sabato 31 dicembre 2011

Savonarola vs Paperoga: decrescita e endogenità delle aree valutarie ottimali

(Dopo il successo di Keynes vs. Tabellini, chiudiamo l’anno con un altro scontro fra titani).



Vi ho parlato in un post precedente di Lars Jonung, il Paperoga che con incredibile tempismo pubblicò nel 2010 un bell’articolo di elogio dell’euro, prendendosi subito una meritata pernacchia da Krugman (la versione working paper è qui).

Abbiamo constatato a suo tempo come tutte le saccenti critiche del simpatico paperopolese verso gli economisti statunitensi gli si siano ritorte contro: tutto quello che gli americani avevano previsto sta succedendo, come era anche abbastanza ovvio che accadesse. Ma è abbastanza interessante andare a vedere che argomenti usasse il palmipede per proclamare il successo dell’euro, e soprattutto per vilipenderne i detrattori (nel 2010). Insomma, vorrei con voi sezionare il papero, dopo aver sezionato nel post precedente l’oca.

L’OCA endogena
Il rilievo principale che Paperoga/Jonung solleva a quei dilettanti di Krugman, Feldstein, Dornbusch, ecc. è che essi usano una teoria vecchia, la teoria delle aree valutarie ottimali. Bisognerebbe, dice il simpatico e sfortunato pennuto, usare una teoria più recente, quella delle aree valutarie ottimali endogene. Una teoria molto bella, molto élan vital, che si basa sul principio molto democratico del primum vivere, deinde philosophari (caro ai fascismi di tutto il mondo).

La teoria dell’oca (Optimum Currency Area) endogena dice infatti che anche se una zona non è ottimale dal punto di vista valutario (perché (1) non c’è sufficiente mobilità dei fattori; (2) il sistema produttivo dei paesi membri non è abbastanza diversificato; (3) la flessibilità dei prezzi e dei salari è ostacolata; (4) i tassi di inflazione e gli altri fondamentali non sono allineati, ecc. ecc.), i politici possono fregarsene e andare avanti (vi ricordate di quello che diceva “noi tireremo dritto”?) perché la nuova unione monetaria creerà da sé le condizioni della propria ottimalità. Cioè, in parole povere: la strada sbagliata porterà nel posto giusto. Che è quello che ci sentiamo ripetere da anni da Modigliani, poi da Prodi, ecc.

In termini aulici, le condizioni di ottimalità di un’area valutaria sono endogene, cioè prodotte dal sistema. L’OCA è endogena. E come? Qui viene il bello...

Il falso problema
Piccolo inciso: la principale linea di attacco per lo studio empirico dell’ottimalità di un’area valutaria è partita da un presupposto errato: quello che entrare nella moneta unica comportasse la rinuncia a una politica monetaria autonoma. Sì: avete letto bene. Sto proprio dicendo che per l’Italia entrare nella moneta unica non ha comportato la rinuncia a una politica monetaria autonoma. E perché? Semplice, perché già non la aveva. E da quando? Semplice, da quando sono stati liberalizzati i movimenti di capitale.

Il modello di Mundell-Fleming, che sta all’economia internazionale come il prezzemolo alla cucina italiana, dice una cosa molto semplice: una piccola economia aperta in caso di cambi rigidi e di perfetta mobilità di capitali non può fissare il suo tasso di interesse a un livello diverso da quello prevalente nei mercati internazionali. E il motivo è semplice: se prova a fare una politica più restrittiva, alzando il tasso di interesse, si trova inondata di liquidità proveniente dall’estero, attirata dai rendimenti elevati, e il tasso scende. Se invece desidera fare una politica più espansiva, abbassando il tasso, i capitali fuggono all’estero, e il costo del denaro all’interno del paese aumenta, perché ce n’è di meno (legge della domanda e dell’offerta, caposaldo della Goofynomics). Chiaro, no?

Bene: l’Italia era in un regime di cambio fisso ma aggiustabile con la Germania praticamente dal 1979 (con alterne vicende). Già da prima che i movimenti di capitali venissero liberalizzati (all’inizio degli anni ’90) si parlava di German dominance: l’Italia non aveva una sua politica monetaria autonoma, ma doveva seguire il tasso di interesse fissato dalla Bundesbank. Si  diceva che l’euro avrebbe risolto il problema, perché invece di seguire le decisioni tedesche, avremmo tutti democraticamente concorso a fissare la politica monetaria comune. Eh già. Lo diceva Modigliani. Ovviamente non è successo: l’euro è proprietà dei tedeschi o di chi la pensa come loro, e questo era ovvio, tanto che perfino io sono riuscito a prevederlo! Ma a molti non sembrava e non sembra così.

Naturalmente l’euro portava con sé anche un problema vero: la rinuncia alla politica valutaria, cioè a lasciare che il cambio seguisse la legge della domanda e dell’offerta, o a interferire con questa dinamica in base agli interessi propri, non a quelli altrui. Ma questa è un’altra cosa, che non sembra interessare né a Paperoga, né a Spennacchiotto (mentre Goofy, come sapete, se ne preoccupa).

La falsa diagnosi
Nell’ottica del falso problema (rinuncia a una comune politica monetaria), l’unica difficoltà veniva vista nel fatto la politica monetaria comune potesse non adattarsi alle esigenze dei singoli membri. Era il problema dell’one size (does not) fit all. E quando è che una stessa politica monetaria va bene per tutti? Quando tutti sono nella stessa fase del ciclo (economico). Cioè quando la recessione o l’espansione si manifestano contemporaneamente in tutti i paesi membri. Se sono tutti in recessione, una politica comune espansiva andrà benissimo. Se sono tutti in espansione, una politica comune restrittiva sarà ottima. E allora il falso problema suggeriva non tanto di monitorare i differenziali di inflazione (che sono la causa della crisi attuale), ma la sincronia dei cicli. E giù a studiare i cicli, sperando di poter definire un comune ciclo economico europeo sul quale tarare la politica monetaria.

La falsa terapia
Ma ecco il colpo di genio! Si sveglia Andy Rose, che forse potremmo paragonare a Spennacchiotto (inventore malvagio), il quale scopre (a trattati europei firmati, controfirmati e entrati in vigore) che l’euro creerà da solo le condizioni della propria sostenibilità, perché promuoverà il commercio a tal segno che i cicli dei paesi si sincronizzeranno. Perché la promozione del commercio farà sì che se un paese entra in espansione, avendo legami commerciali intensi con i partner europei, se li tirerà dietro: più crescita da me, più importazioni, quindi più esportazioni da te e più crescita da te. Voi direte: ma questo vale, simmetricamente, in caso di recessione, quindi se uno cade, ed è legato da vincoli commerciali forti coi partner, se li tira dietro. E certo, cari i mei Goofynomisti! Ma questo non è un problema, per Spennacchiotto, e perché? Semplice: perché se cadiamo tutti insieme, la Bce interverrà, con la saggezza e l’indipendenza che le sono proprie, facendo una politica comune espansiva, e ci tirerà su tutti insieme. E allora voi chiederete: scusa, ma non si potrebbe fare la stessa cosa se, poniamo, 16 paesi cadono e uno solo rimane in piedi? Risposta: ehi, amico, mi stai dicendo che devo fare una politica espansiva rischiando di portare la fottuta inflazione nell’unico paese che ce la sta facendo? Avete capito, no? Solo se i cicli di tutti sono sincronizzati si può intervenire anticiclicamente senza creare inflazione da qualche parte.

Stimando un gravity model su un panel di 186 paesi che copriva svariati decenni per un totale di 33903 osservazioni (se non sapete cos’è, non preoccupatevi: nemmeno lui. Dovremmo chiedere a qualche suo anonimo doctoral student), Spennacchiotto trova che l’incremento di commercio determinato dall’entrata nella moneta unica sarebbe stato dell’ordine del 200%, cioè il commercio intra-europeo sarebbe triplicato. Fischia! In questo modo certo che i paesi si sarebbero mossi compatti su e giù per il ciclo, e politiche one size fits all avrebbero funzionato. Meno male. Sctaapposct... come dicono i miei adorati pescaresi (sta a posto).


Il gol della bandiera
Povero Rose/Spenna. Prima di compilare l’elenco sterminato dei motivi assolutamente palesi per i quali la sua idea era proprio una ca..., una vera cazza..., una grande, gigantesca, strepitosa ecc. (vedete che anche Berlusconi serve), diamogli però atto di aver fatto un tentativo estremamente generoso: quello di riscattare l’onore della professione economica dopo che la classe politica le aveva dato un sonoro cinque in faccia adottando una decisione che tutti gli economisti preconizzavano come catastrofica. E il povero Spennacchiotto, in queste circostanze, ha fatto quello che gli economisti fanno di solito: ha piegato la schiena (sui libri) e ha cercato di dimostrare che in effetti la decisione dei politici era quella giusta. Una fuga in avanti verso l’assurdo, direte voi. Sì, ma a fin di bene, dico io. Omnia munda mundi. Parce sepultis. A noi piace ricordarlo così, a 90° sui libri.

OCA vecchia fa buon brodo
La prendo larga. Sapete che mi piace fare uno stucchevole sfoggio di erudizione, e quindi intanto comincio col dirvi che l’idea che l’OCA possa essere endogena non è assolutamente nuova, tant’è che essa è adombrata niente meno che nel paper di Mundell (1961) che ha posto le basi del dibattito. Ma credo che né Spennacchiotto né Paperoga lo abbiano mai letto: il primo perché opera sulla frontiera della ricerca, e quindi non può perdere tempo con i classici del pensiero, e il secondo perché troppo occupato a trarre ispirazione dai soldi che la Commissione gli passa. E se a Paperopoli i classici non li leggono, leggiamolo noi, economisti di Topolinia, il brano in questione, perché è istruttivo. Se non altro, ci ricorda che gli economisti, quelli veri (i Goofynomisti), sono persone di buon senso.

Verbum Domini:

“In Europa la creazione del Mercato Comune è vista da molti come un passo importante verso l’unione politica, e il tema dell’unificazione monetaria fra i sei paesi membri è stato molto dibattuto... Meade sostiene che le condizioni non esistono e che un sistema di cambi fissi sarebbe più efficace nel promuovere la stabilità interna e l’equilibrio della bilancia dei pagamenti, soprattutto perché in Europa la mobilità del lavoro è insufficiente; Scitovsky viceversa è favorevole perché ritiene che la moneta unica condurrebbe a una maggiore integrazione dei mercati finanziari, ma poi aggiunge che bisognerebbe intraprendere misure per rendere il lavoro più mobile e facilitare politiche dell’impiego sovranazionali... Nonostante l’apparente contraddizione, il conflitto è empirico, non teorico. Entrambi concordano che l’ingrediente essenziale deve essere la mobilità dei fattori; ma Meade crede che la mobilità necessaria non esista, mentre Scitovsky sostiene che quella del lavoro può essere migliorata, e quella del capitale sarebbe stimolata dalla creazione della moneta unica”.

Cioè... per Meade le condizioni per un’OCA sono esogene, e in Europa non ci sono. Anche per Scitovsky queste condizioni non ci sono, ma l’OCA concorrerebbe a determinarle, cioè le condizioni sono endogene. La logica del dibattito Meade vs Scitovsky è esattamente la stessa di quella del dibattito Krugman vs Paperoga. Ma tutto questo Paperoga non lo sa, perché succedeva più di cinquanta anni or sono. E per chi crede che l’economia sia una tecnica, leggere un paper di 50 anni fa è come provare ad ascoltare un vinile con un lettore CD. Non si sente niente. Quindi non vale niente.

Numeri a caso... per fortuna!
Spero la divagazione non vi sia sembrata inutile, e torno sul pezzo, altrimenti qualcuno poi mi rimprovera.

Che quello che dice Rose non è successo credo ve ne siate resi conto. Triplicare il commercio! Ma come si fa? Vorrei spiegarvi brevemente: (1) da dove ha tirato fuori questi numeri mirabolanti; (2) quali sono stati i veri numeri; (3) cosa sarebbe successo se i numeri di Spennacchiotto/Rose fossero stati quelli veri (cosa che per fortuna di Savonarola non è stato).

Ma faccio solo una fulminea premessa: be it as it may, il problema comunque non era quello della sincronizzazione dei cicli (via commercio), ma quello dei differenziali di competitività. E questo problema (quello vero) l’euro lo ha amplificato. Ce lo dicono i compagni del Fmi.

200%... de che?
Dato che si occupava di un falso problema, lo studio di Spennacchiotto ha dato vita a una letteratura sterminata. Il povero Richard Baldwin, che ha cercato di mettervi ordine sei anni dopo l’articolo di Spennacchiotto, si è trovato di fronte più di 100 titoli. E molti di questi mettevano in evidenza errori logici piuttosto seri nel lavoro di Spennacchiotto. Adesso non vi parlo di matching in modelli non lineari con self-selection (però è così bello da dire!). Vi dico solo che nel campione di Spennacchiotto c’erano 130 episodi di abbandoni di unione valutaria, e solo 16 episodi di ingresso, riferiti, tra l’altro, a paesi in fasi molto diverse del loro sviluppo. Ora, dato che normalmente si abbandona un’unione monetaria o in seguito a una guerra di liberazione, o in seguito a un Armageddon economico (or both), è chiaro che gli episodi di abbandono pesavano parecchio. In altre parole, il 200% stimato dall’amico Spenna era non tanto il guadagno dell’ingresso, quanto il costo dell’uscita (misurato per lo più su ex-colonie durante l’ondata di guerre di liberazione post belliche, dall’Algeria in giù – in ordine alfabetico).

Baldwin fa un resoconto molto divertente (almeno, per me) di quello che successe a una certa conferenza di Ginevra, dove Spennacchiotto si trovò di fronte Torsten Persson che sostanzialmente lo ridusse a un pizzico. Ma Spennacchiotto/Rose, resiliente come il suo avatar di Paperopoli, tornò alla carica con un secondo articolo: è vero, mi sono sbagliato, l’effetto non è del 200% ma del 20% (fatti i dovuti matching, e considerando sempre che misura più il costo dell’uscita che il guadagno dell’entrata). Però l’effetto c’è. Grande Spennacchiotto!

E grande l’economia! L’unico sport nel quale puoi vincere una partita perdendo 10 a 1. Perché Spenna la partita l’ha vinta, e come. La fiducia di Paperoga/Jonung nel fatto che l’euro sia una buona idea e Krugman un coglione da cosa deriva? Avete indovinato: proprio dallo studio di Spennacchiotto, ma ovviamente non quello coi numeri giusti (Rose, 2001), ma quello coi numeri sbagliati di un rapporto 10 a 1 (cioè 200 a 20; Frankel e Rose, 2000). Perché se usi i numeri giusti la "nuova teoria", che piace tanto a Paperoga, porta alle "vecchie" conclusioni (anche perché nuova non è). E le vecchie conclusioni sono che l'Europa non è una Optimum Currency Area, e non può diventarlo "endogenamente" solo perché politici interessati a tagliare i salari reali decidono di far finta che lo sia. Ma siccome Rose nell'articolo sbagliato diceva quello che alla "dominant social force behind authority" interessava sentire, ecco che Rose, perdendo 10 a 1, ha vinto la guerra: la sua idea assolutamente ridicola dell'endogenità delle aree valutarie ottimali ha acquistato nel dibattito una dignità che assolutamente non meritava, solo perché funzionale alla logica del potere costituito, e anche, non dimentichiamolo, al riscatto dell'onore della professione.
Voi direte: ma Paperoga/Jonung ha scritto il suo lavoro nel 2009. Possibile che non sapesse che nel frattempo la scienza era andata avanti? E io vi chiedo: sembra a voi possibile che uno che in un modo o nell’altro è arrivato ad aggreppiarsi a Bruxelles sia interessato alla scienza!? Certo che no. Ma ammettiamo che lo sia: magari avrà anche saputo che la letteratura scientifica era andata avanti, rivedendo le conclusioni sulle quali si basavano le sue paperoghesche certezze, ma rimaneva il problema di contare i denari. Sono sempre 30, ma meglio non fidarsi. Caro Lars (Paperoga), quello che tu non sai, e che suscita la nostra pietas, oltre alla tua sterminata paperogaggine, è che quei 30 denari lì non potrai restituirli, neanche quando vorrai farlo: “und er warf die Silberlinge in den Tempel, hub sich davon, ging hin, und er hängete sich selbst”. Buon anno Lars. Quando oscillerai verremo a cantarti "was gehet uns das an". Che poi significa "e 'sti cazzi?". Sono sicuro che Alex, Antonino, Marco ecc. si offriranno per fare un bel coretto. I "Madrigalisti moderni". Il professor Santarelli verrà a completare il quintetto. Chiedo scusa per la Passione secondo Matteo, che è fuori tempo liturgico, ma non off-topic: la storia dell'euro è anche una storia di (molti) Giuda.

Brevemente i veri numeri
Non tutti gli economisti lo sono. Baldwin trova che una stima corretta del vantaggio (in termini di commercio) derivante dall’ingresso in un’area valutaria ottimale sia intorno al 9%. La metà di un decimo di quello trovato da Spennacchiotto. E decisamente troppo poco per tenere insieme i cicli. Del resto, i professionisti sanno che nella sincronizzazione dei cicli gli spillover commerciali sono meno rilevanti di quanto si creda . Se poi sono così piccoli, l’idea che l’OCA sia endogena rimane campata in aria.

E Savonarola?
Aspettate, arriva anche lui. E questa volta nel ruolo del vincitore morale. Perché quello che a me fa letteralmente sbellicare dalle risate, al di là della totale goffaggine tecnica del lavoro di Rose, è l’idea allucinante che i problemi (in questo caso, quelli di sincronizzazione del ciclo) si possano risolvere... triplicando il commercio! Capite cosa vuol dire? Triplicando quindi il trasporto di merci dal paese A al paese B. Incrementando la spesa dei cittadini del paese A in beni del paese B. L’osservazione più banale che mi viene in mente è questa: e come la trasportiamo tutta ‘sta roba? Savonarola, quello della depilazione, giustamente inorridirebbe. E inorridisco anch’io, non solo di fronte allo scenario (che per fortuna non si è materializzato), ma anche di fronte al fatto che uno possa pubblicare una roba simile su una rivista referata e nessuno gli dica: “scusa, le tue merci hanno le gambe? E le Alpi come e dove le passano?”. Insomma: se Rose/Spennacchiotto avesse ragione la TAV Torino Lione sarebbe utile! Invece ha torto, e la TAV è inutile. Del resto, Spennacchiotto (in compagnia di Gambadilegno Frankel) ci ha anche dimostrato che il commercio ha effetti benefici sulla qualità dell'ambiente. Furbo, no? L'obiezione l'aveva prevista, il buon Andy Spennacchiotto Rose. Certo, ora che sapete come ottiene i suoi mirabolanti risultati non so se avrete voglia di starlo a sentire.

Ecco. I fondamenti teorici dei benefici dell’Unione Monetaria hanno questo spessore. In effetti, trenta denari non mi sembra nemmeno li valgano. Ma il progresso rispetto a 2000 anni fa è che oggi i neogiuda la paga se la decidono loro. Non si era parlato di tagli? Vado a tagliare lo zampone.





Dedicato a Robert, che mi trova insopportabilmente elitario. Concordo. Ora che gli ho citato il trio Medusa e i madrigalisti moderni, mi detesterà ancora di più perché sono troppo enciclopedico. Ma al di là del fatto che mamma mi ha fatto così, e c’è poco da fare, vorrei chiedergli: hai capito a quali Giuda ci siamo messi in mano, vero?

121 commenti:

  1. Ho letto tutto d'un fiato. Ora devo metabolizzare. Per ora mi viene in mente questa scena, con un sottofondo musicale molto "europeo".

    http://www.youtube.com/watch?v=43lLEZjCqxs

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  2. Prof. sto piano piano studiando la sua 'opera omnia' e sto imparando tantissimo. Grazie!

    Alcune osservazioni – basate sullo studio dei dati che accompagno a quello dei testi teorici – e alcune domande più o meno collegate.

    Osservazione utile al dibattito con gli 'euristi': l'Italia entra nello SME con le partite correnti in surplus e esce ('92) in deficit, con la svalutazione recupera il surplus, con il quale entra nell'euro, rapidamente torna in deficit, il quale si aggrava sempre di più. Da riferire.

    Osservazione da riferire + domande. Nel '92 in europa svalutano quattro stati, Italia, Uk, Svezia e Finlandia. In tutti i casi c'è crescita del PIL nel giro di poco tempo, IN NESSUNO DEI CASI l'inflazione aumenta. Risultato per me sorprendente. Le domande sono: come si spiega? Ok che domanda e offerta si riposizionano, ma più nello specifico? Io mi sarei aspettato un aumento, seppur inferiore alla svalutazione. Seconda domanda: oggi con l'uscita dall'euro sarebbe differente, fatti salvi i costi di conio della nuova valuta e gli aggiustamenti dei commercianti furbetti?

    Claudio

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  3. Madrigalisti moderni? Poffarbacco quando volete Mi teletrasporto al volo dalle pendici del Serruchon...

    Io per l'occasione avrei visto bene anche qualche cosa di simile..

    http://www.youtube.com/watch?v=iYwTESSv6gk&feature=related

    Alex

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  4. @Alex

    I Gufi! Potremmelo prenderli come "anthem" del nostro sito. Sono così piacevolmente poliglotti, ma opportunamente e intenzionalmente scarsi in tedesco! Comunque, se il gallo dovesse morire, io ho un alibi. Stavo mangiando un'anatra.

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  5. @Marco

    Mi sembra appropriato: anche Alex/Prodi avrà ritenuto che pensare fosse per gli stupidi e che il momento dell'azione fosse giunto. Perché sotto quell'aria paciosa si nasconde quel "pizzico di irrazionalità" (così lo ha definito) che lo ha spinto a prendere "al volo" il treno della storia!

    Tutto a fin di bene, naturalmente.

    E comunque, l'importante è non star a sentire gli economisti quando parlano di economia!

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  6. @Alex

    ...e tra l'altro anche il gallo ha qualcosa a che fare con i tradimenti (reiterati):

    "Prima che il gallo canti mi avrai tradito tre volte".

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  7. @Claudio

    ti aspetti quello che non è successo perché continuano a dirti che succederebbe, e naturalmente fai bene a credere a quello che ti dicono: si chiama democrazia!

    Scherzi a parte: gli argomenti a favore dell'euro sono tutti fallaci e più o meno intenzionalmente menzogneri.

    Savonarola vs Paperoga affronta il tema più "tecnico", concentrandosi su cme gli economisti ne hanno parlato fra di loro, e in particolare sul tema delle "nuove" teorie delle OCA. Il messaggio è che l'articolo più influente, quello che ha dettato l'agenda di ricerca di decine di economisti, e che è stato il principale supporto della costruzione europea a livello teorico, è basato su inferenze grossolanamente errate.

    La comunità scientifica ha riconosciuto, ammesso e corretto l'errore, ma i politicanti e gli economisti prezzolati continuano a far riferimento all'articolo errato (perché riporta le cifre che gli fanno comodo).

    Rispetto a errori di questo tipo, voi avete pochissimo spazio di manovra, perché non avete gli strumenti (matematici, bibliografici, ecc.) per entrare nel merito. Però credo che questa visita guidata nei meccanismi della produzione scientifica vi possa essere stata interessante e utile.

    Ma seguendo il tuo stimolo, dovrò dedicare del tempo al modo in cui i giornalisti ne hanno parlato con voi. L'articolo di Paperoga/Jonung offre spunti anche in questo senso. E lì di spazio di manovra ce n'è molto, perché gli argomenti sono più semplici, e quindi anche più facilmente smascherabili.

    Certo, comunque una cosa giusta Prodi la dice: se non ci fosse stato l'euro saremmo stati come l'Argentina. Invece l'euro c'è, e quindi stiamo peggio!

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  8. Beh, che l'Euro fosse qualcosa di diverso da quello che ci veniva propinato dai media convenzionali ho cominciato a capirlo un paio d'anni fa leggendo questi report.

    http://www.soprarnosgr.it/index.php?id=86,159,0,0,1,0

    Li scrive Gianluca Gabrielli
    Leggete per esempio quello di luglio 2010. Non c'è spazio per ideologismi o proclami messianici. E' la semplice matematica finanziaria a dirci che l'Euro è una patacca.
    La cosa preoccupante è che tutte le previsioni, assolutamente negative, si stanno realizzando con puntualità geometrica.

    Luciano.

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  9. Allora io comincio a suggerirle qualche articolo. Che ne dice del compagno Padellaro? ("quello che gli altri non dicono"):

    "La scelta di entrare nell’euro è stata per l’Italia un’autentica ciambella di salvataggio. Solo chi ha scarsa memoria ha dimenticato in quale situazione versavamo prima che la nuova valuta ci aprisse le porte dell’Europa che conta. Eravamo un Paese con una moneta debolissima, soggetto a crisi finanziarie continue, con un’inflazione alle stelle e dall’economia levantina, pur avendo un Pil tra i più alti del mondo. L’euro ci ha salvati, ed è stata l’unica scelta lungimirante della nostra classe dirigente negli ultimi 20 anni. Guai a rinnegare una decisione del genere, anche se ha comportato costi soprattutto per l’economia spicciola dei comuni cittadini. Nessuno nega che ci sia stato un innalzamento dei prezzi, ma la colpa non è stata dell’euro bensì della disonestà di chi ne ha approfittato in modo arbitrario."

    Continua qui (a proposito di colpi bassi):
    articolo Padellaro

    Bàtjushka

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  10. Caro Bàtjushka,

    Padellaro con questo articolo non ci dice cosa è l'euro, ma chi è lui. L'importante sarà ricordarsene, e invece di estasiarsi per il Fatto quotidiano (com'è indipendente! Come sono coraggiosi! Che bravo Travaglio!), capire bene che nella guerra in corso "Il Fatto" sta dall'altra parte.

    Ma certo, molti aderiscono all'idea che per essere "di sinistra" (cioè per difendere i diritti dei lavoratori) sia sufficiente deprecare le abitudini sessuali di Berlusconi...

    Dopo di che, noi aderiamo alla Convenzione di Ginevra!

    Comunque, ho capito che devo parlarvi di come venite informati... però non vorrei con questo aprire il quarto d'ora del dilettante prezzolato!

    Troviamo un equilibrio.

    Faccio un esempio: nell'articolo di Padellaro non c'è un singolo argomento. Non c'è un singolo nesso causale, ovvero nessun ragionamento strutturato nel modo seguente: l'euro ci ha aiutato per questo motivo...

    Articoli come quello di Padellaro sono pezzi di pessima letteratura al di sotto della commentabilità. Io fornisco dati e spiegazioni, e così fa Krugman, così faceva Dornbusch, così fanno i professionisti. Con i quali vorrei confrontarmi. Anche il Giuda Jonung è dall'altra parte, ma porta argomenti. Sono sbagliati, ma sono argomenti. E lui è un professionista: professionista della menzogna, ma pur sempre professionista.

    I nostri giornalisti, invece, molto spesso sono dei semplici dilettanti della menzogna. E con questo dobbiamo convivere...

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  11. Tafazzi vs Vocke è stato inviato ai referee. Se non sono economisti italiani, presto potrò darvi l'indirizzo di dove andarlo a leggere... Altrimenti lo pubblichiamo qui, a puntate...

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  12. @Toga rossa

    Hai visto che Alex la geografia la conosce bene, sa dov'è il Serruchon. Quindi... non è vero che oggi su un blog non si può citare Gadda!

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  13. Caro Professore,
    apprezzo molto questi suoi articoli tecnici e il rispetto che mostra nei confronti dei suoi lettori visto che non manca mai di citare le fonti (che è anche rispetto verso se stessi, per cui a nessuno di noi potrà mai venire in mente di mettere sullo stesso piano le sue argomentazioni e quelle, diciamo così, di un Padellaro: e scusi l'accostamento, sia pure a fini elogiativi).

    Ora, io non ho memoria chiara degli argomenti che furono utilizzati per giustificare l'euro. All'epoca ero favorevole, per motivi piuttosto romantici. Mi trastullavo con l'idea, purtroppo smentita poi mille volte dai fatti, di una unità politica (che sarebbe venuta...) che avrebbe bilanciato lo strapotere dell'Impero: ma quando mai, ho toppato alla grande come suol dirsi.

    Credo comunque che fossero, quelle favorevoli all'euro, argomentazioni di natura politica, anche perché, ora lo sappiamo (e molti economisti lo sapevano già prima come ha avuto la pazienza di spiegarci), dal punto di vista della scienza economica non c'era trippa per gatti.

    Argomentazioni politiche come quelle di Ciampi, che qualcuno nel Blog ha riportato, poi volgarizzate dai vari Padellaro. Il vincolo esterno, insomma, che avrebbe permesso all'Italia di entrare a far parte del club delle nazioni che contano.

    E' curioso che argomentazioni analoghe abbiano portato altre sciagure, come la decisione di far la guerra in Kosovo (mister D'Alema) e più recentemente di festeggiare il centenario dell'impresa libica (1911-2011) svuotando gli arsenali (mister Napolitano).

    Argomentazioni alle quali, spiace dirlo, la sinistra (con la s minuscola se vuole) è particolarmente sensibile.

    Antonino

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  14. Gentile prof. Bagnai,

    Lei ha riportato una previsione di Spennacchiotto riguardo a una crescita del commercio intra-europeo del 200%, a fronte di un dato reale del 9% (nei dieci anni dell'euro). Può indicarmi una fonte dove verificare questa informazione? Se è vera, infatti, credo che sia possibile un collegamento con le ragioni poste a giustificazione della TAC Torino-Lione. Ovvero: ammettere che la Torino-Lione non serve più è come confessare che l'euro ha fallito. Se "sbalio coregime..."

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  15. Carissimo Eco,

    il dato è a pag. 13 del working paper di Rose citato, e che è stato poi pubblicato come paper su Economic Policy. Rose precisa che l'effetto è dovuto proprio al fatto di costituire una unione monetaria, di avere la stessa moneta, non di ridurre l'incertezza su cambi.

    Io comunque la metterei in un altro modo. Parafrasando me stesso, direi che se ci fosse a sinistra qualcuno che crede nell'euro e nella decrescita mi farebbe un po' pena (perché non sarebbe molto coerente con se stesso, esattamente come la sinistra che vuole l'euro ma non vuole Marchionne - che dell'euro è la necessaria conseguenza).

    Il dato reale... stiamo parlando delle stime precise ex ante, o di quello che è successo ex post? Perché il problema, dal punto di vista scientifico, è quello di distinguere all'interno del dato osservato ex post quale potrebbe essere stato il peso dei vari effetti.

    Personalmente credo che la riduzione dei costi di transazione determinata dall'euro abbia avuto effetti trascurabilissimi, e appoggio questa mia convinzione non tanto su studi specifici, quanto sull'osservazione che tutti gli studi riferiti all'impatto della volatilità del cambio sui flussi commerciali danno risultati trascurabili.

    Il punto infatti è che esistono praticamente da sempre forme di copertura dal rischio di cambio piuttosto efficienti. Del resto, questo è il motivo per il quale il commercio ha continuato a crescere gagliardo anche dopo il Nixon shock del 1971 (l'abbandono del regime di Bretton Woods e il passaggio a una fluttuazione sporca generalizzata), nonostante i fautori del cambio fisso (o del ritorno all'oro, o al baratto!) avessero vaticinato un collasso totale del sistema degli scambi. Che non c'è stato, lo ripeto.

    Quello che al pubblico sembra un problema (la necessità di gestire la fluttuazione del cambio negli scambi commerciali) per i professionisti è un non problema. Chi afferma il contrario mente. Se poi sappia di mentire o meno non sono in grado di dirlo.

    Mi faccia sapere meglio cosa le serve circa il "dato reale".

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  16. Caro prof.,
    vorrei chiederle un chiarimento per la sua seguente affermazione:
    “Risposta: ehi, amico, mi stai dicendo che devo fare una politica espansiva rischiando di portare la fottuta inflazione nell’unico paese che ce la sta facendo? Avete capito, no? Solo se i cicli di tutti sono sincronizzati si può intervenire anticiclicamente senza creare inflazione da qualche parte”.
    Questo è un punto che ritengo importante perché l’inflazione, insieme alla svalutazione, è un argomento che piace tanto utilizzare come spauracchio dai giornalisti alla Padellaro e i politici alla Bersani. Ad esempio, di recente ho partecipato ad un seminario nella mia città tenuto da un professore di “Politica economica” (che non ne capiva niente), il quale sosteneva che il problema italiano fosse nel debito pubblico e che una politica monetaria espansiva della banca centrale avrebbe provocato inflazione.
    La spiegazione, da ignorante, la trovo, come mi piace fare di recente, in Keynes. Ovvero:
    1. preferenza per la liquidità (Teoria Generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta);
    2. capacità produttiva aggregata in relazione all’aumento della domanda di beni e servizi (Teoria Generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta).
    Ne aggiungo una terza che si è sviluppata soprattutto nel pensiero economico post Keynesiano, ovvero del ruolo equilibratore di una politica fiscale restrittiva per le fasce con redditi medio-alti (economie scandinave – Myrdal & co.).
    Domanda, ci spiega meglio questa relazione tra inflazione e aumento della massa monetaria? Come possiamo rispondere ai professoroni che continuano a sostenere la vecchia teoria quantitativa della moneta?
    Grazie

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  17. Preciso meglio: l'argomento teoricamente più forte a sostegno della decisione presa di entrare in una unione monetaria laddove non sussistevano le condizioni per farlo è stato che queste condizioni si sarebbero create attraverso un incremento del commercio che avrebbe portato prosperità e soprattutto sincronia dei cicli economici.

    Questo argomento presuppone che l'incremento della spesa e del traffico di merci abbia impatto ambientale nullo (o addirittura positivo).

    Per questo motivo, chi eventualmente volesse "decrescita" dovrebbe essere molto scettico rispetto alla sostenibilità dell'euro. Mi riferisco proprio alla sostenibilità ambientale. Se l'unico modo che l'euro ha di non far danni passa attraverso la triplicazione del commercio... diciamo che già questo di danni ne fa abbastanza.

    Ma a nessuno è venuto in mente di obiettarlo, credo...

    E il motivo è che si è capito subito che le cifre erano sbagliate. Ma, e qui sta il bello, si è continuato a usarle per argomentare che l'euro ce l'avrebbe fatta (portando a una "integrazione" economica che lo avrebbe reso "economicamente" sostenibile).

    Attenzione: anche se il commercio fosse effettivamente aumentato del 200%, e anche se questo fosse stato ecologicamente sostenibile, la sostenibilità economica non ci sarebbe stata, perché i flussi commerciali sarebbero comunque stati squilibrati! Anzi: se avessimo avuto più commercio saremmo arrivati alla crisi molto prima (perché i settori privati dei paesi periferici si sarebbero indebitati molto più in fretta).

    Quindi Rose è un poveraccio. Ma ha avuto la furbizia di dire la cosa sbagliata al momento giusto! Onore al merito, però... ora passiamo oltre!

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  18. Caro Antonino,

    non è la sinistra, intesa come "popolo della sinistra", che vuole "entrare a far parte delle nazioni che contano", perché essa è spesso composta di persone che hanno gli strumenti culturali per capire quanto l'Italia conti. Il problema sono i politicanti di sinistra, spiazzati dal crollo del muro, che devono inchinarsi al capitale finanziario per accedere alla stanza dei bottoni (dove farebbero più danni che altro, vedi appunto il Bersy con le sue mirabolanti liberalizzazioni, che hanno fatto triplicare le tariffe assicurative!).

    L'operazione euro aveva chiaramente questa valenza, come ho indicato più volte e come sta nei libri (deflazione dei salari, ecc.).

    Poi c'è il problema del ragionare per appartenenze, sollevato da Alex. Io ironizzo più o meno affettuosamente sui piddini, e li scuso per la loro ignoranza, che non è una colpa, ma soffro della loro cecità, che ci condanna come singoli e come paese. Purtroppo, però, se da piccolo cresci col mito della "linea del partito"...

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  19. Sull'inflazione. Non è che io creda a quello che mi raccontano i media, e che i modelli teorici che ho studiato mi portano a pensare che una svalutazione della valuta porti a un aumento dei prezzi (inferiore all'entità della svalutazione). Ultimo in ordine di tempo, il modello di Polak adottato dal Fmi che tu (mi è concesso il tu?) riporti nei 'Modelli empirici di aggiustamento e crescita'.
    Ora, visto che dati alla mano tutto ciò non si verifica – e tu giustamente su questo punto insisti molto - mi piacerebbe sapere come la teoria giustifica questa 'non-inflazione' cosicché possa presentarmi ai dibattiti al bar sotto casa molto più preparato. Dopodiché so benissimo che è almeno trentott'anni (dal golpe di Pinochet coi Chicago Boys) che si agita lo spauracchio dell'inflazione per legittimare la controffensiva del capitale sul lavoro.

    Claudio

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  20. Gentile professore,

    sappiamo che l'euro ha provocato la perdita di potere d'acquisto dei salari, ha peggiorato la ns bilancia commerciale e affossato le partite correnti, la disoccupazione giovanile è aumentata, e l'indebitamento estero pubblico e privato è cresciuti negli ultimi 10 anni, e che abbiamo perso molte piccole e medie imprese e che in strada si vedono sempre piu bmw e audi etc etc...

    mi sono sforzato per cercare qualcosa di positivo e vorrei chiederle cosa ne pensa:

    le aziende italiane hanno fatto molte acquisizioni estere negli ultimi anni, es. Enel acquista Endesa, Unicrack e Banca Intesa si espandono nell'europa centrale e dell'est europa, Fiat Chrysler e le varie joint venture nel mondo, le acquisizioni estere di Barilla, Telecom in sud america etc etc. Mi risulta che oltre il 50 % del fatturato delle aziende sul ftse mib provenga dall'estero.

    Forse l'euro ha aiutato le aziende italiane di medie e grandi dimensioni nelle loro acquisizioni estere? Aver avuto una moneta sopravvalutata puo' aver aiutato i gruppi con prodotti competitivi?

    certo, se alla fine della fiera le partite correnti peggiorano di anno in anno...

    grazie

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  21. Caro Claudio,

    premesso che ovviamente puoi usare il tu, esattamente per lo stesso motivo per il quale io mi permettevo di scherzare (nessuno che creda ai media resisterebbe più di tre secondi su questo blog!), veniamo al punto.

    Se ce l'hai, guardati il par. 17.4 di Gandolfo "International Finance and Open-Economy Macroeconomics".

    L'idea che la svalutazione si scarichi uno a uno sui prezzi è semplicistica per diversi motivi.

    1) impatto immediato: l'impatto immediato dipende dall'elasticità dell'indice prezzi interni a prezzo in valuta interna dei beni importati, cioè dal peso dei beni importati sul totale delle risorse. In generale, più un'economia è grande, meno è aperta. L'Italia ha una incidenza delle importazioni sul totale delle risorse fra il 30% e il 40% (a spanna), quindi anche se una svalutazione del 100% venisse traslata interamente sui prezzi, l'impatto immediato sull'indice dei prezzi interni non sarebbe del 100%, ma meno della metà.

    2) gli effetti successivi dipendono principalmente da due cose: dal pass-through e dalla struttura del sistema produttivo.

    Pass-through: la svalutazione fa aumentare i prezzi dei beni importati, ma chi vende può decidere di non trasferire tutto l'importo dell'aumento sul consumatore, riducendo i propri margini per mantenere i clienti. Questo aspetto è studiato ad esempio da Goldfajn e da Costa Werlang. Se guardi la figura a pag. 6, vedrai che la svalutazione:

    a) non si trasferisce mai al 100% sui prezzi;
    b) nei paesi sviluppati lo fa meno che in quelli in via di sviluppo;
    c) in Italia, sul periodo 80-98, il trasferimento è stato al massimo di circa il 15% dopo 12 mesi e del 30% dopo 24 mesi.

    Struttura del sistema produttivo: la diffusione degli effetti dipende anche da quanto le imprese dipendono dagli input importati. Bisognerebbe parlare della matrice input-output di Leontief. Usandola, Mariolis e Katsinos hanno visto che nel caso della Grecia l'aumento dell'inflazione da costi determinato dalla svalutazione sarebbe trascurabile.

    Ci sono poi ulteriori problemi legati alla dinamica del fenomeno (struttura dei ritardi, ecc.), e naturalmente anche al fatto che nel mondo non succede mai una sola cosa alla volta!

    Quindi, come vedi, se studiato correttamente, il fenomeno non appare contraddittorio con la teoria economica. Appare contraddittorio con le menzogne. Ma a questo credo che dovremmo essere preparati!

    Non so al bar come la prenderanno. A nessuno fa piacere capire di essere stato preso in giro.

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  22. Caro Precario,

    ma sì, vediamo il bicchiere mezzo pieno, ma sbrighiamoci, facciamolo finché siamo ancora in tempo... perché sta per svuotarsi!

    La moneta sopravvalutata aiuta forse ad acquistare aziende all'estero, ma non aiuta a vendere prodotti dall'Italia all'estero.

    La fine della storia è che, dopo gli attacchi speculativi di quest'estate, che hanno travolto i loro valori di borsa, le aziende private italiane sono alla mercé del capitale estero. Unicredit vale meno delle proprie sedi. Le privatizzazioni di Monti (e anche le liberalizzazioni, per i meccanismi spesso descritti da Sergio Polini) apriranno una ulteriore strada all'investimento delle eccedenze finanziarie del centro.

    Lo scopo dell'euro era quello di acquisire, truccando la competitività, quelle risorse che poi avrebbero permesso di comprarci. Ora siamo alla fase B. La svendita. Perché se le partite correnti peggiorano di anno in anno, vuol dire che ci stiamo sempre più indebitando, e parte di questo debito privato è semplicemente svendita di aziende all'estero.

    Ed è questa svendita che i tecnici sono stati chiamati a gestire (da chi, mi pare chiaro). Sono sintetico, ma sarò più analitico, se lo ritieni.

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  23. @Claudio

    Se guardi la figura dei due brasiliani, considera anche che loro il pass-through lo misurano sui tassi cumulati. Ma l'Italia ha sperimentato soprattutto svalutazioni "una tantum" (i famosi riallineamenti). Prendiamo il 1992. Una svalutazione del 20% seguita da una sostanziale stabilità del cambio (ci serviva per entrare in Europa). La svalutazione "cumulata" quindi era più o meno quella iniziale (visto che dopo non ce ne sono state più, o non così significative).

    Il grafico dice che in due anni in Italia si trasferisce sull'inflazione cumulata circa il 30% della svalutazione cumulata.

    In altre parole, la maggiore inflazione cumulata su due anni sarebbe del 30%x20%=6% (6 punti di tasso di inflazione). Ovviamente, siccome è cumulata su due anni, l'impatto sarà di 3 punti in più nel primo anno, e 3 punti in più nel secondo anno. Cioè: se ci si aspettava 2 di inflazione, si dovrebbe invece avere 5 nel primo anno e 5 nel secondo (6 punti in più spalmati su due anni, cioè 3+3).

    Non è enorme.

    Se aggiungi qualche manovra restrittiva interna, ti spieghi benissimo come mai l'inflazione interna invece di aumentare diminuì.

    Ribadisco che a noi oggi servirebbe una svalutazione di questo ordine di grandezza. E che la nostra inflazione non è ai livelli del 1992. E che molto dipende, certo, anche da cosa fanno i prezzi delle materie prime, ecc.

    Ma chi fa terrorismo sa perché lo fa, e sa che lo sta facendo.

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  24. Per chi non conoscesse Il "Serruchon"...

    http://www.sentieriecascine.it/territorio/ambiente/vallemolgorana10/articolomolgorana/artic_molgorana_27.JPG

    “ (..) dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune”
    A.Manzoni - I Promessi Sposi

    Ciao Alex

    RispondiElimina
  25. Ommioddio prof oltre al contenuto interessantissimo ha uno stile davvero particolare riesce a strappare risate quando la situazione invece è triste assai..
    Tra l'altro sembra aver anche "contagiato" gli altri

    @ marco
    quando sono andato sul link della scena di arancia meccanica stavo cadendo dalla sedia hahahah

    Tornando seri il presidente ungherese Orbàn sembra fare sul serio, ma è mai possibile che sia davvero la "destra" a dover fare la sinistra in tutto questo casino?
    http://www.youtube.com/watch?v=4awGmW4zLyM&feature=player_embedded

    Alla fine è in questi personaggi che vanno riposte le nostre speranze? il link di un anno fa con l'immancabile Nigel Farage che incitava Orbàn a mandare a quel paese euro bce commissione etc
    http://www.youtube.com/watch?v=RoBG5DdIca4

    Fra poco non so io che sono meridionale dovrò mandare una lettera di ringraziamenti a Borghezio?

    Qui non si capisce più nulla


    Giuseppe

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  26. @Alex

    D'accordo, ma allora, visto che vuoi affiancarmi nell'opera di evangelizzazione, dovresti parlare di Pastrufazio...

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  27. Oltre la libertà delle seghe mentali sulla moneta :)) il problema è anche giuridico come sottolineato dal sito appelloalpopolo che è stato linkato prima.
    Abbiamo ceduto la sovranità in aperto contrasto con la costituzione, l'articolo 11 recita che l'Italia può limitare la sovranità in condizioni di parità con gli altri stati.
    Sappiamo bene che non è così perché uk non usa l'euro e ha fatto bene a farlo ma anche la Germania non accetta automaticamente le leggi comunitarie che devono prima passare per l'approvazione al parlamento tedesco.
    Poi c'è sta "benedetta" commissione europea che "von rompue" continuamente... che il governo italiano detiene ancora la golden share su eni finmeccanica etc ma alla francia ( altro che golden share detiene sulle sue aziende) non "von rompue" mai niente.

    Qui sono 20 anni che si parla di berlusconi i lodi le leggi su misura ma tutto il resto? Santoro e Travaglio tutto il resto?
    E' mai possibile che si rischi di più a rubare una mela che tradire la costituzione della Repubblica Italiana?
    Ma il reato di alto tradimento? Giustamente sottolineiamo gli economisti "incapaci" e i politici "gnorri" ma i giudici? che la costituzione non l'hanno mai letta? i giuristi? gli avvocati? In Italia il numero di laureati in legge a momenti supera in numero di avvocati dell'intero mondo occidentale.
    Allora diciamolo chiaramente che la carta serve sempre e solo al gabinetto quella costituzionale la facciamo marrone così almeno evitiamo di "confonderci" è più degno.
    E poi c'è gente che si permette di accusare a destra e sinistra di "complottismo".

    Giuseppe

    p.s. non so come avete fatto ad ascoltare il messaggio di Napolitano la sera del 31 io mi sono rifiutato per non "intossicarmi".

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  28. Onorato delle eccellenti risposte... troppa grazia, sant'Antonio!

    (Devo assolutamente recuperare il Gandolfo)

    Claudio

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  29. A me resta il dubbio di precario, cui prodest?
    Ci saranno pure gruppi economici e sociali che hanno o hanno avuto interesse materiale all'adozione dell'euro
    provo ad elencare:
    piccole medie imprese esportatrici con prodotti di alto livello ( non subiscono la concorrenza sul prezzo di vendita, incassano in valuta forte e pagano meno manodopera, marketing, materia prima e interessi sul capitale)
    grosse e medie imprese ad alta tecnologia (come sopra e inoltre pagano meno i brevetti e la ricerca di punta)
    grandi imprese (come sopra e inoltre pagano meno gli IDE)
    Le mafie (si ricicla piu' facilmente in un mercato monetario piu' grande?)
    intermediari finanziari ( per loro meglio il deutch euro che la liretta?)

    Direi che grosso modo si tratta di settori dinamici (i piu' dinamici?) e significativi. Insomma ci saranno pure Paperoga e Spennacchiotto ma si possono trovare anche dei Paperoni. Alberto Bagnai ha gia' detto di ritenere che anche per loro sta giungendo il momento del redde rationem ma non mi sembra una risposta convincente. Forse bisognerebbe andare piu' a fondo

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  30. @Grecale

    Scusami se te lo faccio notare, ma la risposta l'ho data nel primo articolo su questo tema, che ho riproposto qui (per risparmiarvi di andare su forum di dilettanti).

    Precario, tra l'altro, non si chiede "cui prodest": si chiede una cosa diversa, cioè se non è possibile che ci siano stati anche aspetti positivi per l'economia italiana, a prescindere dalle intenzioni dei politici.

    La domanda "cui prodest" rinvia invece alla ricerca di un movente e quindi di una intenzionalità.

    Ora, a parte il fatto che la tua ricerca di Paperoni in realtà ha prodotto solo dei Rockerduck, e che ci sarebbe molto da dire sul metodo che applichi (in particolare, se l'euro fosse stato favorevole alle piccole e medie imprese, le vedremmo fiorire, e non mi sembra), ti segnalo che in questo post mi occupo di un aspetto dottrinale, perché ritengo giusto divulgare anche il modo in cui gli economisti ragionano (oltre che le conclusioni alle quali giungono).

    Tuttavia, se proprio vogliamo entrare nel merito, secondo te, un sistema che, impedendo la svalutazione esterna, obbliga a quella interna (quella dei salari), cui prodest?

    Mi sembra abbastanza chiaro, no? E non lo dico io: è nei libri.

    "Soltanto la Germania era nella condizione di poter decidere in modo indipendente la sua politica monetaria... Il funzionamento asimmetrico dello SME sembrava però soddisfare in questo modo la precondizione per il raggiungimento dell'obiettivo che qualche paese si era posto, di introdurre un elemento esterno di disciplina al comportamento di alcuni operatori... Questa ipotesi sembra... capace fra l'altro di concorrere a spiegare perché la Banca d'Italia, inizialmente contraria all'adesione allo SME, lo abbia poi accolto senza riserve, invocando, anzi, gli obblighi di mantenimento della stabilità dei cambi che ne discendevano per contrastare politiche salariali o fiscali ritenute inflazionistiche (politica del cambio forte). Quanto poi la scelta di ricorrere a un fattore esterno di disciplina sia stata coronata da successo nei confronti dell'azione sindacale e governativa e quanto, invece, abbia imposto eccessivi sforzi in termini di elevati tassi di interesse e, quindi, di aggravamento dei problemi del debito pubblico è materia che dev'essere ancora serenamente valutata, in particolare alla luce della svalutazione della lira e delle altre moneta avvenuta nel 1992-93 (i costi di questa scelta politica erano stati, peraltro, dettagliatamente considerati da un osservatore "neutrale" come Dornbusch, 1988)."

    Acocella, N., 2005, La politica economica nell'era della globalizzazione, Roma: Carocci.

    Devo tradurtelo? Perché io posso non essere chiaro, ma Acocella, l'unico allievo diretto di Caffè, al quale è subentrato nella cattedra, credo sia chiarissimo. Perfino la Banca d'Italia ha preferito (nella sua indipendenza!) perdere un po' di potere pur di far contenti i suoi mandanti: gli industriali, che hanno di fatto sconfitto il paese (svendendolo alla Germania), nel tentativo di sconfiggere i loro salariati.

    Seppelliti sotto le macerie delle loro fabbrichètte, come tanti Sansoncini in 64°: "muoia el cumenda con tutti gli operai!"

    A questo punto, se non è chiaro, ti faccio i miei complimenti: vuol dire che tu sei dalla parte di quelli che non vogliono capire... perché ci hanno guadagnato! A questo proposito, devo fare dei lavori in casa, avresti mica un 50000 euro (finché durano) da prestarmi a fondo perduto!?

    Dai, lo so che non è così... anche se dentro di me te lo augurerei di cuore! ;)

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  31. @All

    Acocella costa una ventina di euro (forse oggi una trentina?) e la citazione è tratta dal par. 4.6.2 a pag. 121. Una lettura non inutile e di prezzo abbordabile.

    Fine dei consigli per gli acquisti.

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  32. @All

    Naturalmente è ovvio e non necessita una particolare intuizione capire che il porre come prioritaria la stabilità dei prezzi, rispetto alla crescita del prodotto, segnala il passaggio da una capitalismo di debitori a un capitalismo di creditori.

    Il capitalismo di debitori è quello del capitale "produttivo", dell'imprenditore che si indebita per finanziare il proprio piano industriale, cioè che utilizza il risparmio delle famiglie per produrre beni. Il capitalismo dei creditori è quello del capitale "finanziario", delle banche che effettuano intermediazione utilizzando il risparmio delle famiglie sostanzialmente per gonfiare bolle (secondo la spiegazione di Keynes, cap. XII).

    Non è un fenomeno italiano ma mondiale, e rispetto a questo l'euro c'entra relativamente poco, se non come coronamento di un progetto. Diciamo che è uno strumento, più efficiente di altri, di un disegno politico che ha radici antiche (da Caino e Abele, passando per Carli e Ciampi). E che rischia anche di far fallire il progetto!

    Vorrei però mettere in guardia contro le spiegazioni "finanza cattiva/economia buona". Alla base c'è sempre uno squilibrio reale. Dimenticarselo (so che Sergio non lo fa, ma... better safe!) significa buttarsi nel "neismo", e restare lì, a dire "capitale brutto", senza proporre alternative (se non lo stato di natura dei Savonarola).

    Vorrei anche capire cosa significa "attività finanziarie", visto che ogni attività di qualcuno è anche la passività di qualcun altro. Vorrei anche capire come si sposa la "spiegazione" (o il "complemento di spiegazione") di Sergio con il fatto che la posizione finanziaria netta delle famiglie è peggiorata (per motivi che ho più volte spiegato).

    Dire che l'Italia si è avvicinata al paesi forti dell'euro mi sembra un po' fuorviante: vorrei sapere su quale asse cartesiano... o poliniano! ;)

    Bentornato, Sergio! Nel tuo non piccolissimo puoi fare di più, molto di più, dopo esserti scaldato per dieci giorni a bordo campo! E visto che ti ostini a chiamarmi prof, mi costringi a fartelo notare!

    Buon anno!

    P.s.: peraltro, la ricchezza finanziaria amma di più dollaro, sterlina e yen: le riserve in euro sono, dall'inizio della storia, il controvalore di quelle che erano definite in marchi, e lì sono rimaste. Chi se ne intende (cioè le banche centrali) l'euro non lo ama per niente! E questo qualcosa vorrà dire...

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  33. Continuo a non capire!! Non dubito che da un serio punto di vista dottrinale l'euro rappresenti per l'Italia una iattura, ho conosciuto Alberto Bagnai grazie all'articolo pubblicato sul manifesto e mi e' subito piaciuto per la sua serieta', e originalita'. Mi piacciono gli intellettuali che sanno dare fondamento teorico a cio' che si dice al bar, e al mio bar le lamentele contro l'euro, che ci sono sempre state, sono cresciute esponenzialmente negli ultimi tempi, con chiusura di attivita', calo dei salari reali, scarso lavoro per donne e giovani ecc. e allora e' chiaro che l'euro non e' buono per la gente del mio bar. Alberto Bagnai mi ha spiegato perche', per quali cause sottostanti. Ora queste sono chiarissime, cosi' come mi risultano evidenti gli interessi della Germania, il ruolo del capitalismo finanziario e il gioco dei grandi creditori. E' anche evidente che i Prodi (e quella sinistra li) non possano dire "Ops scusate ci siamo sbagliati". Ma poi, il resto del Paese? Le associazioni di impresa, i sindacati, i professionisti della politica alla ricerca di elettorato? Possibile che il fronte anti euro si concretizzi in pochi blog di nicchia e in un convegno a Chianciano organizzato da una sinistra comunista molto marginale? Non voglio dare giudizi di valore ma solo dire che siamo veramente pochini anche aggiungendo Krugman e gli economisti americani.( Siamo in molti al bar ma qui notoriamente si fanno solo chiacchiere da bar).
    Mi rendo conto che non sto ponendo uno di quei bei quesiti teorici che infiammano ma mi rifiuto di credere che in tutta Europa non si concretizzi un movimento anti euro perche', in sostanza, siamo stati stregati da Spennacchiotto e ci siamo fatti incartare da Paperoga.
    Mi rifiuto di credere che l'autobus stia correndo in autostrada sulla corsia sbagliata e se ne sia accorto solo un passeggero nell'ultima fila in fondo. Penso che se l'euro e', in sostanza, cosi politicamente forte ci debbano essere degli interessi materiali forti a suo sostegno e forse, ma qui e' Alberto che deve dire, la ricerca dovrebbe indicarci quali e perche'. Anche se sono gli interessi del maledetto Rockerduck

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  34. Gli interessi "dietro" non sono poi tanto difficili da individuare. Basta andare a guardare chi ci sta guadagnando ora, e in prospettiva.

    "Segui i soldi ... " ;)

    Ps. Complimenti per il Blog.

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  35. Grazie per la dedica ^__^
    in effetti il post (la lezione) mi ha fatto sorridere di cuore , poi leggendo i commenti mi sono intristito e non sono piu' riuscito a commentare (perchè trasmettere tristezza?)
    Il trio medusa non lo conosco bene (e capisco che non mi piace affatto) ma essendo una cosa che sempre popolare va' bene per i ^nostri^ scopi
    pure 'amici miei' non l'ho mai visto ma la scena e la battuta la conosco pur non conoscendo il film ...Quindi se ho ispirato una deriva popolare e populista ad alberto ho raggiunto il mio scopo . Tra l'altro noto l'anacronismo -probabilmente non voluto- di usare rifermenti a personaggio come spennacchiotto e paperoga...ma in fondo credo keynes fosse un disneyano convinto o forse il contrario e comunque faremo felici le mamme a
    quel pericoloso sovversivo di bagnai...in fondo se legge ancora i vecchi albi di topolino non puo' essere cosi pericoloso intellettuale che dicono no? ^^

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  36. Aggiungo che poi è del tutto evidente che l'euro
    è perfetto per la delocalizzazione dell'economia (hard)...è una strumento per la globalizzazione piu' spinta...non mi dite che non leggete repubblica rampini zucconi serra i grandi maestri e i veri riferimenti della sinistra del pd ...insomma quella roba li...

    quanto al fatto che nel menu' del ristorante draghi ci sia oltre a deflazione un bel po' di nuova disoccupazione e sfoltimento di pmi oltre che privatizzazioni al fine di far tornare the master of the universe ad investire sull'economia reale a prezzi veramente convenienti lo sapevamo gia' no?

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  37. Serruchon visto da Pastrufazio....

    http://static.panoramio.com/photos/original/5872971.jpg

    Pastrufazio Downtown...

    http://www.comunistimilano.it/public/milano-piazza-del-duomo.jpg

    Pastrufazio, da "Pastrugn facere"

    nel bene e nel male, città di pastrugnoni... e per esempoio la recente vicenda Ecopass targato "Pisapippa" lo sembrerebbe pure confermare ...

    "Sem in un vassel de fer"
    (Stamo in una botte de fero)..

    Ciao, Alex

    RispondiElimina
  38. Strano che tu sappia chi è Barnard ma non chi è il trio Medusa, perché dopo aver letto uno degli interventi che mi citi mi sono definitivamente convinto che questi due artisti fanno lo stesso lavoro. E ora apriti (e chiuditi) cielo!

    RispondiElimina
  39. Telegraficamente: identificare la lotta all'inflazione con gli interessi del capitale finanziario è non solo ovvio, ma anche un po' ingenuo per tre ben precisi e cogenti motivi:

    1) la finanza offre un'ampia serie di strumenti per cautelarsi contro l'inflazione, anticipata e non;

    2) perché mai chi riesce a guadagnare il 20% in un secondo dovrebbe preoccuparsi di perdere il 4% in un anno!? Suvvia...

    3) più tecnico: dal primo paper di Engle (Nobel) sull'effetto Arch sappiamo che la volatilità dell'inflazione aumenta col suo livello. E gli speculatori campano sulla volatilità, non sulla stabilità.

    Quindi alla fine rimane solo la lotta contro i salari reali...

    Svilupperò questi punti in un post, perché mi rendo conto che questo potrebbe essere un po' troppo per gli happy few.

    RispondiElimina
  40. Una volta per tutte su Barnard:

    1) Barnard, semplicemente, propone Keynes. (E chi, sano di mente, non lo (ri)proporrebbe oggi?)

    2) Nel proporre Keynes, fa anche un escursus storico, chiaramente opinabile, su come Keynes è stato invece "eliminato" a favore dei suoi "contrari", che poi sarebbero coloro che ci stanno portando al tracollo.

    Il tutto in salsa giornalistica.

    Questo è Barnard. E non mi pare poco, data la situazione...

    RispondiElimina
  41. Saluto il padrone di casa, Prof. Bagnai, e aggiungo a quanto scritto da Marco:

    Per il suo lavoro, e per il rifiutarsi ostinatamente di appartenere a parrocchie di qualsiasi tipo, Barnard è stato rovinato professionalmente.
    Barnard è quello che ha co-fondato Report, poi quando è stato querelato da una casa farmaceutica per il suo reportage su Big Pharma (l'ennesimo capolavoro di una serie di suoi servizi trasmessi da Report negli anni), la Rai gli ha negato la tutela legale e gli ha comunicato che si sarebbe anche rivalsa su di lui per i danni subiti dall'azienda. "Danni" legati a un servizio che la Rai aveva preventivamente visionato con i propri legali, approvato e messo in onda.

    Barnard oggi propone la Modern Money Theory di Randall Wray e della scuola MMT.
    Per il mese di febbraio ha organizzato il primo summit in Italia sulla MMT, a cui parteciperanno tutti i principali esponenti di questa scuola:
    http://paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=293

    Per valutare se Barnard sia credibile o meno, è opportuno leggere o visionare quello che scriv e da anni, in anticipo di anni. Si è avverato tutto.

    Sulla parte di stretta analisi economica, fondata sulla MMT, sono ovviamente molto interessato a conoscere il pensiero del padrone di casa.
    Un saluto a tutti.
    Daniele

    RispondiElimina
  42. Debbo dire che unoi dei più validi criteri scientifici per valutare le Teorie è verificarle tramite le loro pre-dizioni!

    Senza qui menarla troppo con Karl Popper, va da sé che è la potenziale falsicanbilità che si esprime e si verifica poi necessariamente tramite le pre-dizioni, che conferisce loro lo status di teoria scientifica.

    Una teoria scientifica che non fa predizioni falsificabili, NON è una teoria scientifica.

    Essa sarà considerata poi

    * Vera, o più correttamente NON falsa (Ocio Prof ...) se le Pre-dizioni si avverano,
    * Falsa (in questo caso certamente Falsa) se non si avverano!

    Nel caso di Barnard ha sicuramente pre-detto alcune situazioni che effettivamente sono accadute. Da questo punto di vista si è dimostrato credibile.

    Ma ciò NON avvalora la MMT, bensì discredita coloro che avevano predetto altro.

    Ciò che eventualmente avvalorerebbe la MMT, (così come qualsiasi altra teoria), è la verifica delle sue predizioni laddove è stata applicata

    Poi su Barnard c'è sempre quel discorso dei Danai.. ricordo a tutti che il miglior modo per pubblicizzare un punto di vista a volte è vestire i panni di un suo fiero, integerrimo,incorruttibile e granitico oppositore.... Ariapriti e arichiuditi cielo!


    Ciao Alex

    RispondiElimina
  43. Ma per forza dobbiamo sapere se Barnard è un amico o un nemico e sopratutto è così necessario che a dircelo sia Bagnai? Invece su Piga che lei mi ha segnalato comincio ad avere qualche dubbio...sarà per questo che lo hanno invitato in tv? Da quando seguo il suo Blog, suo di Piga intendo, è tutto un post su riduzione degli sprechi con authority anticorruzione, liberalizzazioni (oggi delle università), complimenti sperticati a Napolitano. Su "appello al popolo" sempre segnalato da lei, ieri campeggiava un post che più o meno diceva "Monti governo demogiudoplutaico"...c'è dell'ironia nei suoi link e che io faccio fatica a cogliere?

    RispondiElimina
  44. ...personalmente mi interessa soprattutto (anche se non non esclusivamente) il punto di vista del prof. Bagnai quando affronta argomenti tecnici.
    Per esempio aspetto il pezzo sui salari reali e il mito ariano (e sul fatto che in Germania si guadagna di più ecc...) come i marginalisti il primo boccone (dovevano essere tipi ben curiosi a tavola).

    Quindi, ora che il Prof. ha (ri)dato l'annuncio ("Quindi alla fine rimane solo la lotta contro i salari reali... Svilupperò questi punti in un post, perché mi rendo conto che questo potrebbe essere un po' troppo per gli happy few")...vediamo di non distrarlo troppo con Barnard, annessi e connessi!

    Antonino

    RispondiElimina
  45. Sono d’accordo con Sergio. Gestire un blog è faticoso. Caro prof. io, come si dice dalle mie parti, “ci mettu ‘u carricu”.
    Anche io aspetto il pezzo sui salari reali e sulla relazione tra inflazione e massa monetaria (il rapporto tra inflazione e svalutazione lo ha già in parte chiarito con precedenti risposte a Claudio). Con questi argomenti credo che fornirebbe anche spiegazioni a chi è voglioso di capire questa fantomatica nuova MMT.
    Intanto la stuzzico con questo articolo su di lei, che in buona parte condivido.

    http://www.megachip.info/tematiche/kill-pil/7435-decrescita-si-ma-del-capitale.html

    A presto.

    RispondiElimina
  46. @sergio
    Capisco il ragionamento ma il Rasoio del noto Francescano mi impedisce di moltiplicare gli enti oltre necessità:

    Siamo in una unione, che non è una unione, in cui i primi della classe lo fanno a spese degli altri membri! Se siamo d'accordo su questo, per quanto mi riguarda,

    1) Fanculo ai primi della classe,
    2) Fanculo all'Unione

    a meno che unione sul serio non diventi!

    What else?

    La Cina, che certamente costituisce un problema, viene dopo!

    Ciao Alex

    RispondiElimina
  47. Ricevo da Marino Badiale e inoltro volentieri:

    "ciao, volevo solo farti i complimenti anche per i commenti. Non è
    banale avere gente che fa commenti intelligenti in un blog. E' più
    interessante leggere i commenti ai tuoi post che articoli e articoli
    di giornale...vabbè, dirai, questo è vincere facile. Comunque
    complimenti, e continua."

    Sono d'accordo con lui. Il che, ovviamente, non implica che sia sempre d'accordo con voi. Diciamo che alle idee non si applica la legge di Gresham...

    RispondiElimina
  48. @sergio

    Non ho detto Fanculo all'unione "tout court" ma "fanculo all'unione" così come è fatta perché è un assurdo tecnico! What else?

    Inoltre, se il problema è veramente la Cina (ma il RMB, proprio grazie alla politica pragmatica dei "Comunistazzi" non è previsto in netto apprezzamento nei prossimi anni? Più che essere un problema non è che sarà una opportunità che qualcuno, i mangiacrauti, vuole cogliere partendo in pole avendola peraltro ottenuta con un motore truccato? Ripeto fanculo ai magiapatate!)

    ... dicevo se il problema è veramente la Cina, e visto che sono un inguaribile romantico, uniamoci pure, ma sul serio, applicando i correttivi tecnici necessari (chiedi al prof che te ne scarica un badaluffo, ma sono certo che anche tu ci riesci benissimo da solo a trovarli) affichè sia una unione sul serio a vantaggio di tutti e non una Colonizzazione Mascherata a vantaggio di pochi.

    E a ri-fanculo ai mangiapatate! Sono cento anni che piantano grane con quel loro fottuto complesso di superiorità! La "Crande Germania" ha rotto i coglioni!E' ora che la piantino!

    E che se le ficchino nel culo le loro BMW e AUDI di merda! Loro è naturalmente quell'altra "Essenza di fighetta" d'oltralpe. Viva l'Esselunga, viva il Gigante e "morte" l'Auchan, Darty, Il Dechatlon etc...

    Quando gli Italiani lo capiranno, se lo capiranno sto branco di tronisti rincoglioniti, non sarà mai, forse, troppo tardi!

    Poi se vuoi discutiamo bene la direzione del primo passetto...

    Con simpatia :-)

    Ciao Alex

    RispondiElimina
  49. ...beh se siamo agli slogan non vorrei far mancare i miei: abbasso gli imperialisti Usa e i loro scherani in Europa (c'è bisogno di nominarli?) e soprattutto in Italia (c'è bisogno di nominarli?)!

    Gli slogan sono importanti, al dunque meglio utilizzare quelli giusti.

    Comunque oggi la situazione mi pare questa: se si vuole la sovranità si deve uscire dall'euro; se invece si vuole un'altra unione si deve minacciare l'uscita dall'euro e al dunque mantenere la minaccia se non si ottiene quel che ci si prefigge.

    Quindi la direzione del primo passo è nota.
    Dubito che ci metteremo mai d'accordo sul secondo passo semmai.

    Dall'altra parte (quelli che non c'è bisogno di nominare) l'atteggiamento sembra questo: finché dura, meglio massimizzare l'utile del "vincolo esterno": se l'euro regge, finché regge, pagheranno i lavoratori (nel senso largo del termine); se l'euro non regge, avremo nel frattempo maturato delle posizioni di forza rispetto al mondo del lavoro, in modo da limitare i "danni" di un possibile riaccendersi del conflitto sociale (nei due sensi intendo).

    Sempre in amicizia,
    Antonino

    RispondiElimina
  50. @all

    Usando le parole di un altro capo di Stato dalla vita sessuale disdicevole: "fiat pax in virtute tua".

    Voletevi bene!

    Mi date un giorno per insegnare a mia figlia a andare sui pattini? Poi non la vedo per tre mesi, abbiate pietà e godetevi i complimenti di Marino. Saluti da Vasto.

    RispondiElimina
  51. ...ma sì che ci vogliamo bene: è che ci stiamo prendendo gusto.

    (Ma non vogliamo bene a tutti, sia chiaro: a Obama per esempio non gli voglio bene, anzi gli auguro cose brutte anche il giorno che nasce Gesù. E così anche a certi suoi amici.)

    Ora però fino a domani faccio il buono e mi rilasso...c'ho un bel saggio da finire e due passi da fare se regge il tempo.

    A presto allora,
    Antonino

    RispondiElimina
  52. E se il tempo non regge puoi seguire l'esempio del re David: "surge et veni, iam hiems transiit"... Ecc. Il global warming ha appannato il concetto, ma ci siamo capiti...

    RispondiElimina
  53. Ué Antonì!

    Appunto! Non possiamo passare alla tattica se prima non ci mettiamo d'accordo sulla strategia!

    O se preferisci, non possiamo discutere "Come fare" se prima non concordiamo "Cosa fare".

    Amche se poi mi rendo conto che il rischio sia questo ...

    http://www.youtube.com/watch?v=eqt5B1yDjOU

    Statteme bbbuono!

    Ciao Alex

    RispondiElimina
  54. Probabilmente i complimenti di Badiale erano rivolti soprattutto a me. A parte gli scherzi sono contento che le piaccia Badiale, anche se sono sicuro non è d’accordo con i suoi articoli sulla decrescita e marxismo. Immagino abbia letto questo lavoro prodotto con Bontempelli (detti B.&B.):

    http://www.sinistrainrete.info/marxismo/801-marx-e-la-decrescita-per-un-buon-uso-del-pensiero-di-marx.html

    Adesso, emulando il prof. Bagnai, vado a insegnare una cosa a mia figlia, non pattinare ma bisogni primari: fare cacca e pipì nel vasino.
    Torno dopo per parlare dell’argomento uscita dall’Euro e svalutazione del debito.

    Marco Palermo

    p.s.: ho aggiunto il nome della mia città perché ci sono diversi Marco. Non indico il cognome vero non per mantenere anonimato, ma perché non mi piace essere, come dicono gli americani, “googled”.

    RispondiElimina
  55. Bene, Sergio ha trovato il Messia (che in effetti dice il contrario di quello che lui pensa, ma l'economia post-keynesiana "a des raisons que la raison ne connait pas").

    Per mandare avanti il discorso, avrei cari due esempi di politiche industriali (per vedere se coincidono con quelli riportati nell'unico libro che ho letto) e, soprattutto, un suggerimento (strategico o tattico, fate voi) su come riusciremo a tradurle in pratica quando non avremo più industrie italiane, cosa che, senza uscita dall'euro e controllo dei movimenti di capitali, mi sembra prossima, COME HO DETTO ALTRE VOLTE.

    Sto tornando a Roma, vi leggo con calma domani!

    RispondiElimina
  56. Sergio...ma sono d'accordo con quanto dici. A me pare appunto che solo il primo passo sia chiaro, cioè disporsi all'uscita ma ovviamente non pensavo di guidare io la cosa alla spiccia ("vabbé ragazzi annamo va, fori da 'st'euro, che co' questi nun se raggiona'")

    Accennando alla seconda ipotesi per es. pensavo proprio all'articolo di Brancaccio che tu hai citato ma naturalmente fai bene a ricordare che le cose da decidere sono molte, che non basta l'uscita dall'euro e che il ritardo accumulato nel dibattito pubblico è enorme.

    Ricordo (e condivido) il tuo contro-appello agli economisti di qualche tempo fa: basta con gli appelli al Governo piuttosto valutate i costi, elaborate un piano di uscita! Ma lo condivido per disperazione, perché in un paese normale è la classe politica che dovrebbe spingere in questa direzione, cioè mostrare interesse per studi del genere e non mancherebbero certo economisti disposti a produrli.

    Invece in Italia il tema dell'uscita dall'euro con tutto ciò che ne consegue è tabu. Si può solo immaginare il vespaio in cui si caccia chi ci si avventura: mica tanto strano che gli economisti (con poche eccezioni come il padrone di casa, di questo blog intendo) siano prudenti.

    E perchè in Italia questo tema è tabu?
    Perché un'intera classe dirigente (soprattutto a sinistra, non solo ma soprattutto) ci ha costruito sopra il proprio capitale politico-elettorale. Che succederà da quelle parti quando si aprirà il dibattito?
    Fatti loro...in un modo o nell'altro bisogna provare.

    Antonino

    RispondiElimina
  57. Vedo sul computer due messaggi di Sergio "eliminati dall'autore".

    Ci tenevo molto a leggerli, sarà possibile?

    Lo so che dovrei iscrivermi ma non desidero farlo! So che è una paturnia, ma tant'è.

    Nota di servizio:

    1. mi rendo conto in certi momenti di esser poco urbano nella forma, anche se "Fanculo" e "cazzo" credo oramai si trovino sul Devoto-Oli e per giunta io li utilizzo a profusione con tutti gli sventurati che mi capitano a tiro da quando Beppe Grillo non si sognava ancora di abusarne essendo peraltro, lui allora, intento a litigare con la nota marca di Yogurt!

    2. sono poco propenso a spiegare con più di quattro parole le mie convinzioni dacchè se gli altri non vogliono leggermi nel pensiero saranno anche ben cazzi loro... (ehm...)

    Non va bene, ma non credo risucirò a cambiare! Ci tenevo solo a dire che non l'ho assolutamente con nessuno di voi, mi interessa moltissimo il vostro parere, e che il Blog del prof per me è una vera boccata di ossigeno in un mare di Merda!

    Grazie per l'attenzione!

    Alex

    RispondiElimina
  58. Vorrei dare qualche risposta sparsa.

    Una lettrice di un altro blog mi ha accusato di "pontificare". Come direbbe la Santanché, lo rivendico con orgoglio. Il pontifex, come la giovane illetterata non sa, è il "costruttore di ponti". E questo sto cercando di fare: di costruire qualche ponte, di trovare qualche guado, fra i risultati della mia professione, e la rappresentazione dei fatti che viene data nei media.

    Scegliendo di farlo, scegliendo di divulgare, ho intrapreso un compito difficile sapendo che mi mettevo a disposizione. Non trovo fuori luogo quindi le continue richieste "fai questo, non fare quello, devi dirmi questo, non puoi dirmi quello".

    Non le trovo fuori luogo anche perché poi faccio come mi pare, come ognuno di voi farebbe al posto mio.

    In particolare, ritengo che rientri nello scopo che mi sono prefissato (e che penso di aver illustrato bene) segnalare quelli che ritengo essere tentativi di disinformazione. Il primo lavoro che ho scritto su questo tema partiva proprio dal presupposto che l'euro costituisce un enorme deficit di democrazia perché i cittadini non sono stati informati correttamente. E il blog si muove coerentemente con questa constatazione. Ovviamente chi non la condivide va da un'altra parte, e amici come prima!

    Questo principio avrebbe diverse applicazioni alla discussione precedente, ma mi interessa soprattutto riprendere l'osservazione di Grecale, della quale sinceramente non capisco il senso.

    Intanto, non è vero che in Europa non si stia concretizzando un movimento anti-euro. Mi risulta che in Spagna gli indignados chiedessero "meno euro, più democrazia" (ponendo la questione nei termini in cui la pongo io), che in Grecia, da dove Grecale viene, il movimento esista (tant'è che ho trovato il mio articolo tradotto in greco!), che in Francia un candidato alle primarie del PS non avesse problemi a parlarne, e certamente non ha problemi Marine Le Pen.

    Quindi oggi il movimento sta nascendo, e in Italia non si vuole affrontare il problema (lasciandolo libero pascolo alla destra più bieca) per i motivi che ho spiegato a suo tempo e che Antonino lucidamente riassume.

    Per quel che riguarda venti anni or sono, non so, forse Grecale vive in un mondo nel quale i mezzi di informazione non sono proprietà di gruppi di potere economico, nel quale l'informazione è libera di circolare, nel quale gli elettori hanno strumenti per valutare serenamente, e se non li hanno gli vengono forniti. Io vivo in un altro mondo.

    Tre giorni fa perfino il Ruggito del Coniglio ha avuto la sua velina pro-euro. Io adoro Presta e Dose, ma sentirli farela trasmissione su quanto è bello l'euro che non ci fa fare moltiplicazioni quando andiamo all'estero! Suvvia, Grecale, guardala la tele, ascolta la radio, guarda che informazione viene data. E poi non stupirti dei risultati.

    Dà fastidio pensare di essere stati manipolati. Ma la manipolazione c'è stata e c'è tuttora, e se la metti in conto vedrai che una logica c'è. Come c'è, del resto, anche nei discorsi su quanto eravamo brutti sporchi e cattivi negli anni '70 prima di dotarci di vincolo esterno, discorsi che raccolgono, mi sembra, un consenso trasversale, che va da Draghi a Barnard passando per Sergio. Solo che questa, di logica, secondo me è sbagliata, perché non è nei fatti. Vogliamo parlare dell'Italia degli anni '70? Io i dati li ho ancora da parte...

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  59. @Massimo Ciuffini

    Naturalmente Gustavo e, poniamo, Stefano D'Andrea, non sono esattamente coerenti l'uno con l'altro.

    Affinché tu non sia turbato, ti chiarisco che se cito un contenuto di qualche autore, questo non significa che me lo sposi. Il momento è confuso per tutti, ognuno ha un suo pezzo di verità, se vuoi monoliti ovviamente sai da te dove cercarli (sull'isola di Pasqua)! ;)

    Io ritengo opportuno dire che trovo sospetta una certa visione caricaturale "alla Draghi" della storia economica italiana che emerge dagli "articoli" di certi pensatori "antagonisti". Te lo dico, tu se vuoi ascolti, se no amici come prima, fai bene a dirmi che secondo te dovrei parlare di altro, è un dialogo secondo me costruttivo.

    Nel merito, di Gustavo mi piace l'idea keynesiana di riportare il dibattito a Domar: il problema del debito pubblico è un problema di espansione del reddito. Su altre cose, incluse (ma non solo) quelle che dici tu, ho perplessità. Non ho voluto buttare questo bambino con l'acqua sporca.

    Di appello al popolo, se non ricordo male, ho citato l'idea che l'uscita dall'euro implica l'uscita dall'UE, anzi, che il trattato di Lisbona di fatto ha imposto in modo strisciante, e senza alcun dibattito serio (ma solo in Italia) un sovvertimento pericoloso della nostra costituzione in termini di diritti economici. Mi sembrano argomenti sui quali riflettere.

    Se poi a loro va di fare sparate sul Monti demoplutoecc. fatti loro. Io penso che senza andare a ricercare le sue intenzioni e i suoi eventuali mandanti occulti, ce ne sia più che abbastanza limitandosi a giudicare gli atti e i risultati, quindi sono contrario a un tipo di comunicazione urlata e (questa sì) complottista. Ma anche se pure questa acqua, secondo me, è sporca, non ho voluto buttare il bambino che vi ho segnalato.

    Perché il problema di se e come difendere la nostra costituzione forse ce lo dovremmo porre, no? Tanto più che se le argomentazioni dell'articolo che vi ho segnalato sono corrette, l'attacco viene fatto in nome di un concetto che di dignità scientifica ne ha ben poca: la "concorrenza".

    RispondiElimina
  60. @Antonino

    Una domanda personale per verificare una mia ipotesi di lavoro. Io ho 49 anni. Tu ne hai di più o di meno? Io credo di più. Se ho ragione, o se mi sbaglio, ti dirò perché ho avuto ragione (o mi sono sbagliato). E poi ti rispondo nel merito. Ovviamente rispettiamo la privacy, quindi... se non vuoi non rispondere, e la mia ipotesi di lavoro te la dico lo stesso...

    RispondiElimina
  61. @Alex

    Mandami un impulso singolo nella mia email, se ti va.

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  62. @Marco Palermo

    Marino è uno dei tanti intellettuali che ho conosciuto in seguito al mio articolo proditoriamente pubblicato sul Manifesto! Sono d'accordo con lui praticamente sempre, tranne quando non legge i miei articoli. La sua critica del post precedente deriva evidentemente da una non lettura, come avrò agio di dimostrarvi. Il problema non è che io sia contro la "decrescita" (perché non lo sono come dicevo anche esplicitamente nel post), ma che c'è gente che va in giro a parlare di Pil senza avere la più pallida idea di cosa stia dicendo (come si evinceva dagli esempi fatti e come lo stesso Marino ammette facilmente in privato).

    E allora forse dovremmo tornare alla saggezza italiana: "riprendi l'amico in privato e laudalo in palese".

    Anche perché il gioco di mettere in bocca a una persona parole che non ha detto è sempre pericoloso. Con me rischia di essere (amichevolmente) letale!

    Ci divertiremo ancora con Savonarola, e questa è ovviamente una minaccia! ;)

    RispondiElimina
  63. @Grecale

    Rileggendo la tua domanda, mi rendo conto che non è chiaro il senso di questo post. Il pubblico, di Spennacchiotto e Paperoga, non sa niente, e non avrebbe mai saputo niente se non avessi deciso di parlarne in questa sede, portando all'attenzione di selezionati lettori un dibattito che era destinato a restare confinato in ambito accademico.

    Mi è sembrato utile far capire come si svolge il dibattito fra gli economisti, e qualcuno lo ha apprezzato.

    Il senso, ovviamente, non è che Andy Rose o Lars Jonung abbiamo manipolato l'opinione pubblica italiana.

    A quello ci hanno pensato gli italiani: quali, lo sai meglio di me!

    RispondiElimina
  64. E' sparito un mio commento. Chiedevo ad Alberto un commento sulla crisi ungherese (apparentemente l'Ungheria mi sembra avere i conti esteri in ordine...)

    Claudio

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  65. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  66. Ne ho 41...sentiamo...sentiamo...

    Antonino

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  67. Mi hai fregato! Avrei sperato che tu fossi più anziano, perché così mi sarei potuto spiegare meglio il tuo insistere sul ruolo degli Stati Uniti.

    Ti dico perché, premettendo che sono d'accordissimo con te per due motivi:

    1) questo blog si basa sull'idea che i fondamentali macroeconomici contano, e quale fondamentale può essere più importante di circa 9000 testate nucleari?

    2) non mi intendo né di storia né di politica, ma guardando al secondo dopoguerra mi sembra che funzioni abbastanza un modello che vede un paese (la Germania) fare da cane da guardia contro il comunismo per un padrone (gli Stati Uniti), in cambio di un osso (l'Europa). Occhio: è un modello, una rappresentazione stilizzata, e per di più fatta da un dilettante. Ma mi sembra che tenga insieme i fatti.

    Ora: non sei la sola persona che mi fa l'osservazione "ma no, il vero nemico sono gli Usa". Ma molto spesso sono persone che per motivi generazionali hanno creduto (o sono stati costretti a credere) al grande afflato europeo (poverini), e che, sempre per motivi generazionali (Vietnam, Chile, ecc.) hanno polarizzato la loro attenzione sull'Amerika (mentre i loro fratelli in Europa li stavano fottendo).

    Tu chiaramente non ci rientri, sei un giovanotto, e quindi sei un'eccezione al mio modello! Si impara anche dagli errori.

    Vorrei non parlare di nemici, ma purtroppo la guerra c'è, e allora parliamone, e ti propongo questa metafora.

    Cammini in un parco, un cane ti addenta, tu hai un bastone e un telefonino. Io cercherei di bastonare il cane (per quanto da Platone in poi sappiamo che non è del tutto responsabile delle sue azioni). Tu invece probabilmente vorresti telefonare al tuo avvocato (mentre il cane ti sbrana la gamba) onde lo stimato professionista possa intentare causa per danni al VERO responsabile giuridico del triste evento, il padrone! Solo che nel frattempo i danni aumentano!

    Insomma: tu hai ragione e io sono d'accordo con te, ma vorrei farti riflettere sul fatto che concentrandosi sulle colpe degli Amerikani, due o tre generazioni di europei hanno completamente perso il senso macroeconomico (e quindi, a valle, politico) di quello che stava succedendo a casa loro. Se non lo avessero fatto, magari avremmo ugualmente le telefonate del nero qualunque (Obama), ma forse non quelle della Merkel, e magari saremmo veramente uniti per fare, ogni tanto, un minimo di catenaccio contro gli Usa.

    Magari.

    Sono ipotesi.

    Che ne pensi?

    (ripeto: sono comunque d'accordo con te e grato per l'osservazione hai fatto)

    RispondiElimina
  68. @Claudio

    Scusa, devo aver fatto un po' di casino.

    In effetti chi si occupa di questa roba (un po' anch'io) sa da tempo che l'Ungheria è il paese messo peggio fra quelli in transizione.

    Per capirci, nel periodo 1999-2007 i suoi deficit pubblico e estero sono stati in media di 8 punti di Pil, rispetto a 4 in Polonia e Repubblica Ceca (per prendere due paesi più o meno comparabili, se non altro come significato storico/geografico/politico). Il doppio.

    Del resto, ricorderai quando qualche anno fa ci furono scontri, in teoria per l'anniversario dei funesti eventi del 1956. Ho qualche amico ungherese. Sono persone molto speciali. Ma non sfuggono a una legge generale: se hai la pancia piena, il passato te lo dimentichi più facilmente!

    Ora i due saldi sono in surplus, con aggiustamenti di 11 punti di Pil. Non so come hanno fatto, se vuoi lo studio (tra l'altro anche per capire quanto sia sensata la mia richiesta di passare un mese in Erasmus a Budapest questa primavera!), ma una cosa è certa: aggiustamenti di questa rapidità e entità, oltre a risolvere poco in termini macro, creano ovvi problemi politici.

    Diciamo che il percorso dell'Ungheria potrebbe, nel peggiore degli scenari, anticipare il nostro: ritorno al nazionalismo, la destra fascista che si impadronisce del tema della sovranità, ecc.

    RispondiElimina
  69. Caro prof.,
    la mia segnalazione dell’articolo di Badiale non voleva dimostrare che lei sbagliasse nel suo articolo, ma solo evidenziare una buona sintesi del concetto da parte di un intellettuale che studia il fenomeno da anni e che, a mio giudizio, ha ben dimostrato che la moda della decrescita in fondo è un concetto vecchio che risale al 1800 e forse anche prima. Lo stesso vale per la MMT, per i movimenti sul bene comune (anti nucleare e acqua pubblica), no TAV, ecc. ecc. Anche quello che lei ci fa notare egregiamente con le sue ricerche alla fine porta sempre al punto di partenza, ovvero che occorre un modello nuovo, di politica, di economia, di gestione pubblica.
    Nei commenti cancellati da Sergio, a mio parere non fuori argomento come egli afferma, si accennava alla storia economica italiana degli anni 70 ed al bisogno di un piano industriale che non copiasse il modello delle PMI aiutate da politiche valutarie tese all’aggiustamento della bilancia commerciale. A me invece pare che occorra discutere di un modello nuovo di economia non basato sulla produzione di beni, sull’industria pesante, sulle esportazioni. Un modello che non tenga conto della ricchezza in termini economici dei cittadini. In fondo una uscita dall’Euro poi a cosa porterebbe? Si vuole davvero un modello come l’Argentina che cresca a tassi di PIL sopra il 5% anno? Prof. Bagnai lei ci insegna che i cicli economici sono rappresentati da fasi di crescita e fasi di recessione, di sovrapproduzione e sottoconsumo, sovrainvestimento, ecc. (Marx 1857). Se qualcuno vende all’estero beni prodotti nel proprio paese poi il compratore si adeguerà e farà in modo che quei beni se li produrrà da solo e si prodigherà a sua volta per venderli all’estero. Il venditore precedente diventerà compratore, e così via. Oggi la Cina è un colosso produttivo e lei ci fa notare che questa sta rivalutando e quando rivaluterà fino a quando i propri prezzi non saranno più competitivi diventerà importatore da qualche altro paese disgraziato. Il tutto ovviamente succede con contorni guerrafondai per accaparrarsi le risorse del pianeta (fino a quando queste si esauriranno – Georgescu Roegen – 1977). Io credo che sia il momento, oltre delle analisi empiriche, anche di pensare a nuovi modelli che tengano conto del benessere sociale e non (usando un termine di moda tra i decrescisti ma concetto copiato al grande “Carlo Marx”) del “benavere”.
    Le faccio una domanda, oltre a quelle precedenti, lei che modello economico proporrebbe? Una volta ho letto che lei è un po’ keynesiano, ma così è un po’ vago. Spero che non risponda come Quelo “la seconda che hai detto”.

    RispondiElimina
  70. @Sergio

    Ho ironizzato sul "Messia" (Jesus Felipe), e me ne scuso, ma il fatto è che credo si debbano graduare i problemi, come anche tu giustamente rilevi, e in effetti ognuno a casa sua li gradua come crede, senza che questo implichi scarso rispetto delle opinioni altrui.

    Se permetti però vorrei comunque darti una risposta più articolata, anche perché questo tema ora arriverà in Italia, e sarà usato dalla sinistra nel modo autolesionista che le è proprio.

    Jesus Felipe ha segnalato, tra l'altro anche su voxeu.org (l'organo dei compagni Alesina, Giavazzi, ecc.) che la "svalutazione interna" (taglio dei salari) non risolverebbe nulla. Sono d’accordo, ma per motivi diversi dai suoi, e questa diversità conta.

    Felipe è un post-keynesiano e quindi deve sposare il modello di crescita post-keynesiano, secondo il quale una svalutazione reale spinge la crescita. Questa svalutazione può avvenire o tramite una svalutazione del cambio nominale, o tramite una deflazione. Naturalmente essendo "keynesiano" è anche "di sinistra" e quindi deve essere contrario alla deflazione dei salari (e da salariato lo sono anch'io, ovviamente!). Solo che... scrivendo su voxeu.org deve anche essere contrario all'uscita dall'euro!

    Quanti vincoli, povero Jesus!

    Ma Jesus è furbo, e allora usa una serie di argomenti interessanti e fondati, partendo dall'idea che il costo medio del lavoro non è una misura giusta della competitività ecc. ecc. per arrivare alla fine a proporre la parola magica numero tre: "politiche industriali" (la numero uno è "privatizzazioni", la numero due "liberalizzazioni").

    Secondo me Felipe vuole fare la cosa giusta (difendere i salari, ridurre la disuguaglianza), ma la fa nel modo sbagliato: usando un mantra.

    Intanto, cosa siano le politiche industriali dal suo lavoro non si capisce. Verosimilmente dovrebbero essere politiche di riallocazione delle risorse da un settore a un altro, per "posizionarsi" meglio sui mercati internazionali.

    Rispetto a questo ho tre obiezioni:

    1) sono stanco di persone che non distinguono il breve dal lungo periodo. Sono pressoché certo che il 14 aprile 1912, verso mezzanotte, il secondo violino dell'orchestra del Titanic abbia suonato un mi naturale invece di un mi bemolle. Chissà perché, questo errore, che in un esame di conservatorio sarebbe costato la promozione, in quel contesto passò inosservato. Le politiche industriali richiedono tempi di implementazione che NON sono quelli della crisi. Invocarle sull'organo del pensiero mainstream per giustificare il fatto che siamo stati privati degli strumenti di gestione immediata delle crisi (politiche monetarie, politiche valutarie) è un'operazione con la quale so che non ti identifichi. Insomma: non capisco a cosa ci serva essere così capziosi mentre andiamo a fondo (mentre capisco benissimo a cosa serva in un organo del pensiero mainstream).

    2) sono stanco di chi identifica l'economia con le esportazioni. Esistono anche le importazioni. Possibile che la Goofynomics non sia arrivata su voxeu? Possibilissimo! Se vi racconto la storia del mio ultimo lavoro post-keynesiano, vi fareste due risate. Molti economisti post-keynesiani semplicemente non sanno cos'è la bilancia dei pagamenti!

    3) l'ipotesi di Felipe contrasta con l'evidenza del fatto che in termini di bilancia commerciale l'Italia in effetti è già posizionata abbastanza bene. Forse qualche parola sul ruolo delle importazioni (di merci e di capitali) andrebbe aggiunta, no?

    Insomma: il Messia mi sembra che porti, come al solito, la parola di Quèlo.

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  71. @ALL

    VORREI NON RIPETERE OGNI VOLTA (PER NON ANNOIARVI) CHE NON ESISTE UNA PANACEA PER I PROBLEMI ECONOMICI, UNA TERIACA, UN FARMACO UNIVERSALE, E CHE PERSONALMENTE NON PROPUGNO LA SVALUTAZIONE NOMINALE COME UNICA SOLUZIONE DEI PROBLEMI DEL MONDO.

    SE VOLETE, SCRIVO OGNI VOLTA SETTE CARTELLE DI DISCLAIMER SU QUALI SAREBBERO LE ALTRE COSA DA FARE. IN QUESTO MOMENTO PREFERISCO GRADUARE L'IMPORTANZA DEGLI INTERVENTI, E INSISTERE SU QUELLI CHE NEL BREVE PERIODO LA TEORIA ECONOMICA E L'ESPERIENZA STORICA, TRADOTTA IN DATI MISURABILI, CI DICE ESSERE PRIORITARI IN SITUAZIONI DI CRISI.

    DOPO DI CHE, COME LA PENSO SULL'ITALIA LO HO DETTO QUI CON LE PAROLE DI UN ITALIANO.

    LA PRIMA RIFORMA STRUTTURALE SAREBBE RIMETTERE A POSTO LA SCRIVANIA.

    COMINCIO DALLA MIA.

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  72. @Marco

    Guarda che io mi sbaglio spesso, e se me lo fanno notare sono contento: fa parte del lavoro scientifico esporsi alla critica ed elaborarla. Smetterò di sbagliare quando sarò morto (e smetterò allora anche di essere contento). Detto questo, trovo segno di meravigliosa empatia il fatto che ci siamo trovati a citare Quèlo in modo simultaneo e indipendente.

    Per rispondere alle tue domande, scriverò un post. Che non servirà (anche se qualcuno lo leggerà così) a affermare che ho ragione (cosa che a me non interessa), ma semplicemente a chiarire cosa intendevo dire (e anche a chiarire che capirlo non era difficile: infatti mi sembra che tu lo capisca).

    Ma... è evidente che chi identifica il Pil con la produzione "pesante" semplicemente non sa cos'è il Pil, no? Ed è anche evidente che chi mette in bocca a un avversario parole che questo non ha dette per trarne un vantaggio dialettico in assenza di contraddittorio non si comporta lealmente (questo non è il caso di Marino, mi affretto ad aggiungere, che è uno scienziato e QUINDI una persona educata a standard di correttezza).

    Il punto che volevo chiarire è questo.

    Ripeto: non sono suscettibile. Su questo blog non c'è niente di mio, niente di originale. Per nostra sfortuna viviamo in un paese nel quale la banalità, il buon senso spicciolo, le cose che nel resto del mondo tutti sanno e tutti si dicono sono viste come eversive e antagoniste!

    Ogni legame col fatto che la gente NON sappia cos'è il Pil è puramente conseguenziale!

    Nel frattempo, siccome sono vivo, vado a correre.

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  73. ....come chi pensa che il PIL sia uguale al reddito nazionale o che risolvendo il problema dell'evasione fiscale pensa che il PIL aumenti. Ci sono tante cose da chiarire e purtroppo gli italiani amano Ballarò o Santoro, La Repubblica o il Corriere della Sera, Beppe Grillo o Travaglio. Anche io sono vivo e me ne vado a giocare con mia figlia in uno spazio giochi organizzato in vecchi cantieri siderurgici riconvertiti in spazi culturali. Questo è aumentare il PIL buono (o forse diminuirlo) e non la produzione industriale, e questo era quello che faceva la sinistra nella mia città.
    Buona vita a tutti.

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  74. ...appunto. Quindi fare dell'uccisione del Pil uno slogan significa anche tenere tua figlia davanti alla televisione, no?

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  75. carissimo professore, nell'attuale situazione di estrema incertezza sui mercati lei ha scritto qualche post fà che il bund è sopravvalutato e in bolla, come conferma anche un suo ex studente in una trading room irlandese.

    sarebbe disposto a dare consigli ai naviganti su una possibile allocazione dei propri risparmi, soprattutto in considerazione delle tempeste che lei vede in arrivo sull'euro e l'europa.

    insomma, se si ipotizza lo scioglimento dell'euro e il ritorno alle monete nazionali il bund non è in bolla, perché lei ci insegna che la svalutazione della nuova lira italiana sarebbe tra il 20 e il 30 %. Se invece la grande Germania esportatrice perde l'euro e torna al marco, crollano le esportazioni, esplode la disoccupazione e il dax si affloscia.

    forse siamo off topic, ma lei come investe i suoi risparmi? se la sentirebbe di parlarne davanti a tutti i suoi numerosi lettori?

    Andrea

    RispondiElimina
  76. Penso che la metafora sia davvero efficace. Mi ci soffermo, cercando di portare alla luce alcuni elementi non immediatamente evidenti.

    Innanzitutto cosa farei: userei il bastone, avendo salvo, spero, il polpaccio. Ma che si fa dopo?
    Lei si sentirebbe, professore, di continuare la sua passeggiata nel parco? Io no: non potendo escludere un'altra aggressione da parte dello stesso cane, né la presenza di altri cani. Quello, evidentemente, non è un parco sicuro.

    Scampato il pericolo, ripensandoci, posso rallegrarmi per esserne uscito tutto intero (e ci mancherebbe!) ma so che domani avrò lo stesso problema: in quel parco ci si torna soltanto se si ha il coraggio di regolare i conti col padrone del cane...

    Fuor di metafora, quando si è in emergenza le opzioni possono essere effettivamente poche e non si ha la libertà di realizzare i nostri veri fini (volevamo fare una passeggiata nel parco e invece dobbiamo pensare a salvare il polpaccio).

    E' dannoso scambiare i mezzi che utilizziamo per toglierci d'impaccio con i fini. Per questo è bene non dimenticare il padrone del cane...e non pensare che per il fatto che siamo stati bravi a scampare il pericolo allora domani avremo diritto a una bella passeggiata nel parco.

    Ritornando alla questione: l'uscita dall'euro. E' importante che anche in Italia se ne discuta in maniera approfondita, tenendo anche in mente una certa cosa.

    Il mondo va come va. In alcuni frangenti particolari della storia accadono cose anche straordinarie ma normalmente sappiamo chi conduce il gioco.

    Se si uscirà dall'euro probabilmente lo si farà perché quelle che sinteticamente definiamo classi dominanti lo vorranno, anche per un loro specifico tornaconto o per limitare i danni di uno scontro diretto con le classi dominanti di altri paesi.

    Anche in questo scenario è opportuno che in quel momento ci sia in giro chi è in grado di contrastare i loro argomenti con gli argomenti giusti. In quel momento sarebbe bello essere in tanti a dire a quei signori che hanno avuto quello che volevano senza realizzare nulla di ciò che avevano promesso.

    Per esempio hanno avuto moderazione salariale e austerità e siamo in piena crisi; hanno venduto i gioielli di famiglia in nome del libero mercato e abbiamo prezzi più alti ecc... questo per stare al piano più economico.

    L'argomento dell'imperialismo tedesco invece mi sembra meno efficace perché tende a deresponsabilizzare la nostra classe dirigente. E poi è reversibile, uno potrebbe dire, ideologicamente, che in fondo i tedeschi badano ai loro interessi nazionali e che pure noi dovremmo fare altrettanto con ricette simili alle loro.

    L'argomento dell'imperialismo Usa invece non è reversibile. Che gli Usa operino per i loro interessi è tabu. Operano sempre per il bene dell'umanità. Infatti su Libero e Il giornale lei già ora troverà articoli contro la Merkel (il cane) ma mai contro il padrone.

    Ma le ricordo da dove siamo partiti: anche io come lei bastonerei il cane.
    Siamo d'accordo, no? Io credo di sì.

    Antonino

    RispondiElimina
  77. ...e comunque, pur lasciando da parte Vietnam e Chile, per stare a cose più vicine a noi, vicinissime anche se meno drammatiche, se non ricordo male (ma credo proprio di no) non appena Napolitano nominò Senatore a vita Monti, facendo intendere che gli avrebbe dato presto l'incarico, Obama fece subito la sua telefonata di congratulazioni (la fecero anche Merkel e Sarkozy a dirla tutta).

    E questo prima dell'incarico ufficiale e soprattutto - questo l'aspetto decisivo - prima che Monti ricevesse la fiducia in Parlamento.

    Se questa non è un'interferenza illegittima, che è?
    Troppe, troppe me ne ha fatte 'st'Obama (insieme ai suoi compari italiani di merende ).

    Antonino

    RispondiElimina
  78. Antonino! Vedi che stai parlando male del premio Nobel per la pace e soprattutto uomo di sinistra che ha portato la sanità a tutti gli americani. Inoltre, uomo lodato dalla sinistra italiana e da Marco Travaglio e Beppe Grillo. Infine, ha salvato varie banche dal fallimento spendendo la stessa cifra che avrebbe dimezzato il debito pubblico italiano. Grazie a lui gli americani, e purtroppo anche noi, si ritroveranno presto i fascisti del Tea Party a controllare il pianeta.

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  79. Ragazzacci irriverenti! O Marco, se viene dato il Nobel per l'economia a Lucas, si può anche dare quello per la pace al nero qualunque (brillante definizione del mio amico sanfedista).

    E tu, dai, Antonino, non volergliene al cubista, al ragazzo immagine! Fa tanta simpatia.

    Va da sé che sono d'accordo con te... come pure che ora non potrò più andare negli Usa, dove peraltro non volevo andare, dopo aver visto che tipo di post-keynesiani girano da quelle parti!

    Dedicato a chi crede che esistano americani di destra e di sinistra, ai fessi piddini che esultavano per Obama (e prima per Clinton: ma vi rendete conto!? Per Clinton!).

    Dedicato, in particolare, a un piddino di razza, che in una cena molto ma molto bene (quindi poco ma poco buona) in un salotto romano, con aria assorta, sentii profferire queste parole (prima dell'elezione strapilotata): "spero proprio che ce la faccia, ma temo che lo assassineranno prima, perché se arriva al potere cambierà tutto!". Dato il contesto, non potei dare l'adeguata risposta: "ah 'mbecille!".

    E dedicato anche ai miei (pochi ma buoni) amici americani.

    P.s.: per lo stesso motivo di cui sopra (vedi l'assorto piddino) i Tea Party non mi preoccupano troppo. Sono troppo folcloristici per farcela. Se sbaglio, vi offro una cena (buona). Gli americani più pericolosi sono quelli presentabili!

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  80. @Antonino

    Nonostante la tua tenera età (!) apprezzo molto la maturità del tuo ragionamento.

    Osservo solo, non per puntiglio, ma per cercare prospettive, che l'argomento dell'imperialismo tedesco secondo me NON deresponsabilizza la nostra classe dirigente (direi che le attribuisce ulteriori responsabilità, in quanto complice della svendita del nostro paese), e NON è reversibile, perché le ricette proposte dalla Germania, se applicate, porterebbero l'Europa al collasso (come stanno facendo). Quindi liquidare il tutto come un "badare ai propri interessi" reversibile non è tecnicamente corretto, mi pare.

    Tutte le conseguenze economiche che citi a me sembra derivino direttamente dal non aver ostacolato questo progetto imperialista, e dal non averlo fatto sperando di trovare nel capitale del "nucleo" l'alleato più efficace contro il lavoro della "periferia". Cosa che in effetti è stata. Perché i capitali di tutto il mondo si uniscono. I proletari si fanno i cazzi loro (e personalmente non ho l'energia necessaria per dar loro torto).

    Non credo che acquisire prima una coscienza di queste dinamiche ci sarebbe stato dannoso (parlo pure per me), e nemmeno che ci avrebbe distolto troppo dal problema del padrone, che comunque fai bene a riportare sempre in primo piano.

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  81. @Andrea

    Carissimo, non sei tu off-topic, sono io off-topic, perché di risparmi non ne ho. Guadagno come un professore associato, un po' più di 2000 al mese, di cui un quarto circa se ne va in pendolarismo (un affettuoso pensiero a quei coglioni che ripetono che se svalutassimo la benzina aumenterebbe. Invece non abbiamo svalutato, e la benzina è aumentata, così abbiamo perso sia reddito reale che competitività).

    Due figli, ecc.

    Il mio saldo in banca oscilla faticosamente attorno ai 5000 da quando ho capito cos'è l'euro (prima di capirlo sono stato in rosso fisso per tre anni). L'attività extra moenia non esiste praticamente più (le esecrande consulenze!), gli ultimi soldi guadagnati in quel modo li ho investiti comprandomi un clavicembalo (con grande gioia della madre dei miei figli).

    A questo punto, capisci bene, potrei darti qualsiasi consiglio.

    Comunque grazie per lo spunto di riflessione: ne ho approfittato per andare a vedere se mi hanno pagato la tredicesima. Lo hanno fatto. E quindi sto molto, ma molto meglio di tanti altri, pur avendo poco, ma molto poco, da perdere.

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  82. ...e Blair? Non era grande e neo-sinistra pure Blair?

    Clinton, Blair, Obama. Su, consideriamo freddamente la cosa: c'è qualcosa di patologico.

    Riguardo il viaggio che non farà negli Usa. Fa bene.

    Ricorda il personaggio de "La vita agra" che andava a Milano per far saltare il Pirellone e poi... Ma era un povero cristo, in fondo, quello, e la misura del "tradimento" piuttosto limitata. Si dirà che sono cose di libri.

    Ma allora che mi dice di quello che nel 1970 ricordava ai giovani Lenin come fulgido esempio di lotta all'imperialismo e poi nel 1978 si è fatto un bel viaggio di piacere negli Usa? Quello è addirittura diventato un pezzo grosso, presidente della repubblica di una provincia dell'impero, mi pare.

    A pensarci però risolverebbe il problema del conto in banca (ma davvero è quello lo stipendio di un professore? A quando un bel post sull'Università e le gloriose riforme?)

    Antonino

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  83. Se vi parlo delle riforme ridiamo parecchio. Ma sarebbe un punto di vista molto parziale.

    La patologia consiste, ahimè, nel ritenere che sia "sinistra" quello che viene presentato come "sinistra". E però anche questo fallimento della politica, così come i fallimenti del mercato, ha una sua razionalità: è l'esito irrazionale di comportamenti individuali razionali. In questo caso la sottoproduzione di quel bene pubblico che sono le buone politiche dipende dall'ignoranza razionale (del piddino). Razionale perché il singolo, che sa di avere scarse probabilità di influire sul corso degli eventi, si chiede se vale la pena di farsi il mazzo per capire cosa sta succedendo, e si risponde di no. E in termini di utilità immediata ha ragione.

    Risultato: o non vota, o vota per appartenenze.

    Posterò una busta paga... appena capisco come si scarica dal sito della d'Annunzio. Per la serie "mon coeur mis a nu".

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  84. ...ripenso alla scena del ristorante, col piddino pensoso che teme per la vita di Obama, troppo bella! Sono proprio così, 'sti piddini.

    Come quelli dello spot di Lerner "...e mentre c'è una sinistra operaia che vota a malincuore la manovra a Cortina i ricchi evadono..."
    Tipo pensoso anche Lerner.

    Vado a mangiare giapponese (sì, diciamo giapponese, insomma finto-giapponese): posso o provoco qualche squilibrio macroeconomico alla nazione?

    Antonino

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  85. @prof. Bagnai

    a proposito di USA, cosa ne pensa del sito Noise from America? Conosce gli economisti italiani che vi scrivono?

    @Antonino,
    se potessi ti abbraccerei. Proprio ieri leggevo Gramsci e pensavo a quello che hai appena scritto. Dopo i viaggi negli Stati Uniti del nostro emerito che ci ha appena salvati nominando MM, ci rimane solo, dopo una breve parentesi del grande sindacalista Bertinotti, il prezzemolino Nichi Vendola o l’inesistente Ferrero. Purtroppo di uomini veri ne nascono pochi e da decenni la mamma dei (come li ha definiti un grande mio conterraneo) quaquaraquà ha figliato troppo.

    p.s.: avete dimenticato il premio nobel Al Gore

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  86. Marco caro, scusa tanto, sto rileggendo i racconti di Buzzati. Perché dovrei perdere tempo con pagine di questa profondità?

    Fallo tu, poi mi racconti.

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  87. Caro prof. avevo già letto prima di fare la domanda provocatoria. Nulla da raccontare, basta guardare Ballarò su Rai Tre.

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  88. Ecco, io invece ho visto un bel film di mia figlia a due anni. Nun me provoca' che me te magno.

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  89. Guerre preventive e Nobel preventivi si direbbe.

    C'è un pezzo molto interessante del discorso di fine anno di Napolitano sul quale sarebbe interessante riflettere. Ma poi rischiamo di perderci in mille cose, di andare un po' troppo a ruota libera.

    Dirò allora, conservando un minimo di attinenza con quanto si è detto (l'accenno agli anni '70 del prof. per es.), che in quel discorso un solo anno è citato, come anno-simbolo, oltre ovviamente il 2012.

    E' il 1977, anzi "quel terribile 1977, quando c’era da debellare un’inflazione che galoppava oltre il 20 per cento e da sconfiggere l’attacco criminale quotidiano e l’insidia politica del terrorismo brigatista".

    Chissà perchè Napolitano, oggi, si sente un po' nel '77. Il terrorismo fortunatamente non c'è. L'inflazione è bassa. Austerità preventiva?

    @Marco: grazie :-)

    Antonino

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  90. @Prof.
    Sulla questione della sinistra ho un'opinione diversa dalla sua o forse solo diversamente articolata.

    Certo, oggi si definisce di sinistra una politica che chiaramente non lo è. Per esempio Lerner nel suo spot parla di "una sinistra operaia che ha votato a malincuore la manovra di Monti"...come se l'avesse prescritto il dottore.

    Per me però resta il mistero di questa trasformazione, cioè di politici (ma la questione riguarda anche gli elettori) che continuano a definirsi di sinistra sposando più o meno a malincuore politiche di segno opposto.

    A un certo punto per es. liberalizzare è diventato di sinistra. Non una cosa che può essere opportuno fare in certe condizioni, no, proprio di sinistra, buona per principio. Che è, schizofrenia di massa?

    Si sono verificati fenomeni anche più clamorosi, come l'esaurirsi dei movimenti contro la guerra (dopo la prima guerra del golfo direi). Questioni che prima portavano un milione di persone in piazza nel giro di pochi anni hanno perso ogni interesse pubblico.

    Ci deve essere un modo per spiegare queste "conversioni" di massa. Però ancora non l'ho trovato. E alle 2:00 è meglio non avventurarsi...

    Antonino

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  91. Credo che si potrebbe spiegare con il concetto del pensiero dominante, che come diceva Marx è sempre quello della classe dominante.

    Se alla classe dominante fa comodo liberalizzare (privatizzare), convertire il debito pubblico italiano in debito estero, ecc.. attraverso vari strumenti di persuasione fanno si che sia il pensiero dominante.

    Dizionario enciclopedico marxista - Lettere H I J K
    «... in quanto dominano come classe e determinano l'intero ambito di un'epoca storica, è evidente che essi lo fanno in tutta la loro estensione, e quindi fra l'altro dominano anche come pensanti, come produttori di idee che regolano la produzione e la distribuzione delle idee del loro tempo; è dunque evidente che le loro idee sono le idee dominanti dell'epoca» (ivi, pp. 44-45).

    Queste idee che rappresentano in vario modo il pensiero della classe al potere nelle sue diverse componenti dominano la cultura dell'epoca in tutte le sue espressioni particolarmente laddove queste assumono un interesse pratico immediato per la conservazione del potere, come nella scuola e nella sfera del diritto; inoltre le idee della classe dominante vengono diffuse in ogni circostanza, a ogni livello, su ogni argomento della vita quotidiana in modo non solo da contenere e screditare gli atteggiamenti critici ma da esercitare una vasta opera di persuasione, più o meno diretta, sulle classi subalterne.

    E' da notare che la divisione del lavoro è penetrata anche all'interno della classe dominante così che una sua parte

    «... si presenta costituita dai pensatori della classe (i suoi ideologi attivi, concettivi, i quali dell'elaborazione dell'illusione di questa classe su se stessa fanno il loro mestiere principale), mentre gli altri nei confronti di queste idee e di queste illusioni hanno un atteggiamento più passivo e più ricettivo, giacché in realtà sono i membri attivi di questa classe e hanno meno tempo di farsi delle idee e delle illusioni su se stessi» (ivi, p. 45).

    Può anche accadere che tra i suoi gruppi si sviluppino delle ostilità e allora sorge l'impressione della reciproca indipendenza, ma non appena si profila un pericolo per la classe nel suo insieme «si dilegua anche la parvenza che le idee dominanti non siano le idee della classe dominante e abbiano un potere distinto da questa classe».

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  92. @Anonimo
    Però dovremmo nominare le forze che impersonano i vari attori del modello proposto, un po' come abbiamo fatto ieri utilizzando il modello del Prof. Bagnai con Usa (padrone), Germania (cane) e Europa (osso).

    Voglio capire se spiega effettivamente (o comunque può aiutarci) a svelare il "mistero della sinistra" in Italia.

    Così in generale potrei fare l'obiezione che in Italia l'affermarsi del pensiero unico che potrebbe corrispondere al momento in cui, come tu scrivi, <<si dilegua anche la parvenza che le idee dominanti non siano le idee della classe dominante e abbiano un potere distinto da questa classe>> non si è realizzato al profilarsi di <<un pericolo per la classe nel suo insieme>> ma proprio quando questo pericolo è venuto a mancare (crollo del comunismo storico).

    Però mi fermo qui, non vorrei "intasare" il Blog con argomenti laterali che magari interessano solo una parte.

    Sono argomenti importanti ma noi siamo qui principalmente per le idee del Prof. sulla crisi economica con annessi e connessi.


    Antonino

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  93. ...parlo per me ovviamente, che ho scritto già troppo... :-)

    Antonino

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  94. ...però devo prima dire fino in fondo come la penso, se no non vale. D'altronde si procede per ipotesi.

    L'ipotesi di lavoro è questa. Il nodo sono gli anni settanta. Sono quelli gli anni nei quali il Pci in Italia cerca di riposizionarsi ideologicamente. Certo non sono movimenti macroscopici ma significativi. Sono gli anni dell'euro...comunismo che inaugura il riposizionamento "geopolitico" rispetto alla dicotomia usa-urss. E anche gli anni dell'invito all'austerità (vedi per es.qui). E gli anni della famosa "questione morale".

    Parole che tornano ancora oggi, anche se, ovviamente, con un significato non sovrapponibile ma in una direzione a me pare univoca.

    Il senso di questa mutazione (il viaggio di Napolitano negli Usa nel 1978 assume una certa valenza in questo senso) è abbastanza chiaro e voleva vire, in sostanza, l'addio ad una prospettiva "rivoluzionaria".

    Ora, sia chiaro che non voglio riscrivere la storia o sostituire i miei sogni a quelli altrui o metterla in termini moralistici ma ragionare sulle cose.

    Per me la Sinistra (in sostanza il Pci non era più un partito comunista in senso stretto già da un po') respira con due polmoni o non respira.

    Uno è quello della prospettiva di una rivoluzione o profonda trasformazione sociale, non c'è altro modo di dirlo; l'altro di critica dei costumi, diciamo in senso lato moralistico nel senso della critica dell'ipocrisia e dell'egoismo borghese ecc...

    Con la fine degli anni '70 uno dei due polmoni finisce di funzionare correttamente e si inizia compensarne le carenze funzionali attraverso un surplus d'uso del secondo (austerità, questione morale)...ma la cosa non può funzionare.

    Certo è l'inizio di un processo, per esempio il discorso sull'austerità di Berlinguer non è il discorso di Napolitano oggi, sta in un quadro anche culturalmente più elaborato e ricco.

    Però l'antifona non deve essere sfuggita alle orecchie giuste e anche all'interno del partito, una parte del quale avrà finalmente sospirato "era ora!".

    In sostanza a partire da quegli anni si accelera una certa trasformazione e per dirla in soldoni il partito che è sempre anche uno strumento per far carriera diventa ancora più appetibile sotto questo profilo: i nuovi dirigenti sanno che a nessuno di loro sarà mai chiesto di fare la "rivoluzione".

    E questo a me pare il segreto del 1989-1991, nel senso che una volta crollato il comunismo storico, quando in un certo senso una prospettiva "nazionale" o euro-comunista poteva addirittura riprendere, teoricamente, vigore, invece si sbraca totalmente. E si sbraca perchè era una maschera.

    Così un po' sinteticamente (ma non per un blog) ho detto la mia!

    Antonino

    p.s. E sì prof., che dicono i suoi dati sugli anni '70?

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  95. Sui "misteri" ( chiamiamoli così) della sinistra in Italia consiglierei vivamente scritti e video di Costanzo Preve ( cercate in rete ), anche se poi non so se vi troverete d' accordo con lui.

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  96. Grazie Antonino. Qui non ci sono off-topic. Il topic è proprio questo. Non sono certo intervenuto per dire quello che tutti sanno (squilibri regionali, insostenibilità dell'euro). A me interessava capire perché la sinistra si è suicidata, cioè perché, se andassi a votare (ultimamente purtroppo sono sempre all'estero - come Ponzio Pilato) dovrei farlo con una molletta sul naso. Piano piano si delinea una storia.

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  98. Caro Sergio, non so se Brancaccio si è espresso in questo modo, né se lo abbiano fatto Garibaldo e Rinaldini. Mi limito a dire pacatamente che questa è fuffa, come tutta quella proposta da sbilanciamoci, per il semplice motivo che per sanare le differenze strutturali che segmentano il mercato del lavoro europeo (e che non sono solo legislative, ma anche culturali) occorrerebbero anni. L'unica forma di "unione" rapida è l'annessione. Quindi chi predica "unione", anche se va in giro a dire di essere di sinistra, di fatto è "organico" alla Confindustria tedesca.

    So bene che su sbilanciamoci mancano gli strumenti culturali e la volontà politica di affrontare questo discorso. Del resto, politica fiscale "unica" non vuol dire nulla. Quello che occorrerebbe sarebbe o integrazione (meccanismi di compensazione automatici che trasferissero reddito dalle aree in espansione a quelle in recessione, come negli Usa), o coordinamento (cioè ognuno resta a casa sua, ma chi sta meglio fa politiche espansive, con spillover positivi sugli altri paesi: la linea che tu giustamente indichi).

    POSSIBILE CHE NESSUNO CAPISCA QUELLO CHE STO DICENDO DA SEI MESI, OVVERO CHE LA GERMANIA NON NE VUOLE SAPERE MEZZA DI FARE POLITICHE CHE VERREBBERO VISTE DAI SUOI ELETTORI COME UN "PAGARE PER GLI ALTRI"?

    Ma è così difficile da capire? Ma non seguite il dibattito politico interno alla Germania? Ma non vedete come negli ultimi due anni i mercati abbiano fibrillato ogni volta che la Merkel andava giù nei sondaggi? Quindi in Europa non sono proponibili né integrazione né coordinamento. Solo "unione", intesa come definitiva perdita della sovranità economica da parte della periferia.

    A me sembra veramente di star giocando al gioco dell'OCA: ogni tre lanci di dadi ci ritroviamo alla casella di partenza, a ripetere le stesse ovvietà! Mi dispiace che Brancaccio abbia detto cose ovvie. Non lo credo. Mi sembra un autore molto lucido. Ma nel caso le avesse dette, rimangono ovvie.

    RIPETO A QUESTO PROPOSITO CHE NON STO PROPUGNANDO UN'USCITA UNILATERALE DELL'ITALIA PER TORNARE ALLA LIRA. PROPUGNEREI SOLUZIONI NEGOZIATE, GESTITE, O SULLA TUA LINEA, O SULLA LINEA DI UNA USCITA COORDINATA DEI PAESI DEL SUD. E SICCOME QUESTA LINEA FA PAURA, I PAESI DEL SUD SONO STATI TUTTI ADEGUATAMENTE COMMISSARIATI. TU QUESTO LO VEDI, NO? ALLORA COME MAI TORNIAMO SEMPRE QUI? SICURO CHE BRANCACCIO NON LO VEDA? EVENTUALMENTE, FAREBBE FINTA...

    E per quel che riguarda il dibattito sul perché la sinistra è diventata di destra, scusate tanto: a me non sembra poi così strano che una volta esaurita la minaccia "bolscevica", la parte che "aveva vinto" abbia voluto e potuto stravincere a suon di televisione.

    Del resto, non è poi così difficile imporre l'euro a un simpatico popolo di mandolinisti che "nun c'è portato pe' 'a matematica" e pensa quindi che sia una gran ficata non dover più moltiplicare un prezzo per un cambio nominale...

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  99. P.s.: sono contento che tu sia rientrato nel discorso. Ma ovviamente... qui bene amat bene castigat. Attendo fiducioso!

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  100. "in Europa non sono proponibili né integrazione né coordinamento. Solo "unione", intesa come definitiva perdita della sovranità economica da parte della periferia"

    quoto il suo passaggio, e aggiungo, è quello che si cerca di fare, hanno imposto il pareggio di bilancio al sud europa in costituzione, perfino alla francia!

    questo sulla carta: lacrime e sangue, pareggio di bilancio, rientro dal debito, ma siamo certi che la situazione non esploda prima?? il 22 % di disoccupazione in spagna, con un deficit pil all'8% non preoccupa nessuno? quando la Spagna raggiungerà il pareggio di bilancio la disoccupazione sarà al 30 o 35%!!

    o forse nel frattempo qualche milione di spagnoli sarà già emigrato in Baden Wurttenberg o Hessen...

    Professore, lei è molto duro con il pd, ma il segretario Bersani è stato chiaro con Monti: l'italia ha già dato, il pareggio di bilancio ci sarà ora la mossa la devono fare i germanici. Non possono chiederci altro, Monti deve andare a Bruxelles e sbattere i pugni sul tavolo se necessario, per dio!!

    le modifiche ai trattati arriveranno, e con quelle gli eurobond entro la fine del 2012, almeno pagheremo meno interessi...

    comunque con l'euro ci siamo cacciati in un grande pasticcio, credo anche io che lentamente si compreranno tutto quel poco di buono e redditizio che ancora resta in italia, che tristezza, una colonia germanica...

    Professore, lei deve dare maggiore visibilità ai suoi interventi...non riesce a farsi invitare in qualche talk show televisivo???

    grazie

    Precario dal 1492

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  101. @Precario

    Stavo proprio pensando a te... fra un po' vedrai.

    Bersani? Un ottimo caratterista, come Obama a casa sua. Con quel suo accento piacevolmente emiliano, che fa tanto "buona amministrazione" e buona cucina (le maniche arrotolate, come quando si tira la sfoglia: che bel messaggio subliminale).

    Ha sbattuto i pugni sul tavolo? Scusa il cinismo: temo lo abbia fatto per te, non per Monti. Weg, weg mit dem. Kreuzige ihn (il Bersy).

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  102. @sergio

    Sento dire spesso, e ora anche da te, che una socialdemocrazia anni '60 oggi sarebbe improponibile. L'unico argomento addotto in genere è un punto esclamativo... che a me non basta!

    Non sono particolarmente nostalgico di quella forma di governo, ma sarei curioso di sapere se la sua improponibilità si basa su argomenti meno ellittici. Tu come la vedi?

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  103. @sergio

    Altra osservazione: certo che l'uscita viene vista con interesse da una destra nazionalista (Farage è un erede delle camicie nere di Mosley), ma questo dipende soprattutto dal fatto che l'integrazione è stata gestita male, cioè in modo incoerente, coi fini dichiarati, anche se bene, cioè in modo coerente, coi fini non dichiarati (quelli veri: taglio dei salari, ecc.).

    Rispetto a questo, l'idea che l'unica cosa da fare sia perseverare nell'errore mi lascia perplesso.

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  104. Molto interessante l’analisi di Antonino e anche quella di Sergio. Vorrei ragionare su due cose scritte da Sergio, cose già accennate in altri commenti. Sergio ha scritto:
    “si può proporre un'economia pianificata stile socialismo reale? No. Si può proporre una socialdemocrazia stile anni '60? Piuttosto difficile”.
    Su questo punto vorrei che leggeste questo articolo (1) per il quale dissento per i toni molto retorici, ma che offre una situazione abbastanza chiara sulla ex Unione Sovietica nel periodo Stalin e, soprattutto, Cuba. In passato ho già parlato di Cuba, quindi, a proposito di economia socialista, andatevi a leggere i dati di benessere sociale su questo sito (2) e paragonateli con quelli di Italia o Germania o USA, non mi va di ricommentarli. Personale conclusione è che nei paesi a totale controllo dello Stato si vive meglio, anche con redditi pro-capite da “terzo mondo”. Il problema è, come spiegato nell’articolo, che un paese socialista circondato da paesi ad economia capitalistica e liberista non può che avere difficoltà perché non tutti siamo produttori di tutto e abbiamo tutte le risorse naturali. E’ l’antica lotta tra stalinisti e trotskysti, ovvero tra socialismo in un solo paese o internazionale, l’internazionale comunista quella che voleva Vladimir Il'ič Ul'janov.

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  105. Poi Sergio ha scritto:
    “Direi però che una sinistra ragionevole e coerente esiste. Non si chiama PD, ma CGIL. Soprattutto FIOM.“”
    Anche su questo non concordo. Ed anche qui non voglio dilungarmi perché si è già parlato di modelli alternativi di produzione. Unica evidenza è che la FIOM come qualunque altro sindacato non può pretendere che l’interna umanità continui a comprare automobili all’infinito, o computer, o qualunque altro bene durevole. Infatti, come si spiegano le grandi fusioni e acquisizioni delle case automobilistiche? (FIAT-Chrysler, Nissan-Renault, General Motors-Chevrolet-Daewoo, ecc.). Bisogna che i sindacati pensino diversamente (come i politici, gli economisti, ma soprattutto la gente comune). Si adeguino ai tempi, studino l’economia, sociologia e storia. Invece, siamo sempre alla politica della concertazione degli anni 60 e 70 (ma solo la CGIL perché gli altri sindacati sono germanizzati bene). I sindacati non devono rivolgersi agli imprenditori ma allo Stato. Marchionne in fondo fa il suo lavoro, sporco, ma è il suo lavoro. Il governo che ha lasciato soli 2000 lavoratori a Termini Imprese, 2000 famiglie senza un reddito fisso, mi viene da piangere. Come sostengono anche alcuni estremisti keynesiani, lo Stato dovrebbe fare il “datore di lavoro di ultima istanza”, come la banca centrale dovrebbe fare il prestatore di ultima istanza (e meno male che non mi dovevo dilungare).
    Ora basta altrimenti il prof. Bagnai viene accusato di ospitare troppi comunisti nel suo blog.

    (1) http://www.marxist.com/dove-va-cuba-verso-capitalismo-o-socialismo.htm
    (2) http://www.indexmundi.com/cuba/

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  106. Volevo dire al mondo al mondo e a tutti gli amici in internet che in queste ore drammatiche stanno passando tutti quanti una grossa crisi; c'è grossa crisi, c'è molto egoismo, c'è molta violenza; qua non sappiamo più quando stiamo andando su questa terra, qua non sappiamo più quando stiamo facendo: ti chiedi il come mai, il come dove nel mondo, dove chi? Perché quando? Ti chiedi il quasi quasi, e miagoli nel buio, dov'è la risposta? La risposta non la devi cercare da Bagnai, la risposta è dentro di te, però è sbagliata.

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  107. Che è esattamente quello che dico ai miei studenti adoratori della chitarrina di mamma quando voglio farmi odiare da loro... E ora che ci penso: fra tre giorni si ricomincia! Vado a preparare i compiti...

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  108. @Marco P.

    Ti ringrazio per la delicatezza, ma a quanto pare se ne sono accorti: Bellofiore si è reso conto che sono l'unico economista di sinistra a usare la parola classe. E lo rivendico con orgoglio (di classe).

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  109. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  110. Molto interessante l'articolo di Bellofiore. Una buona sintesi della genesi della crisi attuale. Anche le proposte di politica economica sembrano sensate. La richiesta di Bertinotti e Rossanda ha esposto gli interpellanti ad un po’ di critiche dell’autore. Spero che ascoltino. Lei che ne pensa?

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  111. Seguo il blog da qualche settimana e vi faccio i complimenti.
    A proposito di nuove politiche industriali e del fronte per l'uscita dell'euro sarebbe interessante guardare alla Francia. Mi riferisco in particolare alla scuola della regolazione, a Lordon e a Jacques Sapir. Soprattutto Sapir da tre anni ha commentato passo passo la crisi e da tempo parla apertamente di una possibile uscita dall'euro: di tale via ha proposto uno schema sintetico: https://docs.google.com/viewer?url=http://www.medelu.org/IMG/pdf/Sortie_de_l_euro.pdf&embedded=true&chrome=true
    Mi sembra che il prof. Bagnai lavori anche qui in Francia; al di là delle simpatie-antipatie accademiche, però, vorrei sapere cosa ne pensa di queste analisi.
    Damiano

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  112. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  113. @Damiano

    Si, lavoro in Francia, parto domenica e rimango tre mesi. Lordon è un punto di riferimento importante per i miei colleghi francesi.

    Devo leggere con più attenzione il documento di Sapir, ma in generale mi trovo d'accordo con lui. Mi piacerebbe sapere meglio cosa ha "disturbato" Sergio (anche una o due cose, per ragionarci su).

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  114. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  115. Grazie Sergio, ci lavoro su. Magari vado a farmi spiegare da lui come la pensa!

    Tieni presente però che la genericità in questo periodo impera, e che non si può dire tutto in 30 cartelle.

    Sapir mi sembra sempre meglio del "facciamo le riforme" dell'anonimo sull'ultimo post!

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  116. A me la proposta di Bellofiore sembra (le mie conoscenze in materia sono piuttosto generiche) sostanzialmente Keynesiana, di un Keynesismo nettamente di sinistra, diciamo così, ma in quell'alveo...ovviamente per quel che posso capire io di Keynes.

    Da questo punto di vista non capisco perché utilizzi più volte criticamente la formula "Keynesismo privatizzato" per indicare una cosa (sicuramente brutta) che, mi pare, con Keynes ha poco o nulla da spartire, a meno che non si indichi con Keynesismo qualsiasi politica che stimoli, in un modo qualunque, la domanda.

    Antonino

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  117. Ringrazio il professore e Sergio. In effetti mi sembrava ci fossero delle analogie tra il prof. Bagnai e Sapir, di cui ho seguito le lezioni.
    Contate che quel documento è pensato come una bozza di lavoro e un esempio su cui dovrebbero impegnarsi anche altri economisti che propongono l'uscita dall'euro.
    Tra due giorni, peraltro, dovrebbe uscire il suo ultimo libro, "Faut-il sortir de l'euro": speriamo che sia più dettagliato.

    Damiano

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  118. Grande pezzo.. Non si è mai stanchi di rileggere i classici della Goofynomics!

    Tra le righe del suo pensiero economico si legge come lei sia contrario alla TAV.

    Il nostro amico Borghi invece la sostiene a spada tratta.. Sai che stimolante un confronto su questo argomento!

    E che vinca il migliore.

    Con sincera stima


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  119. Buonasera prof,

    Ho utilizzato le nozioni lette in questo post per un confronto/scontro su tw tema le aree valutarie ottimali.
    Dall'altra parte un professore di economia dell'università di Pavia.
    IO: Conoscete la teoria delle aree valutarie ottimali? consiglio: Click su google

    LUI:temo di avere scritto la mia tesi di laurea sul tema, se ricordo bene...

    IO: Spero non abbia citato Jonung (endogenità) ma Krugman, Feldstein, Dornbusch, ecc.

    LUI: Regional Evolutions di Blanchard e Katz miglior paper su parte reale del tema

    IO: Se piacevano al tuo prof avrai sicuramente preso un bel voto L'insostenibilità dell'Euro è palese

    So che non può essere il papà di tutti noi quindi è la prima e l'ultima volta che le riporto una twitterata.. ma un commento sul paper di Blanchard e Katz riesce?

    Con sincera stima

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  120. Dopo 8 anni il prof.Bagnai, diventato senatore, approva la TAV col suo partito Lega, rinnegando anche questa sua convinzione. Leggete adesso Goofynomics, e leggetelo bene, e confrontatelo con i FATTI dell'autore.

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