giovedì 28 febbraio 2013

Guerrieri vs. X: che farebbe l'Italia da sola ecc.

(paulo majora canamus. Da chi mi ha invitato andrò, sapendo dopo, come lo sapevo prima, che sarebbe comunque stata una perdita di tempo)

Quello che secondo me dovrebbe suscitare il maggior sospetto contro gli argomenti luogocomunisti è il loro carattere vagamente sentimentale, scollato dalla realtà, che conferisce loro un grande valore psicagogico, e quindi demagogico, ma che proprio per questo andrebbe valutato con attenzione e sottoposto alla prova dei dati e dei fatti storici.

Guerrieri


Un esempio per tutti. Ieri, su SkyTV, ho avuto il piacere (ostentatamente non ricambiato) di incontrare il prof. Paolo Paleotti Guerrieri dell'Università di Roma "La Sapienza", col quale avevo condiviso a lungo l'appartenenza al Dipartimento di Economia Pubblica (quello di Caffè, per intenderci). L'argomento potete immaginare quale fosse.

Evocando lo spettro del ritorno alle valute nazionali, il prof. Guerrieri non si è fatto mancare il solito ritornello: "Dove andrebbe la povera Italietta tutta sola, il mondo oggi è dei big players (un po' di latinorum inglese non guasta), noi non potremmo competere, ecc.". Le parole non ricordo se fossero esattamente quelle, ma il concetto quello era.

Il timore per la povera Italietta bisognosa di protezione...

La paura, si sa, è un forte aggregatore di consenso attorno ai regimi autoritari. Per questo parlo spesso di violenza dell'eurismo: una violenza che, prima di essere economica, è psicologica.

Va bene: questa canzoncina la conosciamo. Vogliamo sentirne una diversa?

X

Di X non vi dico nulla. Sarete voi a dirmi chi è, se lo indovinate, e chi ci riesce vince la "Velina d'oro" 2013, cortesementa assegnata dal Minculeur (Ministero della Cultura Eurista). Io mi limito a riportarvi quanto X diceva in tempi non sospetti:

L'Europa ha le dimensioni ottimali per una nazione? Probabilmente no. L'"Europa" intesa come insieme dei potenziali membri dell'Unione Economica e Monetaria non sarà mai uno stato nazionale, ma potrebbe avvicinarsi a diventare uno stato federale. Molti sostengono (correttamente) che una qualche forma di unione politica sia necessaria per rendere sostenibile l'unione monetaria. Altri prendono la posizione ancora più netta secondo cui l'unione monetaria non è altro che un passo verso l'obiettivo reale, quello di una unione politica europea. Io sostengo che questo atteggiamento è antistorico. Nel 1946 c'erano 74 paesi al mondo e oggi ce ne sono 192. Più di metà di questi paesi sono più piccoli del Massachusetts. Nel 1995, 87 paesi avevano meno di 5 milioni di abitanti.

Si può pensare che le dimensioni ottimali di un paese siano il risultato di un compromesso. Da una parte, i paesi piccoli hanno il beneficio di una bassa conflittualità interna e di una relativa convergenza delle preferenze. Dall'altra, i paesi grandi hanno diversi vantaggi, fra i quali economie di scala nella fornitura di beni pubblici, resistenza a shock esterni, e grandi dimensioni del mercato interno. Tuttavia, dato che i mercati internazionali diventano sempre più aperti, il principale beneficio di un grande paese (quello di avere un grande mercato interno) diventa sempre meno importante. Un paese non deve essere grande per essere aperto. Quindi, la tendenza verso la riduzione delle dimensioni medie dei paesi è perfettamente comprensibile in un ambiente che favorisce la liberalizzazione del commercio. Perché mai un paese vorrebbe ingabbiarsi in una unione politica quando potrebbe invece essere piccolo, godere della propria libertà di scelta politica, e commerciare pacificamente col resto del mondo? Non c'è bisogno di integrazione politica se c'è integrazione economica. Ma l'Europa sta andando nella direzione opposta...

Secondo me, l'unica alternativa ragionevole all'unione monetaria è la flessibilità del cambio, unità alla mobilità dei beni e dei fattori di produzione.

Sintesi

Vi lascio alle vostre valutazioni. Mi conoscete abbastanza per sapere che mentre non sono assolutamente d'accordo con Guerrieri, non sono completamente d'accordo con X, il quale però argomenta in termini perfettamente razionali (anche se nel quadro di un modello che non condivido appieno, quello liberista). Come dicono gli pseudoeconomisti nostrani (Bagnai e Borghi), con la Cina non dobbiamo giocarci al tiro alla fune, dobbiamo commerciare. E se loro sono grandi, e noi siamo piccoli, questo significa, fra l'altro, che noi abbiamo un grande mercato di sbocco (sul quale i nostri marchi - nel senso di brands - finché sono ancora nostri, sono posizionati piuttosto bene). In cosa essere più grandi aumenterebbe le nostre opportunità? Ah, ancora con la tiritera della ricerca e dello sviluppo! In un sistema come quello eurista che ci condanna a tagliare qualsiasi investimento pubblico nel settore? Serve l'unione monetaria per cofinanziare un progetto di ricerca?

Suvvia, non scadiamo nel ridicolo, e soprattutto evitiamo i sentimentalismi.

Credo che la razionalità, e quindi l'assenza di sentimentalismo, sia il minimo che ci si possa aspettare da un docente della prima università mondiale (sia in generale, che nel campo dell'economia). E se con questo indizio non siete in grado di dirmi chi sia X...


(have fun...)

Vincitore alle ore 16:50 Sergio Govoni: mister X è, come ha detto indipendentemente qua sotto istwine (alle 16:54), il grande Alberto Nazionale, AA (io sono solo AB, il mio rating è più basso). Il testo proviene dal suo commento a Obstfeld, M. (1997) "Europe's Gamble", Brookings Papers on Economic Activity, 2, 241-317, che è l'articolo dove, fra l'altro, Obstfeld (questo qui) chiarisce che una svalutazione può essere efficace per rilanciare l'economia anche in presenza di real wage resistance, cioè anche se i lavoratori non vengono tosati, come si esprimeva un noto pecoraio.

Insomma, ragazzi, mettetela come vi pare: l'economia è una cosa, il libro Cuore un'altra. E ad oggi, in Italia, l'economia non dico che la troviate solo qui... ma quasi! Speriamo in meglio...

Ai giornalisti (lectio difficilior), con QED 20

Gentile dottoressa, egregio dottore,

la ringrazio per il suo interesse verso la mia attività di divulgazione della quale intuisco che ella non sa assolutamente nulla (un blog che ha fatto tre milioni di contatti in un anno, un libro che sta andando piuttosto bene,  un altro blog piuttosto seguito, ecc.). Ne consegue che ella mi sta sollecitando non in quanto interessata alla mia analisi della situazione (analisi che pure ha avuto una qualche lungimiranza), ma in quanto mi ritiene in qualche modo connesso al fenomeno del momento: il Movimento 5 Stelle.

Con profondo rammarico sono a significarle che io di cotesto Movimento nulla so, tranne quello che si può desumere dall'organo/non organo del suo leader/non leader, che io leggo coi paraocchi della mia discreditata scienza, la macroeconomia. Essa mi suggerisce, per bocca dei suoi massimi esponenti, che la causa dell'attuale crisi vada cercata non nel debito pubblico, ma in quello privato (cosa che peraltro mi ero sommessamente permesso di portare all'attenzione del pubblico aprendo questo blog, con buona pace dei tuttologi a gettone ospitati da certi studi televisivi).

Ne consegue, a mio modesto, sommesso, parziale e tecnicistico avviso, che chi insista sulla diagnosi castacriccacoruzzionedebbitopubblicomannamolituttiacasasoladriiii, come ha sostanzialmente fatto finora l'opaco vertice del movimento, oltre a mentire in termini fattuali, propone, implicitamente, una ricetta ideologicamente schierata, tutta a favore della riduzione del government footprint. Va da sé che questa ricetta da figli di trojka non sarebbe compatibile con una reale volontà di riformare l'Eurozona, e infatti le proposte fatte dai vertici del Movimento in questa direzione sono visibilmente tattiche e demagogiche. Un referendum sull'euro, oggi, servirebbe solo a fare i cittadini "contenti e cojonati" (mi passi, gentile dottoressa e/o egregio dottore, questa espressione dialettale). Corruzione e sprechi sono un problema, ma la strategia montiana di attaccare in recessione il debito pubblico che non è causa della crisi e in Italia non è mai stato insostenibile, e di farlo, badi bene, sostanzialmente per rimborsare le banche private del Nord, equivale a quella del chirurgo che amputa la gamba sana, e a distanza di un anno chi poteva capirlo l'ha capito (mi astengo dal porle domande in tal senso).

Quindi oggi se uno dice "debbitopubblico" io mi giro dall'altra parte e mi occupo di cose serie. Quando un movimento politico dirà "debito privato", quello avrà il mio consenso e il mio appoggio esplicito (sempre che le sue terapie siano coerenti con questa diagnosi, come attualmente non accade nel PD).

Questa la mia analisi, espressa più volte sul mio blog e altrove, con una severa messa in guardia contro i rischi evidenti della Realpolitik (sotto la quale sta finendo schiacciato il PD, come da me anticipato due anni or sono) e della demagogia in genere. Non basta, a mio modesto e sommesso avviso, imbellettare con proposte di sinistra "sentimentale" (il debito "odioso", il reddito di "cittadinanza"), una diagnosi profondamente montiana (la colpa è del government footprint).

Ma questo è solo il mio parere, che non interessa a nessuno, soprattutto, a quanto intuisco, non a lei, e certamente, mi creda, ancor meno a me.

A fronte di questo, è un dato di fatto che le mie analisi, per l'originalità del loro stile, e per l'assoluta mancanza di originalità del loro contenuto, hanno in effetti richiamato l'attenzione di una parte credo minoritaria della base del movimento. Questa base, dimostrando un grande spirito di apertura, mi ha più volte invitato ad esprimermi (a Pescara, ad Arezzo, e prossimamente in tante altre città europee e italiane).

Io sono sempre andato, e ho incontrato delle persone pulite e aperte al dialogo. Guardi che non è ovvio che gli esponenti di un movimento che leggono critiche serrate ai loro vertici come quelle che ho citato sopra siano disposti a dialogare con chi le ha espresse. Nella mia esperienza, ad esempio, nessun PDino, anche quando non fosse antropologicamente piddino, ha mai espresso un simile desiderio. A differenza dei piddini, nella mia modesta, limitata e distorta esperienza i "grillini" non "sanno di sapere", e non ragionano necessariamente, compulsivamente, inesorabilmente per appartenenza. Vogliono sapere, sono curiosi, sono desiderosi di partecipare in modo consapevole a questo difficile momento storico.

Questa cosa ritengo sia la loro forza, ritengo faccia loro onore, e ritengo sia anche l'unica speranza di questo paese.

Spero, dall'esterno, che questo patrimonio di fiducia e di voglia di comprendere non sia tradito da chi ha saputo catalizzarne l'attenzione. Spero cioè che nei prossimi mesi emerga una coerenza fra diagnosi e terapie, e in particolare che il discorso della riforma dell'Eurozona venga affrontato dai vertici del movimento in modo coerente e qualificato. Ma ad oggi niente ci assicura che sarà così, e sono più marcati i segnali in senso contrario, il che mi allieta in quanto analista, ma mi addolora in quanto cittadino.

Personalmente ho elaborato lutti ben peggiori, e così mi accingo ad elaborare quello della sua dipartita, gentile dottoressa e/o egregio dottore, nel momento in cui ella apprenderà che, come mi son permesso di sottolineare nel post precedente, io non posso essere considerato grillino (nonostante non trovi nulla di offensivo in questo termine, che anzi, in base alla mia modesta, sommessa e parziale esperienza, identifica persone piuttosto sopra la media, come ha imparato a sue spese un mio collega).

Come si dice a Roma, quando a tordi, e quando a grilli. Oggi, per i tordi, il piatto del giorno è il grillo. Io non posso esserle utile: sono certamente un animale, ma temo di non essere un ortottero. La mia bramosia di sangue mi identifica piuttosto come un chirottero, ma non voglio annoiarla con la mia futile erudizione.

Sappia che quando avrà bisogno di me, sarò sempre a sua disposizione, ma la prego di lasciare a casa l'etichettatrice, e di ricordare comunque che

El grillo è buon cantore,
ma non fa come gli altri uccelli.
Come li han cantato un poco,
van de fatto in altro loco,
sempre el grillo sta pur saldo

Ecco: pare stia "pur saldo". In cosa, ribadisco, non lo so. Se lo scopre lei, mi faccia sapere.

Cordialmente.

Alberto Bagnai

Addendum e QED 20 delle ore 15:48

Dottoressa e/o dottore? Dico a lei, sì... È ancora lì?...

Guardi, se mi consente, per esserle utile, mi dicono che l'economista che lei sta cercando non sono io: pare sia Mauro Gallegati dell'Università Politecnica delle Marche. Lo ho letto qui, e qui trovate i suoi recapiti...

Ma le pare, non c'è di che...

Se posso essere utile.

E guardi, mi creda, a voi va molto meglio così. Credo sarete molto più a vostro agio con concetti rozzi quali "Uscire dall’euro vuol dire impoverire la nazione di almeno il 30 per cento da un giorno all’altro." Concetti che nessuno specialista di economia internazionale sottoscriverebbe, ma che sono però esattamente quelli ai quali siete stati abituati dai Tabacci e dai Boldrin. In fondo, per voi è un bel risparmio di energie continuare a ripetere la stessa canzone, no?

Mi dispiace per le mani pulite che ho stretto e per gli sguardi intelligenti che ho incontrato.

Non meritavano di finire nella pattumiera della SStoria, e in effetti, pensandoci bene, non è detto che poi alla fine saranno loro a finirci. Intanto, la mia previsione era corretta.

Ai giornalisti (lectio facilior)

(dopo la canzone mononota, il post monofrase. Chissà che non serva a risparmiare un po' di tempo)

Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. 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Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino. Non sono grillino.



(l'ultimo mi fa: "Va bene, comunque adesso ha il mio numero". Sentivo dentro di me prorompere con la violenza di un'eruzione vulcanica un sincero: "Aiutame a ddi': e sti' cazzi!" Mi sono limitato a un più anodino: "Guardi che è lei che ha cercato me, e se le cose vanno come dico io, sono certo che lo farà ancora. Io, per mia regola, rispondo a tutti ma non chiamo nessuno. Io ho già il mio organo di stampa, il mio blog, che ha fatto tre milioni di contatti in poco più di un anno". Avrà letto fra le righe? Segue, dopo una breve sosta in farmacia per l'acquisto dei tranquillanti, la lectio difficilior. Stay tuned!)

QED 19: Le menzogne incrociate

Vi ricordate quel noto economista grillino (ormai per i giornalisti questo sono) che su La Cosa aveva detto una certa cosa?

L'Eurozona è costruita su due menzogne: quella dei politici del Sud (l'euro vi farà ricchi, detto agli elettori del Sud) e quella dei politici del Nord (quelli del Sud vi faranno poveri, detto agli elettori del Nord). Delle due menzogne, la prima non può essere smentita da vari Bersy & co., pena l'insuccesso elettorale: come fai a dire a quelli del Sud: "Oooops, abbiamo sbagliato, vi abbiamo fatto poveri!". La seconda, invece, può essere spinta all'estremo: "Vedete! I Sud-ici sono così Sud-ici che ci conviene lasciarli andare per la loro strada, tenerci l'euro, e mollarli...".

Bene. Sta già succedendo.

Con la nota tecnica del messaggetto subliminale, tanto chiaramente descritta dal compianto Juncker, si moltiplicano i segnali da parte di interlocutori particolarmente qualificati: "Gli Italiani non sono pronti per le riforme" (dice Feld, un consigliere della Merkel); "Non possiamo dare ancora più soldi all'Italia" (dice Börner, il presidente di un'associazione di categoria). Und so weiter, und so fort.

Questi già pensano di sganciarsi, dando la colpa a noi. Felix culpa.

Due considerazioni.

La prima la dedico a quelli che "i tedeschi sono fuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuurbi e non faranno mai una cosa contro i propri interessi".

Spesso chi fa questo ragionamento non è abbastanza fuuuuurbo da capire che non è assolutamente detto che i tedeschi sarebbero danneggiati da un'uscita. Basta capire che nelle funzioni di domanda non ci sono solo i prezzi relativi, ma anche il reddito, e così, con un po' di Econ101, si riuscirebbe anche a intuire la razionalità di uno sganciamento "dall'alto".

La seconda la dedico a quelli che "meno male...".

Qui credo che la cosa più giusta l'abbia detta (duolmi ammetterlo) Rockapasso: se se ne vanno loro, a casa nostra i piddini impazzeranno: "eccovelavevamodettochedovevamofareleriformeoravedetecosaèsuccessosiamodovutiuscire..."

Insomma: ve lo immaginate.

Un'uscita della Germania ci libererebbe dall'euro, ma non dai piddini, i quali, anzi, ringalluzziti, troverebbero in essa il migliore dei piani B: continuerebbero a dirci che l'euro era una bella cosa (perché era di sinistra, perché ce l'aveva data Prodi), ma per colpa di noi pigri porci disfattisti l'Italia è stata cacciata via dal Paradiso Terrestre, previo intervento dell'Arcangelo Gabriele con la spada de' foco.

Loro, fuuuuuuuuuuurbi, non avrebbero voluto, ma ora, per colpa nostra...

Certo, l'economia poi crescerebbe poi al 2.5% reale (è un'ipotesi), ma anche quello, ovviamente, diventerebbe merito loro.

Insomma: sarebbe impossibile buttare i piddini con la moneta sporca.

Peccato.

Ma lo scenario resta lì, e non è il più improbabile. Chi trova altri segnali, li posti qui sotto. Sono sicuro che non mancheranno nei prossimi giorni: la vittoria di Grillo e Berlusconi offre anche ai tedeschi un piano B di lusso, e, come sapete, non se lo stanno lasciando sfuggire...


(e il povero Marenzi, a SkyTG24, notava: "ma così i socialdemocratici tedeschi mettono in crisi Bersani"... Apparentemente Marenzi crede nel Fogno socialdemocratico europeo: mica ha capito che un tedesco prima è tedesco, poi è tedesco, e solo dopo è di destra o di sinistra! Eppure non mi sembra così difficile da capire... Mi avesse dato 20 secondi in più, glielo spiegavo io! Invece glielo spiegherà la SSpd).

lunedì 25 febbraio 2013

Aspettando godo.

Dobbiamo aspettare i numeri definitivi, prima di formulare un giudizio, e dobbiamo anche ricordarci che nonostante un tardivo tentativo di rifarsi una verginità, per mesi i vertici del 5 stelle sono avanti disinformando a botte di desinenze in "azzo" e rime in "demenza", fino all'ultimo post veramente infetto, quello sul dialogo fra il cittadino e lo spread, che riproponeva fuori tempo massimo la famosa analisi castacriccacoruzzionedebbbbitopubblico (un'analisi perfettamente montiana, come ho sottolineato più volte), post e che fra l'altro (piccolo retroscena) è stato causa di una litigata epica fra me e Paolo Becchi.

Il loro (dei vertici) atteggiamento di politici politicanti potrà essere imbrigliato dalla base (che a me sembra comunque fatta in maggioranza di brave persone)?

Lo vedremo presto: se prevarrà la linea castacriccacoruzzzionedebbito, vedremo l'amico Michele a via XX settembre, con tanti auguri di buon lavoro. Per chi la macroeconomia la conosce, e quindi sa quanto la diagnosi castacriccacoruzzzionedebbbito fosse fascista, questo rimane uno scenario perfettamente possibile. Vedremo, con il consueto disincanto e la consueta serenità.

Non dobbiamo poi dimenticare che, nonostante il vecchio satiro si sia trovata davanti una strada spianata, come ampiamente previsto (ricordate? "Le politiche di destra avvantaggiano solo la destra." Lo capite, ora?), la sua specialità (del vecchio satiro) rimane la "lunga promessa con l'attender corto". Quindi, come dire, se da un lato l'imbecillità dei "noi siamo quelli dell'euro!" gli ha assicurato una vittoria a tavolino, dall'altro, da qui ad aspettarsi che lui sia in grado di gestire la situazione, o anche semplicemente di smuovere le acque, ce ne corre (essendo ovvio che lui non può comunque essere la soluzione, pur non essendo tutto il problema).

Questi due elementi rendono prematuro parlare di "partito antieuro oltre il 50%" (a parte il fatto che io preferisco parlare di partito pro-Europa, anziché di partito antieuro, perché gli euristi sono i veri nemici della pace e della prosperità del nostro continente).

Una cosa però è certa, anzi due.

La prima è che il lavoro fatto per informare (anziché disinformare) i cittadini non è stato inutile, anche se è ben lungi dall'esser terminato (non illudetevi, come io non mi illudo).

La seconda è che la 'zdora e la Fassina non hanno veramente capito una mazza di quanto gli sta succedendo. Porelli, gli sarebbe bastato leggere i giornali di sinistra (vedi il link a "le politiche di destra")...

Dei due quelli che mi fa più pena è la Fassina, perché, ricordate: la Fassina è PDina e PUDIna, ma non è piddina (qui le definizioni). Non importa: anche per lei è giunto il momento dell'eurocastigo. Un po' di (metaforica) Siberia, e poi, visto che il neurone non manca, chissà, magari una mano a ricostruire questo paese lui potrà darla. Per gli altri, quale che sia il risultato, è evidente che si delinea l'ombra dell'inesorabile pattumiera della Storia. Non è un fatto di percentuali: è un fatto di consapevolezza.

E io, intanto, aspettando i risultati definitivi godo...

Addendum del 27/2/2013, ore 16:50

(dal mio notista politico preferito ricevo e volentieri pubblico, chiudendo la discussione. Come sempre, qui speriamo di sbagliarci. Il fatto che finora non sia mai successo, non vuol dire che non possa succedere in futuro).

porter ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Aspettando godo.":

A quelli che festeggiano un presunto partito del No-euro sopra il 50% mi associo al messaggio di fare molta attenzione.

Per quello che può valere l'aneddotica personale, riporto un esempio dalle ultime elezioni: due amici, over 40, istruzione universitaria, area centrosinistra nelle elezioni precenti, uno libero professionista e l'altro dipendente privato, letture quotidiane Corriere e Repubblica, non ancora aggrediti seriamente dalla crisi, questa volta hanno votato M5S perchè caricati a molla di luogocomunismo su casta, cricca, corruzione, spesa pubblica improduttiva e dipendenti pubblici fannulloni. Non sono attivi nel M5S e uno non ha mai neanche letto il programma. Quando ben prima delle elezioni ho provato a discutere con loro dei vincoli esterni imposti dalla UE e dei problemi legati alla moneta unica, è partito lo sproloquio lougocomunista senza alcun supporto oggettivo, a difesa della moneta unica. L'anno scorso uno dei due, terrorizzato dalla situazione economica, ha addirittura portato (legalmente) i risparmi in Svizzera, convertendoli in franchi. Uno dei commenti post-elezioni è stato questo: "se ci fosse stato Renzi avrei votato PD", il che dimostra l'assoluta e totale confusione alimentata ad arte dalla propaganda (e da altri commenti vedo che non è l'unico caso).

Se queste sono le persone (dis)informate e che, in teoria, avrebbero gli strumenti per analizzare la situazione, non è difficile immaginare come buona parte del voto raccolto da Grillo possa essere di pura protesta luogocomunista, senza nessuna analisi a livello macroeconomico ed anzi di indirizzo assolutamente contrario a qualunque ipotesi di revisione dell'attuale contesto europeo. Che poi ci sia una minoranza di attivisti del M5S informati e consapevoli dei veri problemi, questo è un altro discorso: la famigerata ipotesi referendum avrebbe il solo risultato di confermare a stragrande maggioranza la permanenza nella gabbia europea.

Quanto poi del voto a B. sia stato motivato dagli accenni di critica alle politiche europee, ai vincoli imposti dall'esterno ed alla moneta unica credo sia irrilevante, visto che regolarmente il giorno dopo smentiva quanto detto il giorno prima: in questo voto hanno influito sicuramente molto di più l'abolizione dell'IMU, il condono tombale, l'abolizione di Equitalia e la riduzione delle tasse.


(tu es filius dilectus meus, in te complacui)

sabato 23 febbraio 2013

Terroristi, matematici e teoremi

(ricevo e volentieri pubblico a tradimento)



Solo adesso che comincio timidamente a espormi pubblicamente comincio a capire veramente che cosa hai fatto in un anno di lavoro e la solitudine che puoi aver provato. Affanculo Celine. Chiuso nel mio mondo e nei miei guai non mi sono reso conto che puoi aver avuto la sensazione del tradimento anche da parte mia. Ti chiedo perdono.

Non ho i tuoi stessi "difetti" e mi sento veramente sopraffatto dalla violenza della menzogna organizzata, dell'ignoranza al servizio dei vincitori e dalla paura del futuro. E' come dici tu, quello che abbiamo sempre visto su Rai Storia adesso lo viviamo sulla nostra pelle. La nave dei folli va verso il baratro e un giorno gli storici daranno tesi di laurea agli studenti dal titolo "Come è potuto succedere?" Come è potuto succedere che dalla Ostpolitik di Willy Brandt siamo passati alle plateali, ripetute interferenze del governo tedesco nella campagna elettorale italiana?

Non ti arrabbiare ci metto un po' ma ... l'articolo di Aslund è folle!

"In the last century, Europe saw the collapse of three multi-nation currency zones, the Habsburg Empire, the Soviet Union, and Yugoslavia. They all ended in major disasters with hyperinflation. In the Habsburg Empire, Austria and Hungary faced hyperinflation. Yugoslavia experienced hyperinflation twice. In the former Soviet Union, ten out of 15 republics had hyperinflation ..."

Ma non si tratta di tre esempi dove c'è stato un completo crollo di un'entità statale? Ma l'eurozona che c'entra? E come si fa a parlare di iperinflazione per l'area dell'ex impero asburgico senza tener presente che il fenomeno riguardava anche la repubblica di Weimar dove non c'era stata nessuna rottura valutaria?

"Arguably, Austria and Hungary did not recover from their hyperinflations in the early 1920s until the mid-1950s"

Ma che vuol dire, ma è pazzo? E la crisi del 29? E la seconda guerra mondiale? Piove, la colpa è della rottura valutaria. Abbi pazienza se mi ripeto: sono io l'idiota?

"The conclusion is that the Eurozone should be maintained at almost any cost."

Anche a costo della democrazia.

Può darsi che vinciate voi, va bene. Ma se vinciamo noi ...


Alcune note metodologiche.

Sì, l'articolo di Aslund non è molto brillante in termini accademici. Diciamo che è un mero tentativo di terrorismo da parte dell'espertone di turno, espertone che, bada bene, viene da quella fabbrica di consenso all'ameriKana che è il Peterson Institute, già culla ideologica del Washington Consensus, oggi editore di decine di brillanti studi che ci mettono in guardia contro la Ciiiiiiiiiina. Un'autentica macchina per la costruzione dell'identità americana, sempre in cerca di nuove praterie, e di nuove frontiere. Che Aslund sia un cialtrone è evidente non solo dalle semplici aporie storiche e logiche che tu individui, ma, per gli addetti ai lavori, anche dal fatto che ignora completamente la letteratura specifica sull'argomento, che non è di piccola caratura. Mi riferisco, come ti ho fatto pacatamente notare, ai due studi citati da Tepper: quello di Garber e Spencer (Princeton) e quello di Andrew Rose (Berkeley). Mica Pescara, eh! Quindi Aslund è evidentemente truffaldino e animato da quegli intenti fascisti che hanno da sempre animato, purtroppo, certi "intellettuali" americani nella loro attività di "consulenza" verso la periferia dell'Impero. Detto questo, una parte della mia pacatezza (diciamo circa il 99% delle bestemmie orrende e irripetibili con le quali ti ho risposto) deriva direttamente da questo: occorre veramente essere addetti ai lavori, occorre veramente sapere da quale albero cade questa mela marcia (più che avvelenata), per capire di cosa si tratti? Come fa un piddino di ROARS (sito altrimenti meritevole) a non rendersi conto di cosa sta citando?

Ah, già, dimenticavo: i piddini sanno di sapere...

Ecco, il loro sapere di sapere è una fabbrica di violenza, ma a loro questo non importa, perché preferiscono che crolli il tempio, seppellendo Sansone con tutti i filistei (loro), pur di non ammettere di esser stati dei totali, irrecuperabili, patetici fessi. Per questo ti ho esortato, nel presentar loro i documenti scientifici, a ricordar loro di quale pasta marrone siano fatti. Perché adesso basta, adesso devono fare autocritica, altrimenti il dialogo non ci può essere, come giustamente dice istwine, è una mera perdita di tempo (se interpreto bene il suo pensiero).

Sì, la menzogna è violenta, subdola, squallida, quando non è ridicola come in alcuni casi danteschi dei quali ci siamo dovuti ahimè occupare e dei quali torneremo a occuparci (perché, come ci dicevamo, loro escono dalle fottute pareti, ma adesso anche noi...). Però mi preoccupano i riferimenti che vedo trapelare da certi commenti del blog. Alla violenza ci si deve opporre con la non violenza, o meglio, con l'infinita, sterminata, implacabile violenza della verità fattuale e logica, la vera "arma fine di mondo" contro i mentitori di regime. Quindi riferimenti a muri metaforici, ad armi metaforiche, ecc. ecc. verranno spammati senza pietà, perché è ovvio che al potere non sembrerebbe vero di poter presentare questo blog, che è un semplice esperimento di divulgazione scientifica, per un covo di terroristi. E questo, cari troll, so che state provando a farlo, ma so anche che non vi riuscirà, quindi trovatene un'altra (ma fate presto, perché fra un po' dovrete cambiare casacca). Ph sei avvertito.

Sì, mi sono sentito qualche volta tradito, ma non da te. Non ho mai chiesto a nessuno, cioè a nessuno, che significa nessuno, di seguire il mio esempio e la mia strada. So benissimo, ad esempio, che sotto concorso non è immediatamente ovvio  che un collega voglia esporsi, così come sotto elezioni è chiaro che i politici cercheranno di navigare a vista. Ho sempre precisato due cose: che non è mia abitudine fare il finocchio con le altrui terga (per usare la colorità espressione presente in tutti i dialetti italiani), e che il mio, più che coraggio, è disperazione e incoscienza (supportata dal fatto di essere ricco - dentro - di famiglia). Non mi va di ostentare un coraggio che forse nemmeno c'è, così come non mi va di dare del vigliacco a chi non si espone: sarebbe donaldismo puro e semplice. Certo che ti ho insultato velenosamente; ma erano solo provocazioni, dimostrazioni del mio grande affetto. Come sai, presto ci taglieranno i salari, ma quel giorno il Fogno si avvererà, e potremo sposarci. Saremo una bellissima coppia (del resto, anche Matelda e Rockapasso si trovano bene insieme).

Rimane il fatto che non vedo fare a nessuno quello che sto facendo, ma non mi sono mai aspettato di essere una persona normale.
 
Del resto, l'errore del collega dantesco è stato proprio questo: quello di pensare che il piccolo associato di provincia fosse ricattabile. Invece non lo sono perché non voglio niente. Molto più facile che qualcuno di questi Soloni voglia, da un'università di provincia, la chiamata per uno dei suoi allievi (spiegherò il meccanismo presto a chi non è del mestiere, insieme con una serie di gustosi aneddoti sui difensori dell'ortodossia ameriKana che fanno telefonare nelle squallide facoltà di provincia per preparare il terreno. Sai quanti se ne son visti... ma questo non devo certo dirlo a te!). Quello che queste persone ignorano è che io sto partecipando non a un concorso per una decina di posti da ordinario, ma a un concorso per una cinquantina di milioni di posti da cittadino italiano.

Dulce et decorum est pro patria mori, soprattutto se prima ci si fanno tante risate, come qui.

E comunque, anche se in limitatissime istanze mi son sentito tradito, non mi sono mai sentito solo e non ho mai pensato che non ne valesse la pena. Qualche sacrificio l'ho fatto, e sono un po' stanco, ma ne avrei fatti molti di più per avere l'opportunità di studiare un simile teorema;



I nostri avversari non hanno il nostro livello. Questo è evidente. La nostra fortuna, non dimentichiamolo, è che per ora è evidente solo a noi. Aspettiamo la massa critica andando diligentemente all'urna. Tanto va lo schiavo all'urna che si sente cittadino.

Fino a mercoledì il blog sarà chiuso per ferie. 

Non mi fate trovare centinaia di commenti, detesto il disordine! Sarà un'ottima occasione per scremare l'audience dai tanti IO (nonhaiancorapubblicatoilcommentodiIO, altresì detti nonhaiilcoraggiodirispondereaunadomandascomodasuauritiiiiiii, o anche professorenoncapiscoleicosaabbiacontromemmeta). Se io non rispondo a un amico, lo insulto e bestemmio ferocemente come nemmeno il Gaddus in trincea, solo perché non ha letto le istruzioni per l'uso (ed è una persona brillante, spiritosa, adorabile) perché mai dovrei considerarmi il segretario della prima persona dalla limitata capacità di comprensione che voglia pormi una estemporanea domanda? Domandare è lecito, rispondere è cortesia. Io sono scortese, e soprattutto sono scortigiano.






giovedì 21 febbraio 2013

Prossimi incontri

(paulo maiora canamus)

Aspettando le prossime elezioni (non quelle di domenica prossima, ovviamente).

Bruxelles, 11 marzo 2013, ore 18:27

Presentazione de "Il tramonto dell'euro" alla libreria Piola, introduce Marco Mongiello, corrispondente a Bruxelles de "l'Unità".

Rimini, 23 marzo 2013, ore 15:00

Presentazione de "Il tramonto dell'euro" al festival Altrementi.



(due location altamente simboliche, si je l'ose dire. A aprile ce ne sono dieci, di incontri, in sette regioni italiane - dovevano essere undici, ma pare che non tutti capiscano la morale della favola, e a me di incontri ne basta uno ogni tre giorni...).

mercoledì 20 febbraio 2013

Liberisti e traditori

Gentile (non con tutti specie i troll) Prof. Bagnai,

grazie alle accese discussioni con mia sorella (siamo gemelle identiche, un po' come vedere due galline che litigano) che il dibattito sull'euro ha scatenato, io, da liberista (non pro Giannino, tuttavia) portavo a iosa argomenti liberisti per i quali l'euro non poteva funzionare, lei che mi sta diventando inconsapevolmente keynesiana, senza peraltro aver mai fatto studi economici (io, ahimé invece sì, ho una laurea in Economia e Commercio, ma in una insignificante università di provincia, Bergamo, ma non lo dica a Boldrin, e poi comunque l'ho messa in un cassetto che ho riaperto solo ora...) portava a iosa argomenti per i quali l'euro non poteva durare. Insomma, nella diversità di vedute, convergevamo (siamo gemelle, non possiamo che convergere).

Alla fine lei mi parlava di Paul Krugman (Premio Nobel! ma stramaledettamente Keynesiano), e del fatto che lui sì l'aveva detto che l'Euro così, con l'Austerity & so on, non poteva che portare alla catastrofe, e io mi trovavo in difficoltà perché tutti i liberisti in italia sembrano cocciutamente attaccati al cambio fisso, e all'euro, cosa che a me, a logica (liberista) e perfino nei fatti, mi sembra una corbelleria. Ma dove lo trovi un premio Nobel liberista che ti diceva : abbasso l'Euro?

Ora dai ricordi dell'università (un milione di anni a o forse due...) mi ricordo che mi piacevano tanto le teorie di Milton Friedman, nel mio cuore seconde solo alle mirabili teorie di Adamo Smith, non so perché ma mi sembrava che le sue teorie fossero bellissime (idealismo giovanile), e anche, come dire, formalmente eleganti.

E mia sorella cosa scova?

Questo articolo.

Come mi si è allargato il cuore!! Anche il mio amato Nobel liberista, il mio Milton Friedman, per ragioni quasi direi opposte a Krugman, sosteneva che l'Euro ci avrebbe condotto alla rovina.
Per riallacciarmi a chi ce l'ha lungo e chi ce l'ha corto (il curriculum, naturalmente), è come dire che i due economisti che negli ultimi cinquant'anni ce l'hanno (o avevano, non credo che Friedman sia vivente) più lungo (solo che uno tirava a destra e l'altro a sinistra) erano contro la pazzia dell'Euro, e avevano già previsto tutto.

E così io e mia sorella abbiamo fatto pace, perché a prenderlo da destra o da sinistra questo euro è da buttare comunque. E voteremo di conseguenza.

P.S. Questo articolo lo vorrei, come dire, sbattere in faccia a certi liberisti de noantri, che millantano master e che secondo me, a parte tutto, liberisti non sono



Gentile lettrice,

lei è gentile con tutti? Qualora lo sia, mi spiega come fa? Magari, nell'attesa, le spiego perché io non lo sono.

Vede, se mai ce ne fosse stato bisogno, il suo contributo chiarisce quello che agli altri lettori qui è ben evidente: ci sono solo due modi per essere a favore dell'euro oggi. Il primo è quello di essere totalmente disinformati (o di debole intelligenza). Il secondo è quello di essere intellettualmente disonesti. Nelle mie ricerche ogni giorno trovo un nuovo articolo di persone che erano perfettamente consapevoli dei rischi del progetto e non hanno mancato di dirlo. E non stiamo parlando di dilettanti. Il più sfigato insegna a Berkeley (se può essere di aiuto). Spesso, poi, sono quelle che oggi, questo progetto, lo difendono, al costo delle nostre (certo non delle loro) vite. Certamente la corruzione, in senso lato, morale, non necessariamente giuridico, spiega gran parte di quanto stiamo subendo in questi giorni. Per accedere al potere, un'intera classe politica, che va mandata a casa anche al rischio di trovarsene una peggiore, ci ha venduto.

E allora, cara:

Ancor se’ tu degli altri sciocchi?
Qui vive la pietà quando è ben morta.


E più non dimandare (o anche sì...). E guarda, se proprio vuoi saperlo, Milton Friedman, da giovane, lo sopravvalutavi un po'. Fattene una ragione...

Dominus tecum...  

Cross-rates for dummies...

Sapete, io qui ho fatto un'operazione elitista, scremando. Penso di aver fatto bene, e infatti, a un anno di distanza, non ricevo più commenti imbecilli. Ora, dato che occorre ritenere che gli imbecilli siano una proporzione costante della popolazione, e fra l'altro quella che si informa di meno, questo dimostra, a mio avviso, che quelli che prendevo per semplici imbecilli in realtà erano dei troll, i quali ora, avendo capito bene che qui non attacca, semplicemente nemmeno provano a venire a confutarmi, ma vanno a farlo quando mi espongo in casa d'altri, dove trovano un ambiente favorevole (come sul Fatto) o comunque neutro (come su byoblu). Se infatti fossero stati dei semplici imbecilli, continuerebbero ad affacciarsi, visto che la Natura è matrigna oggi come lo era l'anno scorso o quattromila anni or sono.

Mi affretto ad aggiungere che non critico la scelta di Claudio: avendo lui deciso di tenere un blog di informazione, con migliaia di contatti al giorno, è giusto che sia aperto a tutti i contributi (anche quelli pagati da Bruxelles), e sarebbe comunque impossibile per lui moderare i commenti (come lo sta diventando per me). Io invece faccio divulgazione, e quindi ho obblighi diversi rispetto al mio pubblico.

Prendo spunto dal commento particolarmente fuuuuuuuuuuurbo fatto da un lettore in calce a un post che Claudio mi ha cortesemente pubblicato, nel quale commentavo il dibattito Boldrin-Napoleoni. In quel post prendo come riferimento per analizzare la svalutazione del 1992 il tasso di cambio lira/Ecu. Il motivo è semplice e spiegato in modo trasparente nel post: dato che l'Ecu era l'unità di conto rispetto alla quale si calcolavano i tassi di cambio del Sistema Monetario Europeo, questa scelta:

1) fornisce una misura della svalutazione nel sistema di riferimento in vigore all'epoca, e,

2) fornisce una misura confrontabile con l'attuale situazione, perché il cambio di entrata nell'euro fu semplicemente quello di uscita dall'Ecu: 1936.27 (caso mai ci leggesse Boldrin).

Voglio dire quindi che quando vediamo che il cambio lira/Ecu aveva raggiunto 2295 lire per Ecu, sappiamo anche che quando siamo entrati a 1936 avevamo in effetti rivalutato di quasi il 19%. Chiaro, no? Se consideriamo che la svalutazione non aveva avuto conseguenze inflazionistiche, dobbiamo poi capire quale razionalità economica abbia guidato la scelta di rivalutare così tanto.

Ma naturalmente so anch'io che questa misura, utile per certi versi, è inutile per certi altri. Esempio: le materie prime si pagano in dollari, quindi è anche utile sapere quale fu la svalutazione rispetto al dollaro, e io nel post lo dico: sostanzialmente simile a quella rispetto all'Ecu.

Interviene il cretino di turno dicendo che io mento, che la svalutazione rispetto al dollaro fu molto inferiore (solo del 15%), e che io mento perché voglio fornire una versione alterata dei dati: voglio far capire che la svalutazione non ebbe un impatto sui prezzi, e allora uso un tasso di cambio strano (amico, strano per te che sei un ignorante!), il quale fornirebbe una rappresentazione esagerata della svalutazione (ma va!), dando quindi l'impressione distorta che il cambio non impatti sui prezzi.

Ora, io sono un ricercatore scientifico, quindi chi mi dice questo mi insulta.

Se tu mi dici disonesto, io, caro amico, ti dico cretino, perché non mi pagano abbastanza per porgere l'altra guancia, chiaro?

Poi lasciamo parlare i dati, e vediamo: magari è vero che io sono disonesto, o magari è vero che tu sei un cretino. Ci vuole poco a verificarlo, e, se ci fate caso, in realtà non è nemmeno necessario andarli a vedere i dati (anche se lo faremo), perché dovrebbe essere chiaro a tutti che l'ipotesi avanzata dal cretino non sta in piedi.

Ve lo spiego con una tabella, ma prima preciso un'altra cosa. Il cretino dimostra di essere tale anche perché vuole intervenire a difesa del fermatore del declino che ha fatto questo bell'exploit. Incidentalmente mi corregge anche sull'entità della svalutazione dell'Ecu, perché dice che se "livelliamo i picchi" non fu del 50% ma del 25%. Ora, a parte il fatto che bisognerebbe capire perché e come dovremmo livellare i picchi, io mi riferivo al dato mensile per due motivi:

1) primo, perché è quello al quale fa riferimento il prof. Boldrin quando dice che la svalutazione fu del 12% (come chiarito nel post), riferimento quello sì truffaldino, perché tendenziosamente suggerisce che se non ci fu inflazione ciò dipende dal fatto che non ci fu svalutazione (e invece ci fu e come!);

2) secondo, perché se la gente è convinta che la svalutazione si scarica immediatamente sui prezzi, visto che la rilevazione dei prezzi è mensile, uso il dato mensile per prezzi e cambi, no? Perché dovrei "livellarlo"?

Misteri della fede trollica.

Torniamo al punto. Perché l'obiezione del cretino non sta in piedi? Semplice! Perché implica una svalutazione mostruosa del dollaro, svalutazione che non ci fu. Lo capiamo usando i cross-rates. Sembrano una cosa difficile, ma non lo sono, o almeno non dovrebbero esserlo per il cretino che fa l'espertone.

Guardate questa tabella:




La prima colonna riporta il tasso di cambio lire per dollaro, quello storico. Nell'agosto del 1992 ci volevano 1102 lire per un dollaro, nell'aprile del 1995 (cioè nel punto di massima svalutazione rispetto all'Ecu) ce ne volevano 1713: un aumento del 55% (svalutazione incerto per certo), come ho correttamente indicato nel post.

Saltate alla terza colonna, quella che riporta le lire per ECU. Nell'agosto del 1992 ci volevano 1545 lire per un Ecu. Questo significa che con le lire con le quali compravi un Ecu, avresti comprato un dollaro e quaranta cents, cioè che con un Ecu avresti comprato un dollaro e 40 cents (un tasso vicino a quello odierno dell'euro). Dove lo vedi? Lo vedi nella colonna USD/ECU (storico). Dividendo il tasso ITL/ECU per il tasso ITL/USD ottieni come cross-rate il tasso USD/ECU. 1545/1102=1.40. Ci siamo?

Bene.

Nell'aprile del 1995, quando ci volevano 2295 lire per un Ecu, ce ne volevano 1713 per un dollaro, come ricordate, quindi il cross-rate storico era leggermente sceso (da 1.40 a 1.34), un andamento coerente con quello che vediamo, ad esempio, qui. Il dollaro, cioè, si era leggermente rivalutato sull'Ecu, o, se volete, l'Ecu era leggermente sceso rispetto al dollaro, un dato coerente col fatto che l'Europa stava ancora scontando le conseguenze della crisi.

Ma supponiamo che le cose fossero andate come dice il cretino.

In questo caso la lira, svalutandosi del 15% rispetto al dollaro, sarebbe arrivata ad appena 1267 lire per dollaro (seconda colonna). Il cross-rate, quindi, sarebbe balzato da 1.40 a 2295/1267=1.81, cioè l'Ecu si sarebbe fortissimamente rivalutato (di quasi il 30%) rispetto al dollaro (avrebbe comprato, secondo il cretino, molti più dollari di quanti non ne abbia mai comprati in tutta la sua storia - attaccandoci anche quella dell'euro!).

Certo! Perché se la lira si fosse svalutata molto rispetto all'Ecu, ma poco rispetto al dollaro, questo ovviamente avrebbe implicato che il dollaro si sarebbe dovuto svalutare rispetto all'Ecu (cioè l'Ecu si sarebbe rivalutato rispetto al dollaro, in modo tale che la svalutazione della lira rispetto all'Ecu, sarebbe però stata compensata, per gli italiani, dalla rivalutazione del'Ecu rispetto al dollaro).

Questo ovviamente non è successo, non solo perché ce lo dicono i dati, ma perché è assurdo dato il contesto storico: l'ECU/EUR a 1.80 sul dollaro lo può immaginare solo un cretino.

Perché? Ma perché è cretino, appunto. 

E questo vi conferma che, se posso, io cerco di non essere disonesto, e vi fa anche definitivamente capire quanto sono cretini i cretini. Non riesco e non voglio nascondere il mio disprezzo per la pochezza intellettuale, etica e umana di chi mi insulta. A chi è un cretino bisogna dire che è un cretino. Questa informazione non sarà utile a lui (perché è cretino) ma potrebbe rivelarsi cruciale per eventuali casi borderline.

Vi sarà sembrata un spiegazione superflua, forse lo era, ma i cretini devono sapere che li cercheremo (metaforicamente) casa per casa, e spiegheremo loro, con la pazienza che la loro petulanza e le loro velenose e meschine insinuazioni ci avranno lasciato, che noi abbiamo il coraggio di dire la verità, e di fare, per la verità, forse anche qualcosa di più del semplice atto di dirla.

Il che, dato quello che passa il convento, non mi sembra comunque poco.


P.s.: il grafico dei due tassi è questo:


con l'Ecu misurato sulla scala di sinistra e il dollaro su quella di destra, e naturalmente vedete (e tte pareva) che la massima svalutazione rispetto al dollaro, nel periodo considerato, l'avemmo dopo esser rientrati nello Sme, cioè quando il cambio fisso "ci proteggeva" (col membro) dall'odioso costo delle materie prime...

Daje a rideeeee.....

martedì 19 febbraio 2013

Pro veritate...

(dal mio esperto di moneta endogena preferito, nonché dalla mia anima gemella politica, ricevo, e caritatevolmente condivido con voi)



istwine ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Sacripante Zingales e Angelica Giannino":


Una cosa che però non si può evitare di sottolineare (volendo sì) è la spocchia anche un po' pietosa dei moderati (da Ingroia a Monti) nell'approcciarsi al fenomeno Grillo. Questo (con tutto che non lo apprezzo, né apprezzo il programma e la sua ambiguità sull'Euro) viene descritto un po' come un minchione, un prodotto del web, un cretino che crede e propaganda tutte le bufale (famosa quella della biowash ball ecc). E i suoi seguaci come persone ingenue, poco professionali, individui poco realisti e poco portati a capire la cruda realtà dei sacrifici, la complessità dell'economia e dell'arte politica, insomma, dei tonti che non apprezzano neanche la cultura, l'arte, dei populisti faciloni che soprattutto credono a tutte le bufale.

Poi però guardi un po' chi sono i moderati, i cultori della materia, coloro che sanno di sapere, come ben dice Alberto. Sono persone che credono o hanno creduto a:

- L'Euro ci ha salvati.
- Se usciamo dall'Euro il dramma.
- Monti, come Prodi prima, ha salvato l'Italia.
- L'Italia era nel baratro, poi no, poi sì, poi no.
- Nei monitor degli investitori esteri c'è il numero di scopate di Berlusconi.
- Lo spread dipende dalla credibilità di una sola persona.
- Berlusconi ha governato vent'anni (il famoso ventennio, perché affiancato al più famoso ventennio ha un discreto impatto emotivo)

E via dicendo.

Ora, non vorrei difendere gli elettori del M5S, né parteggiare per Grillo. Ma se dobbiamo veramente pesare il grado di credulità delle varie fazioni, bé, permettetemi di dire che i moderati sono inarrivabili. La bufala delle scie chimiche è niente, una scemenzina, rispetto a quel che credono questi qui. Questi sono professionisti, un altro livello veramente. Anche chi crede ai rettiliani è comunque un livello sotto, perché comunque ha dalla sua il fatto che potrebbe essere vero ma lui non può dimostrarlo. Gli altri hanno trent'anni di evidenze, e continuano a crederci con una spocchia, una sicurezza. Hanno dalla loro poi tutto il business dell'umorismo e della satira, tutti i pezzi forti che perpetuano e ci credono pure loro. Girotondi, manifestazioni di piazza, raccolta fondi, iniziative di ogni tipo con artisti, scrittori, musicisti, filosofi e quant'altro per perpetuare e continuare a credere e ripetere e sostenere bufale macroscopiche. Perlomeno coloro che credono ai rettiliani non fanno girotondi né pagano due euro per andare a scegliere il nome di chi svenderà gli ultimi comparti rimasti.

Nulla di originale, lo san tutti quel che ho scritto, però mi fa sempre ridere quello che ti dice "Grillo? Ah ah, quello che credeva al palla che smacchia le magliette. Se non c'era Monti il paese era fallito, altrochè. Speriamo torni il professor Prodi". E chi lo batte uno così. Quello ti distanzia, ti doppia e tu stai ancora a pensare a una piccola bufala a cui credere per contrastarlo.

(che ti devo dire? L'importante è desistere... Poi, ovviamente, è importante anche mandare a casa, e per sempre, Berlusconi, Bersani, Casini, Di Pietro... e giù giù fino a Vendola. Il modo di farlo non ve lo saprei dire, ma di una sono ragionevolmente certo: a questo giro non ci si fa. Io sta già pensando al prossimo, sperando che nel frattempo chi ha qualcosa di originale da dire faccia un minimo di ordine nei suoi pensieri e risolva, se può farlo, le ambiguità delle quali qui abbiamo tante volte parlato.)

lunedì 18 febbraio 2013

Sacripante Zingales e Angelica Giannino

La notizia del giorno pare sia questa. Ma in realtà, dal mio punto di vista, la notizia del giorno, quella che mi fa trasecolare, è scoprire che Zingales ha potuto credere che un personaggio simile avesse un titolo accademico di un'università americana. Questi "microfondaroli" di alto bordo, che tanto pregiano la "credibilità", forse dovrebbero tornare sui banchi di scuola, e dedicarsi ogni tanto alla buona letteratura, non quella "scientifica", quella italiana. Perché il master di Giannino



    forse era ver, ma non però credibile
    a chi del senso suo fosse signore;
    ma parve facilmente a lui possibile,
    ch'era perduto in via più grave errore.
    Quel che l'uom vede, Amor gli fa invisibiIe,
    e l'invisibil fa vedere Amore.
    Questo creduto fu; che 'l miser suole
    dar facile credenza a quel che vuole.

Ecco. Vi lamentate di Proust, rozzi che non siete altro! Allora beccatevi quest'ottava. L'italiano, voi, spero lo sappiate: mika venite dall'Amerika! È sempre triste quando finisce un amore. Ma stavolta, tanto per cambiare, daje a rideeeee.......

(quando finirà questa farsa? Quando avremo di nuovo tempo per le cose vere?)