sabato 1 marzo 2014

Balzac







Il avait, bien qu’il ne le crût pas, un style et un très beau style – le style nécessaire, fatal et mathématique de son idée ! Théophile Gautier.

Quelles sont donc les mœurs que peint M. de Balzac ? Des mœurs ignobles et dégoûtantes,  ayant pour seul mobile un intérêt sordide et crapuleux. Chaudes-Aigues.

Un mot de moins, un mot autre que celui employé par M. Balzac, serait un acte de vandalisme, un sacrilège. Quelle puissance que celle qui fait faire de telles évocations avec une plume et un chiffon de papier ! Alida de Sarignac.

Qui êtes-vous à la fin ? Un fanfaron malheureux ou un niais de bonne foi ? Avez-vous le sentiment de vos ridicules folies ? Le Nouveau Figaro.

M. de Balzac comprend admirablement toutes les ressources de l’expression. Il la varie avec un art ingénieux, il la crée quelquefois avec bonheur. Adrien Brun.

Il y a deux hommes dans M. de Balzac. Edouard Thierry.



(...sono uscito da quella stanzetta con un inesprimibile serrement de cœur. Lì era successo qualcosa di vero, qualcosa di irreversibile. Non erano stati firmati i Trattati di Roma, o quelli di Bretton Woods, o quelli di Westfalia. No. Erano state scritte e riscritte dieci, venti volte le pagine delle Illusions perdues - tanto per restare in argomento - svegliandosi ogni sera alle otto per non esser disturbato dagli infiniti rumori della vita quotidiana, e tirando avanti a scrivere per dieci, quindici, venti ore, bevendo litri di caffè, in una stanzetta entre cour et jardin, con una comoda porta di servizio dalla quale defilarsi, laddove i creditori fossero venuti a pignorare il tavolo sul quale si stavano scrivendo quelle pagine delle quali molti miei colleghi fanno tranquillamente a meno. Ma sono uscito da quella stanzetta anche con una certezza: ogni epoca ha i suoi Melanzana. E ogni epoca successiva li dimentica. Restano le opere di chi ha operato con onestà. Dalle centinaia di pagine che vi ho scritto vorrei che traeste solo questa certezza, e che la tramandaste alle persone che amate)

(...vi avevo promesso la prima puntata del "Keynesianesimo per le dame", ma reprimerò la mia vena algarottiana e non manterrò la promessa. Sono in una casa bellissima, piena di libri. E fra scrivere Bagnai e leggere Maupassant so ancora cosa scegliere. Capisco che a un certo livello di mediocrità sia impossibile rendersene conto - vedi le citazioni sopra - ma son certo che voi sappiate che io ancora so collocarmi. Così lo sapessero i vermi che mi denigrano. Chi non si colloca da solo viene collocato dalla SStoria. Son giorni difficili...)

16 commenti:

  1. – Sicché avete un tesoro, voi, signora?... – chiese il bottaio entrando nella camera di sua moglie.
    – Amico mio, sto recitando le orazioni, abbiate pazienza, – rispose la povera donna con voce alterata.
    – Al diavolo il tuo buon Dio! – borbottò Grandet.
    Gli avari non credono nella vita futura, poiché per essi il presente è tutto, e questo stesso concetto diffonde una luce orribile sul mondo odierno, ove piú che mai il denaro domina leggi, politica e costumi. Istituzioni, libri, uomini e dottrina cospirano insieme a scuotere la fede in un'altra vita, fede su cui da diciotto secoli si basa l'edifizio sociale. Tuttavia ci troviamo quasi al medesimo punto, poiché l'avvenire che ci attendeva al di là del requiem fu trasportato nel presente.
    Giungere per fas et nefas al paradiso terrestre del lusso e delle gioie vanitose, pietrificare il cuore e macerarsi il corpo nell'ansia di beni passeggeri, come un tempo si soffriva il martirio per acquistare i beni eterni, ecco l'idea di tutti, l'idea stabilita e concreta in ogni luogo, persino nelle leggi, le quali domandano all'uomo: Cosa paghi? invece di dirgli: Cosa pensi?... Se una dottrina simile si diffonderà dalla borghesia al popolo, che ne sarà del mondo? […..]

    Il potere umano è un insieme di pazienza e di tempo, e la gente forte è quella appunto che vuole e veglia, come la vita dell'avaro è un continuo esercizio della forza umana a vantaggio della propria individualità. Essa poggia su due sentimenti soli, l'amor proprio e l'interesse; ma poiché questo equivale in qualche modo all'amor proprio pratico e bene inteso, cioè all'affermazione perenne di una superiorità vera, si possono pur
    considerare l'uno e l'altro quali parti di un sol tutto, che è l'egoismo. Di qui forse deriva lo straordinario interessamento che il pubblico prende al tipo dell'avaro messo in scena da abile artista, sentendosi ciascuno avvinto per un filo a persone che rispecchiano tutti gl'istinti dell'uomo e tutti li riassumono. Vi è mai individuo che non abbia desiderii, o vi è desiderio che possa soddisfarsi senza denaro? Aveva ben ragione la moglie dell'ex bottaio di credere ch'egli covasse dentro qualcosa, e difatti, come tutti gli avari in generale, sentiva prepotente il bisogno di giuocare una partita col resto degli uomini e togliere loro in modo legale degli scudi. Imporsi agli altri ed acquistare il diritto perpetuo di disprezzo verso i deboli che quaggiú si lasciano inghiottire, non è forse atto di potere?
    Oh, chi ha capito l'agnello che si stende umile ai piedi di Dio, l'emblema piú commovente di tutte le vittime del mondo e del loro avvenire, la glorificazione della debolezza e del dolore?... L'avaro bada che quell'agnello ingrassi e cerca di allevarlo in un parco, poi lo ammazza, lo cuoce, lo mangia e lo disprezza; giacché il cibo degli avari si compone proprio di disprezzo e di denaro.

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  2. oggi in edicola assieme a rep, che non leggo, ho notato il libro omaggio del RAMPINI,
    la trappola dell'austerity, perché l'ideolgia del rigore blocca la ripresa----
    blocca la ripresa, blocca la ripresa---orwell non ci sarebbe arrivato a tanto---blocca la ripresa--- non siamo iin recessione, siamo bloccati in attesa di ripresa-----ai suoi lettori non far sapere quanto presi per il culo sono...eorachesifàallegriaallegriacarnevale

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    1. Orwell no, ma Balzac penso di sì. Credo sia stato il primo a occuparsi con un certo rigore dei nostri amici informatori.

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    2. Orwell scrisse The Freedom of the Press nel 1945 con l’intento di premetterlo alla prima edizione della Fattoria degli animali. L’editore non lo inserì, anche se la numerazione delle bozze di stampa rivela che lo spazio per l’introduzione era stato previsto. Il saggio è stato pubblicato per la prima volta il 15 settembre 1972 sul «Times Literary Suplement» con introduzione di Bernard Crick.

      “Ma in questo momento il maggior pericolo per la libertà di pensiero e di parola non è l’interferenza diretta del ministero dell’Informazione o di altri organismi ufficiali. Se editori e direttori si impongono di escludere dalle loro pubblicazioni determinati argomenti, non è perché abbiano paura dei processi, ma perché hanno paura dell’opinione pubblica.
      Nel nostro Paese il peggior nemico che uno scrittore o un
      giornalista si trova ad affrontare è la vigliaccheria intellettuale, e non mi pare che il fatto sia stato dibattuto come merita. […..]
      L’aspetto sinistro della censura letteraria in Inghilterra è che si tratta di un fenomeno in buona parte spontaneo. E’ possibile ridurre al silenzio le idee impopolari e tenere nascosti i fatti scomodi senza alcun bisogno di veti ufficiali.
      Chi ha vissuto a lungo all’estero sarà al corrente di casi in cui notizie sensazionali, che di per sé meriterebbero titoli a caratteri cubitali, sono state del tutto ignorate dalla stampa britannica non per intervento del governo ma per un tacito accordo generale secondo cui «non stava bene» menzionare quei particolari avvenimenti. Se si parla di quotidiani, è facile capirne il motivo: - la stampa britannica, estremamente centralizzata, appartiene in gran parte a persone ricche - che hanno tutte le ragioni per comportarsi in modo disonesto su certi argomenti importanti.
      Ma lo stesso tipo di censura occulta si applica anche a libri e periodici, oltre che al teatro, al cinema, alla radio. In qualsiasi momento esiste un’ortodossia, un complesso di idee che si presume debbano essere accettate senza obiezioni da chiunque la pensi correttamente.
      Non che sia precisamente vietato dire questa o quella cosa, però «non sta bene» dirla, proprio come nel periodo vittoriano «non stava bene» menzionare i pantaloni in presenza di una signora.
      Chiunque sfidi l’ortodossia dominante viene ridotto al silenzio con sorprendente efficacia.
      Le opinioni autenticamente anticonformiste non trovano quasi mai spazio sulla stampa popolare quanto sulle riviste intellettuali.
      [….]
      Molti non capiscono che stanno incoraggiando metodi totalitari che un giorno potrebbero essere usati contro di loro anziché a loro vantaggio. Se imprigionare i fascisti senza processo diventa una prassi normale, non è detto che la cosa continui a limitarsi ai fascisti.
      [….]
      So che gli intellettuali britannici hanno molte ragioni per comportarsi con tanta viltà e disonestà; anzi, conosco a memoria le loro giustificazioni. Almeno però piantiamola con le
      baggianate sulla difesa della libertà contro il fascismo. Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire.”

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  3. CHARLES BAUDELAIRE - INNO ALLA BELLEZZA

    Vieni dal ciel profondo o l'abisso t'esprime,
    Bellezza? Dal tuo sguardo infernale e divino
    piovono senza scelta il beneficio e il crimine,
    e in questo ti si può apparentare al vino.

    Hai dentro gli occhi l'alba e l'occaso, ed esali
    profumi come a sera un nembo repentino;
    sono un filtro i tuoi baci, e la tua bocca è un calice
    che disanima il prode e rincuora il bambino.

    Sorgi dal nero baratro o discendi dagli astri?
    Segue il Destino, docile come un cane, i tuoi panni;
    tu semini a casaccio le fortune e i disastri;
    e governi su tutto, e di nulla t'affanni.

    Bellezza, tu cammini sui morti che deridi;
    leggiadro fra i tuoi vezzi spicca l'Orrore, mentre,
    pendulo fra i più cari ciondoli, l'Omicidio
    ti ballonzola allegro sull'orgoglioso ventre.

    Torcia, vola al tuo lume la falena accecata,
    crepita, arde e loda il fuoco onde soccombe!
    Quando si china e spasima l'amante sull'amata,
    pare un morente che carezzi la sua tomba.

    Venga tu dall'inferno o dal cielo, che importa,
    Bellezza, mostro immane, mostro candido e fosco,
    se il tuo piede, il tuo sguardo, il tuo riso la porta
    m'aprono a un Infinito che amo e non conosco?

    Arcangelo o Sirena, da Satana o da Dio,
    che importa, se tu, o fata dagli occhi di velluto,
    luce, profumo, musica, unico bene mio,
    rendi più dolce il mondo, meno triste il minuto?

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  4. "Une des plus détestables habitudes de ces esprits lilliputiens est de supposer leurs petitesses chez les autres."

    ( da "Le Père Goriot" (1835) )

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  5. Sono in una casa bellissima, piena di libri... mannaggia maestro, che invidia!
    Buona domenica!

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  6. Da buon pigro, mi sono risparmiato le passeggiate aleatorie e vi ho atteso qua.
    Spero di poter esserci al mid-term.

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    1. Certo, devi esserci, così poi ti interrogo...

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    2. Sono pronto a una piena "discosure", ma su materie diverse dall'econometria (che ho accuratamente evitato a suo tempo nel piano di studi).
      D'altra parte, non seguo il blog per l'economia.
      P.S. ho prenotato

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  7. Bagnai non sarà Balzac, ma quanto a ironia non lo batte nessuno.
    Peccato che l'ironia spesso sia difficilmente accessibile a molti, talvolta ai più. Mi piacerebbe riuscire sempre a coglierla completamente, ma la formación me falta por la tarea.

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    1. Troppo buono. Non sono Balzac perché di notte dormo (coi sonniferi) invece di stare sveglio (coi caffè), e spero che questa prassi mi consenta di superare la boa del 51-esimo anno di vita. Gli scrittori sono di tutti i tipi: ci sono quelli che cominciano a 50 anni, come De Foe, e quelli che a 51 son costretti a smettere...

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  8. Dormire fa sempre bene, è un ottima manutenzione della psiche (sia software che hardware) persino con i sonniferi. Essendo medico io abitualmente non li prendo, paventandone i pur non gravi effetti collaterali, ma forse farei bene a prenderli avendo da tempo superato l'età del l'insonnia creativa.
    Una mia paziente tanto tempo fa entrò nel mio studio chiedendomi: "Dotto', che me segna er valium?"
    -"io te lo segno pure ma che problema hai?"
    -""Siccome io e mi marito ci avemo 'na pescheria, ce so' giorni che nun se batte un chiodo, e mi marito diventa nervoso e me tratta male. Allora io me lo pijio così nun me ne frega gnente!"

    Nun ce fa' na piega...

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  9. Caro Professore buona domenica. Per la mia consueta rubrica “Pensieri alcoolici” vorrei consigliarle, nella speranza di strapparle una risata, di fare qualche partita a questo videogame, pubblicato sul sito della BCE ed intitolato “L'isola dell'inflazzzzzzzzzzione”.
    Questo gioco, disponibile anche in italiano, mostra gli effetti deleteri dell'inflazzzzzzzzzzione.
    Cliccando sull'università si vedrà una graziosa studentessa universitaria la quale sarà: felice se si clicca su “stabilità dei prezzi”; preoccupata ma benestante se si clicca su “deflazione”; adirata se si clicca su “inflazione elevata”; sciancata completamente e sotto un cielo buio se si clicca su “iperinflazione".
    Sono senza parole, il game designer di questo gioco è un genio, roba che al confronto Shigeru Miyamoto gli fa na pi**a.

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