e quindi di per sè non oggettivi. Il problema dunque è quale convenzione si vuole scegliere. Cioè quali regole.
      Inoltre la meritocrazia, assolutizzando il concetto di scelta meritevole, è pericolosa, poichè cristallizza la società. Se una società si definisce meritocratica non è più critica delle proprie scelte di merito, poichè saranno ritenute le migliori.
      Bello l'esempio di Gates. La meritocrazia ammerigana...

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    3. Mi pare più che dica che quello della meritocrazia è un mito anche in US.
      Basta vedere I progressifatti ddall'Indianegli ultimi anni per capire che non è vera la tesi di buffagni; puoi essere meritevole finché vuoi, ma se appartieni alla casta sbagliata... Oppure in cina, prova a fare strada senza guanxi; però le classi dirigenti non sono maggiordomi di nessuno.
      Rimango convinto della validità della distinzione tra chi è in grado di contrattare e chi no: dietro c'è un concetto vicino a quello espresso da uno dei primi a rispondere, anche se io non condivido la parte sui clientes.

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    4. Innanzitutto il confronto fra società italiana e statiunitense lo ha fatto Zingales (in un commento era stato riportato un passaggio dal suo ultimo libro), quello era il contesto.

      Dopodiché a me non sembra che Roberto abbia voluto sostenere la tesi che altrove la meritocrazia prevale; le sue parole non si prestano a molti equivoci:

      «Ecco perchè il ceto dirigente americano (nel quale funziona eccome l'old boys network e il cronysm) è più permeabile ai meritevoli rispetto al ceto dirigente italiano.»

      Cioè un sistema che coopta qualche persona capace e disponibile a piegarsi alla sua logica (questo lo aggiungo io), fermo restando che le élite mantengono un saldo controllo sulla società, tramite nepotismo e clientelismo. Un vero outsider, che possa mettere a rischio l'egemonia di consolidate reti di potere, potrà forse emergere solo lottando duramente.

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    5. Tutti i sistemi sono meritocratici, la differenza tra l'uno è l'altro è solo nel merito. Che per ogni parte, individuo o classe, è sempre il suo, quello degli affini o quello di cui si avvantaggia. Fatto che rende particolarmente difficile trovare un accordo e poi applicare le regole.

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    6. «Tutti i sistemi sono meritocratici,»

      NON credo, sono tutti parentocratici, amicopratici, politicopratici, diventano meritocratici quando tutte le altre opportunità hanno esaurito la propria funzione............cioè non hanno nessun altro da sistemare........

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    7. Appunto, Gianni, è proprio quello che dico io. In quei sistemi hai il merito di essere parente, un buon amico fidato, un sostenitore politico efficace. Non sono forse meriti, quelli?
      Sono meriti così difficili da guadagnare che molti di noi non riescono, neppure sforzandosi, ad essere parenti cordiali, amici per interesse o sostenitori politici ad ogni costo soprassedendo alle proprie convinzioni.
      Il merito verso chi ci giudica è di molti tipi.
      Pensaci.

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    8. Citare Bill Gates per "smontare" il principio che in America esista una meritocrazione ideale è fuori luogo, per due ragioni.
      Primo, qua nessuno afferma che la meritocrazia in America sia "100% pure", come acqua sorgiva.
      Secondo, Gates comprò a poco un S.O. che rivendette a IBM; ebbe aiuti familiari? sicuramente, ciò non toglie che negli anni creò un impero. O fu mammina a dirgli come promuovere un sistema operativo caricabile da floppy disk, consigliarlo con le interfacce a finestre e magari sbaragliando la concorrenza con la suite Office?
      Non si iscrisse all'università come tanti rampolli della classica famiglia bene americana.
      Queste mi sanno le classiche scuse che sento dire ai miei colleghi: ehhh quello ce l'ha fatta ma è raccomandato, l'altro perché aveva i soldi e così via. Dobbiamo risalire al trisavolo per scoprire come ce l'aveva fatta nella vita..anzi no, non ditemelo: si era alleato con la mafia, altrimenti non avrebbe realizzato nulla nella vita.

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    9. Gates ha avuto una fortuna che capita a pochi nell'industria: ha avuto dipendenti e collaboratori entusiasti che credevano in quello che facevano e che erano consapevoli di fare qualcosa che avrebbe cambiato il mondo. Ho avuto modo di constatarlo di prima persona.

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  14. 2. mentalità clientelare: Tutte (e con tutte intendo 100%) le associazioni tedesche non pubbliche (centri di ricerca, associazioni di industriali, etcetc) hanno un ufficio di lobby a Bruxelles. Ë vero che che non baciano piedi, a meno che "lunch" non voglia dire piedi e "meeting" non voglia dire baciare...

    3. Ignoranza finanziaria ed economica: guarda, lascia stare, "loro" avranno inventao la borsa, ma le repubbliche marinare hanno inventato il capitalismo (leggi Carlo Cipolla, consigliatissimo)

    "da quinta potenza del mondo che eravamo, ora ci saremmo ridotti a fare da mediatori di popoli di schiavi?" gli italiani (o i francesi, o gli irlandesi) non sono un blocco unico. ALCUNI italiani si sono "ridotti" a fare da mediatori di TUTTI gli altri come se fossero schiavi. Deve essere un grande sacrificio, assolutamente non renumerato, per loro, se accettano di farlo.

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    1. 2. hanno anche altri metodi, vedi Peter Hartz
      3. la borsa è nata in Belgio,oggi la sua élite ludopatica onestamente non so che lingua parli, che qualcuno mi illumini

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  15. E poi i Bavaresi non sono protestanti......mica c'era solo la Prussia...e le banche non mi risulta siano nate in mitteleuropa

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  16. E' una sintesi perfetta. Non c'è altro da dire

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    1. I post del prof sono uno spasso da leggere (anche se in questo caso non sono parole sue). Infatti aspetto l'uscita dall'euro, più che per riprenderci, più che per un senso di soddisfazione di aver puntato sul cavallo vincente, per la curiosità di leggere cosa potrà mai scrivere il prof quel giorno...

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    2. Angelo, questa è una sintesi perfetta.
      M'ha fatto morì prof! (Per rimanere in tema).

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  17. Per favore, invoco la moratoria sulle differenze tra protestanti e cattolici. Basta, per favore, e sia chiaro che sono a favore dei cattolici. Lo sapete che la Germania è uno dei paesi meno socialmente elastici? E soprattutto da chi è stato fatto il miracolo economico italiano? Dai rampolli dell'aristocrazia e dell'alta borghesia soltanto? Ma scherziamo? L'Italia è stata un paese vivace e vitale, in cui c'è stata mobilità sociale, acquisizione di nuovi redditi e posizioni sociali e culturali. Naturalmente insieme a quel complesso di usi e costumi che si chiama tradizioni storiche ed eredità culturali. Ai pericolosi innovatori illuministi, che vogliono guidare dall'alto il progresso del popolo, ricordo uno degli esperimenti più fallimentari e clamorosi di questo paese: la ricostruzione di Gibellina distrutta nel 1968 (se non ricordo male). Un paese della Sicilia interna, con una sua tradizione organizzativa e urbanistica, è stato letteralmente violentato da un progetto illuministico-modernistico urbanistico, che ha creato un autentico mostro architettonico estraneo alla popolazione e alla sua tradizione: Quaroni, Melotti, Consagra, piazze metafische, hanno distrutto i parametri mentali e organizzativi di una comunità. E dico, per chiarezza, che sono un modernista convinto, ma non così, e senza imposizioni dall'alto. Se nasci al circolo polare artico forse sei diverso da chi nasce a Palermo o a Firenze. Poi se vogliamo parlare della virtù dei paesi del nord, facciamolo: in 32 mi è capitato di vedere qualcosina su al nord....

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  18. X Lorenzo (ancora): parli del vizio italico clientelare facendolo risalire a Roma. Certo, e come smentire? Ti sfugge però un dettaglio: che hanno conquistato mezzo mondo e che sono durati dal 21 aprile del 753 a.C. al 476 d.C. (io sono della vecchia scuola, penso che l'impero sia declinato). Il problema vero è capire non perché è caduto, ma perché è durato così a lungo. Per favore, non fateci sembrare stupidamente nazionalistici, siamo persone a modo, coscienti dei nostri limiti. Non avremo fondato la borsa, ma nei due-tre secoli precedenti eravamo stati piuttosto vivaci. Poi si sa, tutto passa (anche l'Inghilterra era un impero...)

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    1. Non vorrei essere pignolo, ma anche a Costantinopoli si chiamavano "Ρωμαίοι" e si consideravano a pieno titolo Impero Romano, non eredi come nel caso dell'Impero Russo. La durata dell'impero quindi può essere notevolmente estesa nel tempo, dal 31 a.C. fino al 1453 d.C. Impero a cui fu inferto il primo colpo mortale proprio da noi pigri mediterranei, e non dai Turchi ottomani, con la conquista di Costantinopoli del 1204 da parte dei crociati guidati da Venezia. Dal ridemensionamento della sua influenza politica poi discesero a cascata tutti gli altri problemi, fino alla scomparsa definitiva.

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  19. suona un po' di complottismo, pur tuttavia l'analisi appare impeccabile

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  20. ...l'arte di unire i puntini, non solo in spiaggia.....una sintesi che vale più di 100 post tecnici....bravo davvero!!!

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  21. @Celso: grazie per il tuo commento, mi hai davvero tolto le parole di bocca. Detesto questa idea che noi siamo castacricccacorruzione IN QUANTO CATTOLICI. Ma è un'assioma assurdo! Primo: in tutto il mondo c'è la castacriccacorruzione (in Cina sono buddisti e ci fanno un baffo con il livello di corruzione che hanno...) PUNTO. E scandali tipo Siemens lo confermano (i beneamati, perfetti PROTESTANTI UBERMENSCHEN come li chiama il Prof...ma va là, va là.....). Secondo: dire che i Cattolici sono predestinati all'inettitudine per il loro CREDO (aspettano la Provvidenza....) è un'affermazione di un'ignoranza senza fine. Vuol dire non sapere niente della cultura Cattolica né di Storia (quella con la S maiuscola). Dimenticare che Medio Evo, dominato dal pensiero di Dio, come dimostrano le grandi Cattedrali e il fiorire di Chiese in tutta Europa (e che non era affatto barbarico, anche nei suoi periodi più bui, come oggi si vuole sostenere da alcuni ben pensanti post-illuministi, poco illuminati e ancor meno luminosi) è stata un'epoca di grande splendore culturale ed economico è semplice ignoranza (ma, per coloro che ignorano, consiglio vivamente la lettura del libro "The Triumph of Christianity" del sociologo americano non cattolico Rodney Stark, dove afferma la storica indiscussa VITTORIA del Cattolicesimo sul Protestantesimo, che, infatti, come religione, sta praticamente sparendo). Non parliamo del Rinascimento, tutto ITALIANO e CATTOLICO. Che so, Dante, Michelangelo (e i loro ricchi mecenati) e compagnia bella erano protestanti ante litteram ? Ma che scherziamo? E il capitalismo è nato in Italia, nell'Italia CATTOLICISSIMA che dominava il mediterraneo e il commercio internazionale, pur divisa e frazionata com'era, nel Rinascimento (questo per ribadire che c'era anche allora la CIIINAAA, ma in Italia eravamo divisi tra Repubblica di Firenze, Repubblica di Siena, Repubblica di Venezia, Regno di Napoli, Regno di Savoia e via così tra stati, staterelli e sgnorie, tutte fiorenti, tutte ricche, figlie dell'italia dei Comuni MEDIEVALI, sì, proprio di quel medioevo barbarico, che ha posto le basi del Rinascimento).
    Tutto questo, anche se un po' OT, perdonatemi, per dire che l'assioma che siamo UNTERMENSCHEN in quanto Cattolici mi fa imbestialire (sia nella premessa che nella conclusione). E scusate lo sfogo.... Ah, e poi, P.S. la regione in assoluto PIU' RICCA della santa splendida DEUTSCHELAND è la cattolica BAVIERA, che ci ha dato anche il nostro amato e stimatissimo PAPA EMERITO RATZINGER. Tanto per putnualizzare.

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    1. Piano, piano col cattolicesimo.....capisco che hai bisogno di idoli, ma ....

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    2. Tra l'altro, una pietra quasi tombale sulla presunta spiegazione "culturalista" del differente sviluppo economico delle nazioni si può leggere nel capitolo 9, "Lazy Japanese and thieving Germans", del libro "Cattivi Samaritani" (pubblicato in Italia dalla Bocconi - DAR!) dell'economista coreano Ha-Joon-Chang, che 48 giustamente non si stufa mai di citare.
      A mo' di introduzione:

      The British used to say similar things about the Germans. Before their economic take-off in the mid-19th century, the Germans were typically described by the British as ‘a dull and heavy people’. ‘Indolence’ was a word that was frequently associated with the Germanic nature. Mary Shelley, the author of Frankenstein, wrote in exasperation after a particularly frustrating altercation with her German coach-driver: the Germans never hurry’. It wasn’t just the British. A French manufacturer who employed German workers complained that they ‘work as and when they please’.
      The British also considered the Germans to be slow-witted According to John Russell, a travel writer of the 1820s, the German were a ‘plodding, easily contented people . . . endowed neither will great acuteness of perception nor quickness of feeling’. In particular, according to Russell, they were not open to new ideas; ‘it is long before [a German] can be brought to comprehend the bearings of what is new to him, and it is difficult to rouse him to ardour in its pursuit. No wonder that they were ‘not distinguished by enterprise or activity’, as another mid-19th century British traveller remarked. Germans were also deemed to be too individualistic and unable. to co-operate with each other. The Germans’ inability to co-operate was, in the view of the British, most strongly manifested in the poor quality and maintenance of their public infrastructure, which was so bad that John McPherson, a viceroy of India (and, therefore, well used to treacherous road conditions), wrote, he found the roads so bad in Germany that I directed my course to Italy’.[…]
      British travellers in the early 19th century also found the German dishonest— ‘the tradesman and the shopkeeper take advantage of you wherever they can, and to the smallest imaginable amount rather than not take advantage of you at all. . . This knavery is universal’, observed. Sir Arthur Brooke Faulkner, a physician serving in the British army.
      Finally, the British thought the Germans to be overly emotional. Today many British seem to think that Germans have an almost genetic emotional deficiency. Yet talking about excessive German emotion, Sir Arthur observed that ‘some will laugh all sorrows away and others, will always indulge in melancholy’. Sir Arthur was an Irishman, so his calling the Germans emotional would be akin to a Finn calliug the Jamaicans a gloomy lot, according to the cultural stereotypes prevailing now.
      So there you are. A century ago, the Japanese were lazy rather than hard- working; excessively independent-minded (even for a British socialist!) rather than loyal ‘worker ants’; emotional rather than inscrutable; light-hearted rather than serious; living for today instead of considering the future (as manifested in their sky-high savings rates). A century and half ago, the Germans were in- dolent rather than efficient; individualistic rather than co-operative; emotional rather than rational; stupid rather than clever; dishonest and thieving rather than law-abiding; easy-going rather than disciplined.
      These characterizations are puzzling for two reasons. First, if the Japanese and the Germans had such ‘bad’ cultures, how have they become so rich? Second, why were the Japanese and the Germans then so different from their descendants today? How could they have so completely changed their ‘habits of national heritage’?

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  22. A proposito di nazisti mentecatti, sentite questo "genio".

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    1. E' su una sedia a rotelle.Non è stato un incidente d'auto.

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    2. @ Gianni

      Direi che non è il caso di drammatizzare.
      E' solo una questione di obsolescenza.

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    3. Ciao Carlo, ricordo la serie.
      "la logica è un nemico, la verità una minaccia"
      :-)

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  23. Mi sento chiamato in causa, visto che sono "protestante". Voglio parlare di cose che conosco :-) Per prima cosa ci sono almeno 3 protestantesimo. Quello inglese, che è tale e quale al cattolicesimo. È il frutto di una separazione non consensuale, del tipo, io mi piglio la robba, 'a casa e tu vai a dormì in macchina. Al che l'altro rispose: aspe', io so' il re. Comunque la chiesa di Inghilterra è tale e quale a quella Romana, anche nei risvolti morali. Poi c'è il p. di origine luterana. A questo spesso si attribuisce tutto e il contrario di tutto. Infine viene la riforma della riforma, cioè il movimento battista e quello metodista e tutto quello che viene dopo, che è diventato maggioritario nel mondo e rappresenta la pancia dell'America. Ho omesso il calvinismo, perché ormai (da almeno 2 secoli) praticamente estinto.
    Ora, chi conosce qualche americano, sa benissimo che non sono come gli Italiani, so' peggio. Gli Italiani so' caciaroni? Gli Americani so' peggio. E la stessa misura la si applichi a: gesticolare, sentimentalismo, arte di arrangiarsi e a tal guisa seguitando. Sono degli i per italiani.
    Anzi se andiamo a vedere la teologia, il protestantesimo dice esplicitamente che se sei figlio di Dio, tu non ne hai merito alcuno. È come dire che se lavori alla Fiat e sei amico di Lapo, perché mai dovresti lavorare?

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  24. "Ecco perchè il ceto dirigente americano (nel quale funziona eccome l'old boys network e il cronysm) è più permeabile ai meritevoli rispetto al ceto dirigente italiano."

    Mi sa tanto che il sig. Buffagni abbia una visione degli USA molto poco realistica. E non perchè lo dico io ma perchè questo tizio racconta e descrive una realtà molto ma molto diversa:

    Joseph Stiglitz - The Price of Inequality, June 14, 2012.

    http://www.youtube.com/watch?v=gKOJqnAET9A

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  25. Visti da fuori:
    Herman Van Rompuy : l’austerità è un male necessario. Non c’era scelta.
    Questi o ci sono o ci fanno.
    http://www.ticinolive.ch/2014/05/07/herman-van-rompuy-lausterita-e-un-male-necessario-non-cera-scelta/
    Se qualcuno fa un piccolo commento smetto di angosciarmi leggendo dette notizie.
    grazie

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    1. Per consolarti? Vediamo se riesco.
      Una volta detto che il potere (sul serio) ce l'ha chi ha TANTI soldi (alquanto ovvio), parliamo invece dello schema narrativo - pubblicitario dello spettacolino in cui siamo immersi.
      Grosso modo è quello delle monarchie assolute: il Trono sta lì per diritto divino, lo dice lui e lo conferma il Clero. Quest'ultimo, a sua volta, è l'unico interprete autorizzato della volontà divina. Lo dice lui e lo conferma il Trono. In altre parole "Trono e Clero si legittimano reciprocamente".

      Adesso sostituisci la Volontà Divina con l'Economia. Non parlo della scienza economica, quella con pubblicazioni, ricerche, specializzazioni, ecc.; parlo di una conoscenza iniziatica e misteriosa che dice sempre la stessa cosa: "austerità, non ci sono alternative". Questa economia misterica ha i suoi Predicatori. Non è detto sia un lavoro a tempo pieno, ma quando sono chiamati al dovere cingono la stola e ripetono la formula (austerità, ecc.). I Predicatori sono ovviamente nominati dal Trono e confermano che il Trono è lì per realizzare la volontà divina (non ci sono alternative).
      Bagnai giustamente si chiede perché certe sparate siano fatte da economisti di tutt'altra specializzazione, o da inqualificabili "esperti", o da economisti che in sede accademica hanno detto cose completamente diverse. Ma sono lì a fare i Predicatori su mandato del Trono e in questo ruolo i testi sono già scritti. Van Rompuy poi fa parte della cerchia del Trono e ripete le formule. Sorpresi?
      Tutta questa rappresentazione, molto solenne e ripetuta, è solo una rappresentazione. Il Trono sono i rappresentanti visibili di personaggi che possono permettersi, appunto, di mandare dei rappresentanti e magari non sono tutti d'accordo fra loro, però questa è un'altra storia.

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    2. Confermo tutto ed aggiungo che io personalmente li chiamo sacerdoti del denaro. Al tempo scrissi una favoletta su questi predicatori:

      http://www.pumilano.it/economiaumanista/2012/07/una-fiaba-per-bambini-il-mercato-ha-sempre-ragione/

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    3. Caro Herrman a noi piace ricordarti così "https://www.youtube.com/watch?v=VxA-gtwcTE0".

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  26. completamente d' accordo col post, al punto che, praticamente lo stesso esempio, lo uso anche io da anni.

    Andando un pà OT ma nemmeno troppo:
    La mitologia della meritocrazia è uno dei mostri su cui poggia l' intero sistema del pensiero unico imperante.
    Consiglio caldamente di leggere:

    http://www.lostraniero.net/archivio-2010/116-aprile-n-118/295-linganno-della-meritocrazia.html

    Sul tema monumentale post di 48, sul suo blog, qualche giornop fa.

    http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/onesta-competenza-meritocrazia-e.html#comment-form

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  27. La nuova "meritocrazia" made in USA è questa:

    Joseph Stiglitz, The Price of Inequality, pag. 7

    "America has always thought of itself as a land of equal opportunity. Horatio Alger stories, of individuals who made it from the bottom to the top, are part of American folklore. But, as we’ll explain in chapter 1, increasingly, the American dream that saw the country as a land of opportunity began to seem just that: a dream, a myth reinforced by anecdotes and stories, but not supported by the data. The chances of an American citizen making his way from the bottom to the top are less than those of citizens in other advanced industrial countries.
    There is a corresponding myth—rags to riches in three generations—suggesting that those at the top have to work hard to stay there; if they don’t, they (or their descendants) quickly move down. But as chapter 1 will detail, this too is largely a myth, for the children of those at the top will, more likely than not, remain there."

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  28. Per me è del tutto incomprensibile. Preferisco la cara, vecchia (e collaudata) teoria di Darwin. Anche se la logica mi fa propendere per il lamarckismo (purtroppo accantonato - per ora - dalla scienza moderna)

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    1. Intendi le istituzioni come organismi e quindi, in quanto tali, sottostanti alle leggi della natura quanto e come un organismo fisico?

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    2. Collaudata? Forse non si è evoluta abbastanza :-)

      http://www.uccronline.it/2012/05/29/richard-lewontin-riconoscere-limiti-della-scienza-e-del-neodarwinismo/

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    3. «vecchia (e collaudata) teoria di Darwin.»

      collaudata????

      mi risulta che non abbiano mai trovato un anello di collegamento che confermasse quella stronzata di teoria che fa discendere l'uomo dalla scimmia, (forse era il desiderio di Darwin di avere parenti migliori dei propri...)

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    4. Se si considera l' evoluzione come una concatenazione di anelli, non andiamo tanto lontano, capisco che non ci si renda conto di stare vivendo in una istantanea di un percorso iniziato da qualche miliardo di anni, effettivamente può andare al di là di ogni comprensione umana

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    5. a proposito del darwinismo e del secondo me distorto e strumentale utilizzo che certe elite ne hanno fatto in relazione alla razza (o specia) umana nel corso della Sstoria.
      Siamo proprio sicuri che l' evoluzione umana (civile, per definizione) sia proprio derivata dalla competizione e non già dalla COLLABORAZIONE?

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    6. @ Ippolito

      Magari non ho inteso bene, ma non è che stai interpretando la questione dal lato opposto? Cioè inscrivendo gli eventi sotto la grande madre del riduzionismo assoluto?
      Quello dove tutti gli eventi accadono in un determinato modo perché sottostanti a leggi determinate?

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    7. Il concetto di "evoluzione" è del tutto estraneo alla Natura. E' invece ben presente il concetto di "adattamento": per fare un esempio i carnivori di oggi sono assai meno efficienti e letali dei carnivori del Triassico nonostante siano passati parecchi milioni di anni.

      La teoria di Darwin dice una cosa molto semplice: la vita prova e riprova continuamente sé stessa (nascita) e l'ambiente esterno si incarica di selezionare le forme vitali più efficienti (ovviamente in quello specifico e "storico" ambiente), che a loro volta trasmetteranno i loro caratteri alle generazioni successive. In tutto questo non c'è nessuna evoluzione ma solo un migliore adattamento all'ambiente che cambia (continuamente).

      A mio sommesso avviso il difetto fondamentale di tale teoria è la negazione di qualsiasi capacità di adattamento della forma vitale al mutamento delle condizioni ambientali durante il corso della vita stessa.

      Ad esempio la giraffa ha sviluppato un collo più lungo non perchè per tutta la sua vita ha "provato" ad alimentarsi con le foglie dei rami più alti, ma semplicemente perché le giraffe nate (del tutto casualmente) con i colli più lunghi si sono adattate meglio all’ambiente. Lamarck, invece, ammetteva la possibilità che ci fosse un processo di “apprendimento” durante la vita stessa (ossia la giraffa ha sviluppato il collo più lungo perché per tutta la vita si è “sforzata” di arrivare ai rami più alti e, in qualche modo, i “risultati” di questi sforzi sono stati trasmessi alle generazioni successive). Praticamente tutti gli scienziati moderni negano le tesi di Lamarck perché non sono mai state provate scientificamente ma questo non significa che non siano vere (ed a mio avviso la logica indurrebbe a propendere per la loro validità).

      Ora non è difficile vedere le similitudini della teoria di Darwin con la concezione dialettica della materia (sostanzialmente inventata da Hegel) e poi rimessa con i piedi per terra da Marx (al punto che questi chiese a Darwin il permesso – negato - di dedicargli il Capitale).

      Personalmente credo che molti aspetti della evoluzione storica della società moderna (compreso il problema della meritocrazia) siano offuscati da una visione piuttosto superficiale dei fenomeni, probabilmente dovuta – è solo la mia opinione – ad un uso eccessivo del dato sperimentale.

      Bisognerebbe, in altri termini, recuperare una concezione “idealistica” della realtà (peraltro in accordo con le più recenti acquisizioni della fisica quantistica).

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    8. Scusate, sto lavorando come una bestia e quindi la butto in caciara: le tesi di Lamarck sarebbero la fortuna dei produttori di lattice. E dopo essere entrato a gamba tesa nel mercato del politicamente scorretto (mi perdoni il monopolista Velo di Maya) torno a macinare dati...

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    9. @sandro e @anto, colpa mia per troppa sintesi non mi sono spiegato bene, attenzione a non confondere la gnoseologia con la realta, l' evoluzione somiglia molto di più ad un processo di tipo frattale ( cosa che spiega ad esempio la convergenza evolutiva), anche in questo processo avvengono ogni tanto degli shock esterni ( toh chi l' avrebbe mai detto?), attenzione non la mano di un potatore, ma eventi esogeni o endogeni che portano a cancellare parzialmente la struttura frattale facendola rinascere in una nuova struttura che utilizza gli elementi sopravvissuti,ovviamente in realtà il processo è ancora più complesso, potete semplificarlo se volete immaginando l'evoluzione coma la vita di un arbusto, ma ricordatevi che la struttura di un arbusto così come quella di un albero è di tipo frattale. Bisogna evitare di utilizzare le categorie morali come strumenti cognitivi, non è un peccato capitale per carità, persino Einstein a un certo punto della sua vita, rimase sorpreso dalle conseguenze delle sue teoria tanto da negare l' esistenza dei buchi neri, previsti nella sua teoria o definire sinistra azione a distanza la correlazione quantistica o anche bollare la meccanica quantistica con la sua celebre frase: " Dio non tira i dadi".
      Altro che riduzionismo deterministico, i frattali, la meccanica quantistica e forse anche l'economia si prestano meglio ad essere indagati secondo l' approccio stocastico della teoria delle probabilità.
      chiedo scusa al Prof. per l' OT, prometto di non intasare ulteriormente il suo blog con ulteriori risposte.

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    10. Né il riduzionismo deterministico né la pura casualità riescono a spiegare in modo esauriente ciò che siamo e la realtà che ci circonda.
      E' dimostrato dagli ultimi studi genetici, che vi è una capacità dell'insieme delle "dinamiche genetiche" a "imparare", proprio come fa la nostra mente con le informazioni fisiche e metafisiche, certamente attraverso ad un suo metalinguaggio, e a trasmettere queste "conoscenza" alla generazione successiva.

      Certamente, a livello genetico, non vi è una epistomologia etica manifesta, pare, dato che sembra improntata al "semplice" raggiungimento della adattabilità relativa.
      Conoscerai la storiella del magnate super intelligente che va a pesca col suo caddy di colore, giunti sul greto del torrente e indossati gli stivali, scorgono in lontananza un grizzly inferocito che li punta a passo deciso, mentre il magnate inizia a fuggire nota il caddy che si cambia le calzature e gli urla quanto sia stupido in un momento simile perder tempo a mettersi le scarpe dato che non correrà mai più veloce del grizzly, al che in risposta il caddy gli dice: "Non serve che corra più veloce dell'orso, mi basta correre più veloce di te!".

      Non serve avere tutte le migliori qualità in natura, ma solo quelle che ci permettono di primeggiare a seconda delle condizioni in divenire.
      Certamente l'uomo, anche grazie alla sua capacità di preveggenza temporale conscia, ha saputo "indirizzare" tale cambiamento, parlare di caso in tutto questo pare riduzionismo antiriduzionista.
      Ti consiglio: IL GENE AGILE, di Matt Ridley.

      p.s. Io non avevo promesso nulla :-).

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    11. Senza entrare nel merito, sarebbe bello che si rimanesse sul terreno scientifico senza divagazioni. Da quanto mi risulta, Ridley ha idee poco condivisibili anche in campo economico.

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    12. Ma se il libro non lo hai letto, come fai a dire che non siamo in terreno scientifico? Franz Boas, John Watson (non quello della F1), Jean Piaget, Konrad Lorenz, Emile Durkhaim, Hugo DeWries, Ivan Pavlov, Charles Darwin, Francis Galton e altri ancora.
      Può bastare questo terreno scientifico? Poi bisogna saper unire i puntini, e Ridley riesce a farlo.
      Cosa dica al riguardo dell'economia non lo so, ma ha saputo spiegare molto bene che; sia le teorie basate sull'importanza determinante dell'ambiente, sia quelle che si fondano sulla genetica come unico punto di riferimento per spiegare l'essere umano, sono parziali.
      Quindi, già da questo punto possiamo smontare le linee guida della psicologia evoluzionistica che fanno da alibi al tipo di scelte che le classi detentrici del potere usano a proprio e unico interesse (e non è poco).
      Se poi ha idee economiche diverse, se ne può parlare e confrontarsi (e non è poco).

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    13. Sono andato a vedere "le news" su Ridley e......ha fatto come tanti rispetto a ciò che sta accadendo con l'euro.
      Fanno un'analisi giusta, mettendo i punti dove vanno messi e poi......cascano nell'idea conforme generale.
      Eppure ne IL GENE AGILE ci sono tutti i puntini da unire per capire che i dettami della psicologia evoluzionistica hanno grossi limiti metafisici, e che la pulsione della conoscenza che lavora a livello inconscio, cioè di volontà di cambiamento, l'unione delle singole capacità e il significato del logos universale non possono essere messi da parte.

      Peccato, lo metteremo insieme a Fassina :-)

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  29. NOMISMA (Sergio De Nardis):
    "L’euro non ha funzionato bene, ha generato nei suoi 15 anni di vita più divergenza che convergenza, ha condotto con la crisi a penalizzazioni eccessive per i periferici."

    Nella newsletter di Nomisma

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    1. Ho letto letto quanto scritto da Sergio De Nardis, e in sostanza nelle tre criticità da lui indicate, in caso di uscita, c'è la previsione di una catastrofe economica per l'Italia.
      Tuttavia De Nardis, pur auspicando una maggiore integrazione politica e fiscale, non dice come convincere la germania e i paesi in surplus.
      Ma li considera i rapporti di forza tra i paesi interni all' eurozona?
      germania e francia, che beatamente dovranno condividere le scelte di politica economica, coi maiali del sud....

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    2. Se, come scrive il capoccia di Nomisma, l’euro "non ha funzionato bene" in 15 anni, dico quindicianni, non 15 mesi, come la vogliamo chiamare sta cosa? Eldorado?


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  30. Complimenti.

    E io ci aggiungo che non solo il ceto dirigente ne approfitta, ma chiunque abbia raggiunto una qualsiasi posizione che non sia quella più bassa.
    A cinque anni dalla crisi subprime tutte le persone che conosco stanno, bene o male --più male che bene, ovvio--, lavorando.
    Purtroppo senza alcuna tutela, tipo me che prendo 10€ in nero, significa che a conti fatti, cioè calcolando; ferie, tredicesima, mutua, festività etc etc al netto la mia paga oraria è di circa 4/5€. E questo con una professione da fabbro. Naturalmente se dovessi farmi male, lavoro o meno, la mia famiglia sarebbe in mezzo alla strada. Altri hanno aperto partita i.v.a, naturalmente accumulando debiti con stato e istituzioni varie --già fatto pure questo-- fino a che regge.

    Ecco perché non credo che l'euro crollerà presto, considerato che in tali condizioni c'è il 20/25% delle persone che conosco.
    Una tale percentuale può far slittare il crollo dell'economia in un futuro mica tanto prossimo dato che per soddisfare i bisogni primari ci pensa tecnologia e chimica, dando la possibilità ai ceti sopracitati di spolpare la classe media poco alla volta.

    E adesso vado a farmi la doccia e 'ntu culu al futuro.

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  31. E' meritocratico , un sistema che genera disuguaglianze?
    Ho letto il libro di stiglitz " il prezzo della disuguaglianza", è ricco di riferimenti e di dati. Bene, il paese percepito come più meritocratico, nei fatti non lo è.
    Stiglitz dice chiaramente ,nel libro, che l'america è oggi il paese avanzato con la maggior disuguaglianza del pianeta ( è scritto così ).
    Ma poi cos'è il merito? Chi stabilisce le regole con le quali dovremmo misurarlo?
    Mi sembra che tutto sia legato alla ricchezza, ed al controllo delle fonti che la generano. E' evidente che le elite, hanno tutto l'interesse a non promuovere la mobilità sociale ( come accadeva o accade ancora ) nelle famiglie nobili europee.
    Ma tutto ha un prezzo.

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    1. E' meritocratico , un sistema che genera disuguaglianze?

      SI

      La mitologia della meritocrazia serve proprio a perpetrare il darwinismo sociale e a farlo accettare come inevitabile e/o giusto ai vinti del sistema.

      Questo è un punto fondamentale della ideologia dominante!

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    2. E' meritocratico , un sistema che genera disuguaglianze?
      Sono d'accordo con la tua lettura.
      Tuttavia, il vero merito, imho, è quello che include e non esclude, e si applica quando pensi a regole di convivenza civile che non lascia nessuno dietro, anche i "mediocri", soprattutto questi.
      E' meritocratico un sistema che pensa come sviluppare e far crescere le singole abilità che ognuno di noi ha ( tutti abbiamo delle particolarità ).
      So bene che il merito che vogliono i subumani alla monti renzi, rehn,( mi fermo qui ), è molto ma molto diverso, opposto direi, a quello che ho riportato qualche riga fa.
      Mi fa sorridere amaramente, pensare alla competizione darwinista, come metodo di selezione, quando penso che alcuni biologi evoluzionisti, sostengono che anche un difetto della specie può garantirgli un migliore adattamento nell'ambiente che lo circonda.

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  32. Mi spiego un po' meglio. "Meritocrazia" non implica "eguaglianza", semmai il contrario. Negli Stati Uniti, l'1% della popolazione possiede circa il 40% della ricchezza (non del reddito, della ricchezze).
    Meritocrazia implica che per i meritevoli - cioè per i capaci, gli svegli, gli ambiziosi, gli intelligenti, etc.: non è una qualificazione morale, spesso questi meritevoli sono gran figli di buona donna - appartenenti a ceti inferiori al ceto dominante sia possibile entrare a farne parte, di solito per cooptazione.
    Perchè ciò accada, è necessario che la cooptazione convenga al ceto dominante. Ora, per quanto grande sia la torta, a nessuno piace cederne qualche fetta, per quantopiccola.
    La si cede solo se il nuovo invitato a merenda ti aiuta a
    1) far diventare più grande la torta (di solito, rubando quella altrui)
    2) impedire che ceti dominanti di altre nazioni si rubino la torta tua.
    Cioè a dire: i ceti dominanti della nazione A cedono qualche fetta di torta ai dominati meritevoli della loro nazione solo se sono in competizione con i ceti dominanti della nazione B, C, D, etc.
    Se invece il ceto dominante di una nazione è stato sconfitto nella competizione con altri ceti dominanti, e invece di meditare e preparare la rivincita ha accettato in cuor suo la subordinazione (perchè non pensa di potercela fare, perchè è stato comprato e/o spaventato, perchè condivide l'ideologia del ceto dominante che lo ha sconfitto, etc.) non ha più stimolo alcuno a condividere fette della sua torta con i propri dominati.
    Anzitutto, la sua torta è piccola: nella sconfitta, i dominanti stranieri gliene hanno portato via un bel po' di fette (do you remember lo smantellamento + svendita dell'IRI? vedete all'orizzonte la medesima sorte che attende ENI e Finmeccanica? vi siete accorti che FIAT non è più una azienda italiana ma USA? che le acciaierie Terni sono tedesche? etc.).
    [segue]

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    1. ok, però non riesco a capire in che modo il ceto dominante si mette in rapporto nei confronti della politica, se coincide oppure non necessariamente.

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    2. @ Roberto
      Condivido. Dal che, però, deriva che essere contemporaneamente premiati dalla meritocrazia e apertamente critici verso le forme di divisione discriminante della torta è impossibile, almeno in pratica. L'applicazione della meritocrazia sarebbe utile alla maggior parte di noi solo dopo che il merito fosse stabilito, per consenso comune, nell'essere dei giusti tagliatori di torte. Forse nel prossimo ciclo dell'universo o in sporadiche e brevissime fluttuazioni delle vicende storiche, chissà.

      @ Ippolito
      Il ceto dominante domina, per definizione. La politica si occupa del panem che accontenta i dominati ignavi e dei circenses cui far partecipare i dominati bellicosi per spegnerne i bollori.
      Quando è buona politica, riesce a rendere più lieve il giogo e, forse, è il massimo che si può chiederle.

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    3. Condivido più questo commento del primo

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  33. [segue dal post precedente, scusate la lunghezza]
    E poi, una volta accettata la sconfitta, i ceti dirigenti stranieri delle nazioni vincitrici non sono più i nemici: sono i padroni. Il ceto dominante sconfitto cercherà, con le blandizie, le astuzie, insomma le arti servili, di accattivarseli e se possibile fregarli, ma mai di batterli, perchè per batterli bisogna combattere, e combattendo si rischia tutto, pelle compresa (do you remember le dimissioni di Silvio B. nel 2011? La sua acquiescenza all'aggressione alla Libia e al massacro dello stesso Gheddafi a cui aveva appena baciato pubblicamente le mani?)
    Il nemico, l'unico nemico del ceto dominante sconfitto è il suo popolo, che una volta capita la fine che lo aspetta (prima la fine della pecora, poi quella del topo) potrebbe anche, non si sa mai, provare a rovesciarlo e sostituirlo.
    Dunque, il ceto dominante sconfitto agirà lungo le linee seguenti:
    1) demoralizzerà il suo popolo, ripetendogli da mattina a sera che non vale una cicca, che sin da quando Berta filava era una merdina e dunque quel che gli capita è colpa sua
    2) si identificherà con l'aggressore (è più pratico, si evita la dissonanza cognitiva che stressa) e ne condividerà, con i tipici ipercorrettismi del neofita, l'ideologia: vedi l'antifascismo in assenza totale di fascismo, vedi il politically correct dei "diritti umani", vedi il buonismo sui disperati stranieri (e il cattivismo sui disperati autoctoni); e lavorerà con zelo perchè tutto il popolo lo segua, o meglio lo preceda, in questa corsa dei lemming
    3) in caso qualcuno alzi la testa, lo bastonerà subito, e forte (vedi ad esempio la durezza della repressione dei manifestanti della Val di Susa a confronto con il lassismo e l'indifferenza nei riguardi del crimine comune, dell'illegalità economica - vedi lo schiavismo allegramente praticato dai cinesi su suolo italico, l'economia criminale sommersa, etc).

    Qualche meritevole, intendiamoci, lo coopterà. Quali? Bè, quelli che meglio possono servirgli nel perseguimento del suo obiettivo strategico: restare ceto dominante all'interno dei rapporti di forza dati, cioè a dire sotto i padroni delle nazioni altrui, sopra il popolo della nazione sua.
    E chi saranno, questi meritevoli che il ceto dominante sconfitto e subalterno coopterà? Bè, mi sembra chiaro: i dirigenti del proprio popolo, in particolare le guide politiche ed economiche dei ceti subalterni della propria nazione: vulgo, in Italia ma non solo, anzitutto politici e sindacalisti di sinistra.
    Senza la loro fattiva collaborazione, infatti, diventa quasi impossibile tener buono il popolo mentre lo si tosa, lo si dileggia, lo si manda in malora. Un esempio per tutti: Mario Moretti, sino all'altro dì amministratore delegato delle FFSS, protagonista di una vibrata protesta contro la riduzione degli stipendi dei manager pubblici in nome della meritocrazia, a quale merito deve la sua cooptazione nel ceto dominante italiano e la carica di AD delle FFSS con relativo stipendione? Al fatto che, in qualità di dirigente sindacale del settore, è riuscito a far licenziare alcune decine di migliaia di lavoratori FFSS senza che facessero troppo casino.
    E per salire di un gradino, a quale merito deve Massimo D'Alema la sua fama di statista, e la sua barca, e la sua fattoria toscana, etc.? Al fatto che ha spedito l'Aviazione italiana a bombardare Belgrado, senza darsi pensiero che così facendo, si rendeva colpevole di alto tradimento (e ammazzava parecchi jugoslavi), e lo ha fatto a) riuscendo a partecipare alla marcio per la pace di Assisi senza ridere b) facendo magicamente sì che i friggitori di salsicciotti delle Feste dell'Unità continuassero a dormire sonni tranquilli.

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    1. cappero, hai descritto i politici come dei Kapo

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    2. La dinamica è la stessa. Il primo imperativo a cui risponde ogni ceto dominante, se vuole restare tale, è l'autoconservazione.

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    3. Errata corrige: Mauro Moretti. Mario è l'ex amministratore delegato di quell'altra Ditta, le Brigate color Porpora.

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  34. E concludo sottolineando che il "merito" di cui ho parlato qui NON coincide con la qualità umana, con la bontà, la creatività, la sensibilità, la genialità, la saggezza, etc., cose tutte che solo di rado e come per errore le società premiano con la cooptazione nel ceto dominante. Del resto, come diceva un meritevole che in vita sua meritò soprattuto indifferenza, attacchi e derisioni,
    "Avez-vous donc pu croire, hypocrites surpris,
    Qu'on se moque du maître, et qu'avec lui l'on triche,
    Et qu'il soit naturel de recevoir deux prix,
    D'aller au Ciel et d'être riche?"

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    1. Roberto, poco m'importa se non fosse tutta farina del suo sacco (nel qual caso pero' ci faccia abbeverare alle fonti): lei mi ha fatto unire tanti altri puntini al quadro gia' ricco, grazie! L'accenno alla repressione in Val di Susa, nel quadro che delinea, e' davvero una perla. Andrebbe spiegata anche a quella fetta di NoTav che combatte contro il "capitalismo", quel signore di cui in Illinois si parla tanto senza capire che è una tribu' alquanto eterogenea e che il primo capitalismo da distruggere è quello che si ha in tasca.

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    2. Se il suo discorso si focalizza sul "sistema Italia" posso pure (in parte) essere d'accordo ma a questo punto a che serve tirare in ballo gli USA? E' questo che francamente non capisco.

      PS

      "demoralizzerà il suo popolo, ripetendogli da mattina a sera che non vale una cicca"

      Questo metodo può funzionare in Italia ma negli USA assolutamente NO. Quindi vuol dire che il "ceto dominante" negli USA segue delle dinamiche molto diverse da quelle italiane.
      Possiamo compararle per vedere le somiglianze e le differenze ma "mescolarle" serve a poco.
      Per la cronaca: il ceto medio statunitense è stato massacrato dalle sue èlites senza che queste fossero in confltto tra loro (anzi, hanno fatto cartello) e senza che queste èlites fossere finite sotto controllo degli "stranieri".

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    3. @ Saint Simon e @ antonio crosignani.

      Grazie dei consensi. Le mie fonti sono: Tucidide, "La guerra del Peloponneso"; Platone, "Gorgia", "Repubblica, "Leggi"; W. Shakespeare, i drammi storici; e poi Carl Schmitt, Gaetano Mosca e Roberto Michels.
      @ chinacat
      Quanto agli USA. molto in breve:
      1) come detto sopra, il ceto dominante USA non è un ceto sconfitto e subalterno: tutt'al contrario.
      2) gli USA sono l'egemone mondiale e un impero marittimo. All'interno del ceto dominante vi sono due linee culturali e politiche di fondo: a) la prima, realpolitica e tradizionale (es. Kissinger, Nixon), che privilegia la dimensione della nazione b) la seconda, mondialista (es. Strobe Talbott, Clinton, i neoconservatori), che privilegia la dimensione imperiale e l'anglosfera sulla nazione. Negli ultimi decenni, e in specie dopo l'implosione dell'URSS, è vincente la seconda. Da ciò consegue che la frazione vincente del ceto dominante USA si pensa piuttosto come "governo mondiale in fieri" ed è disposta a sacrificare la coesione sociale interna agli USA (per esempio, promuovendo la delocalizzazione delle imprese, disgregando il ceto medio, etc.)

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    4. Ecco tutto quello che ho sempre pensato (a livello nazionale, il prof mi ha fatto poi capire che questo capitava a livello internazionale), spiegato molto brevemente e chiaramente.

      Quello che ancora non son riuscito a capire, è come mai la nostra generazione sia così.....così.....inutile è la parola giusta.

      E' quindi vero che aver trovato buone condizioni di vita da subito ci ha fatto credere che potessimo concentrarci nella ricerca della realizzazione a livello di identità personale e interpersonale?
      E che quindi non avendo un sentire comune non siamo in grado di reagire senza disperdere le forze.

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    5. "E' quindi vero che aver trovato buone condizioni di vita da subito ci ha fatto credere che potessimo concentrarci nella ricerca della realizzazione a livello di identità personale e interpersonale?"

      Scusami Sandro, io ho 36 anni (quasi 37...) e francamente non capisco dove tu abbia visto le buone condizioni fin da subito: guerra fredda, shock petrolifero, tangentopoli, i sindacati in piazza per privatizzare le ferrovie (sic!!!), la lotta ai punti di contigenza e mille altre cose. Vero, non abbiamo avuto il ventennio fascista o conflitti armati nel mondo occidentale, ma 'ste condizioni "buone" francamente io non le ricordo. Ti tiferisci forse ai consumi di massa o al fatto che abbiamo avuto un paniere di beni più numeroso?

      Le generazioni come la mia e deduco pure la tua, sono state plasmate sul modello dell'homo novus all'ammeregana, che ci ha imposto nuovi valori etici e culturali tesi all'affermazione del nostro IO sull'interesse collettivo. Ora, bada bene, non ne faccio un discorso moralistico, ma è evidente che il modello culturale è forse l'arma di distruzione di massa più potente che ci sia: il mito ammeregano non nasce proprio in contrapposizione allo statalismo sovietico?
      Questo stesso modello culturale, basato sull'IO e non sul NOI, è il primo strumento di controllo teso a realizzare il "dividi et impera" nelle classi subalterne a quella dominante: se si accetta che tutti possono riuscire a realizzarsi purché si diventi i "più migliori assai" rispetto a tutti gli altri, si deve anche accettare che si è ricreato l'homo homini lupus di hobbesiana memoria e tutti sono nuovamente in lotta per la sopravvivenza, senza un imparziale riequilibratore. Non mi sembra una condizione favorevole, tuttaltro.

      Credo che quasi tutti quelli della nostra generazione abbiano avuto non poche difficoltà a trovare un impiego a tempo indeterminato e quelli che non ci sono riusciti (tra i miei amici), vivono un costante stato d'incertezza, d'arrabbattamento, laurea o meno che sia, inseguendo la sopravvivenza giorno per giorno. Ma davvero possiamo credere ad un sistema che ci dice "it ise uppe giaste tu iourselfe", quando gli studi professionali di architetti, notai, avvocati, dentisti, commercialisti (continua pure tu la lista) passano di generazione in generazione (e pure qui, nulla in contrario)? Cioé, davvero si può credere che chi è cresciuto alle case occupate di S. Basilio ha le stesse possibilità di chi frequenta già da ragazzino determinati ambienti? Cioè, bisogna esse proprio ingenui per credere a certe fesserie, non trovi?

      La parte bella è poi che, se per riuscire devi essere er più meglio assai, l'altra faccia della frittata è che se non sei riuscito te la poi pija' solo con te stesso e quindi pijartelanderQU! :-)

      Per cui, per favore, non parlare di "generazione inutile": se hai la testa impegnata a riempire la panza (e per riempire intendo soddisfare i bisogni necessari o artificiali del tempo in cui vivi), non hai tutto questo tempo per fermarti a capire o le forze per reagire. Parla casomai di sterminio generazionale premeditato, con il ben preciso obiettivo di aumentare le disparità.

      Scusa lo sfogo.

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    6. @Francesco: grandissimo! Ho sempre rimproverato a mia madre dinon avermi generato 5-10 anni prima: avrei guadagnato il doppio, anche in stabiltia' affettiva (la salute no, per mia estrema fortuna quella non e' mai mancata). Oddio, probabilmente sarei anche nella lista dei quasi-cinquantenni poco flessibili da eliminare dentro la mia azienda, ma tanto tra qualche anno saro' nella medesima lista, ma degli appena quarantenni. Aggiungerei un'altra cosa: a noi che siamo cresciuti nelgli anni 80 ancora e' andata bene, perche' abbiamo visto e vissuto, se non direttamente, attraverso i piu' anziani che ci circondavano, gli ultimi riflessi dell'eta' dell'oro e la speranza di un mondo in cui le vecchie regole (piena occupazione, stato sociale per tutti) sarebbero state universali; la nostra educazione, sebbene gia' spostata verso valori egotistici e narcisistici, era controbilanciata da quelle regole che respiravamo senza sapere che stavano morendo. Oggi mi guardo intorno e mi chiedo che razza di uomini potra' esserci tra altri 20 anni. Temo che il declino di una societa' si misuri anche dalla quantita' di IO ipertrofici e sociopatici che genera.

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    7. Figurati, nessuno sfogo, hai scritto tutte cose condivisibili.
      Ma io stavo osservando la storia umana nella sua completezza (per quanto ne possiamo sapere), a partire dall'anello mancante per finire ai giorni nostri.
      Vorresti forse asserire che la "nostra" -- ne ho 50 -- generazione, da un punto di vista antropologico, ha avuto condizioni di vita iniziali, peggiori di qualche altra generazione presa a caso?.
      Iniziali, certo, perché se prendiamo il ciclo intero di una generazione, nessuna può vantare condizioni, nemmeno approssimate a quella che ci ha preceduto.
      Meglio una guerra fredda che una calda, soprattutto se sei figlio di proletari, non credi?

      Non credo ci sia una premeditazione sostanziale, semmai il fatto di saper sfruttare le condizioni oggettive a proprio vantaggio.

      E' assodato che, la mancanza di condizioni minime di sopravvivenza convoglino tutte le forze disponibili al raggiungimento delle esigenze primarie, mentre, soddisfatte tali esigenze, gli sforzi si emulsionino in ordine alle esigenze interpersonali, tutto qui.

      Non stavo facendo un discorso personale, io le mie inutili battaglie le ho già compiute.

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  35. @Lorenzo Marchetti
    Calvino era francese.
    Dalla prefazione de l’Histoire de l’Europe, scritta, a memoria, da Henri Pirenne nel periodo di prigionia in Germania.
    Il figlio nella prefazione riporta parole del padre.

    Poco a poco finii per conoscere l’aristocrazia del villaggio, le “Honoratioren”, secondo l’espressione consacrata. Il più importante e anche il più colto di loro era il “superintendent”. Quando ci incontravamo scambiavamo qualche parola. Talvolta riuscivo a farlo parlare della guerra. Parlava bene e volentieri. Certamente non sospettava il piacere personale che provavo nel sentirgli sviluppare un tema che le mie conversazioni di Iena mi avevano reso familiare da lunga data. Nei suoi discorsi ritornavano continuamente la razza e la sua influenza storica. Romanesimo, germanesimo! Per lui tutto si rifaceva a questo. Il romanesimo era la Chiesa cattolica, la forma prevaleva sulla sostanza, le convenzioni e la tradizione sulla libertà di pensiero e sulla coscienza individuale. D’altro canto, egli riconduceva la storia del mondo al protestantesimo, e il protestantesimo al germanesimo. “Eppure, Calvino!”, gli obiettai un giorno. “Calvino”, mi rispose, “è Lutero adattato allo spirito romano...”
    Un’altra volta la conversazione cadde sulla libertà politica. Anch’essa era appannaggio del popolo germanico. Lutero ne aveva dato la vera formula, formula incomprensibile, è vero, per gli stranieri. “In fondo”, soggiunsi io, “il fatto è che probabilmente questa nozione della libertà appartiene a un popolo che è libero solo da poco. Da noi la schiavitù è abolita fin dal XIII secolo: in Germania esisteva ancora all’inizio del XIX. Per chi è abituato alla libertà da seicento anni e per chi invece ha un nonno che forse è stato sottoposto a corvè da un signore ed è stato servo della gleba, le parole non hanno lo stesso significato, è difficile trovarsi d’accordo”. Il mio interlocutore mi guardò con stupore. Certamente si chiedeva se parlavo sul serio. Altro che! Più mi iniziavo alla Germania e più chiaro mi appariva che la sua disciplina, il suo spirito di obbedienza, il suo militarismo, la sua mancanza d’intelligenza e di attitudini politiche trovano in gran parte la loro spiegazione in questo rinascere della servitù che il XVI secolo ha visto compiersi. In questo, esiste una differenza con i paesi occidentali, una differenza fondamentale e radicale. Senza la schiavitù pressoché generale delle popolazioni rurali a est dell’Elba, il luteranesimo avrebbe forse potuto diffondersi come ha fatto, e l’organizzazione dello Stato prussiano sarebbe forse concepibile?...».

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  36. Alla meritocrazia, preferisco la democrazia sempre e comunque.

    Stabilire il merito è da presuntuosi. E' la Provvidenza che stabilisce chi merita, spesso con logiche non facilmente comprensibili.


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    1. e ricordiamolo:
      LA MERITOCRAZIA E' IL CONTRARIO DELLA DEMOCRAZIA ( e questa non è mia)

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    2. Corollario:
      La povertà indotta, spesso dalla meritocrazia, cioè dal giudizio sul merito altrui da parte di chi si è procurato il potere di darlo, non è democratica.
      Vedasi come esempio i GRECI, indotti alla miseria e alla perdita di dignità da parte di quelli che, all'interno e all'esterno, li hanno considerati non meritevoli e, per questo, punibili.
      E nella miseria mettiamoci in primis il dolore e la malattia: i malati terminali per i quali, a detta di un loro ministro, le medicine sono superflue. Tecnicamente, sì.
      Mettiamoci anche il dolore loro e dei loro cari, se ne hanno, quando hanno capito di non contare proprio più, in quanto di breve durata e di costo riducibile a zero .

      Colgo l'occasione per dire GRANDE a Roberto Buffagni, che certo si è scelto delle ottime fonti - quelle che conosco un poco e penso anche le altre - e ha avuto il merito di farne fiorire una riflessione autonoma, tanto che c'è stato il bisogno di chiedere quali fossero.
      Non solo "non ha copiato" ;-), ha proprio pensato.

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  37. La primavera araba che libera il nord africa dalla oppressione dei tiranni per beccarsi gli europei.
    La turchia che scende in piazza per protestare sulla difesa di un parco e ne vien fuori una mega svalutazione della lira turca con annessa crisi di governo.
    L" india che più o meno nello stesso periodo entra in crisi di liquidità, svalutazione velocissima della rupia e crisi di governo.
    Il brasile che è oramai da mesi e mesi che deve frenare rivolte sociali violente e non e per finire la russia.
    La crisi ucraina ha portato in dote la svalutazione del rublo russo, svalutazione forte e veloce.
    In pratica tutto il mondo definito emergente ha svalutato per importi superiori al 20% , strane rivolte che aprono le prime pagine dei giornali e telegiornali e spariscono poco dopo come se dissolte o risolte.
    Il caso greco è eclatante: quando si è deciso di farla sparire dai media lo si è fatto.Oggi dicono che la grecia cresce, lo dicono perche in realtà pochi sanno che cosa è oggi la grecia.
    Il sospetto è che ci possa essere qualcosa in atto è forte, chi tira i fili sembrerebbe palese ma dove voglia andare a parare non è cosi facile da sapersi.
    Di fatto un paese come il nostro in pochi anni si è trovato senza un dittatore che investiva in italia, con un concorrente turco che a quel livello di cambio ci mangia e con il nostro più grande mercato di sbocco dell" export, la russia, in stallo.
    Nella mia zona la russia era e è una mucca che dava tanto latte ora non si riesce più a rivedere manco i vuoti di bottiglia.
    Fantapolitica o fantafinanza o.....qua ci stanno a fa il culo ?

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    1. @ Tafazzi (9 maggio 2014 22:30)

      “il nostro più grande mercato di sbocco dell" export, la russia, in stallo”.

      È seccante perché secondo l'Istat, «nei primi sei mesi del 2013 l'interscambio tra [Russia e Italia] è cresciuto del 15,9%, più che con qualsiasi altro Paese Brics».

      Ora gli strateghi a stelle e strisce stanno cercando di isolare la Russia, rendendo evidente che tra loro serpeggia una certa confusione, ma in risposta alle sanzioni che impediscono alle banche russe l'utilizzo di Visa e di MasterCard per i loro sistemi di pagamento, Putin ha firmato la legge che introduce «l'istituzione di un sistema nazionale di pagamento con carta di credito russa.
      […]
      Visa e MasterCard hanno espresso preoccupazione per il potenziale impatto».

      Preoccupazione comprensibile perché «La minaccia di sanzioni economiche [...] ha causato la fuga di capitali da parte dei clienti russi degli istituti di credito di proprietà di stranieri. Solo a marzo 2014 i fondi provenienti dai clienti di 60 istituti di credito di proprietà di stranieri ammontavano a 63 miliardi di rubli ($ 1,8 mld).
      [...]
      gli americani non possono controllare le banche russe. Possono costringere solo le banche straniere a cambiare la propria attività. Pertanto, i cittadini russi molto razionalmente portano via il loro denaro da lì e lo trasferiscono nelle banche russe».

      Nel frattempo i militari ucraini non riescono a riprendere il controllo delle città separatiste. Si avvicinano alle città, assassinano qualche civile e poi si ritirano, a volte perdendo per strada qualche blindato, o qualche centinaio di militari che si arrendono ai filo-russi.
      Ieri la portavoce del Dipartimento di Stato americano Jen Psaki ha condannato “l'esplosione della violenza causata da separatisti pro-Russia a Mariupol', che ha provocato diversi morti”. In realtà i blindati di Kiev sono arrivati a Mariupol', hanno sparato su civili disarmati e cannoneggiato qualche abitazione provocando una decina di morti e il ferimento di una trentina di civili, e si sono ritirati.
      "Continuiamo a chiedere che i gruppi che hanno messo in pericolo l'ordine pubblico prendendo le armi e sequestro edifici pubblici in violazione della legge ucraina per disarmare e lasciare gli edifici che hanno sequestrati", ha detto Psaki.

      Tra le molte cose che a Washington non capiscono, una è che la Russia non è un avversario come quelli con cui sono abituati a competere, mettendo in scena in scena quello che il demografo e sociologo francese Emmanuel Todd, nel suo saggio sul declino della potenza degli Usa Dopo l’impero definisce “micromilitarismo teatrale: dimostrare la necessità della presenza dell’America nel mondo schiacciando lentamente avversari insignificanti”.
      Altra cosa che sembrano non comprendere è che chiunque voglia farsi un'idea di quanto sta accadendo in Ucraina oggi può usare internet e scoprire che ciò che raccontano i media qui in occidente altro non è che propaganda da quattro soldi.
      Prima lo capiscono e meglio è per tutti.

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    2. è semplice le elite dominanti ovvero la finanza usa vuole distruggere le relazioni economiche tra l'italia e gli altri paesi e fare in modo che il nostro paese abbia solo rapporti commerciali con gli USA. Questa strategia gli Usa la stanno facendo pure con tutta l'UE, basta vedere l'accordo Transatlantico dove praticamente gli stati saranno sottomessi alle multinazionali.

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  38. Sarà che io non sono una persona estremamente moralista, ma non mi pare che ci sia nulla di nuovo in quello che dice Roberto.

    Visto che qualche post addietro parlavo di "MAMMALACIAINAAA!!!":

    "La tradizione ci dice che Lao tzu... abbandonò il suo incarico quando la corte cominciò a dare segni di decadenza e se ne andò verso l'ovest.

    Arrivato al passo di Han-ku, il guardiano Yin Hsi gli chiese di scrivere un libro per lui e Lao tzu espose allora le sue dottrine nel Tao Te ching. Poi partì e non se ne seppe più nulla."

    Dunque, secondo questa leggenda che si è tramandata per secoli, lo scritto di Lao-Tsu da cui nasce il pensiero cinese è una reazione a 'aKa$ta e a 'aKorRruZzzione all'epoca ormai già strabordanti. In molti passi ricorda il nostrano "principe".

    A KoruzZzione, 'aMeritokraZzZia, 'aKa$ta, 'aKrikka, 'aDekadenzaDiiKostumi, erMosseMaiorum, eBBBrioshese e via dicendo sono costanti della storia umana, ma non esistendo una memoria collettiva che si trasmette di generazione in generazione, evidentemente ricicciano fuori a mo' di esche per tonni smemorati, creando situazioni simili a quella del moscone contro il vetro o della falena contro il lampione.

    Le debolezze sono sempre le stesse (dalla religione alla filosofia le riflessioni sull'imperfezione umana si sprecano, no?) e chi deve controllare, cioé gestire il potere, le sfrutta da sempre. La più grande debolezza, e dunque vantaggio per chi esercita il potere, è l'asimmetria informativa. Allora la meritocrazia è solo un mero artificio dialettico, basato sull'asimmetria d'informazioni, esattamente come quello delle riforme: uno dovrebbe alzarsi e dire: "Va bene meritocrazia, ma quale sarebbe 'sto metodo meritocratico?" oppure "va bene, riforme, ma quali sarebbero 'ste riforme?". In parole povere, il solito dire tutto senza dire assolutamente nulla, nascondendosi dietro un luogo comune contro cui nessuno si scontrerebbe.

    Cosa si nasconde dietro l'argomento della meritocrazia? L'attacco a ciò che è in antitesi, o meglio a ciò che viene "etichettato" come antitesi ('o sapevo che Kant me sarebbe tornato utile prima o poi): dato che non è possibile per i nostri "sensi" (vista l'asimmetria informativa) conoscere la verità oggettiva, chi guida decide cosa è meritocratico e cosa no e dunque crea i presupposti per modificare lo status quo e "nuovi mondi" dove esercitare il proprio potere: chi ce lo dice che quel magistrato è meritevole? chi ci dice che quel professore è meritevole? e via dicendo.

    In sintesi: la morale, il merito e blabla, c'entrano sempre 'naFava quando ci sono di mezzo potere e denaro: esche per tonni.

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  39. Approdo sempre volentieri a questo blog a fine giornata, ma oggi nei commenti non mi ci ritrovo. Tutto questo complottismo, arrivare addirittura a vedere i notav come gli unici che alzano la testa... un conto è unire i puntini, un altro dipingersi un bel quadro fantasioso...non voglio contaminare le graduali consapevolezze che sto acquisendo a partire da dati certi, nel percorso di studio che il prof propone, mischiandole a suggestioni francamente discutibili. Buonanotte.

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    1. Non ho detto che i NoTav sono gli unici. E' solo un esempio.

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  40. Da Celso e Bargazzino:
    "parli del vizio italico clientelare facendolo risalire a Roma (..) Il problema vero è capire non perché è caduto, ma perché è durato così a lungo. Per favore, non fateci sembrare stupidamente nazionalistici, siamo persone a modo, coscienti dei nostri limiti".
    "che quei sistemi tanto meritocratici (la cosi detta meritocrazia è proprio il grimaldello che apre le porte al darwinismo sociale) abbiano figliato il nazismo, dunque, non è un puro caso..."
    L'abbiamo figliato e ultimamente rivestito con l'ipocrisia del politically correct.
    "Tutto ciò che è necessario per una guerra è un obiettivo, una nazione con qualcosa da rubare e la volontà di derubarla. Il resto, inscenare una rivolta, una rivoluzione, dipingendo un governo legittimo come “asse del male”, sono un gioco da ragazzi. Quale governo non ha opposizione? Quale governo è incorrotto?" Gordon Duff veterano dei Marines della guerra del Vietnam.

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    1. Secondo Altiero Spinelli sono stati i nazionalismi e gli Stati nazionali a provocare le guerre che hanno devastato l' Europa

      Questa è una visione condivisa e SBAGLIATA.
      (che, prima degli Stati nazionali non c' erano state guerre in Europa? Domando).



      La VERA causa delle aggressioni militari che hanno generato le carneficine europee sono state l' imperialismo (che una cosa diversa, forse addirittura contraria al nazionalismo, non parliamo rispetto al patriottismo).
      O no?

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    2. Credo che il problema sia tutto nelle motivazioni di fondo, ci si mette insieme per costruire qualcosa o per aggredire quelli che hanno già costruito qualcosa. La ricchezza sta, ovviamente, dalla parte di chi collabora perché lì vi sono idee, competenze, creatività, impegno, perseveranza e condivisione. Si cresce insieme quando si collabora e correttamente dai la risposta: l'evoluzione umana deriva dalla collaborazione. La competizione è di chi si mette insieme per aggredire e come risulta dal dibattito essa è l'anima della meritocrazia. Per il resto non saprei, distinguerei. La nazione sicuramente è lo spazio di elezione per ogni proficua collaborazione. Ovviamente anche la partnership con altri paesi può dare buoni frutti se ci sono le condizioni e il giusto spirito collaborativo. Per quanto riguarda il nazionalismo abbiamo sotto gli occhi come quello dei banderesti ucraini si sposi meravigliosamente con gli interessi dell'impero americano. Anche qui, c'è impero e impero. Quello romano ma anche quello Alessandrino, per esempio, non si espandevano depauperando, sotto l'impulso di una politica predatoria ma cercando di integrare i progetti delle altre comunità.

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  41. Comunque stasera ho avuto anch’io il mio merito, quello di non rompere qualcosa in casa ascoltando Agnoletto su Telenova; questo simpatico signore, dopo aver tirato in ballo la solita storia della benzina che schizzerebbe alle stelle in seguito ad uscita dall'euro, e dopo essere stato illustrato dal presente Borghi il quale, pennarello alla mano e citazione dagli studi di Bagnai, mostra che il prezzo più catastrofico si attesterebbe attorno a 1,86 euro/l, ebbene il signor (c)Agnoletto, a seguito di ciò riesce ancora a voler voltare la frittata per dire che Borghi segna un clamoroso autogol poiché ammette che il prezzo della benza salirebbe! (rinnegando d’emblée le proprie catastrofiche previsioni di lotta con Godzilla alla pompa per fare un pieno). Io ormai la chiamo malafede o pretesa d’aver ragione sempre e comunque (il che porta inevitabilmente alla sistematica menzogna), perché questa è l’attuale concezione del far politica. Peccato che da queste arene d’ostentazione muscolare ne traggano poi nocumento i soli cittadini (ed è triste il pensare che, qualora non se ne accorgessero, - tanto per restare in tema di meriti - se lo “meriterebbero”).

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  42. @ Roberto buffagni

    Semplicemente perfetto (meglio ancora con l'addendum)

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    1. Provo sempre un grande piacere nel passare ogni giorno per questo blog ,per leggere i commenti di Buffagni, il Velo di Maja,Celso,ovviamente il padrone di casa,e molti altri.
      Tutte persone che mi danno qualcosa,anche nella consapevolezza che il momento è
      molto triste,pieno di angoscie,per molti.
      Ma mi chiedo,se si vince e si vincerà,non è che mi sparite tutti dalla circolazione.

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  43. Visita all'accademia di Lagado sull'isola di Laputa nel paese di Balnibarbi.
    “Essendomi recato in seguito a visitare la scuola di politica, ne riportai una cattiva impressione, tanto pazzi mi sembrarono quei professori. Ora, la pazzia m'ha sempre prodotto una grande tristezza.
    Codesti sciagurati formulavano i più svariati disegni per convincere i sovrani a scegliere i loro consiglieri fra le persone capaci, oneste e sagge; e per persuadere i ministri a badare più al bene pubblico che al loro proprio, e a ricompensare il vero merito, la vera scienza, la vera bravura e i servizi realmente fatti al paese. Volevano anche dimostrare ai re come il loro bene riposasse sulle stesse basi del bene generale, e come fosse per essi conveniente affidare le cariche solo a persone degne d'esercitarle. Insomma perseguivano una quantità di fantasie e di chimere fuori d'ogni possibilità, e non mai saltate in testa a nessuno prima di loro; tanto ha ragione il vecchio proverbio: non c'è stravaganza che non sia stata sostenuta da qualche filosofo.”
    Dai Viaggi di Gulliver di Janathan Swift 1726.
    E', dunque, almeno dal 1726 che è stato segnalato, così autorevolmente, l'urgenza del problema della meritocrazia che la moderna organizzazione della società civile pone. Certo se da allora avesse potuto dominare il capitalismo liberista, tanto sensibile a questa questione, e a tutte le altre riportate da Gulliver, e che continuamente addita e propone come la soluzione di ogni guasto e l'ultimo ostacolo al raggiungimento della sua piena efficacia, l'ultimo piccolo supplemento per raggiungere finalmente la sua meta - ironizzò una volta Hans Kung, ora saremmo già di certo i felici abitatori del paese della felicità. Ma come, si sa, la virtù fu sempre ostacolata dalla perfidia, e il buon capitalismo non riuscì mai a farcela contro i suoi sempre nuovi poderosi avversari, e 300 anni non gli bastarono. Ma adesso non più. Adesso nulla ci fermerà più, in poco tempo, il problema verrà risolto e il vero merito governerà la nostra società.
    Qualche mese di pazienza ancora, e vedrete.

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  44. Ho apprezzato la sintesi e le successive precisazioni di Roberto e ho trovato, nelle situazioni che conosco meglio, molte conferme della loro validità.

    Anni fa, la Dirigenza di Bankitalia è andata in America perché pensava che là fossero più avanti e che ci fossero cose da apprendere e da copiare.

    Il risultato è stata una totale colonizzazione: sono riusciti a farci credere che non sappiamo più applicare la partita doppia (la loro è una totale porcheria) ma così ci hanno riempito di consulenti che rafforzano il nostro senso di inferiorità e, un poco alla volta, ci rubano tutto.

    I più svelti e avidi di noi vengono cooptati (vedi Profumo, Passera e c.) e garantiscono loro carriera, soldi e un paracadute sempre pronto, quando emerge che hanno fatto disastri e vengono cacciati.

    Gestire bene un'azienda, una banca, non conta nulla; l'obiettivo è soltanto quello di muovere i mercati: promuovere fusioni, acquisizioni, ingrassare le banche d'affari, sempre quelle, che guadagnano da ogni situazione di cambiamento, sia che produca effetti positivi (molto poche), sia che produca disastri, come quello di MPS.

    Anche in questi aspetti, i politici piddini sono perfetti per interpretare la parte del servo sciocco e il Profumo di turno sa far fruttare bene i due euro che paga per farsi fotografare alle primarie del PD.

    Personaggi come Zingales o Boldrin li hanno usati perché sciocchi e arrivisti: gli hanno fatto credere di averli apprezzati perché brillanti e ce li hanno rimandati indietro perché utili allo scopo di farci sentire inferiori e di farci accettare come inevitabile la loro superiorità.

    Non erano e non sono miglori: semplicemente sono più forti ed organizzati, militarmente ed economicamente e vogliono dominare il mondo

    Grazie ancora per offrirci sempre tante opportunità di conoscenza e di confronto intelligente e documentato

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    1. Condivido il tuo pensiero, soprattutto quello di scegliersi ( chi comanda ) i propri camerieri ( come zingi e 'drin ).
      A questo punto la meritocrazia passa il testimone alla dignità.
      Esiste la dignità, o è questione di prezzo ( per tutti )?

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  45. @Francesco
    il bello di questo blog è che prima o poi le cose si approfondiscono.
    Per esempio questo tema mi è molto chiaro e più volte ho affermato che la meritocrazia così come definitiva è un concetto "fascista" (non significa un'emerita minchia, scusate il sofismo).

    Detto questo, in realtà, io sono pro Costituzione come visione del problema!
    e in Costituzione, sperando di non sbagliare, non c'è né l'IO né il NOI ma entrambe le cose!
    si parla di affermazione dell'individuo così come del sociale (le strutture in cui vive quindi famiglia, istruzione, sindacati, partiti politici etc etc).
    e nell'art. 4 sul lavoro c'è il capolavoro dei nostri Padri Costituenti.
    quindi a mio modesto parere non c'è una contrapposizione tra IO e NOI bensì un mix in cui gli individui si realizzano meglio quando il contesto in cui crescono è ben strutturato.
    quindi vanno banditi gli IO ipertrofici (da cui il welfare, la politica industriale che abbia a riguardo gli interessi pubblici etc etc).

    Detto ciò, è evidente che siamo regrediti ad una visone pre Costituzione ovvero quella ordoliberista (od orgialiberista se preferite) dove l'IO è ipertrofico.
    ed è un IO che con la scusa della meritocrazia a livello di ceti sociali, Stati o singolarmente giustifica il fatto che vengono soppiantate le dignità degli individui o addirittura di interi popoli (quelli del Sud d'europa per esempio)

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  46. «I “salvati” dei Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l’esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della “zona grigia”, le spie»

    Primo Levi, I sommersi e i salvati

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    1. Gli fa eco, su un altro fronte, John Bradley, il marinaio che fu uno dei 6 soldati americani ad innalzare la bandiera sul Suribachi a Iwo Jima (dopodiché la vita dei 3 superstiti venne strumentalizzata e fagocitata dalla retorica di guerra), quando disse al figlio: "I veri eroi sono tutti quei ragazzi che non sono tornati."

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  47. "Old boys network, cronysm = raccomandazioni, scambio di favori & parentele. Cose che sempre e dovunque sono esistite ed esisteranno."
    e un sistema del genere non è l'esatto opposto di un sistema "più permeabile ai meritevoli "?

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    1. "Più permeabile" rispetto al sistema italiano, quindi solo "relativamente" meno chiuso al merito.
      Non esiste, non è mai esistito nè mai esisterà un sistema politico e sociale nel quale le posizioni di comando sono assegnate esclusivamente in base al merito personale. Per ottenere questo risultato, bisognerebbe anzitutto abolire la famiglia; e anche se lo si volesse fare, la si dovrebbe sostituire una istituzione, per esempio il Partitone di Pol Pot, o il Concistoro dei Custodi Illuminati, che stabilisce la gerarchia. Et quis custodiet custodes ipsos?
      La mobilità sociale è un bene, per le società, ma solo se contenuta entro certi limiti che è impossibile stabilire in anticipo: una mobilità sociale totale (il figlio del re che, se immeritevole, va a fare lo spazzino, il figlio dello spazzino che, se meritevole, va a fare il re) è da un canto irrealizzabile, dall'altro socialmente devastante, perchè produrrebbe un moto browniano di individui totalmente sradicati nel quale si sfarina il collante delle generazioni, e dunque delle tradizioni, degli affetti, delle psicologie, etc. (En passant: l'utopia capitalista del mercato che ha sempre ragione e stabilisce tutte le gerarchie sociali, se per ipotesi si realizzasse, produrrebbe un incubo e un aborto di società con una prospettiva di vita di tre mesi).
      In una società equilibrata, devono esistere istituzioni all'interno delle quali anche chi viene dal basso e ha le doti richieste può salire: ad esempio la scuola, l'esercito, la chiesa.
      Lo stesso si può dire anche della questione avanzamento per anzianità/per merito personale. Un'ottima ed equilibrata soluzione al problema la trovarono le FFAA tedesche dopo le riforme di Scharnhorst: avanzamento per anzianità degli ufficiali, ma accanto al comandante più alto in grado, piazzare sempre un capo di stato maggiore - di grado inferiore - brillante e creativo.

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  48. il post a me non era piaciuto molto, ma ci sta, il fatto è che poi mi sono piaciuti molto tutti i commenti quindi mi sono chiesto se per caso avessi capito male il senso.
    In ogni caso sulla famosa meritocrazia c'è da aggiungere poco ha smesso di parlarne anche il suo mentore italiota Renzie.
    Io mi baso sempre sull'origine della parola che è stata coniata dal sociologo inglese Michael Young nel testo the rise of the meritocracy molti decenni fa, e appunto nel testo si spiegava come applicando questa famosa "meritocrazia" specchietto per le allodole vincolandola inevitabilmente al libero mercato (delle vacche) si sarebbe ottenuta una società distopica (un incubo) con il gran finale inevitabile di una bella guerra civile intentata dai non (diversamente?) meritevoli esclusi dalla società contro i "meritevoli".
    Anche qui il testo non è la bibbia e Young non è Kant se non fosse che è stato il testo di riferimento di tal Tony Blair che la strombazzava come Eden tanto da costringere lo stesso Young a diffidarlo pubblicamente dal'usare il suo nome e il suo testo, c'è di più in Italia lo stesso testo è stato ripreso pochi anni fa dall'ingegner Roger Abravanel che volendolo applicare é stato selezionato come consulente della Gelmini ministro dell'istruzione.
    Insomma oltre al diritto che ognuno ha di usare la parola ad uso proprio perché meritocrazia si riferisce semplicemente ad un metodo e quindi privo di contenuti particolari quando si passa invece ad un sistema di regolamentazione della società la famosa meritocrazia panacea per tutti i mali ha un significato specifico e può essere usata per fase fessi i superficiali e i diversamente umanisti perché basta una minima capacità riflessiva per capirla meglio e fare le riflessioni che ad esempio vengono fatte qui.

    Ottima discussione complimenti a voi tutti ci sono molti spunti interessanti comunque la si pensi sul tema.

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  49. Sono pienamente d'accordo a metà con il mister.

    Il meccanismo messo in evidenza da Buffagni certamente esiste, ma casi recenti come quello di Paul Flowers della Co-op Bank nel Regno Unito mi fa pensare che qualcosa sia mutato nel meccanismo di cooptazione anche in paesi "autocefali".

    Secondo alcuni osservatori (p.es. qui: http://www.strikemag.org/bullshit-jobs/), non occorre promuovere persone nel ceto dirigente strictu sensu, ma basta creare posti di lavoro "designed to make them identify with the perspectives and sensibilities of the ruling class (managers, administrators, etc)". Tradotto, posso continuare a cooptare i figli di papà, tanto poi il lavoro lo fa qualcun altro e questi non ha interesse a cambiare le cose perché, culturalmente, si identifica con il ceto dirigente.

    Ma magari sbaglio.

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  50. Minchia ma quanto scrivete! Si vede che c'è la crisi e siete tutti disoccupati.
    A proposito di meritocrazia, è evidente che in politica hanno fatto carriera i migliori cresciuti nel vivaio piddino, basta vedere Renzie o la Boschi.. da loro la meritocrazia ha funzionato a dovere, infatti solo i migliori piddini sono avanzati nella scala gerarchica.. e a vedere i migliori elettori che li sostengono, viene sempre da pensare che costoro l'euro se lo meritano tutto.

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  51. Un conto è chiedere obbiettività ed indipendenza a coloro che devono selezionare una persona per una certa attività, un altro è pensare che questo possa risolvere tutti i problemi e che sia sempre possibile scegliere i migliori con un test, con un colloquio o guardando il curriculum. Secondo me è l'ennesimo campo nel quale i media si sono buttati sugli aneddoti; il caso limite è diventato la normalità secondo il comune sentire perché il caso limite (l'eccezionale vergogna) fa notizia. Si è sfruttata la normale tendenza dell'uomo a considerare il proprio punto di vista obiettivo, la propria capacità di giudizio migliore di quella degli altri. Ma forse il punto è che quando il cibo scarseggia si guarda sempre nel piatto dell'altro con un intento quantificatore e la fame manda a farsi benedire l'obbiettività.

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  52. @ Mario Salvatori ;)

    Il solito, vituperato, Giornalaccio unico quotidiano che ha il CORAGGIO di dare opportunità all'Autore di fare un discorso semplice ed efficace circa le forzature stoiche alla base del progetto €urista... con i (pochi) modi per liberarci...

    Certo, il giornalista ha avuto l'accortezza di far domande semplici e di non andar a rincorrere le nereidi in caso di risposte poco gradite dal punto di vista politico... ed il problema è tutto qua.

    http://www.ilgiornale.it/news/economia/chi-guadagna-leuro-1017637.html

    Grande Bagnai... ed è per questa chiarezza espositiva e semplicità di fondo che non la vedremo mai su RAI tivvvù quando anche li gli economisti anti, quelli del "io l'avevo sempre pensato (ma non detto, peccato! :D)" sciameranno da una trasmissione all'altra vendendoci l'ennesima bufala di un grande sogno tradito dalla miseria revanscista di aprire ad ogni costo la strada per il IV Reich... ;)

    Zingy played guitar...jamming good with Biasin and Boeri, and the Giannino's from Chicago... He played it lefthand, but made it too far,
    Became the special man, then we were Zingy's Band...


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  53. Cmq la tesi di Buffagni mi pare piuttosto singolare.

    Non credo esista un pastore tanto stupido da affamare le pecore che intenda tosare e mangiare.

    Credo piuttosto che la valorizzazione delle risorse che provengono dal basso dipenda più dalle generali condizioni economiche e sociali.

    Seneca arrivò dalla Spagna a Roma quando questa era potente, ma Constantino non esitò a lasciare Roma per Nicomedia (in attesa di Constantinopoli), con la sua corte di saggi, quando le cose, diciamo così, cominciarono ad andare non troppo bene.

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    1. Pastore e gregge A mangiano lo stesso cibo. Arriva pastore B, ruba un terzo del cibo di pastore e gregge A. Secondo te, chi si mette a dieta, tra pastore e gregge A?

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    2. A proposito di pastore e gregge...memorabile il passo tratto da Hardin "The Tragedy of the Commons" nel Tramonto dell'euro...

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    3. A dieta ci si è messo il Bagnai.

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    4. Non siamo pecore. Ecco la differenza. Non passiamo tutti la vita a brucare a testa bassa per produrre formaggio e lana mangiando erba sui campi arricchendo qualche latifondista. Abbiamo la capacità di tirare su la testa, e di usarla, la testa, se lo vogliamo. Il primo motivo per cui non sono cattolico è perché detesto l'idea che sia un pastore che io non eleggo a decidere come io devo vivere la mia vita per proseguire sulla retta via. Che poi arrivi il "pastore di sinistra" o il "pastore di destra" a dirmi che le verità sono scritte su "altri libri", non meno peggio mi sento, se il concetto è che sempre ad un gregge sono visto aggregato. E che in quanto appartenenti ad un gregge, tutti siamo indistintamente uguali e se c'è qualcuno più bravo, allora è semplicemente cooptato per lavorare contro i propri simili. Magari facendo il cane pastore da guardia sotto il bastone del pastore, cosicché il cane meritevole si assicura rifugio e cenetta la sera.
      Io vedo proprio l'opposto: è l'individuo medio che sempre più è artefice della propria vita, molto più che in passato. Queste spiegazioni "universali" sono seducenti perché semplici, forse troppo semplici.

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    5. L'individuo medio, ammesso che esista, è artefice della propria vita secondo le opportunità e le opzioni che una formazione sociale è in grado di offrire. Il ceto di individui medi, infatti, si sviluppa in società che si sviluppano e dove esistono gruppi dirigenti che non si rassegnano alla subordinazione definitiva. In Cina e in Russia i ceti medi professionali crescono, negli Stati Uniti si stanno trasformando. Una classe dirigente che accetta definitivamente la propria subordinazione, proseguo con il ragionamento di Roberto, limita progressivamente gli orizzonti propri e del paese, si rifugia nei vincoli esterni, liquefa l'identità propria e del paese in un cosmopolitismo bonario. L'Italia, negli ultimi trenta anni ha progressivamente ridotto i centri in grado di produrre gruppi dirigenti in concorrenza ed alternativi e le capacità di controllo del proprio sistema; continuando a cedere terreno sarà sempre più difficile costruire alternative e il merito sarà un criterio possibile in nicchie sempre più limitate e meno strategiche

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    6. Caro Roberto, la tua visione è senz’altro corretta ma un po’ datata.

      L’imperialismo non è più la fase suprema dello sviluppo capitalistico, ma semmai (è stata) una semplice tappa del suo percorso.

      Il pastore B non ha bisogno di rubare nel campo del pastore A. E’ sufficiente che offra un’erba più verde alle pecore ( di A), o faccia in modo che l’erba di A sia un po’ meno verde della sua, perché queste entrino spontaneamente nel suo campo.

      Nelle attuali condizioni socio-economiche il ceto dirigente (ma io parlerei di classe dominante) non si identifica più con lo stato. Se questi era un tempo una (reale) sovrastruttura del rapporto economico, adesso ne è diventato un simulacro virtuale.

      Gli interessi del capitalismo sono esattamente gli stessi all’ombra del Big Ben, della Porta di Brandenburgo o delle Freedom Tower. Prontissimi a coalizzarsi o impugnare le armi all’unisono quando una minaccia esterna li minacci (ad es. le varie guerre del Golfo). Lo stato – oggi - non fa altro che asseverare e compiacere gli interessi della classe dominante, ovunque essa sia, presentandosi con l’abito rassicurante e ingannevole della democrazia.

      Per questo ho definito la tua tesi singolare (non sbagliata).

      Tu ritieni che ci siano tanti pastori e tante greggi di nazionalità diverse in lotta tra di loro, coloni e colonizzati.

      Dimentichi di aggiungere che esiste una buona dose di lupi, rigorosamente apolidi, che ne controllano l’operato.

      Quegli stessi che hanno inventato il Campo Unito e la Moneta Unica in modo da sfruttare, a loro vantaggio ed a vantaggio dei pastori compiacenti, la differente fertilità dei diversi campi.

      Quindi per rispondere alla tua domanda: non è il Pastore B che ruba ad A, ma è la Congrega dei Lupi che fa in modo che B rubi ad A (in modo apparentemente ma rigorosamente democratico, naturalmente).

      Il Pastore A. dopo aver subito un furto da B, farà mettere a dieta le sue pecore, naturalmente. Ma non tutte. Qualcuna di esse, che ha imparato a brucare di nascosto fuori dal campo, si ingrasserà. Così come ingrasserà qualche Pastore C o D, dello stesso campo di B, a lui apparentemente amico ma collaborazionista della Congrega dei Lupi.

      E qualche pecorella del Pastore B (quello che ha rubato ad A con l’aiuto dei lupi) dovrà pure mettersi a dieta (sono solo i lupi quelli che, invariabilmente, ingrassano). Magari qualche pecorella che bruca in mini appezzamenti.

      Pastori in perenne conflitto, dunque, tra quelli che rubano e quelli che si fanno rubare.

      Ma pronti ad abbracciarsi fraternamente sotto le insegne della Pastorizia Unita quando all’orizzonte si profila la minacciosa figura della lupara del Cacciatore.

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    7. @anto

      La tendenza (culturale, storica, politica) verso il mondialismo, e dunque verso il superamento/disgregazione degli stati, delle etnie, delle culture nazionali c'è eccome, e fai bene a sottolinearla.
      Io però non sottvaluterei la permanenza di stati, etnie, culture nazionali: sono realtà di lungo periodo, che non spariscono dall'oggi al domani.
      Non solo: proprio le tendenze mondialiste si appoggiano, per agire nel mondo, sugli stati, e in particolare su UNO stato, gli USA: che per la sua natura di impero marittimo (e cioè non ancorato a una terra) e il suo eccezionalismo (che lo persuade di potere/dovere assimilare a sè il mondo intero, trasformando i confini in frontiere da superare incessantemente) opera nella direzione da te indicata.
      In breve: a parer mio, l'attuale tendenza mondialista si esprime per mezzo di stati forti, che si rafforzano indebolendo gli stati deboli (lo si vede bene nella UE, dove un organismo sovranazionale a tendenza mondialista agisce rafforzando la Germania, e indebolendo gli Stati mediterranei).
      Esiste poi, e non va dimenticata, una controtendenza, quella che trova il suo campione nell'impero terrestre russo, che opera nella direzione opposta: consolidamento degli stati, delle etnie, delle tradizioni, delle culture nazionali.

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    8. @ Giuseppe Germinario
      Sono più che d'accordo, e ti ringrazio per aver ampliato il discorso. Il ceto dominante italiano, accettando la sua subordinazione, riduce automaticamente anche le opportunità non solo di accesso al ceto dominante da parte dei ceti subalterni italiani, ma anche lo stesso perimetro del ceto medio.

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    9. Io credo che l'approccio di Buffagni, rigorosamente "storico" non sia superato... vedo una visione a la "Bildeberg-trilateral-spectre", quella dei lupi coalizzati, nel tuo discorso.
      Io credo, invece, che al netto del mondialismo mercantil-tecnologico che ci pervade ben sedimentato all'interno del nostro ippocampo il motore di tutto quel che fa girare il mondo sia sostanzialmente lo stesso di quando ci si organizzava per chefferies con lance e zagaglie e non solo per furti di armenti.

      P.S. vengo da una regione dove l'abigeato era forma di vita, sopravvivenza prima (con la fine del libero pascolo), pratica abbastanza comune dopo: se a pastore A pastore B rubava pecore, pastore A rubava a C e, contemporaneamente, eliminava pastore B "acquisendone" greggi e zona di pascolo... finché moglie e figli di pastore B non eliminavano pastore o familiari di pastore A mentre pastore C si fregava pascoli e greggi di famiglie pastore A+B troppo impegnati a vendicarsi fra di loro... i nipoti di A e B, poi, si vendicavano su C rigenerando il ciclo... ecco, il sunto tra abigeato e faida, ha plasmato un'era e, sotto traccia, prosegue immutato nei secoli...

      P.S.S Quando, con la modernità del ventesimo secolo l'abigeato di pecore è diventato via via tecnicamente non più "produttivo", conveniente... lo stesso si è evoluto in... abigeato d'uomini!
      Cioè Sequestro di Persona.

      Ed ecco un esempio di "gloriosa" evoluzione di un modo di far "capitale" ( scuserete la bestialità del paragone)...
      Così come "L’imperialismo non è più la fase suprema dello sviluppo capitalistico, ma semmai (è stata) una semplice tappa del suo percorso... " anche l'abigeato non si può considerare fase suprema dello sviluppo degli armenti pastorali ma semplice tappa di un percorso che, per tutto il secolo breve, si è sublimato nel sequestro di persona... Pare che, a tutt'oggi, il nuovo trend sia quello degli assalti con benna ai bancomat o ai furgoni postali via bazooka e kalashnikov...

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  54. qualcosa non mi torna o meglio i conti tornano eccome ....
    Il prof. ha 77 volte 7 ragione quando dice che l'unica soluzione è uscire dall'€ , recuperare il 30% di sbilancio che si è venuto a creare è veramente impossibile , ma la domanda mia è da dove arriva ? che sia per caso stato il rubare forsennato e la demenza che ci hanno regalato da tempi lontani i nostri beneamati governanti ?
    ovvero gli italici che lavoravano come ossessi e loro a spartirsi la pecunia ? é vero che con la Lira i danni si limitavano , tutti lavoravano un po di più e tra svalutazione e inflazione e tanto lavoro , tutto si circoscriveva . Ma ... qualcuno mi deve spiegare per esempio il perché l' Italia pagava 30 anni fa il gas libico al 30% in più del valore corrente , non è che alla fine si scopre che tutti quelli che potevano prendere , hanno preso talmente tanto e sprecato talmente tanto da influenzare i dati macroeconomici del paese , paese che non avendo più la possibilità di allineare l'economia reale alla fine si è un po' suicidato ? in ogni caso Il prof. avrebbe sempre le 77 volte 7 ragione ma alle 'genti' bisognerebbe insegnare anche lo stato sovrano non è il sovrano dove la nomenclatura si autorizza ad essere classe feudataria .vabbè saranno le solite considerazioni fiaschettare ....

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    1. Hai ragione.
      Ecco un piccolo esempio dalla virtuosa Germania, dove sono tutti onesti, nessuno magna, nessuno ruba, sono tutti alti biondi e con gli occhi azzurri e per questo hanno una moneta che vale il 30% in più....se ho ben capito la tua equazione...

      http://www.blitzquotidiano.it/economia/germania-grandi-opere-sprechi-laltra-1745838/

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  55. Ma allora è proprio vero!! Le nostre esportazioni sono aumentate con l'euro..... Si ma di forza lavoro (http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-05-10/boom-espatriati-oltremanica-2013-+715percento-secondo-anagrafe-residenti-estero-110336.shtml?uuid=ABLB8DHB)... ed hanno anche dato ragione al professore che diceva che un paese avrà più scambi con i paesi vicini che con quegli dall'altra parte del mondo infatti "Nel 2013 la Gran Bretagna è diventato il primo Paese mondiale di emigrazione per gli italiani" (vedi link precedente), e guarda caso di tutti i paesi europei il primo è proprio quello che non adotta l'euro.
    Alla fine se la forza lavoro emigra è semplicemente perché qui non c'è lavoro e la disoccupazione è ai massimi da sempre. E come ci raccontano gli euristi convinti, è tutta colpa del costo del lavoro!!! O forse no?! Perché uno dei tre, e non parlo dei moschettieri, ha detto che c'è bisogno di "Riforme, poi, che rimuovano le barriere alla crescita di dimensioni d'imprese e incoraggiano gli investimenti dall'estero". Ma come stanno forse dicendo che l'unica cosa che fino ad ora ci stà facendo campare e cioè: la piccola e media impresa, è troppo piccola e media?? E' si! dicono proprio questo: "parole che evocano fusioni e acquisizioni, anche da compratori non italiani, di imprese spesso rimasto a conduzione familiare e non quotate in Borsa."
    (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-05-10/fmi-italia-non-e-costo-lavoro-ma-innovazione-vero-gap-imprese-152624.shtml?uuid=ABzzBFHB)
    Forse sognavo ma non era uno dei punti sulla quale chi di fede eurista punta: quello che se usciamo dal vincolo dell'euro la nostra moneta troppo debole permetterà agli investitori esteri di comprare sotto costo le nostre imprese!!!!!!
    Ma come se lo fanno dentro l'euro va bene mentre con una moneta nazionale no?! Bé che mancassero di coerenza era già emersa quando parlano della disoccupazione e del lavoratore che con la sua mesata non riuscirà a comprare un pezzo di pane... cosa che già succede, ma anche per questo diventa peccato solo quando si esce dall'euro per tornare ad una nostra moneta.

    Ho paura che dopo aver fatto si che tutti guardassero male i lavoratori dipendenti perché improduttivi, visto che puntano solo ad un contratto INDETERMINATO e soprattutto guadagnano troppo. Adesso vogliono girare la frittata mettendo i lavoratori contro gli imprenditori medio piccoli, perché troppo pigri per diventare grandi e belli, ed avari di voler tenere il loro gruzzoletto tra le mura di casa.
    Allora vorrei chiedere agli euristi: ma se il loro sogno di mondo perfetto senza piccole e medie imprese che sono burtte cattive e improduttive, e ci fossero solo grandi imprese e multinazionali belle buone e produttivissime.. Ricordando che sono le seconde ad avere maggior propensione a spostamenti di capitale dove più conviene:
    Non rischieremo forse di avere una nazione SENZA struttura industriale residente in Italia, e con i lavoratori sempre più minacciati dal taglio del salario o disoccupazione??

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  56. @Lorenzo Marchetti
    USA e GB sono i paesi con minore scala sociale.
    è un male nell'eccesso.

    Detto questo, il problema riguarda come noi abbiamo gestito Olivetti.. ma per quanto riguarda Gates e Jobs il problema è che la gente li taccia come geni.
    Sì, sono geni nei loro risultati.
    ma il punto è che parliamo di altro!
    bisogna capire che nel caso di Gates ha rubato idee (a Jobs) e si è fatto introdurre dalla mamma all'IBM.
    che significa?
    allo stesso modo dei tedeschi che non sono tutti alti biondi e con gli occhi azzurri.

    francamente, bastava poco per avere anche noi certe cose ma proprio in quel periodo si preferì fare altro (partì la deindustrializzazione e si bloccò la politica industriale).

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  57. A me parrebbe che la meritocrazia sia più che altro un' ideologia funzionale ad assetti sociali che prevedono forti disuguaglianze e ampie fasce di povertà. Perchè un simile assetto sociale sia accettato è buona cosa dotarlo di una giustificazione morale attribuendo a ciascuno il merito o la colpa della sua posizione sociale. Portare in trionfo i meritevoli serve per comunicare ai miserabili che possono farcela anche loro se si impegnano di più.
    In una società più egualitaria dove tutti i cittadini sono sostenuti non c'è necessità di apparire meritocratici perchè non c'è pericolo che nascano tensioni sociali.
    Per questo noi fino ad ora non ci siamo neppure posti il problema e per questo ce lo poniamo adesso che stiamo diventando più poveri e mutando lentamente assetto sociale verso il modello USA. Aumentano povertà e disoccupazione, aumentano le tensioni e i conservatori chiedono quindi meritocrazia come strumento culturale e sociale per sedare e disgregare gli scontenti. Aumentano le disuguaglianze in europa e i conservatori diffondono una concezione "meritocratica" delle relazioni internazionali in cui chi sta male paga per le sue colpe e può aspirare a diventare migliore facendo i suoi "compiti a casa".

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